CRISTIANA COMPAGNO - Confindustria Udine
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Orizzonti<br />
Obiettivo Austria<br />
LA RIPRESA ANCORA<br />
NON C’E’<br />
Qui sopra, lo stabilimento Infi neon a Villaco; in alto, Otmar Petschnig<br />
Tutti gli indicatori economici in Austria sono<br />
ancora di segno negativo. Lo sono soprattutto<br />
in Carinzia, fanalino di coda della vicina Repubblica.<br />
I dati più recenti (ottobre) sulla disoccupazione<br />
indicano in 19.700 il numero delle persone<br />
che hanno perso il lavoro, di cui 6.673 nei settori<br />
produttivi (industria e artigianato) e 5.980 nei servizi.<br />
Ne deriva un tasso di disoccupazione dell’8,8%,<br />
calcolato secondo il sistema austriaco, che rapporta<br />
i disoccupati al totale dei lavoratori dipendenti (in<br />
Carinzia erano 205.245 in ottobre) e non raffrontabile,<br />
quindi, con quello italiano calcolato in base<br />
ai criteri UE. Non è il valore più alto raggiunto nel<br />
Land – in Carinzia i livelli occupazionali risentono<br />
dell’andamento stagionale e in estate sono generalmente<br />
più elevati – ma è il più alto in Austria, due<br />
punti sopra la media nazionale che è del 6,8%.<br />
“Chi sperava in una rapida ripresa – commenta<br />
Otmar Petschnig, presidente dell’Industrielle Vereinigung<br />
(l’Associazione industriali) della Carinzia<br />
– deve dare un’occhiata ai dati congiunturali. Tutti<br />
gli indicatori - commesse, produzione, fatturato<br />
- sono ancora di segno negativo, anche se appaiono<br />
stabilizzati, sia pure a un livello molto basso.<br />
Insomma, siamo ancora in piena crisi”.<br />
Come venirne fuori? La risposta del presidente degli<br />
industriali carinziani è inequivocabile e si riassume<br />
in due parole: ricerca e sviluppo. Soltanto le aziende<br />
che investono in questo campo potranno avere<br />
un futuro. E sono proprio le aziende carinziane che<br />
48 dicembre09<br />
più si sono esposte verso l’innovazione che preoccupano<br />
Petschnig. Le defi nisce “aziende-gazzella”.<br />
L’immagine richiama alla mente le antilopi che vivono<br />
nella savana africana. Sono dunque le aziende<br />
snelle, fl essibili, rapide come gazzelle nell’adattarsi<br />
alla domanda del mercato su cui si deve puntare<br />
per risollevare l’economia della regione.<br />
Le “aziende-gazzella” sono quelle che hanno avuto<br />
una crescita più rapida in tempi normali, ma che<br />
proprio perciò hanno anche risentito di più della<br />
crisi e ora vanno aiutate, perché sono quelle che<br />
hanno il maggiore indotto nei servizi e nelle forniture,<br />
ma anche perché altrimenti si corre il pericolo<br />
di una loro delocalizzazione. Per aiuto Petschnig<br />
intende, a breve termine, un intervento dello<br />
Stato o del Land a garanzia del credito, ma anche<br />
un’adeguata politica per l’innovazione, che faciliti il<br />
compito delle imprese su tutti i fronti, non ultimo<br />
quello della ricerca di manodopera.<br />
Può sembrare un paradosso, ma mentre la Carinzia<br />
ha il più alto tasso di disoccupazione, in luglio<br />
– cioè nel bel mezzo della crisi – le aziende carinziane<br />
erano alla ricerca di 509 lavoratori specializzati,<br />
che in zona non si trovavano. “Dove andremo a<br />
fi nire – si chiede il presidente degli industriali – se<br />
le previsioni ci dicono che entro il 2050 il numero<br />
degli uomini in età lavorativa si ridurrà in Carinzia<br />
cinque volte di più che nel resto dell’Austria?”. La<br />
considerazione conclusiva del ragionamento di Otmar<br />
Petschnig è quella già altre volte espressa a<br />
proposito delle politiche dell’immigrazione: occorre<br />
giocare la carta dell’immigrazione qualifi cata, per<br />
rendere disponibili quelle forze lavoro che oggi ci<br />
mancano, e non praticare un blocco indiscriminato<br />
all’ingresso degli stranieri nel Paese.<br />
Pendolari tra la Carinzia e la Slovenia. In maggio del<br />
prossimo anno il mercato del lavoro tra l’Austria e<br />
la Slovenia sarà completamente liberalizzato. Ciò<br />
signifi ca che i lavoratori dei due Paesi potranno<br />
muoversi senza più alcuna limitazione al di qua e<br />
al di là delle Caravanche. Ciononostante, secondo<br />
Josef Sibitz, responsabile dell’Arbeitsmarktservice<br />
(una sorta di uffi cio di collocamento) della Carinzia,<br />
non si assisterà a fughe di lavoratori dalla Slovenia<br />
all’Austria, come sarebbe potuto accadere qualche<br />
anno fa. Il reddito medio in Slovenia corrisponde<br />
ormai al 70% di quello austriaco, per cui non vi<br />
sono più le motivazioni di un tempo per cercare<br />
lavoro lontano da casa, sopportando i relativi disagi.<br />
Potrebbe esserci, tuttavia, uno scambio di forze lavoro<br />
specializzate in entrambi i sensi, per soddisfare<br />
le diverse, specifi che esigenze dei settori produttivi<br />
esistenti in Slovenia e in Austria. Per la Carinzia<br />
Sibitz stima un pendolarismo nel 2011 di circa 500<br />
unità. In questa prospettiva, i ministri del lavoro<br />
dei due Paesi – Josef Hundstorfer per l’Austria e<br />
Ivan Svetlik per la Slovenia – hanno sottoscritto<br />
un accordo di cooperazione, volto ad agevolare le<br />
persone che in futuro si troveranno a svolgere la<br />
loro attività nella regione confi nante.<br />
Anche la Slovenia risente della crisi economica<br />
mondiale. Nel primo semestre dell’anno la disoccupazione<br />
è salita dal 6 al 9 per cento circa, raggiungendo<br />
cioè sui livelli della Carinzia.<br />
Marco Di Blas