CRISTIANA COMPAGNO - Confindustria Udine
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Orizzonti<br />
Approfondimenti<br />
= L'intervento di<br />
ROBERTA MICHIELI<br />
Ho letto le interviste pubblicate a pagina 12 - 13<br />
-14 del Vostro mensile "Realtà Industriale" n. 9,<br />
novembre 2009. Organizzato dalla Provincia di<br />
<strong>Udine</strong>, a <strong>Udine</strong>, l' 8 e 9 novembre 2002, si svolse<br />
il Convegno internazionale "Lingue minoritarie<br />
e identità locali - come risorse economiche e<br />
fattori di sviluppo". A pagina 201 della publicazione<br />
degli Atti, si può leggere quanto allora<br />
affermò Tarcisio Mizzau Responsabile Cultura<br />
dell'Associazione Industriali di <strong>Udine</strong>: “Mi pare<br />
giunto il momento di discutere un'obiezione che<br />
è circolata, messa in giro da quanti non gradiscono<br />
specialmente l'insegamento del friulano a<br />
scuola. Eccola: ‘Perchè studiare il friulano? Meglio<br />
l'inglese’. Si noti che lo studio del friulano a<br />
scuola viene presentato come generatore di un<br />
costo di opportunità, quello della rinuncia all'inglese.<br />
Quest'alternativa è un falso, da qualcuno<br />
usato in buona fede, per superfi cialità; da altri<br />
in cattiva fede. Nessuno, nè la direttiva europea,<br />
nè la legge italiana di tutela delle lingue parlate<br />
da comunità ristrette, nè atti a livello regionale<br />
e amministrativo hanno mai prospettato un'alternativa<br />
del genere, peraltro stupida. I nostri<br />
ragazzi studiano l'inglese, o altra lingua scelta,<br />
assieme al friulano e all'italiano; e probabilmente<br />
meglio, conoscendo il funzionamento grammaticale<br />
della propria lingua madre”.<br />
Consiglio la ristampa degli Atti di questo importante<br />
Convegno internazionale e in particolare la<br />
relazione dell'allora vostro "Responsabile Cultura<br />
dell'Associazione Industriali di <strong>Udine</strong>", dr.<br />
Tarcisio Mizzau, e la consegna della ristampa a<br />
tutti i vostri iscritti, Presidente Calligaris incluso.<br />
Cordialità.<br />
Roberta Michieli<br />
= L'intervento di<br />
CHRISTIAN ROMANINI<br />
Preseâts President Calligaris e President Luci,<br />
o ai let cun interès lis pagjinis dedicadis a la<br />
cuintriposizion "furlan vs inglês" sul mensîl<br />
"Realtâ industriale".<br />
O rispieti dutis lis posizions e mi plasarès che cul<br />
stes spirt si frontàs simpri lis cuistions: par chest<br />
mi à fat mâl lei che i "pretestuôs" a saressin chei<br />
che a àn esprimût cualchi proteste tai confronts<br />
des peraulis dal president Calligaris.<br />
No jentri tal mert des ideis dal President Calligaris<br />
ancje se o soi une vore deludût des sôs<br />
declarazions: aio di condiserâmi ancje jo un<br />
"pretestuôs"? O lassi che a rispuindi al sedi<br />
un sienziât espert di linguistiche (prof. Franco<br />
62 dicembre09<br />
FRIULANO vs INGLESE?<br />
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO<br />
Il Focus pubblicato il mese scorso su realtà industriale dal titolo “Friulano Vs Inglese”<br />
ha suscitato notevole attenzione anche al di fuori del mondo industriale. In<br />
particolare abbiamo ricevuto due interventi via e-mail , l'uno in friulano del vicedirettore<br />
della Patrie dal Friuli Christian Romanini, l'altro in italiano da Roberta<br />
Michieli, curatrice (insieme a Giuliano Zelco) del volume “Venezia Giulia – la<br />
regione inventata” edito da Kappa Vu, che in modo garbato criticano i contenuti<br />
di alcune interviste di quell'articolo. Pubblichiamo volentieri entrambi i contenuti,<br />
così come quello inviatoci da Tarcisio Mizzau, già responsabile culturale di Confi ndustria<br />
<strong>Udine</strong> (tutti i commenti hanno subito alcuni tagli per ragioni di spazio, che<br />
tuttavia non ne alterano il contenuto)<br />
Finco: “Se tu sâs il furlan tu imparis l’inglês”): o<br />
soi convint che ancje voaltris o sês dacuardi che<br />
su lis cuistions sientifi chis al è impuartant scoltâ<br />
il parê dai esperts che a fevelin su dâts cierts e<br />
no su semplicis opinions (che la riviste "Realtâ<br />
Industriale" e à defi nît "pretestuosis").<br />
Par chest, sigûr che la pluralitât di espression e<br />
sedi a la fonde de linie editoriâl ancje de vuestre<br />
riviste, us domandi se al è pussibil dâ acet ancje<br />
a chest intervent su lis vuestris pagjinis.<br />
Ringraziant pe atenzion, us saludi.<br />
Christian Romanini<br />
= L'intervento di<br />
TARCISIO MIZZAU<br />
Di fronte alla provocatoria alternativa posta da<br />
Realtà Industriale – “meglio il friulano o l’inglese?”<br />
– gli imprenditori friulani hanno dato risposte<br />
di un’esemplare maturità, apprezzando la<br />
lingua friulana come valore culturale e l’inglese<br />
come strumento per entrare in rapporto con le<br />
popolazioni di tutto il mondo.<br />
La risposta più chiara è venuta da Marco Calzavara:<br />
“Credo che il tema dell’alternativa fra<br />
il friulano e l’inglese non si ponga nemmeno.<br />
Sono convinto che la lingua friulana sia un patrimonio<br />
da preservare e difendere”.<br />
Il paragone diretto fra friulano ed inglese non ha<br />
senso: la lingua friulana incorpora per noi storia,<br />
tradizione, cultura, identità. E’ un marchio di<br />
fabbrica i cui valori hanno sede nel profondo,<br />
si giudica prima di tutto con il cuore. L’inglese è<br />
uno strumento indispensabile per il lavoro, alla<br />
pari del personal computer. Qualcosa di freddo,<br />
ma che ci serve, da giudicare con la ragione.<br />
Non ci si poteva aspettare che le risposte degli<br />
imprenditori fossero diverse. O qualcuno pensa<br />
che sia compito di chi fa impresa raccogliere<br />
la lacera bandiera di coloro che per un secolo,<br />
fra immense sofferenze, hanno proclamato che<br />
l’economia è il solo metro per misurare la bontà<br />
delle scelte? In questo quadro orribile, sacrifi care<br />
una lingua che non serve direttamente l’economia,<br />
come quella friulana, sarebbe stato un<br />
dovere.<br />
Ma l’industria d’oggi è basata sulla conoscenza e<br />
sui valori. Per questo, accanto al potenziamento<br />
dell’Università, gli imprenditori considerano il<br />
riconoscimento dei valori identitari un bene da<br />
promuovere. E’ con l’umile lingua dei nostri<br />
vecchi che vengono trasmessi la serietà dell’impegno<br />
lavorativo, il rispetto per gli altri, il piacere<br />
per l’opera ben fatta: tutte qualità che assorbiamo<br />
nell’ambiente in cui ci formiamo e che ci<br />
vengono riconosciute come elemento distintivo<br />
nel mondo.<br />
I cinesi sono portatori di una lingua di grande<br />
importanza negli affari. Nella mia ultraventennale<br />
frequentazione di quel grande Paese, li ho<br />
sempre trovati fi eri di appartenere alla grande<br />
Cina, ma anche orgogliosi di parlare della loro<br />
Provincia, della famiglia e della lingua che parlano<br />
con i loro cari. Chi vuole rapportarsi non<br />
superfi cialmente con loro, racconti – in inglese<br />
– dei propri familiari, della storia della nostra<br />
terra, dell’<strong>Udine</strong>se (i giovani la conoscono,<br />
perché vedono le partite importanti del nostro<br />
campionato di calcio). L’amore per la terra nativa,<br />
nella grande diversità delle culture, è fra noi<br />
e loro un punto in comune, un ponte per aprire<br />
un dialogo vero. Gli affari seguono.<br />
Tarcisio Mizzau