Orizzonti Obiettivo Austria LA RIPRESA ANCORA NON C’E’ Qui sopra, lo stabilimento Infi neon a Villaco; in alto, Otmar Petschnig Tutti gli indicatori economici in Austria sono ancora di segno negativo. Lo sono soprattutto in Carinzia, fanalino di coda della vicina Repubblica. I dati più recenti (ottobre) sulla disoccupazione indicano in 19.700 il numero delle persone che hanno perso il lavoro, di cui 6.673 nei settori produttivi (industria e artigianato) e 5.980 nei servizi. Ne deriva un tasso di disoccupazione dell’8,8%, calcolato secondo il sistema austriaco, che rapporta i disoccupati al totale dei lavoratori dipendenti (in Carinzia erano 205.245 in ottobre) e non raffrontabile, quindi, con quello italiano calcolato in base ai criteri UE. Non è il valore più alto raggiunto nel Land – in Carinzia i livelli occupazionali risentono dell’andamento stagionale e in estate sono generalmente più elevati – ma è il più alto in Austria, due punti sopra la media nazionale che è del 6,8%. “Chi sperava in una rapida ripresa – commenta Otmar Petschnig, presidente dell’Industrielle Vereinigung (l’Associazione industriali) della Carinzia – deve dare un’occhiata ai dati congiunturali. Tutti gli indicatori - commesse, produzione, fatturato - sono ancora di segno negativo, anche se appaiono stabilizzati, sia pure a un livello molto basso. Insomma, siamo ancora in piena crisi”. Come venirne fuori? La risposta del presidente degli industriali carinziani è inequivocabile e si riassume in due parole: ricerca e sviluppo. Soltanto le aziende che investono in questo campo potranno avere un futuro. E sono proprio le aziende carinziane che 48 dicembre09 più si sono esposte verso l’innovazione che preoccupano Petschnig. Le defi nisce “aziende-gazzella”. L’immagine richiama alla mente le antilopi che vivono nella savana africana. Sono dunque le aziende snelle, fl essibili, rapide come gazzelle nell’adattarsi alla domanda del mercato su cui si deve puntare per risollevare l’economia della regione. Le “aziende-gazzella” sono quelle che hanno avuto una crescita più rapida in tempi normali, ma che proprio perciò hanno anche risentito di più della crisi e ora vanno aiutate, perché sono quelle che hanno il maggiore indotto nei servizi e nelle forniture, ma anche perché altrimenti si corre il pericolo di una loro delocalizzazione. Per aiuto Petschnig intende, a breve termine, un intervento dello Stato o del Land a garanzia del credito, ma anche un’adeguata politica per l’innovazione, che faciliti il compito delle imprese su tutti i fronti, non ultimo quello della ricerca di manodopera. Può sembrare un paradosso, ma mentre la Carinzia ha il più alto tasso di disoccupazione, in luglio – cioè nel bel mezzo della crisi – le aziende carinziane erano alla ricerca di 509 lavoratori specializzati, che in zona non si trovavano. “Dove andremo a fi nire – si chiede il presidente degli industriali – se le previsioni ci dicono che entro il 2050 il numero degli uomini in età lavorativa si ridurrà in Carinzia cinque volte di più che nel resto dell’Austria?”. La considerazione conclusiva del ragionamento di Otmar Petschnig è quella già altre volte espressa a proposito delle politiche dell’immigrazione: occorre giocare la carta dell’immigrazione qualifi cata, per rendere disponibili quelle forze lavoro che oggi ci mancano, e non praticare un blocco indiscriminato all’ingresso degli stranieri nel Paese. Pendolari tra la Carinzia e la Slovenia. In maggio del prossimo anno il mercato del lavoro tra l’Austria e la Slovenia sarà completamente liberalizzato. Ciò signifi ca che i lavoratori dei due Paesi potranno muoversi senza più alcuna limitazione al di qua e al di là delle Caravanche. Ciononostante, secondo Josef Sibitz, responsabile dell’Arbeitsmarktservice (una sorta di uffi cio di collocamento) della Carinzia, non si assisterà a fughe di lavoratori dalla Slovenia all’Austria, come sarebbe potuto accadere qualche anno fa. Il reddito medio in Slovenia corrisponde ormai al 70% di quello austriaco, per cui non vi sono più le motivazioni di un tempo per cercare lavoro lontano da casa, sopportando i relativi disagi. Potrebbe esserci, tuttavia, uno scambio di forze lavoro specializzate in entrambi i sensi, per soddisfare le diverse, specifi che esigenze dei settori produttivi esistenti in Slovenia e in Austria. Per la Carinzia Sibitz stima un pendolarismo nel 2011 di circa 500 unità. In questa prospettiva, i ministri del lavoro dei due Paesi – Josef Hundstorfer per l’Austria e Ivan Svetlik per la Slovenia – hanno sottoscritto un accordo di cooperazione, volto ad agevolare le persone che in futuro si troveranno a svolgere la loro attività nella regione confi nante. Anche la Slovenia risente della crisi economica mondiale. Nel primo semestre dell’anno la disoccupazione è salita dal 6 al 9 per cento circa, raggiungendo cioè sui livelli della Carinzia. Marco Di Blas
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