CRISTIANA COMPAGNO - Confindustria Udine
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L’Opinione<br />
Molte imprese italiane, per idee e capacità, meritano di potersi far conoscere sempre<br />
più nel mondo – in un contesto di regole certe e comportamenti legalmente corretti<br />
– al pari di quelli che sono ormai status symbol come la Ferrari o i grandi stilisti.<br />
66 dicembre09<br />
A PROPOSITO DI...<br />
MADE IN ITALY<br />
Un aiuto in più contro la crisi globale, un’opportunità da saper cogliere. Il decreto legge<br />
che contiene le nuove misure a favore della tutela del “Made in Italy” sembra<br />
fi nalmente accontentare tutti e mettere un freno a speculatori e “furbi” che, giocando sul<br />
fascino dell’italianità hanno costruito fortune, ma attuando una concorrenza sleale che<br />
ha pesantemente penalizzato negli ultimi anni l’intero sistema produttivo nazionale.<br />
Ben venga, allora, questa sacrosanta tutela del “Made in Italy”, di<br />
quei prodotti per la cui promozione su nuovi interessanti mercati<br />
in prospettiva (dal Sud America ai Paesi del Golfo, tanto per citare)<br />
si sono realizzate di recente importanti missioni commerciali<br />
che hanno coinvolto l’intero sistema Italia. Ben venga<br />
l’applicazione delle sanzioni previste per chi<br />
continuerà a ciurlare nel manico. Ma la<br />
normativa rappresenta solo un piccolo<br />
passo verso una maggiore trasparenza<br />
del mercato ed è tuttavia legittimo non<br />
aspettarsi che diventi una panacea universale,<br />
considerando gli enormi interessi<br />
che ruotano attorno alle contraffazioni e<br />
che coinvolgono migliaia di persone nella<br />
stessa Italia... Insomma, uno strumento utile<br />
ma che ha bisogno di essere accompagnato<br />
da un insieme di altri comportamenti virtuosi.<br />
Da parte degli imprenditori, in primis<br />
(poiché, se è lecito confi dare nei miracoli, è<br />
meglio comunque premunirsi camminando,<br />
per quanto possibile, con le proprie gambe…),<br />
perché il “Made in Italy” potrà trovare una crescente<br />
affermazione solo se sarà in grado di offrire<br />
stile, originalità, accompagnata da qualità e da innovazione:<br />
il che presuppone aziende di dimensioni tali da poter attuare i necessari<br />
e continui investimenti in ricerca e sviluppo e nella ricerca<br />
di nuovi mercati. Tuttavia l’impegno degli imprenditori non è e non<br />
sarà di per sé suffi ciente. Ma qui, vista la situazione, si entra davvero<br />
nel campo del miracoloso. Perché sarà necessario che anche<br />
da parte dello Stato ci sia un impegno forte e deciso per rendere<br />
competitivo il sistema industriale. Impresa che, allo stato attuale<br />
– considerando anche il richiamo della Commissione europea ad<br />
un rientro dei conti pubblici entro i limiti previsti entro il 2012 e le<br />
risorse sempre più ingenti richieste dal welfare (non solo pensioni,<br />
ma soprattutto, in questa fase diffi cile e delicata dell’economia<br />
reale, il sostegno per gli ammortizzatori sociali) – sembra quanto<br />
mai improba. Tagli alle imposte e alle tasse, al di là di qualche<br />
leggero “aggiustamento” paiono davvero opera ardua e<br />
la razionalizzazione della spesa pubblica, ancorché indispensabile,<br />
non si annuncia comunque taumaturgica. Le<br />
imprese potrebbero quindi sperare in qualche minor costo<br />
legato alla sburocratizzazione e in qualche risorsa per<br />
ricerca e sviluppo, possibilmente messa a disposizione<br />
con criteri un po’ meno peregrini dei colpi di mouse<br />
dei recenti “click day”. La prosecuzione sulla strada<br />
delle riforme e dell’emersione del sommerso<br />
(altro elemento di concorrenza sleale – tutto<br />
interno al nostro Paese – ma che mette<br />
a rischio l’intero sistema quanto le contraffazioni)<br />
potranno aiutare a difendere<br />
– assieme ad investimenti in formazione<br />
e ricerca - il patrimonio di conoscenze e<br />
di capacità del nostro sistema industriale.<br />
Perché molte imprese italiane, per idee e capacità,<br />
meritano di potersi far conoscere sempre<br />
più nel mondo – in un contesto di regole certe e<br />
comportamenti legalmente corretti – al pari di quelli<br />
che sono ormai status symbol come la Ferrari o i grandi stilisti.<br />
Sperando che i primi ad affossare questa opportunità non siano gli<br />
stessi italiani con i soliti comportamenti, quelli sì, proverbialmente<br />
e spiacevolmente… Made in Italy.<br />
Mauro Filippo Grillone