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Atti del Convegno di Mantova - Associazione CFS

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<strong>Atti</strong> <strong>del</strong> <strong>Convegno</strong> <strong>di</strong> <strong>Mantova</strong> – 18 febbraio 2006<br />

me<strong>di</strong>ata). La fatica mentale può essere misurata con i test neuropsicologici ed i relativi<br />

score e con i “motor-task processing”. È spesso possibile documentare importanti alterazioni<br />

<strong>del</strong>la perfusione e/o <strong>del</strong> metabolismo cerebrale me<strong>di</strong>ante SPECT, PET ed RMN<br />

funzionale e perfusionale.<br />

Oltre ad essere presente in numerose sindromi organiche e/o psichiatriche <strong>di</strong> varia natura<br />

e eziologia, non ultima la depressione primaria, la fatica ha ricevuto più recentemente una<br />

collocazione nosografia autonoma come “sindrome da fatica cronica” (<strong>CFS</strong>), soprattutto da<br />

quando un gruppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o internazionale, coor<strong>di</strong>nato dai CDC americani, ha proposto una<br />

nuova definizione <strong>di</strong> caso6 in sostituzione <strong>di</strong> quella elaborata dagli stessi CDC nel 19888 .<br />

Essa ha riscosso un consenso pressocchè universale che ne ha permesso un migliore inquadramento<br />

nell’ambito <strong>del</strong>le altre forme <strong>di</strong> fatica cronica (secondarie o “i<strong>di</strong>opatiche”). Gli<br />

stu<strong>di</strong> fino ad ora effettuati, compresi quelli condotti presso il Centro <strong>di</strong> Riferimento <strong>del</strong>la<br />

Clinica <strong>di</strong> Malattie Infettive <strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Chieti, sembrano in<strong>di</strong>care che la <strong>CFS</strong> è una<br />

malattia eterogenea, probabilmente multifattoriale: esse potrebbe anche includere patologie<br />

<strong>di</strong>verse da un punto <strong>di</strong> vista eziopatogenetico ma che si manifestano con gli stessi sintomi14 .<br />

L’ipotesi patogenetica più accre<strong>di</strong>tata postula l’intervento nello scatenamento <strong>del</strong>la<br />

sindrome, <strong>di</strong> fattori <strong>di</strong>versi in grado <strong>di</strong> interagire tra <strong>di</strong> loro, anche se non sempre risultano<br />

presenti nello stesso paziente12 . Essi sono: infezioni latenti e/o croniche, <strong>di</strong>sfunzioni<br />

immunitarie e/o neuroendocrine, tossici ambientali e/o alimentari, fattori psicologici<br />

e comportamentali.<br />

Tra gli eventi scatenanti, in soggetti probabilmente pre<strong>di</strong>sposti da un punto <strong>di</strong> vista<br />

genetico, un ruolo importante sembrano avere gli agenti infettivi, e virali in particolare, la<br />

cui persistenza potrebbe essere responsabile anche <strong>del</strong>le alterazioni immunitarie pure segnalate<br />

in corso <strong>di</strong> <strong>CFS</strong>. Queste ultime, facilitando il riattivarsi <strong>di</strong> infezioni latenti, potrebbero<br />

a loro volta mantenere il circolo vizioso che, attraverso un’attivazione cronica <strong>del</strong> sistema<br />

immunitario, ha costituito per lungo tempo uno dei più accre<strong>di</strong>tati substrali patogenetici<br />

per il mantenimento <strong>di</strong> uno stato <strong>di</strong> affaticamento cronico e degli altri sintomi correlati.<br />

Rimandando alle numerose rassegne sintetiche sull’argomento per la <strong>di</strong>samina dei<br />

numerosi agenti infettivi implicati, mi preme qui solo sottolineare come la cosiddetta<br />

“sindrome da fatica cronica post-infettiva o post-virale” ha ormai una sua precisa collocazione<br />

nosografica e trova sempre più frequenti riscontri nella pratica clinica in molti pazienti<br />

con <strong>CFS</strong> in cui la sequenza temporale tra evento infettivo ed insorgenza <strong>del</strong> complesso sindromico<br />

è così evidente e ben documentabile che risulta <strong>di</strong>fficile non riconoscere al primo<br />

un ruolo scatenante <strong>del</strong> secondo. Ciò vale soprattutto per l’infezione da virus <strong>di</strong><br />

Epstein-Barr e per altri virus erpetici (HHV6 ed HVZ in particolare), ma anche per<br />

numerosi agenti <strong>di</strong> altre infezioni persistenti e croniche che sembrano essere implicati12 .<br />

I casi <strong>di</strong> <strong>CFS</strong> post-infettiva rappresentano tuttavia solo una parte (46,8% nella casistica<br />

<strong>del</strong>l’Università <strong>di</strong> Chieti) <strong>del</strong>le sindromi che rientrano nella definizione <strong>di</strong> caso dei<br />

CDC <strong>del</strong> 1994. Nei casi <strong>di</strong> <strong>CFS</strong> non post-infettiva è possibile tuttavia in<strong>di</strong>viduare fattori<br />

tossici, neuroendocrini e perfino psichiatrici che potrebbero agire da fattori scatenanti.<br />

Benché quelli psichiatrici non sono stati fatti rientrare giustamente nella definizione<br />

<strong>di</strong> caso <strong>di</strong> <strong>CFS</strong>, meritano tuttavia <strong>di</strong> essere stu<strong>di</strong>ati, magari separatamente, in<br />

quanto potrebbero confluire anch’essi in un unico meccanismo patogenetico.<br />

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