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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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esponsabilità della polizia dei costumi e della fede 3 . Le loro mosse strategiche, inoltre, visti i<br />

rapporti di forza nel momento in cui si verificarono, furono inaspettatamente fruttuose.<br />

Naturalmente, sarebbe fuorviante guardare a questi eventi con gli occhi del poi,<br />

rappresentandoci gli “Stati” e la “Chiesa” come due entità nettamente distinte, ossia secondo<br />

l’evoluzione dei secoli a venire. E risulterebbe addirittura assurdo pensare che la città Stato<br />

potesse sfidare direttamente l’autorità della Santa Sede. Al contrario, il margine anomalo di<br />

indipendenza che Lucca si guadagnò nei confronti della monarchia papale si deve collocare<br />

nella prassi negoziale del tempo 4 , e spiegare alla luce delle condizioni politico-religiose della<br />

città, non certo della sua potenza o del suo prestigio, come una concessione della Curia. E<br />

d’altronde le trattative furono comunque il risultato di una sovrapposizione di persone ed<br />

interessi, di un gestione “condominiale”, com’è stato detto, nelle quali non sarebbe agevole<br />

discernere nettamente le prerogative civili da quelle ecclesiastiche 5 . Tuttavia, resta un dato di<br />

fatto che il governo lucchese diede vita ad una organizzazione della vigilanza sulla religione<br />

in larga parte indipendente dal centro romano 6 , e più in generale decisamente atipica, sia per<br />

l’Italia, sia, probabilmente, per l’intera Europa cattolica.<br />

In secondo luogo, proprio la compresenza all’interno di Lucca di magistrature di<br />

diversa natura che condividevano la stessa area di competenza permette di metterle a<br />

confronto, e quindi anche di valutare sia come la giustizia criminale italiana subì l’influsso<br />

dell’Inquisizione, sia, all’opposto, come i ceti dirigenti apportarono correzioni a tale modello,<br />

declinandolo secondo le proprie necessità. Se emerge, infatti, una stretta compenetrazione tra i<br />

moduli adottati dai giudici della Chiesa e dagli officiali civili, sarebbe riduttivo ed erroneo<br />

non rilevare anche i tratti originali e specifici palesati da parte dei secondi. Si consideri ad<br />

esempio il trattamento della materia della magia e della stregoneria: un punto rispetto al quale<br />

gli storici oggi tendono a considerare l’Inquisizione come all’avanguardia, sotto il profilo<br />

delle garanzie per gli imputati e delle riforme giudiziarie. In verità il caso lucchese mostra<br />

come anche il patrimonio normativo e, al contempo, la giurisprudenza e le abitudini cittadine,<br />

nonostante una maggiore ruvidità e durezza, potessero convergere con i comportamenti dei<br />

cardinali inquisitori. Ciò sia a causa di elementari preoccupazioni per l’equilibrio della<br />

comunità, che inducevano a non estendere troppo le misure di castigo, sia, non meno, di una<br />

3 G. Romeo, L’Inquisizione nell’Italia moderna, Roma-Bari, Laterza, 2002, pp. 110-119.<br />

4 Prosperi, p. 63.<br />

5 Da vedere le considerazioni formulate in R. Bizzocchi, Chiesa e potere nella Toscana del Quattrocento,<br />

Bologna, Il Mulino, 1987; e, all’inverso, i rilievi espressi in G. Fragnito, Istituzioni ecclesiastiche e costruzione<br />

dello Stato. Riflessioni e spunti, in Origini dello Stato. Processi di formazione statale in Italia tra Medioevo ed<br />

Età Moderna, a cura di G. Chittolini, A. Molho, P. Schiera, Bologna, Il Mulino, 1994, pp. 531-550.<br />

6 Giorgio Tori parla a questo proposito di “giurisdizionalismo di fatto”, in G. Tori, I rapporti tra lo Stato e la<br />

Chiesa a Lucca nei secoli XVI-XVIII, in «Rassegna degli archivi di Stato», XXXVI (1976), pp. 37-81, in part. pp.<br />

79-81.<br />

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