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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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Essi, inoltre, tenevano in vita il sentimento tradizionale della pietas, ispirando la “religione<br />

cittadina”, ossia quel complesso di riti, pratiche, culti che consentiva ai laici un rapporto<br />

quotidiano con il sacro 98 , e venendo incontro non solo ai loro bisogni materiali dei cittadini,<br />

ma anche a quelli emotivi e spirituali. Pertanto, non sarebbe erroneo affermare che il<br />

patriziato rappresentasse il vero custode della comunità, avvertita da tutti i lucchesi come<br />

un’inscindibile ed autosufficiente unità politico-sacrale.<br />

Si prendano ad esempio in considerazione le condizioni generali dell’ufficio<br />

episcopale, il quale, dal 1546 fino quasi alla metà del diciassettesimo secolo, sarebbe stato<br />

rivestito ininterrottamente da membri della famiglia Guidiccioni, per tradizione vincolati ai<br />

potenti Farnese di Parma. I primi di essi furono Bartolomeo, per tre anni 99 , e poi soprattutto,<br />

in pratica per tutta la seconda metà del Cinquecento, suo nipote Alessandro 100 . È vero che essi<br />

possedevano la concreta facoltà di interferire con l’amministrazione temporale della<br />

Repubblica, in quanto i vescovi della diocesi lucchese detenevano degli antichi diritti signorili<br />

sulla iura di Diecimo e Sesto, una porzione di territorio situato appena fuori le Sei Miglia, e<br />

ricavata dalla vicaria di Borgo a Mozzano 101 . Allo stesso modo, d’altronde, Alessandro<br />

Guidiccioni non si mostrò sempre pronto ad assecondare docilmente i propri governanti. Egli,<br />

viceversa, fu coinvolto in accesi scontri di giurisdizione, e persino, sebbene marginalmente, in<br />

trame ai loro danni. Tuttavia, il presule era per lo più vulnerabile e dipendente dal Consiglio,<br />

e soprattutto era indotto per ragioni sia di vicinanza sia di convenienza a scontrarsi il meno<br />

possibile con le sue direttive. Per esempio, fin dal 1443, in virtù di una convenzione stabilita<br />

tra i governanti lucchesi ed il vescovo Baldassarre Manni, il foro episcopale non poteva<br />

detenere una famiglia armata propria, ed era costretto a servirsi degli esecutori e delle<br />

strutture carcerarie secolari 102 . Ciò che conferiva un indubbio vantaggio alle autorità civili, le<br />

quali, grazie alle proprie magistrature, potevano dirigere in maniera consistente le cause<br />

giudiziarie che si istruivano sul territorio. Inoltre, in maniera non meno risolutiva, non si deve<br />

dimenticare che Alessandro era pur sempre rappresentante di una delle più prestigiose<br />

famiglie cittadine, e che, in seno all’assemblea di governo, risiedevano costantemente suoi<br />

parenti ed amici. Una situazione che lo avrebbe sicuramente spinto a non allontanarsi troppo<br />

dalle deliberazioni del patriziato.<br />

98 L. Donvito, La «religione cittadina» e le nuove prospettive sul Cinquecento religioso italiano, in «Rivista di<br />

storia e letteratura religiosa», XIX (1983), pp. 431-474.<br />

99 R. Becker, Bartolomeo Guidiccioni, DBI, 61 (2003), pp. 320-324.<br />

100 S. Adorni Braccesi, S. Ragagli, Guidiccioni, Alessandro, Ibidem, pp. 317-320. In generale, sulla figura e<br />

sull'attività dei vescovi, si veda almeno A. Prosperi, La figura del vescovo tra Quattrocento e Cinquecento:<br />

persistenze, disagi e novità, in Storia d'Italia, IX, La Chiesa e il potere politico, cit., pp. 221-262.<br />

101 Bongi, I, pp. 50-52.<br />

102 ASLu, OSG, 28, c. 22r.<br />

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