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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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Ebbene, è indubbio che tali magistrature presentassero similitudini con alcune strutture<br />

erette in altre città italiane, e soprattutto nelle repubbliche di Genova e Venezia. Ad esempio<br />

l’offizio lucchese che controllava i monasteri femminili sembra presentare non pochi elementi<br />

in comune con altri organi istituiti, sempre nella prima metà del Cinquecento, a Parma,<br />

Firenze, Genova, Venezia 88 . Allo stesso modo i compiti dell’Offizio sopra l’Onestà ricordano<br />

piuttosto da vicino quelli degli Ufficiali di Notte fiorentini o dei Signori di Notte veneziani 89 .<br />

Così come l’Offizio sopra la Biastima può essere in parte accostato agli Esecutori sopra la<br />

Bestemmia creati dalla Serenissima nel 1531, che pure, oltre a perseguire le parole e gli atti<br />

blasfemi, si occupavano di varie ulteriori incombenze, in primo luogo la supervisione sulla<br />

produzione e sulla circolazione della stampa 90 . E soprattutto anche i ceti dominanti di Venezia<br />

e Genova, nel corso della prima età moderna, istituirono due commissioni che avrebbero<br />

dovuto preservarli da “congiure”, e comunque difendere la loro sovranità. Si tratta<br />

rispettivamente degli Inquisitori contro i propalatori dei pubblici segreti, nati il 20 dicembre<br />

1539 e poi ribattezzati in via definitiva, a partire dal 1590, come gli Inquisitori di Stato. E<br />

degli omonimi magistrati genovesi, sorti nel 1628, all’indomani della cospirazione di Giulio<br />

Cesare Vachero, che aveva rischiato seriamente di porre fine all’autonomia dello Stato di S.<br />

Giorgio 91 .<br />

Eppure, rispetto alle altre città della penisola, alla repubblica di Genova, e in parte<br />

anche a Venezia, i patrizi lucchesi detenevano un apparato di governo locale ben più e solido<br />

ed organico. In primo luogo perché le loro magistrature erano particolarmente robuste e<br />

durevoli. E poi, soprattutto, perché gli strumenti giudiziari rappresentavano una dimensione<br />

notevole, ma tutto sommato non determinante del loro intervento sociale. Il quale, viceversa,<br />

trovava le sue radici nella capacità di rappresentare ed interpretare la mentalità cittadina,<br />

88 G. Greco, Monasteri femminili e patriziato (1530-1630), in Città italiane del Cinquecento tra Riforma e<br />

Controriforma, Atti del Convegno Internazionale di Studi, Lucca, 13-15 Ottobre 1983, Lucca, Pacini Fazzi,<br />

1988, pp. 313-339; G. Zarri, Monasteri femminili e città (secoli XV-XVIII), in Storia d’Italia, coordinata da R.<br />

Romano e C. Vivanti, Annali IX. La Chiesa e il potere politico dal Medioevo all’età contemporanea, a cura di G.<br />

Chittolini e G. Miccoli, Torino, Einaudi, 1986, pp. 355-395; E. Novi Chavarria, Monache e gentildonne. Un<br />

labile confine. Poteri politici e identità religiosa nei monasteri napoletani (secoli XVI-XVII), Milano, Angeli,<br />

2001, in part. pp. 30-31.<br />

89 R. Canosa, Storia di una grande paura. La sodomia a Firenze e a Venezia nel Quattrocento, Milano,<br />

Feltrinelli, 1991, pp. 45-46, 100-101.<br />

90 G. Cozzi, Religione, moralità e giustizia a Venezia: le vicende della magistratura degli Esecutori sopra la<br />

bestemmia, «Ateneo veneto», CV (1991), pp. 7-95 (nell’ultima pagina è segnalata la bibliografia degli studi<br />

elaborati fino a quel momento); V. Frajese, L’evoluzione degli «Esecutori sopra la Bestemmia» a Venezia in età<br />

moderna, in Il vincolo del giuramento e il tribunale della coscienza, a cura di N. Pirillo, Bologna, Il Mulino,<br />

1997, pp. 171-211.<br />

91 Sulla magistratura veneziana G. Cozzi, Repubblica di Venezia e Stati italiani. Politica e giustizia dal secolo<br />

XVI al secolo XVIII, Torino, Einaudi, 1982, pp. 153-154; R. Canosa, Alle origini delle polizie politiche: gli<br />

inquisitori di Stato a Venezia e Genova, Milano Sugarco, 1989. Su quella genovese: Costantini, La repubblica di<br />

Genova cit., pp. 261-263 e G. Assereto, Inquisitori e libri nella Genova del Seicento, in Per Marino Berengo, a<br />

cura di L. Antonelli, L. Capra, M. Infelise, Milano, Angeli, 2000, pp. 322-348.<br />

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