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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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quali cercarono di riformare la vita religiosa delle loro diocesi, rispettivamente Capodistria e<br />

Bergamo, secondo un indirizzo religioso più intimo e personale da parte dei fedeli. E poi<br />

ancora, per citare soltanto alcuni nomi più emblematici, Giacomo Nacchianti, Giovanni<br />

Tommaso Sanfelice, Piero Antonio di Capua, arcivescovo d’Otranto, Giovanni Grimani,<br />

patriarca di Aquileia, Giovanni Morone, cardinale nonché vescovo di Modena e legato<br />

pontificio, e infine Reginald Pole, cardinale d’Inghilterra. Addirittura, quando il Pole, nel<br />

1549, e poi il Morone, nel 1555, furono sul punto di assurgere al seggio di Pietro, sembrò<br />

profilarsi la possibilità che il papato adottasse una linea irenica e conciliante nei confronti dei<br />

“protestanti” 138 .<br />

Le attitudini di Carlo V, e, generalmente, la relativa apertura di quegli anni 139 ,<br />

favorirono del resto anche la ricezione di una pluralità di spunti riconducibili non solo alle<br />

idee del Valdés, ma anche agli insegnamenti di altri intellettuali o padri della Riforma. Essi<br />

convergevano nell’alimentare un dibattito appassionante sui temi allora sentiti come decisivi<br />

degli abusi e della corruzione del clero, del valore salvifico della grazia, dei sacramenti della<br />

confessione e della eucaristia; e venivano recepiti liberamente dalle persone, secondo un<br />

approccio eclettico, sperimentale, e tendenzialmente individualizzato 140 . Ciò era reso possibile<br />

non solo dalla fruizione di una serie di opere che, insieme con il Beneficio di Cristo, nutrivano<br />

l’immaginazione dei dissenzienti, quali in particolare le Sacre Scritture in volgare, ed una<br />

serie di opuscoli di Erasmo, Lutero, Calvino, Bernardino Ochino, Antonio Brucioli, Francesco<br />

Negri, lo stesso Curione 141 , e molti altri ancora. Ma anche dalle attività di predicazione e di<br />

proselitismo assolte specialmente dai frati agostiniani che si spostavano da un convento<br />

all’altro della penisola 142 , le quali, verosimilmente, a causa del loro carattere diretto, erano<br />

anche più adatte a far breccia nei patriziati e negli altri strati sociali urbani. Per quanto<br />

riguarda Lucca, poi, è evidente che le relazioni commerciali si correlassero non poco con il<br />

processo di avvicinamento alle concezioni d’oltralpe. I mercanti di ritorno dall’estero<br />

portavano infatti con sé libri e opuscoli “lutherani”, come si diceva allora con termine<br />

della Chiesa e Inquisizione nell’Italia del Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 2006.<br />

138 Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone, ed. critica a cura di M. Firpo e D. Marcatto, voll. 6,<br />

Roma, Istituto Storico Italiano, 1980-1985; M. Firpo, Inquisizione romana e Controriforma. Studi sul cardinal<br />

Giovanni Morone e il suo processo per eresia, Bologna, Il Mulino, 1992.<br />

139 A. Stella, Utopie e velleità insurrezionali dei filoprotestanti italiani, 1545-1547, in «Bibliothèque<br />

d’Humanisme et Renaissance», 27 (1965), pp. 133-182.<br />

140 S. Seidel Menchi, Erasmo In Italia (1520-1580), Torino, Bollati Boringhieri, 1987, pp. 46-52, 100-142;<br />

Eadem, Italy, in The Reformation in national context, edited by Bob Scribner, Rob Porter and Mikulàs Teich,<br />

Cambridge, Cambridge University Press, 1994, pp. 186-201.<br />

141 Caponetto, La riforma protestante, cit., pp. 38-51; M. Firpo, Riforma protestante ed eresie nell’Italia del<br />

Cinquecento, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 7-9.<br />

142 S. Seidel Menchi, Origine e origini del Santo Uffizio dell’Inquisizione romana (1542-1559), in<br />

L’Inquisizione, Atti del Simposio internazionale, Città del Vaticano, 29-31 ottobre 1998, a cura di A. Borromeo,<br />

Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 2003, pp. 295-302.<br />

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