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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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Valois, durante la quale il pontefice aveva deciso di schierarsi insieme con la Francia,<br />

sfidando in maniera imprudente l’Impero ed i suoi alleati, tra i quali Firenze, si profilò per un<br />

momento la possibilità di uno scambio territoriale. La famiglia Carafa, sebbene uscita<br />

nettamente sconfitta dallo scontro con Carlo V, si adoperò infatti per ottenere dall’imperatore,<br />

come segno di riconciliazione, una parte del territorio senese, impegnandosi in cambio a<br />

risarcire il duca proprio con l’acquisto di Lucca; ma l’accordo non fu mai perfezionato 56 .<br />

Ancora, una seconda “crisi” insorse a partire dal 1566, al momento del rinnovo di un antico<br />

lodo papale relativo al possesso del Monte Gragno, una piccola altura situata nella vicaria<br />

lucchese di Gallicano, vicino al borgo fiorentino di Pietrasanta, poichè Pio V Ghislieri pur<br />

confermando lo status quo, riconobbe ai Medici il diritto di presidiare militarmente il sito 57 .<br />

Non soltanto: l’episodio corrispose all’inizio di una difficile trama da parte di Cosimo, che<br />

trovava il proprio fulcro proprio nel rapporto con la Curia, ed era finalizzata a diffamare e a<br />

isolare diplomaticamente la Repubblica. Che si intensificò sullo scorcio del decennio,<br />

momento nel quale il principe ricevette dal pontefice il titolo granducale 58 . Non meraviglia<br />

pertanto che, negli stessi mesi, il gentiluomo-mercante Pietro di Pietro Buzzolini 59 , il quale,<br />

benché occasionalmente membro del Consiglio, si sentiva “messo da canto” dagli altri patrizi,<br />

pianificasse di introdurre all’interno delle mura della sua città un contingente di soldati<br />

medicei, nella speranza di “cambiare costume”, ossia regime politico a Lucca. Ad ogni modo<br />

le mire di parte fiorentina non si concretizzarono e, in maniera corrispondente, anche la<br />

cospirazione del Buzzolini, come quelle precedenti, si concluse con una esecuzione pubblica,<br />

alla fine del luglio 1569 60 .<br />

Viene spontaneo domandarsi come la minuscola Repubblica, a fronte di aggressioni<br />

così frequenti e violente, riuscisse a preservarsi. E la risposta, necessariamente articolata, deve<br />

essere individuata almeno in una doppia serie di ordini, sia di tipo “esterno”, in rapporto cioè<br />

a fattori politici e diplomatici europei, sia “interno”, relativamente alla capacità di controllo<br />

sociale della classe dirigente. Quanto al primo elemento, è necessario ricordare che Lucca,<br />

dopo aver subito un periodo di dominazione da parte di Pisa, fin dal 1369 si era posta sotto la<br />

56 Berengo, pp. 231-233; Adorni Braccesi, pp. 350-367; Eadem, La repubblica di Lucca tra Spagna e Impero: il<br />

mercanteggiamento della libertà (1557-1558), in «Nuova Rivista Storica», 67 (1983), fasc. 3-4, pp. 344-366.<br />

57 Sommario, pp. 454-456.<br />

58 Il conferimento avvenne il 27 agosto 1569. La bolla pontificia, tuttavia, fu promulgata con una solenne<br />

cerimonia il 13 dicembre successivo; in Diaz, Il Granducato di Toscana, cit., p. 188. Da vedere anche E.<br />

Lazzareschi, Le relazioni tra S. Carlo Borromeo e la repubblica di Lucca, in «Il Rosario. Memorie<br />

domenicane», XXVIII (1911), pp. 1-19, in part. pp. 10-11.<br />

59 Le carte del processo, o meglio dei processi celebrati in due momenti distinti, prima alla fine del 1568, e poi<br />

nell’estate dell’anno successivo, sono conservate in ASLu, CG, CD, 14, pp. 1093-1135, 1179-1186, 1195-1210,<br />

1222-1304.<br />

60 Sommario, pp. 456-457. La condanna a morte per il Buzzolini fu decretata il 19 luglio 1569; in Ibidem, CG,<br />

RP, 56, p. 242.<br />

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