19.05.2013 Views

4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

INTRODUZIONE<br />

L’abate Gabriel François de la Coyer, il quale visitò Lucca nell’autunno del 1763,<br />

registrò nel suo diario di viaggio redatto in stile epistolare dei commenti estremamente<br />

positivi, per non dire entusiastici, riguardo alla città-Stato. Il philosophe scrisse infatti che<br />

essa era piccola quanto alle dimensioni, ma grande per quanto riguardava la floridezza e la<br />

prosperità dell’economia, la saggezza del suo governo, e, ancora di più, la sicurezza pubblica,<br />

custodita con grande oculatezza, ma, a suo parere, senza opprimere il popolo. In particolare, il<br />

Coyer si dimostrò colpito dal motto “libertas”, che si leggeva alle porte così come, in<br />

generale, presso tutti gli edifici pubblici lucchesi. Di conseguenza egli si soffermò nel suo<br />

resoconto sulle forme di amministrazione collegiali e plurali attuate dalla classe dirigente del<br />

luogo, allo scopo di provare che i governanti consideravano quel valore come assolutamente<br />

prioritario. Subito dopo, connettendo implicitamente la dimensione politica alla sfera<br />

religiosa, egli passò quindi a parlare di alcune “specie d’uomini”, esclusi dalle mura cittadine<br />

perché ritenuti pericolosi per lo stile di vita locale, primi tra tutti i gesuiti. E infine concluse il<br />

periodo con una asserzione piuttosto perentoria ma non meno nitida ed incisiva.<br />

Vous sentez bien qu’il n’a jamais fallu parler d’inquisition à des hommes libres 1<br />

Ora, nello spazio di poche e dense righe, il Coyer testimonia e/o introduce<br />

sinteticamente una serie di tematiche di grande rilevanza e tra loro correlate, relative alla<br />

cultura di Lucca ed alla sua percezione fuori d’Italia, alle sue particolari istituzioni, alla<br />

presunta assenza dai suoi confini di agenti papali e di un tribunale d’inquisizione, filtrandole<br />

tuttavia attraverso alcuni luoghi comuni e moduli stereotipati largamente diffusi nella visione<br />

illuministica e liberale, verso la fine dell’Antico Regime. Ma tali spunti, una volta depurati<br />

dalla inevitabile patina di anacronismo e di tendenziosità, quanta parte di verità contengono?<br />

E soprattutto: come possono essere utilizzati ed interpretati alla luce delle categorie<br />

storiografiche del nostro tempo, per contribuire ad una adeguata comprensione ed<br />

elaborazione critica del passato? Partiamo dai nodi culminanti del discorso del letterato<br />

1 Voyage d’Italie par m. l’Abbé Coyer, des Académies de Nancy, de Rome et de Londres, Tome premier, a Paris,<br />

chez le veuve duchesne, libraire, rue Saint-Jacques, au temple du Gout, MDCCLXXVI, pp. 125-126, lettre XIV,<br />

de Lucques, le 14 novembre 1763. Questo l’esordio del passo: «[…] Passons à la petite République d’où je vous<br />

écris; je dis petite relativement à son territoire; de ses remparts elle voit presque la totalité: petite encore par<br />

rapport au rôle qu’elle joue parmi les Souveraneités. Mais elle est grande sous plus d’un aspect, par sa culture,<br />

par la sagesse de son Gouvernement, par son économie, par sa vigilence sur la sûreté publique». Il corsivo è<br />

mio. Si veda A. V. Migliorini, Lucca e la Santa Sede nel Settecento, Pisa, Edizioni ETS, 2003, p. 14.<br />

8

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!