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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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portata dell’umanista Celio Secondo Curione 124 , fino ad organizzarsi in una vera e propria<br />

ecclesia clandestina ed alternativa a quella romana. Essa, per dare un’idea della sua<br />

consistenza, coinvolse con certezza 131 membri del patriziato, spesso e volentieri uniti da<br />

rapporti di parentela e di consanguineità tra di loro. Ben 109 di questi appartennero alle 24<br />

famiglie più potenti. In particolare gli Arnolfini e, soprattutto, i Balbani furono implicati nella<br />

misura di 11 e 22 componenti; e rispettivamente 5 e 9 di loro furono anche fra gli 80<br />

gentiluomini (divisi tra 57 uomini e 22 donne) che, tra la seconda parte del Cinquecento e<br />

l’esordio del Seicento, decisero di emigrare a Ginevra, per esprimere la propria fede. Infine,<br />

sebbene le cifre relative ai ceti medi e subalterni siano senz’altro molto più aleatorie,<br />

possiamo affermare che anch’essi furono interessati massicciamente dalla diffusione del<br />

dissenso, e comunque parteciparono attivamente a quei circuiti “ereticali” che spesso e<br />

volentieri univano Lucca ad alcune città europee, prime tra tutte quella sul Lemano. Tanto è<br />

vero che, in totale, furono almeno 400 i lucchesi che si avvicinarono con certezza alle<br />

concezioni riformate 125 . Numeri del genere, soprattutto se confrontati con quelli di altre realtà<br />

urbane italiane, permettono dunque di asserire con ragione che Lucca, anche più di Faenza,<br />

Modena, Trento 126 , ove pure l’adesione all’eresia assunse proporzioni più considerevoli che<br />

altrove, si presentò come una sorta di capitale dell’anticonformismo religioso nella penisola,<br />

persino a livello popolare. Vale quindi la pena di chiarire sia le cause principali che resero<br />

possibile il fenomeno, sia, soprattutto, le sue relazioni con la cultura della città così come,<br />

congiuntamente, con la fisionomia della sua classe di governo. Si ricordi prima di tutto che,<br />

sullo sfondo del declino dell’autorità spirituale e morale della Chiesa, nell’Italia degli anni<br />

Trenta e Quaranta del Cinquecento, la propaganda filo-riformata si potè diffondere anche a<br />

causa dell’incertezza politica generale. In effetti l’imperatore Carlo V, il quale aveva tutto<br />

l’interesse perché la frattura dottrinale si ricomponesse per consolidare il suo potere in<br />

Germania, premeva perché si riunisse un nuovo Concilio, il quale avrebbe potuto definire un<br />

punto di incontro tra la Chiesa di Roma ed i protestanti 127 . È vero che le speranze in tal senso<br />

subirono presto drastici ridimensionamenti. Specialmente quando, nel 1541, fallì il tentativo<br />

di pacificazione attuato dal cardinale e legato di origine veneziana Gasparo Contarini.<br />

Oppure, ancora di più, allorchè, nel gennaio 1547, i padri conciliari riuniti a Trento,<br />

124 Si veda A. Biondi, DBI, Curione, Celio Secondo, 31 (1985), pp. 443-448; Tedeschi-Lattis, pp. 235-244.<br />

125 S. Adorni Braccesi, Libri e lettori a Lucca tra Riforma e Controriforma: un’indagine in corso, in Libri, idee e<br />

sentimenti religiosi nel Cinquecento italiano, a cura di A. Biondi e A. Prosperi, Ferrara-Modena, Panini, 1987,<br />

pp. 39-52, in part. p. 41; Eadem, La repubblica di Lucca e l’«aborrita» Inquisizione: istituzioni e società, in<br />

L’Inquisizione romana in Italia nell’età moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Atti del<br />

seminario internazionale, Trieste, 18-20 maggio 1988, Roma, Ministero per i Beni culturali e ambientali, 1991,<br />

pp. 233-262, in part. p. 233.<br />

126 Una bibliografia degli studi inerenti a tali contesti si trova in Tedeschi Lattis, pp. 611, 649-650, 697-698.<br />

127 A. Prosperi, Il Concilio di Trento: una introduzione storica, Torino, Einaudi, 2001, pp. 34-43.<br />

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