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4 IL SEGRETO DELL'INQUISIZIONE, I SEGRETI DELLA REPUBBLICA

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specialmente nella fase centrale del Cinquecento, si aggirassero in maniera stabile intorno a<br />

circa un quinto del totale 155 . Nel collegio comparvero con particolare frequenza i due Liena, i<br />

due Gigli, lo Iova, il Landucci, Nicolao Balbani, Paolo Arnolfini, così come alcuni medici<br />

umanisti quali Donato Ori, Bastiano Pissini, e Michelangelo Bertolini, o il notaio Antonio<br />

Santini 156 . In maniera connessa, soprattutto, la magistratura divenne la centrale di un vero e<br />

proprio sforzo di adeguamento del sistema di istruzione cittadino agli impulsi filo-riformati.<br />

In effetti, a partire dal 1545, dietro indicazione del patrizio Nicolao Orsucci, l’umanista<br />

eterodosso Aonio Paleario 157 fu invitato a Lucca, per esplicare l’ufficio di primo lettore, il<br />

quale prevedeva, tra gli altri compiti, anche quello di stilare i programmi ed i regolamenti<br />

scolastici generali. Qui egli avrebbe risieduto fino al 1556, avvalendosi della collaborazione<br />

di altri docenti che, come lui, erano inclini a trasporre nella pratica didattica le suggestioni<br />

della Riforma, o se preferiamo a “spargere con le buone lettere il veleno dell’eresia” 158 : in<br />

primo luogo Sebastiano Monsagrati ed Antonio Bendinelli, un altro lucchese da anni vicino<br />

agli ambienti religiosamente inquieti dell’Accademia modenese. Da rimarcare allo stesso<br />

modo che, nel 1551, il Paleario si pronunciò, seppur senza esito, anche a favore della<br />

convocazione del ferrarese Nascimbene Nascimbeni, insegnante di retorica e poesia presso lo<br />

studio della propria città, nonché membro della setta del benedettino visionario Giorgio Rioli,<br />

detto Giorgio Siculo 159 .<br />

Da allora, in ogni caso, sia gli studenti provenienti dal ceto patrizio, sia dagli altri<br />

ambienti sociali della città si formarono su edizioni di classici, e soprattutto su testi a carattere<br />

pedagogico-religioso spesso e volentieri informati da una sensibilità filo-protestante. I quali<br />

puntavano tutti ad assegnare ai discenti un ruolo attivo, finalizzato alla loro crescita<br />

intellettuale e morale, attraverso la lettura e la ricerca personale della verità. Ricordiamo per<br />

esempio le miscellanee intitolate Dramata sacra, Comoediae atque Tragoediae aliquot a<br />

Veteri Testamento desumptae […] in cui comparivano testi di autori come Hieronimus Ziegler<br />

o Filippo Melantone; gli Erotemata dialectices, sempre di quest’ultimo padre della Riforma;<br />

gli Erotemata del Crisolora stampati a Norimberga nel 1531 e corredati dai componimenti<br />

poetici elaborati dal Camerarius in onore dei maggiori umanisti tedeschi coevi; o anche varie<br />

edizioni dei Disticha Catonis derivate da quella a suo tempo curata da Erasmo, che forse,<br />

come sostenne nel 1568 l’inquisitore di Pisa, il frate minore Cornelio da Ferrara, furono<br />

155 Adorni Braccesi, La repubblica di Lucca e l’«aborrita» Inquisizione, cit., p. 252.<br />

156 Appendice.<br />

157 S. Caponetto, Aonio Paleario (1503-1570) e la Riforma in Toscana, Torino, Claudiana, 1979, pp. 16, 103 e<br />

sgg., e soprattutto la bibliografia raccolta in Tedeschi Lattis, pp. 384-395.<br />

158 Adorni Braccesi, p. 207.<br />

159 Si rinvia alla ricostruzione di A. Prosperi, L’eresia del libro grande. Storia di Giorgio Siculo e della sua setta,<br />

Milano, Feltrinelli, 2001.<br />

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