La capacità negativa dello psicoterapista di gruppo
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che lasciano aperto il catalogo dei comportamenti<br />
illeciti. Ogni illecito <strong>di</strong>sciplinare si compone <strong>di</strong> due<br />
elementi: l’elemento oggettivo, consistente nel comportamento<br />
materiale vietato, che si può realizzare<br />
me<strong>di</strong>ante una condotta attiva oppure una omissione;<br />
talvolta la realizzazione dell’illecito richiede la<br />
causazione <strong>di</strong> un evento (es. un danno o pericolo per<br />
l’interesse tutelato dalla norma violata), quale conseguenza<br />
della condotta, ad essa riconducibile sulla<br />
base <strong>di</strong> un nesso <strong>di</strong> causalità; l’elemento soggettivo,<br />
per cui l’illecito deve essere commesso con dolo o almeno<br />
con colpa; quando non è stato realizzato né con<br />
dolo né con colpa, l’autore non può essere chiamato<br />
a rispondere sul piano <strong>di</strong>sciplinare delle eventuali<br />
conseguenze.<br />
L’illecito è doloso quando è commesso con la<br />
consapevolezza e la volontà <strong>di</strong> realizzare il fatto; è<br />
colposo, invece, quando l’evento (<strong>di</strong> danno o <strong>di</strong> pericolo),<br />
anche se previsto, non è voluto dall’agente e si<br />
verifi ca per violazione <strong>di</strong> regole cautelari <strong>di</strong> <strong>di</strong>ligenza,<br />
prudenza, perizia (non scritte o recepite in leggi,<br />
regolamenti, or<strong>di</strong>ni o <strong>di</strong>scipline) la cui osservanza ne<br />
avrebbe impe<strong>di</strong>to la realizzazione.<br />
Le infrazioni <strong>di</strong>sciplinari previste dal Co<strong>di</strong>ce Deontologico<br />
si prescrivono nel termine <strong>di</strong> cinque anni<br />
dalla commissione del fatto. <strong>La</strong> determinazione della<br />
tipologia e del contenuto degli illeciti è rimessa alla<br />
valutazione del Consiglio dell’Or<strong>di</strong>ne, in funzione<br />
<strong>di</strong> organo giu<strong>di</strong>cante in materia <strong>di</strong>sciplinare. Non si<br />
tratta <strong>di</strong> una valutazione arbitraria, ma <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio<br />
<strong>di</strong>screzionale da svolgere tenendo conto dei principi<br />
che informano l’or<strong>di</strong>namento giuri<strong>di</strong>co complessivamente<br />
considerato (es. la Costituzione), delle norme<br />
<strong>di</strong> etica professionale (anche non espressamente<br />
co<strong>di</strong>fi cate nel Co<strong>di</strong>ce), delle prassi interpretative ed<br />
applicative consolidatesi nel <strong>gruppo</strong> degli psicologi<br />
(es. nella giurisprudenza <strong>di</strong>sciplinare dei Consigli degli<br />
Or<strong>di</strong>ni territoriali degli psicologi o nei contributi<br />
della letteratura specialistica), eventualmente anche<br />
prima dell’entrata in vigore del co<strong>di</strong>ce, o in altre categorie<br />
professionali esercenti attività sanitaria (es.<br />
me<strong>di</strong>ci) o non sanitaria (es. avvocati, limitatamente<br />
ai principi deontologici comuni).<br />
Un ultimo illecito è offerto dall’art. 8 del Co<strong>di</strong>ce<br />
deontologico: «Lo psicologo contrasta l’esercizio<br />
abusivo della professione come defi nita dagli articoli<br />
1 e 3 della Legge 18 febbraio 1989, n. 56, e segnala<br />
al Consiglio dell’Or<strong>di</strong>ne i casi <strong>di</strong> abusivismo o <strong>di</strong><br />
usurpazione <strong>di</strong> titolo <strong>di</strong> cui viene a conoscenza. Parimenti,<br />
utilizza il proprio titolo professionale esclusivamente<br />
per attività ad esso pertinenti, e non avalla<br />
con esso attività ingannevoli od abusive».<br />
Aspetti deontologici della professione<br />
<strong>La</strong> ratio ispiratrice dell’art. 8 è evidente: ogniqualvolta<br />
si verifi ca una situazione <strong>di</strong> esercizio abusivo<br />
della professione si pone, da un lato, a rischio la<br />
salute e l’interesse dell’utente, che viene a servirsi <strong>di</strong><br />
prestazioni professionali formalmente (e quasi sempre<br />
anche sostanzialmente) non sorrette da un’adeguata<br />
competenza; d’altro canto viene danneggiata la<br />
categoria professionale per la concorrenza illecita da<br />
parte <strong>di</strong> persone non qualifi cate a svolgere defi nite<br />
attività che sono riservate a chi, essendo in possesso<br />
dell’abilitazione da parte <strong>dello</strong> Stato, è iscritto ad un<br />
Albo professionale.<br />
In conclusione commette il reato <strong>di</strong> esercizio<br />
abusivo della professione chi esercita la professione<br />
pur essendo privo del titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o; chi abbia ottenuto<br />
il titolo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o fraudolentemente; chi esercita<br />
la professione senza aver superato l’esame <strong>di</strong> Stato<br />
o senza aver adempiuto alla formalità dell’iscrizione<br />
all’albo; chi esercita la professione dopo essere stato<br />
sospeso o ra<strong>di</strong>ato a seguito <strong>di</strong> condanna penale o<br />
<strong>di</strong>sciplinare; chi eccede i limiti imposti alla propria<br />
professione (es. lo psicologo che prescriva farmaci<br />
a un paziente; l’iscritto alla sez. B dell’albo che realizzi<br />
interventi <strong>di</strong> competenza esclusiva <strong>dello</strong> psicologo,<br />
come attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi o <strong>di</strong> somministrazione<br />
<strong>di</strong> test proiettivi).<br />
7. Profi li etico-deontologici dell’intervento<br />
psicologico<br />
Guardando al panorama della psicologia, oggi,<br />
sarebbe forse più appropriato parlare <strong>di</strong> psicologie,<br />
poiché esistono innumerevoli campi applicativi e<br />
in<strong>di</strong>rizzi e, all’interno <strong>di</strong> questi, para<strong>di</strong>gmi teorici e<br />
correnti <strong>di</strong> pensiero che fanno della nostra materia<br />
una realtà estremamente composita, tanto da poter<br />
arrivare a teorizzare l’esistenza <strong>di</strong> un approccio per<br />
ogni psicologo, perché mai due professionisti, seppur<br />
formatisi nella stessa scuola, avranno mo<strong>di</strong> identici<br />
<strong>di</strong> concepire, valutare e intervenire su una medesima<br />
situazione. Di fronte alla vastità <strong>di</strong> teorie e meto<strong>di</strong><br />
occorre trovare e proteggere un senso con<strong>di</strong>viso,<br />
un’identità comune, che in<strong>di</strong>vidui le specifi cità della<br />
fi gura <strong>dello</strong> psicologo e raccor<strong>di</strong> le <strong>di</strong>verse forme<br />
applicative del suo sapere. Questa “casa comune”<br />
potrebbe essere fornita, meglio che dal para<strong>di</strong>gma teorico-metodologico,<br />
proprio dall’etica professionale<br />
intesa come ethos, ossia come luogo in cui si identifi<br />
cano i valori e i signifi cati che strutturano l’identità<br />
professionale <strong>dello</strong> psicologo e che qualifi cano<br />
il contributo specifi co che può apportare alla società.<br />
Le acquisizioni epistemologiche più recenti <strong>di</strong>mostrano<br />
l’esistenza <strong>di</strong> un’interazione tra fatti e va-