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La capacità negativa dello psicoterapista di gruppo

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associato essenzialmente alla componente straniera<br />

dell’utenza. Tuttavia, se si considera come specifi co<br />

in<strong>di</strong>catore il numero <strong>di</strong> presenze me<strong>di</strong>e giornaliere<br />

in IPM dal 2006 (anno d’introduzione della L. 31<br />

luglio 2006, n. 241 - Concessione d’Indulto) al 2009,<br />

si passa da un valore <strong>di</strong> 418 unità me<strong>di</strong>e giornaliere a<br />

503 minori. Quin<strong>di</strong> un incremento che vede la quota<br />

<strong>di</strong> minori italiani come più ampia. Nel 2009, infatti,<br />

il 43% dei minori ristretti era rappresentato da stranieri<br />

(523 minori su 1.222), con una presenza me<strong>di</strong>a<br />

giornaliera in IPM del 41% ed una prevalenza <strong>di</strong> Rumeni<br />

(26%), Marocchini (21%), Serbi-Montenegrini<br />

(13%), Tunisini (7%).<br />

Possiamo quin<strong>di</strong> sostenere che i minori stranieri<br />

rappresentano comunque una consistente quota del<br />

totale dei minori devianti che popolano le carceri.<br />

Tale aspetto può essere riconducibile al fatto che i<br />

minori immigrati, specialmente quelli “non accompagnati”,<br />

proprio a causa <strong>di</strong> tale con<strong>di</strong>zione, rappresentano<br />

una categoria <strong>di</strong> soggetti con forte esposizione<br />

al rischio <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> tutela ovvero <strong>di</strong> caduta<br />

in condotte devianti. Nel caso <strong>di</strong> minori nati in Italia,<br />

<strong>di</strong>scendenti della prima generazione <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni immigrati,<br />

la caduta in carriere devianti può rappresentare<br />

una sorta <strong>di</strong> “nuova” forma <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio giovanile,<br />

interpretabile come esito del fallimento del processo<br />

d’integrazione iniziato dai genitori.<br />

Come spiegano utilmente Mastropasqua, Pagliaroli,<br />

e Totaro (2008) la criminalità degli immigrati,<br />

intesa come fatto sociale, come evento relazionale<br />

30<br />

Graf. 4:<br />

Composizione percentuale delle uscite con misura cautelare<br />

secondo la tipologia <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento<br />

Psicologia Forense<br />

e fenomeno collettivo, sarebbe<br />

anche in<strong>di</strong>ssolubilmente legata<br />

all’insieme <strong>di</strong> procedure e meto<strong>di</strong><br />

utili a riconoscerla, descriverla<br />

e spiegarla, alle procedure<br />

d’indagine della polizia, alle<br />

regole utilizzate dai Giu<strong>di</strong>ci,<br />

Pubblici Ministeri ed Avvocati<br />

per valutare i proce<strong>di</strong>menti giu<strong>di</strong>ziari,<br />

alle tecniche <strong>di</strong> analisi<br />

sociologica, ai pregiu<strong>di</strong>zi sociali,<br />

ai rapporti <strong>di</strong> potere tra<br />

le parti sociali, alla razionalità<br />

economica. Nell’esaminare i<br />

rapporti tra devianza ed immigrazione<br />

gli stessi autori ritengono<br />

opportuno considerare<br />

sia l’eventualità che per alcuni<br />

migranti il percorso migratorio<br />

stesso sia fi nalizzato al compimento<br />

<strong>di</strong> reati, sia le possibili<br />

ricadute dell’evento migratorio<br />

sull’esposizione dei migranti al rischio <strong>di</strong> coinvolgimento<br />

nella devianza (come autori e/o come vittime<br />

<strong>di</strong> atti illeciti), sia i processi <strong>di</strong> esclusione che possono<br />

talvolta contribuire alla costruzione <strong>di</strong> nuove<br />

fi gure devianti, ad esempio trasformando in “devianza”<br />

la “<strong>di</strong>versità” <strong>di</strong> cui alcune categorie <strong>di</strong> migranti<br />

possono essere portatori (<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> usi e costumi,<br />

<strong>di</strong> valori, <strong>di</strong> tratti somatici o, più semplicemente, <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zione economica e <strong>di</strong> accesso alle possibilità <strong>di</strong><br />

riscatto sociale).<br />

I minori extracomunitari che hanno commesso<br />

reati hanno necessità <strong>di</strong> un percorso trattamentale<br />

che connetta dentro <strong>di</strong> loro identità e memoria, prestando<br />

particolare attenzione al loro modo <strong>di</strong> raccontarsi<br />

ed ai registri comunicativi usati. Sono minori<br />

impegnati ad affrontare <strong>di</strong>versi stress: quello della<br />

carcerazione, dell’elaborazione e del ripensamento<br />

del reato commesso. Spesso sono in “transito migratorio”<br />

e quin<strong>di</strong> coinvolti in uno sforzo <strong>di</strong> memoria<br />

in<strong>di</strong>viduale che ha <strong>di</strong>versi vertici: ricostruzione del<br />

passato ma collocazione in nuove gruppalità interne<br />

ed esterne (Nathan, 1990; Raison, 1978).<br />

<strong>La</strong> migrazione è, in un certo senso, una vera e<br />

propria esperienza <strong>di</strong> rinascita con il rischio della<br />

<strong>di</strong>ffi coltà ed impossibilità <strong>di</strong> ri-affi liarsi al nuovo<br />

universo culturale in cui si è immersi. Tutto ciò potrebbe<br />

comportare una ferita all’involucro psichico<br />

del minore, <strong>di</strong> cui bisogna tenere debito conto nel<br />

trattamento criminologico. E’ un doppio transito:<br />

sono minori, adolescenti, sono migranti mentre sono

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