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Num. 37 - Febbraio 2010 - Infodiabetes.it

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DIABETES CARE, MAY 2009<br />

scuna delle arterie crurali (8.20 [1.35–49.6],<br />

P= 0.022), della dialisi (4.7 [1.9–11.7], P =<br />

0.001) e delle infezioni (2.1 [1.3–3.6], P =<br />

0.004). L’analisi mostra che un alto valore<br />

di TcPO 2 dopo il trattamento ha un effetto<br />

protettivo (0.8 [0.74–0.87], P < 0.001).<br />

Restenosi post PTA<br />

Successivamente all’intervento di PTA,<br />

vi era un totale di 127 casi di restenosi cliniche<br />

in 94 pazienti (incidenza annua:<br />

6.4%). La restenosi era diagnosticata in 100<br />

dei soggetti inser<strong>it</strong>i nello studio sulla base<br />

della mancata guarigione, in presenza o assenza<br />

di dolore ed in 27 soggetti per nuovo<br />

insorgere del dolore a riposo senza una lesione<br />

al piede. L’arto ischemico veniva rivascolarizzato<br />

ancora una volta in 81 pazienti;<br />

72 pazienti venivano sottoposti ad<br />

un ulteriore intervento di PTA e 9 a BPG.<br />

Questi interventi non erano effettuabili nei<br />

13 pazienti rimanenti; era dunque necessaria<br />

un’amputazione maggiore. In segu<strong>it</strong>o al<br />

secondo intervento di PTA, in 29 pazienti<br />

era necessario un ulteriore intervento per<br />

diastasi della fer<strong>it</strong>a chirurgica.<br />

BPG non riusc<strong>it</strong>o<br />

Il numero totale di interventi di BPG<br />

non riusc<strong>it</strong>i ammontava a 36 (incidenza annua:<br />

8.8%). In 15 di questi si effettuava un<br />

ulteriore intervento di PTA o BPG. In 21<br />

pazienti non in grado di sostenere un’ulteriore<br />

rivascolarizzazione dopo PTA o BPG<br />

era necessaria un’amputazione maggiore.<br />

In tutti i suddetti 21 pazienti l’amputazione<br />

maggiore veniva effettuata per il nuovo<br />

insorgere di dolore ischemico a riposo, in<br />

presenza o assenza di ulcere. Dopo la ricanalizzazione<br />

dell’innesto in 2 pazienti era<br />

necessario un ulteriore intervento per diastasi<br />

della fer<strong>it</strong>a chirurgica.<br />

Ricorrenza di ulcere<br />

In totale 71 pazienti venivano nuovamente<br />

ricoverati presso il nostro ospedale<br />

per la insorgenza di nuova ulcera senza<br />

evidenza di CLI (incidenza annua: 4.3%).<br />

Secondo la scala di Wagner, queste ulcere<br />

erano di grado 1 in 57 pazienti, 2 in 11 pazienti<br />

e 4 in 3 pazienti. Tutte le lesioni guarivano<br />

senza bisogno di una amputazione<br />

maggiore; per 7 pazienti si rendeva necessaria<br />

l’amputazione delle d<strong>it</strong>a dei piedi e<br />

per 64 pazienti non erano necessarie amputazioni<br />

minori. Non si osservavano ulcere<br />

ricorrenti nei pazienti che avevano restenosi<br />

post-PTA o interventi di BPG non riusc<strong>it</strong>i<br />

durante il follow-up.<br />

Incidenza di CLI e amputazione dell’arto<br />

controlaterale<br />

La CLI nell’arto controlaterale si osservava<br />

in 225 (40.6%) pazienti (incidenza annua:<br />

14,76%). Un’amputazione maggiore<br />

nell’arto controlaterale è stata effettuata su<br />

15 (6.7%) pazienti. La frequenza delle am-<br />

14<br />

Tabella 2 – Cause di decesso nella popolazione<br />

studiata (n = 554)<br />

Causa di decesso<br />

n 276<br />

Malattia cardiaca 179 (64.9)<br />

Ictus 35 (12.7)<br />

Cancro 28 (10.1)<br />

Embolia polmonare 4 (1.4)<br />

Aneurisma 2 (0.7)<br />

Insufficienza renale 6 (2.2)<br />

Malattie gastroenteriche 4 (1.4)<br />

Cirrosi 5 (1.8)<br />

Polmon<strong>it</strong>e 4 (1.4)<br />

Deperimento senile 7 (2.5)<br />

Shock settico 1 (0.4)<br />

Suicidio 1 (0.4)<br />

I dati sono n. (%).<br />

putazioni era significativamente più bassa<br />

per l’arto controlaterale rispetto all’arto<br />

originariamente affetto da CLI (_ 2 = 7.3, P<br />

= 0.007).<br />

Sopravvivenza<br />

I pazienti deceduti ammontavano a<br />

276 (49.8%), 4 a 30 giorni e 272 durante il<br />

follow-up, con un’incidenza annua del<br />

12.53%. Nella Tabella 2 sono riportate le<br />

cause del decesso.<br />

L’incidenza annuale dei decessi non<br />

differiva tra i pazienti che erano stati sottoposti<br />

a PTA (n = 202; 48.9%) e quelli sottoposti<br />

a BPG (n = 51, 44.7%; _ 2 0.74, P =<br />

0.391). La Figura 1 riporta le stime di amputazione<br />

e sopravvivenza calcolate col<br />

metodo Kaplan-Meier per i pazienti sottoposti<br />

a PTA, BPG, o non rivascolarizzati.<br />

La malattia cardiaca era la principale causa<br />

di decesso, con un’incidenza annua<br />

dell‘8.1%. La malattia cardiaca era dovuta<br />

a infarto acuto del miocardio in 89 (49.7%),<br />

collasso cardiaco in 72 (40.0%), e morte improvvisa<br />

in 18 (10.1%) pazienti.<br />

L’analisi multivariata delle variabili che<br />

risultavano associate nell’analisi univariata<br />

ha confermato i ruoli indipendenti di età<br />

(hazard ratio 1.05 per 1 anno, P < 0.001,<br />

95% CI 1.03–1.07), rivascolarizzazione periferica<br />

non effettuabile (3.06, P < 0.005,<br />

1.40–6.70), dialisi (3.00, P < 0.001, 1.63–5.53)<br />

e anamnesi di malattia cardiaca (1.<strong>37</strong>,<br />

1.05–1.79). Nei pazienti con anamnesi di<br />

malattia cardiaca la frazione di eiezione<br />

compromessa era indipendentemente associata<br />

al decesso (1.08 per un punto percentuale,<br />

P < 0.001, 1.05–1.09).<br />

CONCLUSIONI<br />

La PAD è una complicanze del diabete<br />

sottostimata (12). La CLI è una complicanza<br />

ancora più sottostimata (13,14). Per i pazienti<br />

diabetici l’insorgenza della CLI costi-<br />

tuisce un evento drammatico; il rischio di<br />

amputazioni maggiori e di decesso è notevole.<br />

Un’adeguata gestione della CLI potrebbe<br />

migliorare le cose. Rispetto ai dati<br />

riportati in letteratura, la frequenza delle<br />

amputazioni maggiori era decisamente minore<br />

nei nostri pazienti rivascolarizzati, sia<br />

nelle fasi iniziale che durante il follow-up<br />

(15). Ciò è molto probabilmente dovuto alla<br />

capac<strong>it</strong>à del nostro centro di cura del<br />

piede di eseguire tecniche di rivascolarizzazione<br />

sia endoluminali che chirurgiche e<br />

di applicarle su > 95% dei pazienti. La frequenza<br />

delle amputazioni era notevolmente<br />

più bassa nei pazienti rivascolarizzati rispetto<br />

a quelli che non potevano essere<br />

sottoposti a rivascolarizzazione (16). Inoltre,<br />

la frequenza delle amputazioni sarebbe<br />

stata certamente più alta se in quest’ultimo<br />

gruppo di pazienti non vi fosse stata una<br />

elevata mortal<strong>it</strong>à. Nonostante i livelli ottimali<br />

di rivascolarizzazione del nostro centro,<br />

è ancora necessario diminuire la frequenza<br />

delle amputazioni maggiori. È anche<br />

necessaria un’eccellente capac<strong>it</strong>à diagnostica<br />

e un programma adeguato per la<br />

gestione delle ulcere dopo la rivascolarizzazione<br />

(17).<br />

Nella recente letteratura, particolarmente<br />

nell’ultima relazione Cochrane, è<br />

stato evidenziato che le rivascolarizzazione<br />

chirurgiche ed endoluminali avevano es<strong>it</strong>i<br />

simili in termini di mortal<strong>it</strong>à e amputazioni<br />

maggiori (18,19). Anche noi abbiamo riscontrato<br />

frequenze simili per le amputazioni<br />

con le due procedure nella fase iniziale,<br />

ma durante il follow-up le amputazioni<br />

erano più frequenti del gruppo BPG<br />

rispetto al gruppo PTA. Tale differenza era<br />

evidenziata dalle curve di Kaplan-Meier<br />

nella fase finale del follow-up. Al momento<br />

dell’inserimento nello studio, tra i due<br />

gruppi l’unico parametro significativamente<br />

diverso era il livello di TcPO 2 . Nel<br />

nostro protocollo, tuttavia, l’intervento di<br />

BPG veniva effettuato soltanto quando la<br />

PTA era impossibile; è stata quindi effettuata<br />

una selezione dei pazienti con arteriopatia<br />

più severa. Comunque, il messaggio<br />

più importante emerso da questo studio<br />

riguardo al trattamento dei pazienti<br />

diabetici con CLI era nell’enorme differenza<br />

nel numero di amputazioni tra i pazienti<br />

rivascolarizzati e non; tale differenza era<br />

evidente sia nella fase iniziale che durante<br />

tutto il follow-up. Si è dunque riscontrato<br />

che la riusc<strong>it</strong>a di una rivascolarizzazione<br />

era più importante della tipologia di rivascolarizzazione<br />

adottata.<br />

Un nuovo ricovero si verificava frequentemente,<br />

a causa di un fallimento tardivo<br />

della rivascolarizzazione (per restenosi<br />

post-PTA o per BPG non riusc<strong>it</strong>o). Abbiamo<br />

riscontrato che la terapia antipiastrinica<br />

giocava un ruolo importante sia nella<br />

restenosi post PTA che nel BPG non riusc<strong>it</strong>o<br />

(abbiamo cioè osservato che spesso ai<br />

pazienti erano state prescr<strong>it</strong>te dosi di ticlo-<br />

DIABETES CARE ED. ITALIANA - NUMERO <strong>37</strong> - GENNAIO <strong>2010</strong>

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