Num. 37 - Febbraio 2010 - Infodiabetes.it
Num. 37 - Febbraio 2010 - Infodiabetes.it
Num. 37 - Febbraio 2010 - Infodiabetes.it
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
DIABETES CARE, JUNE 2009<br />
Documento di consenso dell’American<br />
Association of Clinical Endocrinologists e<br />
dell’American Diabetes Association sul<br />
controllo glicemico nei pazienti ricoverati<br />
ETIE S. MOGHISSI, MD, FACP, FACE 1 IRL B. HIRSCH, MD 6<br />
MARY T. KORYTKOWSKI, MD 2 SILVIO E. INZUCCHI, MD 7<br />
MONICA DINARDO, MSN, CRNP, CDE 3 FARAMARZ ISMAIL-BEIGI, MD, PHD 8<br />
DANIEL EINHORN, MD, FACP, FACE 4 M. SUE KIRKMAN, MD 9<br />
RICHARD HELLMAN, MD, FACP, FACE 5 GUILLERMO E. UMPIERREZ, MD, FACP, FACE 10<br />
Rispetto ai soggetti non diabetici, per i<br />
diabetici vi è una maggiore probabil<strong>it</strong>à<br />
di ricovero in ospedale, e tale ricovero<br />
sarà mediamente più lungo. Da<br />
una recente indagine negli USA è risultato<br />
che il 22% del totale dei giorni di degenza<br />
negli ospedali viene trascorso da<br />
pazienti diabetici, e che i costi delle cure<br />
ospedaliere corrispondono alla metà dei<br />
174 miliardi di dollari USA spesi in questo<br />
paese per questa malattia (1). Ciò è in<br />
parte dovuto alla continua espansione a<br />
livello mondiale del diabete di tipo 2.<br />
Nei soli Usa vi sono ~1.6 milioni di nuovi<br />
casi di diabete ogni anno, con una prevalenza<br />
complessiva di 23.6 milioni di<br />
soggetti (7.8% della popolazione, con un<br />
quarto dei casi non diagnosticati). Vi sono<br />
inoltre 57 milioni di americani adulti<br />
ad alto rischio di diabete di tipo 2 (2).<br />
Sebbene non si conoscano i costi relativi<br />
all’iperglicemia da stress collegata alla<br />
malattia, è probabile che siano alti, considerata<br />
la scarsa prognosi per questi pazienti<br />
(3-6).<br />
È obiettivamente evidente che vi è un<br />
collegamento tra i livelli di iperglicemia<br />
dei pazienti ricoverati (diabetici o non<br />
diabetici) e gli es<strong>it</strong>i clinici. Da alcuni stu-<br />
1 Department of Medicine, Univers<strong>it</strong>y of California, Los Angeles, Los Angeles, California; 2 Department<br />
of Medicine, Division of Endocrinology and Metabolism, Univers<strong>it</strong>y of P<strong>it</strong>tsburgh, P<strong>it</strong>tsburgh,<br />
Pennsylvania; 3 Division of Endocrinology and Metabolism, Veterans Affairs P<strong>it</strong>tsburgh Health Center<br />
and Univers<strong>it</strong>y of P<strong>it</strong>tsburgh School of Nursing, P<strong>it</strong>tsburgh, Pennsylvania; 4 Scripps Wh<strong>it</strong>tier Diabetes<br />
Inst<strong>it</strong>ute, La Jolla, California, Univers<strong>it</strong>y of California San Diego School of Medicine, San Diego,<br />
California, and Diabetes and Endocrine Associates, La Jolla, California; 5 Department of Medicine,<br />
Univers<strong>it</strong>y of Missouri-Kansas C<strong>it</strong>y School of Medicine, and Hellman and Rosen Endocrine Associates,<br />
North Kansas C<strong>it</strong>y, Missouri; 6 Department of Medicine, Univers<strong>it</strong>y of Washington School<br />
of Medicine, Seattle, Washington; 7 Department of Medicine, Section of Endocrinology, Yale Univers<strong>it</strong>y<br />
School of Medicine, and the Yale Diabetes Center, Yale-New Haven Hosp<strong>it</strong>al, New Haven, Connecticut;<br />
8 Department of Medicine, Physiology and Biophysics, Division of Clinical and Molecular<br />
Endocrinology, Case Western Reserve Univers<strong>it</strong>y, Cleveland, Ohio; 9 Clinical Affairs, American Diabetes<br />
Association, Alexandria, Virginia, 10 Department of Medicine/Endocrinology, Emory Univers<strong>it</strong>y,<br />
Atlanta, Georgia. Corresponding author: Dr. Etie S. Moghissi, emoghissi@pol.net.<br />
22<br />
di di coorte, così come in alcuni trial controllati<br />
randomizzati (RCTs), si è osservato<br />
che il trattamento intensivo dell’iperglicemia<br />
migliora gli es<strong>it</strong>i clinici (5-8).<br />
Nel 2004 tale evidenza ha portato l’American<br />
College of Endocrinology (ACE) e<br />
l’American Association of Clinical Endocrinologists<br />
(AACE), in collaborazione<br />
con l’American Diabetes Association<br />
(ADA) ed altre organizzazioni mediche,<br />
a effettuare la stesura di una serie di raccomandazioni<br />
per il trattamento dell’iperglicemia<br />
nei pazienti ricoverati (9).<br />
Nel 2005, l’ADA ha aggiunto alle proprie<br />
linee guida (Standards of Medical Care)<br />
(10) una serie di raccomandazioni per il<br />
trattamento dell’iperglicemia nei luoghi<br />
di cura. Le raccomandazioni dell’ACE e<br />
dell’ADA normalmente sostenevano un<br />
rigido controllo glicemico nelle un<strong>it</strong>à ded<strong>it</strong>e<br />
alla cura dei pazienti in condizioni<br />
cr<strong>it</strong>iche. Per i pazienti nei reparti chirurgici<br />
o di medicina generale, ove non vi<br />
era evidenza data dagli RCT riguardo ai<br />
target del trattamento, si indicavano<br />
obiettivi glicemici simili a quelli consigliati<br />
per i pazienti ambulatoriali (9,10).<br />
Nel 2006 l’ACE e l’ADA hanno sottolineato<br />
l’importanza del controllo glicemi-<br />
co nei pazienti ricoverati, individuando<br />
numerose barriere alla sua implementazione<br />
negli ospedali (11). Ciò ha contribu<strong>it</strong>o<br />
alla creazione di un movimento nazionale<br />
in continua espansione, per il<br />
quale la gestione dei livelli di iperglicemia<br />
dei pazienti ricoverati cost<strong>it</strong>uisce un<br />
fattore di qual<strong>it</strong>à della cura.<br />
Sebbene l’iperglicemia sia associata<br />
ad eventi indesiderati, gli interventi effettuati<br />
per normalizzare i livelli glicemici<br />
non hanno dato risultati consistenti.<br />
Infatti i trial recentemente effettuati su<br />
pazienti in condizioni cr<strong>it</strong>iche non hanno<br />
portato a un significativo miglioramento<br />
dei livelli di mortal<strong>it</strong>à con un controllo<br />
glicemico intensivo (12,13), mostrando<br />
addir<strong>it</strong>tura un rischio aumentato di mortal<strong>it</strong>à<br />
(14). I suddetti recenti RCT, inoltre,<br />
hanno avuto come conseguenza un aumento<br />
del rischio di ipoglicemia severa<br />
(12-17). Questi risultati hanno creato ulteriore<br />
incertezza riguardo ai target glicemici<br />
specifici per i pazienti in condizioni<br />
cr<strong>it</strong>iche e non, ed alle modal<strong>it</strong>à per raggiungerli.<br />
Considerando l’importanza del controllo<br />
glicemico nel continuum dell’assistenza<br />
medica, l’AACE e l’ADA si sono<br />
un<strong>it</strong>e per elaborare questo documento di<br />
consenso aggiornato sulla gestione dei livelli<br />
glicemici dei pazienti ricoverati. Gli<br />
obiettivi principali erano di identificare<br />
ragionevoli, raggiungibili e sicuri target<br />
glicemici e descrivere protocolli, procedure<br />
e i miglioramenti da apportare ai sistemi,<br />
onde facil<strong>it</strong>arne l’implementazione.<br />
Questo documento è indirizzato ai<br />
medici, ai loro collaboratori, agli amministratori<br />
degli ospedali e a tutti coloro<br />
che si impegnano a migliorare la gestione<br />
dei livelli di iperglicemia dei pazienti<br />
ricoverati presso i luoghi di cura. I partecipanti<br />
alla stesura di questo consenso<br />
hanno preso in esame la recente letteratura<br />
ed hanno formulato le seguenti domande:<br />
1. Migliorare il controllo glicemico migliora<br />
gli es<strong>it</strong>i clinici dei pazienti con<br />
iperglicemia?<br />
2. Quali target glicemici si possono raccomandare<br />
per le diverse popolazioni<br />
di pazienti?<br />
3. Quali sono le opzioni di trattamento<br />
DIABETES CARE ED. ITALIANA - NUMERO <strong>37</strong> - GENNAIO <strong>2010</strong>