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Num. 37 - Febbraio 2010 - Infodiabetes.it

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DIABETES CARE, JULY 2009<br />

saggi di insulina diminuiscono la concentrazione<br />

di glicemia plasmatica di<br />

50–75 mg · dl –1 · h –1 . Se la glicemia plasmatica<br />

non diminuirà entro la prima ora<br />

di 50–75 mg dal valore iniziale, la dose di<br />

insulina andrà aumentata ogni ora finché<br />

non si raggiungerà una stabile diminuzione<br />

dei livelli glicemici (Fig. 2). Quando<br />

il glucosio plasmatico raggiungerà<br />

200 mg/dl in DKA or 300 mg/dl in HHS,<br />

si potrà diminuire la dose somministrata<br />

a 0.02– 0.05 un<strong>it</strong>à · kg –1 · h –1 , fase in cui si<br />

potrà aggiungere il destrosio alla soluzione<br />

infusa (Fig. 2). Dopo tale fase, potrà<br />

essere necessario aggiustare la quant<strong>it</strong>à<br />

di insulina somministrata o la concentrazione<br />

di destrosio per mantenere i<br />

valori glicemici fra 150 e 200 mg/dl nella<br />

DKA o 250 e 300 mg/dl nella HHS, fino<br />

alla risoluzione dell’evento.<br />

Si è osservato che il trattamento con<br />

analoghi dell’insulina ad azione rapida<br />

per via sottocutanea (lispro e aspart) rappresenta<br />

un’efficace alternativa all’uso di<br />

insulina regolare per via endovenosa nel<br />

trattamento della DKA. Si è riscontrato<br />

che il trattamento di pazienti con DKA<br />

lieve e moderata con analoghi dell’insulina<br />

ad azione rapida per via sottocutanea<br />

ogni 1 o 2 h in un<strong>it</strong>à di cura non intensive<br />

(ICU) è sicuro ed efficace quanto il<br />

trattamento con insulina regolare per via<br />

endovenosa nella ICU (60,61). La veloc<strong>it</strong>à<br />

di riduzione della concentrazione di glucosio<br />

plasmatico e la durata media del<br />

trattamento fino alla correzione della<br />

chetoacidosi risultavano simili nei pazienti<br />

trattati con analoghi dell’insulina<br />

per via sottocutanea ogni 1 o 2 h o con<br />

insulina regolare per via endovenosa.<br />

Finché, tuttavia, questi studi non verranno<br />

confermati al di fuori dell’amb<strong>it</strong>o della<br />

ricerca, nelle ICU i pazienti con DKA<br />

severa, ipotensione, anasarca, o altre gravi<br />

malattie in fase cr<strong>it</strong>ica dovrebbero essere<br />

trattati con insulina regolare per via<br />

endovenosa.<br />

Potassio<br />

Nonostante la deplezione del potassio<br />

corporeo, l’iperkalemia da lieve a moderata<br />

è comune nei pazienti soggetti a<br />

crisi iperglicemiche. Terapia insulinica,<br />

correzione dell’acidosi ed espansione del<br />

volume diminuiscono la concentrazione<br />

di potassio sierico. Per prevenire l’ipokalemia,<br />

la reintegrazione di potassio viene<br />

iniziata dopo che i livelli sierici scendono<br />

al di sotto del valore superiore del range<br />

di normal<strong>it</strong>à del laboratorio (5.0–5.2<br />

mEq/l). L’obiettivo del trattamento è di<br />

mantenere i livelli di potassio sierico entro<br />

il normale range di 4–5 mEq/l. In genere,<br />

20–30 mEq di potassio per ogni l<strong>it</strong>ro<br />

di soluzione da somministrare sono<br />

sufficienti per mantenere una concentrazione<br />

di potassio sierico entro il normale<br />

54<br />

range. Raramente i pazienti affetti da<br />

DKA presentano livelli significativi di<br />

ipokalemia. In tali casi, la reintegrazione<br />

di potassio dovrebbe essere esegu<strong>it</strong>a assieme<br />

alla terapia idratante, e il trattamento<br />

con insulina dovrebbe essere posticipato<br />

finché la concentrazione di potassio<br />

non sarà riportata a >3.3 mEq/l,<br />

onde ev<strong>it</strong>are ar<strong>it</strong>mie potenzialmente fatali<br />

e insufficienza dei muscoli respiratori<br />

(4,13).<br />

Terapia con bicarbonati<br />

L’utilizzo di bicarbonati nella DKA è<br />

oggetto di discussione (62) poiché la<br />

maggior parte degli esperti r<strong>it</strong>engono<br />

che, durante il trattamento, con la diminuzione<br />

dei corpi chetonici i livelli di bicarbonati<br />

torneranno adeguati, tranne<br />

che nei pazienti con acidosi più severa.<br />

Una severa acidosi metabolica può essere<br />

causa di compromessa contrattil<strong>it</strong>à del<br />

miocardio, vasodilatazione cerebrale e<br />

coma, oltre a complicanze gastrointestinali<br />

(63). Uno studio prospettico randomizzato<br />

effettuato su 21 pazienti non è<br />

riusc<strong>it</strong>o a dimostrare variazioni né benefiche<br />

né negative riguardo a morbid<strong>it</strong>à o<br />

mortal<strong>it</strong>à a segu<strong>it</strong>o della terapia a base di<br />

bicarbonati, in pazienti affetti da DKA<br />

con un valore di pH arterioso al momento<br />

del ricovero tra 6.9 e 7.1 (64). Nove<br />

piccoli studi effettuati su un totale di 434<br />

pazienti con chetoacidosi diabetica (217<br />

pazienti trattati con bicarbonato,178 senza<br />

[(62)]) sostengono che la terapia con<br />

bicarbonati nella DKA non apporta alcun<br />

miglioramento delle funzioni cardiache o<br />

neurologiche, né aumenta le possibil<strong>it</strong>à<br />

di guarigione di iperglicemia e chetoacidosi.<br />

Inoltre, sono stati riportati parecchi<br />

effetti negativi causati dalla terapia a base<br />

di bicarbonati, come rischio aumentato<br />

di ipokalemia, diminu<strong>it</strong>a cessione di<br />

ossigeno dei tessuti (65), edema cerebrale<br />

(65) e insorgenza di acidosi paradossa.<br />

Non è stato pubblicato alcuno studio<br />

prospettico randomizzato riguardante<br />

l’utilizzo di bicarbonati in pazienti con<br />

DKA con valori di pH

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