20.05.2013 Views

NOTIZIARIO DI MEDICINA NUCLEARE ED IMAGING ... - AIMN

NOTIZIARIO DI MEDICINA NUCLEARE ED IMAGING ... - AIMN

NOTIZIARIO DI MEDICINA NUCLEARE ED IMAGING ... - AIMN

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Un problema per la radioprotezione: la leucemia linfatica cronica Guido Galli, Giorgio Trenta<br />

un difetto nella riparazione di questi viene riconosciuto come causa determinante di<br />

mutazione oncogena. Ma lo stesso fenomeno è alla base della oncogenesi radio indotta<br />

perché le RI provocano DSB; come si può allora escludere che accanto ad una origine<br />

spontanea della CLL non ve ne possa essere anche una dovuta alle RI? Anzi, secondo<br />

alcuni talune peculiarità delle alterazioni cromosomiche (le traslocazioni, ad esempio,<br />

sono rare nella CLL e frequenti nelle altre neoplasie linfomatose) sembrerebbero indicare<br />

una maggior importanza di fattori ambientali, piuttosto che endogeni, nella loro<br />

origine (3, 22).<br />

Le cellule da cui origina la CLL sono anche caratterizzate da un deficit di apoptosi. In<br />

difetto di questo meccanismo di eliminazione spontanea, esse possono persistere vitali<br />

per anni e anni (dando luogo alla MDL?), finché mutazioni addizionali promuovono la<br />

trasformazione in neoplasia maligna. Ma l’apoptosi è anche un meccanismo protettivo<br />

verso le RI: la sua attivazione vale ad eliminare le cellule nelle quali la riparazione del<br />

DNA danneggiato dalle RI è risultata irreversibilmente difettosa. Un deficit di apoptosi<br />

potrebbe quindi favorire l’azione oncogena delle RI. Blaise et al (23) hanno osservato<br />

che in cellule di CLL irradiate con raggi gamma l’apoptosi non viene attivata e che ciò<br />

si accompagna ad un aumento delle aberrazioni cromosomiche. Ancora: in una non<br />

trascurabile (circa 20%) proporzione di cloni di CLL risulta mutato e inattivato il gene<br />

ATM, implicato nella riparazione dei DSB. È noto che una inattivazione di questo gene<br />

oncosoppressore è anche associata con una aumentata suscettibilità all’effetto carcinogeno<br />

delle radiazioni.<br />

Per maggiori dettagli sulla problematica dell’etiopatogenesi della CLL e del suo possibile<br />

rapporto con le RI si veda la sezione “Molecular basis of CLL” dello studio di<br />

Richardson e coll (3) oltre che l’ampia revisione di Linet et al. (24).<br />

Ovviamente tutto ciò che si è detto non è sufficiente a provare che le RI siano causa<br />

di CLL, ma contribuisce a rendere dubbia e sospetta la conclusione opposta, cioè che la<br />

CLL non sia radioinducibile.<br />

Passando ai lavori epidemiologici, per orientarci nel dedalo di quelli pubblicati conviene<br />

far riferimento al già più volte citato scritto di Richardson et al, del 2005, del quale<br />

raccomandiamo ancora la lettura (3). Il lettore può trovarvi un accurata revisione ed<br />

analisi dei lavori epidemiologici precedenti, tutti dai risultati incerti o negativi. Il che ci<br />

esime dal citarli qui e ci permette di limitare la nostra disamina ai lavori apparsi dopo il<br />

2005 e riguardanti casistiche d’ampia numerosità. Richardson si chiede, in discussione,<br />

come mai una “strong evidence that the somatic mutations that contribute to the genesis<br />

of CLL can be produced by ionising radiation” non trovi riscontro nel dato epidemiologico,<br />

a differenza di quel che avviene per le leucemie acute e la leucemia cronica mieloblastica.<br />

La risposta è interessante. Le forme acute e la mieloide cronica si basano su<br />

un aumento del tasso di mitosi, dovuto alla perdita del controllo cellulare sulla proliferazione<br />

delle cellule trasformate. Di conseguenza le cellule aumentano rapidamente nel<br />

midollo osseo e nel sangue e la leucemia si rende precocemente manifesta. Per contro,<br />

il progressivo accumulo delle cellule della CLL è dovuto non ad un aumento delle mitosi,<br />

ma ad un allungamento del periodo di vita dovuto a perdita di apoptosi. Di conseguenza<br />

l’accumulo è molto lento, nel giro di parecchi anni; la sintomatologia (debolezza,<br />

febbre, dispnea, aumento volumetrico dei linfonodi) lentamente progressiva, attenuata e<br />

sottovalutata; l’accertamento tardivo o mancante (vari Autori sottolineano che c’è un<br />

“under-reporting” della CLL). Non c’è da meravigliarsi della negatività dei lavori radioepidemiologici:<br />

non solo per la maggior parte di essi la numerosità campionaria è insufficiente,<br />

ma non si è applicato, per ciascun caso, un follow-up adeguato al lungo periodo<br />

di latenza e alla tardiva morbilità della malattia.<br />

<strong>AIMN</strong> - <strong>NOTIZIARIO</strong> ELETTRONICO <strong>DI</strong> ME<strong>DI</strong>CINA <strong>NUCLEARE</strong> <strong>ED</strong> <strong>IMAGING</strong> MOLECOLARE, ANNO VI, N 1-2, 2010<br />

17

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!