NOTIZIARIO DI MEDICINA NUCLEARE ED IMAGING ... - AIMN
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Un problema per la radioprotezione: la leucemia linfatica cronica Guido Galli, Giorgio Trenta<br />
ovviare a tali limitazioni. Merita di essere letto anche perché insegna molto su come<br />
deve essere condotto uno studio caso-controllo ben fatto. Quel che è emerso è un<br />
aumento di rischio per CLL con il crescere della dose (vedi Table III del lavoro), entro il<br />
range 1 – 100 mSv. Rischio relativo (misurato come Odds Ratio, OR) per esposizione a<br />
fotoni e tritio: per dosi 1-10 mGy, OR = 1,08; 10-50 mGy, OR = 1,68; 50-100 mGy, OR =<br />
2,57. Il tener conto anche dell’esposizione al plutonio non modifica sostanzialmente<br />
questi dati. L’ampiezza degli intervalli di confidenza rende non significativi i singoli<br />
risultati, ma la proporzionalità fra dose e rischio è indicativa per un effetto oncogeno<br />
delle RI. Curiosamente questo non è emerso per dosi superiori a 100 mGy: cosa per la<br />
quale gli autori propongono varie spiegazioni.<br />
Lo studio dedicato alla CLL con il più ampio campione è indubbiamente quello, apparso<br />
nel 2008, del gruppo internazionale che segue i lavoratori dell’industria nucleare in<br />
15 paesi (16). Su 295963 lavoratori (4,5 milioni PY) sono state osservate solo 65 morti<br />
per CLL. Non è emerso un aumento del rischio (RR = 0,85 con CI = 0,39-1,48). Peraltro<br />
gli autori stessi avvertono: «The study has little power due to low doses (dose media al<br />
midollo osseo: 15 mSv), short follow-up periods and uncertainties in CLL ascertainment<br />
from death certificates».<br />
Del 2008, infine, è il lavoro di Romanenko et al. (31), condotto sui “liquidatori” di<br />
Chernobyl identificati nel Chenobyl State Registry ucraino. Per tutte le leucemie raggruppate<br />
fu notata una linearità dose risposta con eccesso di rischio relativo (ERR) di 3,44<br />
per Gy, significativo con p < 0,01. Non sostanzialmente differente l’ERR delle leucemie<br />
linfatiche: 4,09 per la CLL e 2,73 per le leucemie non croniche. Al solito, in entrambi i<br />
casi l’ampiezza degli intervalli di confidenza non permette di considerare significativi i<br />
risultati, pur suggestivi per la radio induzione della CLL.<br />
Secondo Hamblin (32) i dati raccolti nei “clean-up workers” di Chernobyl possono far<br />
pensare che in essi si sia sviluppata una forma di CLL più aggressiva di quella consueta<br />
nei soggetti non irradiati.<br />
In conclusione: la revisione della letteratura che abbiamo effettuata non ci ha dato la<br />
certezza della radioinducibilità della CLL, ma ci ha lasciato una forte impressione che<br />
essa possa essere una realtà, come manifestazione tardiva post-irradiatoria, forse più<br />
probabile nel caso di radiazioni ad alto LET. Non pensiamo che maggior luce possa<br />
venire da una dilatazione dei campioni per aggregazione di casi ed anche una aggregazione<br />
per meta-analisi delle pubblicazioni sarebbe inutile, pur se ben condotta.<br />
Occorrerebbe infatti andare a verificare la documentazione di ogni caso delle varie casistiche,<br />
per verificare che esso possa essere ascritto a quell’entità patologica che nasce<br />
dalla fusione di CLL e SLL e che sia stato seguito con un follow-up di 15 o più anni, dopo<br />
un periodo di latenza almeno decennale. Un lavoro immane, probabilmente impossibile.<br />
Si deve piuttosto sperare che possano giungere nuove informazioni dalle ricerche radiobiologiche<br />
su modelli animali, come si è accennato.<br />
Nel frattempo pensiamo che, di fronte ad un dubbio fondato ed anche in omaggio al<br />
principio di precauzione, vada riconsiderata la posizione della CLL sia nella pratica protezionistica<br />
che per quanto riguarda gli aspetti medico-legali.<br />
Bibliografia<br />
1) http://www.istat.it/dati/catalogo/20051121_00/<br />
2) Silver SB, Hiratzka SL et al. Chronic lymphocytic leukemia radiogenicity: a systematic<br />
review Cancer Causes Control. 2007; 18: 1077-93<br />
3) Richardson DB, Wing S et al. Ionizing radiation and chronic lymphocytic leukemia Environ<br />
Health Perspect. 2005; 113: 1-5<br />
<strong>AIMN</strong> - <strong>NOTIZIARIO</strong> ELETTRONICO <strong>DI</strong> ME<strong>DI</strong>CINA <strong>NUCLEARE</strong> <strong>ED</strong> <strong>IMAGING</strong> MOLECOLARE, ANNO VI, N 1-2, 2010<br />
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