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rivistacosta4fonlineott - Samnitium

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24<br />

ROSALBA ANTONINI<br />

porta IL contenuto essenziale per la revisione giuridico-istituzionale attuata dalla TV (§§ 1.1.1.,<br />

1.1.2.), come insegnano testi comparabili (sotto).<br />

L’etimologia di ‘pio’ (vel. piho-, lat. pio-) e dell’azione fattitiva che ne deriva (‘espiare’) rimane<br />

del tutto incerta 81 , ma la valenza d’uso dell’italico si può comparare con quella del latino arcaico,<br />

dove pio- attiene alla sfera semantica ‘(giusta) vendetta’, ‘restauro (di un equilibrio)’, ‘rimedio’,<br />

‘purificazione’ 82 e correlata semantica. Richiamo «et piamenta, quibus utitur in expiando, alii purgamenta»<br />

(FESTO, p. 234, 1 L 2 ), «mors morte pianda est» (OVIDIO, met., VIII 483); l’attributo ‘pius’ di<br />

Aeneas sottende ‘il compimento dei doveri (verso dei e uomini)’, al pari di pes in apertura della<br />

‘laudatio’ di C. Anaes (Pg 10) ecc.<br />

Il piaculo è atto di riparazione di un’azione ‘empia’; la sequenza è automatica, sine scelere sine<br />

piaculo, impone la lex furfensis (10). Il piaculo consiste nel sacrificio cruento che è la pertinenza<br />

(bovid: Spoleto, Trevi, bim : Velletri; nella cerimonia piaculare di Gubbio «le vittime sono qualificate<br />

come PIHACLO» 83 ), tanto che TFu neppure ne esplica l’esecuzione e, in assenza di scelus (sine<br />

scelere), si limita a ordinare (10) sine piaculo che nella traduzione fattuale corrisponde al veliterno<br />

ferre pihom (§ 0.0.3.1.).<br />

Il sacrilegio comporta piaculo salvo eccezione, di norma prescritta in particolari condizioni<br />

debitamente puntualizzate (§ 1.1.3.). La normativa della TV non innova, dunque, nel regolamentare<br />

abusi e concessioni in materia sacra; cito CSp (1-10), honce loucum ne qus violatod neque<br />

exvehito neque exferto quod louci siet neque cedito nesei quo die res deina anua fiet; eod die quod rei dinai<br />

cau[s]a [f]iat sine dolo cedre [licetod]. In questa lex, dopo i divieti iniziali (ne … neque … neque), ovvii<br />

(tutela della ‘sacralità’ di un luco), si trova la clausola, eod die quod rei dinai cau[s]a [f]iat, che annulla<br />

neque cedito 84 e concede sine dolo cedre [licetod] - confronta sinossi al § 0.0.3.1.<br />

1.2.7. Ma cosa significa atahom (atahus) che, compiuto toticu couehriu sepu, è sottratto all’esaristro<br />

(ferom pihom)?<br />

Per indagare il significato di atahus, hapax di senso oscuro 85 , soccorre unicamente l’ambito in<br />

cui si attesta. atahus di lin. 1 (e lin. 3) concerne statom, e questo esclude d’intendere statom ‘cosa<br />

stabilita’, ‘legge’ 86 sulle orme di Rapino (1, totai maroucai lixs), ma non «perché altrimenti il divieto<br />

di ‘toccare’ mancherebbe di un riferimento chiaro» 87 . Di norma il testo si pone come HIC ed<br />

elabora l’oggetto del messaggio compresente, quindi senza menzione – cfr. lo stereotipo ‘(donum)<br />

dedit’, con ‘(donum)’ = l’oggetto non nominato (‘nome’), in quanto situato nella condizione del<br />

testo (HIC). Inoltre, la lingua giuridica si avvale volentieri di enunciati ellittici, con eventuali brachilogie<br />

integrabili dall’ambito situazionale («Si nox furtum factum sit, si im occisit, iure caesus esto»,<br />

predica una norma decemvirale, tab. VIII, 12, p. 482 W).<br />

Stando alla lettera del Bronzo veliterno e ammesso statom neutro (ma cfr. § 0.2.), deue declune<br />

statom rispetto alla lex successiva (B; § 0.0.3.1.) funziona come prescritto autonomo: nei tre<br />

punti incisi dopo statom il pendant (epi)grafico che isola visivamente la sezione di testo in incipit<br />

(cfr. Fig. 1a). Nondimeno, la marcatezza del segmento iniziale, mentre lo focalizza come ‘titolo’,<br />

non preclude di recuperarvi il termine che porta l’oggetto di atahus, statom (allora testualizzato<br />

come accusativo, neutro o no che sia stato-; § 0.2.). Diversamente da quanto accade altrove, per<br />

es., in hoce loucarid (Luceria), [h]once loucom (Trevi), aedem, ad eam aedem (Furfo), segonw aizniw

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