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L'ESPERIENZA GIURIDICA - Società Amici del Pensiero

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neppure di continuare a lasciarla ai professionisti <strong>del</strong> «pensiero» –,<br />

bensì di riappropriarla o riscattarla alla competenza personale. Così<br />

come si tratta di scoprire le psicopatologie come metafisiche<br />

patologiche. Tutto ciò è condensato nella scelta lessicale freudiana di<br />

«metapsicologia»: Freud avrebbe benissimo potuto scegliere la<br />

parola «metafisica», non fosse che questa era già occupata in una<br />

direzioni che a Freud potevano soltanto ripugnare. <br />

[37] Il pensiero investito per la trasformazione in materia prima destinata<br />

all'azione sopravveniente di un partner, è la freudiana libido.<br />

La dottrina freudiana <strong>del</strong> sogno è illuminante a questo riguardo: il<br />

pensiero elabora — premeditazione — le condizioni <strong>del</strong> moto<br />

soddisfacente in assenza di motricità. Il sonno ne risulta definito<br />

come moto in assenza di azione motoria. L'insonnia risulta definita<br />

come quella patologia in cui un Soggetto non divide il lavoro con<br />

l'universo <strong>del</strong>l'Altro: potremmo chiamarla la patologia di Atlante,<br />

che porta tutto il mondo su di sé. <br />

[38] Detto un po' rapidamente: i comandamenti biblici non sono comandi<br />

o imperativi. Dio si rifiuta per il suo stesso ben-essere — di giocare<br />

questa parte. <br />

[39] È lo stesso «determinista» Freud a parlare questa lingua. Limitiamoci<br />

a riproporre due conclusioni freudiane che abbiamo valorizzato più<br />

volte: «Bisogna riconoscere una nuova limitazione all'efficacia<br />

<strong>del</strong>l'analisi: la quale non ha certo il compito di rendere impossibili le<br />

reazioni morbose, ma piuttosto quello di creare per l'io <strong>del</strong> malato la<br />

libertà di optare per una soluzione o per l'altra» (L'io e l'es, OSF 9,<br />

512; GW XIII, 280).<br />

«Fintantoché seguiamo lo sviluppo <strong>del</strong> caso a ritroso, a partire dal<br />

suo esito finale, la catena degli eventi ci appare continua. Ma se<br />

percorriamo la via inversa, e partiamo dalle premesse a cui siamo<br />

risaliti mediante l'analisi, e se cerchiamo di seguirle fino al risultato,<br />

l'impressione di una concatenazione necessaria e non altrimenti<br />

determinabile viene completamente meno. Ci accorgiamo<br />

immediatamente che l'esito avrebbe potuto essere un altro. La<br />

conoscenza <strong>del</strong>le premesse non ci permette di prevedere la natura <strong>del</strong><br />

risultato» (Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile, OSF,<br />

9, 162; GW XII, 296). Alla teoria <strong>del</strong> determinismo psichico è qui<br />

posta la parola «fine».<br />

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