2012 | 2014 - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
2012 | 2014 - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
2012 | 2014 - Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
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Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico
<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong>, I.R.C.C.S., Roma<br />
Direzione Staff di Presidenza<br />
Piazza Sant’Onofrio 4 ı 00165 Roma<br />
telefono 06 6859 3157 ı 3026<br />
fax 06 6859 2244<br />
www.ospedalebambinogesu.it<br />
direzione.staffpresidenza@opbg.net<br />
Direttore responsabile Marina Iannucci<br />
Coordinamento redazione Daniela Collina, Serena Tiberi<br />
Progetto grafico e impaginazione Avenida<br />
Stampa CTS grafica srl
L’<br />
organizzazione ideale è come una corda<br />
formata dall’intreccio di tanti fili<br />
che rappresentano tutti i suoi componenti,<br />
con le loro capacità e le loro personalità.<br />
Tanto più intrecciati e robusti sono i fili<br />
che la costituiscono, tanto più la corda<br />
sarà capace di sostenere la crescita dell’organizzazione.<br />
Non così, invece, con il modello della catena,<br />
la cui forza e resistenza sono quelle dell’anello più debole.<br />
1 Convegno “Gestire la strategia in <strong>Ospedale</strong>”, <strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong>, Roma, 28 ottobre 2009.<br />
Stefano Zamagni 1
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
4<br />
introduzione<br />
Con il Piano strategico <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> intende muoversi<br />
su due direttrici: da una parte proseguire nel percorso intrapreso in questi anni per dare<br />
continuità al processo di cambiamento iniziato nel triennio precedente, dall’altra affrontare<br />
i nuovi scenari e ampliare i propri orizzonti in una prospettiva di costante evoluzione. Il<br />
documento si sviluppa lungo un percorso che, partendo dalla valutazione dei risultati del<br />
Piano strategico 2009-2011, analizza gli scenari (internazionale, nazionale e regionale) in<br />
cui l’<strong>Ospedale</strong> si trova ad operare, le prospettive future dell’offerta pediatrica, i bisogni<br />
emergenti e le caratteristiche necessarie per competere all’interno di nuovi contesti.<br />
Conseguentemente, nella Vision sono esplicitati gli orientamenti di fondo e viene tracciato<br />
l’impianto complessivo del Piano strategico. Rispetto all’impostazione del precedente Piano,<br />
che era focalizzato sull’attività sanitaria e sugli strumenti ad essa funzionali, il presente<br />
documento si pone un obiettivo più ampio, guardando oltre gli schemi e gli spazi definiti<br />
dal tradizionale ruolo di una struttura di cura e andando ad incidere su quegli ambiti<br />
che, pur non strettamente assistenziali, hanno un loro peso sul benessere del bambino<br />
e dell’adolescente. In questa nuova concezione, i confini dell’<strong>Ospedale</strong> diventano sempre<br />
meno marcati, sia in termini di contenuto dell’attività - che va oltre la cura della malattia,<br />
per affrontare anche le dinamiche di carattere socio-economico che incidono sulla salute<br />
psicofisica del bambino e dell’adolescente - sia in termini relazionali, perché l’<strong>Ospedale</strong> esce<br />
dai propri limiti strutturali per accrescere l’integrazione a livello internazionale, nazionale<br />
e regionale. Molto in questi anni è cambiato. Si è modificato il rapporto tra l’<strong>Ospedale</strong> e le<br />
famiglie dei pazienti pediatrici che, grazie alla maggiore quantità di informazioni disponibili,<br />
sono molto più partecipi, attente ed esigenti rispetto alla qualità delle prestazioni che<br />
vengono erogate. È mutata anche la funzione dell’<strong>Ospedale</strong> nel percorso di cura. Oggi più<br />
che mai, di fronte alle difficoltà economiche in cui versano i Governi nazionali e regionali,<br />
l’orientamento della programmazione sanitaria è rivolto alla differenziazione del ruolo e<br />
delle competenze che ogni struttura deve svolgere, al controllo dell’appropriatezza delle<br />
prestazioni erogate, alla razionalizzazione dei costi e alla promozione di tutte le iniziative<br />
necessarie per rispondere ai bisogni con ancora maggiore efficienza. La concentrazione<br />
delle attività e delle risorse, infine, è diventata una necessità per poter raggiungere la massa<br />
critica sufficiente ad ottenere benefici dalle economie di scala e di specializzazione. Nella<br />
consapevolezza che la vera eccellenza diventa un valore quando è condivisa e non appartiene<br />
solo a un singolo elemento, l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> intende assumere un<br />
ruolo guida all’interno di un sistema di relazioni e di integrazioni nei diversi scenari, per<br />
collocarsi come “gestore” di reti, allargando la prospettiva di riferimento e presidiando i<br />
settori, anche non sanitari, che influenzano la salute del bambino e dell’adolescente. Per<br />
il prossimo triennio, in definitiva, si vuole prestare attenzione a “come” piuttosto che a<br />
“quanto” deve essere fatto, ponendo come fondamento il mutamento culturale, nella piena<br />
consapevolezza che il successo della strategia dipenderà dall’impegno di tutti nel dare slancio<br />
al salto necessario a costruire una cultura che sia effettivamente motore dell’innovazione.<br />
Il Presidente<br />
Giuseppe Profiti
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
5
1<br />
Analisi<br />
e valutazione<br />
del Piano<br />
strategico<br />
2009-2011
1. Analisi e valutazione<br />
del Piano strategico 2009-2011<br />
Il triennio 2009-2011 è stato caratterizzato da importanti cambiamenti economici,<br />
organizzativi e gestionali che hanno contribuito a ridefinire il ruolo dell’<strong>Ospedale</strong><br />
<strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> all’interno del sistema di offerta di prestazioni sanitarie<br />
pediatriche in ambito regionale, nazionale e internazionale.<br />
L’inasprimento delle regole di appropriatezza attuato dalla Regione Lazio ha<br />
rappresentato uno dei fattori che hanno dato maggiore impulso a questo processo<br />
di cambiamento, richiedendo all’<strong>Ospedale</strong> uno sforzo nel recupero di margini di<br />
efficienza per ridurre la penalizzazione economica dovuta all’attività inappropriata.<br />
Tabella 1 | dati di attività dell’<strong>Ospedale</strong> nel triennio 2009-2011<br />
Classe<br />
di peso<br />
Ricoveri Ordinari<br />
per acuti<br />
Tipologia 2009 2010 2011<br />
Dimessi 29.977 23.285 24.449<br />
Peso Medio 0,88 1 1,03<br />
Degenza Media 5,74 6,26 6,37<br />
% Fuori regione 31,09 29,44 30,88<br />
Day Hospital Accessi 100.569 88.198 83.354<br />
Day Surgery Casi 4.902 5.548 5.496<br />
Ambulatorio Prestazioni 926.096 1.001.882 1.131.264<br />
Riabilitazione Giornate 10.636 12.794 13.489<br />
Pronto Soccorso Accessi 61.053 59.100 63.103<br />
Tabella 2 | dimissioni per acuti in regime ordinario per peso e provenienza del paziente<br />
triennio 2009/2011<br />
Lazio Italia - Fuori regione Stranieri Totale<br />
2009 2010 2011 2009 2010 2011 2009 2010 2011 2009 2010 2011<br />
2 1.039 1.097 1.235 635 802 862 51 51 63 1.725 1.950 2.160<br />
TOTALE 20.658 16.430 16.900 8.880 6.538 7.245 439 317 304 29.977 23.285 24.449<br />
L’<strong>Ospedale</strong> ha attuato una modifica dei regimi assistenziali, trasferendo parte<br />
dell’attività di ricovero in day hospital/day surgery e parte di quest’ultima in<br />
attività ambulatoriale. Si è verificato, quindi, un effetto sostituzione tra i casi<br />
con peso DRG inferiore a 1, che sono diminuiti di circa il 30%, e quelli con peso<br />
compreso fra 2 e 3 e maggiore di 3 che sono aumentati nella stessa misura.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
7
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
8<br />
1. Analisi e valutazione del Piano strategico 2009-2011<br />
Grafico 1 | composizione % della casistica per acuti in regime ordinario, per anno e classe di peso<br />
Sul fronte economico, la necessità di migliorare i margini di efficienza ha indotto<br />
l’<strong>Ospedale</strong> ad intervenire su più fronti per contenere, per quanto possibile, i costi2 attuando contemporaneamente una riconversione delle risorse a favore della ricerca<br />
e della tecnologia.<br />
Nel precedente Piano è stata introdotta la metodologia del Project Management per<br />
l’attuazione e il monitoraggio degli obiettivi strategici. Le attività pianificate per la<br />
realizzazione dei progetti sono state complessivamente conseguite, ancorchè i progetti<br />
stessi continueranno ad essere oggetto di sviluppo e perfezionamento.<br />
I maggiori risultati si sono ottenuti nello scenario nazionale in cui il Bambin <strong>Gesù</strong>,<br />
grazie ai vantaggi competitivi e alla massa critica di pazienti e prestazioni erogate,<br />
ha potuto rafforzare il proprio ruolo attraverso la sperimentazione del modello di<br />
rete strutturale, il potenziamento delle attività di alta specializzazione e lo sviluppo<br />
del Centro Trials.<br />
La sperimentazione del modello di rete strutturale ha preso corpo con la realizzazione<br />
della rete pediatrica nel centro-sud Italia, attraverso la costituzione di tre centri<br />
territoriali: in Sicilia con il Centro Cardiologico <strong>Pediatrico</strong> del Mediterraneo, rivolto<br />
specificamente al trattamento chirurgico delle patologie cardiache, in Molise per<br />
l’attività di bassa complessità e in Basilicata per l’attività di media complessità e la<br />
gestione della rete interaziendale di assistenza pediatrica (RIPED).<br />
2 Nel triennio il Bambin <strong>Gesù</strong> ha avviato un processo di analisi delle voci economiche caratterizzate da un trend incrementale<br />
non sempre correlato proporzionalmente all’andamento dell’attività, riuscendo a governare la spesa per farmaci, prima voce<br />
di costo su cui l’<strong>Ospedale</strong> ha deciso di concentrare l’attenzione.
1. Analisi e valutazione del Piano strategico 2009-2011<br />
L’obiettivo strategico di potenziamento dell’alta specializzazione ha trovato attuazione<br />
nel forte sviluppo dell’attività svolta in ambito oncoematologico, trapiantologico,<br />
cardiochirurgico e neurochirurgico.<br />
L’attività trapiantologica è complessivamente incrementata nel corso del triennio3 ,<br />
segno che l’<strong>Ospedale</strong> rappresenta un polo di attrazione nazionale in questo settore<br />
e deve continuare a investire nel suo sviluppo per consolidare ulteriormente la<br />
propria posizione.<br />
Tabella 3 | trapianti effettuati in <strong>Ospedale</strong> nel triennio 2009-201<br />
Tipologia 2009 2010 2011<br />
Rene 24 13 16<br />
Cuore 15 9 10<br />
Polmone 1 - 2<br />
Cuore/Polmone - - 1<br />
Fegato 15 16 15<br />
Intestino - 1 -<br />
Allotrapianto 16 82 96<br />
Autotrapianto 16 25 28<br />
Cornea 19 31 27<br />
Homograft 65 82 85<br />
Membrana amniotica 16 11 15<br />
TOTALE 187 270 295<br />
Dal 2009 al 2011 è complessivamente aumentata la quota di pazienti iscritti nelle<br />
liste trapianti dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> rispetto al complesso dei pazienti<br />
pediatrici iscritti nelle liste trapianti nazionali4 .<br />
Per quanto riguarda l’oncoematologia e la neurochirurgia, si è assistito ad un<br />
rilevante incremento dell’attività. Questo positivo riscontro ha, altresì, messo in<br />
evidenza la criticità legata alla mancanza di un servizio di radioterapia in <strong>Ospedale</strong>,<br />
che rende più difficoltosa la completa gestione del percorso di questi pazienti.<br />
Rilevanti miglioramenti dell’efficienza nei settori dell’emergenza e della neonatologia<br />
sono stati ottenuti tramite interventi strutturali e organizzativi, quali la realizzazione<br />
della struttura di Osservazione Breve Intensiva (OBI) e la riorganizzazione del<br />
Dipartimento di Neonatologia secondo la logica dell’intensità delle cure.<br />
Nel corso del triennio è stato istituito il Centro Trials per la sperimentazione<br />
dei farmaci non autorizzati in modo specifico per l’uso pediatrico (off label). Tale<br />
3 Pur tenendo conto dei vincoli derivanti dalla disponibilità di organi.<br />
4 La quota complessiva di pazienti in lista OPBG rispetto al numero dei pazienti pediatrici iscritti nelle liste nazionali è passata<br />
dal 23,5% del 2009 al 30,4% del I semestre 2011 (Fonte: Centro Nazionale Trapianti).<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
9
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
10<br />
1. Analisi e valutazione del Piano strategico 2009-2011<br />
Centro rappresenta un’infrastruttura centralizzata per la gestione unitaria e il<br />
coordinamento dei trials. L’attività svolta dal Centro, unitamente alla recente<br />
istituzione della OPBG Clinical & Research Services5 s.r.l, rappresenta un’esperienza<br />
innovativa sia perché attuata in esclusivo ambito pediatrico sia perché promossa<br />
da un ospedale anziché dall’industria farmaceutica. In questo modo si è realizzata<br />
un’inversione di ruoli, per cui l’impresa è il “committente” della sperimentazione,<br />
mentre l’ospedale funge da Hub di riferimento per altre strutture, luogo di<br />
“reclutamento” dei pazienti, gestore del processo clinico-farmacologico e delle<br />
relazioni con gli interlocutori coinvolti e garante del rispetto dei principi etici<br />
relativi alle tematiche trattate.<br />
È stato attuato il trasferimento di parte delle attività ambulatoriali dalla sede<br />
storica di S. Onofrio alla sede di Viale Baldelli, ottemperando alla duplice esigenza<br />
di migliorare l’accessibilità alla struttura e di liberare spazi da dedicare alla<br />
casistica più complessa e ai ricoveri urgenti. È stato, inoltre, ridotto il numero<br />
dei Dipartimenti per favorire nuove sinergie interdipartimentali. L’attività di day<br />
surgery è stata riorganizzata attraverso la centralizzazione di tutte le attività di<br />
gestione in un’unica unità organizzativa, secondo la logica “utente-fornitore”.<br />
In ambito internazionale, l’obiettivo di collaborazione e confronto con i maggiori<br />
centri clinici e di ricerca internazionali è stato conseguito mediante l’impegno<br />
concreto e diretto dell’<strong>Ospedale</strong> in varie e importanti iniziative. L’<strong>Ospedale</strong> ha<br />
partecipato a diversi incontri organizzati dal NACHRI (National Association of<br />
Children’s Hospitals and Related Institutions) 6 e dal CHIEF (Children’s Hospital<br />
International Executive Forum) 7 , portando anche testimonianze relative alle<br />
iniziative di sviluppo previste.<br />
Dal confronto con altre realtà pediatriche sullo scenario internazionale, emerge<br />
che l’<strong>Ospedale</strong> è attualmente in grado di competere con alcuni dei maggiori centri<br />
clinici e di ricerca negli ambiti dell’assistenza, della ricerca e dell’integrazione<br />
con il territorio, come rappresentato nelle seguenti tabelle.<br />
5 La OPBG Clinical & Research Services è una società a responsabilità limitata unipersonale, di cui l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong><br />
<strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> detiene il 100% della proprietà. Oggetto sociale sono le attività tipiche delle Clinical & Research Services<br />
(C&RS), ovvero delle società che gestiscono le sperimentazioni di farmaci e le relazioni con i soggetti interessati per conto<br />
delle aziende committenti, solitamente farmaceutiche.<br />
6 Rete di ospedali pediatrici con oltre 200 Istituti presenti negli Stati Uniti, in Australia, in Canada, nel Messico, a Puerto Rico<br />
e in Italia.<br />
7 La Conferenza annuale del CHIEF (Children’s Hospital International Executive Forum) è composta dai Presidenti e Direttori<br />
Generali (CEO-Chief Executive Officer) dei più prestigiosi Ospedali pediatrici operanti nel panorama internazionale, tra i quali<br />
il Boston Children’s Hospital (Harvard), il Lucile Packard Children’s Hospital (Stanford), il Philadelphia Children’s Hospital,<br />
il Great Ormond Street Hospital di Londra, l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> di Sheffield e l’Hospital San Joan de Dèu di Barcellona.
Tabella 4 | confronti internazionali – attività sanitaria 8<br />
Bacino<br />
di utenza<br />
1. Analisi e valutazione del Piano strategico 2009-2011<br />
8 Per il Great Ormond Street, il Boston Children’s Hospital e il Necker Enfants Malades i dati sono stati reperiti dai rispettivi siti<br />
internet.<br />
<strong>Ospedale</strong><br />
<strong>Pediatrico</strong><br />
<strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong><br />
dati 2011<br />
Italia centromeridionale.<br />
Il 30% dei<br />
pazienti proviene<br />
da fuori regione.<br />
Posti letto 607 pediatrici<br />
Ricoveri<br />
ordinari<br />
Necker Enfants<br />
Malades Parigi<br />
Parigi e Ile de France<br />
(bambini e adulti).<br />
Oltre il 20% dei<br />
pazienti proviene<br />
da altre province e<br />
dall’estero.<br />
400 pediatrici e 200<br />
per adulti.<br />
Great Ormond<br />
Street<br />
Londra<br />
Londra e sud<br />
Inghilterra.<br />
Il 50% dei<br />
pazienti<br />
proviene da<br />
fuori Londra.<br />
Boston<br />
Children’s<br />
Hospital<br />
Serve pazienti<br />
che provengono<br />
da più di 100<br />
Paesi<br />
387 pediatrici 396 pediatrici<br />
24.449 Oltre 22.500 38.166 18.242<br />
Day hospital 83.354 Oltre 22.500 ND ND<br />
Ambulatorio 1.131.264 300.000 154.662 604.967<br />
Interventi<br />
chirurgici<br />
Attività<br />
d’urgenza<br />
Attività<br />
di eccellenza<br />
20.000 ND 18.027 7.163<br />
63.103 50.000 4.306 61.631<br />
patologie<br />
complesse;<br />
tumori;<br />
cardiologia e<br />
cardiochirurgia;<br />
malattie rare;<br />
neurologia e<br />
neurochirurgia;<br />
trapianti (organi,<br />
multi-organi,<br />
tessuti, cellule);<br />
terapia genica;<br />
malattie<br />
immunitarie.<br />
patologie complesse;<br />
malattie rare;<br />
trapianti (organi,<br />
multi-organi, tessuti,<br />
cellule).<br />
patologie<br />
complesse;<br />
tumori;<br />
cardiologia e<br />
cardiochirurgia;<br />
malattie rare;<br />
neurologia e<br />
neurochirurgia;<br />
terapia genica;<br />
malattie<br />
immunitarie.<br />
patologie<br />
complesse;<br />
tumori;<br />
cardiologia<br />
e cardiochirurgia;<br />
neurologia e<br />
neurochirurgia.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
11
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
12<br />
1. Analisi e valutazione del Piano strategico 2009-2011<br />
Tabella 5 | confronti internazionali – ricerca e integrazione con il territorio<br />
(Bambin <strong>Gesù</strong> e Necker Enfant Malades 9 )<br />
Attività<br />
di ricerca<br />
Integrazione<br />
con il territorio<br />
<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> Necker Enfants Malades Parigi<br />
• Convenzione con le Università<br />
La Sapienza e Tor Vergata per<br />
le Scuole di Specializzazione in<br />
Pediatria e Chirurgia Pediatrica.<br />
• 26 unità di ricerca contigue<br />
alle rispettive aree cliniche.<br />
• Sede facoltà di medicina della<br />
Universitè Paris Descartes.<br />
• Unità di ricerca contigue alle<br />
rispettive aree cliniche. 22<br />
laboratori di ricerca in campo<br />
pediatrico, degli adulti e<br />
dell’industria.<br />
• Oltre 150 ricercatori. • Oltre 600 ricercatori.<br />
• Oltre 340 pubblicazioni di cui l’87%<br />
su riviste con Impact Factor.<br />
• Oltre 900 pubblicazioni.<br />
• Attività di eccellenza: terapia genica<br />
in particolare deficit immunitari<br />
severi, malattie rare, cardiologia<br />
e cardiochirurgia, neurologia e<br />
neurochirurgia, neuroriabilitazione<br />
oncoematologia.<br />
• In corso di realizzazione la banca<br />
biologica e la cell factory.<br />
• Sperimentazione farmaci per uso<br />
pediatrico.<br />
• Spin off con istituzione della OPBG<br />
Clinical & Research Organization.<br />
Sì, attraverso reti Hub&Spoke<br />
nel centro-sud Italia.<br />
• Attività di eccellenza: terapia genica<br />
in particolare deficit immunitari<br />
severi.<br />
Sì. È sede del SAMU (Service d’Aide<br />
Mèdicale Urgent) di Parigi (600.000<br />
chiamate /anno).<br />
A Mwanza in Tanzania, presso l’<strong>Ospedale</strong> universitario, è stata creata una scuola<br />
di specializzazione in pediatria interamente gestita dal <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> con la<br />
partecipazione dei medici, che si recano in loco per svolgere attività didattica e<br />
di training.<br />
Nell’ambito della ricerca i risultati più significativi sono stati l’incremento dell’Impact<br />
Factor10 , che ha superato i 1.500 punti11 , e l’incremento delle candidature del<br />
nostro <strong>Ospedale</strong> per la partecipazione a progetti internazionali di ricerca, che<br />
nell’arco del triennio sono aumentate del 67%.<br />
Alcuni progetti strategici per il triennio 2009-2011 non hanno potuto essere<br />
attuati per motivi legati a circostanze e vincoli esterni non dipendenti dalla<br />
volontà dell’<strong>Ospedale</strong>, o derivanti da una sostanziale modifica delle condizioni<br />
di pianificazione iniziali. Esempi ne sono: la creazione di un Hospice, a causa dei<br />
ritardi nella normativa che lo dovrebbe disciplinare; il progetto per l’Unità Spinale<br />
Unipolare pediatrica, a causa del rapporto già saturo tra l’offerta e il fabbisogno<br />
9 Informazioni acquisite dal sito internet del Necker Enfant Malades.<br />
10 Impact Factor corretto secondo i criteri ministeriali.<br />
11 Nell’anno 2010 l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> si è classificato al settimo posto tra gli IRCCS italiani per produzione scientifica<br />
e al primo posto tra i tre IRCCS italiani pediatrici.
1. Analisi e valutazione del Piano strategico 2009-2011<br />
regionale di riabilitazione pediatrica intensiva; la realizzazione di un punto nascita per<br />
parti selezionati ad alto rischio per il nascituro, per le difficoltà legate all’accreditamento<br />
regionale12 .<br />
La necessità di adeguarsi rapidamente all’evolversi dell’ambiente circostante e l’esigenza di<br />
modificare le priorità di azione sulla base della variabilità epidemiologica, demografica ed<br />
economica hanno stimolato nuove scelte organizzative e gestionali creando, di fatto, i presupposti<br />
per gli interventi da attivare nel prossimo triennio alla luce dei nuovi scenari e contesti.<br />
Ai fini di una valutazione complessiva, al termine del triennio, l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong><br />
<strong>Gesù</strong> ha rafforzato la sua posizione di centro di riferimento per molte patologie, ha favorito<br />
il turnover del personale e acquisito professionisti di elevata competenza e rinomanza per<br />
accrescere l’eccellenza.<br />
Con l’ottenimento della certificazione JCI13 è stato dato un forte impulso alle politiche per la<br />
qualità e sono state attivate procedure sistematiche per il monitoraggio dell’appropriatezza e<br />
della sicurezza dei processi.<br />
In campo gestionale è stato introdotto il sistema di valutazione delle performance per tutto<br />
il personale, al fine di correlare la valutazione e l’incentivazione delle risorse umane al<br />
raggiungimento di obiettivi predefiniti. È stata, inoltre, attuata una significativa politica di<br />
razionalizzazione dei costi e di sostituzione di parte del personale “in esodo”, testimoniata<br />
dall’incremento del tasso di turnover che nell’arco del triennio è aumentato da circa il 13% a<br />
oltre il 15%, favorendo l’ingresso di nuove e promettenti giovani professionalità nell’organico<br />
dell’<strong>Ospedale</strong>.<br />
Alla fine del triennio 2009-2011, a fronte di importanti risultati positivi, permangono alcune<br />
criticità soprattutto relative all’accoglienza, quali l’accessibilità, le comunicazioni (es.<br />
centralino, prenotazioni, informazioni) e gli spazi dedicati alle famiglie.<br />
12 Per quest’ultimo progetto, si è comunque provveduto ad istituire un ambulatorio di fisiopatologia fetale in collaborazione con il Policlinico<br />
Gemelli.<br />
13 Joint Commission International - rappresenta oggi il maggior Ente di accreditamento negli Stati Uniti. Monitorizza circa 20.000 programmi<br />
ed organizzazioni sanitarie distribuite in tutti i continenti.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
13
Scenari 2
2. Scenari<br />
2.1 Quadro internazionale<br />
L’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> opera all’interno del contesto europeo, in cui le<br />
problematiche di salute più diffuse e preoccupanti sono rappresentate da:<br />
• l’obesità;<br />
• le malattie correlate al fumo attivo e passivo 14 ;<br />
• l’eccessivo consumo di alcoolici 15 ;<br />
• il consumo di nuove tipologie di droghe e sostanze stupefacenti.<br />
Dal punto di vista economico, il difficile quadro internazionale che contraddistingue<br />
il periodo a partire dal 2007 ha innalzato fortemente il debito pubblico dei Paesi<br />
industrializzati, la cui dinamica demografica, che si muove nella direzione del progressivo<br />
invecchiamento della popolazione e dell’abbassamento dei livelli di natalità, rappresenta<br />
un elemento di criticità per la sostenibilità della finanza pubblica16 .<br />
In risposta all’esigenza di controllo e di contenimento della spesa pubblica, i Paesi<br />
europei stanno adottando politiche con effetti restrittivi anche sulla disponibilità delle<br />
risorse destinate alla sanità, con una progressiva riduzione selettiva verso il settore<br />
dell’assistenza pediatrica e adolescenziale.<br />
Al di fuori dell’Unione Europea, l’<strong>Ospedale</strong> continua a “fare ed essere rete”, sia attraverso<br />
le proprie strutture sia mediante i percorsi di formazione e training. Per la vicinanza<br />
geografica, per i bisogni presentati e per le opportunità di sviluppo, le due macro-aree<br />
nelle quali l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> può trovare interlocutori di riferimento<br />
sono:<br />
• l’Europa orientale;<br />
• i Paesi del Bacino del Mediterraneo.<br />
A) Europa Orientale<br />
I principali problemi di salute che interessano l’Europa orientale sono:<br />
• il fumo passivo, per il quale l’Est europeo è la parte d’Europa che presenta il maggior<br />
numero di decessi totali;<br />
14 Uno studio della World Health Organization del 2004 ha evidenziato che oltre 600 mila morti all’anno nel mondo sono causate<br />
dal fumo passivo. Nel 2004 si è stimato che il 40% del bambini era sottoposto a fumo passivo.<br />
15 L’eccessivo consumo di alcoolici rappresenta il primo fattore di rischio di malattia cronica, invalidità e mortalità prematura<br />
nei giovani. L’Europa presenta il più alto tasso di forti bevitori nel mondo, con oltre un quinto della popolazione maggiore di<br />
15 anni che riferisce episodi di consumo eccessivo di alcool almeno una volta alla settimana. Un giovane su quattro, fra i 15<br />
e i 29 anni, muore a causa dell’alcool.<br />
16 La spesa sanitaria complessiva si attesta al 9,3% del PIL, di cui oltre il 7% è investito per la spesa sanitaria pubblica e quasi<br />
il 2% è finanziato con risorse private (out of pocket) – fonte: OECD, giugno 2010.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
15
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
16<br />
2. Scenari<br />
• l’AIDS che in Europa orientale sta aumentando, a differenza del resto dell’Europa<br />
dove è in diminuzione;<br />
• le difficoltà di accesso all’acqua potabile e/o le epidemie derivanti dalla contaminazione<br />
dell’acqua;<br />
• gli infortuni e i ferimenti accidentali di bambini e adolescenti 17 ;<br />
• il sovrappeso e l’obesità, a causa dell’errata alimentazione e degli scarsi livelli di<br />
attività fisica18 ;<br />
• le infezioni respiratorie causate da fumo, inquinamento, esposizione ai prodotti gassosi<br />
derivanti dalla combustione di carburanti solidi19 .<br />
Dal punto di vista economico, quest’area presenta una situazione diversa rispetto al<br />
resto dell’Unione Europea, in quanto area emergente che gli analisti definiscono, pur<br />
con le dovute cautele, una “buy opportunity”.<br />
L’economia è trainata dai consumi, grazie alla maggiore percentuale di risparmio che<br />
l’Est europeo riesce ad ottenere sugli stipendi rispetto al resto dell’Europa o agli USA.<br />
Anche il tasso di indebitamento delle famiglie è di gran lunga inferiore: i russi registrano<br />
un 17% di indebitamento, contro picchi dell’80% in Europa e del 130% negli USA.<br />
B) Bacino del Mediterraneo<br />
Il Bacino del Mediterraneo è caratterizzato da una forte disomogeneità nella disponibilità<br />
di risorse sul territorio, in termini di strutture ospedaliere e personale sanitario20 .<br />
Dato esemplificativo è l’indice di mortalità fino a 5 anni, che varia dal 7‰ dei Paesi<br />
industrializzati all’89‰ dei Paesi in via di sviluppo.<br />
Dal punto di vista economico, la ricchezza prodotta è concentrata in tre Paesi (Turchia,<br />
Israele ed Egitto) che da soli generano circa il 60% del PIL totale. La crescita e la<br />
progressiva industrializzazione dei Paesi più ricchi dell’area Mediterranea21 è stata<br />
sostenuta dalla crescente apertura verso gli scambi internazionali, dal boom petrolifero<br />
che ha favorito i produttori della regione (Algeria, Egitto, Libia e Siria) e dai flussi turistici.<br />
Le patologie più rilevanti in età pediatrica sono:<br />
• esiti di patologie neonatali;<br />
• diarree gravi<br />
17 Cadute, ustioni, affogamenti e avvelenamenti sono responsabili della morte di oltre 75 mila bambini e adolescenti ogni anno.<br />
18 Il 50% dei maschi e il 60% delle femmine undicenni sono fisicamente inattivi e la percentuale sale sensibilmente tra i<br />
quindicenni con il 65% dei ragazzi e l’80% delle ragazze che non esercitano alcuna attività fisica.<br />
19 Fonte: Salute infantile e ambiente in Europa - Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute.<br />
20 A nord del bacino del Mediterraneo si contano 5 posti letto ospedalieri per 1000 abitanti e 316 medici ogni 100.000 abitanti.<br />
A sud del Mediterraneo vi è un posto letto ospedaliero per 1000 abitanti e 134 medici per 100.000 abitanti.<br />
21 Turchia, Egitto, Israele, Malta, Tunisia, Giordania, Israele, Algeria, Libia, Siria e Marocco.
• patologie di tipo infettivo (morbillo, pertosse, difterite, malaria, tubercolosi,<br />
poliomielite, infezioni da HIV, epatiti B e C, tetano e parassitosi);<br />
• infezioni respiratorie gravi;<br />
• patologie legate all’ereditarietà (es. emoglobinopatie);<br />
• incidenti;<br />
• obesità, diabete e ipertensione, diffuse nei Paesi più ricchi e industrializzati.<br />
80.000 - 249.999<br />
Sri Lanka, Bangladesh,<br />
Repubblica di Macedonia,<br />
Egitto, Ecuador, Perù,<br />
Tunisia, Polonia, India,<br />
Moldova, Filippine,<br />
Ucraina, Repubblica<br />
Popolare Cinese<br />
250.000 - 500.000<br />
Marocco, Albania<br />
900.000 +<br />
Romania<br />
2. Scenari<br />
La posizione centrale e strategica del presidio di Taormina, sede del Centro Cardiologico<br />
<strong>Pediatrico</strong> del Mediterraneo, offre un’opportunità in più per creare una rete internazionale<br />
con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove il bacino di utenza, pari a circa 120<br />
milioni di bambini sotto i 18 anni, rappresenta una domanda significativa alla quale<br />
poter offrire risposte in termini di salute e, contestualmente, dalla quale ricevere una<br />
casistica importante per alimentare le attività di ricerca.<br />
2.2 Quadro nazionale<br />
L’incremento della popolazione italiana nel triennio 2009-2011, pari allo 0,8%, è dovuto<br />
essenzialmente a due fenomeni:<br />
• il progressivo affermarsi della presenza straniera legata ai nuovi arrivi, in prevalenza<br />
soggetti in età giovanile, origine di nuovi nuclei familiari, spesso in situazioni di grande<br />
precarietà economica, sociale e in molti casi psicologica;<br />
• la crescente acquisizione della cittadinanza italiana 22 da parte di stranieri residenti.<br />
Figura 1 | stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2011 per Paese di origine (primi 16 Paesi) 23<br />
22 La popolazione residente in Italia, in età 0-17 anni, al 1° gennaio 2011, costituiva il 16,9% della popolazione, quella straniera<br />
il 22%. I dati delle statistiche ufficiali basate sulla residenza sono tuttavia sottostimati non comprendendo i numerosi stranieri<br />
che dimorano in modo non ufficiale sul territorio nazionale (la Charitas indica la presenza di 500.000/700.000 immigrati<br />
irregolari presenti in Italia).<br />
23 Fonte: ISTAT<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
17
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
18<br />
2. Scenari<br />
Al pari dell’ambito internazionale, anche nello scenario nazionale l’<strong>Ospedale</strong> continua<br />
ad espandere la propria rete e a promuovere la creazione di network e collaborazioni<br />
con altre strutture sul territorio per favorire lo scambio reciproco di conoscenze e<br />
la raccolta di informazioni e dati utili ad alimentare la ricerca scientifica.<br />
L’integrazione e la differenziazione dei ruoli delle varie strutture coinvolte ha<br />
anche lo scopo di concentrare le risorse e beneficiare delle economie di scala e di<br />
specializzazione, soprattutto in un momento in cui l’economia nazionale vive una<br />
situazione di profonda crisi.<br />
Il deficit sanitario del 2010 è a quota 2,32 miliardi di euro24 , di cui la maggior parte è<br />
riconducibile alle Regioni del centro-sud Italia (in ordine decrescente di grandezza,<br />
Lazio, Campania, Puglia, Sicilia). Se si considera che la maggior parte dell’assistenza<br />
sanitaria nazionale viene finanziata con risorse pubbliche, è evidente che gli interventi<br />
di politica economica per il prossimo futuro andranno nella direzione del taglio dei<br />
costi anche nel settore sanitario25 .<br />
Secondo una stima elaborata dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche<br />
Sociali26 , in assenza di manovre correttive e di riequilibrio, la spesa sanitaria è<br />
destinata a raddoppiare entro il 2050, passando dall’attuale 9,3% a oltre il 16%<br />
del PIL a motivo, principalmente, del calo delle nascite, dell’invecchiamento della<br />
popolazione e dell’aumento dei pazienti cronici, conseguente ai progressi in campo<br />
diagnostico-terapeutico.<br />
Per il prossimo futuro ci si attende uno scenario di forte rigore nei conti pubblici e<br />
di ulteriori manovre restrittive per ridurre gli sprechi, con conseguenti sacrifici da<br />
parte di tutti i cittadini e limitazioni ai vari settori dell’amministrazione pubblica,<br />
tra i quali la sanità.<br />
A livello di morbosità, nella popolazione pediatrica italiana sono sempre più numerosi:<br />
• i pazienti cronici, sopravvissuti grazie ai progressi della medicina;<br />
• le malattie acute ad elevata complessità quali i politraumatismi (prima causa di<br />
morte tra 1 e 5 anni e terza causa tra 13 mesi e 4 anni);<br />
• le malattie rare, per parte delle quali si è oggi in grado di effettuare diagnosi alla<br />
nascita e programmi di screening;<br />
• i tumori e le leucemie che in Italia, nella fascia di età 0-14 anni, hanno un tasso di<br />
incidenza di 176 casi per milione27 , nel 90% dei quali non si conoscono le cause;<br />
dopo il primo anno di vita rappresentano la seconda causa di morte in tutte le<br />
24 Fonte: Il Sole 24 Ore, 25/05/2011<br />
25 La manovra finanziaria approvata dal governo per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> (D. Lgs. N. 98 del 6/7/2011) prevede pesanti tagli<br />
alla sanità, nell’ordine di 8 miliardi di euro.<br />
26 Fonte: Libro Bianco del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali.<br />
27 In Europa il tasso di incidenza è di 140 bambini 0-14 anni per milione; in America è 176 per milione.
fasce di età, con maggiore incidenza tra i 15 e i 19 anni 28 ;<br />
• le patologie infiammatorie e allergiche;<br />
2. Scenari<br />
• le malattie infettive, in Italia ormai rare, ma in progressivo incremento negli<br />
ultimi anni in relazione allo sviluppo del turismo internazionale e dei fenomeni<br />
migratori;<br />
• le malattie correlate agli stili di vita, prima fra tutte l’obesità;<br />
• le patologie psicologiche e psichiatriche dell’adolescente, legate anche all’abuso<br />
di alcool e droga;<br />
• i soggetti in condizioni di fragilità (disabili fisici o intellettivi, migranti, soggetti<br />
con problematiche psicologiche, funzionali, cognitive e sociali) che trovano ancora<br />
scarsa risposta da parte delle istituzioni socio-sanitarie.<br />
2.3 Quadro regionale<br />
Il Lazio si colloca al secondo posto tra le Regioni italiane per la presenza di stranieri,<br />
secondo solo alla Lombardia. Roma rappresenta il comune italiano con la maggior<br />
quota di immigrati29 .<br />
Relativamente alla morbosità, la situazione regionale non si discosta molto da<br />
quella nazionale. Anche il Lazio vede con preoccupazione l’aumento dei soggetti<br />
in età pediatrica sovrappeso e obesi30 , gli incidenti stradali e domestici, i disturbi<br />
del comportamento, le conseguenze del disagio psico-sociale.<br />
A livello ospedaliero, l’integrazione funzionale e a rete dei servizi non appare<br />
sufficientemente sviluppata, configurando una situazione di scarsa interdipendenza<br />
che conduce a duplicazioni, carenze e intempestività negli interventi31 . Le strutture<br />
di alta specializzazione presenti a Roma attraggono casistica complessa dalle altre<br />
province del Lazio e dalle Regioni del centro-sud Italia.<br />
A livello economico, nonostante il commissariamento della Regione Lazio abbia<br />
portato ad una riduzione del disavanzo per il 2010 rispetto all’anno precedente,<br />
l’obiettivo di risanamento del deficit sanitario appare ancora lontano.<br />
In risposta alle criticità del sistema sanitario regionale sul piano economico ed<br />
organizzativo, il Piano Sanitario Regionale 2010-<strong>2012</strong> individua nell’integrazione e<br />
nell’approccio multidisciplinare gli strumenti per recuperare efficienza, efficacia<br />
ed equità nell’offerta di “salute”.<br />
28 Fonte: Pediatria magazine n. 1 e 2.<br />
29 Del totale di residenti nel Lazio al 1° gennaio 2011 la quota in età pediatrica costituiva il 16,7%, di cui il 10,4% straniera.<br />
30 114.783 i bambini tra i 6 e gli 11 anni obesi o in sovrappeso. In particolare, tra gli 8 e i 9 anni, il 26% dei bambini del Lazio<br />
sono in sovrappeso e il 13% è obeso.<br />
31 Dal Piano Sanitario Regionale 2010-<strong>2012</strong>.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
19
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
20<br />
2. Scenari<br />
2.4 Prospettive dell’offerta sanitaria pediatrica<br />
L’incremento della spesa sanitaria nei prossimi decenni sarà determinato<br />
essenzialmente da tre variabili: demografica, tecnologico/scientifica ed economico/<br />
sociale.<br />
Il progressivo invecchiamento della popolazione over 65 e l’incremento degli<br />
investimenti in ricerca, tecnologie e assistenza farmaceutica comporteranno nel<br />
medio-lungo termine una minore disponibilità di risorse per i bisogni sanitari<br />
pediatrici e una graduale riduzione della domanda di prestazioni per acuti,<br />
sostituita dalla crescente domanda proveniente dai pazienti cronici32 .<br />
Grafico 2 | profilo dei consumi sanitari per età – confronto 2010/2050 (fonte: EPC – WGA)<br />
Altro elemento da considerare sarà l’incremento della mobilità sanitaria, con<br />
conseguente aumento dei costi a carico delle Regioni che subiranno la “migrazione<br />
a scopo di salute”.<br />
Tale fenomeno, inevitabilmente, comporterà ulteriori interventi correttivi con<br />
un ricorso crescente alla realizzazione di reti di collaborazione tra le strutture<br />
erogatrici per evitare la dispersione delle risorse, differenziando i ruoli tra centri<br />
Hub33 per la mobilità passiva di alta specializzazione e centri Spoke per tutte le<br />
altre fasi del percorso (dalla diagnosi, al follow up, alla riabilitazione). In tal modo,<br />
si favorirà anche l’innalzamento del livello qualitativo grazie alla concentrazione<br />
dei volumi della casistica per livello di complessità.<br />
Da queste premesse, i caratteri distintivi del sistema sanitario pediatrico nel<br />
prossimo futuro possono essere riassunti in:<br />
32 Secondo uno studio di Ecofin Working Group on Ageing sul profilo dei consumi sanitari per età, tra il 2010 e il 2050 si assisterà<br />
ad un aumento dei consumi nella fascia 0-9 anni e ad una diminuzione nella fascia 10-34 anni.<br />
33 Il modello Hub&Spokes rappresenta una rete integrata di strutture, differenziate nel ruolo e nelle competenze riconosciute<br />
a ciascun nodo della rete lungo il percorso di cura del paziente: con il termine Hub si identificano i centri di eccellenza, che<br />
concentrano la casistica di maggiore complessità o che necessita di sistemi produttivi più complessi; i nodi Spoke, invece,<br />
sono i centri periferici (ospedalieri, territoriali, etc.) collegati con l’Hub, che si occupano delle altre fasi del percorso (pre e<br />
post fase acuta). Vedi anche paragrafo 7.3.
• riduzione dell’offerta ospedaliera pediatrica a livello regionale;<br />
2. Scenari<br />
• crescita della dimensione delle grandi strutture ospedaliere pediatriche a<br />
livello nazionale per una casistica ad alta specialità ed elevata numerosità;<br />
• organizzazione di reti tra centri ospedalieri di rilievo nazionale (Hub di secondo<br />
livello) e siti regionali di assistenza pediatrica con funzione sia di Hub di primo<br />
livello sia di coordinamento dei punti Spokes (pediatri territoriali, pediatri di<br />
strutture ospedaliere non specialistiche).<br />
2.5 <strong>Ospedale</strong> pediatrico del futuro<br />
L’adeguamento al nuovo scenario richiede una riconfigurazione dell’<strong>Ospedale</strong><br />
sia dal punto di vista dell’organizzazione interna sia nelle relazioni con gli altri<br />
soggetti del sistema di offerta sanitaria.<br />
L’integrazione ospedale-territorio è la soluzione per garantire efficienza, efficacia,<br />
economicità e flessibilità e per diminuire i disagi e gli oneri economici dei<br />
nuclei familiari. L’ospedale resta un importante punto di riferimento all’interno<br />
del sistema di offerta sanitaria, ma è affiancato da altri soggetti (strutture e<br />
professionisti) che intervengono nelle varie fasi del percorso di cura, con funzioni<br />
assistenziali differenziate.<br />
La concentrazione delle risorse e lo sfruttamento delle sinergie instaurate all’interno<br />
della rete consentono di conseguire economie di scala e di specializzazione:<br />
sarebbe impensabile e antieconomico che ciascun nodo si rendesse autosufficiente<br />
dal punto di vista della dotazione di risorse, materiali e immateriali, necessarie<br />
a garantire la completezza dell’offerta sanitaria.<br />
Peraltro, la differenziazione dei ruoli e la concentrazione delle risorse migliora<br />
la qualità, la sicurezza e gli esiti dell’attività assistenziale. Ciò è dimostrato dalla<br />
correlazione tra volumi di attività ed outcome, per la quale da un lato la capacità<br />
effettiva dei professionisti (e degli ospedali) è direttamente proporzionale alla<br />
numerosità della casistica trattata (l’esperienza crea eccellenza) e dall’altro, come<br />
in un circuito che si autoalimenta, i professionisti (e gli ospedali) che hanno<br />
acquisito una capacità effettiva e conseguono i migliori risultati attraggono più<br />
pazienti aumentando la numerosità della casistica da loro trattata (l’eccellenza<br />
crea a sua volta volumi) 34 .<br />
L’integrazione permette, inoltre, di mettere il paziente “al centro del sistema”<br />
in quanto sono le strutture e i professionisti ad andare verso il paziente, con<br />
risvolti positivi sullo stato di salute in senso lato (benessere psico-fisico, equità<br />
e riduzione dei tempi di accesso alle cure, maggiore vicinanza tra professionista<br />
34 In ambito pediatrico, è dimostrata una significativa relazione tra volumi ed esiti per la chirurgia cardiaca, la piloromiotomia,<br />
l’appendicectomia, l’ernia inguinale, l’ernia diaframmatica congenita, la terapia intensiva neonatale, il trapianto cardiaco e<br />
il trapianto di fegato.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
21
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
22<br />
2. Scenari<br />
sanitario e paziente sia in termini spaziali sia in termini di tempo e attenzione<br />
dedicata alla persona).<br />
Il collegamento tra i diversi nodi della rete, spesso dislocati su aree geografiche<br />
estese, e l’unitarietà del percorso di cura sono possibili grazie ai progressi della<br />
tecnologia (telemedicina, network clinici, piattaforme per la condivisione e lo<br />
scambio di esperienze) che consentono anche di facilitare lo scambio di know how<br />
e di expertise e per i quali è necessario investire una quota crescente di risorse.<br />
Il rinnovamento del ruolo dell’<strong>Ospedale</strong> nel sistema di offerta sanitaria passa anche<br />
attraverso un ripensamento dell’organizzazione esistente ridisegnando i ruoli, le<br />
relazioni e i processi interni per aumentare la flessibilità della struttura: approccio<br />
multidisciplinare, “cultura” trasversale e capacità di lavorare in team sono le armi<br />
vincenti per assicurare ai pazienti un’assistenza completa, efficace e di qualità.<br />
In definitiva, i nuovi approcci per costruire un ospedale proiettato verso gli scenari<br />
del futuro richiedono:<br />
• maggiore integrazione con il territorio;<br />
• multidisciplinarietà dell’approccio medico;<br />
• concentrazione della casistica (rapporto volumi/esiti);<br />
• visione “paziente-centrica”;<br />
• efficacia, sicurezza e qualità delle prestazioni;<br />
• organizzazione per processi trasversali, secondo la logica “utente-fornitore”.<br />
2.6 Bisogni emergenti<br />
Le risposte ai bisogni pediatrici emergenti, su cui l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong><br />
intende indirizzare risorse nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong>, non si limiteranno alla cura di<br />
specifiche e ben definite malattie, ma avranno un contenuto di più ampio respiro,<br />
comprendente anche aspetti di carattere sociale ed economico che incidono sulla<br />
salute psicofisica del bambino e dell’adolescente e che, in qualche modo, ne<br />
condizionano il benessere e la qualità della vita.<br />
I bisogni individuati possono essere raggruppati in tre macro categorie:<br />
1 le nuove frontiere dell’assistenza clinica, in cui rientrano tutte le patologie croniche,<br />
le malattie rare e i “congeniti adulti”, che trovano un fondamentale supporto nella<br />
stretta interazione tra ricerca scientifica e attività clinico-assistenziale;<br />
2 le criticità assistenziali, tra cui i disturbi correlati agli stili di vita e al comportamento,<br />
derivanti da abitudini errate e da uno stato di malessere psichico sempre più diffuso<br />
tra i bambini e gli adolescenti (es. paura o incapacità di confronto, mancanza di<br />
stabili punti di riferimento, etc.);
2. Scenari<br />
3 le patologie legate alle diversità, quali la condizione dei minori stranieri e dei<br />
minori disabili, spesso ai margini della società a causa della carenza di strumenti<br />
adeguati per favorire la loro integrazione.<br />
Patologie croniche<br />
Le malattie croniche interessano circa un terzo della popolazione italiana complessiva35 e la previsione è di un loro ulteriore incremento nei prossimi anni36 .<br />
Le patologie croniche più diffuse in età pediatrica sono il diabete, l’asma, le<br />
cardiopatie congenite, le malattie infiammatorie croniche dell’intestino e le molte<br />
patologie rare, delle quali almeno l’80% dei casi ha origine genetica.<br />
La loro prevalenza è in continuo aumento e cresce il numero dei malati nei quali<br />
la patologia sofferta evolve verso forme gravi e invalidanti.<br />
Le motivazioni principali di questo trend possono essere riassunte in:<br />
• non adeguati programmi di prevenzione e di screening;<br />
• non sufficiente formazione sulle specifiche patologie e generale carenza di<br />
strutture territoriali in grado di gestire le cronicità in modo integrato37 ;<br />
• difficoltà per i tempi di accesso alle valutazioni diagnostiche e alle visite<br />
specialistiche, quali ulteriori possibili cause di ritardi nella diagnosi con conseguenze<br />
sull’efficacia del trattamento e sulla possibilità di limitare le complicanze.<br />
Le malattie croniche sono spesso associate allo sviluppo di disabilità motorie e<br />
intellettive. Si tratta in genere di patologie dalle quali attualmente non è possibile<br />
guarire, ma sulle quali molto si può fare per il miglioramento della qualità della<br />
vita e il reinserimento sociale. Per questi pazienti, infatti, l’approccio terapeutico<br />
è solo una delle risposte ai loro molteplici bisogni, che devono essere affrontati<br />
attraverso l’interazione e l’integrazione di tutti gli interlocutori coinvolti nel percorso<br />
diagnostico terapeutico e assistenziale (pediatri di libera scelta, medici di base,<br />
specialisti, psicologi, strutture di assistenza domiciliare, etc.).<br />
Malattie rare<br />
Una malattia si definisce “rara” quando colpisce non più di 5 persone su 10.000<br />
abitanti 38 .<br />
Nonostante la bassa prevalenza, ad oggi sono state diagnosticate circa 8.000 diverse<br />
patologie rare, di cui il 70% colpisce l’età pediatrica.<br />
Si tratta di patologie complesse che interessano più organi ed apparati e che possono<br />
comportare per la persona che ne è affetta anche conseguenze sociali pesanti<br />
35 Tali patologie incidono mediamente per il 9% nella fascia 0-14 anni e per oltre il 14% nella fascia 15-19 anni.<br />
36 Fonte: rapporto dell’Oxford Health Alliance “Chronic disease: an economic perspective”.<br />
37 Dalla diagnosi, alla cura, alla riabilitazione.<br />
38 Fonte: Programma di azione comunitario sulle malattie rare 1999-2003.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
23
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
24<br />
2. Scenari<br />
(stigmatizzazione, isolamento nella scuola e nelle attività lavorative, discriminazioni,<br />
sofferenze) che incidono in modo significativo sulla qualità di vita.<br />
Il numero limitato di casi, la conseguente mancanza o limitatezza delle conoscenze<br />
in campo scientifico, la difficoltà di gestione anche in ambito ospedaliero non<br />
specialistico per la necessità di un approccio multidisciplinare39 , la ridotta o<br />
nulla esperienza dei pediatri di libera scelta e dei medici di famiglia sono tutti<br />
elementi che contribuiscono a rendere difficile il percorso sanitario di questi<br />
malati, che va dalla diagnosi alla presa in carico, alla gestione delle diverse<br />
problematiche nel tempo40 .<br />
Nel campo delle malattie rare, un ruolo fondamentale è svolto dalla ricerca<br />
scientifica e dagli scambi di informazioni a livello internazionale tra esperti nelle<br />
diverse patologie.<br />
Un ruolo altrettanto fondamentale viene svolto nell’informazione e nella formazione<br />
dalle Associazioni dei pazienti, che fungono da promotori di conoscenza e stimolo<br />
nella ricerca di soluzioni alle domande scaturenti da tali malattie.<br />
L’obiettivo è quello di diffondere il più possibile quanto già si conosce su queste<br />
patologie e di alimentare la ricerca scientifica per accrescerne ulteriormente<br />
la conoscenza.<br />
La domanda da parte dei pazienti e delle famiglie, che richiedono il trattamento<br />
più idoneo per avere garantita la migliore qualità di vita possibile, le difficoltà di<br />
un accesso rapido al trattamento e alle cure, le disuguaglianze di risorse a livello<br />
territoriale, l’elevato costo dei trattamenti, l’insufficiente supporto alla gestione<br />
quotidiana sono tutti elementi di cui il sistema sociale sta prendendo coscienza.<br />
Allo scopo di assicurare una gestione omogenea ed equa della patologia su tutto<br />
il territorio nazionale, è previsto che entro il 2013 tutti i Paesi europei abbiano<br />
predisposto i relativi piani nazionali per le malattie rare e identificato Centri di<br />
competenza rappresentativi dei Paesi facenti parte delle reti di riferimento europee.<br />
Congeniti adulti<br />
Non è raro che l’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> continui a seguire i propri<br />
pazienti anche molti anni, o addirittura decenni, dopo il compimento della<br />
maggiore età. Di solito, si tratta di patologie congenite ad evoluzione cronica,<br />
che necessitano di essere trattate fin dalla nascita e seguite per tutta la vita.<br />
Il “distacco” dai professionisti e dalla struttura di riferimento a volte risulta<br />
difficile per il rapporto di fiducia che si è instaurato in tanti anni di trattamento<br />
e che spesso si ritiene insostituibile. Tante altre volte, però, l’impresa ardua è<br />
39 Mediamente il paziente si confronta con 10 specialisti diversi nel corso della sua vita.<br />
40 Ciò è riconducibile al fatto che delle circa 8.000 malattie rare, solo un centinaio hanno una frequenza compresa tra 1:2.000<br />
e 1:10.000, poco meno di 250 ha una frequenza compresa tra 1:10.000 e 1:100.000, circa un migliaio hanno una frequenza<br />
compresa tra 1:100.000 e 1 su un milione, mentre tutte le altre sono ultra-rare, cioè note solo ad una elite di specialisti.
2. Scenari<br />
riuscire a trovare ospedali per adulti pronti e capaci di prendere in carico un<br />
paziente con patologia congenita.<br />
Nell’anno 2011 l’<strong>Ospedale</strong> ha dimesso oltre 3.000 pazienti con età maggiore di 18<br />
anni, di cui si fornisce la distribuzione per Unità Operativa nella tabella che segue.<br />
Tabella 6 | dimissioni di pazienti di età maggiore di 18 anni, distribuiti per reparto di dimissione - anno 2011<br />
Reparto di dimissione Numero dimessi<br />
Cardiologia 72<br />
Endocrinologia 938<br />
Fibrosi Cistica 669<br />
Follow up trapianti cardiopolmonari 362<br />
Malattie rare 28<br />
Nefrologia 888<br />
Patologia metabolica 68<br />
Urodinamica 49<br />
TOTALE 3.074<br />
Tuttavia, è necessario considerare diversi fattori:<br />
• i pazienti adulti hanno esigenze diverse rispetto ai pazienti pediatrici e<br />
adolescenti, che un ospedale pediatrico non è in grado di soddisfare; anzi,<br />
spesso il ricovero di adulti in reparti pediatrici risulta imbarazzante per vari<br />
fattori e “lesivo” della dignità della persona adulta;<br />
• il Bambin <strong>Gesù</strong> è un ospedale a vocazione pediatrica e intende dedicare la<br />
totalità delle proprie risorse alle problematiche di salute e benessere della<br />
popolazione pediatrica e adolescenziale.<br />
Disturbi dell’alimentazione<br />
Tra le patologie legate a scorretti stili di vita, l’obesità infantile desta le maggiori<br />
preoccupazioni, sia per la sua crescente diffusione sia per le conseguenze sulla<br />
salute a breve e a lungo termine.<br />
L’obesità infantile, sia primitiva sia secondaria (es. sindrome di Prader Willi – PWS),<br />
è in aumento in tutta Europa ed anche nei Paesi ad alto reddito extraeuropei.<br />
Sovrappeso e obesità sono responsabili non solo dell’insorgenza di quadri<br />
di disabilità rilevanti, in un contesto di grave comorbilità e di problematiche<br />
psico-sociali e depressive fin dall’età pediatrica ed adolescenziale, ma anche<br />
dello sviluppo di malattie gravi e debilitanti in età adulta, il cui rischio in questi<br />
soggetti è superiore rispetto alla popolazione generale.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
25
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
26<br />
2. Scenari<br />
Si stima che il costo associato all’obesità assorba una quota di risorse variabile<br />
tra il 2 e l’8% della spesa sanitaria dei governi nazionali.<br />
Per contrastare l’ulteriore diffusione di tale patologia a genesi multifattoriale e<br />
imprimere un decisivo cambiamento di rotta è necessario agire su più fronti, dal<br />
miglioramento delle abitudini di vita all’informazione-educazione alimentare,<br />
all’individuazione precoce delle cause, al trattamento terapeutico-riabilitativo<br />
con un approccio che non può che essere multidisciplinare.<br />
Malattie psichiatriche e disturbi del comportamento<br />
La tutela dell’equilibrio psichico nei bambini e negli adolescenti riveste oggi<br />
più che mai, un ruolo di primo piano dato il preoccupante aumento del disagio<br />
psicologico e dei disturbi psicopatologici di questa fascia di età41 .<br />
Almeno il 10% dei bambini e degli adolescenti è affetto da una malattia psichiatrica<br />
e le proiezioni stimano che entro il 2020 un ragazzo su cinque soffrirà di disturbi<br />
mentali42 .<br />
In Italia circa 30.000 bambini (ovvero lo 0,5% della popolazione) e 300.000 adolescenti<br />
(3%) soffrono di depressione e sono ad alto rischio di suicidio, la seconda causa di<br />
morte tra gli adolescenti dopo gli incidenti della strada; si stima, inoltre, che poco<br />
meno di 100.000 (0,6%) siano i minori che soffrono di autismo e oltre un milione<br />
quelli che presentano un disturbo dell’apprendimento o da deficit di attenzione,<br />
della condotta o di abuso di sostanze.<br />
Le cause principali di ricovero sono disturbi della condotta, tentati suicidi,<br />
sindromi deliranti, psicosi e stati di grave agitazione, gravi alterazioni dell’umore,<br />
depressione, abusi e maltrattamenti, ADHD43 e disturbi del comportamento<br />
alimentare (anoressia e bulimia) 44 .<br />
Altro aspetto da considerare è il maggior rischio di sviluppare malattie psichiatriche<br />
in età adulta per chi ha avuto problemi neuropsichiatrici in età evolutiva.<br />
A fronte di questa vera e propria “emergenza sanitaria” solamente una quota<br />
minima di bambini, stimata intorno al 20%, riceve le cure necessarie, spesso a<br />
causa di difficoltà nella segnalazione dei disturbi, di diagnosi errate e di trattamenti<br />
impropri.<br />
Minori stranieri<br />
Il fenomeno delle migrazioni, in aumento in questi ultimi anni, richiede alle strutture<br />
sanitarie di acquisire il know how necessario per saper gestire le problematiche, più<br />
41 Disturbi dell’apprendimento 5-6%, disturbi severi del comportamento 1,6%, depressione e disturbi da ansia 8%, anoressia<br />
e bulimia 2-3%.<br />
42 Fonte: Organizzazione Mondiale della Sanità.<br />
43 Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ossia sindrome da deficit di attenzione e iperattività.<br />
44 Alcuni studi evidenziano che anoressia e bulimia rappresentano la malattia psichiatrica di cui si muore di più oggi nel mondo,<br />
sia per i danni indotti nell’organismo sia per suicidio.
2. Scenari<br />
o meno complesse, che interessano il bambino straniero e che a volte differiscono<br />
da quelle conosciute e trattate abitualmente dal personale sanitario (es. patologie<br />
infettive riemergenti, problemi di salute derivanti da gravi disturbi della nutrizione,<br />
vaccinazioni effettuate, conseguenze derivanti dal cambiamento degli stili di vita<br />
e dell’alimentazione, difficoltà linguistico-culturali e di adattamento, etc.). A<br />
questo si aggiunge la circostanza che in determinate comunità etniche esiste un<br />
aumentato rischio di patologie genetiche favorite dai matrimoni fra consanguinei.<br />
Lo stato di clandestinità, le difficoltà di integrazione nel tessuto sociale, le<br />
problematiche linguistico-culturali, le condizioni spesso di precarietà economica<br />
rendono più difficile l’accesso ai servizi territoriali e determinano un eccessivo<br />
ricorso al Pronto Soccorso, anche per patologie non gravi e semplici controlli. Il<br />
problema risiede nella carenza di informazione verso i nuclei familiari stranieri e<br />
di formazione del personale sanitario, che in qualche modo deve essere colmata<br />
per evitare un eccessivo ed improprio ricorso alle strutture ospedaliere da parte<br />
di tali nuclei e restituire al territorio la competenza su tali problematiche.<br />
Minori disabili<br />
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le persone affette da<br />
disabilità nel mondo sono circa 650 milioni, di cui 200 milioni in età pediatrica 45 .<br />
Le disabilità possono essere congenite o derivare da problemi neonatali, da<br />
malattie acquisite (es. tumori) o da infortuni. Il numero di bambini interessati da<br />
una qualche forma di disabilità, fisica o psichica, è in continuo aumento e non<br />
sempre i servizi sanitari di zona sono in grado di dare risposte adeguate.<br />
Oltre alla carenza dei servizi territoriali, bisogna considerare anche le grandi<br />
difficoltà di natura economica, relazionale e sociale in cui si imbattono i familiari,<br />
spesso impreparati e soli di fronte alla gestione dei problemi quotidiani derivanti<br />
dallo stato di fragilità del proprio figlio.<br />
Grazie ai progressi compiuti nella medicina e alla sensibile riduzione della<br />
mortalità infantile la sopravvivenza di questi pazienti spesso non costituisce più<br />
un problema, mentre diventa prioritario migliorarne la qualità di vita favorendone<br />
il più possibile la permanenza all’interno del contesto familiare, sociale e culturale<br />
di riferimento.<br />
A tal fine, le strutture ospedaliere e i servizi territoriali sono chiamati a collaborare<br />
e a integrarsi per gestire la disabilità attraverso una visione multidimensionale<br />
della patologia, dall’aspetto terapeutico-riabilitativo a quello sociale-relazionale,<br />
fino al coinvolgimento, all’educazione e al supporto delle famiglie.<br />
45 Fonte: WHO “World Report on disability and rehabilitation”.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
27
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
28<br />
2. Scenari<br />
2.7 Opportunità<br />
2.7.1 Associazioni di genitori e di volontariato<br />
Negli ultimi anni si è assistito anche in Italia al fenomeno, già in essere in Nord<br />
America e in Nord Europa, dell’aggregazione spontanea di gruppi di famiglie i cui<br />
bambini sono affetti dalle stesse patologie, per dare sostegno e supporto a chi<br />
deve affrontare problematiche comuni. Un impulso allo sviluppo di queste iniziative<br />
è stato dato da Internet che, attraverso la condivisione di Forum che riuniscono<br />
persone anche lontane geograficamente, ha favorito la nascita e la progressiva<br />
crescita di Associazioni di genitori e di volontari per specifiche malattie o per<br />
gruppi di patologie.<br />
Le Associazioni dei genitori e di volontari costituiscono una risorsa preziosa,<br />
sia per la conoscenza diretta delle necessità e delle problematiche assistenziali<br />
e psicologiche dei pazienti che rappresentano, sia per la possibilità di trovare<br />
collegamenti empatici e fiduciari con gli utenti. Acquisire queste competenze come<br />
elemento costruttivo all’interno dell’<strong>Ospedale</strong> significa anche diminuire fortemente<br />
i disservizi e le incomprensioni.<br />
Le Associazioni assumono, inoltre, grande valore per l’aiuto economico che danno<br />
all’<strong>Ospedale</strong> nella realizzazione di progetti e di ristrutturazioni, in particolare nelle<br />
facilities per famiglie e pazienti46 .<br />
Attualmente sono riconosciute come partner 32 Associazioni genitoriali e di<br />
volontariato che partecipano ai corsi di formazione organizzati annualmente<br />
dall’<strong>Ospedale</strong> ed aggiornano trimestralmente l’elenco dei volontari operativi presso<br />
la nostra struttura, secondo gli standard JCI. Esse contribuiscono a diverse attività<br />
di supporto a bambini e genitori all’interno delle Unità Operative, di clown terapia,<br />
di gioco guidato in ludoteca e in altri spazi comuni, di front line nell’accoglienza, di<br />
sostegno ai nuclei familiari bisognosi per le necessità alberghiere extraospedale<br />
e per quelle economiche.<br />
Gli ambiti di maggiore impegno sono: onco-ematologia, malattie rare,<br />
immunoinfettivologia, nefrologia, endocrinologia, reumatologia, malattie<br />
neuromuscolari, gastroenterologia, chirurgia digestiva, neonatologia, fibrosi<br />
cistica e neuro-riabilitazione.<br />
2.7.2 Formazione e aggiornamento<br />
Il capitale umano, inteso come insieme di conoscenze e competenze del personale,<br />
è una risorsa strategica per l’<strong>Ospedale</strong> e influenza direttamente la qualità del core<br />
business e il grado di attrattività della struttura nei confronti dell’esterno. Non è un<br />
46 Nel 2010 il 7% delle entrate del Fund Raising dell’OPBG proveniva da Associazioni di volontariato.
2. Scenari<br />
fattore produttivo standardizzabile e per questo motivo l’aumento del suo valore<br />
può creare un vantaggio competitivo.<br />
La modalità per accrescere il valore del capitale umano è l’investimento nella<br />
formazione e nell’aggiornamento dei professionisti che, soprattutto in un’azienda<br />
sanitaria, influiscono in modo determinante sulla qualità e sulla sicurezza delle<br />
prestazioni, sulla fidelizzazione del paziente e anche sui ritorni economici dell’attività<br />
sanitaria.<br />
In generale, le opportunità offerte dall’investimento in formazione sono svariate:<br />
• ampliare il bacino di specializzandi che entrano in contatto con l’<strong>Ospedale</strong>;<br />
• identificare percorsi alternativi di gratificazione e motivazione del personale;<br />
• creare o rafforzare i contatti e le relazioni per lo scambio di conoscenze ed expertise;<br />
• acquisire una formazione specifica attraverso le missioni internazionali per<br />
accrescere il proprio bagaglio culturale e conoscere patologie potenzialmente<br />
riemergenti.<br />
2.7.3 Finanziamenti integrativi<br />
La difficile situazione economica e i riflessi sulla contrazione della spesa sanitaria<br />
rendono necessario integrare il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale con il<br />
reperimento di risorse economiche ulteriori da destinare all’attività assistenziale,<br />
di ricerca e sperimentazione, allo sviluppo di innovazioni gestionali e tecnologiche<br />
e alla cooperazione.<br />
Il fund raising, il social venture capital e l’accesso al finanziamento di progetti da parte<br />
delle istituzioni nazionali e sovranazionali rappresentano per il prossimo futuro i più<br />
rilevanti canali a cui ricorrere per poter integrare le risorse economiche disponibili.<br />
Il fund raising, in forma più o meno strutturata, è attivo nei Paesi anglosassoni in<br />
quasi tutte le strutture, già da diversi anni. La sua funzione non si esaurisce solo con<br />
il momento della raccolta fondi, ma è un processo strutturato ed organizzato che<br />
parte dallo sviluppo di idee progettuali fino al coinvolgimento e alla fidelizzazione<br />
di soggetti esterni.<br />
In relazione al cambiamento della struttura demografica della popolazione e alla<br />
situazione economica, le azioni di fund raising si stanno sempre più indirizzando<br />
verso i lasciti testamentari, i major-donors e le fondazioni di elargizione.<br />
Dai risultati dell’Istituto Italiano della Donazione sull’andamento delle raccolte fondi<br />
per l’anno 2010, si evidenzia un trend in crescita delle raccolte fondi da privati. Non<br />
si prevede, però, un incremento delle elargizioni da parte di coloro che già risultano<br />
donatori, per cui l’aumento atteso per i prossimi anni dipenderà dalla capacità di<br />
attrazione del fund raising verso nuovi benefattori privati. A tal fine, è necessario<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
29
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
30<br />
2. Scenari<br />
incrementare la comunicazione, investire e innovare per ampliare e fidelizzare il<br />
pubblico dei potenziali finanziatori (aziende, fondazioni, privati cittadini, lasciti).<br />
Il social venture capital è una modalità di reperimento delle risorse finanziarie<br />
abbastanza recente, che in questi anni si sta diffondendo anche nel campo dei<br />
servizi sanitari. In Italia sono state già sperimentate alcune iniziative di social<br />
venture capital nell’ambito della cosiddetta sanità “leggera” (servizi odontoiatrici<br />
e poliambulatori specialistici).<br />
Si tratta di una forma di capitalismo sociale, per cui i soggetti privati detentori dei<br />
capitali decidono di sostenere progetti e iniziative che abbiano lo scopo di apportare<br />
miglioramenti e aumentare il benessere della comunità.<br />
La funzione del social venture capitalist non si limita al finanziamento, ma si estende<br />
anche ad attività di supporto in favore del progetto su cui ha deciso di investire<br />
(es. consulenze, accesso privilegiato alla rete degli investitori, definizione delle<br />
strategie di comunicazione, etc.).<br />
L’accesso ai finanziamenti regionali, nazionali e dell’Unione Europea rappresenta<br />
un canale di reperimento delle risorse finanziarie su cui continuare a puntare per<br />
stimolare la ricerca, l’innovazione e il miglioramento continuo dell’assistenza. I<br />
principali fondi europei sono indirizzati a progetti strutturali, di ricerca scientifica,<br />
di cultura e innovazione tecnologica, a programmi settoriali di salute su particolari<br />
tematiche e al sostegno di progetti di cooperazione con Paesi terzi.<br />
2.8 Rischi<br />
I rischi sono fattori esogeni determinati da situazioni esterne all’<strong>Ospedale</strong>, in essere<br />
o in divenire, che possono influenzare il raggiungimento degli obiettivi e, in generale,<br />
l’attuazione della strategia. Se individuati e analizzati tempestivamente, è possibile<br />
arginarne, o almeno limitarne, gli effetti negativi assumendo le opportune decisioni.<br />
Un primo fattore esogeno è rappresentato dalla situazione economica generale, che<br />
comporta scelte di politica economica nella direzione dei tagli e della progressiva<br />
riduzione delle risorse destinate alla sanità. La minore disponibilità di risorse<br />
finanziarie per il settore sanitario ha conseguenze sia all’esterno sia all’interno<br />
dell’<strong>Ospedale</strong>.<br />
Nei confronti dell’ambiente esterno, l’<strong>Ospedale</strong> dovrà confrontarsi con una disponibilità<br />
finanziaria inferiore, ma continuare comunque a garantire l’alto livello qualitativo<br />
delle prestazioni e una “risposta eccellente ad una domanda sempre più esigente”.<br />
Ciò comporta definire le priorità e assumere delle scelte: l’<strong>Ospedale</strong> ha deciso di<br />
dedicarsi alla domanda di alta complessità e di razionalizzare le risorse attraverso<br />
le economie di scala e di specializzazione derivanti dall’integrazione con gli altri<br />
istituti e con il territorio.
2. Scenari<br />
Per quanto riguarda l’ottica interna, le restrizioni sulle disponibilità finanziarie per il<br />
settore sanitario comportano continue modifiche alla normativa sul finanziamento<br />
dell’attività sanitaria che varia, di anno in anno, sia i valori di rimborso delle<br />
prestazioni sia i criteri di controllo dell’appropriatezza, entrambi causa di perdite<br />
economiche anche piuttosto significative per l’<strong>Ospedale</strong>.<br />
Com’è noto, le tariffe non sono un fattore controllabile e definibile in base alle<br />
regole economiche della domanda e dell’offerta, ma sono stabilite dalla normativa<br />
e non sempre corrispondono all’entità di risorse consumate per svolgere l’attività di<br />
assistenza. Per arginare gli effetti delle tariffe “imposte”, l’unica strada percorribile<br />
è agire sull’efficienza e intervenire sui processi organizzativo/gestionali interni per<br />
renderli più razionali, snelli e flessibili.<br />
Relativamente all’appropriatezza, di fronte ai criteri di valutazione regionali ogni<br />
anno più stringenti, l’unica “arma di difesa” dell’<strong>Ospedale</strong> è attivare delle procedure<br />
affidabili per monitorare costantemente il livello di appropriatezza delle proprie<br />
prestazioni, allo scopo di diminuire progressivamente l’entità economica degli<br />
abbattimenti tariffari applicati annualmente dalla Regione.<br />
Ultimo fattore di rischio da non sottovalutare è rappresentato dalla “concorrenza”,<br />
ossia dalla pressione competitiva tra strutture operanti sul territorio regionale<br />
e nazionale, sia per quanto riguarda l’ampiezza del bacino di utenza, sia per<br />
l’attrazione al proprio interno di professionalità di alto livello.<br />
Con riferimento al primo tipo di concorrenza tra le strutture, bisogna considerare<br />
che i nuclei familiari dei pazienti pediatrici hanno libertà di scelta sull’istituto a cui<br />
rivolgersi e, oltre alla reputazione di affidabilità e professionalità, prendono sempre<br />
più in considerazione anche altre variabili no core (es. accoglienza, disponibilità<br />
di spazi, disponibilità del personale, etc.). Si tratta di una molteplicità di aspetti<br />
che l’<strong>Ospedale</strong> dovrà tenere sotto controllo per “fare attrazione” e aumentare il<br />
proprio bacino di utenza, poiché oggi i competitor comprendono anche gli ospedali<br />
per adulti – sempre più numerosi - che stanno organizzando al loro interno reparti<br />
pediatrici ben organizzati sia dal punto di vista assistenziale sia dal punto di vista<br />
dei servizi di supporto e delle facilities.<br />
Il secondo tipo di concorrenza sui professionisti si riferisce alla disponibilità<br />
di professionalità altamente specializzate e competenti e al rischio che altre<br />
strutture possano “sottrarle” all’<strong>Ospedale</strong>, offrendo loro prospettive economiche<br />
e di carriera più allettanti. La “fuga di cervelli”, in questo caso, implicherebbe<br />
non solo la perdita di risorse altamente specializzate, ma anche il rischio che la<br />
casistica pediatrica, per il rapporto di fiducia che si instaura tra famiglia e medico,<br />
segua il professionista presso la nuova struttura. Il Bambin <strong>Gesù</strong>, cosciente di<br />
questo rischio, deve cercare di “trattenere” gli specialisti migliori attraverso idonee<br />
politiche di gestione del personale.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
31
3Vision
3. Vision<br />
Nel mantenere ferma la propria Mission, fondata sui principi morali ed etici della<br />
fede cattolica, della centralità della persona, dell’eccellenza, della ricerca scientifica<br />
e traslazionale e dell’attenzione ai bisogni dei bambini e delle famiglie, l’<strong>Ospedale</strong><br />
<strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> intende rielaborare la Vision per il prossimo triennio, allo scopo di<br />
meglio interpretare e affrontare le nuove sfide.<br />
L’evoluzione degli scenari e la dinamicità dell’ambiente con cui l’<strong>Ospedale</strong> è chiamato<br />
a confrontarsi determinano necessariamente una sua trasformazione da “monade”,<br />
spesso autoreferenziale, a perno di un sistema integrato nel contesto geografico e<br />
sociale. L’<strong>Ospedale</strong> è sempre meno luogo fisico di cura e sempre più sistema dinamico<br />
che, attraverso la clinica, la formazione e la ricerca, è chiamato a dare sostanza a<br />
quel principio che, sin dalla nascita di questo <strong>Ospedale</strong>, ha rappresentato il suo scopo<br />
primario: la tutela della salute del bambino - adolescente - persona.<br />
Nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> le attività dell’<strong>Ospedale</strong> punteranno, quindi, al perseguimento<br />
di obiettivi legati al benessere del bambino e dell’adolescente, inteso nel suo<br />
significato più ampio di benessere psico-fisico, con attenzione anche a tutti i fattori<br />
che possono in qualche modo influenzarne lo stato di salute (nucleo familiare, sfera<br />
socio-economica, identità culturale).<br />
Per fare ciò, non risultano più sufficienti né adeguati i tradizionali mezzi e metodi<br />
dell’assistenza sanitaria, ma è necessario allargare la prospettiva e compiere un<br />
salto culturale per poter comprendere e interpretare il ruolo delle componenti sociali,<br />
economiche e ambientali che influenzano lo stato di salute e, quindi, determinare un<br />
sostanziale cambiamento delle relazioni e degli strumenti operativi.<br />
Essere sistema integrato vuol dire sia sviluppare un sistema di relazioni e reti per<br />
accrescere l’efficacia dell’attività sanitaria sia esplorare e presidiare i vari ambiti che<br />
influenzano e interagiscono con la salute del bambino/adolescente e che oggi sono<br />
ancora in larga parte poco considerati.<br />
Nel tracciare le linee strategiche che dovranno guidare l’<strong>Ospedale</strong> nel prossimo triennio<br />
si deve tener conto di tutti gli aspetti che influenzano le attività e, in particolare le<br />
componenti che possono promuovere o indebolire l’introduzione di processi innovativi:<br />
la componente operativa e la componente ambientale.<br />
La componente operativa riguarda la capacità e la competenza degli operatori, l’efficacia<br />
dei processi di cura, l’integrazione delle strutture e dei processi, la soddisfazione e<br />
la sicurezza del paziente.<br />
La componente ambientale rappresenta il nastro che lega e rafforza l’operatività ed<br />
è costituita da: cultura organizzativa, riconoscimento delle professionalità, rispetto<br />
delle regole e dei protocolli, tecnologia disponibile, partnership e collaborazione.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
33
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
34<br />
3. Vision<br />
Tutte queste variabili che intervengono nel processo di salute devono essere presidiate<br />
definendo gli obiettivi da assegnare ad ognuna di esse per conferire unità, coerenza<br />
e consistenza al piano strategico.<br />
Figura 2 | relazione tra la componente operativa e la componente ambientale<br />
Fonte: realizzato da Akram Boutros, M.D., FACHE, ed estratto da MX.com by Medimetrix Solutions EXchange.<br />
3.1 Impianto strategico<br />
Per dare contenuti e valore al nostro candidarci come soggetti che gestiscono<br />
il complesso delle tematiche che riguardano il bambino e l’adolescente, con<br />
obiettivi di posizionamento negli scenari internazionale, nazionale e regionale,<br />
l’impianto strategico di questo Piano si sviluppa su tre livelli.<br />
Al primo posto sono delineati gli elementi fondamentali che costituiscono i motori<br />
del cambiamento: la cultura e la ricerca.<br />
Al secondo posto sono fissati i tre “pilastri” degli obiettivi strategici:<br />
1 il consolidamento delle eccellenze e lo sviluppo di attività in funzione dei bisogni<br />
emergenti;<br />
2 l’integrazione e lo sviluppo di reti con riferimento alle relazioni con gli altri<br />
soggetti coinvolti (Istituzioni, Associazioni, Università), agli ambiti territoriali<br />
(internazionale, nazionale e regionale) e alle specifiche tematiche (patologie,<br />
percorsi di cura, continuità assistenziale,…);<br />
3 l’attenzione alle variabili di natura sociale, economica e ambientale che<br />
influenzano il benessere del bambino con la creazione di un Istituto per la<br />
salute del <strong>Bambino</strong> e dell’Adolescente.<br />
Il quadro viene, infine, completato con le politiche e gli strumenti relativi alle variabili<br />
che contribuiscono a garantire il conseguimento degli obiettivi: la governance e<br />
la qualità.
Figura 3 | rappresentazione grafica dell’impianto strategico <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong><br />
3. Vision<br />
Coerentemente con tale impostazione, l’impianto strategico <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> viene<br />
declinato secondo il seguente ordine logico di rappresentazione:<br />
• cultura e strategia del cambiamento;<br />
• programmi per la ricerca e l’innovazione;<br />
• consolidamento e sviluppo dell’attività sanitaria;<br />
• integrazione e reti;<br />
• Istituto per la salute del <strong>Bambino</strong> e dell’Adolescente;<br />
• politiche e strumenti per la governance;<br />
• politiche per la qualità.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
35
4<br />
Motori<br />
del cambiamento
4. Motori del cambiamento<br />
4.1 Cultura e strategia del cambiamento<br />
Sulla base delle considerazioni espresse nella Vision, risulta evidente che la<br />
costruzione di una cultura condivisa rappresenta il primo passo per l’attuazione<br />
della strategia.<br />
La cultura, infatti, intesa come l’insieme di valori, convinzioni e norme di comportamento<br />
condivise da tutti i soggetti appartenenti a un’organizzazione, rappresenta il motore<br />
che fornisce energia e anima il sistema assicurando che i risultati conseguiti possano<br />
rappresentare un patrimonio dell’ospedale. La cultura deve essere sostenuta<br />
attraverso il coinvolgimento e la motivazione dei professionisti verso le finalità<br />
aziendali. Ciascun professionista è portatore di aspettative nei confronti dell’azienda,<br />
dei suoi superiori, subordinati e colleghi. Se si vuole intraprendere la strada del<br />
cambiamento con successo è necessaria la piena condivisione degli obiettivi e un<br />
allineamento generale sulle priorità strategiche, sulla necessità di cambiare e sulla<br />
direzione auspicata del cambiamento.<br />
È un modificato atteggiamento culturale, non autoreferenziale ma trasparente e<br />
reattivo, che consente di conseguire obiettivi unitari. Una cultura organizzativa<br />
solida è stabile nella sua missione e nei suoi valori, ma elastica nella struttura e<br />
nell’operatività, capace di essere proattiva nel guardare avanti, nel comprendere<br />
i segnali di cambiamento e nell’individuare gli strumenti per affrontare le nuove<br />
sfide senza mai perdere di vista la coesione, il coinvolgimento e l’integrazione<br />
interna.<br />
È, quindi, l’acquisizione di nuovi approcci culturali il punto di partenza per<br />
attuare la strategia del cambiamento verso quel modello di <strong>Ospedale</strong> che si<br />
vuole perseguire, nuovi approcci da esplorare e condividere relativamente ai<br />
ruoli, alle responsabilità, alle relazioni tra i professionisti.<br />
Per favorire il cambiamento culturale, è necessario un impegno comune a partire<br />
dai vertici della struttura organizzativa, per agire sulle leve motivazionali.<br />
1 Coinvolgimento:<br />
• rafforzare il senso di appartenenza attraverso una maggiore diffusione dei<br />
valori di fondo dell’<strong>Ospedale</strong>;<br />
• coinvolgere a tutti i livelli il personale nei programmi strategici, favorendo<br />
la comprensione degli obiettivi e rendendolo partecipe nelle valutazioni dei<br />
risultati;<br />
• arricchire il patrimonio di conoscenze, portando a fattor comune esperienze<br />
e abilità differenti;<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
37
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
38<br />
4. Motori del cambiamento<br />
• promuovere l’orientamento al lavoro di gruppo, al coordinamento e all’integrazione,<br />
non solo all’interno della propria unità operativa, ma anche e soprattutto nei<br />
confronti degli altri settori dell’<strong>Ospedale</strong>.<br />
2 Informazione:<br />
• costruire un sistema di comunicazione efficace, capace di diffondere le politiche<br />
e gli obiettivi dell’<strong>Ospedale</strong> a tutti i livelli dell’organizzazione, affinché tutti<br />
possano conoscere meglio la realtà in cui lavorano e partecipare attivamente<br />
e in modo propositivo al suo sviluppo;<br />
• favorire il feedback e premiare la partecipazione;<br />
• comunicare i messaggi, parlare agli individui e non alle “figure professionali”.<br />
3 Crescita:<br />
• creare una futura generazione di leader attraverso una maggiore responsabilizzazione<br />
e visibilità dei ruoli intermedi;<br />
• valorizzare l’impegno dei singoli in attività di innovazione, di ricerca e di<br />
formazione in aggiunta alle proprie responsabilità;<br />
• stimolare il potenziale di sviluppo e soddisfare il desiderio di apprendimento;<br />
• accrescere la capacità di adattarsi al cambiamento e ai nuovi modelli e scenari;<br />
• incoraggiare l’innovazione e lo spirito di iniziativa;<br />
• favorire l’inserimento dei giovani in percorsi di ricerca per renderli protagonisti<br />
del progresso e non solo buoni allievi.<br />
La cultura organizzativa non si trasmette solo attraverso i tradizionali strumenti<br />
di formazione, bensì con un lavoro costante, un atteggiamento coerente e una<br />
forte coesione del personale.<br />
4.2 Ricerca e innovazione<br />
Il “Programma strategico ricerca e innovazione”, approvato dal Consiglio di<br />
Amministrazione dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> nel corso del 2010,<br />
traccia le linee programmatiche di sviluppo della ricerca scientifica per il triennio<br />
2011-2013.<br />
Il progetto strutturale e organizzativo previsto da tale documento ha posto le<br />
basi per l’espansione e la crescita di alcuni settori strategici della ricerca, con<br />
particolare riferimento agli ambiti biologico e molecolare.<br />
L’ultimazione dei lavori del nuovo Polo di Ricerca di S. Paolo fuori le Mura nell’arco<br />
del triennio completerà il progetto di espansione e internazionalizzazione dell’attività<br />
di ricerca scientifica dell’<strong>Ospedale</strong>. La struttura, in fase di ultimazione, ospiterà
4. Motori del cambiamento<br />
i laboratori di genetica e citogenetica molecolare, di biochimica (proteomica e<br />
metabolomica), un istituto dei tessuti (cell factory) per l’approvvigionamento e la<br />
lavorazione di specifiche linee di cellule umane e una banca biologica finalizzata<br />
alla diagnosi, alla ricerca e alla terapia.<br />
La stretta interazione all’interno di un unico Polo di ricerca delle tecnologie e<br />
delle competenze genetiche-citogenetiche e molecolari, biochimiche e di biologia<br />
cellulare, che solo raramente coesistono in una stessa struttura, renderà possibile<br />
lo studio integrato delle malattie e favorirà il confronto continuo tra gruppi di<br />
ricercatori e clinici, rappresentando un’opportunità di crescita professionale e<br />
culturale non solo per i singoli operatori, ma per tutto l’<strong>Ospedale</strong>.<br />
Le linee strategiche della ricerca scientifica per il triennio puntano a creare un<br />
più stretto rapporto tra il mondo della ricerca, le istituzioni e il sistema d’impresa<br />
e sono rappresentate da:<br />
• sviluppo delle aree di ricerca per prodotto, dedicate alle nuove scoperte da<br />
conseguire mediante progetti di ricerca. In questo ambito, le priorità di sviluppo<br />
sono l’immunologia, le innovazioni clinico-tecnologiche, le malattie multifattoriali<br />
e fenotipi complessi, le malattie genetiche e rare, l’oncoematologia e i modelli<br />
organizzativi clinici;<br />
• sviluppo delle aree di innovazione e trasferimento, finalizzate alla ricerca<br />
traslazionale ed al trasferimento tecnologico. Le linee di implementazione in<br />
questo settore sono le innovazioni e sperimentazioni cliniche, le innovazioni<br />
gestionali, lo sviluppo di reti informatiche integrate, la biobanca, la medicina<br />
rigenerativa (cell factory) e le piattaforme tecnologiche;<br />
• sviluppo di collaborazioni cliniche e di ricerca a livello nazionale e internazionale,<br />
attraverso il confronto con i maggiori centri clinici di ricerca, la condivisione delle<br />
competenze scientifiche con i Paesi in via di sviluppo e il crescente riconoscimento<br />
dell’<strong>Ospedale</strong> come centro di riferimento sia in ambito assistenziale per le alte<br />
specialità e le attività non classificate, sia in ambito scientifico come promotore<br />
di studi innovativi e coordinatore di progetti multicentrici;<br />
• creazione di facilities per la ricerca preclinica multidisciplinare, per facilitare il<br />
trasferimento dei risultati dalla ricerca alla clinica soprattutto nei settori della<br />
microchirurgia, dei trapianti-perfusioni d’organo e della medicina rigenerativa.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
39
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
40<br />
4. Motori del cambiamento<br />
Figura 4 | interazione tra aree di ricerca per prodotto e aree di innovazione<br />
Per l’IRCCS <strong>Ospedale</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> la ricerca clinica e traslazionale in campo<br />
biomedico, in ambito organizzativo-gestionale e relativa ai servizi sanitari è uno<br />
degli obiettivi prioritari, rientrando nei capisaldi della sua Mission.<br />
Essa trae le sue basi da due elementi di forza:<br />
• il grande patrimonio di casistica, rappresentato dai quasi 24.000 ricoveri/anno,<br />
di cui una quota rilevante è correlata a patologie ad alta complessità47 ;<br />
47 Gran parte della casistica è legata a patologie geneticamente determinate o a grande componente biologico-genetica, in cui<br />
l’interazione gene-ambiente è determinante (dalle malformazioni alle malattie neurodegenerative, ai tumori).
4. Motori del cambiamento<br />
• la presenza, in un’unica struttura, di tutte le professionalità con la competenza<br />
necessaria a creare intorno al paziente ed alla sua malattia, ancorché rara, il più<br />
adeguato team di esperti in grado di “creare” il percorso clinico-assistenziale<br />
più adeguato.<br />
L’approccio non solo multidisciplinare, ma congiunto “assistenza-ricerca” nella<br />
gestione di una tale casistica consente di porsi di fronte alla malattia a 360<br />
gradi: dalla individuazione dei meccanismi patogenetici allo sviluppo di test<br />
diagnostici; dalla predisposizione di linee guida o di trattamenti innovativi (es.<br />
terapia cellulare) fino alle frontiere estreme dei pluritrapianti; dalla ricerca delle<br />
tecniche di mantenimento in vita (es. cuore artificiale) al miglioramento della<br />
sua qualità in pazienti con gravi disabilità (es. interventi protesici e robotica).<br />
L’<strong>Ospedale</strong> potrà, quindi, realizzare la propria Mission in ambito pediatrico in<br />
sintonia con i moderni orientamenti della ricerca, in coerenza con la visione<br />
cristiana della vita e il rispetto della persona.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
41
5<br />
Obiettivi<br />
strategici
5. Obiettivi strategici<br />
5.1 Consolidamento e sviluppo<br />
dell’attività sanitaria<br />
Sulla base della valutazione degli esiti del precedente Piano strategico,<br />
dell’analisi del contesto e dei principi indicati nella Vision, si evidenziano gli<br />
obiettivi relativi alle attività cliniche e di ricerca che devono essere consolidate,<br />
quelle che devono esse sviluppate e quelle “nuove” da implementare.<br />
Sicuramente l’<strong>Ospedale</strong> deve consolidare le eccellenze continuando ad investire<br />
nella casistica più complessa; sviluppare l’alta tecnologia, introducendo<br />
l’utilizzo di strumentazioni avanzate e processi innovativi; affrontare gli ambiti<br />
dei bisogni emergenti, la cui risposta richiede una forte collaborazione con le<br />
altre istituzioni e la società civile.<br />
Il consolidamento, lo sviluppo e l’implementazione di nuove attività nell’ambito<br />
clinico trovano nella ricerca un fondamentale e insostituibile “alleato”. Clinica<br />
e ricerca, infatti, si alimentano reciprocamente, in un ciclo continuo in cui i<br />
risultati dell’una migliorano gli esiti dell’altra e viceversa.<br />
Le tre direttrici sulle quali sono orientate le priorità strategiche sono quindi:<br />
1 consolidamento dell’alta complessità;<br />
2 sviluppo delle tecnologie avanzate e innovative;<br />
3 attivazione di percorsi per rispondere ai bisogni emergenti.<br />
5.1.1 Alta complessità<br />
L’<strong>Ospedale</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> è il maggiore centro di riferimento dell’Italia centromeridionale<br />
per le patologie complesse. Sulla base di tale background, una delle<br />
priorità strategiche per il prossimo triennio è investire sull’alta complessità,<br />
consolidando i risultati raggiunti e sviluppando aree di eccellenza nei settori<br />
in cui la risposta assistenziale è ancora carente e frammentata.<br />
Il posizionamento “competitivo” dell’<strong>Ospedale</strong> rispetto agli altri istituti del<br />
territorio nazionale, e in particolare del centro-sud Italia, è dovuto alla<br />
numerosità della casistica trattata, che aumenta il grado di expertise e quindi<br />
il livello di efficacia delle prestazioni, e alla stretta sinergia tra l’attività clinica<br />
e la ricerca, che favorisce lo scambio continuo di conoscenze e il trasferimento<br />
dei risultati dalla ricerca alla clinica.<br />
Molti sono i settori in cui l’<strong>Ospedale</strong>, grazie all’attività svolta e ai risultati raggiunti,<br />
ha acquisito nel tempo una autorevolezza a livello nazionale e internazionale.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
43
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
44<br />
5. Obiettivi strategici<br />
Per le potenzialità di sviluppo e la connessione con le tecnologie innovative in<br />
cui l’<strong>Ospedale</strong> intende investire parte delle proprie risorse, per il triennio <strong>2012</strong>-<br />
<strong>2014</strong> il Bambin <strong>Gesù</strong> ha deciso di consolidare ulteriormente i seguenti ambiti:<br />
1 trapianti;<br />
2 malattie rare.<br />
5.1.1.1 Trapianti<br />
L’attività trapiantologica è uno dei punti di forza dell’<strong>Ospedale</strong>, che risulta<br />
l’unico ospedale pediatrico in Europa in grado di rispondere al bisogno di ogni<br />
tipologia di trapianto pediatrico, dalle cellule ai tessuti a tutti gli organi solidi.<br />
L’<strong>Ospedale</strong> intende consolidare ulteriormente questa attività attraverso obiettivi<br />
specifici:<br />
• avviare l’attività dell’Istituto dei Tessuti (Cell Factory), già in fase di avanzata<br />
realizzazione, integrato nella rete nazionale con ruolo di riferimento per<br />
lo sviluppo di sperimentazioni multicentriche rivolte a malattie oggi non<br />
curabili o curabili in modo insoddisfacente (es. oncoematologiche) in ambito<br />
pediatrico. Esso metterà a disposizione dei progetti di terapia e ingegneria<br />
tissutale una struttura per l’approvvigionamento e la lavorazione di linee<br />
specifiche di cellule umane, quindi di potenziale interesse traslazionale, in<br />
particolare rivolta alle applicazioni cliniche delle cellule staminali ottenute<br />
da adulto;<br />
• gestire in modo unitario le attività connesse ai trapianti di organi solidi, dalla<br />
lista di attesa al follow up;<br />
• centralizzare le attività di trapianto di fegato, rene, polmone e intestino in un<br />
unico Centro trasversale, creando un gruppo multidisciplinare di chirurghi<br />
specialisti comprendente anche un chirurgo cardiovascolare e mettendo in<br />
comune le risorse condivisibili per rendere più efficiente la gestione;<br />
• incrementare l’attività di trapianto di rene e fegato da donatore vivente48 , già<br />
praticata ampiamente negli USA e in alcuni Paesi del Nord Europa. Studi<br />
epidemiologici hanno rilevato che il trapianto da vivente risulta più sicuro del<br />
trapianto da donatore deceduto e l’organo sopravvive più a lungo. Peraltro, i<br />
bambini in attesa di trapianto di rene o di fegato sono solitamente soggetti a<br />
più complicanze rispetto agli adulti e il trapianto da vivente, laddove possibile,<br />
abbrevia enormemente i tempi di attesa.<br />
48 L’OPBG già da tempo ha avviato l’attività di trapianto di rene da donatore vivente effettuando n. 13 trapianti dal 1996 ad oggi<br />
e nel 2011 ha eseguito il primo trapianto di fegato da donatore vivente.
5.1.1.2 Malattie rare<br />
5. Obiettivi strategici<br />
Le malattie rare costituiscono una delle priorità nel Programma di Azione<br />
Comunitaria in materia di Sanità Pubblica 2007-2013. Grazie alla rete europea<br />
esistente è possibile la circolazione delle informazioni e delle metodologie di<br />
cura, estremamente importante in un ambito, quale quello delle malattie rare,<br />
in cui le conoscenze sono ancora limitate e frammentate territorialmente.<br />
All’interno dell’<strong>Ospedale</strong> le malattie rare costituiscono un ambito di lunga<br />
tradizione e di forte rilevanza scientifica.<br />
Per dare omogeneità alla loro gestione e garantire equità di trattamento, oltre<br />
alla predisposizione dei Piani nazionali entro il 2013 richiesti dalle Istituzioni<br />
Europee, è necessario individuare Centri di competenza nelle malattie rare, che<br />
siano punti di riferimento nazionali ed internazionali per tali patologie.<br />
Nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> l’<strong>Ospedale</strong> intende candidarsi al ruolo di Centro di<br />
competenza per l’Italia nell’ambito delle malattie rare. Possiede, infatti, tutti<br />
i requisiti necessari per poter essere riconosciuto come tale, dall’esperienza<br />
ventennale sulla loro diagnosi e gestione, all’elevata competenza, garantita<br />
da un collaudato approccio multidisciplinare e documentata con pubblicazioni<br />
scientifiche, riconoscimenti, attività didattica e di formazione. In particolare:<br />
• adeguata capacità di diagnosi, presa in carico dei pazienti e follow-up;<br />
• volume di attività significativo, rispetto alla prevalenza delle malattie;<br />
• capacità di fornire pareri qualificati, di mettere in atto linee-guida di buona<br />
pratica clinica ed effettuare controlli di qualità;<br />
• documentato approccio multidisciplinare;<br />
• elevata competenza ed esperienza documentata con pubblicazioni scientifiche,<br />
riconoscimenti, attività didattica e di formazione;<br />
• significativo contributo alla ricerca;<br />
• stretta interazione con altri centri esperti, capacità di operare in rete a livello<br />
nazionale e internazionale.<br />
Settori specifici su cui sarà avviata una sperimentazione nel prossimo triennio<br />
riguardano la continuità delle cure, intesa come gestione della transizione<br />
del paziente pediatrico verso l’età adulta; ambulatori dedicati per specifiche<br />
patologie o gruppi di patologie (es. Sindrome di Williams, Neurofibromatosi,<br />
Sindrome di DiGeorge, Sindrome di Noonan e patologie correlate, etc.); l’adozione<br />
e il monitoraggio dell’applicazione di linee guida internazionalmente condivise<br />
per la presa in carico di specifiche patologie rare; l’ulteriore implementazione<br />
dell’approccio multi specialistico al paziente raro; l’attività di consulenza via web<br />
nell’ambito delle reti europee (Dyscerne) e nazionali (RDR).<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
45
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
46<br />
5. Obiettivi strategici<br />
5.1.2 Tecnologie avanzate e innovative<br />
L’introduzione delle tecnologie avanzate e innovative anche in campo medico<br />
(medicina e chirurgia) ha prodotto enormi progressi in termini di diagnosi più<br />
accurate, di minori rischi, di minore invasività e maggiore precisione negli<br />
interventi, di terapie più efficaci e di diminuzione delle complicanze. L’<strong>Ospedale</strong><br />
ha dedicato un’area di ricerca alle tecnologie avanzate e innovative, denominata<br />
“Innovazioni clinico-tecnologiche” 49 , riconoscendo il valore strategico di questo filone<br />
di ricerca, specie per un <strong>Ospedale</strong> che punta a consolidare l’alta complessità.<br />
Un fattore da non sottovalutare sono gli elevati costi spesso associati all’alta<br />
tecnologia che costituiscono vere e proprie “barriere all’entrata” per molte<br />
strutture con risorse economiche insufficienti per far fronte a investimenti di<br />
tale portata, non solo in fase di acquisto, ma anche di gestione.<br />
Questa caratteristica, se da un lato riduce i potenziali “competitor”, dall’altro<br />
induce le strutture che dispongono di maggiori disponibilità economiche od<br />
opportunità di reperire fondi da dedicare ad operare delle scelte ponderate,<br />
coerenti con gli obiettivi strategici che intendono perseguire e subordinate ai<br />
vantaggi che deriverebbero dall’effettuazione dell’investimento.<br />
Per altre tecnologie innovative, ancora in fase sperimentale, l’impegno di un<br />
IRCCS è anche quello di testare i nuovi apparecchi, valutando l’opportunità<br />
dell’investimento in funzione di risultati non totalmente certi, ma potenzialmente<br />
interessanti, attuando una strettissima sorveglianza sui possibili effetti.<br />
La strategia dell’<strong>Ospedale</strong> si concentrerà, quindi, nel prossimo triennio sui<br />
seguenti obiettivi:<br />
• realizzare un centro di radioterapia pediatrica (valutando tra le possibili<br />
alternative quella con il miglior rapporto costo/beneficio);<br />
• estendere le tecniche di chirurgia mininvasiva (laparoscopia, radiologia<br />
interventistica) anche con l’introduzione della chirurgia robotica;<br />
• attivare una banca degli homograft cardiovascolari.<br />
5.1.2.1 Radioterapia pediatrica<br />
La mancanza di un servizio di radioterapia pediatrica all’interno dell’<strong>Ospedale</strong><br />
è stata già segnalata tra i punti di debolezza nell’analisi del triennio 2009- 2011<br />
(vedi capitolo 1).<br />
49 Questa area di ricerca ha lo scopo di promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie in diversi ambiti della ricerca. Oltre allo<br />
sviluppo dei settori di Imaging, Health Technology Assessment e sicurezza sul lavoro, anche implementazione e sviluppo delle<br />
tecnologie di genetica molecolare, metodologie innovative in ambito diagnostico e terapeutico, sviluppo della neuroriabilitaizone<br />
robotica (dal Programma Strategico Ricerca e Innovazione 2011-2013).
5. Obiettivi strategici<br />
Il sensibile aumento di attività registrato nel campo della clinica e della ricerca<br />
in oncoematologia e oncologia pediatrica rende ormai indispensabile dotare<br />
il Bambin <strong>Gesù</strong> di un servizio di radioterapia, che completerebbe il percorso<br />
diagnostico terapeutico assistenziale del paziente affetto da neoplasia.<br />
I maggiori centri italiani in cui vengono trattati con radioterapia i tumori solidi<br />
dell’età pediatrica sono all’interno di ospedali per adulti. Non esiste, quindi, in<br />
Italia un centro specifico per i pazienti pediatrici e adolescenziali.<br />
La realizzazione di un servizio di radioterapia, se da un lato colmerebbe<br />
una grossa carenza, consentendo ai bambini con neoplasie di essere seguiti<br />
direttamente all’interno dell’<strong>Ospedale</strong> e in un luogo adeguato ai loro bisogni<br />
specifici, d’altra parte renderebbe necessario un investimento ingente (a cui<br />
si sommano i costi di gestione successivi all’acquisto) che, in base allo stato<br />
attuale della domanda, non risulta giustificato.<br />
Entro il triennio l’<strong>Ospedale</strong> valuterà la possibilità di attivare una convenzione<br />
con un centro di radioterapia di eccellenza collocato nelle vicinanze, in modo<br />
da ridurre al minimo i disagi nel trasferimento dei pazienti che hanno bisogno<br />
di essere sottoposti al trattamento radioterapico e gestire direttamente la<br />
propria casistica.<br />
5.1.2.2 Chirurgia mininvasiva e robotica<br />
L’introduzione della chirurgia mininvasiva, in luogo della chirurgia “aperta”,<br />
ha notevolmente migliorato l’efficacia dell’assistenza e il grado di compliance<br />
del paziente nei confronti di questa tecnica che trova molteplici applicazioni50 e comporta una serie di vantaggi in termini di riduzione del trauma chirurgico<br />
e della degenza.<br />
L’<strong>Ospedale</strong> ritiene di fondamentale importanza incrementare l’utilizzo di tale<br />
procedura intervenendo su tre fronti:<br />
• incrementare il numero degli interventi laparoscopici, come condizione per<br />
aumentare il livello di esperienza e di manualità degli operatori, anche al<br />
fine della riduzione dei rischi;<br />
• attuare un programma di formazione e addestramento, rivolto soprattutto ai<br />
giovani chirurghi, per consentire l’acquisizione delle necessarie abilità;<br />
• centralizzare tecnologie, competenze e risorse per favorire maggiore efficacia<br />
ed efficienza e facilitare l’integrazione delle specialità interessate nell’uso<br />
della tecnologia.<br />
La chirurgia laparoscopica rappresenta il presupposto per l’introduzione<br />
50 Dalla colecistectomia alle problematiche urologiche, alle patologie renali, all’obesità, etc.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
47
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
48<br />
5. Obiettivi strategici<br />
della chirurgia robotica. Una volta raggiunta la massa critica di interventi<br />
in videolaparoscopia tale da giustificare l’investimento tecnologico, il passo<br />
successivo consisterà nell’avvio sperimentale dell’utilizzo del robot in ambito<br />
pediatrico, anche in collaborazione con centri per adulti. Questa sperimentazione<br />
costituirà a sua volta uno strumento utile per sviluppare nuovi progetti formativi,<br />
accrescere le competenze cliniche e alimentare contestualmente la ricerca.<br />
5.1.2.3 Realizzazione di una banca<br />
degli homograft cardiovascolari<br />
Gli homograft cardiovascolari sono materiali utilizzati nella chirurgia cardiaca<br />
riparativa delle cardiopatie. Vengono impiegati nella ricostruzione del tratto<br />
di efflusso ventricolare destro, nella sostituzione della radice aortica, nella<br />
ricostruzione dell’arco aortico del neonato e nella plastica estesa delle arterie<br />
polmonari.<br />
Gli homograft sono materiali prodotti, conservati e distribuiti dalle banche<br />
dei tessuti regionali e non esistono, oggi, surrogati protesici equiparabili per<br />
maneggevolezza nell’utilizzo e durata nel tempo.<br />
L’<strong>Ospedale</strong>, che attualmente acquista queste protesi all’esterno51 , intende<br />
rendersi autonomo integrando la produzione degli homograft nella Cell Factory<br />
in via di realizzazione presso il Polo di Ricerca di S. Paolo fuori le Mura. Sarà,<br />
così, possibile in futuro produrre tessuti valvolari da vendere a soggetti esterni.<br />
5.1.3 Bisogni emergenti<br />
I bisogni emergenti che interessano l’età pediatrica e adolescenziale sono<br />
numerosi e riguardano diversi ambiti, dalla malnutrizione, alle malattie<br />
congenite, alle disabilità, alle problematiche connesse alla condizione del<br />
bambino straniero, al disagio psichico, alle malattie croniche.<br />
Paradossalmente, alcune delle patologie sopraelencate derivano dall’aumento<br />
del benessere e dai progressi compiuti nella medicina e nella tecnologia che, se<br />
da un lato hanno molto facilitato attività e processi, hanno anche modificato gli<br />
stili di vita, aumentando la sedentarietà e l’alimentazione scorretta, e ampliato<br />
la schiera dei malati cronici e dei pazienti affetti da patologie un tempo letali.<br />
Sarebbe impossibile presidiare e dare una risposta completa e soddisfacente<br />
a tutti i bisogni emergenti. Per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> l’<strong>Ospedale</strong>, integrandosi e<br />
lavorando in sinergia con i pediatri di libera scelta e con le strutture territoriali,<br />
intende affrontare le seguenti tematiche:<br />
51 I maggiori fornitori sono le Banche dei tessuti delle Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte e Toscana.
1 l’obesità e i disturbi dell’alimentazione<br />
2 i minori stranieri<br />
3 la transizione dei pazienti adulti affetti da malattie congenite<br />
4 i bambini disabili<br />
5 l’hospice pediatrico<br />
5.1.3.1 Obesità e disturbi dell’alimentazione<br />
5. Obiettivi strategici<br />
L’obesità è una patologia che necessita di essere trattata in modo multidisciplinare<br />
perché è associata spesso ad altre patologie, causa e conseguenza di difficoltà<br />
di movimento fino alla disabilità e, non ultimo, di problematiche psico-sociali.<br />
L’obiettivo dell’<strong>Ospedale</strong> nell’ambito dell’obesità e della malnutrizione è di<br />
creare presso la sede di Palidoro un Centro di riabilitazione per i disturbi<br />
dell’alimentazione che integri diverse figure specialistiche (pediatri, nutrizionisti,<br />
internisti, endocrinologi, psichiatri, psicologi, dietisti, fisioterapisti e infermieri)<br />
e che segua la riabilitazione e la rieducazione del bambino secondo il tipo di<br />
trattamento più adeguato (dall’ambulatoriale a lungo termine alla riabilitazione<br />
intensiva semiresidenziale e residenziale e, nei casi più gravi, all’intervento<br />
farmacologico o chirurgico, come nel caso della Sindrome di Prader Willi).<br />
5.1.3.2 Minori stranieri<br />
L’assistenza ai bambini stranieri richiede delle competenze specifiche per<br />
gestire le problematiche di natura sanitaria e le diversità linguistico-culturali52 ,<br />
di cui la maggioranza dei medici e degli infermieri pediatrici, né ospedalieri<br />
né territoriali, sono dotati sia perché la tematica del bambino immigrato è un<br />
fenomeno relativamente recente, sia perché ad oggi non esiste un’adeguata<br />
formazione in merito.<br />
Come anticipato al paragrafo 2.6, il Bambin <strong>Gesù</strong> non intende sostituirsi al<br />
territorio nella gestione delle problematiche di salute psico-fisica del bambino<br />
straniero, ma sono numerosi i nuclei familiari stranieri che ogni giorno si<br />
recano in <strong>Ospedale</strong> anche per la risoluzione di problemi di bassa o bassissima<br />
complessità, perché non riescono a trovare risposte adeguate sul territorio e<br />
sono disorientati. Spesso la motivazione risiede semplicemente nella mancanza<br />
di informazione.<br />
Per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> l’<strong>Ospedale</strong> si propone di erogare al proprio personale e<br />
ai pediatri del territorio corsi di formazione per rendere in grado il professionista<br />
52 Art. 24 della Convenzione ONU sui diritti dei bambini ratificata in Italia con la Legge 176/91.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
49
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
50<br />
5. Obiettivi strategici<br />
di riconoscere alcuni aspetti peculiari nell’approccio allo stato di salute del<br />
bambino straniero e di orientare il suo nucleo familiare verso le strutture<br />
territoriali con le quali è collegato in rete e che risultino più idonee alla gestione<br />
della specifica patologia53 .<br />
5.1.3.3 Congeniti adulti<br />
Nello scorso triennio, è stata avviata una politica di affidamento graduale ad<br />
altre strutture dei pazienti congeniti che, diventati ormai adulti, necessitano<br />
di essere seguiti in ospedali generali.<br />
L’affidamento ad altri centri, oltre ad essere graduale per non creare vuoti<br />
assistenziali, deve essere anche “accompagnato” per superare il problema<br />
della scarsa conoscenza nella gestione delle patologie congenite da parte della<br />
maggioranza degli ospedali per adulti che, per loro natura, non sono abituati<br />
a trattare questi casi.<br />
Ai fini del progressivo trasferimento, i congeniti adulti possono essere classificati<br />
in tre categorie:<br />
1 pazienti per i quali possa essere effettuato un trasferimento a un centro<br />
dell’adulto senza difficoltà (ad esempio pazienti in dialisi);<br />
2 pazienti per i quali è necessario che venga effettuata una fase di transizione,<br />
coordinando una sorta di “passaggio di consegne”; in questo caso può essere<br />
utile all’interno dell’<strong>Ospedale</strong> l’istituzione di un ambulatorio dedicato, in cui<br />
sia “ospitata” una figura referente del centro dell’adulto, l’organizzazione<br />
di riunioni ad hoc (come già effettuato dalla U.O.C. di Endocrinologia per il<br />
diabete) e l’elaborazione di protocolli congiunti;<br />
3 pazienti affetti da patologie per le quali non vi sono competenze specifiche<br />
all’esterno; per questi soggetti si ipotizza di selezionare dei centri di riferimento<br />
mettendo a disposizione l’esperienza maturata attraverso l’attività dei professionisti<br />
presso le loro sedi54 e l’attivazione di percorsi formativi (stages, periodo di<br />
superspecializzazione, accordo con scuole di specializzazione, etc.).<br />
Per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong>, il Bambin <strong>Gesù</strong> intende incrementare la quota di<br />
pazienti trasferiti55 attraverso l’individuazione di Istituti a cui affidare i pazienti<br />
adulti dopo un periodo di affiancamento tra i professionisti dell’<strong>Ospedale</strong> di<br />
provenienza e di quello di destinazione.<br />
53 Coperture vaccinali specifiche in base al Paese di provenienza, patologie legate al cambiamento degli stili di vita e<br />
dell’alimentazione, malattie endemiche dei luoghi di origine, problemi di adattamento, difficoltà di socializzazione, di<br />
apprendimento, disturbi psicologici.<br />
54 Questa modalità è particolarmente richiesta per gli interventi di cardiochirurgia (GUCH).<br />
55 Unità Operative interessate: Fibrosi Cistica, Nefrologia, Urologia, Cardiologia, Malattie Rare, Patologia Metabolica.
5. Obiettivi strategici<br />
Lo scambio di informazioni riguardanti il paziente deve essere condizione<br />
necessaria per meglio definire il percorso clinico più adeguato e continuerà<br />
in modo costante anche dopo il trasferimento per non perdere il patrimonio<br />
di conoscenze acquisito e per arricchirlo a fini di ricerca.<br />
Il vantaggio per il paziente adulto è notevole, perché il trasferimento in strutture<br />
più adeguate a soddisfare i suoi bisogni di persona adulta sarà supportato dallo<br />
stretto coordinamento tra il nostro <strong>Ospedale</strong> e quello di destinazione, evitandogli<br />
rischi per la salute e prevenendo la potenziale sensazione di “abbandono” ad<br />
una struttura per lui estranea.<br />
5.1.3.4 Centro multidisciplinare del disabile<br />
Una persona è definita “disabile” se presenta gravi difficoltà in almeno una<br />
delle seguenti dimensioni: difficoltà nel movimento, difficoltà nelle funzioni<br />
quotidiane, difficoltà nella comunicazione: vista, udito o parola56 . Rientrano in<br />
questa definizione le seguenti patologie:<br />
• sindromi genetiche più o meno rare;<br />
• malattie metaboliche;<br />
• malattie neuro-muscolari;<br />
• paralisi cerebrali infantili;<br />
• disabilità dovute a eventi traumatici.<br />
Buona parte delle patologie che determinano una disabilità complessa sono<br />
su base genetica e/o sono malattie rare e possono presentare, stabilmente<br />
o a seconda delle fasi evolutive, la preminenza di problematiche nutrizionali,<br />
broncopneumologiche, endocrinologiche, neuropsichiatriche infantili, ortopediche<br />
o riabilitative.<br />
Si tratta di patologie che richiedono un’assistenza multispecialistica e<br />
multidisciplinare in ambito medico, psicologico e sociale, fortemente integrata<br />
tra strutture ospedaliere o universitarie di riferimento e strutture specialistiche<br />
sanitarie e sociali territoriali.<br />
Obiettivo per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> è strutturare un Centro multidisciplinare<br />
presso la sede di Palidoro, integrando le specializzazioni e i servizi già presenti<br />
in <strong>Ospedale</strong>, per promuovere un’assistenza a 360 gradi, precoce, specifica per<br />
tipo di patologia, centrata sul paziente, condivisa con la famiglia ed integrata<br />
con le risorse territoriali, al fine di:<br />
• sostenere la salute globale del bambino;<br />
56 La disabilità in Italia. Il quadro della statistica ufficiale, aprile 2010.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
51
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
52<br />
5. Obiettivi strategici<br />
• porre le basi per una vita da adulto il più autonoma possibile e fondata su<br />
un piano assistenziale e riabilitativo chiaro e ben esplicitato;<br />
• offrire supporto alla famiglia.<br />
Per il conseguimento di questi fini è necessario dedicare un’area attrezzata per<br />
le specificità assistenziali di questi pazienti, dotata di percorsi e spazi idonei,<br />
e individuare una figura di patient manager con funzioni di coordinamento tra<br />
le diverse professionalità, che rappresenti il riferimento per il bambino, la<br />
famiglia e i servizi territoriali.<br />
5.1.3.5 Hospice pediatrico<br />
Il numero di minori eleggibili alle cure palliative è in incremento, paradossalmente,<br />
a causa dei progressi della medicina e della tecnologia che consentono una<br />
maggiore sopravvivenza dei neonati, bambini e adolescenti portatori di malattie<br />
un tempo incurabili e letali.<br />
La migliore assistenza per questi pazienti è di tipo domiciliare, per non<br />
stravolgere le abitudini di vita del bambino e cercare di mantenerlo il più<br />
possibile all’interno del proprio contesto familiare. La modalità organizzativa<br />
per l’approccio terapeutico, come meglio evidenziato al paragrafo 5.2.4.1, è<br />
l’organizzazione di una rete comprendente anche risposte residenziali, laddove<br />
il decorso del paziente lo richieda.<br />
L’<strong>Ospedale</strong>, oltre a candidarsi come Centro di riferimento di tale rete per<br />
la Regione Lazio, intende completare l’offerta attraverso la costruzione di<br />
una struttura dedicata all’hospice pediatrico, da utilizzare quando non ci sia<br />
alternativa alla domiciliarizzazione.<br />
L’hospice è pensato come una struttura di elevata complessità assistenziale,<br />
con spazi adeguati e la possibilità di relazioni sociali che facciano sentire al<br />
bambino il meno possibile la condizione di malattia e lo riportino ad uno stato di<br />
“normalità”, compatibilmente con le sue condizioni psico-fisiche. Diversamente<br />
dalla concezione comune che si ha dell’hospice, associato esclusivamente<br />
all’ultimo luogo di cura in cui il paziente “va a morire”, il progetto di hospice<br />
pediatrico dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong> è la struttura di riferimento a livello<br />
clinico, formativo e di ricerca, della rete di cure palliative pediatriche, in cui il<br />
bambino viene accolto anche per brevi periodi, quando la gestione domiciliare<br />
diventa troppo complessa; ha, inoltre, uno scopo formativo e di supporto per<br />
le famiglie che vengono seguite e, se possibile, rese autonome nella gestione<br />
domiciliare del paziente.
5.2 Integrazione<br />
5. Obiettivi strategici<br />
Un sistema non è dato dalla semplice somma delle sue componenti, ma vi è un<br />
elemento in più che unisce le varie parti e dà valore aggiunto: l’integrazione.<br />
Allo stesso modo, non è sufficiente un insieme di soggetti istituzionali (ospedali,<br />
strutture territoriali, pediatri) per dar vita ad un sistema che funzioni e che<br />
persegua obiettivi condivisi. È necessario che tali soggetti perseguano l’obiettivo<br />
comune della tutela della salute del bambino e dell’adolescente interagendo fra<br />
loro e condividendo le proprie esperienze e competenze, nella consapevolezza<br />
che l’eccellenza non si consegue come singoli, ma solo se si è inseriti in un<br />
sistema.<br />
Nel triennio precedente l’<strong>Ospedale</strong> ha avviato una politica di integrazione<br />
territoriale, soprattutto a livello nazionale, con la creazione di centri pediatrici<br />
all’interno di strutture ospedaliere nel centro sud Italia, secondo il modello<br />
delle reti Hub&Spoke.<br />
L’integrazione geografica è più di tipo “funzionale” che territoriale. L’esito degli<br />
interventi, infatti, dipende dall’efficacia delle azioni a monte e a valle. Tutte le<br />
fasi del percorso sono importanti e il Bambin <strong>Gesù</strong> si pone come “gestore”della<br />
rete e perno del sistema, in cui diffonde i propri protocolli e procedure e gestisce<br />
l’alta complessità. In tal modo, si garantisce al paziente pediatrico continuità<br />
assistenziale, qualità dell’assistenza, efficacia delle prestazioni e trattamenti<br />
omogenei, anche se erogati in strutture e zone diverse. Questa tipologia di<br />
integrazione è perseguita nei tre ambiti: regionale, nazionale e internazionale.<br />
Per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> il concetto di integrazione si arricchisce di un nuovo<br />
significato: l’integrazione non si limita all’ambito territoriale/geografico, ma<br />
comprende anche la cultura, la diffusione di conoscenza, l’interazione tra<br />
soggetti diversi (es. ospedale e università) che si confrontano e si alimentano<br />
vicendevolmente traendone entrambi beneficio e spunti di crescita e di sviluppo.<br />
L’<strong>Ospedale</strong>, potendo contare sull’eccellenza della propria attività di ricerca<br />
e assistenziale, ha tutte le caratteristiche per diventare un “<strong>Ospedale</strong> di<br />
insegnamento” orientato all’alta complessità, che eroghi formazione a studenti,<br />
specializzandi e professionisti nazionali ed internazionali. Tutti coloro che<br />
gravitano attorno al Bambin <strong>Gesù</strong> per finalità di formazione, didattica, ricerca<br />
formano un sistema integrato con l’<strong>Ospedale</strong> e diventano importanti veicoli di<br />
trasporto dell’eccellenza, al pari dei nodi delle reti territoriali.<br />
L’integrazione “culturale” completa ed arricchisce la rete territoriale, garantendo<br />
una formazione di qualità, professionalizzante secondo gli standard dell’<strong>Ospedale</strong>,<br />
che punta ad acquisire un proprio “marchio” riconosciuto a livello nazionale<br />
ed internazionale. Questa modalità di integrazione è perseguita attraverso la<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
53
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
54<br />
5. Obiettivi strategici<br />
qualificazione del Bambin <strong>Gesù</strong> come “<strong>Ospedale</strong> di insegnamento”, secondo<br />
un’accezione più ampia del termine che trascende il luogo fisico.<br />
Figura 5 | integrazione territoriale e culturale<br />
Gli obiettivi, quindi, che l’<strong>Ospedale</strong> si pone per il prossimo triennio sono:<br />
1 l’integrazione culturale, con la caratterizzazione di <strong>Ospedale</strong> di insegnamento;<br />
2 l’integrazione territoriale, mediante lo sviluppo dell’attività internazionale,<br />
delle reti nazionali e delle collaborazioni a livello regionale.<br />
5.2.1 <strong>Ospedale</strong> di insegnamento<br />
All’interno di un IRCCS che da anni svolge attività di ricerca e assistenziale<br />
di riconosciuta eccellenza, l’istituzione di un Polo didattico orientato all’alta<br />
complessità rappresenta non solo un’opportunità per l’<strong>Ospedale</strong>, ma in un<br />
certo senso anche un “dovere”.<br />
L’opportunità si ravvisa nella possibilità di venire in contatto con un ampio<br />
bacino di medici e specializzandi, nazionali e internazionali, da cui attingere<br />
per ingrandire e rinnovare l’organico dell’<strong>Ospedale</strong> con nuove e diverse<br />
professionalità.
5. Obiettivi strategici<br />
Il “dovere” deriva dal fatto che i risultati ottenuti nella ricerca e nell’assistenza<br />
in pediatria devono essere trasferiti sia ai giovani specializzandi, per formare<br />
professionisti preparati in vista del “turnover generazionale”, sia ai clinici sia alle<br />
altre figure sanitarie e non che, attraverso la formazione e l’aggiornamento, possono<br />
esportare tali risultati anche all’esterno presso le strutture di appartenenza,<br />
per migliorare l’efficacia dell’assistenza sanitaria puntando all’obiettivo della<br />
tutela del benessere del bambino e dell’adolescente.<br />
La diffusione dei risultati ottenuti dall’attività di ricerca e di assistenza correrà<br />
anche lungo le linee di collegamento delle reti Hub&Spoke con i centri territoriali<br />
finora costituiti (Molise, Sicilia, Basilicata), che potranno così esportare e<br />
applicare le nuove conoscenze e competenze presso le proprie strutture locali.<br />
Per questi motivi, nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> l’<strong>Ospedale</strong> intende rafforzare il<br />
proprio ruolo “accademico” già svolto come sede della Cattedra di Pediatria<br />
dell’Università di Roma Tor Vergata e relativa Scuola di Specializzazione,<br />
mediante la costituzione di una Scuola di Alta Formazione nelle Scienze dell’Età<br />
Evolutiva in collaborazione con questo Ateneo con lo scopo di garantire valore<br />
legale ai titoli rilasciati al termine dei corsi di formazione.<br />
Punto di forza del Polo didattico sarà la forte integrazione e interazione tra<br />
l’assistenza, la ricerca e la didattica. Poiché, oltre alle lezioni teoriche in<br />
aula, molto spazio sarà dedicato alla pratica presso i reparti, uno dei requisiti<br />
fondamentali sarà la vicinanza e la facilità di collegamento con l’<strong>Ospedale</strong>.<br />
Diventa, pertanto, di fondamentale importanza la scelta di far sorgere il centro<br />
di formazione presso il Bambin <strong>Gesù</strong>.<br />
All’interno del Polo didattico collaboreranno ed interagiranno soggetti provenienti<br />
dal mondo accademico e professionisti del mondo ospedaliero.<br />
Nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> si prevede di avviare le seguenti attività:<br />
• master in specialità pediatriche<br />
• Polo didattico di terapie avanzate<br />
• percorsi formativi innovativi per infermieri<br />
• creazione di un Training Simulation Center<br />
• FAD 57 e piattaforma multimediale<br />
57 FAD – Formazione a distanza<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
55
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
56<br />
5. Obiettivi strategici<br />
5.2.1.1 Master in specialità pediatriche<br />
Da un’analisi dell’offerta formativa in Italia di Master di II livello in Medicina<br />
sono stati identificati circa 320 Master offerti da più di 30 Università. Da una<br />
più approfondita analisi si è, però, evidenziato come sia minima tale formazione<br />
in ambito pediatrico; l’offerta formativa, infatti, si riduce a circa 25 Master.<br />
L’obiettivo è creare un centro nazionale e internazionale di alta formazione che<br />
sia in grado di offrire Master universitari di II livello in area pediatrica rivolti a<br />
coloro che intendono continuare gli studi dopo la laurea e la specializzazione<br />
nell’ambito delle sottospecialità pediatriche. Attraverso il periodo di stage o il<br />
project work, necessari per il conseguimento del titolo, sarà possibile, inoltre,<br />
individuare tirocinanti particolarmente brillanti per inserirli in un percorso di<br />
crescita all’interno della nostra struttura.<br />
I primi master che saranno attivati dall’Università di Tor Vergata presso<br />
l’<strong>Ospedale</strong> sono:<br />
• master in radiologia pediatrica,<br />
• master in anestesiologia pediatrica.<br />
5.2.1.2 Polo didattico di terapie avanzate<br />
Le terapie avanzate (terapia cellulare e terapia genica) continuano a rappresentare<br />
un ambito di grande interesse in medicina, ma in Italia si rileva una forte<br />
carenza di professionisti dotati di competenze specifiche nella produzione GMP<br />
per terapie avanzate.<br />
L’istituzione di un Polo didattico di terapie avanzate si accorda perfettamente<br />
con il laboratorio Cell Factory che è in via di costruzione presso il Centro di<br />
Ricerca di S. Paolo fuori le Mura e rappresenta per l’<strong>Ospedale</strong> l’opportunità di<br />
formare il personale necessario direttamente al proprio interno, secondo le<br />
esigenze specifiche del laboratorio e le indicazioni della normativa.<br />
Il progetto potrebbe essere sviluppato avvalendosi delle collaborazioni dell’AIFA,<br />
dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Università.<br />
Con l’istituzione del Polo didattico di terapie avanzate, coerentemente con<br />
la nostra Mission, sarà possibile l’applicazione e diffusione dei principi etici<br />
fondamentali necessari per orientarsi nelle complesse problematiche di bioetica<br />
aperte da queste nuove discipline supplendo a una carenza culturale sempre<br />
più diffusa in questo settore.<br />
Data la sua unicità, il Polo didattico dovrebbe avere una rilevanza internazionale,<br />
con la partecipazione di docenti e studenti stranieri.
5.2.1.3 Nuovi percorsi di formazione<br />
per gli infermieri<br />
5. Obiettivi strategici<br />
La figura dell’infermiere si sta gradualmente e progressivamente evolvendo:<br />
da collaboratore del medico ed esecutore, oggi l’infermiere è sempre più un<br />
gestore, che segue il percorso assistenziale del paziente dal momento del suo<br />
ingresso alla dimissione, prendendo decisioni e assumendo responsabilità, in<br />
un’ottica trasversale e multidisciplinare.<br />
Le sue competenze, quindi, si arricchiscono di contenuti organizzativi e<br />
manageriali ed è evidente che i percorsi formativi tradizionali non sono più<br />
sufficienti e devono essere ampliati e rinnovati.<br />
Il rinnovamento dei percorsi formativi delle professionalità infermieristiche<br />
deriva anche da un’esigenza organizzativa, poiché nella nuova configurazione<br />
dell’<strong>Ospedale</strong> per il prossimo triennio prevalgono la trasversalità e la<br />
multidisciplinarietà.<br />
5.2.1.4 Creazione di un Training<br />
and Simulation Center<br />
I Training and Simulation Center consentono a giovani professionisti di tutte le<br />
discipline di imparare o migliorare le tecniche assistenziali mediante l’impiego di<br />
simulazioni pratiche su manichini, su animali o tessuti o addirittura utilizzando<br />
la realtà virtuale, in modo da acquisire le capacità e la familiarità nell’attuare<br />
procedure invasive e non invasive, prima di approcciare il paziente in situazioni<br />
critiche. È una tipologia di formazione teorico-pratica, che può essere rivolta,<br />
oltre al personale interno dell’<strong>Ospedale</strong>, anche a personale di altri Enti, e<br />
inserita nelle scuole di specializzazione e nei master.<br />
5.2.1.5 Formazione per specialisti e formatori<br />
L’<strong>Ospedale</strong> intende arricchire la propria offerta formativa erogando attività di<br />
formazione in settori specialistici o strutturate secondo il modello di formazione<br />
dei formatori (training of trainers).<br />
Le tipologie di eventi formativi includeranno:<br />
• eventi residenziali (RES) e di formazione sul campo (FSC);<br />
• eventi di formazione a distanza (FAD), erogati su piattaforma e-learning.<br />
Entrambe le tipologie di eventi saranno accreditate ECM, con la conseguente<br />
assegnazione di crediti formativi alle figure professionali sanitarie.<br />
Nell’ambito della formazione a distanza, la definizione di una partnership<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
57
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
58<br />
5. Obiettivi strategici<br />
tra l’<strong>Ospedale</strong> e AdnKronos permetterà di veicolare i contenuti sviluppati dal<br />
Bambin <strong>Gesù</strong> sulla piattaforma e-learning di AdnKronos, associando l’alto valore<br />
tecnico-scientifico delle tematiche con l’affidabilità e l’innovazione tecnologica<br />
di una piattaforma multimediale in grado di erogare formazione ECM su un<br />
canale televisivo dedicato.<br />
Il focus degli eventi formativi sarà sulle tematiche ritenute di maggior interesse<br />
per le aziende e per le istituzioni (es. sicurezza sui luoghi di lavoro, corso per<br />
Responsabili della prevenzione e protezione, D. Lgs. 81/2008, etc.).<br />
5.2.2 Attività internazionale<br />
Attualmente l’<strong>Ospedale</strong> ha rapporti di cooperazione con 14 Paesi, situati in<br />
Africa, in Europa orientale, ex Unione Sovietica, Centro e Sud America e Sud-Est<br />
asiatico e gestisce interamente un presidio sanitario in Cambogia (Takeo), una<br />
scuola di specializzazione in pediatria in Tanzania (Mwanza) e un progetto di<br />
Training of Trainers in Neonatologia ad Haiti (in accordo con la ONG Fondazione<br />
Rava). Sono, inoltre, attive collaborazioni continuative in ambito clinico e di<br />
formazione con ospedali locali in Tanzania (Itigi) e in Vietnam (Hanoi) e una<br />
collaborazione nella gestione di un laboratorio per le analisi HIV in Tanzania<br />
(Dodoma).<br />
A livello internazionale l’obiettivo di integrazione si declina in due modalità:<br />
• attività di cooperazione, gemellaggi e interventi nelle emergenze;<br />
• attività sanitaria per i Paesi del Mediterraneo.<br />
5.2.2.1 Cooperazione, gemellaggi, emergenze<br />
A) Cooperazione<br />
Attraverso l’attività di cooperazione internazionale, l’<strong>Ospedale</strong> intende offrire<br />
particolare attenzione ai bambini dei Paesi in via di sviluppo bisognosi di cure<br />
altamente specializzate, che non possono trovare risposte nei loro luoghi di<br />
origine, contribuendo a garantire, attraverso la formazione, il training e l’attività<br />
sanitaria in loco, un’assistenza di qualità anche a quelli che vivono nei Paesi più<br />
poveri, promuovendo il coordinamento e l’integrazione tra strutture sanitarie<br />
internazionali per favorire il trasferimento di conoscenze e creando occasioni<br />
di training on the job.<br />
La cooperazione si attua attraverso la gestione di presidi sanitari (Takeo) e<br />
progetti di formazione per il personale medico ed infermieristico ad ampio<br />
respiro (Mwanza) o focalizzati su un settore clinico (Haiti).<br />
Nel corso del triennio potranno essere proposti nuovi progetti di cooperazione<br />
che saranno valutati tenendo conto dei seguenti fattori: fattibilità, sostenibilità,
5. Obiettivi strategici<br />
efficienza, impatto, pertinenza ed efficacia. I requisiti principali che dovrà<br />
possedere ogni proposta di cooperazione, affinché sia sostenibile, sono:<br />
• aderenza alle linee guida OMS;<br />
• utilizzo delle strutture e del personale medico locale già esistenti in loco;<br />
• possibilità di accedere a finanziamenti esterni (enti, fondazioni, agenzie ONU,<br />
privati) a supporto delle attività promosse nei Paesi terzi;<br />
• supporto tecnico dall’<strong>Ospedale</strong> per apparecchiature mediche, medicinali,<br />
missioni di medici e specialisti;<br />
• investimento nella formazione del personale medico locale in prospettiva di<br />
una sostenibilità futura a livello di gestione del progetto;<br />
• supporto alla Chiesa locale.<br />
B) Gemellaggi<br />
Gli accordi di gemellaggio consentono di instaurare un rapporto di reciproco<br />
scambio tra due strutture di pari livello, che si trasferiscono l’un l’altra<br />
conoscenze e metodologie, traendone beneficio reciproco per l’opportunità di<br />
sviluppare studi e attività di ricerca su specifiche specialità in cui le strutture<br />
presentano una casistica di eccellenza.<br />
Il gemellaggio può offrire anche l’occasione per promuovere la formazione del<br />
personale, attraverso lo scambio reciproco di professionisti per un determinato<br />
periodo di tempo.<br />
Attualmente è in corso di avvio il progetto di gemellaggio con la Russia, e in<br />
particolare con l’<strong>Ospedale</strong> NPZ A. Prityko, che nella regione rappresenta una<br />
struttura di eccellenza per la cura delle malattie neurologiche pediatriche,<br />
delle deformità cranio-facciali e della genetica.<br />
C) Emergenze<br />
L’<strong>Ospedale</strong> interviene, inoltre, in situazioni di emergenza presso Paesi terzi<br />
colpiti da guerre, calamità naturali e dovunque ci sia bisogno di un intervento<br />
specializzato per far fronte alle necessità specifiche derivanti da simili eventi.<br />
A tal fine, obiettivo del prossimo triennio sarà investire nella formazione di<br />
un team di professionisti qualificati e specificamente preparati a gestire le<br />
situazioni di emergenza.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
59
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
60<br />
5. Obiettivi strategici<br />
5.2.2.2 Attività sanitaria per i Paesi<br />
del bacino del Mediterraneo<br />
I Paesi del bacino del Mediterraneo sono caratterizzati da sistemi sanitari a<br />
matrice assicurativa. Questo fattore, unito alla tendenziale crescita dei redditi<br />
delle popolazioni affacciate sul Mediterraneo, rappresenta per il Bambin <strong>Gesù</strong><br />
l’opportunità per ampliare il proprio bacino di utenza, alimentando la ricerca e<br />
l’innovazione, e allo stesso tempo l’occasione per reperire risorse economiche<br />
aggiuntive.<br />
Considerata l’importanza della situazione socio-demografica del bacino del<br />
Mediterraneo già descritta, l’<strong>Ospedale</strong> può contare sulla posizione strategica<br />
e centrale del presidio di Taormina, collegato alla sede di Roma attraverso<br />
relazioni di tipo Hub&Spoke, che potrebbe costituire il centro di attrazione<br />
dei pazienti provenienti dai Paesi mediterranei offrendo set di prestazioni a<br />
pagamento, finanziate dalle agenzie assicurative operanti in loco.<br />
Facendo leva sui vantaggi competitivi rappresentati dalla vocazione pediatrica,<br />
dalla completezza dell’offerta sanitaria e dalla centralità della già esistente<br />
struttura del Centro Cardiologico del Mediterraneo, obiettivo del triennio<br />
<strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> nell’ambito del bacino del Mediterraneo è l’espansione dell’offerta<br />
sanitaria nel “mercato” privato attraverso la predisposizione di pacchetti<br />
assicurativi comprendenti prestazioni sanitarie pediatriche e facilities (es.<br />
viaggio, alloggio, etc.), valorizzati secondo tariffe omnicomprensive a carico<br />
delle famiglie dei pazienti.<br />
5.2.3 Reti nazionali<br />
Lo scorso triennio il Bambin <strong>Gesù</strong> ha avviato la costituzione di reti strutturali con<br />
i centri dell’Italia meridionale (Molise, Sicilia, Basilicata) sul modello Hub&Spoke,<br />
ponendosi come centro di altissima specializzazione (Hub di II livello) in relazione<br />
“bidirezionale” con i centri territoriali: tali centri rappresentano Hub di I livello<br />
nei confronti del territorio locale e Spoke nei confronti dell’<strong>Ospedale</strong>, con la<br />
specifica funzione di filtrare e mantenere sul territorio, per quanto possibile,<br />
la casistica di medio-bassa complessità. Il funzionamento delle relazioni tra<br />
l’<strong>Ospedale</strong> e i centri territoriali è schematizzato di seguito.
Figura 6 | modello Hub&Spoke dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong><br />
5. Obiettivi strategici<br />
La rete costituita lo scorso triennio con l’obiettivo di governare la domanda e<br />
migliorare il grado di appropriatezza delle prestazioni erogate, oltre a garantire<br />
continuità assistenziale e maggiore facilità di accesso ai pazienti e alle loro<br />
famiglie, continuerà ad essere operativa anche per il prossimo triennio, ma con<br />
un ruolo diverso da parte dell’<strong>Ospedale</strong>, che assume il compito di “gestore” e<br />
di coordinatore della rete, condividendo con le sedi “periferiche” protocolli e<br />
procedure e garantendo in tal modo qualità delle prestazioni, efficacia, equità<br />
e fidelizzazione del paziente.<br />
I ruoli all’interno della rete restano differenziati: il Bambin <strong>Gesù</strong> prende in carico<br />
le fasi complesse del percorso; le strutture territoriali (ospedali, ASL, pediatri)<br />
effettuano la diagnosi e il follow up, indirizzando il paziente verso il percorso<br />
di assistenza più adeguato alle sue condizioni, svolgendo il ruolo di “filtro”.<br />
Ciò che muta rispetto al passato è la modalità di integrazione che, se in un<br />
primo momento è stata avviata in modo strutturale creando una rete i cui nodi<br />
erano centri fisicamente individuabili, per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> si concentra<br />
sull’integrazione dei percorsi assistenziali (es. oncoematologia) e sulla costituzione<br />
di collaborazioni e interazioni anche con le strutture del centro-nord attraverso<br />
la condivisione di protocolli e procedure.<br />
Il cambiamento nella tipologia di integrazione e interazione ha lo scopo di<br />
rispondere ai bisogni di salute che risultano più complessi rispetto al passato<br />
e che richiedono di essere affrontati con interventi multidisciplinari coordinati<br />
fra loro nei tempi e nelle modalità, di utilizzare le risorse in modo ottimale, di<br />
ridurre la variabilità clinica e di garantire la continuità assistenziale.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
61
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
62<br />
5. Obiettivi strategici<br />
5.2.4 Collaborazioni a livello regionale<br />
Anche a livello regionale, in risposta alle criticità del sistema sanitario sul<br />
piano economico ed organizzativo e in presenza di una popolazione pediatrica<br />
portatrice di bisogni diversi e più complessi rispetto al passato, l’integrazione<br />
e l’approccio multidisciplinare sono la soluzione individuata dal Piano Sanitario<br />
Regionale 2010-<strong>2012</strong> per recuperare efficienza, efficacia ed equità nell’offerta<br />
di “salute”.<br />
L’obiettivo è promuovere la realizzazione di reti specialistiche, sul modello<br />
Hub&Spoke, per la gestione del diabete, delle malattie cardiovascolari e<br />
cerebrovascolari, delle malattie oncologiche, delle malattie renali e urologiche,<br />
delle malattie respiratorie, della salute mentale, dei disturbi dell’alimentazione<br />
e delle epilessie.<br />
Analogamente a quanto previsto per l’ambito nazionale, anche nelle reti a livello<br />
regionale l’<strong>Ospedale</strong> assume un ruolo diverso rispetto al passato e, senza<br />
prevaricare o sostituirsi ad altri soggetti istituzionali, si pone come “gestore”<br />
della rete, mettendo a disposizione di tutti i nodi le competenze acquisite in<br />
decenni di impegno e di esperienza nel campo pediatrico.<br />
Ciò significa omogeneizzare all’interno della rete regionale le modalità di<br />
trattamento e cura dei pazienti, applicare protocolli condivisi e standardizzati per<br />
assicurare ai bambini e adolescenti lo stesso livello qualitativo delle prestazioni<br />
e condividere risorse e metodologie per migliorare l’efficacia e l’efficienza.<br />
Nel suo nuovo ruolo di “gestore”, l’<strong>Ospedale</strong> deve anche orientare le famiglie<br />
e i loro bambini/adolescenti lungo i percorsi assistenziali, spesso frammentati<br />
in più luoghi di cura e con interlocutori differenti. Non di rado le famiglie si<br />
sentono disorientate e questa sensazione potrebbe essere ancora più avvertita<br />
all’interno di una rete quando, in assenza di coordinamento tra i vari nodi, si<br />
trovassero a interagire con più soggetti istituzionali in luoghi e fasi temporali<br />
differenti.<br />
Se si adotta la logica di sistema, invece, e si individuano specifiche figure<br />
di coordinamento con il compito di guidare il paziente e la famiglia lungo le<br />
varie fasi del percorso, l’integrazione in rete facilita i percorsi e concretizza il<br />
concetto secondo cui “è l’<strong>Ospedale</strong> che va verso il paziente”.<br />
5.2.4.1 Centro di riferimento regionale<br />
di terapia del dolore e cure palliative pediatriche<br />
Un importante e ambizioso obiettivo per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> è di costituire una<br />
rete per le cure palliative e la terapia del dolore in età pediatrica, colmando un<br />
fabbisogno che finora è stato gestito prevalentemente in modalità domiciliare
5. Obiettivi strategici<br />
e comunque in modo non coordinato e non sempre adeguato alle esigenze dei<br />
bambini e degli adolescenti.<br />
La migliore forma di assistenza per i bambini affetti da patologia inguaribile<br />
è l’assistenza domiciliare multispecialistica, perché in grado di migliorare la<br />
qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie rispondendo a tutti i loro<br />
complessi e variegati bisogni (clinici, psicologici, sociali, organizzativi, etici,<br />
formativi).<br />
La gestione domiciliare, però, non è sempre possibile soprattutto in presenza<br />
di problematiche cliniche più complesse, stanchezza, stress emotivo, fattori<br />
logistici ed organizzativi.<br />
Molteplici esperienze realizzate a livello internazionale, e anche in alcune Regioni<br />
italiane, dimostrano che la soluzione più efficace ed efficiente è l’organizzazione<br />
di una rete regionale di cure palliative pediatriche dedicata, in grado di fornire<br />
sia l’assistenza domiciliare sia l’assistenza residenziale (hospice).<br />
Nell’ambito della Regione Lazio, il Bambin <strong>Gesù</strong> per il prossimo triennio intende<br />
proporsi come Centro di riferimento regionale di terapia del dolore e cure<br />
palliative pediatriche, a coordinamento e supporto di tutta la rete regionale.<br />
5.3 Istituto per la salute del <strong>Bambino</strong><br />
e dell’Adolescente<br />
L’Istituto per la salute del <strong>Bambino</strong> e dell’Adolescente rappresenta forse<br />
l’elemento finale e “più innovativo” della catena di iniziative previste nel<br />
prossimo triennio che hanno nella nuova accezione del concetto di salute il<br />
loro elemento cementante.<br />
Con questo Istituto l’<strong>Ospedale</strong> intende costituire un ponte virtuale verso la<br />
società, intesa come popolazione, ma anche Istituzioni, Servizi Sociali e Aziende,<br />
mettendo a loro disposizione professionalità, competenze, esperienza in campo<br />
sanitario come capacità didattica e laboratori di ricerca, estendendo a 360 gradi<br />
il suo ruolo di <strong>Ospedale</strong> di Insegnamento.<br />
Di fatto, in questi ultimi venti anni, la società dei paesi industrializzati ha subito<br />
profondi cambiamenti nella sua architettura strutturale e funzionale spinta dal<br />
vento della globalizzazione sociale, culturale e delle comunicazioni. A queste<br />
modificazioni sociali è corrisposto, come ampiamente sottolineato in varie<br />
parti di questo documento strategico, un profilo diverso delle condizioni che<br />
determinano salute e malattia nell’uomo.<br />
Se i progressi della biomedicina nel campo della diagnostica e della terapia<br />
hanno reso prevenibili, curabili e anche guaribili malattie come le meningiti,<br />
l’AIDS e alcuni tumori, gli stessi meccanismi hanno trasformato malattie acute<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
63
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
64<br />
5. Obiettivi strategici<br />
in croniche (concetto di curabilità ma non di guarigione) e creato o incrementato<br />
patologie, come i traumatismi da incidente, le allergie, l’obesità e i disordini<br />
metabolici e cardiocircolatori, le malattie psicosociali, più fortemente condizionate<br />
dall’ambiente e dagli stili di vita.<br />
All’alba del ventunesimo secolo la salute e la malattia nel bambino costituiscono<br />
uno specchio fedele di questo divenire sociale e tecnologico.<br />
Da ciò si evince chiaramente che l’azione di un grande <strong>Ospedale</strong> pediatrico nel<br />
contesto della prevenzione e cura delle malattie dell’infanzia non si può esaurire<br />
nella ricerca patogenetica e nella traslazione dei suoi risultati alla diagnosi e<br />
terapia, anche innovativa, ma si deve proiettare nelle complesse relazioni tra<br />
società e salute, forte del profondo legame di fiducia tra famiglie e <strong>Ospedale</strong>,<br />
per intercettarne i legami causali e influenzarne le risultanze.<br />
L’Istituto della Salute del <strong>Bambino</strong> e dell’Adolescente nasce con la precisa<br />
e ambiziosa missione di facilitare la salute, la produttività, e il benessere<br />
psicofisico dei bambini e adolescenti mediante:<br />
1 Lo studio dei determinanti sociali e culturali di salute e malattia<br />
• bambino e ambiente (es. controllo degli effetti delle radiazioni ionizzanti,<br />
incluse quelle ad uso diagnostico e protocolli per una loro riduzione);<br />
• bambino e uso dei farmaci (controllo e riduzione dell’autoprescrizione,<br />
controllo e riduzione dell’uso off-label);<br />
• bambino e sicurezza (es. studi con gli Enti preposti e le Aziende su rischi<br />
correlati alla sicurezza stradale e alla prevenzione dell’infortunistica e dei<br />
danni correlati agli incidenti);<br />
• bambino e rischio sociale (corsi per genitori ed operatori ai fini del riconoscimento,<br />
prevenzione e gestione di comportamenti disturbati quali bullismo, depressione,<br />
ecc.);<br />
• bambino e apprendimento.<br />
2 L’educazione alla salute<br />
• campagna di sensibilizzazione all’uso consapevole dei farmaci (in collaborazione<br />
con AIFA e SIP);<br />
• seminari di informazione sulla sicurezza domestica;<br />
• iniziative di diffusione dei giusti comportamenti alimentari (in collaborazione<br />
con l’Istituto Nazionale della Nutrizione e l’Agenzia Europea per la Sicurezza<br />
degli Alimenti);<br />
• seminari sull’impatto dell’informatica e dei social network;<br />
• elaborazione e proposta degli interventi organizzativi (Laboratorio delle idee);
5. Obiettivi strategici<br />
• asili nido (impatto sulla frequenza delle infezioni ricorrenti, impatto sui<br />
comportamenti alimentari, in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche<br />
Sociali);<br />
• attività sportive (impatto sul benessere psicofisico globale, in collaborazione<br />
con la Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Roma Tor Vergata).<br />
Il processo di costruzione dell’Istituto, che si modulerà nel tempo anche in<br />
funzione dei bisogni man mano emergenti sulla base di studi epidemiologici<br />
mirati, prenderà avvio con la “progettazione” di alcuni “ambienti” all’interno<br />
dei quali sviluppare filoni di attività, in parte definiti in sede di elaborazione<br />
delle strategie, in parte suggeriti dalle diverse professionalità dell’<strong>Ospedale</strong><br />
ed in parte richiesti dalla stessa utenza.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
65
Politiche<br />
e strumenti<br />
gestionali
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
6.1 Governance<br />
L’integrazione portata a sistema, come descritta nei capitoli precedenti, non<br />
riguarda solo la relazione tra l’<strong>Ospedale</strong> e l’ambiente esterno, ma anche la<br />
struttura organizzativa interna e comporta, quindi, il rinnovamento del sistema<br />
di governance finora adottato in <strong>Ospedale</strong> relativamente all’organizzazione, le<br />
risorse, la comunicazione e il coinvolgimento.<br />
La complessità e l’interconnessione delle funzioni che caratterizzano gli odierni<br />
sistemi sanitari, infatti, impongono una rivisitazione delle relazioni che intercorrono<br />
tra il processo principale di cura e la componente “ambientale” entro la quale<br />
esso si attua. In questa componente, che comprende le attività di supporto al<br />
processo produttivo e le interconnessioni con la dimensione produttiva (processo<br />
di cura e assistenza al paziente), devono essere progettate e governate in modo<br />
da garantire il maggior livello di efficacia, efficienza ed economicità.<br />
Rispetto ai vecchi modelli organizzativi, strutturati in direzioni/dipartimenti/unità<br />
operative, nei quali le relazioni e le comunicazioni avvenivano prevalentemente<br />
lungo le linee verticali dei rapporti gerarchici, oggi sempre di più si sente la<br />
necessità di attuare un sistema organizzativo a “matrice”, con la creazione di nuovi<br />
“mattoni” organizzativi costituiti da aree trasversali di gestione e collegamento<br />
tra direzioni/dipartimenti/unità operative.<br />
La struttura organizzativa così delineata vede i Dipartimenti, le Aree di Ricerca e<br />
le Direzioni lungo la dimensione verticale e i mattoni organizzativi sanitari (aree<br />
integrate multidisciplinari e piattaforme organizzative) e gestionali (direzione<br />
di staff e direzione di coordinamento) lungo la dimensione orizzontale (fig. 7).<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
67
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
68<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
Figura 7 | nuovo modello organizzativo dell’<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong><br />
LEGENDA<br />
1 Dipartimenti:<br />
Chirurgia e Centro<br />
Trapianti; Diagnostica<br />
per Immagini;<br />
Emergenza, Accettazione<br />
e ARCO; Laboratori;<br />
Medicina Pediatrica;<br />
Medico Chirurgico di<br />
Cardiologia Pediatrica;<br />
Nefrologia Urologia;<br />
Neonatologia Medica e<br />
Chirurgica; Neuroscienze<br />
e Neuroriabilitazione;<br />
Oncoematologia<br />
Pediatrica e Medicina<br />
Trasfusionale;<br />
<strong>Pediatrico</strong> Universitario<br />
Ospedaliero.<br />
2 Aree di Ricerca:<br />
Immunologia;<br />
Innovazioni clinicotecnologiche;<br />
Innovazioni e<br />
sperimentazioni<br />
cliniche; Innovazioni<br />
gestionali; Malattie<br />
genetiche e malattie<br />
rare; Malattie<br />
multifattoriali;<br />
Medicina rigenerativa<br />
– cell factory; Modelli<br />
organizzativi clinici;<br />
Oncoematologia; Reti<br />
informatiche integrate.<br />
3 Direzioni:<br />
Sanitaria, Scientifica,<br />
Amministrazione<br />
e Finanza, Risorse<br />
Umane; Tecnologie<br />
e Infrastrutture.<br />
Affinché la crescita dell’<strong>Ospedale</strong> possa avvenire sia lungo la direttrice verticale<br />
della maggiore competenza in ambito clinico e amministrativo, sia lungo la<br />
direttrice orizzontale della multidisciplinarietà e dei servizi trasversali, è necessario<br />
acquisire nuovi schemi concettuali di relazioni, che si inseriscano in un quadro<br />
strutturato di compiti, processi e responsabilità, con la conseguente definizione<br />
di nuovi rapporti “clienti-fornitori” tra le varie funzioni.<br />
Le principali leve sulle quali agire per attuare le politiche di integrazione sono:<br />
A) la gestione dei percorsi di cura;<br />
B) la gestione dei processi amministrativi e organizzativi di supporto, tra cui:<br />
• il coordinamento e la logistica;
• le risorse umane;<br />
• i sistemi informativi;<br />
• le facilities per pazienti, famiglie e frequentatori.<br />
C) le relazioni con l’esterno, in particolare:<br />
• il marketing e la comunicazione;<br />
• gli stakeholder e le associazioni di volontariato;<br />
• l’ospedale e l’ambiente.<br />
6.1.1 Gestione dei percorsi di cura<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
Con l’incremento della complessità dei pazienti e della articolazione dei percorsi<br />
di cura, che richiedono una sempre maggiore interazione tra i clinici e le diverse<br />
strutture aziendali, dovranno essere attivate delle aree comuni in cui condividere<br />
competenze, logistica, risorse, tecnologia e protocolli diagnostico-terapeutici, allo<br />
scopo di aumentare l’efficienza e l’efficacia della gestione.<br />
Con riferimento allo schema organizzativo rappresentato nel capitolo precedente<br />
(fig. 7), nell’area clinica la struttura “verticale” dei dipartimenti deve essere integrata<br />
con nuove strutture e funzioni che facilitino lo sviluppo dei processi di cura, il miglior<br />
utilizzo delle professionalità e, in definitiva, un percorso più agevole e sicuro per i<br />
pazienti.<br />
Tali strutture orizzontali sono le aree multidisciplinari integrate, particolarmente adatte<br />
alla gestione di pazienti complessi, e le piattaforme organizzative per la gestione<br />
delle fasi del percorso di cura (ambulatorio, day surgery, pre-ricovero, degenza).<br />
Mentre le aree multidisciplinari integrate sono deputate a favorire il miglior approccio<br />
clinico–assistenziale, mettendo al centro dell’attenzione il paziente e non l’unità<br />
operativa, le piattaforme organizzative hanno lo scopo di unificare la gestione del<br />
percorso del paziente, facendosi carico di tutti gli aspetti di tipo operativo e logistico:<br />
dalla gestione della lista di attesa, alla dimissione e al follow-up. In questa logica,<br />
il gestore della piattaforma organizzativa diventa il “fornitore” di servizi a favore<br />
dell’“utente”, ossia il clinico.<br />
I fattori critici di successo per favorire l’integrazione tra le strutture operative<br />
dipartimentali e le aree trasversali sono la formazione di nuove professionalità,<br />
dotate di competenze gestionali, e il riconoscimento formale e sostanziale del ruolo<br />
e delle responsabilità di questi nuovi elementi organizzativi.<br />
A) Aree multidisciplinari integrate<br />
Queste strutture, attraverso l’organizzazione di équipe miste, avranno lo scopo<br />
di trattare una stessa patologia usufruendo contemporaneamente delle diverse<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
69
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
70<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
specialità necessarie, per favorire il miglior approccio al paziente, la condivisione dei<br />
protocolli, l’incremento dell’esperienza clinica professionale e la ricerca.<br />
Le aree di maggior rilievo da attivare sono rappresentate da:<br />
• l’area integrata funzionale interdipartimentale per il trapianto d’organo addominale;<br />
• il percorso assistenziale multidisciplinare dei pazienti affetti da patologie complesse<br />
e continuità terapeutica;<br />
• le aree relative alle neuroscienze (neurologia, psicologia-psicoterapia,<br />
neuroriabilitazione);<br />
• la gestione del paziente congenito adulto;<br />
• l’immunoinfettivologia;<br />
• l’organizzazione del processo di cura e assistenza multidisciplinare dei pazienti<br />
affetti da neoplasia del sistema nervoso centrale;<br />
• la costituzione di un’equipe multidisciplinare per la gestione dell’insufficienza<br />
respiratoria grave con ECMO58 .<br />
B) Piattaforme organizzative<br />
Le piattaforme organizzative riguardano le modalità di gestione del paziente in<br />
funzione della tipologia di attività di assistenza e possono essere strutturate a livello<br />
di ospedale o di dipartimento.<br />
Sulla scia dell’esperienza della day surgery unificata, già attivata nel 2010, dovranno<br />
essere sviluppate nuove strutture organizzative trasversali e percorsi più snelli:<br />
• la piattaforma ambulatoriale;<br />
• il pre-ricovero chirurgico centralizzato;<br />
• il week hospital;<br />
• l’estensione della gestione dei reparti di degenza per intensità di cura: day hospital,<br />
degenza di bassa complessità, semi-intensiva;<br />
• le sale operatorie;<br />
• fast track: organizzazione di percorsi snelli per determinate tipologie di pazienti,<br />
con particolare riguardo ai pazienti che affluiscono al DEA, allo scopo di agevolare<br />
e velocizzare le procedure e la gestione del flusso in pronto soccorso.<br />
Il successo di queste strutture di coordinamento sarà favorito dall’introduzione di nuovi<br />
rapporti tra i vari soggetti coinvolti nel processo di cura, atti a favorire il collegamento<br />
tra clinica, diagnostica, assistenza infermieristica e organizzazione. Gli strumenti che<br />
si ritiene possano influire positivamente su una migliore gestione del paziente sono:<br />
58 ExtraCorporeal Membrane Oxygenation.
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
1 la creazione di nuove figure infermieristiche: la “Bed Manager”, la “Liaison<br />
Nurse” e la “Multi-Task-Assistant” (MTA) per le équipe specialistiche. Queste<br />
figure offrono diversi vantaggi nell’organizzazione e gestione del percorso di<br />
cura attraverso il loro ruolo di interfaccia tra i clinici, i pazienti e le famiglie, con<br />
particolare riguardo a:<br />
• l’ottimizzazione dei flussi informativi e dei percorsi dei pazienti;<br />
• i rapporti con il territorio per la continuità assistenziale;<br />
• la soluzione di problemi complessi.<br />
2 l’attivazione dell’ambulatorio infermieristico, ovvero una struttura preposta<br />
all’erogazione di cure infermieristiche, organizzate e gestite sotto la responsabilità del<br />
personale infermieristico. Questa soluzione consente una migliore appropriatezza,<br />
mediante l’individuazione di percorsi di cura e di assistenza efficaci ed appropriati,<br />
con prestazioni che possono essere erogate dal personale infermieristico in<br />
regime ambulatoriale, e una maggiore efficienza, in quanto consente un miglior<br />
utilizzo delle risorse, con svolgimento di attività oggi non riconosciute ed effettuate<br />
impropriamente presso le diverse Unità Operative.<br />
3 la “clinicizzazione” del radiologo e del patologo (laboratorista), ossia la loro<br />
partecipazione attiva per meglio orientare le indagini diagnostiche, contribuendo<br />
a una maggiore appropriatezza del percorso clinico-assistenziale. Attraverso<br />
l’intensificazione della comunicazione e degli scambi diretti di informazioni tra<br />
l’area clinica e l’area diagnostica, viene favorito il dialogo volto al preliminare<br />
elaborato di un percorso diagnostico, specie nei pazienti complessi, allo scopo di<br />
migliorarne qualità e tempistica, avvalendosi anche di percorsi “standardizzati”<br />
per specifiche patologie.<br />
6.1.2 Gestione dei processi amministrativi<br />
e organizzativi di supporto<br />
6.1.2.1 Coordinamento e logistica<br />
Con la recente modifica della struttura organizzativa dell’<strong>Ospedale</strong> è stata creata<br />
una Direzione deputata al coordinamento, alla gestione dei flussi dei beni e alla<br />
logistica.<br />
Questa nuova entità avrà il compito di alimentare in maniera trasversale la catena<br />
produttiva - sanitaria e di ricerca - fornendo i servizi di supporto e garantendo il<br />
coordinamento tra le varie funzioni dell’<strong>Ospedale</strong> per dare risposte immediate<br />
all’insorgere dei bisogni.<br />
In particolare dovrà gestire:<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
71
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
72<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
• il magazzino e la fornitura di beni alle Unità Operative;<br />
• l’organizzazione logistica dei trasferimenti di beni e persone (traslochi, ambulanze,<br />
autoparco, servizi navetta, etc.), rappresentando il punto di riferimento e di<br />
collegamento delle Direzioni coinvolte (in particolare, Direzione Sanitaria e Direzione<br />
Tecnica);<br />
• il monitoraggio continuo e il controllo dei servizi appaltati (pulizie, rifiuti,<br />
sterilizzazione, cartelle cliniche, lavanderia, ristorazione, manutenzioni, etc),<br />
assicurando che l’attività effettuata risponda in modo tempestivo e adeguato alle<br />
esigenze delle Unità Operative, segnalando eventuali inadempienze e attuando<br />
le opportune misure correttive.<br />
6.1.2.2 Risorse umane<br />
L’importanza, più volte evidenziata, di un salto culturale e di un modificato approccio<br />
concettuale per consentire l’attuazione del Piano Strategico, porta necessariamente al<br />
centro dell’interesse la gestione delle risorse umane.<br />
È fondamentale per ogni organizzazione promuovere una cultura condivisa e mantenere<br />
il benessere fisico, psicologico e sociale dei propri lavoratori.<br />
La crescita delle capacità e della competenza del personale dipende da due fattori:<br />
1 il clima organizzativo;<br />
2 la definizione dei percorsi di carriera.<br />
1 Clima organizzativo<br />
Nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> saranno avviate azioni finalizzate ad incrementare il “benessere<br />
organizzativo”, allo scopo di migliorare lo stato psicologico, fisico e sociale e aumentare<br />
la soddisfazione e la fiducia delle risorse umane, che nelle organizzazioni sanitarie sono<br />
la risorsa fondamentale. Alcuni degli indicatori più comuni del benessere organizzativo<br />
sono, a scopo esemplificativo, la sensazione di far parte di un team, la voglia di andare<br />
al lavoro, la sensazione di autorealizzazione, il rapporto equilibrato tra la vita lavorativa e<br />
la vita privata, la stima nei confronti del management e la convinzione di poter cambiare<br />
le condizioni negative attuali.<br />
Indirettamente, attraverso il miglioramento del benessere organizzativo si ottengono benefici<br />
anche in termini di efficienza e produttività, poiché diminuiscono il tasso di assenteismo<br />
e il turnover, aumentano la motivazione e il senso di appartenenza all’organizzazione e<br />
migliora nel complesso il clima che “si respira” in <strong>Ospedale</strong>.<br />
Attraverso il monitoraggio dello stato di benessere organizzativo, inoltre, si possono<br />
individuare eventuali criticità e apportare le azioni di miglioramento idonee ad accrescere<br />
la soddisfazione dei lavoratori e la qualità dei processi produttivi.
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
Pertanto, saranno potenziati gli interventi volti alla rilevazione e al miglioramento della<br />
qualità di vita dei lavoratori, anche coinvolgendo soggetti esterni all’<strong>Ospedale</strong>.<br />
Oltre agli interventi suddetti, che rivestono un’importanza fondamentale, ma la cui<br />
realizzazione richiederà tempi abbastanza lunghi, ciò che l’<strong>Ospedale</strong> può fare nell’immediato<br />
per facilitare le condizioni di vita e di lavoro delle proprie risorse è l’attivazione di un<br />
servizio di asilo nido e la stipula di convenzioni per i dipendenti volte all’erogazione di<br />
attività/servizi a condizioni economiche vantaggiose. In adempimento alle recenti riforme<br />
normative, inoltre, verranno sviluppate attività di monitoraggio ed eventuali azioni correttive<br />
per il contenimento e la riduzione dello stress da lavoro-correlato.<br />
2 Definizione dei percorsi di carriera<br />
L’alta professionalità dell’<strong>Ospedale</strong> è un valore che va conservato e accresciuto nel tempo<br />
perché influisce sull’efficacia degli esiti delle prestazioni e sulla qualità dei risultati della<br />
ricerca scientifica. A questo scopo, sarà privilegiato il rapporto con le Università offrendo<br />
stage formativi e fellowship a giovani medici, tecnici, infermieri, sia italiani sia esteri, per<br />
ampliare la base di giovani tra cui selezionare l’“élite” del domani.<br />
In qualità di IRCCS, l’<strong>Ospedale</strong> richiede l’esperienza nel campo della ricerca come requisito<br />
necessario per l’arruolamento e lo sviluppo professionale.<br />
Per evitare di disperdere gli sforzi di formazione e addestramento dei giovani più meritevoli<br />
e contenere il fenomeno della “fuga di cervelli” verso altre strutture sanitarie, è necessario<br />
fidelizzare e motivare i giovani più promettenti, offrendo loro prospettive di continuità e<br />
percorsi di carriera definiti nei tempi e nelle modalità.<br />
Ogni risorsa dotata di capacità e competenza desidera crescere nel suo percorso<br />
professionale e vedere riconosciuti i propri meriti. Generalmente, il modo per soddisfare<br />
queste aspettative è quello di assegnare incarichi organizzativi (responsabilità di struttura<br />
o di alta specializzazione), con il rischio di provocare un’eccessiva frammentazione della<br />
struttura organizzativa, dei ruoli e delle responsabilità e di influenzare negativamente<br />
lo sviluppo delle giovani leve, perché incardinate, già al momento dell’arruolamento, in<br />
settori altamente specializzati senza un’adeguata formazione di base.<br />
È necessario, quindi, trovare il giusto equilibrio tra uno sviluppo professionale soddisfacente<br />
e il mantenimento di una struttura organizzativa solida, coerente ed essenziale.<br />
Con riferimento specifico al percorso di carriera dei clinici, è necessario che i giovani<br />
vengano assegnati ad aree funzionali omogenee al fine di acquisire le più ampie<br />
competenze, ruotando tra le varie specialità. Durante il periodo di training sarà così loro<br />
più facile orientarsi verso una specialità piuttosto che un’altra e intraprendere il proprio<br />
percorso nel settore che meglio si adatta a qualità e inclinazioni personali, potendo<br />
contare, però, su un bagaglio generale di conoscenze e sull’esperienza del lavoro in team<br />
che sarà fondamentale nella loro professione. In definitiva, l’obiettivo è quello di arrivare<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
73
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
74<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
a costruire una piramide delle professionalità con una base molto ampia, costituita da<br />
diverse tipologie di soggetti in formazione, e un’altezza sufficiente a contenere i vari<br />
passaggi di qualificazione attraverso i quali selezionare e far emergere i più meritevoli.<br />
Figura 8 | piramide della professionalità<br />
La gestione dei privilegi 59 e la promozione della capacità di iniziativa e del lavoro<br />
in équipe rappresentano strumenti utili per favorire la crescita e motivare le<br />
giovani leve. All’interno delle categorie professionali è necessario individuare<br />
diverse e più qualificate tipologie di ruoli, valorizzando particolari e specifiche<br />
competenze (vedi paragrafo 6.1.1 - Liaison Nurse).<br />
In aggiunta, dovranno essere formate delle figure intermedie in grado di svolgere<br />
compiti nuovi e attività diversificate, quali il ricercatore clinico, l’infermiere di<br />
ricerca e il tecnico di ricerca, per favorire lo sviluppo delle attività di ricerca<br />
applicata nei settori medici, chirurgici e infermieristici.<br />
Se per lo sviluppo di carriera del personale medico è indispensabile coniugare<br />
clinica e ricerca, anche per le altre figure professionali, comparto e amministrativi,<br />
è opportuno intraprendere percorsi che favoriscano la ricerca nei diversi ambiti.<br />
Per l’attribuzione di incarichi di responsabilità di struttura o di alta specializzazione<br />
è opportuno far sì che questi non rappresentino solo un un’etichetta/premio, ma<br />
anche un impegno nei settori dell’assistenza, della ricerca e nel trasferimento delle<br />
conoscenze sia all’interno sia all’esterno, in modo che la crescita professionale<br />
del singolo diventi crescita di tutti e patrimonio dell’<strong>Ospedale</strong>.<br />
59 Un privilegio clinico è una specifica concessione o permesso di un ospedale ad un singolo professionista per eseguire<br />
procedure diagnostiche e terapeutiche o altri servizi ai pazienti, nell’ambito di limiti ben definiti.
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
L’offerta di interventi formativi dell’<strong>Ospedale</strong>, infine, non deve essere finalizzata<br />
unicamente all’acquisizione e al mantenimento di un certo livello di competenze<br />
(“addestramento” in senso stretto), ma può costituire uno strumento privilegiato<br />
per la valorizzazione tecnica, la crescita professionale del personale e il supporto<br />
allo sviluppo del potenziale. Ciò dovrà essere realizzato con un piano organico<br />
e strutturato che preveda sia l’individuazione e l’organizzazione di specifiche<br />
iniziative (stage per la partecipazione del nostro personale a corsi specifici o di<br />
formazione sul campo, apprendimento di nuove tecniche, formazione a distanza,<br />
etc.), sia il potenziamento di attività formative svolte presso l’<strong>Ospedale</strong> da parte<br />
di professionisti esterni.<br />
6.1.2.3 Sviluppo dei sistemi informativi<br />
Gli investimenti effettuati nel corso del precedente triennio nel campo dell’ICT<br />
(Information & Communication Technology) sono stati orientati ad aggiornare le<br />
infrastrutture di base e gli strumenti a supporto dell’operatività dei singoli processi.<br />
Nel prossimo triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> l’attenzione sarà volta a:<br />
• consolidare l’affidabilità delle infrastrutture e degli applicativi in essere, attraverso<br />
l’unificazione delle competenze e delle responsabilità di gestione; in tal modo, verrà<br />
garantito un unico livello di servizio per tutte le diverse componenti del sistema<br />
(hardware, software di base, rete locale, rete geografica e software applicativo);<br />
• migliorare il livello di integrazione dei sistemi, rendendo l’ICT strumento di governo<br />
dell’<strong>Ospedale</strong> nella sua complessità e non del singolo processo.<br />
Tramite il ricorso a modelli di cloud computing, laddove opportuno, si gestiranno tramite<br />
Internet le applicazioni e le attività aziendali con servizi già disponibili (software e<br />
archiviazione dati), con i seguenti vantaggi:<br />
• riduzione dei costi aziendali60 , perché non sarà più necessario acquistare software<br />
e licenze per le attività che si deciderà di gestire in “modalità cloud”;<br />
• garanzia di sicurezza nell’accesso e di rispetto della riservatezza delle informazioni;<br />
• possibilità di accedere ai servizi in ogni momento e in ogni luogo, tramite connessione<br />
web.<br />
Verrà perseguito l’obiettivo di rendere il percorso informatico quanto più possibile<br />
integrato e “user friendly”, attraverso un unico ambiente per la gestione del percorso<br />
assistenziale61 , che integri tutte le esigenze funzionali dei diversi operatori coinvolti<br />
nelle varie fasi del percorso: clinico-assistenziali, amministrativo-gestionali ed<br />
60 Il modello comporterà lo spostamento di quote da costo capitale a costi operativi (es. non più investimenti per hardware,<br />
software e licenze, ma canoni periodici pagati ai fornitori cloud, secondo la modalità pay for use).<br />
61 Comprendente, in un unico contesto informatico, il processo ambulatoriale, di day hopital, di day surgery e di ricovero ordinario.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
75
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
76<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
economico-finanziarie. Gli applicativi, inoltre, verranno resi disponibili anche<br />
attraverso dispositivi mobili (smartphone, tablet), oltreché da personal computer.<br />
Sarà, infine, implementata in modo graduale la Cartella Clinica Elettronica partendo<br />
dalle aree diagnostiche (laboratorio analisi, dipartimento immagini e cardiologia)<br />
per poi passare alla prescrizione-preparazione-somministrazione dei farmaci, alla<br />
gestione delle procedure (incluse le sale operatorie) e alle consulenze.<br />
Rispetto a questo obiettivo è necessario considerare che la cartella clinica informatizzata<br />
non rappresenta una mera trascrizione informatica della cartella clinica cartacea, ma<br />
costituisce la rappresentazione del percorso del paziente e l’anello di congiunzione tra<br />
le regole e la gestione. In essa confluiscono i processi dell’ospedale e dal suo contenuto<br />
partono tutte le informazioni necessarie per alimentare i processi di programmazione<br />
e controllo, il monitoraggio dell’efficienza, la verifica dell’efficacia e lo sviluppo della<br />
ricerca. Con la cartella clinica informatizzata è possibile effettuare il confronto tra i<br />
protocolli e l’attività, il monitoraggio dei costi e la gestione dei dati clinici ai fini della<br />
ricerca.<br />
Figura 9 | percorso del paziente – flusso informativo<br />
In quest’ottica, la cartella clinica informatizzata non è uno degli applicativi<br />
informatici dell’<strong>Ospedale</strong>, ma diventa lo strumento primario per la gestione e la<br />
crescita dell’<strong>Ospedale</strong>.<br />
La complessità e la forte interazione delle componenti che costituiscono la<br />
cartella clinica informatizzata, unitamente ai problemi legati al cambiamento<br />
culturale e organizzativo che entrano in campo per la sua realizzazione, rendono
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
estremamente delicata e sensibile la sua implementazione, suggerendo un<br />
approccio meditato e incrementale.<br />
6.1.2.4 Facilities per pazienti, famiglie e frequentatori<br />
La predisposizione di servizi di supporto per le famiglie, i pazienti e i frequentatori<br />
(stagisti, specializzandi a tempo determinato, etc.) contribuisce a creare valore<br />
per l’<strong>Ospedale</strong>, perché aumenta la soddisfazione degli utenti facilitando l’accesso<br />
ad alcuni servizi. Tale attività di supporto si rivela tanto più importante per tutte<br />
le famiglie che sono costrette a passare lunghi periodi in <strong>Ospedale</strong>.<br />
Le facilities che il Bambin <strong>Gesù</strong> intende predisporre a supporto di tutti coloro<br />
che frequentano l’<strong>Ospedale</strong> sono:<br />
• stipula di convenzioni per beni e servizi necessari (es. tintoria, ristoranti,<br />
parrucchiere, alberghi, etc.);<br />
• individuazione di uno spazio, all’interno di ciascuna sede dell’<strong>Ospedale</strong>, per<br />
consentire l’allattamento al seno in condizioni di tranquillità, riservatezza e<br />
privacy alle mamme che accompagnano i propri bambini in <strong>Ospedale</strong>;<br />
• foresteria a condizioni economiche vantaggiose (o addirittura gratuita, in casi<br />
particolari da definire) per medici, infermieri e tecnici frequentatori, italiani e<br />
stranieri;<br />
• cartella clinica bilingue (italiano/inglese);<br />
• diffusione di “isole tecnologiche” con possibilità di collegamento a internet e<br />
dotate di altri strumenti multimediali di rete.<br />
6.1.3 Relazioni verso l’esterno<br />
6.1.3.1 Marketing, comunicazione e fund raising<br />
Nel prossimo triennio, il marketing e la comunicazione avranno un ruolo<br />
fondamentale per il sostegno delle azioni di sviluppo dell’<strong>Ospedale</strong>, che sempre<br />
di più “uscirà dalle proprie mura” per incontrare la popolazione pediatrica di<br />
riferimento e raggiungere il maggior numero di interlocutori e sostenitori possibile.<br />
Tutte le iniziative e i progetti saranno pensati e costruiti ponendo il benessere<br />
del bambino al centro del sistema, per contribuire non solo al miglioramento<br />
dell’assistenza all’interno della struttura, ma anche per supportare le famiglie a<br />
gestire più serenamente la crescita e la salute dei propri figli. Soprattutto nei primi<br />
anni di vita del bambino, infatti, i genitori sono generalmente molto apprensivi e<br />
spesso sopraffatti dall’ansia e dalla paura di non riuscire a comprendere i “segnali”<br />
di un eventuale stato di malessere del proprio bimbo.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
77
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
78<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
L’<strong>Ospedale</strong> può mettere in atto molte iniziative per sostenere e rassicurare i<br />
genitori sulle varie tematiche riguardanti la salute del neonato (es. allattamento,<br />
svezzamento, salute in generale), dalla creazione di uno sportello con professionisti<br />
e psicologi a cui rivolgersi, alla linea telefonica dedicata, alla diffusione di materiale<br />
informativo sulla salute del neonato all’interno delle sale d’attesa, allo sviluppo<br />
dei servizi di telemedicina.<br />
L’investimento in marketing e comunicazione, soprattutto in un momento in cui la<br />
concorrenza tra ospedali sta aumentando, ha il suo tasso di ritorno perché crea<br />
valore per l’utenza e, di conseguenza, per tutta l’organizzazione.<br />
È fondamentale non solo far percepire, ma soprattutto dimostrare alle famiglie<br />
che l’<strong>Ospedale</strong> è vicino, e la comunicazione e il marketing rappresentano un<br />
fondamentale supporto in tal senso, attraverso l’organizzazione di campagne di<br />
sensibilizzazione ed informazione ad ampio raggio (es. attività di promozione e<br />
coinvolgimento all’interno delle scuole, pubblicizzazione delle iniziative mediante<br />
i mass media e l’utilizzo del web).<br />
L’<strong>Ospedale</strong> ha già avviato iniziative nel marketing e nella comunicazione, soprattutto<br />
interattiva, con il progetto dell’”<strong>Ospedale</strong> con un click” e, più recentemente, con<br />
la possibilità di scaricare su iPhone e iPad un applicativo per prenotare visite e<br />
navigare sul sito dell’<strong>Ospedale</strong>, per ottenere informazioni in tempo reale sulle<br />
prestazioni erogate.<br />
Il fund raising e la comunicazione, per il prossimo triennio, saranno focalizzati a<br />
diffondere e migliorare l’informazione e l’accountability verso il grande pubblico,<br />
le aziende e i major donors, con l’obiettivo di accrescere il numero dei potenziali<br />
donatori e di fidelizzare ulteriormente coloro che sono già sostenitori delle attività<br />
di sviluppo dell’<strong>Ospedale</strong>.<br />
A tale scopo, attraverso il direct marketing warm si punterà a promuovere iniziative e<br />
progetti per ottenere il sostegno dei donatori che già “sono a fianco” dell’<strong>Ospedale</strong><br />
(privati cittadini, aziende e fondazioni). Le attività di direct marketing cold saranno<br />
invece dirette a ottenere il supporto di nuovi sostenitori privati e aziende, sia al<br />
fine di incrementare le donazioni verso l’<strong>Ospedale</strong> sia per promuovere i lasciti e<br />
la destinazione del 5 per mille per il finanziamento della ricerca scientifica.<br />
Il piano triennale delle entrate e delle spese previste per le attività di marketing<br />
e comunicazione, è sintetizzato nella tabella seguente.
Tabella 7 | piano triennale delle fonti e degli impieghi del Fund Raising<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
Un altro aspetto su cui l’<strong>Ospedale</strong> intende focalizzare l’attenzione è il miglioramento<br />
dell’immagine che riflette all’esterno nei confronti dell’utenza.<br />
In questo ambito, l’accoglienza è un fattore chiave su cui investire perché rappresenta il<br />
primo fondamentale contatto delle famiglie con l’<strong>Ospedale</strong>, le cui modalità potrebbero<br />
influenzare, in modo positivo o negativo, la percezione e la fiducia degli utenti nei<br />
confronti della struttura.<br />
L’importanza del ruolo dell’accoglienza rende quindi necessario prevedere delle<br />
figure professionali dedicate all’orientamento delle famiglie all’interno dell’<strong>Ospedale</strong><br />
e la realizzazione di kit di accoglienza per agevolare la permanenza delle famiglie<br />
dei pazienti.<br />
6.1.3.2 Stakeholder e associazioni<br />
di genitori e di volontariato<br />
<strong>2012</strong> 2013 <strong>2014</strong><br />
ENTRATE<br />
Aziende, grandi donazioni e lasciti 1.921.000,00 1.951.000,00 2.650.000,00<br />
Privati cittadini 728.000,00 1.230.000,00 1.198.000,00<br />
5 per mille 900.000,00 1.000.000,00 1.200.000,00<br />
TOTALE ENTRATE 3.549.000,00 4.181.000,00 5.048.000,00<br />
SPESE<br />
Comunicazione 371.195,78 441.214,44 444.053,50<br />
Direct Marketing 225.604,22 269.285,56 429.946,50<br />
Fees 83.200,00 139.500,00 76.000,00<br />
TOTALE SPESE 680.000,00 850.000,00 950.000,00<br />
MARGINE 2.869.000,00 3.331.000,00 4.098.000,00<br />
L’<strong>Ospedale</strong> intende coinvolgere tutti i soggetti della società civile interessati a dare il<br />
loro contributo, ai quali riconosce un ruolo fondamentale tra gli attori del processo<br />
di sviluppo come “medici del benessere”.<br />
Ai tradizionali stakeholder di varia natura che gravitano attorno all’<strong>Ospedale</strong> (proprietà,<br />
istituzioni, donatori, associazioni di genitori e di volontariato, associazioni di pazienti,<br />
università, etc.) si aggiungono, con l’integrazione e la costituzione di reti ospedaleterritorio,<br />
anche tutte le strutture e i professionisti coinvolti insieme con il Bambin<br />
<strong>Gesù</strong> nella gestione dei percorsi assistenziali.<br />
Quanto agli stakeholder del primo tipo (proprietà, istituzioni, donatori, associazioni<br />
di genitori e di volontariato, associazioni di pazienti, università, etc.), l’<strong>Ospedale</strong> deve<br />
rendere conto del proprio operato, evidenziando in particolare i benefici della sua<br />
attività assistenziale e di ricerca sul miglioramento dello stato di benessere della<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
79
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
80<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
società. Lo strumento a cui è demandata questa funzione è il bilancio sociale, che<br />
l’<strong>Ospedale</strong> si propone di sviluppare entro il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong>.<br />
Relativamente al secondo gruppo di stakeholder, individuati all’interno delle reti, il<br />
governo delle relazioni è estremamente importante, ma anche delicato per il fatto<br />
che il Bambin <strong>Gesù</strong>, assumendo il ruolo di guida nell’ambito della rete, deve riuscire<br />
a “coordinare senza prevaricare”.<br />
La presenza e il supporto delle Associazioni di genitori e di volontariato è fondamentale<br />
per sostenere le iniziative e le attività dell’<strong>Ospedale</strong>. L’obiettivo è quello di creare una<br />
vera “Big Society” con il loro coinvolgimento non più in qualità di supporti collaterali,<br />
ma di gestori responsabili.<br />
6.1.3.3 <strong>Ospedale</strong> e ambiente<br />
Nel triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> il Bambin <strong>Gesù</strong> intende attuare importanti iniziative sul<br />
fronte dell’ambiente trasformando progressivamente l’<strong>Ospedale</strong> in un sistema “a<br />
zero emissioni”, attraverso la realizzazione di progetti per il risparmio energetico<br />
e la riduzione delle emissioni inquinanti, presso le sedi di Palidoro e S. Paolo<br />
fuori le Mura.<br />
L’impegno dell’<strong>Ospedale</strong> per la salvaguardia dell’ambiente si concretizzerà<br />
attraverso quattro interventi:<br />
• installazione di un impianto fotovoltaico, laddove possibile, per creare energia<br />
sfruttando la luce diretta del sole. Peraltro, la Regione promuove le iniziative<br />
per rendere gli ospedali ecosostenibili mettendo a disposizione specifici fondi;<br />
• creazione di un impianto di cogenerazione presso il polo di San Paolo Fuori Le<br />
Mura, per produrre energia e calore utilizzando l’energia primaria contenuta<br />
nel combustibile (gas metano);<br />
• sostituzione delle Unità di Trattamento Aria (UTA) a servizio dei comparti<br />
operatori con macchine di ultima generazione, ad alta efficienza e a basso<br />
consumo energetico;<br />
• incentivazione all’utilizzo di alternative al mezzo proprio, attraverso la stipula<br />
di convenzioni con le società di trasporto pubblico, il potenziamento dei servizi<br />
navetta tra le sedi e la destinazione di un apposito spazio, nelle immediate<br />
vicinanze dell’<strong>Ospedale</strong>, da riservare al parcheggio delle biciclette.
6.2 Qualità e sicurezza<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
Accanto alla governance, il secondo strumento a supporto della strategia per<br />
il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> è costituito dalla qualità nella sua accezione più ampia,<br />
ossia l’insieme di “regole” per garantire l’efficacia e la sicurezza dei processi<br />
clinici e gestionali.<br />
L’attenzione crescente e le risorse (umane e strumentali) dedicate al miglioramento<br />
della qualità e della sicurezza derivano essenzialmente da due considerazioni:<br />
• le famiglie dei pazienti effettuano le loro valutazioni, e conseguentemente le<br />
scelte sulla struttura sanitaria di riferimento, soprattutto in base al processo<br />
clinico, ma tenendo anche conto di fattori “di contorno” (es. accoglienza,<br />
disponibilità, spazi, sicurezza, etc.) che incidono sul loro grado di soddisfazione e<br />
fidelizzazione e che oggi sono sempre più associati e integrati con la prestazione<br />
sanitaria;<br />
• l’<strong>Ospedale</strong> deve prestare sempre maggiore attenzione alla razionalizzazione<br />
delle risorse, soprattutto in considerazione dello scenario di rigore e di stretta<br />
economica che ci si attende per il prossimo triennio.<br />
L’applicazione di adeguate politiche di qualità e sicurezza comporta per i pazienti,<br />
le famiglie e l’<strong>Ospedale</strong> i seguenti benefici:<br />
• maggiore soddisfazione dei pazienti e dei loro familiari;<br />
• miglioramento dello stato di salute e di benessere in generale (sia per i pazienti<br />
sia per l’organizzazione interna);<br />
• snellimento e maggiore flessibilità dei processi clinici e gestionali;<br />
• maggiore razionalizzazione delle risorse economiche;<br />
• monitoraggio dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie;<br />
• sicurezza dei processi clinici e gestionali (risk management).<br />
L’<strong>Ospedale</strong> ha costruito negli anni un solido impianto per il monitoraggio della<br />
qualità e della sicurezza, con l’obiettivo di stimolare il miglioramento continuo<br />
e duraturo dei processi nelle organizzazioni sanitarie tramite l’applicazione di<br />
standard internazionali, l’adeguamento alle normative nazionali e il monitoraggio<br />
dello stato del sistema attraverso la rilevazione di indicatori.<br />
Per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> gli obiettivi strategici che l’<strong>Ospedale</strong> intende perseguire<br />
nell’ambito della qualità e della sicurezza sono:<br />
• aggiornamento delle certificazioni di qualità JCI e ISO;<br />
• certificazione del Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
81
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
82<br />
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
Relativamente al primo punto, l’<strong>Ospedale</strong> è accreditato secondo le norme Joint Commission<br />
International 62 e UNI EN ISO 9001:2008 63 . In qualità di IRCCS è, inoltre, sottoposto al<br />
procedimento di conferma del carattere scientifico, con cadenza triennale, da parte del<br />
Ministero della Salute. Per il triennio <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> il Bambin <strong>Gesù</strong> continuerà ad investire<br />
sul miglioramento continuo della qualità attraverso gli strumenti dell’analisi proattiva<br />
del rischio64 e degli audit svolti sia da personale interno sia da società esterne, con cui<br />
monitorerà periodicamente il sistema qualità e attiverà il processo di miglioramento,<br />
agendo su due fronti:<br />
• qualità di prodotto, il cui risultato finale è l’efficacia, ossia gli esiti dei processi di cura.<br />
La qualità, in questo caso, è considerata nell’ottica del paziente e del professionista<br />
sanitario (soddisfazione del paziente e della sua famiglia, miglioramento della qualità<br />
della vita, impatto sullo stato di salute);<br />
• qualità di processo, il cui risultato finale è l’efficienza, ossia il giusto e non sempre<br />
facile equilibrio che la direzione ospedaliera deve trovare tra le esigenze economiche<br />
e i processi sanitari.<br />
Qualità di prodotto e di processo sono due aspetti fortemente interrelati ed integrati<br />
tra loro: l’organizzazione di un buon processo, funzionante, snello e razionale<br />
incide con molta probabilità sul conseguimento di risultati efficaci; viceversa, il<br />
buon esito della prestazione non dipende solo dalle competenze individuali, ma<br />
dalla bontà dei processi sistemici in cui tali competenze si integrano e danno il<br />
proprio valore aggiunto.<br />
Sul fronte della sicurezza, in ottemperanza al D. Lgs. 81/2008, l’<strong>Ospedale</strong> attualmente<br />
svolge una sistematica attività di valutazione e prevenzione dei rischi che si concretizza<br />
nell’elaborazione del Documento Aziendale di Valutazione dei Rischi (DAVR). Per<br />
migliorare la gestione dei processi e la sicurezza dei pazienti, delle famiglie, dei<br />
professionisti interni e di tutti coloro che a vario titolo frequentano la nostra struttura,<br />
per il prossimo triennio l’<strong>Ospedale</strong> intende andare oltre le disposizioni normative<br />
cogenti e introdurre in modo volontario il Sistema di Gestione della Sicurezza sul<br />
Lavoro (SGSL), per garantire la conformità delle misure di sicurezza alle normative di<br />
riferimento. L’adozione di un SGSL permetterà di integrare le politiche di tutela della<br />
salute e della sicurezza con la progettazione e gestione dei sistemi di lavoro adottati<br />
62 La Joint Commission International rappresenta l’ente di accreditamento in sanità più autorevole e con la maggior esperienza<br />
al mondo; ad oggi, tramite un processo di accreditamento volontario, sono state accreditate da JCI più di 20.000 organizzazioni<br />
e programmi sanitari in oltre 80 paesi. L’accreditamento Joint Commission racchiude una serie di iniziative volte a rispondere<br />
alla crescente domanda in tutto il mondo di una metodologia oggettiva per la valutazione dei servizi sanitari basata su<br />
standard di qualità.<br />
63 L’Organizzazione Internazionale per la Normazione (ISO) è la più importante organizzazione a livello mondiale per la<br />
definizione di norme tecniche. La norma internazionale ISO promuove l’adozione di un approccio per processi nello sviluppo,<br />
attuazione e miglioramento dell’efficacia del sistema di gestione della qualità, al fine di accrescere la soddisfazione di<br />
coloro che usufruiscono del servizio svolto. La certificazione ISO attesta il rispetto di determinati e specifici requisiti relativi<br />
all’organizzazione dell’azienda e ai processi operativi.<br />
64 A questo scopo, l’<strong>Ospedale</strong> utilizza il modello FMECA (Failure Mode, Effects and Critically Analysis), che utilizza indicatori<br />
specifici (es. segnalazione eventi avversi, reinterventi non programmati per complicanze, numero infezioni nosocomiali<br />
segnalate dalle terapie intensive, etc.).
6. Politiche e strumenti gestionali<br />
dall’<strong>Ospedale</strong> e comporterà diversi benefici, dalla riduzione degli incidenti, infortuni<br />
e malattie, all’aumento dell’efficienza delle prestazioni dell’organizzazione.<br />
La qualità e la sicurezza non sono soltanto strumenti per migliorare i processi, ma<br />
rappresentano anche elementi culturali che devono permeare tutte le decisioni e devono<br />
essere parte integrante dell’organizzazione. Per questo motivo, si può fare riferimento<br />
a una “cultura della qualità e della sicurezza”, perché la valutazione e il monitoraggio<br />
di questi due elementi innesca un processo di miglioramento continuo nel tempo con<br />
valenza sui processi, sui risultati e sull’impiego ottimale delle risorse. Tale processo<br />
virtuoso di miglioramento può essere efficacemente sintetizzato attraverso il ciclo di<br />
Deming “Plan Do Check Act” (PDCA), rappresentato nella figura seguente.<br />
Figura 10 | rappresentazione del processo di “qualità e sicurezza”<br />
Nella prima fase si procede all’analisi dello “stato di salute” del sistema aziendale<br />
di qualità e sicurezza. Qualora si riscontrino delle carenze o delle anomalie, il<br />
passo successivo consiste nell’elaborazione di piani per sanare il gap e, quindi, per<br />
migliorare la qualità e la sicurezza dei processi. La seconda fase, di attuazione dei<br />
piani di miglioramento, può rendere necessario anche un periodo di formazione e<br />
addestramento per diffondere, laddove necessario, la conoscenza delle norme e delle<br />
procedure di qualità e sicurezza.<br />
La terza fase fornisce il feedback informativo sullo “stato di salute” del sistema di<br />
qualità e sicurezza; i report dl confronto tra i risultati ottenuti e gli obiettivi pianificati<br />
rappresentano l’input per l’ultima fase del processo che può orientarsi o verso il<br />
consolidamento dei risultati e, quindi, il mantenimento delle procedure certificate,<br />
oppure verso l’attuazione di azioni di miglioramento del sistema complessivo.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
83
7<br />
Attuazione<br />
e monitoraggio<br />
del Piano<br />
Strategico
7. Attuazione e monitoraggio<br />
del Piano Strategico<br />
Per evitare che le linee programmatiche rimangano una mera enunciazione di<br />
intenti, la strategia deve essere tradotta in azioni concrete e misurabili, attraverso<br />
strumenti che facilitino il processo di realizzazione degli obiettivi e creino un “ponte<br />
di collegamento” tra le aspettative e la realtà. Tali strumenti sono rappresentati<br />
dai progetti, gestiti attraverso la modalità del Project Management, e dalle attività<br />
di monitoraggio, attuate mediante report periodici e indicatori di controllo.<br />
La tabella 8 riporta i principali progetti per la realizzazione degli obiettivi <strong>2012</strong>-<br />
<strong>2014</strong>, mentre la tabella 9 evidenzia l’insieme degli indicatori di controllo che<br />
forniscono il quadro di monitoraggio dell’andamento dell’<strong>Ospedale</strong> rispetto agli<br />
obiettivi.<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
85
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
86<br />
7. Attuazione e monitoraggio del Piano Strategico<br />
Tabella 8 | progetti strategici <strong>2012</strong>-<strong>2014</strong> e cronoprogramma<br />
OBIETTIVO TITOLO PROGETTO<br />
Centralizzazione dell’attività di trapianto<br />
<strong>2012</strong> 2013 <strong>2014</strong><br />
ALTA COMPLESSITÀ<br />
di organi addominali<br />
Istituzione di un Centro di riferimento<br />
Nazionale per la Diagnosi e Cura delle<br />
Immunodeficienze Primitive dell’infanzia<br />
TECNOLOGIE AVANZATE E INNOVATIVE<br />
ATTIVAZIONE DI PERCORSI<br />
PER BISOGNI EMERGENTI<br />
INTEGRAZIONE TERRITORIALE<br />
E CULTURALE<br />
BENESSERE DEL BAMBINO<br />
E ADOLESCENTE<br />
ORGANIZZAZIONE E GESTIONE<br />
DEI PERCORSI DI CURA<br />
PROCESSI DI SUPPORTO<br />
Realizzazione della banca degli<br />
homograft<br />
Centro multidisciplinare per l’obesità<br />
e le altre forme di malnutrizione<br />
Centro multidisciplinare per il disabile<br />
Transizione adulti con patologie<br />
congenite<br />
Creazione del Centro di riferimento<br />
per le malattie rare<br />
Creazione di un hospice pediatrico<br />
Progetto per la gestione delle<br />
problematiche del minore straniero<br />
Attivazione di convenzioni con i Paesi<br />
del bacino del Mediterraneo<br />
Creazione di una Scuola master<br />
universitari di II livello<br />
Progettazione del polo didattico<br />
di terapie avanzate<br />
Realizzazione del Training<br />
and simulation center<br />
Creazione di un Istituto per la salute<br />
del bambino e dell’adolescente<br />
Pre-ricovero centralizzato<br />
Progetto di clinicizzazione del radiologo<br />
e del patologo (laboratorista)<br />
Costituzione di un ECMO team<br />
Creazione di nuove figure di personale<br />
infermieristico e nuovi percorsi<br />
di formazione<br />
Realizzazione della cartella clinica<br />
informatizzata<br />
FACILITIES PER RISORSE UMANE Realizzazione dell’asilo nido aziendale<br />
FACILITIES PER PAZIENTI E FAMIGLIE<br />
Creazione dello sportello per la salute<br />
del neonato<br />
AMBIENTE <strong>Ospedale</strong> a “zero emissioni”<br />
Legenda fase preparatoria esecuzione consolidamento
Tabella 9 | quadro degli indicatori di controllo<br />
RICERCA<br />
ATTIVITÀ<br />
SANITARIA<br />
OSPEDALE<br />
D’INSEGNAMENTO<br />
FUND RAISING<br />
RISORSE UMANE<br />
GESTIONE<br />
ECONOMICA<br />
7. Attuazione e monitoraggio del Piano Strategico<br />
Valore<br />
storico<br />
Valori<br />
obiettivo<br />
OBIETTIVO INDICATORE <strong>2012</strong> 2013 <strong>2014</strong><br />
1 Incrementare la Impact Factor medio 6,3 6,7 7 7,3<br />
produzione scientifica per ricercatore<br />
2 Incrementare<br />
la capacità di attrazione<br />
dei finanziamenti<br />
per progetti di ricerca<br />
finalizzata<br />
3 Incrementare l’attività<br />
di chirurgia mininvasiva<br />
dell’<strong>Ospedale</strong><br />
4 Incrementare il numero<br />
di trapianti da donatore<br />
vivente<br />
percentuale dei<br />
finanziamenti da enti<br />
esterni sul totale dei<br />
finanziamenti per ricerca<br />
scientifica<br />
percentuale degli interventi<br />
di chirurgia mininvasiva<br />
sul totale degli interventi<br />
chirurgici<br />
numero dei trapianti<br />
da donatore vivente<br />
5 Incrementare<br />
percentuale dei ricoveri<br />
la capacità di attrazione ordinari extraregione<br />
della casistica complessa con peso › 1,9 sul totale<br />
da fuori Regione dei ricoveri ordinari<br />
extraregione<br />
6 Ridurre il numero<br />
dei pazienti congeniti<br />
adulti ricoverati presso<br />
l’<strong>Ospedale</strong><br />
7 Incrementare l’attività<br />
di ricovero ordinario dei<br />
pazienti extraeuropei<br />
percentuale dei pazienti<br />
con età › 18 anni<br />
sul totale dei pazienti<br />
percentuale dei ricoveri<br />
ordinari di pazienti<br />
extraeuropei sul totale<br />
ricoveri ordinari<br />
8 Incrementare l’attività sommatoria dei crediti<br />
dell’OPBG come provider ECM erogati<br />
di corsi ECM per esterni<br />
9 Incrementare l’attività<br />
di formazione a distanza<br />
(FAD)<br />
10 Incrementare la quota di<br />
finanziamenti raccolti dal<br />
fund raising<br />
11 Ottimizzare il costo delle<br />
risorse umane<br />
in rapporto<br />
alla produzione<br />
12 Ottimizzare<br />
la dotazione di personale<br />
amministrativo<br />
in rapporto al personale<br />
complessivo<br />
13 Incrementare l’incidenza<br />
delle disponibilità<br />
sull’attivo corrente dello<br />
Stato Patrimoniale<br />
numero dei corsi<br />
di Formazione a distanza<br />
erogati dall’<strong>Ospedale</strong><br />
incremento percentuale<br />
dei finanziamenti<br />
provenienti<br />
dal fund raising<br />
costo del personale<br />
sanitario per punto DRG<br />
percentuale delle unità<br />
di personale<br />
amministrativo strutturato<br />
sul totale<br />
del personale dipendente<br />
percentuale dei ricavi netti<br />
rispetto alle attività a breve<br />
14 Migliorare la redditività rapporto tra i ricavi<br />
economica della gestione da attività sanitaria<br />
sanitaria<br />
e le immobilizzazioni<br />
(al netto della quota<br />
di ammortamento)<br />
27,0% 30,0% 34,0% 38,0%<br />
6,2% 8,5% 10,5% 12,0%<br />
9 9 14 20<br />
12,6% 14,0% 15,0% 18,0%<br />
10% 9% 7% 5%<br />
1% 2% 3% 4%<br />
8.000 +10% +15% +20%<br />
0 1 3 5<br />
3,2 Mln mantenere +7% +20%<br />
€ 2.850 € 2.850 € 2.850 € 2.850<br />
15,44% 15,38% 15,26% 15,20%<br />
48% 53% 58% 64%<br />
2,0 2,2 2,3 2,4<br />
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
87
piano strategico <strong>2012</strong> | <strong>2014</strong><br />
88<br />
sommario<br />
1. Analisi e valutazione<br />
del Piano Strategico 2009-2011 7<br />
2. Scenari 15<br />
2.1 Quadro internazionale 15<br />
2.2 Quadro nazionale 17<br />
2.3 Quadro regionale 19<br />
2.4 Prospettive dell’offerta sanitaria pediatrica 20<br />
2.5 <strong>Ospedale</strong> pediatrico del futuro 21<br />
2.6 Bisogni emergenti 22<br />
2.7 Opportunità 28<br />
2.7.1 Associazioni di genitori e di volontariato 28<br />
2.7.2 Formazione e aggiornamento 28<br />
2.7.3 Finanziamenti integrativi 29<br />
2.8 Rischi 30<br />
3. Vision 33<br />
3.1 Impianto strategico 34<br />
4. Motori del cambiamento 37<br />
4.1 Cultura e strategia del cambiamento 37<br />
4.2 Ricerca e innovazione 38<br />
5. Obiettivi strategici 43<br />
5.1 Consolidamento e sviluppo dell’attività sanitaria 43<br />
5.1.1 Alta complessità 43<br />
5.1.2 Tecnologie avanzate e innovative 46<br />
5.1.3 Bisogni emergenti 48<br />
5.2 Integrazione 53<br />
5.2.1 <strong>Ospedale</strong> di insegnamento 54<br />
5.2.2 Attività internazionale 58<br />
5.2.3 Reti nazionali 60<br />
5.2.4 Collaborazioni a livello regionale 62<br />
5.3 Istituto per la salute del <strong>Bambino</strong> e dell’Adolescente 63<br />
6. Politiche e strumenti gestionali 67<br />
6.1 Governance 67<br />
6.1.1 Gestione dei percorsi di cura 69<br />
6.1.2 Gestione dei processi amministrativi e organizzativi di supporto 71<br />
6.1.3 Relazioni verso l’esterno 77<br />
6.2 Qualità e sicurezza 81<br />
7. Attuazione e monitoraggio<br />
del Piano Strategico 85
<strong>Ospedale</strong> <strong>Pediatrico</strong> <strong>Bambino</strong> <strong>Gesù</strong>, I.R.C.C.S., Roma<br />
www.ospedalebambinogesu.it