Il Fante d'Italia - Associazione Nazionale del Fante
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I l F a n t e d ’ I t a l i a N . 3 - 2 011<br />
diverse. Da qui la nascita e l’evoluzione<br />
dei Reggimenti. Nel 2011, il<br />
5° Reggimento <strong>Fante</strong>ria “Aosta” ha<br />
compiuto 311 anni. Celebrare più di<br />
tre secoli di storia, è un evento carico<br />
di significato per un Reggimento<br />
di <strong>Fante</strong>ria <strong>del</strong>la Casa Savoia, durato<br />
sicuramente più a lungo di quanto<br />
il suo fondatore, Vittorio Amedeo II<br />
di Savoia, avesse potuto sperare in<br />
quel lontano 20 febbraio <strong>del</strong> 1690.<br />
Ciò vuol dire che, pur mantenendo<br />
intatta la sua “ontologia di riferimento”,<br />
il Reggimento ha saputo<br />
“adattarsi” alle trasformazioni dei<br />
tempi: nato per salvaguardare precari<br />
equilibri dinastici, nel corso<br />
<strong>del</strong> 700 si è distinto nei fatti d’armi<br />
<strong>del</strong>le guerre di successione europee;<br />
nell’800 ha preso parte alle battaglie<br />
Risorgimentali e, successivamente,<br />
ha visto il sacrificio dei suoi soldati<br />
perpetuarsi nella Prima e Seconda<br />
Guerra Mondiale; infine durante la<br />
“Guerra Fredda” ha condotto frequenti,<br />
lunghe, estenuanti, ripetitive<br />
attività operative affinando le varie<br />
tecniche di combattimento ed addestrando<br />
i quadri attraverso simulazioni<br />
e wargames. Dalla caduta<br />
<strong>del</strong> muro di Berlino, nel novembre<br />
<strong>del</strong> 1989, il concetto tradizionale di<br />
guerra è venuto meno e sono apparse<br />
all’orizzonte nuove minacce: gli<br />
scontri etnici con la disgregazione<br />
<strong>del</strong>l’ex-Yugoslavia; il terrorismo internazionale,<br />
riconducibile all’integralismo<br />
islamico, con l’attentato<br />
alle Torri Gemelle, il disordine mediorientale,<br />
con le difficili relazioni<br />
tra Israele ed i paesi confinanti; il<br />
fenomeno <strong>del</strong>l’insorgenza di gruppi<br />
armati che, in maniera violenta, rivendicando<br />
il controllo di Stati falliti<br />
o di territori senza governo.<br />
Da questo quadro di riferimento<br />
hanno preso le mosse le nuove<br />
sfide di carattere operativo per le<br />
Forze Armate, in generale, e per la<br />
fanteria, in particolare. Non aspettando<br />
più un nemico certo, da fronteggiare<br />
in uno scontro decisivo, il<br />
ruolo dei fanti, o, se preferisci, la<br />
fenomenologia <strong>del</strong> loro impiego è<br />
cambiata. Essi non operano più in<br />
un definito campo di battaglia ma<br />
in “aree di crisi/luoghi di conflitto”<br />
che pur non escludendo la possibilità<br />
<strong>del</strong> combattimento e l’esposizione<br />
ad attacchi asimmetrici, implicano<br />
la capacità di saper controllare il<br />
territorio, interagire con la gente,<br />
creare le condizioni strutturali che<br />
rendono possibile l’ordine pubblico<br />
ed assicurano il fisiologico svolgimento<br />
dei servizi essenziali.<br />
All’interno <strong>del</strong> territorio nazionale,<br />
la <strong>del</strong>ineata tendenza si è tradotta<br />
nella partecipazione <strong>del</strong> Reggimento<br />
all’Operazione Vespri Siciliani<br />
(dal 1994 al 1997, contrasto alla<br />
Mafia), Domino (dal 2001 al 2005, a<br />
presidio di infrastrutture strategiche<br />
e/o strutture simboliche da attentati<br />
terroristici); Strade Sicure (dal 2008<br />
a tutt’oggi, a salvaguardia <strong>del</strong>la sicurezza<br />
dei cittadini contro ogni<br />
forma di criminalità). In campo<br />
internazionale, il Reggimento è stato<br />
impiegato in Albania (nel 2001,<br />
Operazione Joint Guardian, per assicurare<br />
le linee di comunicazione<br />
tra Kosovo ed Albania) ed in Kosovo<br />
(nel 2007 e nel 2009, Operazione<br />
Joint Enterprise, a tutela <strong>del</strong>la libertà<br />
di movimento di kosovari – Serbi<br />
e Kosovari - Albanesi nello sforzo di<br />
pacificare le difficili relazioni interetniche).<br />
Le prospettive di un prossimo impiego<br />
sono il Libano e l’Afghanistan.<br />
<strong>Il</strong> primo è un teatro a media intensità<br />
alla portata <strong>del</strong> Reggimento che<br />
già esprime una compagnia nella<br />
terra dei Cedri; il teatro Afgano richiede<br />
invece un ulteriore “crescita”<br />
non solo dal punto di vista addestrativo<br />
e di qualificazione <strong>del</strong> personale<br />
ma soprattutto in termini di risorse<br />
logistiche (mezzi, armi, simulatori,<br />
reti informatiche, equipaggiamento).<br />
Per concludere, vorrei comunque<br />
ritornare al punto di partenza, fissando<br />
la constatazione che la tecnologia<br />
non annulla l’essenza <strong>del</strong> fante.<br />
Tutt’al più, essa ha conferito, e conferirà,<br />
una nuova fenomenologia<br />
all’espressione organizzativa <strong>del</strong>la<br />
<strong>Fante</strong>ria. Per quanto latente, la possibilità<br />
di uccidere o di essere uccisi<br />
rimane sempre un’evenienza aperta<br />
anche nei nuovi “luoghi di conflitto/<br />
aree di crisi”. I cambi di nome (guerra<br />
asimmetrica, guerra tra la gente,<br />
Operazioni diverse dalla guerra)<br />
non implicano un mutamento di<br />
sostanza circa l’uso <strong>del</strong>le armi ed il<br />
dispiegamento/impiego <strong>del</strong>la forza.<br />
L’illusione che il mondo non abbia<br />
più bisogno di Fanti è un’utopia per<br />
anime belle. Per coloro che credono<br />
in battaglie virtuali, senza pietà né<br />
timore, condotte a distanza da robot<br />
burocratici senza anima né cuore. O<br />
di converso, per coloro che hanno<br />
rimosso il senso <strong>del</strong>la realtà e vivono<br />
al di fuori <strong>del</strong>la storia, nell’empireo<br />
dorato di un’ipotetica pace<br />
perpetua. Per quanto mi riguarda, il<br />
<strong>Fante</strong> non è finito perché non è finita,<br />
né finirà mai, la guerra come<br />
concezione e filosofia trascendente<br />
<strong>del</strong> divenire storico.<br />
Ti assicuro che, per amor di patria,<br />
ancora oggi, la Bandiera, simbolo<br />
di libertà e democrazia, continuerà<br />
a non esser toccata dove il <strong>Fante</strong> a<br />
Guardia sta.<br />
Con stima<br />
Col. Giovanni Riccioni<br />
“Dalla provocazione di un AUC<br />
al suo Capitano, un’originale lettura<br />
<strong>del</strong>la fanteria attraverso le<br />
categorie <strong>del</strong>l’ontologia e <strong>del</strong>la fenomenologia.<br />
Per adattarsi ai nuovi eventi,<br />
anche le parole dovettero cambiare<br />
significato (…) pensare al futuro,<br />
attendere, era semplicemente<br />
un modo di dire codardo; qualsiasi<br />
idea di moderazione era solo un<br />
tentativo di nascondere la propria<br />
vigliaccheria e la capacità di capire<br />
un problema da ogni punto di<br />
vista significava essere totalmente<br />
incapaci di azione (Tucidide, La<br />
Guerra <strong>del</strong> Peloponneso, III,82).”<br />
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