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P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J. LA VOLONTÀ DI DIO O STRADA ...

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preparandosi già contro di lui l'Occidente: dimodochè anche per i beni temporali sogliono essere<br />

meglio per noi molte perdite dei medesimi. Insomma quello che Dio ordina, è il più sicuro. Ma<br />

veniamo ad altri esempi più chiari. Quel principe di Siria, Naamano, quanto mal volentieri<br />

sopportava quell'infermità che Dio gli diede pel bene dell'anima sua e per maggior sanità del suo<br />

corpo? Con quanta impazienza? Come si ritrovò per lo sdegno, che si prese della risposta salutevole<br />

ricevuta da Eliseo? Soffriva forte di vedersi coperto di lebbra; ma se avesse saputo il bene, che gli<br />

doveva portare, non aveva egli, né il re di Siria ricchezza da pagarne la mercede; perché quindi gli<br />

venne la salute dell' anima sua, con la cognizione del vero Dio, e una sanità del corpo tanto compita,<br />

che venne a rinnovarsi tutto; di maniera che quell'infermità era quello che gli stava meglio e quello<br />

che aveva a desiderare per l'anima e per il corpo. Quell'altro paralitico del vangelo stava<br />

afflittissimo per il suo male, eppure questo fu una grazia incomparabile, che Dio gli fece; perché per<br />

esso ottenne la salute dell'anima e del corpo più compita che mai. O fortunata infermità, poiché per<br />

mezzo di essa venne ad acquistare tanto gran ventura di meritare d'udire dalla bocca stessa del<br />

Salvatore che gli erano perdonati i peccati: per vero, neppur con duemila anni di infermità, sarebbe<br />

stato ricompensato quel bene. E quello fu per salute non solo dell' anima, ma anche del corpo; la<br />

quale ricevé dal medesimo Salvatore con tale gagliardia di forze, che se n'andava carico del suo<br />

letto, come se nulla portasse. Di più la perdita della roba, che è tanto sentita dagli uomini, a quanti é<br />

stata occasione di grandi beni! Dall'esser povera venne a Ruth non solo l'essere più ricca che l'altre<br />

del suo stato, ma l'essere della progenie del Messia. E quanto gran ventura fu per gli Apostoli l'esser<br />

poveri! perché, se fossero stati molto potenti, non sarebbero stati eletti da Cristo per quella dignità.<br />

Che dirò di Manasse re, il quale perdé non ricchezze di qualsivoglia sorte, ma un regno intero, e<br />

non solo il regno, ma quello che più stimano gli uomini, che è la libertà, essendo lui fatto prigione e<br />

schiavo de' suoi capitali nemici. Sentiva e piangeva questa calamità; ma essa era quello che<br />

solamente era bene per lui e per il quale avrebbe dovuto dar tutti i regni del mondo, perché da ciò<br />

dipese la sua salvezza, e quegli che fu un orrendo mostro di peccati, malvagio e maledetto re, quindi<br />

riconobbe sé stesso e si mutò in un altro uomo. La perdita dell'onore e della riputazione, la quale è<br />

eccessivamente sentita dagli uomini, è ad essi molte volte occasione della loro salute e di altro gran<br />

bene e anche del medesimo onore.<br />

Il disonore che ebbe Giuseppe, quando fu preso prigione per giovane lascivo e traditore del suo<br />

padrone, pare che era da sentirsi grandemente: ma non v'era cosa che fosse meglio per lui, anche per<br />

salire a grandi onori, come con quella occasione giunse ad essere riverito da tutto l'Egitto e ad<br />

ottenere molti altri beni, che gliene risultarono. La mancanza adunque della sanità, che tanto<br />

dispiace, la perdita della roba, che tanto si piange, la perdita della libertà, che tanto si sente, il<br />

discredito dell'onore, che tocca tanto sul vivo, tutto è ordinato da Dio per maggior bene, cioè per<br />

maggior sanità, per maggiori ricchezze, per maggior felicità, per maggior onore, e sopratutto per la<br />

salvezza dell'anima.<br />

Per il contrario da quello di cui più si rallegrano gli uomini, suole derivare la loro perdizione e<br />

infelicità. Tutto glorioso stava Aman per il favore del re e per le ricchezze che possedeva, per<br />

l'onore che tutti gli facevano; ma se l'avesse saputo ben conoscere, non vi era cosa, della quale più<br />

dovesse piangere e temere che di quelle, perché di là gli venne la perdita di tutto, roba, onore,<br />

comando e vita, che finì su di una forca. Chi qui non si meraviglia dei giudizi di Dio? E chi non<br />

teme e si riempie di orrore per quello di che si rallegra la sua propria volontà? Ma che dirò di<br />

Salomone? La grande gloria e ricchezza, dove giunse, a qual male non l'indussero? La sanità del re<br />

Antioco, quando la godeva, che male non gli fece fare? Quanto gli sarebbe stato meglio il non<br />

levarsi mai più dal letto in tutta la sua vita?<br />

Ora se é così, come chiaramente é, che i beni di questa vita e quello che più desiderano gli<br />

uomini, e di che maggiormente si rallegrano, suol essere quello che é peggio per loro, anche<br />

riguardo ai beni medesimi, e per il contrario i mali temporali, che tanto sogliono essere sentiti e<br />

deplorati, possono essere quello che é meglio per noi, anche a ottenere beni temporali, che<br />

dobbiamo cavare se non una grande indifferenza della nostra volontà, per non volere né questo né<br />

quello, per non ricusare più una cosa che un'altra, in quanto tocca a noi; ma lasciar fare a Dio, il

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