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P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J. LA VOLONTÀ DI DIO O STRADA ...

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notare, che invita tutti gli angeli a congratularsi non con la dramma ritrovata, cioè non coll'uomo,<br />

ma con sé medesimo, come se l' uomo fosse Dio del medesimo Dio, e dipendesse la salvezza di Dio<br />

dall' aver ritrovato l'uomo perduto, e come se non potesse senza l'uomo essere Dio beato.» Sin qui il<br />

santo Dottore.<br />

Or io voglio riprendere la nostra ingratitudine e tiepidezza. Se tanto davvero ci cercò Cristo,<br />

perché abbiamo noi a cercar lui tanto per burla? Se tutto quello, che egli patì, non gli parve niente in<br />

riguardo di quel tanto, che desiderò per il nostro bene, perché a noi quello che è niente pare assai,<br />

per procurare non solo il nostro medesimo bene, ma anche quel che è molto più, la sua divina<br />

gloria, la quale è l'adempimento della sua volontà? Iddio si diede tutto a noi, perché dunque noi<br />

dobbiamo dare a lui la metà? Oh intollerabile superbia di noi altri uomini, che non con parole ma<br />

con le opere diciamo questa gran bestemmia, che vogliamo il doppio più di Dio! Poiché non<br />

vogliamo condiscendere ad un tanto giusto e lucroso contratto, che l'uomo si dia tutto a Dio, poiché<br />

Dio si diede tutto all'uomo. Oltre di questo, come potrà uno mortificarsi in cose grandi, se non si<br />

avvezza a vincersi nelle piccole? E perciò Riccardo Vittorino disse che, giacché il demonio<br />

s'affatica di vincerci in cose minime affinché indebolendoci ci vinca in cose maggiori, quanto è<br />

giusto che noi ci affatichiamo di mortificarci in cose piccole, acciocché gli serriamo la strada donde<br />

possa vincerci in cose grandi.<br />

CAPO XVI.<br />

Del conformarsi in tutto alla volontà divina.<br />

Perché l'adempimento perfetto della volontà di Dio non consiste solamente nel fare tutte le cose<br />

per Dio, ma in patire ancora con contento e gusto tutto quello che ci succederà di avverso, poiché<br />

tutto viene ordinato dalla sua pietosa mano per nostro bene e profitto, io proporrò qui più<br />

particolarmente la pratica di questa conformità, con un caso di grande ammaestramento, che<br />

racconta il Taulero, in un ragionamento cioè che ebbe un teologo con un poveretto, che Dio gli<br />

mandò innanzi, per insegnargli questa divina teologia. Epperò io narrerò qui tutto quel dialogo, che<br />

insieme ebbero; perché, oltre insegnarci un perfetto esercizio di conformarci alla volontà divina, ci<br />

dichiara ancora il gran bene che in questo si ritrova.<br />

Un teologo molto insigne, non assicurandosi del suo sapere per servire a Dio, desiderava con<br />

umile cuore di ritrovare alcun servo di Dio esercitato che gli insegnasse la strada della verità: dopo<br />

d'aver domandato ciò a Dio, per otto anni continui, finalmente un giorno udì una voce che gli disse:<br />

«Esci fuori sulle scalinate del tempio e troverai qui vi un uomo che ti insegnerà la strada della<br />

verità.» E uscendo il teologo, ritrovò un povero mendico, i cui panni vecchi e stracciati non<br />

valevano tre quattrini, coi piedi nudi e tutti infangati, di tale aspetto, che mostrava necessità di ogni<br />

corporale bisogno. Era però sì ricco di celeste sapienza, che diede a quel teologo un tanto spirituale<br />

rimedio e tanto eccellente e tanto ammirabile dottrina, quanto egli l'aveva desiderata e meritata, con<br />

quelle orazioni ripiene di buoni e umili desideri, come si vedrà nel dialogo, che ebbero insieme.<br />

Eccolo :<br />

Teologo: Dio ti dia il buon giorno, fratello.<br />

Mendico: Io ti ringrazio del saluto, che mi dai: ma ti faccio insieme sapere che non mi ricordo di<br />

aver giammai avuta giornata cattiva, né principio di giorno, che non sia stato buono.<br />

Teologo: Sia come tu dici; e coi giorni buoni, che sempre hai, Iddio ti aggiunga buona fortuna e<br />

prosperosa sorte.<br />

Mendico: Buone cose tu mi desideri (sia per amor di Dio) ; ma sappi una verità: che io non fui<br />

mai sfortunato, né mai patii disgrazia alcuna.

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