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P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J. LA VOLONTÀ DI DIO O STRADA ...

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vuole, né ha sopra di sé altra volontà, la quale debba seguire; e però quando un uomo vuole qualche<br />

cosa di sua propria volontà, toglie a Dio la sua corona; poiché, in quella maniera che solamente un<br />

re ha diritto di mettersi la corona, così Dio solo ha diritto di fare la propria volontà; e sì come<br />

disonorerebbe il suo re colui, che gli strappasse di capo la sua corona, nella medesima maniera usa<br />

un bruttissimo termine con Dio e lo disonora chi gli toglie il privilegio della propria volontà,<br />

volendo avere quello che solo a Dio conviene: e siccome la propria volontà di Dio è l'origine e la<br />

fontana di ogni bene, così la propria volontà dell'uomo è il principio d'ogni male. Tutto questo è di<br />

S. Anselmo. Ma acciocché ponderiamo questo un poco meglio, è bene che torniamo a considerare a<br />

uno a uno questi titoli, pei quali Dio ha diritto sopra di noi, poiché se a questa obbligazione infinita<br />

di non cercar noi in cosa veruna il nostro gusto, e a tutto questo diritto di Dio di fare noi in tutto il<br />

suo volere, sotto pena di essere ingiusti, ladri e sleali, è sufficiente il titolo della creazione, per esser<br />

noi stati fatti dal niente, con amore immenso e potenza infinita, e per essere Iddio nostro padre e<br />

signore, che sarà, oltre di questo, per gli altri titoli, per i quali ancora è signor nostro?<br />

Primieramente perché ci comprò, come ho detto, non in qualsivoglia maniera, ma sborsando per noi<br />

un prezzo infinito. Poiché se un uomo, per i denari dati per uno schiavo, ha titolo di giustizia e<br />

azione in lui, perché faccia in tutto la sua volontà, al medesimo modo, per l'infinito prezzo che Dio<br />

ha dato per noi, ha somigliante diritto: e questo diritto é infinito, e per causa di esso dobbiamo stare<br />

infinitamente soggetti a Dio e fare la Sua volontà: con il che si esclude totalmente l'aver noi diritto<br />

di fare la nostra, eziandio nella minima operazione non solo del corpo, ma anche dell'anima; poiché<br />

avendo Iddio, con questo prezzo infinito, comprate le nostre anime più che i nostri corpi, noi non<br />

abbiamo azione né diritto di usurparci per nostro gusto neppure un movimento interiore del cuore.<br />

Oltre di ciò noi siamo di Dio per esserci dati in sua podestà per accordo e contratto, che abbiamo<br />

fatto, ancorché per altro rispetto noi fossimo suoi, in quella guisa che S. Paolino, essendo libero, si<br />

diede per ischiavo a un uomo barbaro, obbligandosi a servirlo e a far la sua volontà in ciò che<br />

comandasse. E però, giacché noi di propria volontà ci siamo dati a Dio, e adesso io ratifico mille<br />

volte questa consegna e la faccio di nuovo, Iddio acquista per questo un nuovo diritto sopra di noi,<br />

acciocché facciamo il suo e non il nostro gusto: il qual diritto parimenti é infinito, e per causa di<br />

esso noi siamo infinitamente obbligati a fuggire di fare la nostra volontà e a far solamente quella di<br />

Dio. La ragione, per la quale é infinito questo diritto, é perché noi ci siamo dati nelle mani di Dio,<br />

per gli infiniti debiti che abbiamo con lui, per i suoi infiniti beneficii. E siccome appresso alcune<br />

genti, se i debiti arrivavano ad essere tanto grandi, che il debitore non li potesse soddisfare, egli<br />

restava schiavo del creditore, il quale aveva nel suo debitore tanto diritto, quanto era il debito, così<br />

ci siamo noi stessi soggettati a Dio, per non poter pagare i beneficii e i debiti con lui contratti, che<br />

sono infiniti. L'obbligazione, che di qua ne nasce, e il diritto, che perciò gli abbiamo dato sopra di<br />

noi, è infinito, obbligandoci in tutto il possibile a servirlo, e soggettandoci ad esso per infinite<br />

ragioni, per le quali noi non siamo nostri in cosa alcuna, né abbiamo alcun diritto di fare la volontà<br />

nostra, ma solo quella di Dio.<br />

Per questo ancora, se un uomo ha diritto sopra il suo servo per il salario che gli promette, di<br />

servirsene a sua volontà, nella medesima maniera acquista Dio diritto che noi facciamo la volontà<br />

sua per la mercede eccessiva, che ci ha promesso e ci vuol dare; e siccome un servitore deve tanto<br />

più servire al padrone, quanto meglio lo paga; e il premio che Iddio ci ha a dare e che ha giurato di<br />

darci, cosa in sé, come dicono i teologi, oggettivamente infinita, poiché è il medesimo Iddio e il<br />

possesso di lui e la chiara visione della sua natura infinita; ed essendo questo possesso eterno, con<br />

una durazione infinita, l'obbligo, che di qui nasce, si ha a giudicare parimenti infinito. Ma ancorché<br />

Iddio né ci avesse creati, né ricomprati con la sua vita e sangue, né noi ci fossimo a lui obbligati di<br />

propria volontà, né gli fossimo obbligati per alcun bene, e ancorché non ci avesse a pagare tanto<br />

liberalmente la nostra servitù, solo per l'autorità ed eccellenza del suo essere, re e signore nostro, gli<br />

dobbiamo stare infinitamente soggetti senza aspettare altra ragione. né titolo maggior di questo.<br />

Poiché, secondo Aristotele, il dominio naturale si fonda nell' eccellenza della natura, per la quale<br />

l'uomo è signore degli animali, e il marito comanda alla moglie, e al più savio devono stare soggetti<br />

gli ignoranti. E però eccedendo l'eccellenza e sapienza di Dio infinitamente tutte le altre cose, la

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