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CRAC - Altervista

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3 Mario Fancello D Eterna Roma …<br />

4 Mario Fancello Note informative: Rod Summers<br />

8 ------------ -------------- Profilo biografico di Rod Summers<br />

9 Rod Summers Trascrizione dell’intervento (a c. di M. Fancello)<br />

20 Rod Summers Riassunto dell’intervento (a c. di F. Federici)<br />

23 ------------ -------------- Rod a Villa Croce – Album fotografico<br />

30 Gianni Milano Faville di comete<br />

45 Piergiorgio Colombara Colloquio (a c. di M. Fancello)<br />

61 Dino Ferruzzi L’esperienza del <strong>CRAC</strong><br />

69 ------------ -------------- Puntaspilli (a c. di M. Fancello)<br />

79 ------------ -------------- La purezza della razza<br />

91 ------------ -------------- Inquietudini – Letture in filigrana<br />

93 ------------ -------------- Ping-pong – Frasi<br />

95 ------------ -------------- Genova (a c. di M. Fancello)<br />

98 ------------ -------------- Vetrina (a c. di M. Fancello)<br />

105 ------------ -------------- Scarabattole<br />

106 ------------ -------------- Farfalle metropolitane (a c. di M. Fancello)<br />

2<br />

SOMMARIO<br />

113 ------------ -------------- Scheletri nell’armadio: Maurizio Maggiani (a c. di M. Fancello)<br />

115 ------------ -------------- Indizi<br />

Cantarena<br />

Anni X/XI – Numero 34<br />

Ottobre 2007 –Dicembre 2008<br />

Aperiodico<br />

Direzione e redazione<br />

Mario Fancello<br />

Silvana Masnata<br />

Rosangela Piccardo<br />

Mirella Tornatore<br />

Realizzazione grafica<br />

Mario Canepa<br />

Mauro Grasso<br />

Rosangela Piccardo<br />

Produzione e distribuzione in proprio<br />

Per contatti ed informazioni<br />

Scuola Media Statale V. Centurione<br />

Salita inferiore Cataldi, 5<br />

16154 Genova<br />

Fax 010 / 6011225<br />

Posta elettronica<br />

vcenturione@tin.it<br />

www.cantarena.splinder.com<br />

cantarenaedizioni.wordpress.com<br />

cantarena@libero.it<br />

In copertina:<br />

Il Secolo XIX, Genova, lunedì 19 febbraio 2007, p. 4<br />

In quarta di copertina:<br />

ROD SUMMERS, digieggsbw, , 2004.<br />

Taglio di uova sode colorate con un coltello<br />

da formaggio in fondo a una strada a Maastricht<br />

Stampato dalla Xerografica s.r.l. - Genova<br />

Le fotografie raffiguranti la cronaca<br />

degli incontri sono di M. Fancello.


Oggi Eluana, ieri Welby, l’altro ieri la Franzone. E poi tutti gli altri.<br />

Noi: spettatori drogati da un ulteriore imbarbarimento dei costumi?<br />

Non contano più né i sentimenti delle persone né i relativi percorsi.<br />

Sugli spalti, la coreografia del derby calcistico: chi tifa per gli uni e chi per gli altri.<br />

Viene esibita la vittima del giorno.<br />

Saettante il Pollice Verso del Santo Inquisitore.<br />

3<br />

ETERNA ROMA …


4<br />

NOTE INFORMATIVE:<br />

R O D S U M M E R S<br />

Venerdì 1 aprile 2005, alle ore 10, Rod Summers, nell’aula video della Centurione, ha dato fuoco<br />

alle polveri in un fantasmagorico avvicendarsi di performance. È stato l’ultimo appuntamento del<br />

ciclo di performance e conferenze La Voce in scena / La Voce riflessa, curato dall’Archivio 3Vitre<br />

di Polipoesia.<br />

Rod Summers durante una delle sue performances: a sinistra la bandiera dell’Europa Unita, più a destra il cero acceso.


All’organizzazione dell’intera manifestazione culturale ha direttamente collaborato e contribuito la<br />

conservatrice del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce, Sandra Solimano, coadiuvata dal<br />

suo efficientissimo staff. Presso questa stessa sede, alle ore 17, nella Sala delle Conferenze, Rod ha<br />

intrattenuto alcuni visitatori appositamente convenuti. Corrediamo con un album fotografico la<br />

conferenza/performance.<br />

Disponiamo di una registrazione in audio e di un’altra in video.<br />

L’intervento scolastico è stato suddiviso in due turni e ha coinvolto gli allievi delle classi terze.<br />

La presente trascrizione del colloquio non è stata sottoposta a revisione, per cui ci assumiamo la<br />

piena responsabilità di ogni eventuale errore e travisamento di senso.<br />

Ringraziamo infine le professoresse Patrizia Signorini e Giuseppina Corrado che hanno svolto le<br />

mansioni di interpreti e il professor Federico Federici che ha curato i rapporti con Rod per<br />

Cantarena, traducendo dall’italiano all’inglese, e viceversa, la corrispondenza epistolare.<br />

Rod illustra alcuni aspetti del linguaggio polipoetico attraverso l’ausilio della lavagna luminosa. A destra la<br />

professoressa Patrizia Signorini, interprete dall’inglese della conversazione di Rod..<br />

5


Fronte ed ultima pagina del pieghevole relativo all’iniziativa.<br />

6


Retro del pieghevole (seconda e terza pagina).<br />

7


8<br />

PROFILO BIOGRAFICO DI<br />

R O D S U M M E R S<br />

Rod Summers, nato nel 1943 nella contea inglese del Dorset, è un artista-performer che si muove attraverso i<br />

più disparati territori espressivi: dall’arte concettuale, al teatro, dalla poesia sonora e visiva alla<br />

drammaturgia, dalla mail art alla book art.<br />

È editore, archivista, promotore, attivo interprete del movimento intermedia.<br />

Vive a Maastricht in Olanda.<br />

I risultati di questa multiforme attività possono essere raccolti sotto la comune sigla VEC (Visuale,<br />

Sperimentale, Concreto), che Summers coniò nel 1973 come espressione del proprio modo di intendere<br />

l’arte.<br />

Nel 1999 la CNN ospitò Summers nel corso della trasmissione Art Club, come rappresentate<br />

dell’avanguardia artistica in Olanda.<br />

Negli ultimi vent’anni ha preso parte a numerosi festival e manifestazioni in Europa e Islanda, tra cui l’Art<br />

Festival in Reykjavik nel 1991, il Festival della polipoesia a Bologna nel 1993 e il Festival Internazionale<br />

della poesia sonora a Bologna nel 1997.<br />

L’opera di Summers si colloca all’interno della cosiddetta “seconda generazione” di artisti intermedia,<br />

laddove alla prima appartenevano figure del calibro di Dick Higgins, VTO Acconci, John Cage, Allan<br />

Kaprow, Joseph Beuys e gli aderenti a Fluxus degli anni Sessanta.<br />

A differenza di Higgins e degli altri membri della “prima generazione”, Summers ha un approccio meno<br />

teorico e più sperimentale all’arte. In ragione di ciò, non esiste un manifesto scritto del VEC, sebbene sia<br />

facile intuire quali ne sarebbero le linee guida dalla sola analisi delle performance e degli altri materiali che<br />

ne portano la sigla. Gli archivi costituiscono una vera e propria archeologia di questo “protocollo”,<br />

proponendo una cronologia delle attività (quindi una narrativa in continuo divenire), e circoscrivendone, al<br />

contempo, l’ambito operativo. Il continuo stratificarsi di contributi provenienti da altri artisti, conosciuti e<br />

sconosciuti, aggiunge molteplicità e complessità all’intero progetto, proponendo l’archivio stesso come<br />

forma/oggetto d’arte.<br />

Raccogliendo l’eredità di Beuys e di altri artisti degli anni Sessanta come Jerzy Grotowski, Summers utilizza<br />

la dialettica della “possibilità” e della “potenzialità”, come norma di vita. La vita e l’arte sono portate a<br />

coincidere o, con una citazione che gli è cara, “VEC c’est moi”. Tutto ciò diviene possibile, come già per<br />

artisti come lo stesso Beuys o Duchamp, attraverso una spiccata componente carismatica, abilmente innestata<br />

su una fitta rete di contatti, non solo in ambito strettamente artistico. Non stupisca allora l’altra affermazione<br />

di Sumemrs quando, a proposito del VEC, spiega come si tratti di “un rapporto culturale tra artisti<br />

consenzienti”. Viene così a cadere la residua distinzione tra atto creativo e atto politico: una volta ancora vita<br />

e arte si toccano agli estremi.


Legenda:<br />

TRASCRIZIONE DELL’INTERVENTO:<br />

R O D S U M M E R S<br />

I L P O E T A V U O L E D I V E R T I R S I<br />

PERFORMANCE COME INTRATTENIMENTO OLTRE IL CABARET<br />

RS = Rod Summers<br />

PS = Patrizia Signorini (docente di lingua inglese, in veste d’interprete nel primo turno)<br />

GC = Giuseppina Corrado (docente di lingua inglese, in veste d’interprete nel secondo turno)<br />

RR = Ragazzi, alunni<br />

R = Sigla che indica un allievo qualsiasi quando prende individualmente la parola senza<br />

essere stato identificato<br />

RP = Rosangela Piccardo (docente di Educazione Artistica)<br />

[Rod dà avvio all’incontro lanciando con una racchetta quattro palline da ping-pong verso i<br />

ragazzi presenti in aula video]<br />

Fronte e retro di una delle quattro palline da ping-pong.<br />

9


- PS – [...] 1 cinese, perché le palline da ping-pong sono fatte in Cina.<br />

- RR – [Risata collettiva].<br />

- PS – Ssshhhssshhhssshhhssshhh ... SShh!!! Allora dice: Se io mi metto la mascherina per<br />

accendere la candela sembra soprattutto una cosa pazza, no? Se invece io prendo la bandiera<br />

europea e la metto vicino alla candelina, poi indosso la mascherina e accendo la candela,<br />

diventa un atto politico. 2 Dice se capite il punto.<br />

- RR – No.<br />

- PS – Forse quando sarete più grandi.<br />

Rod Summers nell’aula video della Centurione (sede).<br />

1 La registrazione del secondo turno inizia cosi: Perché questo saluto cinese? Perché le palline da ping-pong sono state<br />

fatte in Cina.<br />

2 2° turno: Questa è una poesia politica.<br />

10


Rod con in mano la scatola dei fiammiferi si appresta ad accendere il piccolissimo cero.<br />

Qui Rod ha indossato la mascherina, ha esposto la bandiera dell’Europa Unita e si appresta ad accendere il cero.<br />

11


- RS – [Urla] EMMAH!!! Friiii Iiiiiiihhhhh [Rumore simile ad una<br />

martellata secca data su un tavolo. Brevi fischi] EMMAH!!!<br />

- RR – [I ragazzi confabulano].<br />

- PS – SSSSSShhhhhh. Non tutte le poesie chiaramente ci piacciono, insomma. Alle volte<br />

non ci piace il suono di queste poesie, ma prometto che non sarò troppo rumoroso.<br />

- RS – [Interpretazione a volte urlata. Sottofondo rumoristico, simile ad uno sfrigolio durante<br />

il processo di saldatura].<br />

- PS – La prossima poesia sarà in olandese: per renderla più facile.<br />

- RS – [Suoni somiglianti al chiacchiericcio di tanti uccelli].<br />

- PS – Questi sono tutti nomi di uccelli in olandese.<br />

- RR – [Battono le mani e poi liberano un cicaleccio via via più diffuso ed invadente].<br />

- PS – SSSSSShhhhhh. Questa è l’ultima poesia. Questa volta chiedo il vostro aiuto. Il<br />

telefono, il telefono come fa quando suona? Ancora non avete risposto. Chiede a voi. In<br />

inglese si dice ring ring. In Italia?<br />

- RR – Din drin.<br />

- PS – Potete dire ring ring per lui?<br />

- RR – Ring ring.<br />

- PS – No, soltanto il lato destro.<br />

- RR – Ring ring.<br />

- PS – Allora voglio che lo facciate sei volte. Eh! Aspettate quando vi dà il via. Quando il<br />

telefono invece non suona e alziamo la cornetta, in Inghilterra il rumore che si sente<br />

dall’altra parte è brr brr. Invece qui in Italia com’è?<br />

- RR – Tu tu.<br />

- PS – [Ride]. Voi quindi fate tu tu. [Suoni onomatopeici in libertà per tutta l’aula].<br />

SSSSSShhhhhh. Voi sei volte ring ring, voi brr brr.<br />

- RS – [Fa eseguire l’esercizio ai ragazzi e poi lancia un urlo d’approvazione] OOOhhh!!!<br />

- RR – [Battono le mani e chiacchierano].<br />

- PS – Scusate non riesco a sentire [Rod, che le sta parlando]. Adesso lui ha finito le sue<br />

performance di poesia, che sono state molto brevi, e vorrebbe aprire quindi la sezione<br />

dedicata alle vostre domande (e chiaramente io devo tradurre) riguardo proprio alla<br />

polipoesia, oppure qualsiasi cosa vi piaccia chiedere ... Dice che lui si sente a disagio a<br />

continuare con le sue poesie e vorrebbe appunto avere un dialogo con voi, altrimenti può<br />

anche continuare per un’ora e mezzo, ma preferirebbe ...<br />

- R – [Pone una domanda].<br />

- PS – La polipoesia è una forma di espressione, di parole, un modo diverso di fare poesia.<br />

Un’altra domanda?<br />

- R – [Pone una domanda].<br />

- PS – Dice che è un’ottima domanda. Dice che lui è nato come artista e allo stesso tempo<br />

come poeta, poi ha conosciuto Enzo Minarelli. Dice che ha fatto dei CD Rom (esattamente<br />

trentasei) di polipoesia e che in realtà lui ha iniziato a lavorare sia come poeta sia come<br />

polipoeta dal 1960. dice che adesso vorrebbe farvi ascoltare due sound story, che ha fatto<br />

dapprima in forma rap.<br />

- RS – [Trasmette il pezzo musicale].<br />

- PS – La prossima poesia è un po’ più complicata da spiegare. Ha bisogno di scrivere sei<br />

parole sulla lavagna. Dice che ha un ottimo amico, Vittore Baroni, che vive a Viareggio. Sei<br />

parole. 3 Il suo amico di Viareggio gli ha spedito queste sei parole perché pensava che<br />

fossero sei belle parole. A un gruppo di poeti, chiamato La Polizia del Paradiso, (questa<br />

Polizia del Paradiso è composta da quattro persone) ha mandato queste parole e ognuno di<br />

loro ha scritto una poesia di sei versi: un verso per ciascuna delle sei parole. Quando ha<br />

3 Vecious. Marseille. Doka. Angora. Cosy. Dave.<br />

12


icevuto poi questi versi ha scritto a sua volta una poesia e ha mandato il tutto al suo amico<br />

Vittore Baroni. Dice che adesso vi fa ascoltare la poesia e che dovete cercare di individuare<br />

all’interno della poesia sei parole e le ascolterete – le sentirete – quattro volte.<br />

- RS – [Recita la poesia].<br />

Scrive le sei parole.<br />

- PS – Allora questa è una poesia scritta da quattro persone e è basata su sei parole. È un<br />

gruppo di poeti, di amici. Vi leggo i componenti che sono di diverse parti del mondo: Tom<br />

Winter che vive in Germania ad Amburgo, Jesse Glass Jr. è un americano che abita a Tokyo,<br />

John M. Bennett è un americano e vive in Ohio. 4 Siamo [...], però ci piace anche giocare,<br />

quindi ho deciso – insieme con loro quattro – di fare una poesia basata su questo verso.<br />

4 Tom Winte vive ad Amburgo ma è in procinto di trasferirsi a Monaco. Jesse Glass è originario del Maryland, negli<br />

Stati Uniti, ed è – oggi – professore di lingue all'università di Tokyo. John M. Bennet è il curatore di "Libri Rari e<br />

13


- RS – [Performa sonoramente la poesia]. [...].<br />

Ecco i sei vocaboli.<br />

- PS – Dice che la mail art, cioè l’arte attraverso l’e-mail, è un ottimo metodo di<br />

comunicazione, perché si riesce chiaramente a creare un tipo di comunicazione molto vasto;<br />

quindi lui, in realtà, in una volta sola riesce a entrare in contatto con circa 7.500 artisti.<br />

Per capire la poesia bisogna soprattutto conoscere l’alfabeto. Lui ha fatto un esperimento: ha<br />

iniziato da questo piccolo suono, poi ha fatto la seconda track nel CD, nella quale diceva<br />

una parola lunga, sopra, sotto, alto, basso, per esempio; e poi ha iniziato una terza track<br />

ripetendo non più soltanto un paio di parole ma proprio una frase intera. Però diciamo che la<br />

base di partenza è la conoscenza dell’alfabeto dei suoni. Dice che quando ascolta, per<br />

esempio, il telegiornale, lui fa caso a quante volte [si interrompe e prende a parlare in<br />

inglese con Rod] ... Lui chiede come noi in italiano chiamiamo questo æææ, intercalare; in<br />

inglese si chiama prevarication, e gli ho spiegato che l’intercalare è tipico proprio della<br />

lingua anglosassone; in realtà noi in Italia non usiamo tanto ..., cioè ci sono dei momenti in<br />

cui anche noi intercaliamo con aaahhh mmmhhh, però gli inglesi lo fanno veramente quasi<br />

all’inizio di ogni frase insomma, è una cosa – secondo me – tipica. E noi come potremmo<br />

tradurlo? Intercalare? Non so.<br />

- R – [Pone una domanda].<br />

Manoscritti" (Rare Books and Manuscripts) alla Columbus University in Ohio. [Informazioni fornite da Rod in un<br />

momento successivo all’incontro; aprile 2009].<br />

14


- PS – Vive in Olanda. Dice che se ne va spesso a Bruxelles. Però è una buona domanda. Dice<br />

che lui è un membro di una società molto antica in Islanda. Mi spiegava che lui è un<br />

appassionato di bird watching, gli piace osservare la natura e gli uccelli e quindi spesso si<br />

reca in Islanda dove ha i suoi amici. quindi anche la poesia che abbiamo ascoltato prima fa<br />

parte di un retaggio suo personale.<br />

Rod porta a spasso per l’aula un camioncino della nettezza urbana.<br />

- RP – Scusami, potresti chiedergli se è necessario portare, se la Preside ce lo consente, la<br />

lavagna luminosa a Villa Croce?<br />

- PS – Sì, vorrebbe.<br />

- RP – Allora chiamo ....<br />

- PS – Dice che tutto ciò che vi circonda vi può ispirare: la vita di tutti i giorni, la politica, mi<br />

ha detto anche la cacca di un cane [queste ultime parole sono percorse da un sorriso<br />

distaccato],<br />

- RR – [Qualche ragazzo ridacchia].<br />

15


- PS – qualsiasi cosa che secondo te ti muove qualcosa dentro, ti ispira. Essere un poeta vuol<br />

dire essere una persona aperta comunque alla vita che vi circonda. Dice che ci vuole<br />

comunque tempo, che lui si siede spesso, anche due ore, e pensa pensa pensa, pensa a varie<br />

cose e poi capisce qual è la cosa che lo ispira. Dice che alle volte è repentina, l’ispirazione.<br />

Voleva raccontare ancora qualcosa di queste storie islandesi. Gli islandesi sono raccontatori<br />

di storie. Raccontano storie che hanno migliaia di anni. Nel 2001, questa società islandese,<br />

alla quale appartiene, si è presentata al Parlamento Europeo di Bruxelles per denunciare il<br />

fatto che noi stiamo perdendo la tradizione di raccontare storie, fatti; e quindi dieci di loro si<br />

sono presentati al Parlamento Europeo, hanno fatto presente che stiamo perdendo questo<br />

fatto della nostra cultura, cioè delle storie antiche e il Parlamento Europeo ha deciso di<br />

finanziare la produzione di questo video, che chiaramente è stato poi prodotto in tutta<br />

Europa e proprio questo video serve per salvaguardare quindi questo nostro background<br />

culturale di millenni insomma. Voleva dire questa cosa. adesso può rispondere alla tua<br />

domanda.<br />

16


Sparge sul pavimento i talloncini di carta prelevati dal camioncino.<br />

Alcuni allievi si precipitano a raccogliere i bigliettini.<br />

- R – [Gli domanda quand’è che ha cominciato a fare poesie].<br />

- PS – A sei anni. Ha vinto il suo primo premio a sei anni. Lui è nato poeta e ha scritto tutta la<br />

sua vita. Ha fatto il soldato come carriera, ha fatto il soldato per tredici anni e anche quando<br />

era nella carriera militare scriveva poesie. Quando era militare gli è stata offerta una cattedra<br />

all’Istituto di Belle Arti, lui ha accettato, quindi ha lasciato il servizio militare per entrare<br />

nelle Belle Arti perché sente che questa sua carriera artistica e poetica va di pari passo.<br />

Questo è il suo lavoro. Dice che chiunque potrebbe essere un poeta, chiunque senta la<br />

17


vocazione di fare poesia, perché è un mestiere difficile e nello stesso tempo appagante ed è<br />

comunque qualcosa che uno sente nell’animo. Ha scritto sedici libri e trentasei CDRom,<br />

perché lavorando anche con i suoni il CDRom è necessario. Avete ancora domande?<br />

- R – [Domanda].<br />

- PS – Sì, l’anno scorso. Mi sono ammalato. Non so come mai mi sono ammalato e per tre<br />

mesi non mi sentivo lucido e quindi non riuscivo a scrivere nulla. Lui pensa che sia stato<br />

perché ha traslocato, ha cambiato casa, e quindi forse lo stress del trasloco ... Se no lui tutti i<br />

giorni lavora.<br />

- R – [Domanda].<br />

- PS – Lui dice che sì. Quando deve fare delle performance proprio si chiude nella sua<br />

gabbietta, nel suo studio, e non ha praticamente nessun tipo di vita sociale. È uno<br />

stakanovista perché lavora tutto il giorno continuamente.<br />

- R – [Domanda].<br />

- PS – Mi dice che non è assolutamente interessato al pubblico, perché quando pensa che un<br />

prodotto suo – sia poetico che artistico – può essere gradito al pubblico, secondo lui, diventa<br />

un’operazione commerciale, quindi non più un’operazione artistica. Lui, in realtà, quello che<br />

sente è proprio cercare di trasformare l’idea in performance. È questo. Poi quello che è il<br />

risultato nasce in realtà da questo.<br />

[Termina qui tanto il nastro della cassetta dal lato A quanto l’incontro con Rod].<br />

Lezione con la lavagna luminosa.<br />

18


[Riportiamo due frammenti della conversazione tenuta da Rod con i ragazzi del secondo turno]:<br />

- GC – [...]. Prima di tornare a casa, quando lascerà Genova, andrà a Viareggio, dove starà<br />

tre giorni, e in questi tre giorni incontrerà questo poeta italiano [Vittore Baroni], quindi<br />

faranno delle cose assieme.<br />

[...].<br />

- R – [Chiede di un grande “libro” che Rod tiene sul tavolo].<br />

- GC – Questa è ingegneria poetica. È un libro vuoto.<br />

- RS – [Soffia in un fischietto producendo il tipico suono].<br />

- GC – Ci sono diversi attrezzi: il fischietto, la racchetta, le palline, ... L’ha fatto lui<br />

questo. L’ha reso vecchio, vedete? Ha delle macchie simili a quelle della muffa. Questo<br />

è un oggetto poetico.<br />

- RP – Come quello che abbiamo visto di Marcello Conti.<br />

- RR – [Domanda].<br />

- GC – Quando aveva sei anni ha vinto il suo primo concorso e c’è un professore<br />

universitario in America, che sta scrivendo un libro sulle sue poesie. [...].<br />

Il camioncino ai piedi di Rod.<br />

19


20<br />

ROD SUMMERS<br />

PS – Chinese, for these ping-pong balls are made in China.<br />

PR – (general laugh)<br />

PS – sssshsssssshhhhhsssshhh... He says: if I put a mask on my face to light a candle, that looks<br />

crazy, doesn’t it? If I set a candle before the European flag, I put a mask on and light the candle,<br />

then I am doing something political. He’s asking whether you know what he means by this.<br />

RR – No<br />

PS – Maybe you’ll understand when you are older<br />

RS – (screaming) Emmah!!! Friiii iiiiiiih (bang! like a hammer on a table. Short hisses)<br />

RR – (the students speak to one another)<br />

PS – Sssshhhhssshhh! Well, we don’t like all poems actually. Sometimes we don’t like their<br />

“sounds”, but I promise I am not going to make too much noise<br />

RS – [Some shouts, some noise like a soldering device]<br />

PS – The next poem is in Dutch, to make it easier<br />

RS – [sounds like many birds chatting]<br />

PS – So, these are the names of birds in Ducth<br />

RR – [ clapping their hands in an all-pervading chat]<br />

PS – This is the last poem and I need your help for it. The telephone, how is it when the telephone<br />

is ringing? Why don’t you answer? I am asking you. In English we say “ring ring”, how is it in<br />

Italy?<br />

RR – Drin drin.<br />

PS – Can you say “ring ring” for him?<br />

RR – Ring ring<br />

PS – No, just those at the right side.<br />

RR – Ring ring.<br />

PS – Ok, I need you to repeat that six times. Eh, let me say when to start. When the telephone isn’t<br />

ringing and we lift the receiver, in England you hear “brrr brrr” from the other side. How is it here<br />

in Italy instead?<br />

RR – Tu tu<br />

PS – (laughing). So, you say “tu tu”. [free onomatopeical sounds all around the room] Sssssssshhhh<br />

So, you have to repeat “ring ring” six times and you instead “brr brr”<br />

RS – [He lets the students try that, then speak out loud to approve that] Oooohhhh!!!<br />

RR – [clapping their hands and chatting]<br />

PS – Sorry, I can’t hear (Rod speaking to me). He says his short performances are over now and he<br />

is asking whether you have any question about polipoetry (of course I will translate them for you)<br />

or whatever else you feel like asking about. He says he is not at his ease while just going on<br />

performing and he’d rather speak with you for a while, unless you prefer to listen to a one hour and<br />

half longer performance...<br />

R – [a student is asking]<br />

PS – Polipoetry is one more way of expressing, by means of words too, a different way of making<br />

poetry. Any other question?<br />

R – [a student is asking]<br />

PS – That’s a good question. He says he was born an artist and a poet at once, then hen got to know<br />

Enzo Minarelli. He recorded some CDRoms (thirty-six, to be precise) of polipoetry. He has worked<br />

both as a poet and as a polipoet since 1960. He would like you to listen to two sound stories now, he<br />

once recorded as rap pieces.


RS – [the two sound stories are played]<br />

PS – The next poem is quite complicate to explain. He needs to write six words on the blackboard.<br />

He’s saying he once got these words from Vittore Baroni, a good friend of his from Viareggio.<br />

According to his friend these words are supposed to be beautiful. So, he sent these same words to a<br />

group of four poets (The Paradise Police) and each of them wrote a six-verses poem, each verse<br />

containing one of the six words. After getting these poems, he himself wrote one more poem, and<br />

sent all back to Vittore Barone. He’s saying you are going to listen to this poem and you will have<br />

to try to discover the six words in it, and you will listen to them four times.<br />

RS – [performing]<br />

PS – So, this poem was written by four persons after six words. It’s a group of poets, of friends. I<br />

am reading these poems coming from different parts in the world, by Tom Winter, living in<br />

Hamburg (Germany), Jesse Glass Jr. from America, but living in Tokyo, John Benn, again from<br />

America but living in Ohio(?). We are... [...], but we also like joking, that’s how I decided to write<br />

altogether a poem after this verse.<br />

RS – [performing loudly]<br />

PS – He says that mail art, (that is art via e-mail), is a good way of communication, because it<br />

allows widespread communication; you can get in touch with nearly 7500 artist at a time.<br />

To understand poetry, one has to understand alphabet first. He has made this experiment: starting<br />

from this short sound, he recorded the second track of the CD, speaking some longer word, such as<br />

above, under, tall, short, for instance; the third track was then recorded out of a whole sentence<br />

instead. Anyway, the real basis lies on the knowledge of the alphabet of sounds. He says that while<br />

listening to the news on Tv (she suddenly stops and starts speaking English with Rod)... He is<br />

asking how we call in Italian this sort of ae-ae-ae uttered when we stop speaking and think of<br />

how/what to say more. In English it is called pevarication and I have explained to him that it’s<br />

something typical of English language; we do not do so that often, … I mean sometimes we also<br />

utter something like aaaahhhh mmmmmh, but for English people that’s almost how to really start a<br />

sentence, so, in my opinion, it’s something really typical. So, how could we translate it? Maybe<br />

“intercalare”.<br />

R – [a student is asking]<br />

PS – He lives in Holland, but he often travels to Bruxelles. But it’s a good question. He’s member<br />

of an ancient society in Iceland. He likes bird watching, watching nature and birds, that’s why he<br />

often travels to Iceland where his friends live. In this sense the poem we heard before belongs to<br />

some personal heritage.<br />

RP – Could you ask him if we need the overhead projector in Villa Croce? We may take ours there,<br />

if our dean agrees.<br />

PS – Yes, it would be nice.<br />

RP – Ok, then… I am calling<br />

PS – He says that everything can be source of inspiration: everyday life, politics, even dog shit<br />

[these latter words are spoken with a detached smile]<br />

RR – [some students laughing]<br />

PS – Whatever moves yourself from the inside can be some form of inspiration. To be poet means<br />

to be someone ready to be involved in life surrounding you. He’s also saying that it takes time for<br />

this. He often sits down for hours, thinking, thinking over many different things to discover what is<br />

really inspiring him that way. Some other times inspiration comes all of a sudden. He would like to<br />

tell you something more about these Icelandic tales. Icelandic people are inborn stories tellers. They<br />

tell centuries-old stories. In 2001 this Icelandic society he is member of, went to the European<br />

Parliament in Bruxelles to reveal that the tradition of stories tellers is going lost; so, ten among<br />

them went to the European Parliament and tried to explain how serious and dangerous this fact is<br />

for our culture; the European Parliament then supported the recording of this video and its release<br />

all over Europe and this very video is therefore useful to safeguard our thousands years old cultural<br />

heritage. He first wanted to tell you this. Now he’s answering your question.<br />

21


R – [ a student is asking when he wrote his first poem]<br />

PS – He was six years old and he was awarded a prix when he was six as well. He was born a poet<br />

and has written for all his life long. He chose a military career, was soldier for thirteen years, but he<br />

was writing poems also then. When he was soldier he was offered to teach at the Institute of Arts<br />

and he accepted, giving up his military career because he feels that this new art employment goes<br />

well with poetry. This is his work. Anyone could be poet, anyone who feels a vocation for making<br />

poetry, for it’s complicate and self-satisfying at the same time, but it’s something coming from<br />

one’s soul as well. He has so far written sixteen books and recorded thirty-six CDRoms, which are a<br />

very useful tool especially working with sounds. Any other question?<br />

R – [a student is asking]<br />

PS – Yes, last year. I got sick. I don’t know how it happened but I didn’t feel like writing anything<br />

and I didn’t for three months. He thinks it might have been because of the move to another house,<br />

so he was probably too stressed. When everything is ok, he works on every day.<br />

R – [a student is asking]<br />

PS – He thinks so. When he has to prepare some performance, he stays in his little cage, in his<br />

studio and does not keep any social contact with the outside. He’s a sort of stakhanovist, working<br />

all the day long.<br />

R – [a student is asking]<br />

PS – He’s saying he’s not interested in public at all because if he thought of whether people would<br />

appreciate or not anything, he would consider his work like a commercial product, not a work of art<br />

any longer. His aim is that of turning any idea into a performance. All comes out of this as a result.<br />

[The A side of the record is over here. In what follows we publish two more excerpts from the<br />

conversation between Rod and the students of the second turn]:<br />

GC – Before coming back home after leaving Genoa, he’s spending three days in Viareggio to meet<br />

this Italian poet [Vittore Baroni]. There’ll be lots of things to do there together.<br />

R – [asking about a huge “book” on the table]<br />

GC – It’s a blank book. That’s poetical engineering.<br />

RS [blowing a whistle]<br />

GC – There are different tools: a whistle, a racket, small balls... He did this, you see? He has made<br />

it look older than it is. These are like mould stains. This is a poetical thing.<br />

RP – Just like the one we saw by Marcello Conti<br />

R – [a student is asking]<br />

GC – He was awarded the first prix at the age of six. There’s a University professor in America<br />

writing a book on his poems. [...]<br />

22<br />

Traduzione di Federico Federici


Enzo Minarelli dà avvio alla onferenza presentando la figura artistica di Rod.<br />

23<br />

ROD A VILLA CROCE<br />

ALBUM FOTOGRAFICO


Rod, in piedi, parla di alcuni suoi lavori artistici.<br />

Enzo Minarelli, in veste d’interprete, traduce dall’inglese la conversazione di Rod.<br />

24


Enzo Minarelli, approfittando del suo ruolo d’interprete, dialoga con Rod e con il pubblico per animare l’incontro.<br />

Sul tavolo Rod ha allineato libri e CD di sua produzione.<br />

25


Fra il pubblico, di profilo, Enzo Minarelli<br />

e, subito dietro, Rosangela Piccardo, docente di Arte e Immagine alla Centurione.<br />

In prima fila, sulla destra, è ben visibile Federica, dello staff di Villa Croce.<br />

26


Sul pavimento s’intravedono alcuni dei numerosi biglietti donati da Rod al pubblico attraverso un lancio<br />

Gioioso come se fossero stati dei coriandoli.<br />

Summers, Federica, due persone del pubblico e, sulla destra, il video del televisore su cui scorrono le<br />

immagini di vari filmati artistici realizzati da Rod.<br />

27


Un’interessante carrellata d’immagini, proiettate con la lavagna luminosa, conclude l’ intervento di Rod.<br />

Con somma cortesia Enzo e Rod posano per la Centurione a vantaggio dei posteri.<br />

28


Dopo gli impegni professionali immortaliamo l’istante con gioia ed ironia<br />

29


30<br />

FAVILLE DI COMETE<br />

Stupore, soavità, fragilità, accoglienza.<br />

Ricordo questo in un lontano 1968.<br />

Un albergo, a Torino; un cielo grigio, a Torino; una mano<br />

protesa verso un‟altra mano, attraverso la nebbia, a<br />

Torino; monaci camminanti in un universo zen, a Torino;<br />

suoni di cimbali ed essenzialità degli ikebana, a Torino;<br />

città tutta aperta in sofferenza, Torino…<br />

Jenny. Senza saperne di più.<br />

Parcella d‟una tribù romana, lieve come un soffione,<br />

senza peccati più, perché consunti, svaniti nel fumo d‟un<br />

incenso in un turibolo d‟antica arabità.<br />

Le trame come sottili fili di ragnatela, che il vento<br />

disperde quando il tempo passa, e da allora i velieri hanno<br />

circumnavigato la Terra.<br />

Jenny che compone ikebana, allora: un „allora‟ fermato,<br />

fratello dell‟ „adesso‟. Jenny che compone ikesie, ovvero<br />

poesie come ikebana che soltanto la povertà e l‟incuria del<br />

mondo impedirono che volassero su carta, racchiuse in<br />

volumetti.<br />

Jenny me le inviò, le sue ikesie: sono ancora qui, nella mia casa. Con esse, ora che l‟età avanza,<br />

sento di dover dialogare affinché non siano, per me, orfane. Pace. O M.


Ed era una tribù<br />

Ed era una tribù di scarafaggi, neolitici ancora, appena nati<br />

dall‟ombre delle grotte e labirinti e contorte visioni<br />

d‟un‟Anima sortita dal Mistero, senza parole, senza storia alcuna,<br />

senza difesa, senza nostalgia, attenta al flusso, stupita nel respiro:<br />

quasi un affresco della Mente arcaica ch‟illumina gli Antichi dell‟Australia.<br />

Fratelli inconsapevoli del Mondo, al pari delle larve<br />

di farfalle, nudi senza riparo, avvolti nell‟estatico richiamo<br />

d‟una musica azzurra, spezzoni dei miei sogni, dei miei gorghi,<br />

nei quali vado a perdermi ogni notte, Pellegrino in attesa<br />

del richiamo, d‟uno zufolo udito in terre d‟oro e poi la Bomba<br />

che tutti ci disperse – i pesci con le pance offerte al cielo,<br />

gli umani senza lacrime e canzoni, le prolifiche selve d‟Amazzonia<br />

ridotte in truciolati e quella storia che entrava nella testa lentamente,<br />

tradotta in Torquemada, in frustrazione.<br />

Nel fuoco un chiacchiericcio, un alfa, un suono d‟enigmatica origine<br />

eppur dolce, come un ricordo di calore caro – frantumato in falene,<br />

in squarci amari di visioni perdute. Ora governa l‟Automa del Potere,<br />

con l‟indice allenato a giudicare – gli Inermi della Terra inabissati,<br />

ai margini del mondo, a sussurrare, come spiriti ctoni, come i boschi,<br />

quando la nebbia sale e il Tempo cessa: il lamento dell‟asino è battaglia,<br />

a fianco della vita, del ritmico narrare delle foglie.<br />

2002 Gianni Milano<br />

31


Omaggio a primule romane<br />

Fu<br />

una liturgia di corpi ammaccati, di campanelle tibetane, di capre<br />

belanti in forma di poeti, di apparizioni colorate a strappi,<br />

di trafitture rinnovate e strade<br />

di monaci danzanti – ch‟unì nel loto il passero del nord, timoroso<br />

d‟incidere il creato con la presenza balbettante, e Roma la solare,<br />

la proterva matrice del potere, gonfia di tette e di bagliori ardenti.<br />

Giullaresca ed inerte, luogo d‟esposizioni, col Vaticano<br />

farfugliante oscene definizioni dell‟amore casto,<br />

città dove la merda e l‟arroganza spargevano sul mondo acuti odori<br />

di morte, di tristizia, di insipienza,<br />

nei vicoli sottratti agli occhi e al sole<br />

ospitò cespi gialli di primule veraci – voci di disaccordo, corpi d‟esuberanza.<br />

Ma subito assordante ecco il boato del Sistema assonnato<br />

che si sveglia coi chierici muniti di flagelli, d‟ideologìa<br />

tarlata, di sentenze – spazio non c‟è per Paola e Federica,<br />

per Giordano, per Aldo e per quei lumi che brillarono un poco<br />

in fantasia contro l‟occhiuta clericale norma<br />

che impose la condanna e l‟afasìa.<br />

Nel numero dei Giusti, magra schiera, la memoria v‟esalta –<br />

di là della frontiera temporale, quali figure rinascimentali,<br />

continuate il discorso: un rosario di spezie, d‟erbe rare,<br />

un profumo di quiete e d‟armonìa, come la Jenny volle<br />

e così sia.<br />

2002 Gianni Milano<br />

32


1<br />

al fico<br />

abbiamo detto i frammenti del fiume<br />

identità fluire<br />

dal nocciolo ermafrodita<br />

2<br />

nel cuore della cipolla<br />

cristallo<br />

arde la neve<br />

3<br />

quando aprile<br />

la terra si apre<br />

germini dita erba respiro<br />

stringendo nel tuo fiore<br />

Ikesie di Jenny<br />

33


4<br />

entrato nei tuoi capelli<br />

il salice<br />

risplende<br />

5<br />

gioia estesa<br />

sopra il nocciolo<br />

del pianto<br />

lasciare che la pigna si apra da sola<br />

6<br />

troppo presto<br />

i miei conigli bianchi<br />

sono stati uccisi mangiati<br />

7<br />

vietcong Ho Tien<br />

cadaveri nella foresta<br />

mimano loro canzoni<br />

a New York<br />

Claudio scolpisce madri vietnamite<br />

dal carcere Santa Rita California<br />

Joan Baez scrive napalm<br />

8<br />

uccello bianco volando sul vento<br />

goccia dalla tua lingua<br />

ombra sopore<br />

pace<br />

9<br />

riuscire finalmente a correre insieme<br />

non per le bombe il terremoto<br />

i mitra la piena sorda<br />

neppure per “andare a…”<br />

correre per correre<br />

insieme potere<br />

quando la terra accoglie il piede<br />

quando la terra è ancora terra<br />

10<br />

sotto le piume dei tuoi piccoli baci<br />

posso dormire arrotolata<br />

34


imparare a dormire<br />

11<br />

senza spingermi lontano<br />

una giornata di cammino alla ricerca dei cespugli<br />

guardo come ora qui accarezza il mio piede<br />

tra i sassi l‟unico luminoso filo d‟erba<br />

12<br />

il rispetto delle fave mi ha reso baccello<br />

quando ero un Pitagora inseguito<br />

13<br />

non sono i piedi di Mercurio a dare il volo<br />

ma i tuoi irradianti<br />

14<br />

dicembre ruota si apre fuoco il sole tu<br />

crepitando pinoli<br />

due lune girano alle tempie<br />

15<br />

la tua treccia nodo argento Creta<br />

di pianeti furori germogli<br />

incandescendo cicala aurea<br />

16<br />

non<br />

muoverti<br />

non<br />

parlare<br />

a questo modo potremo<br />

riconoscere amore<br />

17<br />

dentro il triangolo curvilineo monade TU<br />

vertice del cuore vertice della mano<br />

minimo sfero moltiplicato tutto<br />

sorriso<br />

18<br />

un superstite<br />

centauro obiettore di coscienza<br />

35


inseguito<br />

sogna sotto la camelia<br />

19<br />

nuota a riva presto<br />

dobbiamo fare tanto<br />

schiacciare i pinoli sulla pietra<br />

sedute per terra<br />

ritrovare farfalle<br />

tenere sulla mano un grillo<br />

intrecciare aghi di pino<br />

con le tue dita<br />

20<br />

la spiga si alza<br />

il bambù respira tenace<br />

la pietra nera ha messo una ruga<br />

l‟onice discute con minore evidenza<br />

forse<br />

21<br />

quando ricordiamo le future piogge<br />

il breve plenilunio<br />

breve<br />

22<br />

le 24 melagrane che maturano<br />

per l‟albero dove ogni giorno ci incontriamo<br />

Jenny<br />

36


giordano falzoni<br />

Com‟è naturale per i fiori, che sbocciano, colorano, appassiscono e si sbriciolano, dando corpo<br />

profumato al tempo, anche i versi, pur se „ikesie‟, subiscono le stesse metamorfosi, dimostrando la<br />

loro impermanenza, divenendo immagini mentali. Pure Jenny, nel mio tempo fluido, è farfalla, in<br />

attesa di ulteriori trasformazioni. Di lei non so nulla oltre ai suoi versi e alle emozioni degli incontri<br />

lontani. La onoro nell‟unica maniera che mi pare consona: poesie. E assieme a lei onoro le luci<br />

fluttuanti che in quel tempo mi illuminarono i cammini in Roma, quando, annichilite le coordinate<br />

consuete di volgarità e potere, non ancora rivestiti d‟una pelle atta a filtrare i mali del mondo, ci si<br />

aggirava sperando nell‟incontro amico, nella parola che facesse scattare il silenzio e la quiete.<br />

Ho proposto uno „schiacciaparole‟ di Giordano Falzoni, patafisico romano ospitale e cordiale, il<br />

quale era solito siglare le sue lettere con “Io ti do la mia luce – tu mi dai la tua luce”.<br />

Ci sarà uno spazio dove queste creature buone possano danzare in pace?<br />

37


1<br />

Ovvero Milarepa<br />

Come polline vola la parola e ovunque si posa ne fermenta<br />

un fervore di vita primordiale, della forma matrice,<br />

latte e padre; disabituata al còncavo riposo,<br />

lungo i solchi del vento e del pensiero, pellegrina<br />

e beata se ne muove, straniera in ogni sito<br />

38


e sempre a casa, come un dono d‟antico memoraggio<br />

quaglia le angosce e le struttura in pianto<br />

affinché il guscio di superbia umana<br />

s‟apra al destino, com‟un cardellino, quasi racconto<br />

dei maestri erranti ai quali con frequenza inusitata<br />

il frammento si mostra ad indicare<br />

della visione gli angoli felici<br />

e l‟essenza del viaggio<br />

ch‟è il lasciare,<br />

lasciare che ogni vita si disseti<br />

nel turbinare dei percorsi ascosi: per un volo<br />

narrato dai cantori con i profumi degli abeti in fiore.<br />

Ed io ritorno in forma di spirale a battezzare<br />

i luoghi d‟emozioni, là dove apparve<br />

Milarepa il santo, con il profilo di montagne accanto<br />

e la musica nera dell‟alpeggio e il risonare<br />

delle pietre in branco, umido il passo come un neonato<br />

fuor di placenta egotica sortito; attendendo che il dramma<br />

si ripeta, ancora e ancora, con l‟acqua che scoscende<br />

e l‟ombra che divora le verzure<br />

insieme alla Signora<br />

che d‟illudente luce ci ristora<br />

e nella mente un letto ci prepara<br />

ch‟unisca l‟uno all‟altro e l‟altro all‟uno<br />

in una conca distesa d‟erbe nane; poiché la rete<br />

delle idee vane s‟è sciolta nella quiete serotina<br />

benediciamo il mondo e sia Dottrina<br />

dormire nella notte che tracima.<br />

2<br />

Ciechi come Tiresia agli aridi raduni della scienza<br />

e ancor più ciechi ai fumi<br />

che s‟alzano dai roghi dei rituali<br />

dove la Morte fa di sé balletto<br />

protetti da membrane occidentali<br />

immerse nella nebbia della notte<br />

captiamo il canto e il modulo segreto<br />

con cui s‟esprime il mondo nel silenzio<br />

l‟anima offrendo dei dialoghi avocali<br />

intimi al pari d‟organi essenziali – mentre la volpe<br />

spolpa la carcassa<br />

sotto lo sguardo d‟alberi e il fogliame vela la luna –<br />

il male non s‟è fatto ed il furetto morto ora risale<br />

lungo le arterie della volpe ardita:<br />

trasmigrazione che ridona vita,<br />

orma nel fango come una ferita.<br />

Così m‟accorgo che non è finita e corre<br />

e corre frenetica e patita l‟illusione di sé –<br />

39


col gorgoglio del fiato nella gola<br />

la vita intera è meno di una fola.<br />

3<br />

Ed io che non chiedevo di sapere di chiudermi nel cerchio<br />

della pietra d‟otturare le orecchie ai suoni esterni<br />

d‟accecarmi devoto a un dio crudele<br />

ma d‟annusare il pelo del mio cane<br />

e strusciare la guancia con la polpa<br />

del piedino del gatto ronfolante<br />

e sentire il mistero sulla pelle dell‟acqua che si scava<br />

nella terra la sua sede beata<br />

e stupirmi al lamento della civetta sotto un cielo immenso<br />

colto da ratto e folgorante e intenso<br />

trasbordo temporale in quel d‟infanzia sulla palma dell‟aria<br />

rosa e lieta<br />

al pari d‟una mosca o una farfalla<br />

senza ascendenza alcuna e senza volto<br />

ma sola percezione della brezza<br />

e dell‟amore che sostanzia il mondo…<br />

figlio nel mondo<br />

del padre prendo cura e della madre – nel rispetto del sasso<br />

che sia sasso e dell‟erba che fragile si sposa<br />

col pensiero d‟Eraclito e riposa<br />

nel ventre della vacca e della capra,<br />

nel ventre di quell‟asina fanciulla che m‟onora d‟un fiato<br />

che m‟invita nel senso della terra che è la terra<br />

ov‟anche le parole sono pietre,<br />

aggregati di tempo ed i pensieri<br />

alla ricerca del luogo originale come ciuffi di lana attorno al cardo…<br />

l‟ingombro del mio ego individuale<br />

lascio che gli anni sciolgano d‟un poco – per farmi onore,<br />

per darmi residenza nei canti che provengono dai monti<br />

a fianco d‟un cinghiale o d‟una volpe<br />

nòmade ovunque ed innocente, aspetto.<br />

4<br />

Udite il crepitìo nella carne del monaco che brucia nel Viet-nam<br />

e il lamento dell‟albero che secca<br />

in terra indefinita e a lui straniera.<br />

Udite come il vento della sera<br />

nelle foglie sdrucite colga il nesso<br />

con l‟improvviso vuoto cardinale che sostiene l‟esprimersi del cielo<br />

e non stupisca che la porta chiuda<br />

e si stenda di fiamme un paravento<br />

illusorio e tenace contro il mondo<br />

che s‟aggrega di notte ed è vorace.<br />

Udite la coscienza che proietta frammenti di parole e invocazioni<br />

40


ai platonici pascoli ideali.<br />

Distillo la caligine e le ore<br />

volatizzando le emozioni,<br />

e i sali<br />

raccolgo al fondo dell‟operazione,<br />

simili all‟arco di silicio, al giunto<br />

tra il nulla e l‟esistenza e dopo il nulla:<br />

senza timore, come bimbo in culla.<br />

5<br />

Per me fu Marpa<br />

il crudo dell‟ascesa,<br />

l‟indifferente crescere dei pini,<br />

l‟ostinato silenzio delle pietre.<br />

E il negromante<br />

che impulsava il vento<br />

ad afferrare i tetti e le granaglie<br />

mutò l‟oscurità nella preghiera<br />

rivolta al sofferente<br />

mondo esterno<br />

che compagno gli fu,<br />

mantram fecondo.<br />

Un vento da Occidente<br />

preme i ciliegi al canto.<br />

6<br />

antico feto<br />

alla finestra del mondo,<br />

con rughe impassibili<br />

intinte nel dolore –<br />

nell‟arco della posa raccolta<br />

i secoli trascorrono<br />

come puledri giovani e incoscienti –<br />

la pietra<br />

che il tempo adotta<br />

al tempo si dispone e prende nomi<br />

segnando il tempo di causalità –<br />

antico feto<br />

testimone del karma,<br />

eppur novello.<br />

7<br />

41


Religione io chiamo<br />

quel che il gatto trasmette – unghiando<br />

e ronfolando e strofinando:<br />

nel non capire<br />

risiedono le forze misteriose,<br />

l‟alfabeto del mondo.<br />

Ascolto, con devoto<br />

atteggiamento, e spero<br />

che il Non Capito sia<br />

benevolo con me,<br />

riconoscente.<br />

8<br />

senza denti,<br />

mastico con calma il tempo,<br />

porto il peso delle stelle,<br />

dormo nella rete dei pensieri –<br />

senza denti,<br />

come un vecchio bambino.<br />

9<br />

Le lingue delle foglie<br />

leccano<br />

con soave dolcezza<br />

le mie ferite d‟anima<br />

spargendo storie d‟aria<br />

di notti senza luna<br />

d‟aridi tempi con profili di guerra.<br />

Fiori della memoria,<br />

germogliano in cadenza –<br />

un tempo anch‟io ero là,<br />

come non so<br />

né quando: ignota mi è la causa.<br />

La nostalgia allaga.<br />

10<br />

Soffia il vento con impeto costante –<br />

la montagna ne vibra<br />

intimamente<br />

e si spoglia di voci carnicine:<br />

sempre montagna, blocco d‟alterità,<br />

difficile al colloquio<br />

ma disposta<br />

ad accogliere assalti nelle gole<br />

42


di tutti i flussi<br />

con cui si cinge il mondo.<br />

Come una capra<br />

nel suo lento brucare.<br />

11<br />

Divora le tue uova,<br />

e poni fine<br />

al divenire<br />

che sempre si rinnova.<br />

Gianni Milano , Falcemagna 1997<br />

43


(Due orridi si pongono a lato di Falcemagna. L‟acqua li ha scavati ed ha rivelato a noi qualcosa di<br />

profondo, quasi un ammaestramento: ogni superficie affonda le sue radici in qualcosa che non<br />

vediamo. Sulla riva sinistra della Dora, in uno slargo della Valle Susa, si inerpica la montagna, che<br />

porta al Rocciamelone. Partendo da Bussoleno sale una strada sterrata fino ai 900 metri dei boschi<br />

dove la borgata, che risale all‟alto medioevo ed era vassalla del vescovo di Susa, mostra i suoi resti<br />

di case in pietra con i tetti a lose. Oltre, la strada s‟arresta e la montagna mantiene la sua pace. Gli<br />

antichi residenti sono scesi a valle ma, mi raccontano, fino alla seconda guerra mondiale, c‟erano 20<br />

bambini e la maestra saliva, per i sentieri, a fare scuola. Una fontana d‟acqua fresca e saporita ed<br />

una lapide ricordante la solidarietà degli abitanti durante la lotta partigiana mi hanno spinto a<br />

ricuperare una piccola vecchia dimora in Falcemagna. La frequentano, oltre alle capre, ai cani e<br />

all‟asina del pastore e ai gatti comunitari che trovano riparo nei sottotetti, cinghiali, volpi e rapaci.<br />

Di lì si scorge, all‟ingresso della Valle, la Sacra di S. Michele. A me pare, il mio ritiro, come la<br />

Terra di Mezzo degli hobbit tolkieniani. Il vento sovente ci viene a trovare, provenendo dalla<br />

Francia, vento veloce e rumoroso. Quando compii i miei sessant‟anni incrociò la mia strada una<br />

lunga biscia che si riparò in un buco accanto a un masso. Lì costruii uno stupa.)<br />

44<br />

Gianni Milano


Legenda:<br />

- PC = Piergiorgio Colombara<br />

- MF = Mario Fancello<br />

- MM = Maurizio Monero, giornalista<br />

45<br />

C O L L O Q U I O C O N<br />

PIERGIORGIO COLOMBARA<br />

Piergiorgio, forse più d’altri interlocutori con i quali mi sono confrontato, indulge ad un periodare<br />

che è nettamente articolato all’inizio e che va poi gradualmente sfumando fino a tradursi in silenzi<br />

allusivi, in un discorso “non finito”, nettamente chiaro e percepibile nei significati ma anche<br />

materialmente assente: direi un po’ come le ombre trasparenti che intersecano ed integrano tante<br />

sue opere.<br />

- MF – Allora? Di nuovo a scuola?<br />

- PC – Io però ho bisogno di pensarci un po’.<br />

- MF – E pensaci.<br />

- PC – Dico quello che è successo; voglio dire: brevemente.<br />

- MF – Sì, cioè, la domanda vuol dire questo.<br />

- PC – Cioè, e io anche posso risponderti: e siamo sempre a scuola, nel senso che<br />

- MF – E anche questa è una risposta. Siamo sempre a scuola in che senso?<br />

- PC – Nel fare siamo sempre a scuola.<br />

- MF – Apprendimento-insegnamento.<br />

- PC – Eeee... Com’è la domanda?<br />

- MF – [Divertito] Di nuovo a scuola? Tu hai cominciato (ho hai proseguito, non lo so) con<br />

l’esperienza scolastica. 1 Ora, dopo una pausa lunghissima, ti ritrovi a scuola, 2 e allora? Che<br />

sensazioni? Che idee? Cheee ...?<br />

1 Nei primi anni Settanta conobbi Piergiorgio, in veste di collega, alla Scuola Media Statale Ugo Foscolo di Genova.


- PC – Anche perché non l’ho ancora fatta [l’esperienza dell’incontro con i ragazzi della<br />

Centurione], quindi non so.<br />

- MF – Però l’idea di rientrare ... Rientrerai nell’edificio scolastico con tutte le sue strutture, le<br />

sue gerarchie, i suoi ragazzi disordinati,<br />

- PC – Però sarebbe stato più bello, secondo me, più che le domande secche, il dialogo.<br />

- MF – Certo, però io ti ho preparato le domande. [Ridacchio].<br />

- PC – Io pensavo al dialogo. Tu invece così, a secco ... È monolitica la domanda. Invece<br />

quando dialogo io e te riusciamo ...<br />

- MF – [Gli dico che voglio registrare]. Comunque va bene. Seconda domanda. Un artista –<br />

tra parentesi: come te – cosa può offrire a degli adolescenti? Sei disponibile ad incontrarli<br />

per dire cosa?<br />

- PC – Possiamo partire?<br />

- MF – Sì sì.<br />

- PC – È già partito?<br />

- MF – Sta registrando tutto, anche le tue proteste.<br />

- PC – No, è importantissimo l’incontro con i ragazzi, con gli adolescenti, perché loro hanno<br />

voglia di apprendere anche, a volte, non scolasticamente e fare anche delle cose al di fuori di<br />

quello che sono le materie, di quello che è l’iter, quindi – però – bisogna trovare i mezzi,<br />

suscitare degli interessi, costruire dei progetti per stimolarli. È molto importante.<br />

- MF – Hai dei materiali da sottoporre alla loro attenzione?<br />

- PC – Sì, in parte quello che abbiamo già deciso, 3 diciamo il materiale<br />

- MF – Non intendo il materiale solo in senso materiale materiale; materiale anche di idee.<br />

- PC – Ah, materiale di idee, certo. Intanto bisogna partire brevemente da quello che hanno<br />

fatto determinati artisti, determinati architetti, cioè nel passato o nel presente e da lì poi si<br />

2<br />

È stato presentato un progetto scolastico che prevede un probabile intervento di Piergiorgio Colombara alla<br />

Centurione nell’anno 2008-2009.<br />

3<br />

Già deciso: nell’ambito della formulazione del progetto di cui alla nota precedente.<br />

46


può costruire un dialogo con loro e vedere anche le risposte, vedere come reagiscono alla<br />

visione di certe opere, probabilmente inconsuete per loro. E da lì, cioè dalle loro risposte,<br />

dalle loro reazioni partire per costruire; quindi non si può fare aprioristicamente, ma bisogna<br />

farlo in corso d’opera questo lavoro, no?<br />

- MF – Certo. Sono d’accordo. È sempre il discorso del dialogo. Allora, altra domanda. A tuo<br />

parere, quali esigenze culturali appartengono ai giovani? Esigenze, eh: aspirazioni, bisogni,<br />

magari non percepiti.<br />

- PC – Certo, bisogna andare in controtendenza. Voglio dire: cercare di fargli vedere, di farli<br />

avvicinare a cose che a volte sono distanti mille miglia. Certo, noi sappiamo che c’è un<br />

determinato sistema (televisione, computer) che facilita per un certo verso la conoscenza e<br />

l’avvicinamento a determinate cose culturali, però dall’altra parte può essere molto<br />

superficiale questa strada qui, quindi – secondo me – l’approccio, il dialogo, l’esperienza<br />

manuale sono fondamentali, secondo me.<br />

- MF – Allora: Legami e discrasie della tua ricerca in ambito genovese, nazionale,<br />

internazionale.<br />

- PC – Ma, io direi, è un po’ vasta come domanda.<br />

- MF – Sì, ma come ti vedi? Inserito in questi tre contesti?<br />

- PC – Ma io sto lavorando non in ambito locale; tutte le mie energie sono indirizzate verso<br />

un ambito nazionale e oltre, e<br />

- MF – Un attimo. Non stai lavorando in ambito locale nel senso che i rapporti di – diciamo –<br />

esposizione eccetera non sono locali o le idee su cui tu ti basi sono idee che non hanno radici<br />

a Genova.<br />

- PC – Le idee, per quanto riguarda il mio lavoro, non hanno una collocazione né locale né<br />

nazionale né internazionale, come credo un po’ tutto il fare artistico; certo che poi ci sono<br />

delle influenze e il luogo dove vivi, dove operi, ha un peso, o minimo o ... Certamente oggi è<br />

molto difficile pensare a una localizzazione – no? – del pensiero e del fare artistico. Questo<br />

per quanto riguarda in generale<br />

- MF – Però non ritieni che ci siano delle città che abbiano un tessuto proprio, per cui in<br />

quell’ambiente certi indirizzi prendono uno spessore che in altri luoghi non prendono?<br />

- PC – Sì. Senz’altro questo avveniva più nel passato, anche perché c’è il discorso<br />

dell’informazione, di Internet; quindi abbiamo una conoscenza in tempo reale di tutto quello<br />

che succede nel mondo, quindi diventa sempre più difficile<br />

- MF – localizzare<br />

- PC – localizzare: tant’è vero che nell’Ottocento gli artisti andavano a Parigi perché lì era il<br />

centro ed era anche il centro poi di smistamento – no? – delle idee. Per quanto mi riguarda,<br />

io non saprei dirti se ci sono dei legami nel mio lavoro con la città, non lo so questo. Io ho<br />

dei legami che possono essere quelli del tessuto architettonico antico e quindi in tutte le città<br />

che hanno questo tessuto io mi trovo bene a lavorare. Forse mi troverei meno bene a<br />

lavorare, non so, a New York piuttosto che a ... Ma questo è molto difficile da dire perché<br />

bisognerebbe che io andassi un anno a New York un anno a Berlino e vedere se il mio<br />

lavoro viene modificato, ma non credo, non credo perché è un lavoro che nasce ..., io dico<br />

sempre che l’arte è anche filosofia, è pensiero, pensiero; anche se sei in Alaska ..., voglio<br />

dire, no?<br />

- MF – È la risposta a delle domande che ti farò più avanti. Però io intendevo in questa<br />

domanda, includere (mi pare che tu non mi abbia risposto, magari non era chiara,<br />

intendiamoci) se all’interno della ricerca internazionale tu trovi che ..., cioè questa ricerca<br />

può avere un indirizzo, a me pare che non l’abbia, devi essere tu a dirlo, un indirizzo suo; mi<br />

pare che abbia tanti indirizzi. Tu ti trovi in – come si può dire? – in armonia, in consonanza<br />

con queste ricerche di oggi? Ti trovi invece in una postazione più isolata, più marginale?<br />

Nella ricerca non nella fama ottenuta o non ottenuta. Nella ricerca ti consideri più marginale,<br />

più al centro? Ti trovi in contrasto con queste nuove tendenze dell’arte di oggi eccetera?<br />

47


- PC – No, io mi trovo ..., cioè, sono collocato nell’ambito della ricerca, cioè il mio lavoro ....<br />

Certo poi sono forse meno d’accordo con l’indirizzo su cui ormai il sistema dell’arte si è<br />

avviato, che è molto condizionato da una parte dalle mode e dall’altra parte dal denaro,<br />

business; quindi in questo senso qui io non è che mi trovo, come dicevi tu,<br />

- MF – marginalizzato<br />

- PC – marginalizzato; non lo rincorro e mi è estraneo, questi parametri mi sono estranei, per<br />

cui non so se io poi sono ... non so; comunque mi fa piacere fare la mia ricerca eee<br />

- MF – Ma per esempio quando ti muovi (se vai a Venezia a vedere le mostre qua e là) e vedi<br />

panorami presentati (poi ce ne saranno altri che non sono presentati) come ti poni<br />

generalmente? Trovi degli ancoraggi? Trovi maggiormente delle distanze?<br />

- PC – No, io ci ho un metodo, che è quello di pormi di fronte all’opera, di fronte al lavoro<br />

(che sia una scultura un’installazione una foto non ha importanza) e da lì parto, cioè al di là<br />

che l’artista venga dal Giappone o dalla Francia ooo ..., io mi pongo di fronte all’opera e<br />

cerco di vedere ..., di vedere nell’opera.<br />

- MF – Mi stai anticipando tutte le domande. [Ridacchio].<br />

- PC – Va be’, ma tu puoi<br />

- MF – No, vado avanti come un caterpillar<br />

- PC – È per quello – no? – ma è per quello che dicevo<br />

- MF – che è meglio un dialogo<br />

- PC – perché tra di noi c’è molto dialogo e le cose nascono ..., perché dunque sei ancorato<br />

alla risposta<br />

- MF – Certo. Sì, lo so; hai ragione, però ho fatto il compitino.<br />

- PC – Ma comunque si parte da quello per poi<br />

- MF – allargare... Di fronte alla realtà, quali sono i parametri che utilizzi per organizzare le<br />

tue esperienze?<br />

- PC – La realtà in che senso?<br />

- MF – La realtà artistica, la realtà della vita quotidiana,<br />

- PC – politica, sociale<br />

- MF – politica, sociale, apolitica, antipolitica, grillina,<br />

- PC – Io penso sempre che il lavoro dell’artista, come del poeta, non è estraneo al suo tempo,<br />

è dentro il suo tempo; poi dipende da individuo a individuo come prendere dalla realtà del<br />

suo tempo, dal modo di vivere del suo tempo, trarre dei significati per immetterli poi nella<br />

sua opera; perché poi non dobbiamo dimenticarci che l’artista non è che lavora per se stesso,<br />

l’opera poi circola, è un mezzo di comunicazione, non è la televisione ma è un mezzo<br />

comunque di comunicazione, tant’è vero che oggi ha un pubblico.<br />

- MF – Sì, però io volevo dire anche questo: (perché mi hai aggirato la domanda) nel<br />

momento in cui, secondo la Bibbia, Dio crea il mondo separa le tenebre dalla luce: comincia<br />

già ad organizzare.<br />

- PC – Sì.<br />

- MF – Tu, quando ti trovi questo accumulo di materiale che ti viene addosso come uno<br />

tsunami, come ti organizzi, come selezioni, come setacci?<br />

- PC – Intanto il lavoro, adesso parlo di me ma penso che valga anche per tanti altri, il lavoro<br />

è un procedere lento di sedimentazione, è un lavoro molto lento, tu tiri fuori cose che a volte<br />

sono state lì per mesi, per anni, poi vengono fuori in quel momento perché in quel momento<br />

è necessario per il tuo lavoro, per la tua poetica, per la tua espressività, chiamala come vuoi.<br />

In quel momento certo che io sono contrario – sono in polemica – a fare sociologia con<br />

l’arte, come a fare della moda; in quello sono contrario perché appartiene – diciamo – a un<br />

insieme del sistema dell’arte che io non condivido, cioè bisogna rispettare il segno<br />

dell’artista, il suo – come vogliamo chiamarlo? – messaggio.<br />

- MF – Sì, va be’, comunque, da quel che capisco,<br />

- PC – Però tu fammi<br />

48


- MF – delle domande. È quello che sto facendo. Quindi, se capisco bene, mi pare che tu<br />

privilegi, in un certo senso, un’istintività, una spontaneità rispetto ad un metodo per<br />

affrontare le esperienze.<br />

- PC – Ma quali esperienze?<br />

- MF – Di tutti i tipi.<br />

- PC – No.<br />

- MF – Mi hai detto: faccio la sperimentazione. Mi va bene. Quindi accumulo, poi quello che<br />

mi serve<br />

- PC – quello che mi serve in quel momento<br />

- MF – o che affiora spontaneamente<br />

- PC – o che affiora in quel momento<br />

- MF – E questo è istintivo, e mi va anche bene, intendiamoci, dal mio punto di vista.<br />

- PC – Non è istintivo però il processo per arrivare – poi – al tirare fuori, non è così<br />

- MF – Ecco: quali sono i filtri?<br />

- PC – Beh, i filtri io credo che siano ... Non so se chiamarli filtri o chiamarle sollecitazioni<br />

che in quel dato momento, personale o storico, fanno diventare necessaria quell’opera o<br />

quell’insieme di opere.<br />

- MF – Per esempio. Pensa: un insegnante (non è necessariamente il tuo compito, a meno che<br />

tu non voglia cambiare indirizzo) a un certo momento (ritengo io, dal mio punto di vista) ha<br />

il dovere in qualche modo, o direttamente o indirettamente, di dare delle strutture al modo di<br />

porsi dei ragazzi di fronte alla realtà, perché loro ovviamente delle strutture ce l’hanno, sono<br />

quelle che derivano dall’insegnamento dei genitori, dall’ambiente sociale, se le<br />

costruiscono, però possono essere più o meno corrette; l’insegnante cerca di dare in qualche<br />

modo delle strutture che siano in parte più corrette – no? – se poi lo siano veramente o no è<br />

un altro discorso, però cerca di dare quello che socialmente dovrebbe essere da un lato<br />

l’acquisizione delle regole, dall’altro saperle<br />

- PC – organizzare<br />

- MF – saperle mettere in discussione e così via. Quindi c’è tutta una serie di filtri che deve<br />

dare. Questi tu li hai ricevuti, ovviamente quando eri bambino, dai tuoi genitori,<br />

dall’ambiente. I ragazzi crescendo ... Ti li sei formati anche tu per conto tuo; volevo che<br />

venissero un po’ a galla; non dico tutti perché forse sarebbe anche una cosa complessa da<br />

ricostruire<br />

- PC – Sì, ma tu mi fai il discorso con l’insegnante e il mio rapporto con gli alunni e quindi il<br />

rapporto tra scuola e<br />

- MF – Sì, però per far capire che l’alunno crescendo ha bisogno di costruirsi dei sistemi,<br />

metodi, io li chiamo cosmologie, dove le cose hanno una loro collocazione: questo è più<br />

importante, questo è meno importante, queste sono collegate, di queste non vedo i<br />

collegamenti stretti, questo può essere il materiale che posso mettere in deposito, e così via.<br />

Ecco<br />

- PC – Ma questo<br />

- MF – l’organizzazione<br />

- PC – l’organizzazione<br />

- MF – delle esperienze<br />

- PC – L’organizzazione delle esperienze che in parte la scuola può avere, ma non credo che<br />

sia sufficiente la scuola, cioè<br />

- MF – Però tu. Qual è la tua?<br />

- PC – La mia riferita alla vita oppure<br />

- MF – alla tua vita, che penso non sia separata dall’arte. Non esplicitamente all’arte. Quando<br />

tu ti trovi di fronte a un fenomeno qualsiasi<br />

- PC – Facciamo un esempio.<br />

49


- MF – L’undici settembre, il crollo delle torri, un esempio unico, non l’ha mai fatto nessuno<br />

[ridacchio], tu avrai avuto una reazione, oppure, andiamo indietro nel tempo (spero che tu<br />

non fossi in fasce), il primo uomo che mette piede sulla luna. Io ho visto cose allucinanti,<br />

dette dai giornalisti: ho avuto una mia reazione eccetera. Io non ti saprei dire con esattezza<br />

come ho organizzato tutti i miei filtri; però grosso modo ne vengono di fronte a questi<br />

fenomeni; vengono a galla certi filtri.<br />

- PC – Intanto sono tutti fenomeni, quelli che tu mi hai citato,<br />

- MF – eccezionali<br />

- PC – eccezionali e comunque filtrati dai mezzi televisivi, quindi<br />

- MF – Perché noi di esperienze dirette ne abbiamo poche<br />

- PC – Ne abbiamo poche. Probabilmente l’esperienza diretta, ad esempio per l’undici<br />

settembre, sarebbe stata molto diversa, essersi trovati nelle vicinanze e respirare quella<br />

50


- MF – Però anche l’esperienza con i media è un’esperienza diretta: filtrata dai media, ma tra<br />

me e medium è un’esperienza diretta.<br />

- PC – Però qui allora allarghiamo il discorso e facciamo un discorso politico, facciamo un<br />

discorso ..., cioè diventa molto vasto.<br />

- MF – Sì, però io qui<br />

- PC – Qui io posso avere delle mie idee<br />

- MF – Certo, senza dubbio, e mi interesserebbe anche conoscerle. No, però mi hai capito, no?<br />

Cioè quando io mi trovo di fronte a delle realtà diverse tra di loro, ti ho citato queste due che<br />

mi sembrano abbastanza eccezionali ma diverse, una distruttiva, l’altra teoricamente<br />

costruttiva, positiva. Io ho delle reazioni, queste reazioni saranno sicuramente dovute ad<br />

impulsi interiori spontanei, però sono anche poi classificate, le classifico, le metto, le<br />

colloco<br />

- PC – Sì, certo.<br />

- MF – in base a dei miei giudizi che nascono da parametri; qual è ... Lì hai messo quelle cose<br />

dentro a delle reti, quali sono le tue reti che sostengono le cose? 4<br />

- PC – Sì, sì. Mi pare d’aver capito. Però sto sul generale. Io credo che le reti – come le<br />

chiami tu – sono senz’altro ... Essermi creato, non da solo eh, essermi creato un’idea dei<br />

rapporti umani, dei rapporti tra i popoli, dei rapporti tra la cultura, che devono essere,<br />

diciamo dovrebbero essere, purtroppo non lo sono, dovrebbero essere all’insegna della<br />

collaborazione, dell’integrazione, della pace, e questo non avviene, noi non vediamo questo,<br />

vediamo appunto l’opposto. Allora certo, se tu mi chiedi come rimani, certo sempre più<br />

demoralizzato e in questo sistema di società sempre più [...].<br />

- MF – Mi fa piacere.<br />

- PC – Però da una parte è negativo, da un punto di vista personale; però da un’altra parte è<br />

positivo perché – come si può dire? – è un terreno dove si coglie poi la materia per riflettere<br />

su quello che andrai a fare, nel senso di opere. Non so se mi sono spiegato.<br />

- MF – Sì, cioè [...].<br />

- PC – E ripeto, e lo ripeterò sempre, credo che l’arte, la poesia, tutte e due devono essere non<br />

solo scambi commerciali, business, ma essere come è stato sempre nei secoli. Se<br />

Michelangelo piuttosto di Raffaello facevano delle opere che erano per gli altri, poi il<br />

committente era sempre il potere, però era comunicazione per gli altri, quindi in queste<br />

opere l’artista, sì che doveva attenersi a fare il santo o il Cristo, però metteva dentro la<br />

visione del mondo, la visione della sua società. Io credo che il rapporto dovrebbe essere<br />

quello: un’utopia ormai oggi secondo me, però bisognerebbe andare verso questa direzione.<br />

Va bene come ...?<br />

- MF – Mi accontento [ridacchio]. Che interazione c’è tra il pubblico e le opere tue?<br />

- PC – Problema infinito questo. Io spero che ci sia un rapporto, che scatti qualcosa di fronte a<br />

un’opera, di fronte a un’installazione, di fronte ..., però questo è tutto da vedersi. Non c’è un<br />

pubblico, ci sono tanti pubblici. Certo che se noi ci riferiamo al pubblico del sistema<br />

dell’arte, sì quello è più ...<br />

- MF – Ti faccio un esempio. La Leonardi aveva allestito una mostra su Fontana e una<br />

visitatrice aveva visto queste opere e il catalogo e, irritatissima, aveva violentemente<br />

apostrofato la Gallerista che esponeva quegli obbrobri. 5 Tu qualche volta sarai stato presente<br />

a qualche tua mostra in cui il pubblico esprimeva le sue sensazioni, come ti è sembrato che<br />

reagisse?<br />

- PC – A parte i momenti delle inaugurazioni, che sono sempre momenti abbastanza falsi, le<br />

volte che ho assistito, ci può essere dell’interesse o ci può essere dell’indifferenza, ma mai<br />

- MF – reazioni ...<br />

4 Lì: mi riferisco a delle sculture di Piergiorgio presenti in studio.<br />

5 Rosa Leonardi aveva esposto i tagli di Lucio Fontana.<br />

Riferisco di quest’episodio affidandomi alla memoria di un accenno fattomi dalla Gallerista diversi anni fa.<br />

51


- PC – non capire il perché di quell’opera, il perché di quell’oggetto, il perché di quel ..., però<br />

non ...<br />

- MF – Quindi neanche esaltazione; nessuna denigrazione, nessuna esaltazione.<br />

- PC – Esaltazione. Sì. Però io presente non è che ..., anche perché poi le mostre vanno. Non<br />

sei presente, a parte l’inaugurazione.<br />

- MF – In base a quello che tu hai potuto vedere le poche volte che<br />

- PC – Sì.<br />

- MF – o che ti hanno riferito. Non c’è mai stato un gallerista che ti ha detto: di questo artista<br />

non allestisco più le mostre perché mi distruggono la galleria?<br />

- PC – Ma vedi i galleristi poi comunque, non tutti ma la maggior parte, i mercanti galleristi<br />

hanno anche finalità economiche, per cui gli interessa che il pubblico acquisisca.<br />

- MF – Se dovessi delineare il panorama paesistico dell’ambiente artistico genovese, come lo<br />

imposteresti?<br />

- PC – Paesistico?<br />

- MF – Sì. Come dipingi un paesaggio dipingimi l’ambiente genovese dell’arte. Senza fare<br />

nomi [ridacchio].<br />

- PC – Eee, mi è difficile perché potrei parlare degli artisti che stimo. Dei giovani conosco<br />

poco, perché non frequento molto l’ambiente artistico genovese, conosco poco, vado poco<br />

alle mostre e quindi conosco poco. Io credo che non sia però diverso l’ambiente artistico<br />

attuale da quello che è in altre città; certo poi Genova è più piccola, è – diciamo – mal<br />

servita come laboratorio, quindi qui ci sono<br />

- MF – Come laboratorio intendi di idee? Come strutture? ...?<br />

- PC – Come strutture, come strutture. Quindi per una cosa buona poi ce ne sono tante altre<br />

che sono meno buone, per cui ... Forse l’ambiente artistico genovese era molto più<br />

interessante venti venticinque anni fa, immagino. Sì, venti venticinque anni fa c’era più<br />

fermento, c’erano più idee che circolavano, e forse anche qualche artista [...] più ..., che poi<br />

..., comunque queste sono ..., cioè avrebbe bisogno di un’analisi più complessa.<br />

- MF – A tuo parere, in quale direzione il Novecento ha ampliato positivamente l’area della<br />

ricerca artistica e in quali ha generato confusione?<br />

- PC – Me la rileggi un po’?<br />

- MF – A tuo parere, in quale direzione il Novecento ha ampliato positivamente l’area della<br />

ricerca artistica e in quali ha generato confusione?<br />

- PC – Io credo che non sia la ricerca artistica del Novecento che ha creato, per rispondere alla<br />

seconda parte, che ha creato confusione. È la poca autonomia degli artisti, la poca<br />

autonomia di alcuni settori dell’arte (nemmeno artisti, settori dell’arte), che hanno poi<br />

generato confusione, perché se noi guardiamo ... Facciamo un esempio: c’è stato Duchamp e<br />

Duchamp è stato positivo o negativo? Certamente per la cultura è stato positivo, quello che<br />

può essere negativo è come poi, negli anni, è stato banalizzato, le sue idee, la punta che ha<br />

rappresentato nella ricerca poi è stata banalizzata per fini – ripeto – di divulgazione, cioè per<br />

creare quel secondo terzo quarto stadio di neo neo neo e questo io credo che sia deleterio, un<br />

po’ come ..., per questo facevamo il discorso della moda. Solo un esempio, oggi non<br />

esistono più gruppi; anni addietro se non eri inserito o non facevi parte di un gruppo eri<br />

tagliato fuori; quindi quello che era importante era il gruppo: Arte Povera,<br />

Transavanguardia, tanto per citare. Le individualità che non erano inserite in un gruppo e<br />

non volevano, non interessava, erano emarginate dal mercato e dal sistema dell’arte. Oggi<br />

questo non avviene più, oggi sono tutte individualità, ma cos’è che poi lega queste<br />

individualità? Sono i sistemi della moda, del sistema dell’arte e quindi c’è un ribaltamento.<br />

Non esistono più i gruppi però esiste un gruppo più ... che lega questi ...<br />

- MF – Inserito nella domanda (che non so se tu mi abbia risposto, se mi hai risposto mi hai<br />

risposto implicitamente) c’è il discorso – per esempio – di aver ampliato i confini dell’arte.<br />

Per esempio la visualità, l’arte visuale come performance sconfina nel teatro, sconfina nella<br />

52


poesia, la poesia sconfina nella performance. Per esempio sentivo un gruppo di artisti (che<br />

avevo invitato) 6 che diceva che il design non è arte, mentre – non so – i manuali d’arte<br />

inseriscono il design, la danza. Cage distrugge la distinzione tra quello che è musica e quello<br />

che è rumore e così via, per fare solo alcuni esempi, perché sono infiniti.<br />

- PC – No, io sono ..., cioè non ..., la cosa essenziale è che ci siano idee forti, idee belle da<br />

proporre, forti, interessanti, importanti, poi non ci sono quei confini. Cioè è la mediocrità<br />

che fa vedere la carenza di queste ricerche; però quando le idee sono forti e vengono da teste<br />

buone non ci sono problemi.<br />

- MF – Il termine borderline che immagine ti suggerisce?<br />

- PC – Anche qui lasciamo ..., ha poco senso, nel senso che i termini hanno un significato a<br />

sé, voglio dire il lavoro dell’arte è qualcos’altro, ecco. Non si può definirli, farli stare<br />

- MF – in caselle<br />

- PC – Non so se ... Non ti rispondo ma ...<br />

- MF – Hai risposto. Hai detto che non esistono i confini.<br />

- PC – E no.<br />

- MF – Dal punto di vista visuale tu sai che dal grande pubblico – generalmente – viene<br />

percepita come fondamentale la pittura, che cosa invece<br />

- PC – Visualmente in che senso?<br />

- MF – In senso ampio, non solo arte.<br />

- PC – Ah! Sì.<br />

- MF – Visualmente nel senso visivo, che è a scopo comunicativo però.<br />

- PC – La televisione, lo spettacolo televisivo<br />

- MF – Sì, però penso che incida in profondità; non tanto che se ne parli e il giorno dopo<br />

magari si parla d’altro.<br />

- PC – Io credo che incida, che incida molto; ma sai incide perché, nel momento in cui le<br />

persone passano tre quattro cinque ore al giorno davanti al televisore, ... Pensa se le persone<br />

passassero quattro cinque ore sopra i libri di Dostojevskij o di Dante o di Camus, ...<br />

- MF – Che tristezza; non ci distingueremmo più [ridacchio]. Scherzo, eh. E la ricerca cos’è<br />

visualmente a tuo parere?<br />

- PC – Nell’ambito dell’arte?<br />

- MF – Nell’ambito dell’arte visuale.<br />

- PC – Intanto una battuta: esiste ancora la ricerca?<br />

- MF – Questo me lo devi dire tu. Io credo di sì.<br />

- PC – Io me lo chiedo, me lo chiedo spesso: se ... Cioè, secondo me, è una ricerca ... La<br />

ricerca più importante è la ricerca che l’artista (chi fa dell’arte o ci tenta) ... È la ricerca –<br />

come dicevamo prima – la ricerca di se stesso, del proprio tempo, un senso del proprio<br />

operare nella sua epoca, nel suo territorio, nel territorio. Questa è la ricerca. Poi la ricerca<br />

intesa<br />

- MF – anche come risultati<br />

- PC – come risultati: ma sempre meno, perché si può parlare dell’Astrattismo, si può parlare<br />

del Cubismo, ma oggi non parlerei più di ricerca nell’ambito dell’arte. Credo che gli ultimi<br />

ricercatori appunto sianooo ..., sia il Manzoni, ecco, il Manzoni ricercava ricercava ricercava<br />

ricercava, quindi faceva delle opere una diversa dall’altra; però cercava, però era una ricerca<br />

– ripeto – non tanto nell’approccio formale, ma era una ricerca innanzitutto entro se stesso.<br />

- MF – Tu fai ricerca?<br />

- PC – Molto, moltissimo<br />

- MF – Quindi perché dici che non ci sono ... [ridacchio].<br />

- PC – No, io dicevo; no, io dicevo ... Ricerca: io credevo che tu mi parlassi di ricerca in<br />

termini formali, per quello che io<br />

6 Invitato a scuola.<br />

53


- MF – E non sono unite le due cose? Cioè, a mio parere, l’avere qualcosa di importantissimo<br />

da dire (importantissimo per chi la dice) richiede una ricerca anche formale; che poi l’esito<br />

di ciò che dice sia elevato, interessante o meno, se la forma che prende quella cosa sia<br />

innovativa o meno è una cosa che viene dopo.<br />

- PC – In questo senso sì, in questo senso allora si rimette il discorso sui binari giusti. La<br />

ricerca, se non è solo la ricerca formale ma è una ricerca di altro tipo che poi arriva a dei<br />

risultati formali, ecco allora ..., capisci? Io sono partito dicendoti subito che ricerca ... Se<br />

oggi noi andiamo a vedere tanti autori, più che ricerca sono alla ricerca dello scoop.<br />

- MF – Tutto sommato, se i tempi nostri sono questi e qualcuno riesce veramente ad incidere,<br />

come scoop, in profondità profondità profondità, quello scoop diventa l’elemento formale e<br />

contenutistico dei tempi attuali, che stiamo vivendo.<br />

- PC – Sì, che poi non ci soddisfi ... Sì, ci sono sempre problematiche, perché usare ad<br />

esempio i mezzi ... i media ..., in questo senso non so se si può chiamare ricerca questa.<br />

54


- MF – Perché la ricerca – a mio parere – può essere sia ricerca sulle idee (diciamo così: in<br />

maniera grossolana) e sia ricerca sul linguaggio. C’è tutta la linguistica<br />

- PC – Ecco, io credevo che<br />

- MF – mi riferissi solo al linguaggio?<br />

- PC – al linguaggio.<br />

- MF – Però il linguaggio è portatore di idee, per cui, quando faccio la ricerca sul linguaggio,<br />

la faccio poi anche sulle idee.<br />

- PC – Sì, allora io ti rispondo che c’è poca ricerca sul linguaggio, che questa poca ricerca sul<br />

linguaggio deriva da una poca ricerca. Mi segui?<br />

- MF – Sì.<br />

- PC – Nel senso che abbiamo detto prima [...] [Termina il nastro dal lato A]. [...] o presunte<br />

tali o rifanno delle cose che sono state fatte trenta o quaranta anni fa da artisti o da correnti,<br />

ma questa non è una ricerca. Cioè, io voglio dire: mi tolgo di cappello a un concettuale<br />

storico, ma sinceramente non se ne può più di vedere oggi<br />

- MF – Neoespressionismo, Transavanguardia,<br />

- PC – No, però c’è anche qui ..., io parlavo di teste, di idee forti, voglio dire anche nel<br />

Neoespressionismo un Kiefer ha saputo, da grosso artista che è, creare un suo linguaggio,<br />

però ci vogliono le idee forti; poi questo è separato dal discorso che ci siano altri dieci<br />

neoespressionisti che vendono le loro opere agli altri, questo è discorso di mercato, io parlo<br />

di idee. Siccome in qualche maniera a me interessano le idee, le idee forti, quindi quando,<br />

qui si ritorna alla domanda precedente, quando io vado di fronte a un’opera nel momento in<br />

cui non riesco a passare oltre ma mi inchioda davanti, e vuol dire che ... Probabilmente sarò<br />

imbecille io, che mi lascio ...; però per me vuol dire molto questo. Se io invece vedo un<br />

lavoro, questo sempre per me, riferito [a me], e ci passo davanti, questo piace già meno.<br />

Questa è la mia metodologia. Poi, poi ci sono anche le opere sconvolgenti di certi artisti, ma<br />

credo che il discorso anche qua<br />

- MF – Sconvolgenti in che senso?<br />

- PC – Nooo, voglio dire: pensiamo ai lavori di Hirst, pensiamo ai lavori ..., ché allora lì –<br />

diamine – bisogna ... Forse è un capitolo a sé.<br />

- MF – Tre vocaboli: Descrizione, rappresentazione, evocazione. Quali di questi tre sei<br />

- PC – Evocazione.<br />

- MF – L’evocazione?<br />

- PC – A meee... Mi vedooo ... [...] oppure l’evocazione perché è una struttura del mio lavoro,<br />

è una delle mie strutture, più che la rappresentazione e la descrizione<br />

- MF – C’è chi dice: io non rappresento ma presento.<br />

- PC - ......, lascio a loro.<br />

- MF – [Ridacchio]. Tu non presenti?<br />

- PC – Cerco di rappresentare l’evocazione, ma soprattutto anche quello che c’è, che è una<br />

sfida, il discorso dell’ombra, del vetro, del ..., insomma.<br />

- MF – Ti vedevo ben avviato ma hai messo subito il freno.<br />

- PC – Ma perché non ... Lo sai cos’è che blocca? È la domanda. Se invece ci fosse un dialogo<br />

sarebbe piùùù ... E poi tu aggiungi...<br />

- MF – Quello che mi ricorderò. In quale misura la visualità concorre ad aggregare e a<br />

disaggregare il vissuto? Può essere la visualità un agente primigenio di comunicazione<br />

sociale?<br />

- PC – Sì, credo di sì.<br />

- MF – Per esempio se tu incominci, e così anche per la danza, a far musica, a cantare, si crea<br />

subito un<br />

- PC – Credo proprio che sia anche il mezzo più importante per i ragazzi.<br />

- MF – Se c’è la danza, si mettono (le popolazioni dico non nostre, ma quelle più legate al<br />

folklore) tutti a danzare e non c’è ..., magari dopo la danza poi se le danno, però durante la<br />

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danza, in genere, no. Ecco, accade una cosa non – voglio dire – identica ma vagamente<br />

simile per la visualità, secondo te? La visualità può aggregare? Disaggregare?<br />

- PC – Visualità intesa in senso ...<br />

- MF – Come espressione attraverso il mezzo visivo, puramente visivo.<br />

- PC – Visivo cosa vuol dire? Televisione?<br />

- MF – E beh, insomma<br />

- PC – Opera?<br />

- MF – Anche l’opera artistica, penso; penso a tante cose. Fai tu. Categorizza.<br />

- PC – Ci sono delle differenze. L’abbiamo detto prima. L’arte è sempre una piccola parte del<br />

sistema sociale ed è una parte che interessa, nella maggior parte dei casi, agli addetti ai<br />

lavori, con qualche sfondamento però ..., anche perché è meno appetibile l’arte<br />

contemporanea (anche se oggi lo è molto di più), si costruiscono musei, ci sono tante riviste,<br />

però è sempre ..., cioè non sono manifestazioni di massa come<br />

- MF – i concerti<br />

- PC – i concerti rock oppure – non so – il Festival di Sanremo, oppure ..., cioè le grandi<br />

adunate; l’arte certamente è sempre di un’élite, è sempre riferita ad un’élite.<br />

- MF – L’addebiti ad una questione di DNA linguistico?<br />

- PC – No. direi che è così perché è giusto che sia così, nel senso che in qualche maniera se è<br />

una ricerca non è per le grandi masse, è una ricerca nell’ambito ..., come dire perché per i<br />

libri di filosofia non fanno la coda nelle librerie a comprare ...? Perché non ...? Adesso l’arte<br />

– diciamo – visuale è diversa perché poi c’è il discorso economico, però comunque anche<br />

perché ormai i costi sono così elevati, è sempre una piccola élite che gode dell’opera d’arte.<br />

- MF – Eee però<br />

- PC – A differenza – voglio finire – proprio di quello che si diceva prima, che invece le opere<br />

nell’antichità venivano fatte anche per il popolo. Ormai non c’è più rapporto tra l’artista e la<br />

società se non nel museo o in qualche altro ... Non c’è più un rapporto, tant’è vero che di<br />

opere nei tessuti urbani ce ne sono pochissime, opere d’arte, mentre una volta si costruivano,<br />

cioè si facevano. Adesso – sì – ci sono i grattacieli, ma ... insomma ...<br />

- MF – Eee, cioè ..., intanto la domanda: Perché accade questo? Poi un’altra domanda: quando<br />

pensiamo alla musica, sicuramente c’è la musica sperimentale, di ricerca, che è per poche<br />

persone, ma c’è anche l’opera lirica, che non è certo da buttar via, che richiama ancora delle<br />

grandi quantità di pubblico, c’è la musica folkloristica, c’è la musica leggera, quella dei<br />

giovani, eccetera. Nel campo invece del linguaggio visuale esiste l’arte e poi pare che non<br />

esista altro; però un tempo, appunto come dicevamo prima, a livello popolare i ricami sui<br />

vestiti, il modo di abbigliarsi, il modo di fare le feste, i matrimoni, i funerali coinvolgevano<br />

fortemente l’elemento visuale; perché viene separato e non viene tenuto in conto quando si<br />

parla appunto di arte in generale?<br />

- PC – Intanto ... È proprio interessante questo discorso. Se noi vediamo certe opere, non so,<br />

le opere degli Etruschi, andiamo in un museo etrusco, non vediamo mai il nome dell’autore,<br />

sono opere fondamentali. Noi andiamo di fronte a certe cattedrali oppure a opere medievali,<br />

ci sono delle sculture straordinarie, a volte sono ..., non c’è un autore, ci sono più autori e<br />

comunque a volte non ci sono nemmeno, c’è una scuola, e proprio qui ... Cioè, l’arte era<br />

diffusa in tutti i suoi aspetti, dal vestito al mobile, erano artisti. Oggi invece la differenza è<br />

totale, no? Oggi l’arte è solo quella che noi incontriamo, andiamo a vedere nei musei e nelle<br />

gallerie d’arte, stop. Questa è arte alta, poi c’è tutta un’arte bassa, quella che rifà gli<br />

impressionisti, quella che individua gallerie commerciali ...; quella non so se sia ...,<br />

comunque è un’espressione.<br />

- MF – Sì, però, per esempio, è diverso, perché ci sono certi cantanti che fanno<br />

sperimentazione. Per citarti un nome grande: Demi Stratos.<br />

- PC – È a livelli altissimi.<br />

- MF – Era a livello elevato, no? Eppure era un cantante per il grosso pubblico.<br />

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- PC – Sì sì. Questo non<br />

- MF – Perché nell’arte invece ci deve essere l’arte di ricerca, l’élite, e poi i paria? Può essere<br />

(è una domanda che faccio)<br />

- PC – Ma perché<br />

- MF - imputabile<br />

- PC – Ma perché nella musica<br />

- MF – al comportamento (non credo, eh) della globalità degli artisti visivi, che hanno<br />

estromesso il pubblico?<br />

- PC – Ma no. gli artisti non li toccherei. Agli artisti? Al sistema.<br />

- MF – E perché nella musica no? Perché<br />

- PC – Ma nella musica<br />

- MF – nella letteratura no?<br />

- PC – Nella musica è già diverso. Io parlo di musica perché forse ne conosco meglio gli<br />

andamenti. Proprio per quello che dicevi tu: nella musica c’è la musica contemporanea, c’è<br />

la musica classica, c’è la musica operistica, c’è la musica popolare. E questo non lo dico io,<br />

l’ha detto in un’intervista Pollini, ha detto, a una domanda tipo: che differenza c’è tra la<br />

musica contemporanea e la musica classica? Dice: Non c’è nessuna differenza. O è arte o<br />

non è. E quindi ... Nell’arte è diverso perché non ci sono tutte queste sfaccettature, a meno<br />

appunto che non accada di dire: ma quel vestito è un’opera d’arte. Certo. Ma diciamo che è<br />

quello che sta avvenendo un po’. Voglio dire, non so se nel bene o nel male, no? Ci sono<br />

stilisti che fanno le mostre nei musei. Si tratta di rispondere: È arte? Non è arte? Comunque<br />

è un prolungamento; voglio dire: Celant ha promosso queste mostre, quindi ...<br />

- MF – Peccato che non possa registrare la tua mimica. [Interrompo la registrazione per<br />

parlare con più libertà]. Adesso, al cinematografo, è uscito [?], esempio di visualità elevata<br />

e popolare insieme.<br />

- PC – Sì, questo sì, anche se il cinematografo ormai eee ..., cioè basta andare nelle sale<br />

cinematografiche<br />

- MF – Sì, non è più come una volta.<br />

- PC – quando c’è un film interessante: giri intorno ..., se conti dieci persone ... Non so se a te<br />

capita.<br />

- MF – No, non ci vado. Vedo i DVD.<br />

- PC – No, io vado perché poi visto nella sala è un’altra cosa, no?<br />

- MF – Certo.<br />

- PC – Sono andato a vedere un ultimo film eee era quello su (quello era un film un po’<br />

particolare) su Gehry.<br />

- MF – Ah sì, sì sì.<br />

- PC – Era interessante , fatto da un grande regista, Sydney Pollack. Eravamo in tre. Insomma<br />

... diciamo ...<br />

- MF – Hai visto che adesso è uscito Nightwatching di Peter Greenaway, quello su<br />

Rembrandt, La Ronda di Notte, credo sia intitolato Nightwatching.<br />

- PC – Ma come film?<br />

- MF – Sì.<br />

- PC – Quindi dovrebbe uscire anche nelle sale.<br />

- MF – Penso di sì; se non è già uscito dovrebbe uscire. È meglio isolare – ma hai già risposto<br />

- la visualità dagli altri linguaggi o svilupparla in commistione?<br />

- PC – E, dipende. Ti ho già risposto prima. Se la qualità del lavoro ... Ma, per esempio, credo<br />

che sia questo artista che tu hai<br />

- MF – Peter Greenaway.<br />

- PC – lui mette insieme tanti ..., ma<br />

- MF – bisogna avere la stoffa.<br />

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- PC – E sì. Proprio è uno di quelli che mette insieme ..., poi diciamo che lo facevano poi tutti.<br />

Cioè: ho amato molto il cinema. I grandi registi l’han sempre un po’ fatto, no? Visconti,<br />

Antonioni, Fellini, cioè ...; però lui lo fa in maniera particolare perché è anche un artista, è<br />

un pittore,, quindi lui fa teatro, video, disegni, quadri, sculture, perché ..., però ...<br />

- MF – Modalità di approccio alla visione. Se tu dovessi insegnare ai ragazzi a vedere, come ti<br />

approcceresti?<br />

- PC – A vedere, cioè intanto la differenza tra vedere e guardare.<br />

- MF – Quindi partiresti già da questo.<br />

- PC – Vedere è un passo successivo. Si guarda, poi bisogna vedere le cose, no? E io credo<br />

che per i ragazzi sia ... Intanto fargli guardare delle cose belle, delle cose importanti, delle<br />

cose insomma che noi riteniamo ..., e poi dialogare con loro su queste cose qui, cioè metterli<br />

di fronte a un quadro, a una scultura, a un film e poi dialogare e andare a vedere quello che<br />

hanno visto loro, quello che hanno ..., però penso che sia ..., cioè il contatto, cioè: io ho<br />

sempre detto che è moltooo ... Ad esempio l’insegnamento della storia dell’arte fatto<br />

parlando è deleterio; mi dirai: ma è difficile ...; non è difficile perché si può far guardare,<br />

cioè far vedere dei lavori. Una volta, quando non c’erano i mezzi audiovisivi, ..., a me<br />

almeno l’hanno insegnata così, solo sulla parola.<br />

- MF – Topograficamente quali sono i picchi in grado di focalizzare la visualità collettiva?<br />

Nel campo delle idee – per esempio – se dovessi definire una mappa di cose importanti, di<br />

idee importanti, se dovessi configurare una visualità oggi<br />

- PC – Oggi, non riferita a ...<br />

- MF – Oggi. Noi siamo gli eredi. Noi siamo vivi perché i nostri genitori ci hanno generato,<br />

quindi abbiamo anche i nostri genitori che<br />

- PC – Sì, ma in che senso?<br />

- MF – Le cose più importanti. Il tutto topograficamente. Vedo gli avvallamenti, vedo le<br />

sporgenze.<br />

[Entra il giornalista Maurizio Monero. Dopo aver sollecitamente liberato dai miei bagagli la<br />

sedia che è al mio fianco, gli dico ridacchiando]<br />

- MF – Le regalo la sedia di Piergiorgio.<br />

- MM – No no.<br />

- MF – Prego prego prego. No, anzi un’interferenza che descriverò.<br />

- PC – Siamo alla fine.<br />

- MF – Allora?<br />

- PC – Ecco, questi picchi ... eee ... possono essere gli svaghi. Certamente sono quelli che poi<br />

sono sempre mediati o dalla televisione o dai giornali o da ..., cioè, nella nostra conoscenza<br />

- MF – Sì, però penso non a livello di grosso pubblico, ma a livello di conoscenza.<br />

- PC – È difficile rispondere , è proprio una cosa, cioè ci dovrei<br />

- MF – pensare un po’. E be’, puoi rispondermi per iscritto.<br />

- PC – Non la vedo così, cioè dare una risposta così, dare una risposta banale non ...,<br />

[La registrazione e l’intervista terminano qui].<br />

Genova. Studio suo. Estate-autunno 2007.<br />

58


59<br />

B I O G R A F I A D I<br />

PIERGIORGIO COLOMBARA<br />

Piergiorgio Colombara nasce a Genova. Dopo essersi diplomato al Liceo Artistico Barabino,<br />

frequenta la facoltà di Architettura al Politecnico di Milano ed a Genova, dove si laurea nel 1974,<br />

con una tesi sullo spazio teatrale. Nel 1978 viene segnalato al XVIII Premio Internacional de Dibuix<br />

Joan Mirò tenuto nella fondazione Joan Mirò a Barcellona. Dalla fine degli anni settanta all’inizio<br />

del decennio successivo lavora ai cicli “Spartiture” e “Cosmagonie”, esposte al Mercato del sale a<br />

Milano; grandi tele dove già si delineano i temi che accompagneranno fino ad oggi la sua ricerca, e<br />

cioè: lo spazio, il tempo, la memoria ed il silenzio, visibili questi temi nella produzione degli anni<br />

’83-’84 come nelle installazioni: “Ma perchè giunge a rapidi passi un messaggero?”, “Il carro di<br />

fuoco” ed il “Canto della clessidra” esposte in occasione delle mostre nelle gallerie Avida Dollars di<br />

Milano ed Unimedia di Genova.<br />

Dall’84 si dedica prevalentemente alla scultura, dando vita a numerosi cicli come “Sculture senza<br />

suono”, “Urne”, “Anelli”, “Tremule”, “Orliquie”, “Bugie”, “Fumerio” e “Segrete”, opere queste che<br />

nei seguenti anni saranno presentate in moltissime mostre e manifestazioni nazionale ed<br />

internazionali: al Grand Palais di Parigi, al Museo Italo-Americano di San Francisco, al Kunstverein<br />

di Amburgo, alla Skulptur Heute di Hochenfelden, alla Gallerie Marie-Louise Wirth di Zurigo, alla<br />

X Biennale d’arte sacra di S. Gabriele, al Palazzo delle esposizioni di Roma, al Palazzo Magnani di<br />

Reggio Emilia, all’Istituto di Cultura di Vienna e di Zurigo, al XXXIV Prix International D’Art<br />

Contemporain di Montecarlo e al Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce di Genova e al Museo<br />

Archeologico di Aosta. Opere di notevoli dimensioni come “Plumbatarum”, “Clessidra”, “Mulino”,<br />

presentato nella mostra di Cà Pesaro a Venezia nel 1994; “Eo” esposta insieme a “Cantoria” nel<br />

1993 alla XLV Biennale di Venezia; “Il canto di arparca” con la quale ha vinto nel 1999 il<br />

concorso, ad invito, per il monumento alla pace ed ai caduti di Camponogara (Venezia).<br />

In tutte queste opere sono impiegati diversi materiali, dai metalli (ottone e rame) alla cera, al<br />

piombo ed al vetro soffiato che dialoga (la sua ombra) con la durezza del ferro e del bronzo, il<br />

materiale principale del più recente ciclo “Exbronzo” (che segue gli altri tre “Excera”, “Expiombo”<br />

e “Exvetro”) esposto a Milano nel 2003 e nel 2004 dallo Studio Copernico di Nicola Loi sempre a<br />

Milano, allo Studiosei Arte Contemporanea, a Stupinigi nell’ambito delle olimpiadi invernali di


Torino, al Museo Archeologico di Brindisi e al Musée de la Ville di Tunisi, alla Galleria del Tasso a<br />

Bergamo, al Museo della Permanente a Milano e a Villa Faravelli a Imperia. “Nei lavori di bronzo<br />

si possono evidenziare due temi ricorrenti nella mia poetica: l’assenza-silenzio e la memoriatempo”<br />

come ricorda Colombara nell’intervista rilasciata a Maurizio Monero. Il suono (o la sua<br />

assenza) è l’altro dei temi che spesso ricorre nelle sue opere e nei titoli di queste, dalle prime<br />

“Spartiture” alle “Senza suono” e “Suononous”.<br />

Del suo lavoro hanno scritto tra gli altri: Francesco Poli, Massimo Donà, Alberto Fiz, Paolo<br />

Balmas, Maurizio Calvesi, Giacinto Di Pietrantonio, Maurizio Sciaccaluga, Carlo Sini, Giuseppe<br />

Billi, Luciano Caramel, Toni Toniato, Giorgio Di Genova, Marinella Paterni, Gianfranco Bruno,<br />

Karl A. Irsigler, Andrea B. Del Guercio, Luciano Caprile, Maria Campitelli, Franco Sborgi, Viana<br />

Conti, Giorgio Nonveiller, Sandro Parmigiani, Umberto Galimberti.<br />

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61<br />

L‟ESPERIENZA DEL <strong>CRAC</strong><br />

Su segnalazione del musicista Angelo Petronella, siamo venuti a conoscenza dell’attività culturale<br />

promossa dal Liceo Artistico Bruno Munari di Cremona. Di tale iniziativa riportiamo un breve<br />

resoconto redatto dal professor Dino Ferruzzi.<br />

Il <strong>CRAC</strong> è l'acronimo di Centro Ricerca Arte Contemporanea, l'idea è nata dall'esperienza di anni di<br />

lavoro nel settore delle arti visive, e dalla consapevolezza che ci ha spinto a pensare che è ancora<br />

possibile operare nella scuola con progetti che siano veramente il frutto di percorsi maturati<br />

dall'interno di un contenitore così complicato.<br />

Il <strong>CRAC</strong> nasce per offrire agli studenti che decidono di frequentare il nostro Liceo, occasioni<br />

formative nell'ambito delle arti visive contemporanee.<br />

Nel mondo della scuola, fare esperienza di contemporaneità è complicato, gli interventi sono<br />

sporadici e non rientrano in un vero progetto di continuità formativo capace di fare della scuola un<br />

luogo di produzione di "cultura". Si pensi che il corso di studi dei licei artistici e degli istituti d'arte,<br />

per non parlare delle altre scuole, appare veramente sprovveduto rispetto all'insegnamento delle<br />

forme artistiche contemporanee e, in molti casi, direi proprio verso ogni forma di attenzione<br />

estetica; questo per la dotazione di appena sufficiente competenza e duttilità critica di molti<br />

insegnanti di discipline artistiche e per la complessa situazione generale in cui versa il mondo della<br />

scuola. Il risultato è lo sviluppo, sia da parte degli insegnanti che degli studenti di un atteggiamento<br />

di accettazione "consumistica" o di rifiuto "contestativi", senza nessuna capacità di mediazione<br />

critica e con molti interventi, invece, di elementi proiettivi di origine emozionale.<br />

Ciò continua a porre una forte riflessione e degli interrogativi su come continuare a fare arte, sulla<br />

sua comunicabilità o insegnabilità e tutto ciò che cosa ha a che fare con l'idea di spazio pubblico e<br />

con l'agire comunitario.


Il progetto <strong>CRAC</strong> è nato così nel 2003, con l'intento di coniugare e saldare la pratica didattica con la<br />

ricerca delle arti visive tout-court e di fornire la scuola e il territorio di uno strumento formativo<br />

integrato dalle finalità educazionali e culturali. Il progetto non a caso, nasce nella scuola e si<br />

identifica con la scuola, si riconosce come soggetto appartenente alla sfera pubblica, un laboratorio<br />

permanente, centro di aggregazione che coniuga socialità e sapere, apre spazi ai bisogni individuali<br />

e collettivi, si pone come un luogo di formazione nell'esperienza concreta del rapporto con gli altri.<br />

Dal 2007 il<strong>CRAC</strong> si è costituito come associazione culturale non profit.<br />

Il progetto è frutto di convinzioni maturate all'interno della scuola e di un'attenta ricognizione delle<br />

risorse e delle competenze che alcuni docenti hanno consolidato acquisendo grande professionalità<br />

in ambiti specifici e di ricerca.<br />

Gli obiettivi generali sono quelli di creare uno spazio-scuola sperimentale, uno strumento didattico<br />

di "prassi in formazione", luogo di elaborazione collettiva di valori sociali condivisi, dove<br />

ricomporre rapporti di confronto espressi dai vari ambiti disciplinari e dall'attività messe in atto dal<br />

fare arte.<br />

Il progetto si presenta con una spiccata finalità didattica, ricerca e sperimentazione sono le due assi<br />

portanti: raccogliere, studiare, analizzare gli aspetti che caratterizzano la contemporaneità<br />

perelaborare, immaginare, mettere in atto percorsi per un futuro possibile per fare scuola e fare arte.<br />

Nella pratica si organizzano momenti d'incontro-formazione per studenti, con docenti, artisti,<br />

operatori culturali, esperti, al fine di creare momenti comuni di studio, confronto e dialogo, per dare<br />

spazio e voce alla creatività dei soggetti, ad una didattica progettuale che ponga le basi per la<br />

creazione d'identità culturali sempre più aperte ed accoglienti che si riconoscano attraverso il<br />

linguaggio comune dell'arte.<br />

Altro obiettivo fondamentale del progetto <strong>CRAC</strong> è la collaborazione e l'attivazione di progetti<br />

comuni con le realtà territoriali ed extra territoriali come necessario radicamento nel contesto, nella<br />

storia, nei soggetti, nelle tradizioni, in situazioni specifiche di vissuto.<br />

In questo modo la scuola non viene vista separata dall'ambiente ma è pensata come una forma-città,<br />

una città educativa dotata di un piano regolatore per l'istruzione e la formazione continua dove i<br />

progetti non si esauriscono dentro le pareti delle aule, ma si allungano sull'intera rete dei luoghi<br />

dell'educazione.<br />

Se l'affermazione risente di una certa genericità, sostanzialmente la riflessione vuole essere la<br />

capacità di rendere consapevole l'esterno del fatto che la scuola va ripensata come un luogo plurale,<br />

centro di formazione, dove i processi d'alfabetizzazione/socializzazione si allungano anche sui<br />

territori "naturali" e "sociali" dell'ambiente esterno. La prospettiva didattica è quella di una scuola<br />

aperta-dentro (sul duplice versante didattico della classe-interclasse) e aperta-fuori (sul duplice<br />

versante didattico dell'ambiente naturale e dall'ambiente sociale: il ciuffo d'erba e il mattone, il<br />

paesaggio e la città).<br />

Il territorio è il luogo naturale dove fare ricerca-azione, lo spazio complessivo di vita in cui sono<br />

espressi nel tempo i rapporti familiari e sociali e quelli dell'economia e della storia.<br />

L'ambiente è disseminato di luoghi culturali dagli elevati coefficienti interdisciplinari, la<br />

conoscenza della cultura antropologica ed ecologica del territorio può favorire progetti didattici<br />

capaci di sterilizzare i vissuti patogeni che popolano e disumanizzano i luoghi della<br />

contemporaneità, costruire vissuti "alternativi" dalle elevate cifre esistenziali e motivazionali.<br />

Noi pensiamo ad un "progetto scuola" a partire dagli attori che sono in scena e pensiamo che in una<br />

62


società esasperatamente micronizzata, i soggetti collettivi debbano saper rianimare la loro capacità<br />

di fare storia, ancorandosi al tessuto di coesione sociale di cui essi appartengono e ne sono<br />

espressione.<br />

In questo senso la scuola non è solo un sistema integrato, ma è un sistema<br />

formativo interagente.<br />

Come siamo organizzati e cosa offriamo.<br />

Il <strong>CRAC</strong> non ha scopi commerciali, è dotato di uno spazio espositivo e una sala video dove sono<br />

presentati a data periodica, mostre e progetti per dare visibilità a giovani artisti italiani e stranieri<br />

impegnati nella ricerca e nella sperimentazione che operano in vari ambiti disciplinari Collaboriamo<br />

con altre realtà scolastiche, istituzioni culturali, enti locali, musei, privati e sociale non profit, allo<br />

scopo di favorire ed attivare iniziative comuni. Gli eventi sono curati da critici ed esperti del settore.<br />

Stiamo attivando un archivio che raccoglie il materiale informativo e di documentazione del lavoro<br />

di artisti italiani e stranieri che lavorano sul territorio nazionale e una biblioteca specializzata<br />

nell'arte contemporanea che sarà aperta al territorio. Attualmente disponiamo di circa 3000<br />

cataloghi frutto di donazioni.<br />

Organizziamo corsi di aggiornamento, forniamo supporti didattici, prepariamo incontri, seminari e<br />

conferenze sulle arti visive contemporanee che hanno carattere divulgativo ed informativo.<br />

Agli studenti, in forma di laboratorio, offriamo progetti didattici e percorsi particolari a tema che<br />

nascono in collaborazione con specifiche realtà territoriali, scuole, enti ed istituzioni, coinvolgono<br />

artisti e curatori, hanno carattere interdisciplinare, e sono connotati da forti elementi di innovazione<br />

sia nei contenuti sia nelle metodologie.<br />

Tutte le attività espositive organizzate dal Centro sono affiancate da una sezione didattica che offre,<br />

all'utenza interna ed esterna la possibilità di partecipare ad attività di laboratorio su tematiche<br />

specifiche e sulle mostre in corso. Le attività di laboratorio fanno parte di un'educazione<br />

permanente all'arte, ai suoi linguaggi e ai significati che la denotano, il percorso è finalizzato a<br />

facilitare l'approccio verso i materiali ed i contenuti propri dell'arte contemporanea.<br />

Ci occupiamo della formazione di stagisti che desiderano fare dei percorsi per la conduzione e<br />

l'organizzazione di uno spazio non profit.<br />

63<br />

Dino Ferruzzi


Liceo Artistico Statale “Bruno Munari”<br />

via XI febbraio 80 - 26100 Cremona<br />

tel/fax 0372 34190 cell. 347 7798839<br />

crac.cremona@artisticomunari.it<br />

www.crac-cremona.org<br />

Direzione, segreteria, organizzazione:<br />

Dino Ferruzzi, Gianna Paola Machiavelli, Ferdinando Ardigò<br />

associazione non profit<br />

<strong>CRAC</strong><br />

Centro Ricerca Arte Contemporanea<br />

PROGETTI DIDATTICI<br />

2008 CremonainPoesia 2008, In collaborazione con l’associazione Era di Maggio, progetti a diffusione territoriale:<br />

Progettazione immagine coordinata;<br />

Progettazione e installazione di 27 totem per una Toponomastica poetica;<br />

Performance ed azioni per la città; Forme per la mente, oh! Pier Paolo, Pier Paolo –<br />

dedicato a Pasolini;<br />

Adotta una poesia, intervento site specific, una poesia per ogni numero civico della via XI Febbraio a Cremona.<br />

- Giornata FAI - Laboratorio di esplorazione sensoriale degli interni di Palazzo Stanga a Cremona. Installazioni<br />

2008 - Progetto FSE. Un percorso sulla comunicazione nell’arte: progettazione di un blog e un sito sull’arte<br />

contemporanea con criteri di accessibilità ai disabili.<br />

Progettazione di un cubo multisensoriale per il Salone dello Studente - Novembre 2008<br />

Progetto triennale – 2007/2010<br />

SGUARDO SULL‟AFRICA, uno scambio tra reciproche culture (scuole a confronto).In collaborazione con<br />

l’Associazione Culturale Mosaik e il Centre de Tècnique des Arts Appliquès della Città di Bingerville in Costa<br />

d’Avorio.<br />

2007- Storia dell’allestimento museale di Simona Bordone e Pasquale Campanella;<br />

Progetto Casina, Il Cenacolo di Leonardo di Antonella Ortelli e Luca Quartana, con la partecipazone della sezione<br />

femminile della Casa Circondariale di San Vittore di Milano e la Soprintendenza per i beni Architettonici e il Paesaggio<br />

di Milano.<br />

CARAVAGGIORA - Laboratorio sulla didattica d’arte contemporanea –Installazione video, Oratorio di San<br />

Luigi, Caravaggio, Bergamo<br />

2006 - Il Giardino di Luca, Progetto Quartiere, a cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli, Ferdinando Ardigò.<br />

San Vitale, Cremona.<br />

Il Giardino di Luca. La biblioteca elementare, forme per vivere la città, a cura di Dino Ferruzzi, Gianna P.<br />

Machiavelli. Ferdinando Ardigò, Centro Culturale S.Maria della Pietà, Cremona 2007<br />

2005 – L’Arte incontra la Pace. A cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli. Ferdinando Ardigò, Teatro Sol.Co<br />

Fondazione Moreni, Cremona<br />

2004 – Progettazione e installazione video “Noi siamo qui”, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli, Salone<br />

dello studente, Padiglione Fiera. Cremona.<br />

- Concorso e mostra degli elaborati prodotti da alcune classi per la progettazione del logo del <strong>CRAC</strong>. A cura di Dino<br />

Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli, Ferdinando Ardigò. <strong>CRAC</strong> Cremona<br />

- Azione-omaggio per Andrej Tarkovskij, nell’ambito della sezione Approfondimenti dell’XI edizione del Progetto<br />

Jazz 2004 della Provincia e Comune di Cremona.<br />

- Il cinema di Tarkovskij: Stalker e Lo Specchio con laboratorio guidato per gli studenti a cura del poeta Alberto Mori<br />

- Azione e installazione multimediale Rumori-Macerie-Stanza, di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli, con Alberto<br />

Mori e gli studenti. Ambienti del Liceo Artistico.<br />

A cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli. <strong>CRAC</strong>, Cremona<br />

64


– Progetto Il Giardino di Luca. Mostra, laboratori, convegno con insegnanti, operatori ed esperti nel campo della<br />

riabilitazione psichica. A cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli, Ferdinando Ardigò.<br />

In collaborazione con Scuola Elementare Statale “A.Manzoni”, Associazione Nuove Presenze, Consorzio Sol.Co,<br />

Dipartimento Salute Mentale dell’Ospedale di Cremona, contributi della Provincia e del Comune di Cremona.<br />

– Progetto Il Giardino di Luca. Teatro Sol.Co Fondazione Moreni, Cremona.<br />

Il Giardino di Luca, presentato dalla ASSL provinciale, Salone dello Studente, Padiglione Fiera, Cremona.<br />

Il Giardino di Luca è stato premiato come migliore progetto europeo, per le scuole ad istruzione superiore nell’anno<br />

dedicato all’handicap, Palazzo delle Stelline, Milano<br />

2003 - Mostra delle opere per il Centro di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza degli Istituti Ospitalieri di<br />

Cremona. A cura di Dino Ferruzzi, Gianna Paola Machiavelli, S. Vitale, Cremona<br />

2003-2005 Progetto Site specific per il Centro di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza degli Istituti Ospitalieri<br />

di Cremona. Istallazioni per alcuni ambienti. A cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

COLLABORAZIONI - PARTECIPAZIONI<br />

2008 - Partecipazione al Progetto Utopia – Pubbliche Interferenze. I luoghi del “fare pubblico”, alcune testimonianze<br />

italiane, a cura di OsservatorioinOpera, Fondazione Cominelli, Palazzo Cominelli, Cisano di San Felice del Benaco<br />

(BS)<br />

2008 – per CremonainPoesia, Giorgio Zanchetti, Parole, immagini, cose. Ricerche verbo/visuali nella seconda metà del<br />

novecento; Loggia dei Militi – Piazza del Comune, Cremona, a cura di Dino Ferruzzi<br />

I Catamoderni. L'impossibile avanguardia contemporanea, in collaborazione con Francesco Muzioli, Gaetano Delli<br />

Santi, Carmine Lubrano, la partecipazione straordinaria di Giulio Casale; Loggia dei Militi – Piazza del Comune,<br />

Cremona, a cura di Dino Ferruzzi<br />

Mutazioni. Poesia a strappo, del Circolo Poetico Correnti di Crema, piazza del Comune, Cremona, a cura di Dino<br />

Ferruzzi<br />

Edizioni 2004 e 2005 Video in Cantiere. Comune di Cremona, Area Politiche Giovanili, Attraversarte e Cantiere<br />

Sonoro<br />

Di viaggi e Viaggiatori, happening e laboratorio teatrale con l’attore argentino Fernando Santiago, a cura del Comune di<br />

Cremona, Area Politiche Giovanili, Attraversarte, Ufficio Periferie e Associazione “Enea”- Un ponte due culture<br />

INCONTRI A SCUOLA<br />

A cura di Dino Ferruzzi<br />

2008 – Sulla Scrittura Poetica, con Marcella Danon, Franco Loi, Alberto Mori, Vittorio Cozzoli<br />

2007 – Paola Falasco<br />

Igor Pesce<br />

2006 – Alberto Mori<br />

Alberto Casiraghy<br />

2005 – presentazione del libro Wurmkos abitare, la trasformazione di una comunità psichiatrica attraverso l’arte con<br />

Simona Bordone, Pasquale Campanella, Claudio Palvarini<br />

- Riccardo Benassi<br />

2004 - La poesia contemporanea. “Fra Giordano Bruno redivivo”, ospiti: il poeta Gaetano Delli Santi e l’editore di<br />

Fahrenheit 451 Fabio D’Ambrosio.<br />

A cura di Dino Ferruzzi e Gianna Paola Machiavelli. <strong>CRAC</strong> Cremona.<br />

- Omaggio a Tarkovskij. Andrej A. Tarkovskij, figlio dell’omonimo regista, Manuela Casale, curatrice del Progetto<br />

Jazz, Andrea Ulivi, editore delle Edizioni della Meridiana e Stefano Maurizi, pianista del progetto Offerta Immaginaria.<br />

AGGIORNAMENTO INSEGNANTI<br />

A cura di Dino Ferruzzi<br />

2008<br />

Corso di aggiornamento e formazione per insegnanti<br />

Sistemi di archiviazione per la costituzione di una biblioteca di arte contemporanea territoriale<br />

In collaborazione con CareOf – archivi associati DOVCA Documentation Center for Visual Arts , Fabbrica del<br />

Vapore, Milano.<br />

2008 QUESTIONI APERTE NELL‟ARTE CONTEMPORANEA<br />

Gigliola Foschi La fotografia. Traccia della realtà o artificio?<br />

Francesco Poli Il coinvolgimento dello spazio nel lavoro artistico<br />

Maria Rosa Sossai Storie del video e del film d’artista<br />

Luisa Perlo Arte pubblica e nuove forme di committenza<br />

65


Ottobre 2007<br />

L‟ARTE CONTEMPORANEA COME PROGETTO EDUCATIVO - convegno<br />

Due giornate di studio<br />

A cura di Dino Ferruzzi – coordinamento Adriano Rossoni<br />

Relatori:<br />

Anna Pironti - Educare all’arte con l’arte<br />

Maria Rosa Sossai - Incontri con il contemporaneo, con un intervento di Cecilia Canziani di 1:1 projects<br />

Gabi Scardi - Perché non il contemporaneo?<br />

Giorgio Zanchetti - Presente storico, tempi e modi della didattica del contemporaneo, oggi, in Italia<br />

Maurizio Coccia – Il privilegio del dubbio: Arte contemporanea nelle scuole come contributo al relativismo<br />

Mara Predicatori – Premiata Officina Trevana. Didattica e laboratori di sperimentazione creativa a progressiva<br />

diffusione territoriale<br />

Dino Ferruzzi – Una didattica consapevole del contemporaneo<br />

coordinatore dei lavori Giorgio Zanchetti<br />

Settembre 2007 – Progetto IFTS - Formazione Formatori - La decorazione, passato e presente, cura di Dino<br />

Ferruzzi e Adriano Rossoni<br />

Vincenzo Gheroldi – La storia ed il valore del mestiere. Introduzione: Tecniche e materiali della decorazione, dal<br />

cantiere barocco alle sperimentazioni neoclassiche.<br />

Roncaglia Lottici - laboratori<br />

Fiorella Mattio – La decorazione nell’architettura contemporanea. L’architetto pittore, Gabriele Mucchi un umanista<br />

del XX secolo<br />

Sara Marazzani – La storia ed il valore del mestiere. La decorazione plastica. Stuccatori e pittori fra Cinquecento e<br />

Seicento.<br />

Giampiero Bosoni - La decorazione nell’architettura contemporanea. La pelle tatuata dell’architettura<br />

contemporanea<br />

Luca Guerrini - La decorazione nell’architettura contemporanea. La decorazione tra architettura d’interni e design<br />

Andrea Branzi - La decorazione nell’architettura contemporanea. La decorazione come cultura antiarchitettonica<br />

Guerrino Lovato - La storia ed il valore del mestiere. L’arte che riguarda l’arte; scultura e decorazione.La tradizione<br />

nel contemporaneo<br />

2007 QUESTIONI APERTE NELL‟ARTE CONTEMPORANEA<br />

Marco Scotini Geografie Insurgent. Pratiche artistiche e costruzione urbana<br />

Marco Senaldi Rapporto confidenziale. Percorsi tra cinema e pittura<br />

Roberto Pinto Davanti al dolore degli altri. Testimoni, vittime, colpevoli<br />

Emanuela De Cecco L’arte nell’epoca della comunicazione di massa. Un percorso attraverso alcuni esempi<br />

significativi<br />

A cura di Dino Ferruzzi<br />

2006<br />

in collaborazione con il Museo Civico Ala Ponzone e il patrocinio del Comune e della Provincia di Cremona<br />

QUESTIONI APERTE NELL‟ARTE CONTEMPORANEA<br />

Mario Gorni Storia ed eredità della videoarte italiana ed internazionale<br />

1. I grandi maestri 2. Le nuove generazioni<br />

Gabi Scardi L’arte contestuale<br />

Elio Grazioli La polvere nell’arte<br />

Elisabetta Longari Il gioco dell’autore tra affermazione e sottrazione<br />

Consulenza artistica: Simona Bordone<br />

2005 – La videoarte italiana ed internazionale, due incontri con Mario Gorni della videoteca Careof<br />

PROGETTO MUSICA<br />

A cura di Dino Ferruzzi<br />

2004 – Concerto del gruppo Time Percussion, formazione diretta da Tony Arco, docente della Scuola Civica Jazz di<br />

Milano diretta da Enrico Intra. A cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli. In collaborazione con Cantiere Sonoro.<br />

Palazzo Cittanova, Cremona<br />

WORKSHOP<br />

Dal 2006 – Progetto Plurale, una comunità nuova, con Wurmkos, Pasquale Campanella, Simona Bordone, Soc.Coop.<br />

La Ginestra, Formigara, (CR)<br />

66


2007 – CARAVAGGIORA - Laboratorio sulla didattica d’arte contemporanea –Installazione video, Oratorio di San<br />

Luigi, Caravaggio, Bergamo<br />

2007 – Storia dell’allestimento museale, con Pasquale Campanella e Simona Bordone<br />

Progetto Casina, il Cenacolo di Leonardo, con Luca Quartana, Antonella Ortelli, Ersilia Binda<br />

2006 - Il Giardino di Luca, Progetto Quartiere, a cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli, Ferdinando Ardigò.<br />

San Vitale, Cremona<br />

– Il Giardino di Luca, La biblioteca elementare, forme per vivere la città, a cura di Dino Ferruzzi, Gianna P.<br />

Machiavelli. Ferdinando Ardigò, Centro Culturale S.Maria della Pietà, Cremona<br />

- Partecipazione al progetto Tana di Wurmkos per la mostra LESS, strategie alternative dell’abitare a cura di Gabi<br />

Scardi, PAC Padiglione d’arte contemporanea, Milano<br />

- ALBERTO MARTINI Una guerra, installazione, mostra laboratorio, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

ALBERTO CASIRAGHY Le edizioni Pulcinoelefante, mostra laboratorio di libri d’artista nel piccolo formato, a cura<br />

di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

2004 – Azione-omaggio per Andrej Tarkovskij, nell’ambito della sezione Approfondimenti dell’XI edizione del Progetto<br />

Jazz 2004 della Provincia e Comune di Cremona.<br />

- Il cinema di Tarkovskij: Stalker e Lo Specchio con laboratorio guidato per gli studenti a cura del poeta Alberto Mori<br />

- Azione e installazione multimediale Rumori-Macerie-Stanza, di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli, con Alberto<br />

Mori e gli studenti. Ambienti del Liceo Artistico.<br />

A cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli. <strong>CRAC</strong>, Cremona<br />

– Progetto Il Giardino di Luca. Mostra, laboratori, convegno con insegnanti, operatori ed esperti nel campo della<br />

riabilitazione psichica. A cura di Dino Ferruzzi, Gianna P. Machiavelli, Ferdinando Ardigò.<br />

In collaborazione con Scuola Elementare Statale “A.Manzoni”, Associazione Nuove Presenze, Consorzio Sol.Co,<br />

Dipartimento Salute Mentale dell’Ospedale di Cremona, contributi della Provincia e del Comune di Cremona.<br />

2003 – 2005 Progetto per il Centro di Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza degli Istituti Ospitalieri di Cremona.<br />

Istallazioni permanenti per alcuni ambienti. A cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

LE MOSTRE - stagione 2007- 2008<br />

<strong>CRAC</strong> – CareOf , L’Amore contro, a cura di Dino Ferruzzi, selezione video a cura di Mario Gorni, artisti: Caggiagrilli,<br />

Silvia Levenson e Florencia Martinez, Sabrina Muzi, Michela Formenti, Sara Donati, Alessandra Spranzi, Silvia Cini,<br />

Francesca Semeria, per A.I.D.A. Onlus Associazione Incontro Donne Antiviolenza, Padiglione Assessorato delle Pari<br />

Opportunità, XII Salone dello Studente, Cremona<br />

DARIO NEIRA JOHN 1,14 PROJECT : from Genesis to Revelation, testi di Roberto Marchesini,<br />

Ivana Mulatero, Franco Torriani, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P.Machiavelli<br />

IGOR PESCE Assalamu’alaykum, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P.Machiavelli<br />

PATRIZIO TRAVAGLI 500 X – Doppelganger (bilocazione), cura e testi di Olivia Spatola<br />

SAVERIO TODARO Arsenio, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

andrea caretto/raffaella spagna Materie Oscure – aula in fondo a sinistra, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P.<br />

Machiavelli<br />

IMMAGINÉSTESA, Andreco, Jgor Cavallina, CocaColas Company (Davide Anni), Luca Coclite, Ericailcane. A cura<br />

di Claudio Musso, testi critici di Gaspare Caliri, Claudio Musso<br />

SUPERMEGADROPS 4, in collaborazione con l’archivio Careof, a cura di Mario Gorni. Video di Aliens Are<br />

Coming, Paola Anzichè, Riccardo Attanasio, Roberta Baldaro, Barbara Gurrieri Group, Elena Biringhelli, Mauro Ciani,<br />

Roberto De Nisi, Annamaria Di Giacomo, Alberto Finocchiaro, Dario Lazzaretto, Lemeh42, Renato Leotta, Lucia<br />

Leuci, Gruppo Suite Case, Stefano Mortellaro, Maya Quattropani, Maria Rapicavoli. Dal concorso Giovani Artisti<br />

Italiani, selezioni di Francesco Bernardelli, Mario Gorni, Salvatore Lacagnina, Francesco Poli.<br />

NON HO PAROLE – per CremonainPoesia, artisti: Gianni Colombo, Davide Boriani,<br />

Gabriele De Vecchi, Julio Le Parc, Giorgio Longo, Francois Morellet, Alberto Mori,<br />

Antonella Ortelli, Aldo Spinelli, Joel Stein, Luca Quartana,<br />

Forme/Parole per la mente, installazione di un gruppo di studenti del Liceo Artistico,<br />

Centro Culturale San Vitale, Cremona, a cura di Dino Ferruzzi<br />

LE MOSTRE - stagione 2006 –2007<br />

DANIELA BOZZETTO Vacui, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

ALESSANDRA TERZI Conto Terzi, con interventi di Matteo Bergamini, Puccio Chiesa, Elsa Gipponi, Alberto Mori,<br />

a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

DANIELA SIMONCINI Rêverie, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

GIULIA CAIRA videoinstallazione, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

MAURA BANFO Round Trip, testo di Olga Gambari, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

PAOLA FALASCO Liquid Fear, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

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SUPERMEGADROPS 3, Acqua, selezione dalla videoteca CareOf, S. Berti, M. Biava, S. Cini, S. Fadda, Goldiechiari,<br />

M. Gorni, D. Ligorio, A. Martena, A, Melloni, E. Sighicelli., a cura di Francesco Bernardelli, Mario Gorni, Francesco<br />

Poli<br />

LE MOSTRE - stagione 2005 – 2006<br />

ALBERTO MORI Photomotti. Vedi Sorridi Arridi, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

ALBERTO MARTINI Una guerra, installazione, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

VALENTINA PERSICO – TIZIANO CHIARETTI DiSegnoinSegno, a cura di Dino Ferruzzi e Gianna P.<br />

Machiavelli<br />

DAVID C. FRAGALE - EMILIANO GUARNERI - MONSTRUM La camera delle meraviglie, videoinstallazione, a<br />

cura di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli<br />

SABRINA MUZI Rosso di sera, videoinstallazione a cura di Andrea Cioschi<br />

ALBERTO CASIRAGHY Le edizioni Pulcinoelefante, mostra laboratorio di libri d’artista nel piccolo formato, a cura<br />

di Dino Ferruzzi e Gianna P. Machiavelli,<br />

SUPERMEGADROPS 2, Rassegna video di giovani artisti italiani ed internazionali dell’archivio Careof/Fabbrica del<br />

Vapore di Milano, a cura di Mario Gorni, Francesco Poli, Elena Volpato<br />

Linke e Martegani, Paolo Chiasera, Markus Schinwald, Eva Marisaldi, Thorsten Kirchhoff, Bartolomeo Migliore,<br />

Manuela Cirino, ELASTIC, Lucia Uni, Alessandra Spranzi, Botto e Bruno, Elisabetta Benassi, Annamaria Martena,<br />

Tiziano Carboni, Semiconductor, Jaume Fargas i Coll , Körner Union, Ziad Antar, Alice Cattaneo, Jos van der Linden,<br />

Rune Valentijn Stoel, Martin Zet, Giulia Caira, Felipe Aguila, Jasa Mrevlje, Simone Catania, Sergio Breviario,<br />

Massimo Maida<br />

Stazione Isola, a cura di K. Anguelova e S. Boccalini<br />

progetti di: Stefano Boccalini, Gruppo 11:27, Paola Ceretta, Tommaso Garner & Magne Ilsaas, Giovanni Giaretta,<br />

Camilla Micheli, Gionata Gesi Ozmo con Cosetta-Titta-Raccagni e Alessia Bernardi di Pace, Angelo Sarleti, Claudia<br />

Sinigaglia, Michaela Taleggi<br />

LE MOSTRE - stagione 2004 - 2005<br />

LA GRAFICA NEL MANIFESTO POLITICO SOVIETICO DAGLI ANNI „20 agli anni ‟70, a cura di Dino<br />

Ferruzzi e Gianna Paola Machiavelli, <strong>CRAC</strong>, Cremona<br />

LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA vista da Robert Capa, Achille Beltrame, Pablo Ricasso, a cura di Dino Ferruzzi e<br />

Gianna P. Machiavelli<br />

RICCARDO BENASSI Decline Decadenza Tour – visita all’Ex-zona archeologica Ex-Feltrinelli, video Decline<br />

Decadenza. A cura di Francesca Pagliuca<br />

WURMKOS ABITARE, la trasformazione di una comunità psichiatrica attraverso l’arte, a cura di Simona Bordone<br />

PROGETTO DOMINO, in collaborazione con il Comune di Cremona, Area Politiche Giovanili, Attraversarte circuito<br />

di espressività giovanile, a cura del <strong>CRAC</strong><br />

SUPERMEGADROPS 1, video dalla videoteca di Careof, a cura di Mario Gorni, Francesco Poli, Elena Volpato.<br />

A Constructed World, P.Brandle, M.De Luca, P.Di Bello, Ra Di Martino, M.Friberg, C.Ginsborg, M.Gorni, Graw &<br />

Bockler, A.Guidato, C.Jansen, A.Kyriakides, F.Lauretta, A.Linke, F.Maks, M.Maloberti, A.Martegani, F.Palmieri,<br />

R.Pettena, G.Picco, L.Quintavalle, R.Signer, M.Vanzo.<br />

68


69<br />

PUNTASPILLI<br />

1. [...]. «Non penso ai giovani: i giovani ormai sono fottuti, dobbiamo pensare a salvare i<br />

bambini». 1<br />

[...].<br />

Il fatto è che il passaggio [nei giovani] dalle potenzialità all’uso consapevole delle proprie<br />

risorse va appreso. Insomma, bisogna imparare a essere giovani. [...].<br />

[...].<br />

[...] pensare autonomamente fuori dagli schemi è il risultato di un lungo esercizio. A partire<br />

dalla scoperta di poterlo fare. Appunto, giovani si diventa, non si è.<br />

Ma quanto li aiutiamo a raggiungere questo stato mentale?<br />

PIERFRANCO PELLIZZETTI, Dovere dell’adulto è insegnare a essere giovani, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

domenica 18 novembre 2007, p.15.<br />

2. Una giornata qualunque d’autunno, in una cittadina qualunque, davanti a una scuola<br />

qualunque. Ma la scena è agghiacciante: una ragazzina di 16 anni finisce sotto un autobus e<br />

muore, con la testa troncata quasi di netto. Alcuni compagni assistono alla tragedia e tirano<br />

fuori dalla tasca i telefonini. No, non chiamano l’ambulanza, usano invece il cellulare per<br />

filmare la disgrazia, confezionano un mini filmino con tanto di audio e spediscono tutto in<br />

Rete. [...].<br />

[...]. Non serve scomodare sociologi e psichiatri per scoprire che ci troviamo di fronte a<br />

qualcosa di nuovo e terribile, per scoprire forse troppo tardi che certi nostri figli sono<br />

cresciuti come mostri, nutriti a violenza e cinismo e diventati registi dell’orrore.<br />

[...].<br />

1 Sollecitazione avanzata da Franco Battiato.


MONICA MOSCA, Editoriale / I ragazzi che diventano registi dell’orrore, in Gente, Milano, 29 novembre 2007,<br />

n° 48, p. 7.<br />

3. Un insegnante, qualche giorno fa, ha proposto uno strano tema ai suoi alunni di una seconda<br />

media. Vi illustro i contenuti della traccia. Eccoli: “Se nella tua classe è presente un<br />

compagno antipatico oppure un professore altamente noioso, escogita un piano diabolico per<br />

sbarazzartene, naturalmente attraverso la penna. Racconta ambientando il giallo tra le pareti<br />

della tua scuola. Abbi cura di: presentare personaggi e abitudini, inscenare il ritrovamento di<br />

un cadavere, risalire alle caratteristiche della vittima, tali da giustificare la soppressione,<br />

raccogliere indizi e prove a carico di qualcuno davvero insospettabile”. [...].<br />

[...].<br />

L’ultima disgrazia accaduta alla sedicenne marocchina, travolta da un autobus,<br />

morbosamente ripresa in tutti i suoi raccapriccianti particolari e messa in Rete dai coetanei,<br />

dimostra una volta di più che la nostra scuola non sa educare. [...]. Non mi sento di<br />

offendere nessuno se dico che i nostri nonni erano più maestri di vita degli attuali professori.<br />

Allora parlavamo di analfabetismo scolastico, ora dobbiamo avere il coraggio di dichiarare<br />

che l’analfabetismo pedagogico è ancora più preoccupante.<br />

[...].<br />

ANTONIO MAZZI, Nella scuola italiana allo sbando esiste l’analfabetismo pedagogico, in Gente, Milano, 29<br />

novembre 2007, n° 48, p. 23.<br />

4. [...]. [In Inghilterra una riforma] vuole i bambini a scuola prima dei quattro anni. Il<br />

programma “Early-years foundations stage” (Eyfs) vedrà i piccolissimi imparare a scrivere<br />

frasi semplici utilizzando la punteggiatura e ad apprendere le prime basi dell’aritmetica.<br />

[...]. La decisione ha scatenato la protesta di un fronte che riunisce psicologi ed esperti di<br />

sviluppo infantile che hanno inviato una lettera al governo nella quale danno voce alle loro<br />

preoccupazioni. «Fare iniziare la scuola prima dei 5 anni – scrivono – avrà conseguenze<br />

devastanti sui bambini, rendendoli stressati, ansiosi e facendo loro perdere l’entusiasmo nei<br />

confronti dell’apprendimento». Secondo i critici soprattutto il sistema di valutazione sarebbe<br />

troppo rigido e formale per essere applicato a bambini così piccoli, per i quali<br />

l’apprendimento dovrebbe avvenire attraverso il gioco, il movimento e l’imitazione degli<br />

adulti. «Un curriculum formale, accademico e basato sulle nozioni, per quanto si cerchi di<br />

camuffarlo, distorce questo apprendimento naturale», scrivono gli esperti.<br />

GIULIANO GALLETTA, Scuola a 4 anni, gli inglesi bocciano il modello Moratti, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

sabato 1 dicembre 2007, p.19.<br />

5. Vent’anni di focus sul disagio familiare. Un bel traguardo per il “Centro studi per la terapia<br />

della coppia e del singolo” (Cstcs), consultorio privato di via Ippolito d’Aste. Ma anche<br />

amara occasione per riflettere sulle enormi difficoltà vissute da coppie – sempre più<br />

scoppiate, specie tra i 30 e 40 anni – famiglie e bambini. Proprio su questi ultimi, il dato più<br />

inquietante fornito ieri dal Cstcs: in 5 anni, terapia per 70 baby pazienti. Il più piccolo ha tre<br />

anni ed è anoressico: rifiuta il cibo. Certo non per l’influenza degli stilisti e della taglia 40 –<br />

come potrebbe essere per i teenager – ma per manifestare il forte disagio vissuto tra le mura<br />

di casa. Una tranquilla e normale abitazione del ceto medio. Borghese, insomma. In grado<br />

di sborsare circa 30 euro a seduta per rivolgersi al centro di via Ippolito d’Aste, [...].<br />

[...].<br />

70


Racconta la psicoterapeuta [Giovanna Capello] «[...] I genitori, preoccupati per i bimbi che<br />

non mangiano, li portano in ospedale. Che ce li invia dopo che esami e accertamenti non<br />

trovano alcun a malattia evidente. Altrettanto evidente è però il disagio: non riescono più a<br />

mandare giù l’angoscia, proprio come il cibo. Per contro afferma – afferma Giovanna<br />

Capello – abbiamo anche casi di bulimia. Altro segnale di fortissimo disagio». Possibile, in<br />

famiglie normali? «Sono bambini, specie quelli più grandicelli, che hanno tutto – spiega la<br />

psicoterapeuta – Ma che in realtà sono abbandonati. Le famiglie li tengono molto fuori casa:<br />

a fare tennis, scherma, catechismo, inglese e ogni altro genere possibile di attività. Sono<br />

saturati di interessi, però sono bambini soli. E neppure in grado di giocare. Tantomeno di<br />

annoiarsi. Sebbene la noia sia fondamentale per sviluppare creatività e fantasia». Dato il<br />

panorama di famiglie normali, figurarsi lo stato d’animo di bimbi contesi nelle separazioni.<br />

«Moltissimi, con situazioni di autismo, psicosi e disturbi dell’apprendimento arrivano<br />

durante le separazioni dei genitori [...]». [...].<br />

PATRIZIA ALBANESE, Anoressico a tre anni per i disagi di famiglia, in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 7<br />

dicembre 2007, p.29.<br />

6. [...]. Il libro 2 mette a ragione in guardia da una delle tentazioni più ricorrenti nel nostro<br />

tempo, quella che la parola scientifica si trasformi in imperativo morale. [...].<br />

LUISELLA BATTAGLIA, Nascere tra etica e tecnica, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 12 dicembre 2007,<br />

p.20.<br />

7. «Bisogna imparare a capire il silenzio, le pause, come parte essenziale della musica, se si<br />

vuole arrivare a comprendere i contemporanei»: è uno degli esercizi a cui dovrebbe abituarsi<br />

il pubblico, per cercare di amare la musica dei nostri giorni, secondo il pianista Maurizio<br />

Pollini, che torna a Roma, a Santa Cecilia, con cinque concerti «senza confini tra classica e<br />

contemporanea». [...].<br />

[...].<br />

Presentando il programma, Pollini si è dimostrato critico sulla situazione dell’educazione<br />

musicale in Italia, attaccando l’insegnamento a scuola ma anche nei conservatori, dove «i<br />

programmi sono rimasti quelli dei miei tempi, quando il punto massimo di arrivo era<br />

l’Allegro barbaro di Bartok: un pezzo che risale ai primi del Novecento. È ridicolo».<br />

Pollini:«Troppo vecchi i programmi a scuola», in Il Secolo XIX, Genova, sabato 5 gennaio 2008, p.18.<br />

[Articolo non firmato (N.d.R.)].<br />

8. Carmen Silveira è titolare di “Viva Brasil”, laboratorio artigiano ideatore, produttore e<br />

fornitore d’articoli d’abbigliamento.<br />

[...].<br />

«In Italia sta diventando difficile lavorare – sostiene Silveira – Il costo della manodopera è<br />

altissimo e la formazione delle ragazze è insufficiente. Ho sempre arruolato sarte diplomate<br />

all’istituto Duchessa di Galliera di Genova, ma la loro preparazione è inadeguata rispetto<br />

alle moderne tecnologie». Taglio laser, applicazione di strass, nuove tecniche di cucitura:<br />

2 STEFANO ZECCHI, Il figlio giusto. Romanzo di una maternità, Ed. Mondadori<br />

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«La Regione non offre corsi di aggiornamento professionale, la formazione è<br />

esclusivamente a carico dell’azienda». Nei Paesi dell’Est, ha scoperto l’imprenditrice, «la<br />

qualità della produzione tessile ha raggiunto livelli davvero eccellenti».<br />

[...].<br />

GILDA FERRARI, Senza sarte specializzate Viva Brasil fugge all’estero, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 8<br />

gennaio 2008, p.12.<br />

9. Ecco due considerazioni di Francesco Musante espunte da un lungo pezzo giornalistico.<br />

[...].<br />

[...].«Uno psichiatra mi ha fatto notare che i giovani di oggi hanno un cervello vecchio. Per<br />

reagire ai cambiamenti ci vorranno altri 200 anni. [...]».<br />

[...].<br />

«[...]. Ho fatto una volta un corso di incisione per bambini. Ho notato che i piccoli non sono<br />

lasciati liberi di fare».<br />

[...].<br />

ANNALISA RIMASSA, Un ufo genovese per ZELIG, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 16 gennaio 2008, p.28.<br />

10. Vandali nelle scuole<br />

Vandali in azione nelle scuole italiane. A Bari è stato appiccato un incendio in un istituto<br />

tecnico, mentre a Messina alcuni ragazzi hanno distrutto l’aula di una scuola media. Episodi<br />

di bullismo anche a Bologna e Agrigento.<br />

Vandali nelle scuole, in Leggo, Roma, martedì 22 gennaio 2008, p. 2.<br />

11. «Sono stato un cattivo alunno e lo sono stato per molto, molto tempo». Anzi, più che un<br />

cattivo alunno, un autentico somaro. La confessione arriva da Daniel Pennac, all’anagrafe<br />

Pennacchioni, autore francese amatissimo anche in Italia, conquistatore di schiere di lettori<br />

con la surreale tetralogia incentrata su Benjamin Malaussène, di professione capro<br />

espiatorio. Proprio quel Pennac autore di “Come un romanzo”, che ha sdoganato i “cattivi<br />

lettori” riconoscendo loro il diritto di non leggere, di saltare le pagine, di non finire un libro,<br />

ovvero donando loro la massima libertà, adesso spezza una lancia a favore degli ultimi della<br />

classe, di quelli che non capiscono niente, di quelli che rischiano di essere tagliati fuori dalla<br />

vita. Pennac parla con doppia esperienza personale, quella di bambino e adolescente con<br />

gravi difficoltà di apprendimento e quella di chi ha fatto l’insegnante per 25 anni, e sotto il<br />

quale sono passati circa 2.500 studenti, alcuni dei quali con gli stessi problemi che<br />

angustiarono lui, la sua famiglia e i suoi insegnanti.<br />

[...].<br />

Ma quanto era somaro, Daniel Pennac? Tanto, spiega lui stesso: «Ogni sera della mia<br />

infanzia rientravo a casa perseguitato dalla scuola». Tra le mura domestiche, racconta, era<br />

diventato un oggetto di stupore costante: nessuno dei suoi tre fratelli poteva essere definito<br />

un genio, ma nessuno aveva mai avuto problemi così gravi. La loro carriera scolastica si era<br />

dipanata senza traumi. Per Daniel, invece, si sprecavano frasi del tipo “Mi cascano le<br />

braccia”, o “Non ci posso credere”. Le difficoltà riguardavano un sacco di materie:<br />

l’aritmetica e più tardi la matematica, la memorizzazione delle date e dei luoghi geografici,<br />

72


l’apprendimento delle lingue straniere. “Quando non ero l’ultimo della classe, ero il<br />

penultimo”, racconta Pennac, aggiungendo tra parentesi un autoironico “Champagne!”.<br />

Incapacità che diventano quasi leggendarie: un anno per imparare la lettera A dell’alfabeto.<br />

Il padre, militare di carriera, ex studente del Politecnico – la famiglia viaggerà con lui<br />

dall’Africa al Sud Est asiatico e Daniel nascerà a Casablanca nel 1944 – però non ne fa un<br />

dramma: “Niente paura, nel giro di 26 anni padroneggerà perfettamente l’alfabeto”. E più<br />

tardi, nel 1968, quando Daniel riuscirà a conseguire la laurea in Lettere, commenterà ancora<br />

una volta con il sorriso sulle labbra: “Per la laurea ci è voluta la rivoluzione, dobbiamo<br />

temere una guerra mondiale per l’abilitazione all’insegnamento? ». Ma poi gli scriverà una<br />

lettera intestandola “professore”.<br />

[...].<br />

Come ha fatto Pennac a “farcela”, a “evadere” da dieci anni di galera scolastica (fu mandato<br />

anche in collegio dopo essere stato scoperto autore di un furto, il denaro per comprare un<br />

regalo a un insegnante “torturatore”)? Grazie a una manciata di professori, a cominciare da<br />

quell’insegnante di francese che invece d’impartirgli dissertazioni gli ordina di scrivere un<br />

romanzo, un capitolo alla settimana. E poi il professor Bal, insegnante di matematica,<br />

impregnato della sua materia al punto da non concepire nemmeno che possa risultare ostica<br />

oppure estranea agli studenti: “Voi credete di non sapere nulla, ma vi sbagliate, ne sapete un<br />

sacco. Guarda Pennacchioni, sapevi di sapere questo?”. E ancora la signorina G., che<br />

“resuscitava la storia” e il professor S., dalla cui bocca sembrava parlare Socrate:<br />

“Insegnando creavano l’avvenimento”. Non erano preparati per incontrare sulla loro strada<br />

dei casi difficili, nessuno era stato formato per questo, e non erano nemmeno delle copie del<br />

professor Keating, quello de “L’attimo fuggente”, ma “non lasciavano mai la presa” ed<br />

erano degli “artisti” nel modo in cui sapevano trasmettere le loro conoscenze agli studenti.<br />

È da questo punto che Pennac muove per compiere un’analisi più larga che va oltre gli<br />

aspetti autobiografici, mettendo in campo riflessioni sulla pedagogia, sull’ordinamento<br />

scolastico francese, sul ruolo della famiglia, su quello della televisione. Per la prima volta<br />

nella nostra storia, sottolinea Pennac parlando del suo Paese, c’è una categoria di bambini e<br />

di adolescenti che vengono quotidianamente, sistematicamente criticati per essere dei somari<br />

inguaribili, senza speranza. Ci sono professori che non comprendono l’ignoranza perché in<br />

gioventù non hanno mai avuto problemi: “La saggezza pedagogica dovrebbe rappresentarci<br />

il somaro come l’allievo più normale che ci sia: colui che giustifica pienamente la funzione<br />

del professore,, perché noi dobbiamo imparare tutto da lui, a cominciare dalla stessa<br />

necessità di imparare”.<br />

Invece di libri contenenti le “perle” dei somari, dovrebbero essere pubblicate antologie sui<br />

buoni maestri, come li ebbero – e scrissero di loro – Voltaire, Rimbaud, Camus. Di fronte al<br />

fenomeno delle banlieue in rivolta, Pennac ritiene che varie cause ne siano effettivamente<br />

responsabili, ma mette in guardia chi sottovaluta “la sola cosa sulla quale possiamo<br />

personalmente agire e che risale alla notte dei tempi pedagogici: la solitudine e la vergogna<br />

dell’alunno che non capisce, perduto in un mondo in cui tutti gli altri capiscono. Solo noi<br />

possiamo farlo uscire da quella prigione, formati oppure no per questo compito”. E<br />

aggiunge, citando Marivaux: “In questo mondo, bisogna essere un po’ troppo buoni per<br />

esserlo abbastanza”.<br />

ANDREA PLEBE, Confessioni di un somaro, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 16 febbraio 2008, p.17.<br />

Ho fatto un’esperienza personale di una certa visione classista in voga nella scuola italiana<br />

verso la fine degli anni Sessanta. Frequentavo le medie e la mia professoressa di latino<br />

(materia in cui certamente non eccellevo) mi consigliò, pubblicamente, di non proseguire gli<br />

studi con la seguente motivazione (è tutto vero!): “Tu sei figlio di un portuale ed è meglio se<br />

73


vai a lavorare”. Devo dire che la cosa non suscitò in me la benché minima impressione (mio<br />

padre se la prese un po’ di più): già da allora ero, infatti, fermamente convinto che la scuola<br />

fosse una giungla che bisogna attraversare cercando di ridurre al minimo i danni che poteva<br />

procurare alla mia giovane mente. Perseverai così negli studi, a dispetto dell’evidenza, fino<br />

alla laurea e alla fine sarei anche andato volentieri a fare il camallo ma non mi presero e così<br />

mi dirottai sul giornalismo. La mia piccola storia personale si presta però a due<br />

interpretazioni opposte; da un lato sembrerebbe dare ragione a Daniel Pennac nel senso che<br />

bisogna sempre insistere, anche con i somari, dall’altra potrebbe rafforzare la tesi che la<br />

scuola di massa genera mostri e ruba braccia all’agricoltura.<br />

Quest’ultima tesi ha ad esempio ispirato l’attività del precedente ministro della Pubblica<br />

istruzione, Letizia Moratti. Il primo punto di vista sarebbe molto piaciuto a Don Milani che<br />

proprio negli stessi anni in cui la mia insegnante mi invitava ad andare a lavorare scriveva,<br />

con i ragazzi della Scuola di Barbiana, in “Lettera a una professoressa”: “La scuola ha un<br />

problema solo. I ragazzi che perde. La vostra “scuola dell’obbligo” ne perde per strada<br />

462.000 l’anno. A questo punto gli unici incompetenti di scuola siete voi che li perdete e<br />

non tornate a cercarli. Non noi che li troviamo nei campi e nelle fabbriche e li conosciamo<br />

da vicino. I problemi della scuola li vede la mamma di Gianni, lei che non sa leggere. Li<br />

capisce chi ha in cuore un ragazzo bocciato e ha la pazienza di metter gli occhi sulle<br />

statistiche. Allora le cifre si mettono a gridare contro di voi. Dicono che di Gianni ce n’è<br />

milioni e che voi siete o stupidi o cattivi”.<br />

Oggi i ragazzi di Barbiana arrivano dal Marocco o dall’Ecuador ma hanno lo stesso genere<br />

di problemi. Eppure gli insegnanti (o meglio il sistema scolastico) di oggi avrebbero a<br />

disposizione molti più strumenti culturali e scientifici per capire che un somaro non è un<br />

semplice somaro. Una ipotetica fenomenologia del somaro non dovrebbe infatti tenere conto<br />

delle questioni sociali che in fondo sono le più semplici da capire ma dei diversi modelli di<br />

intelligenze e di talenti umani di cui gli studenti sono portatori.<br />

La psicologia distingue almeno sette tipi fondamentali di intelligenza. Intelligenza<br />

linguistica, logico-matematica, spaziale, corporeo-cinestesica, musicale, interpersonalesociale<br />

e intrapersonale che riguarda la capacità di comprendere le proprie emozioni.<br />

Probabilmente in ogni somaro è reperibile almeno una di queste forme di intelligenza che<br />

forse non gli permetterà di ottenere buoni voti in tutto il programma ministeriale ma, se<br />

adeguatamente valorizzata, potrebbe garantirgli almeno una chance di non essere<br />

considerato “irrecuperabile”.<br />

GIULIANO GALLETTA, I ragazzi delle banlieue sono gli stessi di Barbiana, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 16<br />

febbraio 2008, p.17.<br />

12. Così Maurizio Maggiani risponde a un lettore del “Decimonono” che addossa la colpa<br />

dell’insufficiente acculturazione degli studenti d’oggi a tutto il sistema educativo nazionale:<br />

[...]. Nell’ultimo mese ho fatto alcune conversazioni in istituti superiori della Lombardia,<br />

Romagna, Piemonte, istituti tecnici, professionali, un liceo pedagogico; ho chiesto agli<br />

insegnanti chi fossero gli studenti più brillanti e impegnati e chi avesse raggiunto il massimo<br />

punteggio alla maturità dell’anno scorso. Ovunque i migliori sono stati giovani immigrati,<br />

romeni, albanesi, magrebini. In più di un caso quegli studenti così capaci lavarovano<br />

aiutando i genitori. In Germania gli studenti immigrati che danno più problemi sono di<br />

origine italiana; un terzo di loro non riesce neppure a completare il ciclo di studi<br />

dell’obbligo, nonostante siano seguiti con insegnanti di sostegno a cura della scuola e delle<br />

nostre istituzioni all’estero. Assai meno dei turchi e degli spagnoli e degli slavi sono riusciti<br />

a integrarsi nel sistema scolastico tedesco nonostante non abbiano nessun problema di<br />

74


discriminazione né soffrano per atteggiamenti razzisti da parte dei loro compagni, che se mai<br />

se la prendono con i turchi e gli slavi. Semplicemente il sistema scolastico tedesco è troppo<br />

impegnativo per loro. In realtà le autorità scolastiche dicono che il problema non sono i<br />

ragazzi, che non sono meno intelligenti dei loro compagni, ma delle famiglie, che non<br />

incoraggiano i loro figli, non li sostengono abbastanza, non li indirizzano con il necessario<br />

vigore. [...].<br />

MAURIZIO MAGGIANI, Studenti italiani ultimi della classe ma alle famiglie zero in condotta, in Il Secolo XIX,<br />

Genova, mercoledì 19 marzo 2008, p.20.<br />

13. Una considerazione di Gian Franco Goeta, presidente della Scoa di Milano (School of<br />

Coaching):<br />

[...].<br />

«[...]. L’altro grosso problema riguarda la formazione. Basta farsi un giro in una qualsiasi<br />

università italiana per capirlo: il professore è colui che insegna, gli allievi quelli che lo<br />

stanno ad ascoltare. Ricordo che ad Harvard un professore, in un’ora di lezione, parlava non<br />

più di dieci minuti: nel resto del tempo erano gli studenti a intervenire».<br />

[...].<br />

FRANCESCO FERRARI, Apre a Genova “Scoa”, la scuola dei motivatori, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 25<br />

marzo 2008, p.13.<br />

14. Prendendo spunto dal saggio di George Lakoff, “La libertà di chi?” (Codice Edizioni), Il<br />

Secolo XIX, attraverso due pezzi giornalistici (Le idee/1 e Le idee/2), discute di libertà, di<br />

liberalismo e di liberismo. Noi ci limitiamo a trascrivere un passo del secondo articolo: Le<br />

idee/2<br />

[...]. Nel biennio finale degli anni Settanta gli organigrammi del mondo vennero terremotati:<br />

Teng Hsiaoping in Cina, Margaret Thatcher in Inghilterra, Paul Volker alla Federal Reserve.<br />

Chiuse il cerchio Ronald Reagan presidente degli Stati Uniti. Da quel momento si avviò la<br />

restaurazione planetaria a vantaggio del capitale finanziario che prenderà il nome di<br />

globalizzazione. Opera supportata da concettualizzazioni in grado di degradare la libertà a<br />

libertà di impresa.<br />

[...].<br />

PIERFRANCO PELLIZZETTI, Le idee/2, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 2 aprile 2008, p.15.<br />

15. [...].<br />

Lo psichiatra [Luigi Ferrannini] incalza: «Vanno rivisti e potenziati i servizi, non la legge<br />

[180]. Va consolidata l’attenzione alla salute mentale degli anziani. Va affrontata<br />

l’emergenza di un’impressionante crescita del suicidio negli adolescenti. Va affrontata la<br />

debolezza della neuropsichiatria infantile per attuare prevenzione. I giovanissimi devono<br />

essere presi in carico e curati continuativamente dai servizi, che oggi sono in grado di fare<br />

solo diagnosi e consulenze, sapendo che l’uso precoce di sostanze non è mai “ricreativo” ma<br />

devastante, con danni cerebrali marcati. E che l’alcolismo è a suo modo una malattia<br />

psichiatrica. Questo è ciò su cui deve lavorare la politica sanitaria».<br />

75


[...].<br />

DONATA BONOMETTI, «Non smantelliamo la legge 180», in Il Secolo XIX, Genova, sabato 10 maggio 2008,<br />

p.9.<br />

16. Luca Brìgnole, ventunenne studente universitario presso la Facoltà di Economia e<br />

Commercio e presso il conservatorio Nicolò Paganini, vicepresidente dell’Associazione<br />

Campanari Liguri, osserva, a margine di un’intervista:<br />

«[...]. Spesso vedo nei miei coetanei un rifiuto ottuso delle scoperte che offre la vita. Vedo<br />

uno sforzo collettivo nel tentare di uniformarsi al cosiddetto target giovanile, e una diffusa<br />

paura a tirar fuori la propria personalità».<br />

[...].<br />

GIORGIO DE MARTINO, Il richiamo dei campanili, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 17 maggio 2008, p.33.<br />

17. Da un interessante articolo giornalistico segnalatomi da Rosangela Piccardo, estrapolo<br />

alcuni passi:<br />

Per comprendere l’eccezionalità italiana, basterebbe un episodio recente: l’incursione a<br />

Trastevere, nel monumentale palazzo della Pubblica Istruzione, di Pierre Baqué e Vincent<br />

Maestracci, autorevoli rappresentanti dell’Education nationale francese per l’insegnamento<br />

delle arti. Qualche mese fa gli uomini di Sarkozy sono venuti da noi per chiedere lumi sulla<br />

storia dell’arte, materia che il presidente francese ha deciso di introdurre a partire dal<br />

prossimo anno nelle scuole di ogni ordine e grado. [...].<br />

La straordinarietà del voyage en Italie richiede una spiegazione, che consiste in un dato poco<br />

conosciuto: siamo l’unico paese al mondo che preveda nei propri programmi scolastici<br />

l’insegnamento della storia dell’arte. [...].<br />

[Riferendosi ai clamorosi insuccessi raccolti dallo studio della storia dell’arte nelle scuole,<br />

l’articolista prosegue]. Alla catastrofe assiste indifferente la comunità dei critici d’arte,<br />

estranea a tutto quel che accade dentro le aule scolastiche. «Con rare eccezioni, prevale un<br />

atteggiamento di spocchia se non di disprezzo verso la scuola e i suoi professori», denuncia<br />

Teresa Rech. 3 «Un costume ben rappresentato da Vittorio Sgarbi. Quando era sottosegretario<br />

dei Beni Culturali elogiò la Moratti per aver escluso la storia dell’arte dalle materie<br />

scolastiche. L’ha salvata dalla rovina della scuola, disse con entusiasmo. Quello della<br />

Moratti era un merito inconsapevole: secondo Sgarbi i valori dell’arte e della bellezza<br />

confliggono inesorabilmente con l’obbligo dello studio. L’unico possibile rapporto con l’arte<br />

è un rapporto amoroso, rigorosamente dopo l’orario delle lezioni». Sempre l’allora<br />

viceministro dei Beni Culturali definì “coglioni” i professori che portano i ragazzi nei musei.<br />

Però a Pierre Baqué e Vincent Maestracci, agli emissari mandati da Sarkozy per vedere<br />

come si fa, questo non è stato raccontato: troppo complicato da spiegare.<br />

SIMONETTA FIORI, La scuola non ama gli artisti, in La Repubblica, Roma, venerdì 6 giugno 2008, pp. 54-55.<br />

3 Teresa (o Clara?) Rech è preside del liceo romano Augusto e attuale presidente dell’Anisa, l’associazione che dal 1950<br />

raccoglie i docenti di storia dell’arte.<br />

76


18. Genova, Teatro Carlo Felice, sabato 7 giugno 2008, ore 20.30, Tea: A Mirror of Soul,<br />

esecuzione in forma di concerto, opera in tre atti, musica di Tan Dun e Xu Ying. Dalla<br />

recensione allo spettacolo, apparsa sul Decimonono, ricaviamo la seguente notazione:<br />

[...].<br />

[...]. In prima esecuzione in Italia, “Tea”, scritta nel 2002, ha riscosso anche a Genova un<br />

successo caloroso ma davanti a poco pubblico: segno, purtroppo, di un persistente<br />

disinteresse verso le non molte occasioni di ascoltare musiche del nostro tempo, nonostante<br />

l’esecuzione nella sola forma di concerto.<br />

[...].<br />

W. EDWIN ROSASCO, Tan Dun, quando l’opera è “globale” spaventa il pubblico, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

mercoledì 11 giugno 2008, p.17.<br />

19. Lo scrittore anglo-pakistano Hanif Kureishi intervistato dal giornalista Francesco Segoni:<br />

[...].<br />

[...]. « Il radicalismo islamico è anche, in parte, una fantasia dell’Occidente: un fenomeno<br />

esploso dopo la fine del comunismo, con l’esigenza di trovare un nemico nuovo».<br />

Mentre in Italia si discute di campi rom e impronte digitali, nel Regno Unito ci si interroga<br />

su una gioventù impazzita: dilagano le gang metropolitane, c’è chi fa paragoni con Los<br />

Angeles. «Tutto ciò che riguarda i giovani viene esagerato perché noi vecchi ne abbiamo<br />

paura. Prima era la violenza dei mods e dei teddy-boys, poi erano gli hippies e il loro stile di<br />

vita corrotto. C’è un breve periodo, tra l’uscita dal nucleo familiare e il restare intrappolati<br />

nella vita adulta, in cui i ragazzi sono veramente liberi: questo ci terrorizza». Dall’inizio<br />

dell’anno però, sono più di trenta i minorenni uccisi in Gran Bretagna dalla violenza dei<br />

coetanei. «I ragazzi emarginati non hanno nulla da perdere», osserva Kureishi. «Le armi<br />

sono il loro modo per affermarsi. Per questo l’integrazione deve passare attraverso le<br />

politiche degli alloggi e dell’istruzione. Ecco se vogliamo parlare di integrazione,<br />

cominciamo con il dire che deve essere un fatto economico, non razziale o culturale.<br />

Significa includere le persone nella società, non imporre loro dei modelli». [...]. [La<br />

psicanalisi] «È sempre stata parte di me», racconta Kureishi. «Mio zio gestiva una scuola<br />

per bambini autistici. Si parlava spesso di malessere psichico, disagio giovanile».<br />

Ma il ruolo della psicanalisi, aggiunge, va oltre quello di assistere l’individuo: «È un nuovo<br />

punto di osservazione critico rispetto al capitalismo: la psicanalisi mette in discussione<br />

l’autorità». Lo scrittore [...] conclude sottolineando convinto che «un artista deve essere<br />

“cattivo”. La sua funzione è quella di voce indipendente, di colui che deve dire le cose come<br />

stanno. Così hanno fatto i Sex Pistols e i Doors, così hanno fatto, in Italia, Primo Levi o Italo<br />

Calvino: ci hanno mostrato cose che ignoravamo. È l’unico modo, per un artista, di essere<br />

socialmente utile».<br />

FRANCESCO SEGONI, Kureishi: «L’intellettuale è utile solo quando è cattivo», in Il Secolo XIX, Genova, sabato<br />

5 luglio 2008, p.23.<br />

20. A proposito dell’efficacia della reintroduzione del voto in condotta così conclude Lorenzo<br />

Licalzi, psicologo e scrittore intervistato (insieme con Paolo Kessisoglu) dal Decimonono:<br />

77


[...].<br />

Ma il 7 funzionerà? «Non so se sarà un deterrente contro il bullismo come vorrebbe. In<br />

realtà il bullismo c’è sempre stato, la differenza era che prima si prendevano ma non se ne<br />

parlava e una volta si subiva di più. Vorrei dire una cosa politicamente scorretta: era anche<br />

una specie di scuola di vita». Lei lo scrive nel libro “Non so”, dove il protagonista dice<br />

“figlio di puttana” al capo banda che lo massacra di botte, all’oratorio, tra l’altro. Scuola di<br />

vita? «In certo senso sì, imparavi a batterti. Oggi non è che i ragazzi siano più cattivi.<br />

Semplicemente hanno la possibilità di filmare le proprie imprese e finire su Internet<br />

aumentando così la propria fama di bulli. Non so davvero se il 7 in condotta sarà un<br />

deterrente, diventare famosi a qualunque costo è ormai fondamentale».<br />

SILVIA NEONATO, Kessisoglu: Io avevo sei / Licalzi: Ma contro i teppisti serve altro, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

sabato 2 agosto 2008, p.5.<br />

21. [...]. «La scelta di acquisire per Costa Luminosa la scultura di Fernando Botero – ha<br />

dichiarato Pier Luigi Foschi, presidente e amministratore delegato di Costa Crociere Spa – è<br />

frutto di una passione personale per le opere dell’artista, ma è anche il proseguimento della<br />

tradizione di arricchire le nostre navi con opere contemporanee per portare l’arte nelle<br />

sue diverse forme espressive a contatto con i nostri ospiti in vacanza». 4<br />

DANIELE GRILLO, Arte e shipping / L’ultimo capolavoro di Fernando Botero sale a bordo dell’ammiraglia<br />

“Luminosa”, in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 15 agosto 2008, p.13.<br />

22. Martedì 16 settembre 2008. Radio 3. Ore 20,10 circa. Silvano Agosti:<br />

L’esperienza scolastica mi fa pensare ai campi di sterminio,<br />

non del corpo ma della mente.<br />

23. Al termine di un’intervista a Gabriele Muccino (D = domanda, R = risposta):<br />

- D – Non torneresti sul set in Italia?<br />

- R – «In America propongo linguaggi universali per temi universali. Ma sogno<br />

piccole storie particolari che parlino solo al cuore degli italiani. Visto da lontano il<br />

mio Paese pare fermo, arretrato. Mancano il senso civico e soprattutto la memoria.<br />

Ecco perché con la casa di produzione che ho creato con mio fratello e due altri soci<br />

abbiamo realizzato un documentario, dal titolo Io ricordo, su Falcone e Borsellino e<br />

tutte le vittime della mafia. C’è un deplorevole revisionismo e nessuno parla più di<br />

quegli eroi che andrebbero additati come esempio morale alle nuove generazioni».<br />

ANTONELLA AMENDOLA, Ve la do io l’America, in Oggi, Milano, 1 ottobre 2008, n° 40, pp. 65-66.<br />

4 Il grassetto è un nostro arbitrio.[ndr]<br />

78


79<br />

LA PUREZZA DELLA RAZZA<br />

1. VITERBO. A scuola passava il tempo a torturare un compagno, bruciandogli i capelli e<br />

tormentandogli le braccia con mozziconi di sigaretta. A casa scaricava materiale da siti<br />

neonazisti, traendone spunto per le sevizie e per le scritte con cui sporcava il viso della sua<br />

vittima.<br />

[...]. «Atti di estrema violenza», secondo gli inquirenti, [...]. Un giovane di buona<br />

famiglia, il quale però adorava le svastiche e gli inni contro gli ebrei, che per i discepoli di<br />

Hitler sparsi per l’Europa andrebbero arsi vivi. [...].<br />

[...].<br />

Violenze preoccupanti secondo il questore Raffaele Micillo, stupito dalla reazione della<br />

famiglia del giovane (ora agli arresti domiciliari in una comunità di recupero a Roma): «I<br />

suoi genitori, invece di condannare i gesti di bullismo compiuti dal figlio, hanno attaccato<br />

indirettamente il preside della scuola che aveva segnalato l’esistenza del filmato in cui<br />

bruciava i capelli del compagno, e la polizia, che ha reso di pubblico dominio l’accaduto».<br />

Un comportamento che, a detta di Micillo, «dimostra l’assenza delle famiglie<br />

nell’educazione dei figli».<br />

LUCA DE CAROLIS, Svastiche e scritte naziste sul pc del giovane arrestato, in Il Secolo XIX, Genova, martedì<br />

13 maggio 2008, p.8.<br />

2. Trascriviamo le ultime battute di un’intervista a Claudio Lazzaro, «autore del film<br />

“Nazirock”, viaggio nel neofascismo nostrano». [Il film] « nelle sale non è mai arrivato,<br />

bloccato dalle diffide di Forza Nuova». [Vedere, più avanti, anche il punto 12]<br />

[...].<br />

Le canzoni inneggiano alla violenza negli stadi anticipando gli scontri sanguinosi di<br />

Catania e la morte dell’ispettore Raciti ...


La curva dello stadio è un punto di reclutamento. Usano il disagio e la ribellione giovanile<br />

per incanalarla in una certa direzione, per politicizzarla.<br />

Esiste un modo per arginare questo fenomeno?<br />

Non c’è volontà politica. Le leggi che impediscono l’apologia di fascismo, la ricostruzione<br />

del partito, ci sono. Andrebbero solo rispettate. Quando nel film arriva al raduno Udo Voight<br />

leader dell’estrema destra tedesca, il presentatore italiano dice di non fare il saluto fascista<br />

perché se il rappresentante tedesco viene fotografato con il braccio teso, quando torna in<br />

Germania lo arrestano. In Italia non succede niente.<br />

Chi sono i responsabili?<br />

Il disagio esiste in tutte le società. Se la scuola sapesse gestire nel modo giusto, non retorico,<br />

l’informazione sulla storia recente, saprebbe creare gli anticorpi contro la trappola di<br />

ideologie di morte e distruzione che dovrebbero appartenere alla pattumiera della storia. La<br />

gente ha bisogno di miti, di certezze, di bandiere e la svastica può essere un simbolo e può<br />

diventare interessante per chi vede la società come nemica.<br />

LAURA ZANGARINI, Quelli che sdoganano il neofascismo ..., in City, Milano, martedì 27 maggio 2008, p.13.<br />

3. Titolo di un articolo di Laura Guglielmi:<br />

MATVEJEVIC: LA LEGA<br />

MI FA PAURA, HO DECISO<br />

DI LASCIARE L’ITALIA<br />

In Il Secolo XIX, Genova, venerdì 6 giugno 2008, p.2.<br />

4. Titolo di un articolo di Graziano Cetara:<br />

«Sparito il video del massacro alla Diaz»<br />

In Il Secolo XIX, Genova, sabato 5 luglio 2008, p.5.<br />

5. Titoli di due articoli di Elena Nieddu:<br />

«In tredici contro uno<br />

perché sono nero<br />

Lascerò Genova»<br />

In Il Secolo XIX, Genova, martedì 19 agosto 2008, p.1.<br />

RAZZISMO A GENOVA NERVI<br />

80


Al Grido di «sporco negro»<br />

lo picchiano in tredici<br />

In Il Secolo XIX, Genova, martedì 19 agosto 2008, p.6.<br />

6. Due titoli per un articolo di Paolo Crecchi:<br />

POLEMICHE SUL RAZZISMO<br />

«Negro ladro ti ammazziamo»<br />

Sprangato a morte ragazzo a Milano<br />

In Il Secolo XIX, Genova, lunedì 15 settembre 2008, p.1.<br />

Ruba dolci, africano ucciso a sprangate<br />

Diciannovenne del Burkina Faso inseguito da padre e figlio e ammazzato in mezzo<br />

alla strada<br />

In Il Secolo XIX, Genova, lunedì 15 settembre 2008, p. 5.<br />

7. Titoli di due articoli firmati da Renzo Parodi:<br />

NUOVO SCANDALO A PARMA<br />

«Sette vigili mi hanno pestato gridando “negro muoviti”»<br />

In Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 1 ottobre 2008, p. 1.<br />

ARANCIA MECCANICA A PARMA<br />

Preso per un pusher / ghanese picchiato da sette vigili urbani<br />

Il ventiduenne africano per cinque ore in balìa degli agenti che sul<br />

documento scrivono: «negro»<br />

In Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 1 ottobre 2008, p. 7.<br />

8. Un altro pezzo del puzzle:<br />

ROMA<br />

Banda di baby-razzisti picchia a sangue un cinese<br />

Erano in sette, tutti presi. Dieci giorni fa avevano aggredito due ivoriani<br />

81


ROMA. È stato picchiato da un gruppo di sette minorenni italiani al grido di «cinese di<br />

merda». Ha un movente razzista l’aggressione avvenuta ieri pomeriggio nel quartiere<br />

popolare Tor Bella Monica, nella periferia sud est di Roma. L’immigrato, 36 anni, stava<br />

aspettando l’autobus quando il gruppo di ragazzini ha cominciato a infierire prima a parole<br />

poi picchiandolo fino a fratturargli il naso. Poi sono fuggiti. [...].<br />

Sono gli stessi minorenni che nei giorni scorsi hanno aggredito due uomini originari della<br />

Costa d’Avorio, di 30 e 24 anni e verso i quali avevano rivolto frasi razziste come “sporchi<br />

negri”. [...].<br />

In Il Secolo XIX, Genova, venerdì 3 ottobre 2008, p. 8.<br />

9. Altro articoletto:<br />

Ambulante senegalese picchiato con una mazza<br />

Milano. È stato picchiato da due ambulanti italiani perché non doveva «portare via il<br />

lavoro». Lo hanno colpito con una mazza, procurandogli per fortuna solo ferite lievi, e<br />

insultandolo pesantemente con frasi come «negro di m...» e «torna al tuo Paese». [...].<br />

In Il Secolo XIX, Genova, venerdì 3 ottobre 2008, p. 8.<br />

10. Due chicche dal Bel Paese:<br />

» UNO STRANIERO A MILANO<br />

MALMENATO DAI VIGILI DAVANTI AL FIGLIO<br />

••• MILANO. Stava accompagnando il figlio a scuola, i vigili lo hanno fermato perché il<br />

bimbo non aveva la cintura. Poi lo hanno gettato a terra e ammanettato davanti al bambino<br />

terrorizzato. Diop Moussa è un senegalese di 43 anni. Dal ’92 vive e lavora regolarmente in<br />

Italia. È caporeparto e ha alle sue dipendenze sette persone. è sposato con un’italiana e ha un<br />

figlio di 6 anni. Tutto è accaduto ieri poco dopo le 8. Moussa stava accompagnando il figlio<br />

a scuola, in macchina. Dopo aver parcheggiato ed essere sceso insieme al figlio, due vigili lo<br />

raggiungono e lo fermano. Gli chiedono patente e libretto, perché – sostengono – il bambino<br />

viaggiava senza cintura. Lui mostra la patente e spiega che vuol portare prima il figlio a<br />

scuola. Poi li seguirà fini alla macchina, per mostrare il libretto. I vigili non sono d’accordo<br />

e insistono. Alla fine lo atterrano in 5 e lo ammanettano proprio di fronte alla scuola, davanti<br />

al figlio, a tutti gli altri bambini e ai genitori. Lo portano via e il bambino rimane da solo, nel<br />

parco giochi, circondato da una piccola folla che inutilmente ha tentato di far ragionare gli<br />

agenti.<br />

Alcune persone hanno poi seguito Diop fino al Comando, per capire il motivo di un gesto<br />

del genere, e poi hanno testimoniato a suo favore. Moussa è stato poi denunciato per<br />

resistenza.<br />

In Il Secolo XIX, Genova, giovedì 9 ottobre 2008, p. 5.<br />

82


ALTO ADIGE<br />

Lo sparo a un muezzin diventa suoneria<br />

BOLZANO. A due settimane dalle elezioni amministrative preoccupa in Alto Adige la<br />

xenofobia dei giovani, con uno sparo a un muezzin diventato suoneria per i cellulari. E tutto<br />

naviga sull’onda delle recenti elezioni austriache che hanno visto il successo inequivocabile<br />

dell’ultradestra. A lanciare l’allarme è stato il giornale Dolomiten: «L’ultimo grido tra i<br />

giovani è una suoneria con la voce di un muezzin bruscamente interrotta dal botto di uno<br />

sparo seguito da una polka nello stile montanaro tirolese».<br />

In Il Secolo XIX, Genova, giovedì 9 ottobre 2008, p. 7.<br />

11. CALCIO, , POLITICA & RAZZISMO<br />

Bufera sul tifo azzurro-fascista<br />

All’inizio anche polizia e servizi la consideravano un’iniziativa fallita. Un gruppo di ultrà,<br />

nato nel cuore più nero delle curve italiane, dedicato alle trasferte della nazionale. Ora, dopo<br />

la notte di Sofia, gli scontri, i saluti romani, i cori fascisti, le marce, la bandiera bulgara<br />

bruciata sugli spalti, tutti s’interrogano sulla crescita esponenziale del fenomeno Ultras<br />

Italia. [...].<br />

BOCCONETTI e MENDUNI, Bufera sul tifo azzurro-fascista, in Il Secolo XIX, Genova, Lunedì 13 ottobre 2008,<br />

p. 1.<br />

[...].<br />

[...] sono almeno otto anni che intorno agli azzurri si sta aggregando un gruppo di chiara<br />

matrice iper-nazionalista e nostalgica. [...].<br />

[...].<br />

MARCO MENDUNI, Tifo azzurro, anima nera, in Il Secolo XIX, Genova, Lunedì 13 ottobre 2008, p. 3.<br />

12. FILM AL PINELLI<br />

Nazirock, la svastica a tempo di musica<br />

Questa sera alle 21.30, al centro sociale Pinelli in via Adamoli 9/b avrà luogo la proiezione<br />

del film documentario Nazirock, diretto da Claudio Lazzaro, lungometraggio che racconta<br />

come sono stati sdoganati la svastica i saluti romani. Alla proiezione sarà presente il regista<br />

che, a fine visione, animerà un dibattito. Usando come filo conduttore la musica prodotta<br />

dalle band vicine a Forza Nuova e alla Fiamma Tricolore, il film di Lazzaro denuncia<br />

l’ingresso delle formazioni politiche di ispirazione nazifascista nell’area politica<br />

istituzionale e di governo. Il film non è mai uscito nelle sale perché i legali di Forza Nuova<br />

hanno inviato agli esercenti una diffida in cui si afferma che Nazirock è un film diffamatorio<br />

(ma né Lazzaro né l’editore Feltrinelli, che distribuisce il dvd accompagnato da un libro,<br />

sono mai stati citati) e si minacciano azioni legali.<br />

Nazirock, la svastica a tempo di musica, in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 17 ottobre 2008, p. 31.<br />

83


13. COGOLETO: COLPITO ALLA TESTA DA UN ITALIANO DI 25 ANNI<br />

«Aveva giurato di ammazzarlo»<br />

Gliele aveva giurate: «Sporco albanese, prima o poi ti ammazzo». Mercoledì sera al primo<br />

battibecco, inatteso, per strada, gliele ha date. E ha rischiato di ucciderlo. Quando<br />

l’immigrato, stufo delle provocazioni razziste, che gli erano state rivolte anche in passato<br />

tanto da indurlo a rivolgersi ai carabinieri, ha girato i tacchi per andarsene via con gli amici,<br />

il rivale lo ha colpito alla testa, con violenza cieca, brandendo un manganello telescopico,<br />

con una palla di acciaio collegata a una catena. Gli ha sfondato il cranio.<br />

[...]. Ora lo studente, dopo una delicata operazione al cervello durata sei ore, è ricoverato in<br />

prognosi riservata nel reparto di neurochirurgia del San Martino, in coma farmacologico.<br />

GRAZIANO CETARA, «Aveva giurato di ammazzarlo», in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 24 ottobre 2008, p. 23.<br />

L’albanese aggredito a Cogoleto<br />

L’ex parroco: «Fui testimone di minacce razziste in oratorio»<br />

«Ricordo quel ragazzo albanese e ricordo le sue difficoltà e quelle incontrate dai suoi amici<br />

e connazionali a essere accettati all’interno della comunità degli italiani che frequentavano<br />

l’oratorio». A parlare è don Benedetto Nicotra, il sacerdote di fronte al quale avvennero<br />

alcuni dei primi episodi di intolleranza di cui fu vittima Stefano, il ragazzo di 19 anni,<br />

colpito alla testa la sera di mercoledì scorso, al culmine di un’aggressione scattata a<br />

Cogoleto. «un’aggressione di stampo razzista – hanno denunciato fin dai primi momenti i<br />

familiari del giovane, affiancati dall’avvocato Gabriele Contardo – . Arrivata al termine di<br />

una serie di episodi di violenza e minacce che andavano avanti da mesi». Tutti episodi che<br />

sono stati denunciati ai carabinieri di Varazze, paese della riviera ligure di ponente nel quale<br />

il diciannovenne albanese vive. Di alcuni di questi fu testimone don Nicotra, all’epoca dei<br />

fatti responsabile dell’oratorio dei Salesiani della parrocchia di Varazze, trasferito da un paio<br />

d’anni al sud, ora nella diocesi di Messina: «Fui costretto ad andarmene dai salesiani proprio<br />

perché mi ero schierato dalla parte degli immigrati, delle persone più deboli, dei diseredati.<br />

E questo aveva dato fastidio a qualcuno. I varazzini non accettavano questa mia<br />

impostazione. E in particolare all’oratorio i ragazzi immigrati non erano visti di buon grado.<br />

L’episodio di cui fui testimone è lontanissimo nel tempo. Però ricordo che rientrava in un<br />

certo clima di intolleranza e aggressività». [...].<br />

In Il Secolo XIX, Genova, martedì 28 ottobre 2008, p. 27<br />

[...]. Stefano, l’albanese di 19 anni, colpito alla testa con un attrezzo da meccanico una<br />

settimana fa, al culmine di un diverbio a sfondo razzista, si è svegliato dal coma. Ma non<br />

ricorda più nulla. Di più. L’operazione al cervello, resa necessaria dalla frattura della scatola<br />

cranica, ha compromesso la sua capacità di parlare e di dare un nome agli oggetti. È come se<br />

fosse regredito, dal punto di vista intellettivo, agli anni dell’infanzia. I medici e i familiari<br />

non hanno ancora perso la speranza.<br />

Ma devono fare i conti con «la beffa che nelle scorse ore si è aggiunta al danno»: il giovane<br />

è stato iscritto nel registro degli indagati per rissa aggravata. Aggravata, ironia e paradossi<br />

della giustizia, per la serietà dell’esito del parapiglia, di cui è lui a portarne le conseguenze.<br />

[...].<br />

GRAZIANO CETARA, Denunciato per rissa anche l’albanese aggredito, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 29<br />

ottobre 2008, p. 32.<br />

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14. ROMA<br />

Baby gang razzista aggredisce tre egiziani<br />

ROMA. Insulti razzisti, calci e pugni. Così un branco di minorenni si è accanito su tre<br />

italiani ma di origine egiziana, tutti minorenni. L’aggressione è avvenuta lo scorso 24<br />

ottobre al Prenestino, periferia sud di Roma, ma solo lunedì scorso la polizia è riuscita a<br />

individuare otto ragazzi, tra i 15 e i 17 anni, componenti della baby gang. [...].<br />

Baby gang razzista aggredisce tre egiziani, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 29 ottobre 2008, p. 6.<br />

15. Scontri fra studenti dopo il sì al decreto<br />

È legge il provvedimento Gelmini sulla scuola<br />

Aderenti al Blocco studentesco di estrema destra armati di bastoni in Piazza Navona a Roma<br />

ROMA. Il decreto Gelmini, prima tappa della riforma della scuola, è diventato legge in<br />

Senato, ieri mattina. E l’opposizione ha lanciato subito il referendum. Ma negli stessi<br />

momenti, a piazza Navona, un’azione organizzata di estremisti di destra, armati di bastoni<br />

fasciati con il tricolore, ha scatenato duri scontri con gli studenti che manifestavano. [...].<br />

Scontri fra studenti dopo il sì al decreto, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 30 ottobre 2008, p. 1.<br />

[...].<br />

Gli avvenimenti di Roma non offrono spazio a interpretazioni. Attorno alle undici, i tre<br />

cortei di studenti erano arrivati sotto le finestre del Senato. Già si era avvertita una tensione<br />

crescente: giovani del gruppo del Blocco Studentesco (destra) avevano cercato di prendere la<br />

testa della manifestazione, ma erano stati rispediti in fondo. Senza violenza. Alle 12 e 25, la<br />

scena è cambiata: un furgone bianco è apparso dal nulla in una piazzetta vicina a Palazzo<br />

Madama (nonostante la zona, già normalmente vietata al traffico, fosse anche presidiata<br />

dalle forze dell’ordine). Una ventina di giovani si è armata dall’interno del veicolo e si è<br />

schierata minacciosamente nei confronti del resto del corteo, all’interno di Piazza Navona.<br />

Lo scontro è stato inevitabile: sono volate sedie e tavolini, bottiglie, biglie. I giovani di<br />

destra, inneggiando al duce, si sono chiusi a testuggine accanto al furgone. Solo dopo una<br />

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decina di minuti, agenti in tenuta antisommossa, sono intervenuti. Un ritardo che ha<br />

permesso a giornalisti e cineoperatori di registrare gli avvenimenti. [...].<br />

ANGELO BOCCONETTI, Scuola, finisce a sprangate, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 30 ottobre 2008, p. 3.<br />

[...].<br />

Ma il gruppo dei Democratici al Comune di Roma non esita a paragonare gli scontri di<br />

Piazza Navona a quelli che fecero da contorno tragico al G8 di Genova. [...].<br />

A.M.B., Ombre sulle botte a Roma, in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 31 ottobre 2008, p. 3.<br />

16. RAID FASCISTA IN VIA TEULADA CONTRO IL FILMATO DI RAI TRE<br />

ROMA. Una vera e propria azione dimostrativa: una trentina di giovani neofascisti, quasi<br />

tutti a viso scoperto (tranne un paio che indossavano caschi integrali) ha superato, nella notte<br />

tra lunedì e martedì, il posto di blocco all’esterno degli uffici della Rai in Via Teulada e poi<br />

ha scorazzato nei locali dell’azienda gridando slogan contro la trasmissione “Chi l’ha<br />

visto?” e la conduttrice Federica Sciarelli. All’origine del raid squadristico un filmato,<br />

trasmesso nella puntata di lunedì, nella quale si vedevano chiaramente giovani appartenenti<br />

al Blocco Studentesco (l’organizzazione di estrema destra) aggredire alcuni ragazzi che,<br />

martedì della scorsa settimana, si stavano avviando al grande sit in davanti al Senato, in<br />

occasione della definitiva approvazione del decreto Gelmini sulla scuola. Un’aggressione<br />

avvenuta molto tempo prima degli scontri poi verificatisi in Piazza Navona (e che sarebbero<br />

stati all’origine dei tafferugli), sui quali il governo non ha riferito nella informativa del<br />

sottosegretario Nitto Palma. La bravata fascista è stata documentata e inserita sul sito<br />

internet Youtube dall’organizzazione Casa Pound, che se n’è assunta la responsabilità: il<br />

video è stato diffuso convertendo le immagini in negativo, per evitare l’identificazione dei<br />

protagonisti e definito eufemisticamente «Una passeggiata pacifica». Martedì mattina,<br />

alcune telefonate hanno aggiunto, all’episodio, anche minacce nei confronti dei giornalisti<br />

Rai «Sappiamo chi siete, dove abitate e come si chiamano i vostri figli».<br />

[...].<br />

ANGELO BOCCONETTI, Raid fascista in via Teulada contro il filmato di Rai Tre, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

mercoledì 5 novembre 2008, p. 6.<br />

17. L’alpino padano, ridicola trovata razzista della Lega<br />

Quando esisteva la leva obbligatoria [...] si diceva che le Forze armate selezionassero le<br />

reclute in base alle competenze, [...]. Oggi, nell’Italia governata dalla Lega, la logica sarebbe<br />

del tutto diversa: sei di Bergamo? Negli alpini. Sei di Trapani? Un posto vale l’altro. La<br />

Leva non c’è più ma l’esigenza di mantenere (anzi di istituire, non essendo mai esistita) la<br />

“purezza etnica” degli alpini fa la sua comparsa. L’esigenza si è concretizzata in una<br />

proposta di legge firmata dal deputato del Carroccio, Davide Caparini, che ha l’obiettivo di<br />

«salvaguardare la natura “padana” delle penne nere, riconoscendo un bonus agli arruolati<br />

settentrionali». Così, nel provvedimento in discussione alla commissione Difesa della<br />

Camera, presieduta da Edmondo Cirielli, la Lega propone di pagare di più gli alpini del<br />

Nord rispetto a quelli del Sud: 500 euro di “premio” in busta paga per aver avuto il merito di<br />

essere stati partoriti sopra la linea gotica. I nuovi arruolati provenienti dalle regioni<br />

settentrionali,, inoltre, potranno svolgere servizio «in siti prossimi» al loro comune di<br />

86


esidenza. Non solo, a decidere «sui requisiti psicoattitudinali dei giovani aspiranti» sarà una<br />

commissione del Nord, cioè composta da personale residente nel settentrione d’Italia. Perché<br />

anche gli esaminatori del Nord? Per «ovviare alle sempre più frequenti discriminazioni<br />

compiute proprio ai danni degli aspiranti volontari» di regioni settentrionali, in favore dei<br />

meridionali, spiegano gli esponenti del Carroccio.<br />

L’idea – palesemente discriminatoria nei confronti dei giovani del Sud – è già stata bocciata.<br />

[...].<br />

Di sicuro l’idea leghista sulla “padanizzazione” degli alpini naufragherà nel suo ridicolo<br />

razzismo, ma è importante segnalarla come indice di una mentalità, di un’idea dell’Italia che<br />

questa forza politica porta avanti pervicacemente, ma senza che l’opinione pubblica ne<br />

percepisca fino in fondo le conseguenze sul fronte costituzionale, della convivenza civile e<br />

dell’unità nazionale. Di cui gli alpini restano, indiscutibilmente, un emblema.<br />

GIULIANO GALLETTA, L’alpino padano, ridicola trovata razzista della Lega, in Il Secolo XIX, Genova, sabato<br />

8 novembre 2008, p. 13.<br />

18. Gli danno fuoco mentre dorme / grave un clochard<br />

RIMINI. Gli hanno dato fuoco mentre dormiva, ora è in prognosi riservata ma non in<br />

pericolo di vita. Un barbone di 46 anni, Andrea Severi, tarantino, dormiva su una panchina<br />

di via Flaminia, a Rimini. Verso mezzanotte e mezza di lunedì qualcuno gli ha versato<br />

addosso una tanica di benzina, poi ha appiccato il fuoco.<br />

L’allarme è stato dato da una ragazza che passava per la strada in auto che ha notato l’uomo<br />

gridare avvolto dalle fiamme. Sono arrivati i soccorsi e Severi è stato trasportato<br />

all’ospedale di Rimini. Era ancora cosciente, ha detto il suo nome, ha raccontato di non<br />

essersi accorto di nulla, di non aver visto nessuno. Poi è svenuto. Più tardi è stato trasferito<br />

al centro grandi ustionati di Padova: ha bruciature sul 40% del corpo, di secondo e trezo<br />

grado, soprattutto alle gambe e al viso.<br />

[...].<br />

«Andrea è un solitario che rifugge i luoghi affollati come le stazioni – dice Cristian<br />

Gianfreda, uno degli attivisti dell’associazione 1 – questo lo ha tenuto lontano anche dalla<br />

nostra sede, dove pure l’abbiamo ospitato, talvolta. Proprio il suo isolamento ne ha fatto un<br />

facile bersaglio per qualche malintenzionato, di certo non appartenente al mondo<br />

dell’emarginazione».<br />

[...].<br />

VANNI ZAGNOLI, Gli danno fuoco mentre dorme / grave un clochard, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 12<br />

novembre 2008, p. 8.<br />

19. Accusato a torto di furto / straniero costretto a denudarsi<br />

BERGAMO. Un giovane immigrato è stato costretto dal controllore di un autobus a<br />

spogliarsi completamente davanti a tutti perché accusato di avere rubato un cellulare. E<br />

anche se alla fine il telefonino non è stato trovato, il controllore gli ha preso del denaro dal<br />

portafogli e l’ha dato alla ragazza derubata. È successo davanti a decine di passeggeri e di<br />

persone in attesa alla fermata sull’autobus della linea 8 dell’azienda di trasporto di Bergamo<br />

1 Associazione di volontariato Capanna di Betlemme.<br />

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Atb. Una ragazza si è accorta che il suo cellulare non c’era più e ha accusato del furto un<br />

giovane immigrato. Il controllore ha allora fatto arrestare l’autobus alla fermata, ha fatto<br />

mettere la scritta “Fuori sevizio” e ha fatto aspettare le persone che dovevano salire. Quindi<br />

lo ha costretto a spogliarsi, restando a torso nudo e con i pantaloni abbassati. Il tutto<br />

rivolgendogli frasi del tipo «guarda che ti mando all’ospedale», «metti le mani qua che ti<br />

spacco le dita», mentre diversi passeggeri cercavano di scagionare il giovane, dicendo che<br />

non aveva compiuto alcun furto. Il controllore ha allora costretto il giovane anche ad<br />

abbassarsi le mutande sotto gli occhi stupefatti dei testimoni. Il telefonino sparito non è stato<br />

trovato, ma il controllore si è fatto dare il portafoglio del ragazzo e gli ha preso 70 euro che<br />

ha dato alla giovane derubata, dicendo all’immigrato: «poi te li fai ridare dai tuoi amici i<br />

soldi». Il tutto è raccontato nel reclamo che alcuni dei passeggeri hanno presentato all’Atb.<br />

L’azienda ha fatto sapere che «sono in corso accertamenti per verificare eventuali<br />

responsabilità, anche alla luce delle segnalazioni arrivate». Il giovane immigrato alla fine se<br />

n’è andato e di lui non si sa più niente.<br />

Accusato a torto di furto / straniero costretto a denudarsi, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 12 novembre<br />

2008, p. 8.<br />

20. DOPO UN’AGGRESSIONE<br />

Arrestati skinhead / uno è di Forza Nuova<br />

BOLOGNA. Li hanno prima offesi e minacciati poi sono passati alle mani e ne hanno<br />

mandati in ospedale due. La polizia di Bologna ha fermato i 4 skinhead che si sono accaniti<br />

contro 6 ragazzi di ritorno da una festa di laurea dopo averli incrociati in pieno centro. La<br />

squadra mobile ha fermato Luigi Guarzoni, residente a Ravenna, responsabile provinciale<br />

del gruppo giovani di Forza Nuova, con precedenti per porto abusivo d’armi ed episodi di<br />

razzismo; Vincenzo Gerardi; Xavier Gunther Latiano; Alessandro Malaguti<br />

Arrestati skinhead / uno è di Forza Nuova, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 16 novembre 2008, p. 4.<br />

21. ROMA<br />

Aggressione razzista contro due peruviani<br />

ROMA. Un’aggressione violenta e inaspettata. Calci, pugni, insulti senza motivo. E poi il<br />

grido: «immigrati andate via». È accaduto a Villa Borghese, a Roma. Victor, cittadino<br />

peruviano e operatore ecologico di una cooperativa sociale, e un suo collega, anche lui<br />

peruviano, sono stati aggrediti mentre erano intenti a svuotare i cestini dei rifiuti nella<br />

storica villa romana. Victor, in Italia da dieci anni, vive in periferia, ha una figlia di tre anni<br />

che va all’asilo. Tre gli aggressori al grido di «straniero di m..., immigrati andatevene».<br />

Aggressione razzista contro due peruviani, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 16 novembre 2008, p.7.<br />

22. AGGRESSIONE IN STAZIONE 2<br />

Donna delle pulizie ecuadoriana insultata e picchiata a Voltri<br />

2 Alla stazione di Genova Voltri.<br />

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Agita il pugno per la rabbia. Sulla mano e sul braccio sono ancora visibili i segni della<br />

violenza subita. Ivonne Veliz, 50 anni, originaria dell’Ecuador, ma residente a Rivarolo, non<br />

dimenticherà facilmente quello che le è successo martedì scorso, nella stazione ferroviaria di<br />

Voltri, in cui a volte lavora come donna delle pulizie. È stata picchiata da un’altra donna ed<br />

è finita all’ospedale con cinque giorni di prognosi. Ora si sta riprendendo, ma dentro le è<br />

rimasta una grande angoscia. Da una parte ha paura di subire in futuro altre aggressioni.<br />

Dall’altra è piena di rabbia: «Non è giusto – dice – alzarsi la mattina per andare a lavorare ed<br />

essere trattate in questo modo». [...]. Tutto è iniziato nella sala d’aspetto, quando l’autrice<br />

dell’aggressione – «una donna con i capelli lunghi biondi, pantaloni militari e un berretto<br />

sulla testa», dice la donna – ha accusato Ivonne Veliz che aveva appena finito di lavare per<br />

terra, di averla guardata con insistenza. Quando la sudamericana le ha chiesto di spostarsi in<br />

una zona del pavimento asciutta, è diventata bersaglio di insulti razzisti: «Straniera di m.,<br />

vattene al tuo paese!». E minacce: «Che cosa vuoi? Adesso ti faccio licenziare». Ma<br />

l’aggressione fisica è iniziata quando la Veliz, uscita dalla sala d’aspetto, si trovava sulla<br />

banchina del binario: «Prima mi ha schiaffeggiato – racconta – . Poi mi ha colpito con un<br />

pugno e un calcio sullo stomaco». Dopo averla picchiata, la donna è salita sul treno ma i<br />

carabinieri della vicina stazione di Voltri, i primi ad accorrere sul posto, l’hanno individuata<br />

e fermata.<br />

P. CAL., Donna delle pulizie ecuadoriana insultata e picchiata a Voltri, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 18<br />

novembre 2008, p.31.<br />

23. ANTISEMITISMO<br />

Video e canzoni neo naziste su Internet<br />

La polizia postale rimuove il materiale del gruppo “99 Fosse” che attacca gli ebrei,<br />

rivisitando testi di brani noti<br />

ROMA. Cantano canzoni famose cambiandone i testi in chiave neonazista. Sono i 99 Fosse<br />

che mutuano il nome dai 99 Posse, band musicale rap, raggamuffin napoletana, vicina ai<br />

centri sociali, che si è sciolta nel 2005. I «Fosse» interpretano a modo loro la «Canzone del<br />

sole» di Lucio Battisti, «Azzurro» di Celentano, «Albachiara» di Vasco Rossi, «Nata sotto il<br />

segno dei pesci» di Antonello Venditti. I brani sono contenuti in un album mai pubblicato<br />

che circola però negli ambienti di estrema destra e degli skin già dalla fine degli anni<br />

Novanta.<br />

Il disco è titolato «Zyclon B» come il gas usato dai nazisti per sterminare gli ebrei nelle<br />

camere a gas. Le canzoni rivisitate nei testi inneggiano all’antisemitismo. Ecco allora “Anna<br />

non c’è” (riscrittura di «Laura non c’è» di Nek): «Anna non c’è, è andata via. L’hanno<br />

trovata a casa sua, nella soffitta di Amsterdam, ora è sul treno per Buchenwald». Oppure<br />

“Azzurro”: «Cerco nel ghetto tutto l’anno e all’improvviso eccoti qua. Sto rastrellando le<br />

soffitte di Amsterdam».<br />

E sulle note de “La canzone del sole”: «Le stelle gialle sui negozi ebrei e poi quei libri in<br />

piazza, e le lattine di benzina, sai, purifican la razza ...». [...].<br />

Su Youtube fino a ieri era possibile anche vedere i video dei 99 Fosse. Poi è intervenuta la<br />

polizia postale per bloccarne l’accesso. I video avevano una media di 26 contatti al giorno.<br />

[...].<br />

Video e canzoni neo naziste su Internet, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 20 novembre 2008, p.5.<br />

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24. REALIZZAVA UN SERVIZIO SUL RAZZISMO<br />

Troupe della Rai aggredita a Roma nel quartiere del Trullo<br />

ROMA. Una troupe delTg1 è stata aggredita sabato a Roma, nella zona periferica del<br />

Trullo, dove si era recata per un’inchiesta sull’aggressione razzista da parte di giovani<br />

italiani – in cinque sono stati arrestati – ai danni di extracomunitari. «L’aggressione violenta<br />

subita dalla troupe del Tg1 – afferma il comitato di redazione della testata – è la conferma<br />

del pesante clima di intimidazione che colpisce chi cerca di fare informazione al servizio dei<br />

cittadini. Chiunque abbia a cuore la libertà di stampa non può più tollerare che avvengano<br />

simili episodi». Anche la direzione del Tg1 condanna “duramente” l’episodio.<br />

Come ha mostrato il servizio proposto oggi nell’edizione delle 13.30, la troupe del Tg1 è<br />

stata aggredita da due persone, sopraggiunte su un auto: prima da un ragazzo incappucciato,<br />

con una sciarpa a coprire il volto, che ha spintonato la giornalista, l’operatore e il tecnico<br />

specializzato; poi da una donna; che ha insultato e minacciato più volte di morte in<br />

particolare la giornalista. La troupe del Tg1 è riuscita alla fine ad allontanarsi, scortata dai<br />

carabinieri.<br />

«Ancora razzismo e intolleranza e ancora una volta a farne le spese sono giornalisti e<br />

operatori del servizio pubblico», dice in una nota la segreteria dell’Usigrai, sottolineando<br />

che «l’aggressione della troupe del Tg1 a Roma ad opera di due persone è l’ennesima spia<br />

del clima di intolleranza che si sta facendo strada nel paese e certo non risparmia la<br />

capitale».<br />

Espressioni di solidarietà sono giunte alla Rai dal mondo politico.<br />

Troupe della Rai aggredita a Roma nel quartiere del Trullo, in Il Secolo XIX, Genova, lunedì 24 novembre<br />

2008, p.6.<br />

25. IN BASILICATA<br />

Un bonus per i figli di nome Benito e Rachele<br />

POTENZA. Il movimento sociale-Fiamma Tricolore della Basilicata darà 1.500 euro ai<br />

genitori dei bambini che nasceranno nel 2009 in cinque comuni del Potentino dove vi sono<br />

poche centinaia di abitanti. Ma a due condizioni: che il neonato si chiami Benito o Rachele e<br />

che il contributo sia utilizzato per l’acquisto della culla, di vestiti o di prodotti alimentari<br />

specifici per la prima infanzia. [...].<br />

Un bonus per i figli di nome Benito e Rachele, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 25 novembre 2008, p.3.<br />

26. Taxista assume cocaina e investe un marocchino<br />

MILANO. Un tassista, poi risultato positivo alla cocaina, ha investito volontariamente un<br />

marocchino che era uscito da un locale notturno di Milano, dopo aver rifiutato di farlo salire<br />

sull’auto per una corsa. Il marocchino ha riportato la frattura delle gambe e un trauma<br />

cranico. L’uomo è ora indagato a piede libero per lesioni aggravate e guida in stato di<br />

alterazione psicofisica dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti. L’episodio è avvenuto<br />

la notte scorsa attorno alle 4.40.<br />

Taxista assume cocaina e investe un marocchino, in Il Secolo XIX, Genova, lunedì 29 dicembre 2008, p. 7.<br />

90


91<br />

INQUIETUDINI<br />

[...].<br />

[...]. «È necessario che il prossimo Parlamento metta tra le sue priorità l’approvazione del<br />

provvedimento che introduce il reato di tortura in Italia», sottolinea Patrizio Gonnella, presidente<br />

dell’associazione “Antigone” che si batte per i diritti nelle carceri. «La proposta di legge – ricorda –<br />

è stata approvata alla Camera nel dicembre 2006 e licenziata dalla commissione giustizia del Senato<br />

nel luglio del 2007. Avrebbe dovuto approdare in aula nei giorni della crisi ma è stata lasciata<br />

morire. Eppure si tratta di un disegno di legge rapido da approvare perché è la semplice traduzione<br />

della definizione di tortura presente nella Convenzione Onu del 1984 che l’Italia ha già ratificato».<br />

Sulla stessa lunghezza d’onda Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa social forum ai tempi del<br />

G8. «Al dramma per le violenze che si consumarono a Bolzaneto si aggiunge la beffa – afferma –<br />

dall’84 al 2001 i governi italiani non hanno trovato né il tempo né la volontà per recepire nella<br />

legislazione italiana quanto previsto dalla Convenzione Onu contro la tortura». [...].<br />

[...].<br />

I.VI., 1 La sinistra «Questo Stato non prevede il reato di tortura», in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 12 marzo 2008,<br />

p.2.<br />

Considerazioni avanzate dall’estensore dell’articolo circa le vicende del processo sui fatti del G8<br />

del 2001:<br />

[...].<br />

Primo. I fatti denunciati, se sono veri, sono di una gravità inaudita per modalità ed estensione. Non<br />

si è trattato di singoli episodi isolati, ma di atti (riferiti in modo circostanziato) reiterati, compiuti da<br />

parte di molti agenti (44 imputati) e a danno di molte persone, tanto da far dire ai pubblici ministeri<br />

1 I.VI.: Isabella Villa.


che in quella caserma di Bolzaneto per tre giorni “sono stati sospesi i diritti umani”. Se non sono<br />

gruppi di fuorilegge, ma gli stessi “tutori della legge”, ad abbandonarsi a simili comportamenti, ne<br />

viene ferita, e gravemente, la credibilità delle istituzioni, dello Stato. Non c’è attenuante di<br />

“provocazione”, o scusa derivante dalla tensione o dalla fatica di quei giorni , che tenga. Far<br />

violenza gratuita su persone inermi e arrestate, insultarle, umiliarle – anche se fossero state a loro<br />

volta colpevoli di reati – è qualcosa che non può mai essere ammesso né accettato. Uno Stato che<br />

vessa e maltratta le persone private della libertà non è uno Stato democratico. Una polizia che usa<br />

lapiù di tanti insuccessi forza non per impedire reati, ma per commetterne, non può essere<br />

considerata “forza dell’ordine”. Fatti di questo genere distruggono la credibilità delle istituzioni più<br />

di tanti insuccessi dei poteri pubblici nel perseguire gli interessi generali. La gravità di essi non<br />

deriva tanto dalle oggettive sofferenze inflitte, quanto al fatto che ad agire così erano rappresentanti<br />

dello Stato.<br />

[...].<br />

Infine, un Governo degno di questo nome non potrebbe mantenere tranquillamente nei ranghi delle<br />

forze dell’ordine coloro che risulteranno aver commesso questi fatti, senza perdere ancora una volta<br />

di credibilità. Non basta una ventata di indignazione passeggera: occorre coerenza di<br />

comportamenti per il futuro. [...].<br />

VALERIO ONIDA, Lo Stato colpevole, in La Repubblica, Roma, martedì 18 marzo 2008, p. 35.<br />

92<br />

LETTURE IN FILIGRANA<br />

1. Alberto Gagliardi, capogruppo di Forza Italia nel Consiglio Comunale genovese, a<br />

proposito della questione spinosa del Teatro dell’Opera Carlo Felice, fa questa<br />

considerazione:<br />

«La verità è che non c’è più una lira, né a Roma né tantomeno a Genova. È stato un errore<br />

costruire un teatro così grande e oggi paghiamo quella scelta. Per la maggioranza dei<br />

genovesi, poi, il Carlo Felice non rappresenta una priorità».<br />

ANDREA PLEBE, Carlo Felice, scontro finale «Ripartiamo dal commissario», in Il Secolo XIX, Genova,<br />

domenica 27 luglio 2008, p.9.


Il carattere in grassetto è un nostro abuso, e perciò è totalmente arbitrario.<br />

93<br />

PING-PONG<br />

1. [...].<br />

Tremonti, che interviene su tutti gli atti del governo a ragione del suo incarico, ha chiesto<br />

che si torni ai voti numerici, abolendo i giudizi verbali. I numeri sono autorevolezza,<br />

indicano una qualifica precisa, una definizione: il nove è un nove, il sei è un sei. E il<br />

grembiulino della Gelmini indica una certa liturgia della scuola, l’indicazione che essa<br />

chiede un costume, esprime una differenza, segna il tempo dell’apprendimento del sapere.<br />

[...].<br />

GIANNI BAGET BOZZO, Se la scuola offre un’identità aiuta l’integrazione, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 26<br />

agosto 2008, p.17.<br />

2. Il Decimonono intervista alcuni studenti impegnati nella verifica dei debiti formativi e tra le<br />

varie risposte ne riportiamo una che a noi sembra significativa.<br />

[...]. «Non è possibile – aggiunge – che ogni governo che succede al precedente si senta in<br />

dovere di mettere mano all’istruzione: così si crea solo disordine, confusione. Bisognerebbe<br />

studiare un metodo efficace che ti dia la possibilità di recuperare davvero, colmare le lacune<br />

senza l’obbligo di ripetere l’anno. E avere il coraggio di mantenerlo negli anni». «Sì, così<br />

com’è ora se sei carente in una materia anche studiando d’estate non ti metti del tutto in pari<br />

con gli altri» fa eco il compagno. «Infatti – chiude Zeno – io ora mi sento preparato appena<br />

per i compiti che ci hanno assegnato durante i corsi di recupero. Ci vorrebbe un programma<br />

di sostegno più articolato che non penalizzi chi resta indietro. Non so: sono cose che vanno<br />

concordate a livello istituzionale, una volta per tutte».


F.AM., 1 «Chi è stato rimandato ha troppi impegni / Non riesce a riposare», in Il Secolo XIX, Genova, venerdì<br />

29 agosto 2008, p.21.<br />

94<br />

FRASI<br />

1. [...]. Il pensiero non è nient’altro, credo, che un’esperienza dell’incondizionalità, e non è<br />

nulla senza l’affermazione di questa esigenza: mettere in questione tutto, compreso il valore<br />

della questione, e anche il valore di verità e di verità dell’essere che apre la filosofia e la<br />

scienza. [...].<br />

Jacques Derrida<br />

2. Un uomo solo è sempre in cattiva compagnia.<br />

3. Ogni rivolta è una valvola di sicurezza.<br />

1 F. AM. = Federico Amodeo.<br />

Paul Valéry<br />

Vidiadhar Surajprasad Naipaul


1. [...].<br />

[...] il Suq è in sintonia con l’anima più profonda di Genova [...].<br />

95<br />

GENOVA<br />

RAFFAELLA GRASSI, La felice esperienza del Suq luogo d’incontro tra le culture, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

venerdì 28 dicembre 2007, p.15.<br />

2. [...].<br />

[...] Genova, città conservatrice per eccellenza, [...].<br />

[...].<br />

MAURIZIO MARESCA, Imprese al centro dei progetti portuali e un “modello Genova” per il cittadino-utente, in<br />

Il Secolo XIX, Genova, sabato 29 dicembre 2007, p.21.<br />

3. Dichiarazione d’intenti del sindaco di Genova Marta Vincenzi:<br />

[...] non dobbiamo rinunciare neppure per un giorno a ragionare a lungo termine mentre<br />

gestiamo il quotidiano. [...].<br />

GIOVANNI MARI, Il primo semestre Vincenzi / «Svolta o la città è finita», in Il Secolo XIX, Genova, domenica<br />

30 dicembre 2007, p. 24.


4. Il cardinale Angelo Bagnasco,nell’omelia di fine anno,riferendosi a Genova,<br />

propone una città cervello, non solo braccia e non solo ricovero per la vecchiaia.<br />

DANIELE GRILLO, «La città all’attacco» / Bagnasco sprona a guardare avanti, in Il Secolo XIX, Genova,<br />

mercoledì 2 gennaio 2008, p. 26.<br />

5. Ecco quattro frasi criminalmente sottratte al corpus della mostra fotografica di Maurizio<br />

Maggiani “Mi sono perso a Genova”(21 novembre 2007 – 10 febbraio 2008), Palazzo<br />

Ducale, Genova:<br />

QUANTO SIA DAVVERO LUNGA O LARGA<br />

ALTA O STRETTA LA CITTÀ DI GENOVA<br />

IO ANCORA NON LO SO VEDERE<br />

CITTÀ CON FONDAMENTA IN OGNI SUA PIÙ PICCOLA<br />

PARTE<br />

NON C’È LUOGO DELLA CITTÀ CHE SIA UNA<br />

COSA SOLA _ UNA COSA SOLA DA VEDERE<br />

UNA COSA SOLA DA ESSERE<br />

LA CITTÀ DEI GRANDI TEMPORALI HA UN ORIZZON-<br />

TE TROPPO VASTO PERCHÉ SCIROCCO E LIBECCIO<br />

LO POSSANO INGOMBRARE PER INTERO E PER<br />

SEMPRE<br />

96


6. Considerazioni del coreografo Matteo Levaggi:<br />

[...].<br />

[...]. «Ho lasciato la Liguria a dieci anni per mancanza di realtà formative professionali nella<br />

danza, ma il legame è ancora forte e non posso fare a meno di chiedermi perché questa<br />

regione così ricca di potenzialità costituisce una delle eccezioni negative nel panorama<br />

nazionale».<br />

[...].<br />

[...]. Ma quali sono i motivi della mancata frequentazione della scena genovese? «Credo che<br />

alla mancanza di fondi si aggiunga una scarsa conoscenza del settore. Mi chiedo perché, per<br />

esempio, il Teatro dell’Opera, che purtroppo non ha una compagnia di balletto e affitta la<br />

sala ballo ai privati, non abbia pensato a un progetto di residenza coreografica di ampio<br />

respiro, che potrebbe costituire il primo passo per attivare un sistema virtuoso di<br />

produzione, formazione e cicuitazione».<br />

SIMONA GRIGGIO, Levaggi, una star senza patria, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 29 novembre 2008, p. 29.<br />

97


1. Stralci da un’intervista all’architetto Gaetano Pesce:<br />

98<br />

VETRINA<br />

[...]. È un’Italia ferma, dove il coraggio si è raffreddato, [...].<br />

«Guardare i palazzi di via Garibaldi, la sfida tra le famiglie a costruire il meglio – osserva –<br />

potrebbe far rinascere la voglia di fare qualcosa che oggi non c’è». [...].<br />

[...]. Innovazione vuol dire progresso, nella medicina come nella comunicazione, nei<br />

trasporti. L’innovazione dà vitalità ai luoghi, perché anche le città invecchiano, perdono<br />

energia e bisogna fare esercizi. [...].<br />

In questo quadro, purtroppo, la scuola non aiuta: «I giovani sono frustrati? È perché non<br />

s’insegna a guardare avanti. La scuola è un luogo di rispetto del passato, mentre dovrebbe<br />

spingere la conoscenza verso il futuro». [...].<br />

ANDREA PLEBE, PESCE/Italia svegliati, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 15 novembre 2007, p.19.<br />

2. New York. Una autentica “epidemia di suicidi” si registra tra gli ex militari americani, con<br />

addirittura 120 morti a settimana, stando a quanto riferito dalla rete televisiva Cbs. Secondo<br />

la tv americana, almeno 6.256 persone che hanno fatto in passato il servizio militare si sono<br />

tolti la vita nel 2005, una media di 17 al giorno. Mentre il tasso di suicidi nella popolazione<br />

complessiva americana è dell’8,9 per 100 mila abitanti, tale valore tra gli ex militari sale a<br />

indici compresi fra 18,7 e 20,8 per 100 mila. Il dato è ancora più elevato fra i giovani di età<br />

tra i 20 e i 24 anni.<br />

Ogni giorno 17 suicidi tra ex soldati americani, in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 16 novembre 2007, p.8.


3. Giustizia per tutti sul G8? / In polizia solo promozioni<br />

Come ex ispettore della Polizia di Stato, vorrei entrare nel dibattito suscitato dall’ultima<br />

manifestazione originata dalle vicende del G8 di Genova per chiarire alcuni concetti etici.<br />

Non ci sono sconti per chi ha distrutto e bruciato la città in quei giorni. Per chi ha compiuto<br />

reati occorre una giusta pena. Mi chiedo, però, come mai non furono fermati i black bloc<br />

prima che compiessero quei reati. In altri G8 nel mondo le forze dell’ordine sono riuscite a<br />

bloccarli. Mi trovo poi d’accordo con Maggiani che domenica ha chiarito, tra altri giusti<br />

concetti, anche alcuni obblighi costituzionali. 1 Non condivido invece il pensiero dell’on.<br />

Scajola quando afferma «c’è stato qualche singolo comportamento non corretto che è stato<br />

perseguito». Probabilmente Scajola ha visto un altro film con altri attori. Basta aver seguito<br />

l'iter processuale per sapere che alla scuola Diaz ci fu «una macelleria messicana», come<br />

riferito dal vice-questore Fournier, e che al reparto Mobile di Bolzaneto furono posti in<br />

essere atti di violenza inaudita su persone in stato di fermo. A oggi nessuno è stato punito.<br />

Anzi, se Scajola volesse farci sapere i nomi dei perseguiti gliene sarei molto grato. Invece<br />

sono stati promossi a qualifiche superiori tutti – e dico tutti – i dirigenti della Polizia di Stato<br />

benché attualmente sotto processo. È stato promosso anche il funzionario che, fotografato<br />

mentre dà un calcio in faccia a un minorenne, ha avuto l’onore di fare girare sui mass media<br />

di tutto il mondo le sue gesta. Se Amnesty International ha scritto che questi episodi sono<br />

stati i più gravi in Europa dal 1945 forse dobbiamo prenderne atto. O no?<br />

Orlando Botti e-mail<br />

Ditelo a Maggiani / Lettere al Secolo XIX, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 22 novembre 2007, p.22.<br />

[...]. Ma a fare discutere è stata soprattutto la notizia della promozione di Giovanni Luperi,<br />

ex vicedirettore dell’Ucigos, nominato ieri – secondo quanto si apprende – capo del<br />

Dipartimento analisi dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), l’ex Sisde. Luperi<br />

è tra gli imputati per l’irruzione nella scuola Diaz durante il G8 di Genova. E questo ha<br />

provocato l’immediata reazione della “galassia” no global. [...].<br />

Si tratta del terzo alto dirigente di polizia coinvolto nella vicenda della Diaz a ricevere una<br />

promozione. Il 16 giugno 2006 Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova, diventò<br />

questore vicario della questura di Torino. Il 27 dicembre Francesco Gratteri venne nominato<br />

direttore della direzione anticrimine. In più c’è il caso di De Gennaro, all’epoca capo della<br />

polizia. Sostituito pochi mesi fa ma collocato nella posizione invidiabile di capo di gabinetto<br />

del ministro dell’Interno.<br />

Servizi Segreti / Luperi ai vertici dell’ex SISDE / Protestano i no global, in Il Secolo XIX, Genova, venerdì 23<br />

novembre 2007, p.3.<br />

4. In riferimento al “Digifestival” (rassegna di teatro e tecnologia che ha avuto luogo, dal 6 al<br />

9 dicembre, congiuntamente, al Dams di Imperia e al Palazzo Ducale di Genova) citiamo<br />

due dichiarazioni di altrettanti personaggi coinvolti nella manifestazione; la prima è del<br />

musicista Andrea Liberòvici, l’altra è del famosissimo Bob Wilson.<br />

[...].<br />

1 MAURIZIO MAGGIANI, Caino è anche in noi, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 4 novembre 2007, pp. 1; 19.<br />

99


«Il mio interesse verso questo mondo [tecnologico 2 ] nasce a metà degli anni Ottanta quando<br />

ho cominciato ad annoiarmi mortalmente a quasi tutti gli spettacoli teatrali che andavo a<br />

vedere – racconta ancora Liberovici – Percepivo una distanza enorme tra il linguaggio del<br />

teatro e quello del mondo. E anche se non sono certo contrario alle rappresentazioni<br />

tradizionali, credo che per le nuove opere si debbano seguire percorsi più attuali e al passo<br />

con i tempi. Bisogna evolversi in continuazione e a tutti i nostalgici del “teatro che fu”<br />

chiedo, per coerenza, di buttare via i cellulari e di spostarsi in carrozza». [...].<br />

DIEGO CURCIO, “Digifestival”, arriva Bob Wilson, in Corriere Mercantile, Genova, giovedì 29 novembre 2007,<br />

p.13.<br />

[...].<br />

L’artista americano è anche convinto che «l’interpretazione di uno spettacolo non è<br />

responsabilità del regista, dell’autore o del performer». «L’interpretazione – dice – è un<br />

affare del pubblico. Secondo me, la nostra responsabilità è nel porre domande perché, lo<br />

ripeto, se conoscessimo già le risposte non ci sarebbe motivo di metterci in gioco». [...].<br />

SILVANA ZANOVELLO, WILSON / La tecnologia libera il teatro, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 29<br />

novembre 2007, p.19.<br />

5. Allarme in Germania<br />

Ragazzi col “vizio di tagliarsi le braccia<br />

È la nuova tendenza degli adolescenti tedeschi. «Un modo per far vedere<br />

che ci sono», spiega un’inchiesta dello Spiegel<br />

BERLINO. Piccole ferite su braccia e gambe, tagli di lametta e morsi. È il nuovo<br />

drammatico fenomeno che colpisce le ragazzine tedesche e che sta creando un grande<br />

allarme in Germania. Sono infatti sempre più frequenti i casi di ragazze che si provocano da<br />

sole lesioni mediante incisioni sulla pelle, sia per un senso di generale insofferenza che per<br />

cercare disperatamente di attirare l’attenzione degli adulti. A lanciare l’allarme su un<br />

fenomeno che ancora nessuno riesce bene ad inquadrare è il settimanale “Der Spiegel”, dopo<br />

che nei giorni scorsi un’adolescente di Mittweida, in Sassonia, si era incisa da sola su un<br />

fianco una croce uncinata, affermando di averla subita da un gruppo di naziskin. La notizia<br />

aveva provocato un enorme clamore in Germania e all’estero, dopo che la ragazzina aveva<br />

affermato di essere stata brutalmente attaccata da un gruppetto di naziskin per punirla di aver<br />

preso le difese di una ragazzina extracomunitaria. Due distinti referti medici hanno invece<br />

constatato che la ragazza aveva mentito, procurandosi da sola per un evidente quanto insano<br />

desiderio di protagonismo le ferite al fianco.<br />

Il settimanale di Amburgo ha deciso a questo punto di indagare sul fenomeno ed ha fatto la<br />

sconcertante scoperta che la pratica delle autolesioni è incredibilmente diffusa tra le<br />

ragazzine tedesche. I giornalisti dello “Spiegel” hanno raccolto molte testimonianze di<br />

adolescenti che si incidono la pelle delle braccia con una lametta, si spengono la sigaretta<br />

sulla pelle o arrivano addirittura a scottarsi deliberatamente sulla piastra arroventata della<br />

cucina di casa. «All’inizio ho stretto i denti e chiuso gli occhi, ma dopo mi sono sentita<br />

meglio», ha confessato Jenny, 13 anni, che si è prodotta ripetutamente numerosi graffi con<br />

una forbice per le unghie. La ragazzina ha aggiunto che graffiarsi la pelle è diventata per lei<br />

un’abitudine e lo fa diverse volte alla settimana. Un’altra ragazzina ha dichiarato di provare<br />

2 Annotazione nostra a chiari scopi esplicativi.<br />

100


«una sensazione piacevole durante i tagli, un senso di calore ed un formicolio», mentre<br />

Alexandra, 16 anni, ha spiegato che per lei tutto è cominciato «all’inizio della mia pubertà,<br />

quando mi alzavo la mattina con le gambe graffiate a sangue. Successivamente sono anche<br />

arrivata a scottarmi le dita con la fiamma di una candela e a farmi gocciolare sulla pelle la<br />

cera bollente».<br />

«Avevo 13 anni – ha spiegato Anna, di 15 anni – quando dopo un litigio con un’amica ero<br />

così furiosa che ho cominciato a tagliuzzarmi le braccia con un coltello da cucina, poi ho<br />

continuato a farlo sempre più frequentemente, soprattutto quando a scuola prendevo brutti<br />

voti. Alla fine sulle braccia non c’era più posto, così ho cominciato a tagliuzzami le gambe e<br />

le spalle».<br />

CLAUDIO GUIDI, Ragazzi col “vizio di tagliarsi le braccia, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 23 dicembre<br />

2007, p.8.<br />

6. BIMBO IN RUSSIA<br />

Cresce con gli uccelli / parla solo cinguettando<br />

La madre, una giovane donna con gravi problemi mentali, lo ha allevato come un animale,<br />

senza mai rivolgergli la parola e lasciandolo chiuso in casa insieme a una grande quantità di<br />

volatili: un bambino di sette anni di Volgograd ora è in grado di cinguettare in varie<br />

sfumature, ma non è in grado di pronunciare una sola parola. Lo scrive il quotidiano Pravda,<br />

precisando che il piccolo ha voglia di comunicare: ma quando vede che gli interlocutori non<br />

lo capiscono, agita le braccia come se fossero ali, in un gesto di stizza. Del suo caso si<br />

occupano ora le autorità di Volgograd, che hanno fatto firmare alla madre una rinuncia e<br />

hanno ricoverato il piccolo “Mowgli” (dal nome del protagonista del “Libro della giungla”<br />

di Kipling) in un orfanotrofio. Nei prossimi giorni, il bambino verrà trasferito in un centro<br />

specializzato di assistenza. Stando agli esperti russi, la “sindrome di Mowgli” è in aumento<br />

in tutto il mondo: soltanto negli ultimi due mesi sono stati scoperti cinque bambini che<br />

avevano avuto come unici precettori gli animali. In Russia, un precedente caso aveva visto<br />

un bambino di nove anni diventare il capo di un branco di cani randagi.<br />

Cresce con gli uccelli / parla solo cinguettando, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 4 marzo 2008, p.8.<br />

7. [...] Negli ultimi 10 anni in Italia i suicidi dei ragazzi tra i 12 e 14 anni sono aumentati del<br />

170%, mentre quelli di giovani tra i 15 e i 24 del 45%. Numeri che hanno reso il suicidio la<br />

seconda causa di morte per i giovani sotto i 25 anni, con punte preoccupanti nel Nord, in<br />

particolare in Lombardia, dove ogni anno 1000-1500 giovani tentano di togliersi la vita. [...].<br />

LUCA DE CAROLIS, La psicoterapeuta «Genitori spesso assenti / I figli muoiono di solitudine», in Il Secolo<br />

XIX, Genova, sabato 3 maggio 2008, p.10.<br />

8. [...]«la politica non è un’attività chiusa in se stessa» 3 e il primo terreno di scontro è la<br />

battaglia per il dominio del pensiero collettivo. [...].<br />

PIERFRANCO PELLIZZETTI, E i “bolscevichi della libertà” imposero il pensiero unico, in Il Secolo XIX,<br />

Genova, lunedì 5 maggio 2008, p.8.<br />

3 Perry Anderson, Spectrum, Baldini Castoldi Delai.<br />

101


9. Don Antonio Mazzi, prendendo spunto dal fatto di cronaca relativo a una madre che si era<br />

dimenticata della figlia di due anni lasciandola per cinque ore in automobile, avanza<br />

l’ipotesi che riportiamo qui sotto.<br />

[...].<br />

Siamo assaliti da preoccupazioni, impegni, sollecitazioni. Agitazioni che distorcono e<br />

amplificano ogni piccola cosa, lasciandoci frastornati e intontiti. Abbiamo smarrito i tempi<br />

della riflessione e della risonanza serena delle cose che facciamo. Questa è la vera patologia<br />

che ha colpito tutti noi, rendendoci fragilissimi e ostruendoci le vie delle gestazioni<br />

quotidiane degli avvenimenti. [...].<br />

ANTONIO MAZZI, Una mamma scorda la bimba in auto perché non ha più tempo per pensare, Gente, Milano,<br />

n° 25, 19 giugno 2008, p. 20.<br />

10. [...].<br />

[...]. E poi l’impegno, così sentito quand’era a Parigi, negli anni ’60, che non l’ha mai<br />

abbandonato. «È un tema» commenta «che oggi quasi non esiste fra le preoccupazioni dei<br />

giovani scrittori. L’idea è che la letteratura sia divertimento e intrattenimento, oggi sembra<br />

pretenzioso agli scrittori giovani quello che allora a noi sembrava fondamentale: che la<br />

letteratura potesse essere uno strumento in grado di cambiare la realtà storica, sociale,<br />

culturale, morale». [...].<br />

[...]. «Un’opera maestra » afferma «lascia sempre un sedimento nella personalità, nella<br />

memoria, nella sensibilità del lettore, che dopo in maniera imprevedibile agisce attraverso la<br />

sua coscienza e le sue azioni. Per questo lo scrittore non può sfuggire una responsabilità che<br />

trascende il puramente estetico». Una letteratura che è «espressione meravigliosa della<br />

libertà umana» perché ci consente di vivere tutto quello che avremmo voluto essere. «Per<br />

questo» sostiene Vargas Llosa «la letteratura è la grande accusatrice delle società, che lungo<br />

la storia non sono state capaci di placare gli aneliti e le ambizioni degli esseri umani,<br />

obbligandoli a creare vite fittizie per riempire i vuoti. E l’attitudine critica degli scrittori è<br />

stato il motore della civiltà».<br />

[...].<br />

PAOLA DEL VECCHIO, Vargas Llosa. Lo scrittore e la società, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 17 giugno<br />

2008, p.16.<br />

11. Martedì 24 giugno 2008, ore 23.27, Radio3 Suite:<br />

“È una vergogna l’insegnamento della Storia dell’Arte in Italia”.<br />

12. Riportiamo uno dei giudizi espressi dal giornalista Roberto Onofrio sulla sentenza relativa<br />

ai fatti del G8 di Genova:<br />

[...]. Dal prossimo gennaio, gli agghiaccianti, comunque vergognosi reati commessi nel tetro<br />

edificio di Bolzaneto (violenza privata, abuso d’autorità, violazione dell’ordinamento<br />

penitenziario e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà<br />

fondamentali, falso) finiranno tutti in prescrizione. Nessuno dei condannati, dunque,<br />

sconterà mai un giorno di pena.<br />

102


[...].<br />

ROBERTO ONOFRIO, Verdetto mite, ma lo Stato riafferma il suo primato, in Il Secolo XIX, Genova, martedì 15<br />

luglio 2008, p.17.<br />

13. SUICIDIO IN INGHILTERRA<br />

Giovane si butta dal tetto incitato dalla folla<br />

LONDRA. A Derby, città dell’Inghilterra centrale, un ragazzo di 17 anni si è gettato<br />

dall’ultimo piano di un parcheggio mentre una parte della folla sottostante gli gridava<br />

«Salta!» e ne filmava con i telefonini la mortale caduta.<br />

[...].<br />

[...]. I passanti che si sono affollati hanno gridato a più riprese: “Salta”, “Fallo”,”Fa vedere<br />

quanto puoi rimbalzare”.<br />

Giovane si butta dal tetto incitato dalla folla, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 4 ottobre 2008, p.9.<br />

14. Un brevissimo passo di un pezzo giornalistico:<br />

[...].<br />

[...]. La crescente fuga all’estero di ricercatori italiani, impietosamente fotografata dalle<br />

statistiche Ocse, è una vera e propria vergogna nazionale.<br />

[...].<br />

LORENZO CUOCOLO, Atenei, riforma necessaria ma manca una strategia, in Il Secolo XIX, Genova, giovedì 23<br />

ottobre 2008, p.19.<br />

15. Radio3. Quirino Principe. Ore 23 e qualcosa. Mercoledì 29 ottobre 2008. Cito a memoria:<br />

L’Italia è all’ultimo posto nella diffusione della musica e nella formazione del gusto per<br />

la musica.<br />

16. ALESSANDRIA D’EGITTO. La tragedia si era consumata due mesi fa, in una scuola<br />

elementare alla periferia di Alessandria: un docente di matematica aveva picchiato fino alla<br />

morte un alunno di 11 anni. Il motivo? Non aveva fatto i compiti a casa. [...]. Secondo la<br />

Bbc, il docente percosse il ragazzino con un righello, poi [lo] trascinò fuori dall’aula e lo<br />

colpì brutalmente allo stomaco. Il piccolo morì in ospedale per arresto cardiaco. [...].<br />

L’episodio, oltre a scatenare l’indignazione nel Paese, ha rimesso ancora una volta in<br />

discussione il sistema scolastico egiziano che, da anni, dovrebbe essere riformato e dove i<br />

maestri, spesso giovani e inesperti, faticano a tenere a bada classi composte da 60 a 100<br />

alunni.<br />

Maestro a processo: picchiò a morte un alunno col righello, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 21 dicembre<br />

2008, p.5.<br />

103


17. BERLINO. È il coro di voci bianche più famoso del mondo, ma è piombato nella bufera in<br />

seguito ad accuse di bullismo ed abusi sessuali. Il settimanale Der Spiegel rivela che nel<br />

«Thomanerchor», il coro di 91 voci bianche tra 9 e 18 anni, fondato a Lipsia nel 1212 e<br />

diretto da Johann Sebastian Bach dal 1723 fino al giorno della sua morte nel 1750, si vive in<br />

condizioni simili a quelle di una prigione, con i più piccoli cantori esposti alle rappresaglie e<br />

alle attenzioni sessuali dei più anziani. [...].<br />

Uno psicologo ha spiegato al settimanale di Amburgo che la situazione complessiva<br />

all’interno del celebre coro è «da anni psicologicamente precaria», caratterizzata da un<br />

estremo stress anche professionale. «Chi non canta bene, non rispetta le molte regole vigenti<br />

o le critica come non più attuali – ha spiegato l’esperto – rischia l’emarginazione». [...].<br />

Bullismo e abusi sessuali nel coro di Bach, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 21 dicembre 2008, p.5.<br />

104


105<br />

SCARABATTOLE<br />

1. [...]. L’opera dei graffitari, a metà tra arte metropolitana e vandalismo, da anni è considerata<br />

per molti una sciagura, per altri un fenomeno da studiare. [...].<br />

Graffitaro professionista sorpreso nella metropolitana, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 5 gennaio 2008, p.27.<br />

[Articolo non firmato (N.d.R.)].<br />

2. [...].<br />

Che cosa sarà il Louvre trapiantato ad Abu Dhabi? Niente di particolare, probabilmente:<br />

soltanto una costruzione spettacolare in stile luna park – ideata dall’architetto Jean Nouvel –<br />

che conterà molto più del contenuto. Come per il Guggenheim di Bilbao, di Frank O. Gehry:<br />

neanche i custodi si ricordano che cosa ci sia dentro.<br />

VITTORIO SGARBI, Il Louvre ad Abu Dhabi? Questione di business, in Oggi, Milano, 16 gennaio 2008, n° 3, p.<br />

63.<br />

3. Parlando di noi italiani e della nostra lingua, l’estensore dell’articolo così conclude, o<br />

quasi:<br />

[...].<br />

[...]. La verità è che respiriamo una gran brutta aria. Rinchiusi nella classica torre di Babele,<br />

siamo dimentichi del passato, indifferenti al futuro e appesi come caciocavalli a un non<br />

esaltante presente. [...].<br />

PAOLO ARMAROLI, Gli italiani comincino a difendere la loro lingua per non dimenticare le origini e darsi un<br />

futuro, in Il Secolo XIX, Genova, in Il Secolo XIX, Genova, domenica 27 luglio 2008, p.17.


106<br />

FARFALLE METROPOLITANE<br />

1. Martedì 4 dicembre 2007. Parete destra, da monte al mare, dell’archivolto Di Vico della<br />

Nave ad Arenzano.<br />

RIDI E IL MONDO RIDERÀ CON TE ...<br />

PIANGI ... E PIANGERAI DA SOLO<br />

2. Genova, mercoledì 2 gennaio 2008, linea d’autobus 47 (Largo Merlo – De Ferrari), ore<br />

14.30 circa: un bambino – seduto dietro al sedile occupato da me – conversa con un<br />

ragazzino (probabilmente il fratello):<br />

[...].<br />

Una volta ho visto un leone che volava,<br />

era un palloncino.<br />

[...].<br />

Stessa data, linea 47 (De Ferrari – Largo Merlo), ore 19 circa, una ragazza parla al<br />

cellulare:<br />

[...].<br />

Mi ha detto: Ti auguro di veder realizzati tutti i tuoi desideri tranne uno,<br />

perché nella vita è bene aver qualcosa da desiderare.<br />

[...].


3. Giovedì 14 febbraio 2008. Genova, Stazione Brignole. Su una panchina, situata al primo<br />

binario, una scritta tra le altre; eccola:<br />

IO NON SO<br />

SE DIO ESISTE,<br />

MA SE NON ESISTE<br />

CI FA UNA FIGURA<br />

MIGLIORE<br />

4. Lunedì 21 aprile 2008. Genova, Vico del Rosario. Parete a destra del civico 9.<br />

MA CAPISCI COSA SIGNIFICA SCHIACCIARE UN PENNARELLO SUL MURO?<br />

NON SI DISDEGNI<br />

LA GENTE X BENE<br />

SE NON MI ADATTO<br />

A PORTARE LE CATENE<br />

GENOVA<br />

AnnichiLiTA<br />

MA SILENZIOSAMENTE<br />

INKAZZATA<br />

107


5. Martedì 13 maggio 2008. Ricevo da Veronica La Padula questo SMS (l’andata a capo è<br />

quella del display del cellulare):<br />

6. Il taglio dell’Ici/5<br />

Ci rimette la cultura? Amen<br />

“È ora di fioritura<br />

nei mamma<br />

natura basta<br />

rottura di pietre<br />

tetre” farfalla<br />

metropolitana<br />

Premesso che non sono berlusconiana, trovo che l’abolizione di almeno una delle tante<br />

gabelle che tartassano i contribuenti italiani a reddito fisso, quelli che fanno fatica ad<br />

arrivare a fine mese, sia la prima cosa sacrosanta fatta in questo Paese. Perciò chi se ne frega<br />

dei tagli alla cultura, che tanto in Italia è talmente costosa da essere elitaria.<br />

Ditelo a Maggiani, Lettere al Secolo XIX, in Il Secolo XIX, Genova, mercoledì 11 giugno 2008, p.18.<br />

7. Genova, venerdì 20 giugno 2008, Via San Lorenzo, ore 17.45: una signora, mentre<br />

cammina, dice affabilmente ad una delle due bambine che sta accompagnando<br />

108


[...] devi imparare a rispettare il pensiero degli altri [...]<br />

8. Un giorno qualsiasi del 2008, o del 2007? O del ...? Insegna del bar di Via XXV Aprile, 20/r<br />

a Genova.<br />

BARUFFA<br />

9. Trascrivo, dal display del cellulare (rispettando fedelmente gli arbitrari a capo del<br />

telefonino) quanto la nostra collaboratrice Veronica La Padula ci ha cortesemente inviato il<br />

6/08/2008 alle ore 19.27.40:<br />

“Vera arte salvo<br />

da diaboliche<br />

carte gioia in<br />

ogni parte”<br />

farfalla a<br />

portofino sul<br />

muro della<br />

stazione firmato<br />

melina<br />

riccio.<br />

109


10. Agosto 2008. Piazza Rosmini a Marassi.<br />

11. Giovedì 14 agosto 2008. Via Boetto. Palazzo della Regione, parete a sinistra della Chiesa<br />

del Gesù:<br />

L’INCHIOSTRO SI CANCELLA<br />

LA STORIA SI RISCRIVE<br />

MA LA VERITÀ RESTA<br />

12. Mercoledì 10 settembre 2008, ore 17. Sono in una stanza di casa mia e dalla strada<br />

giungono vari rumori, tra cui questo duetto:<br />

1 a auto colpo di clacson<br />

2 a auto uguale colpo di clacson<br />

1 a auto altro colpo di clacson<br />

2 a auto altro colpo di clacson<br />

1 a auto due colpetti di clacson<br />

2 a auto due colpetti di clacson<br />

1 a auto un colpo di clacson<br />

2 a auto un colpo di clacson<br />

1 a auto un colpo di clacson a volume un po’ più basso<br />

2 a auto un colpo di clacson a volume un po’ più basso<br />

110


1 a auto un colpo di clacson di sonorità ancora più tenue<br />

2 a auto idem<br />

1 a auto un colpo di clacson di più breve durata e di minore intensità<br />

2 a auto idem<br />

1 a auto piccolissimo e brevissimo colpo di clacson, quasi sussurrato<br />

2 a auto idem<br />

1 a auto due colpi di clacson brevi e molto sonori<br />

2 a auto silenzio<br />

1 a auto silenzio.<br />

SILENZIO<br />

13. Mercoledì 22 ottobre 2008, ore 11, Genova, Largo Merlo. Voce maschile di un venditore<br />

ambulante amplificata da un altoparlante. Cadenza meridionale.<br />

Le noci di Sorrento, le noci di Sorentooooooo<br />

cinque euro al sacco<br />

mangiate, mangiate<br />

Le noci di Sorrento, le noci di Sorentooooooo<br />

................................................................<br />

14. Fronte e retro di un segnalibro in vendita, tra molti altri, presso le Librerie Feltrinelli:<br />

111


15. Martedì 30 dicembre 2008, ore 19 circa, autobus 47, superaffollato, diretto al capolinea di<br />

Largo Merlo: voce femminile impegnata in una conversazione al cellulare.<br />

[...].<br />

Per riuscire a starti dietro dovremmo essere delle lepri.<br />

[...].<br />

16. Martedì 30 dicembre 2008, vetrina della Casa del Cioccolato Niccolò Paganini in Via di<br />

Porta Soprana.<br />

112


Ditelo a Maggiani<br />

Lettere al Secolo XIX<br />

La leggenda del santo genitore<br />

113<br />

SCHELETRI NELL’ARMADIO<br />

V A C C A R O – M A G G I A N I<br />

Come amiamo i nostri bambini? Come pensiamo alla loro felicità? E quale autorità abbiamo nello<br />

stabilire quale sia la loro felicità? Quando agiamo lo facciamo con il cuore o con l’intelletto?<br />

Pensiamo continuamente al loro bene, identificando il loro bene con ciò che è il nostro concetto di<br />

bene senza domandarci da dove arrivi questa nozione, questo concetto, come abbia fatto la sua<br />

apparizione nella nostra confusa mente. Vogliamo che si inseriscano nella società, pensando che<br />

essi si debbano alle regole che noi rispettiamo, seguendo i nostri ideali, condizionando<br />

continuamente la loro esistenza, ma ci domandiamo mai quale sia il loro bene? È forse farli pensare<br />

con la nostra testa, assumere i nostri valori come assoluti? Abbiamo un’enorme responsabilità e<br />

lasciamo che siano gli altri a dirci come adempiere a questo compito. Ci poniamo l’imperativo del<br />

fare, dell’insegnare, di farli ragionare, ma come possiamo farlo se noi stessi non siamo in grado di<br />

ragionare, di conoscere noi stessi, le nostre emozioni sensazioni, i nostri sentimenti? Crediamo forse<br />

di essere liberi? Come possiamo trasmettere la libertà quando per noi questa non è altro che una<br />

futile parola, un mero ideale? Così gli insegniamo a non vedere la realtà, a perseguire un fine dopo<br />

l’altro, a vivere in funzione di un ideale. Vogliamo garantirgli una sicurezza, dargli delle certezze<br />

che noi stessi sappiamo di non avere, e nel fare questo li gettiamo in un limbo che li porterà<br />

all’autodistruzione. Vogliamo davvero la loro felicità? Allora forse dovremmo chiederci cosa sia<br />

veramente la felicità, e se siamo felici. Gli insegniamo ad essere buoni, ma sappiamo davvero cosa<br />

sia la bontà? Bontà è forse agire in conformità a regole di condotta morali, sociali, religiose, o<br />

seguire una qualche ideologia politica? Bontà è pensare agli altri perché è giusto così? Vogliamo<br />

che i nostri figli crescano senza conoscere loro stessi, adottando dei criteri di bene e di giustizia<br />

comunemente adottati o vogliamo che siano in sintonia con i loro stati d’animo e con i loro<br />

sentimenti? Il nostro sistema educativo è strutturato in maniera da esaltare gli ideali di giustizia, di


ene, di valore, di virtù escludendo l’esistenza delle controparti, dell’ingiustizia, del male. Come<br />

pensiamo che essi possano un giorno o anche adesso essere spontanei quando li abituiamo ad agire<br />

in funzione di criteri come il premio e la punizione? Prima di qualsiasi azione essi penseranno che<br />

se agiscono in una certa maniera saranno premiati, altrimenti saranno puniti.... È questa la libertà<br />

che vogliamo per loro? È questa la libertà che vogliamo per noi? Tutti ci lamentiamo della società,<br />

della politica, ma nessuno di noi fa niente per guardarsi dentro, nessuno sembra rendersi conto da<br />

dove abbia inizio tutta questa marcescenza. La nostra giustificazione più utilizzata è che noi da soli<br />

non possiamo cambiare niente, che non possiamo cambiare cose che sono più grandi di noi, e<br />

sembriamo dimenticare che anche il fiume più grande nasce da una singola, minuscola gocciolina<br />

d’acqua. È da noi che deve partire il cambiamento, con la presa di coscienza di ciò che siamo e non<br />

di ciò che vorremmo essere, bisogna smettere di ignorare la realtà nascondendosi negli ideali. È una<br />

necessità come lo è respirare, dobbiamo mettere da parte le nostre certezze e interrogarci<br />

continuamente, purgare il nostro essere, abbiamo bisogno di capire e per farlo dobbiamo<br />

abbandonare ciò che crediamo, ciò che abbiamo imparato, ciò che ha condizionato le nostre<br />

esistenze, abbandonare noi stessi e i nostri ideali. Solo allora potremo arrivare al cuore dei nostri<br />

figli, siamo noi che dobbiamo essere loro, non viceversa, allora saremo in grado di essere giusti, di<br />

trasmettergli qualcosa che non sia solo un insieme di nozioni, dogmi, concetti e credenze. E solo<br />

allora non identificheremo il loro bene con i vuoti regali sotto l’albero che servono più a noi che a<br />

loro.<br />

ROBERTO VACCARO<br />

E-MAIL<br />

Lei ha descritto la santità, signor Vaccaro. Direi che l’ha descritta con esaustiva aggettivazione e<br />

circostanziata pertinenza. C’è una santità genitoriale, come ce n’è una per ciascuno di quelli che<br />

svolgono un servizio, hanno il compito di prendersi cura di un bambino, di uno Stato, di un<br />

giornale, di un ammalato, di... La santità non va d’accordo con le certezze, e men che meno con<br />

l’acquiescenza. La santità è nel dubbio che interroga, nel coraggio che libera, nel sacrificio che crea.<br />

Come lei può sospettare la santità è una condizione di tale fatica che quando in un giorno riusciamo<br />

a incontrare un santo, anche uno solo, possiamo dichiararci felicemente sorpresi. Le conseguenze<br />

della penuria di santi sono a disarmante evidenza della nostra quotidianità. Ma si può invitare<br />

qualcuno alla santità? Lo si può costringere, gli si può imporre? Alcuni santi di temperamento<br />

dittatoriale, Savonarola il primo che mi viene in mente, hanno pensato di sì, e hanno sbagliato i loro<br />

conti. Il meglio e il massimo che possiamo chiedere e chiederci è l’assidua attenzione ai semi sparsi<br />

di santità, per curarli e sperare di vederli fruttificare.<br />

La leggenda del santo genitore, in Il Secolo XIX, Genova, sabato 5 gennaio 2008, p.20.<br />

114


115<br />

I N D I Z I<br />

pittura e scultura a Genova dal dopoguerra ad oggi<br />

Aggiorniamo l’elenco di opere (dipinti, sculture, ecc.) presenti, dal secondo dopoguerra ad oggi,<br />

nello spazio urbano di Genova.


Nome autori, titolo dell’opera, ubicazione Nr scheda fotografica<br />

KOSTAS GEORGAKIS, 0 piazza Matteotti<br />

.<br />

0<br />

ACCADEMIA LIGUSTICA DI BELLE ARTI, Largo Pertini, 4 50<br />

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BANCA CARIGE, collezione d’arte contemporanea, Via Cassa di Risparmio, 15 1<br />

BANCA D’ITALIA, Via Dante, 3, (Reggiani F., Il varo, 1982, bronzo – fusione a cera 2<br />

persa; Sirotti Raimondo, vari dipinti astratti esposti al piano ammezzato)<br />

BANCA NAZIONALE DEL LAVORO, Largo Eros Lanfranco, 2 (2 mosaici: Rambaldi E., 3<br />

Colombo con caravella, Raccolta olive, Vasaio, Natura Morta; Maestro d’Ascia,<br />

Collocamento Marinaio; Brancaccio G., Porto di Genova, Lanterna, Pescatori con<br />

barche). 1<br />

BARBIERI VIALE MICHELANGELO, Parco di Villa Croce 4<br />

BOSCO ALDO, Via San Leonardo, 18<br />

BRANCACCIO G., Porto di Genova, Lanterna, Pescatori con barche, Banca Nazionale<br />

del Lavoro, Largo Eros Lanfranco, 2<br />

5<br />

BUKER ANDRÉ, Parco di Villa Croce 6<br />

CARLO FELICE, Teatro d’Opera, Largo Pertini 2 7<br />

CAVALLINI, La nave umana ..., 1992, via Antonio Cecchi 3 8<br />

CAVALLO ELENA Parco di Villa Gruber 4 9<br />

Cimitero di Staglieno 39<br />

CONTEMORRA LILIANA, Parco di Villa Croce 10<br />

COSTANTINO (Padre) RUGGERO, Vetrate della chiesa Sacra Famiglia e San Giorgio,<br />

1977, Via dell’Insurrezione 23- 25 aprile 1945<br />

51<br />

DEGLI ABBATI GIGI, Il mare nella storia, ’99-2000, Porto Antico 5<br />

11<br />

FIESCHI GIANNETTO, Santa Caterina che riceve la pace dalla Trinità, Santa Maria di<br />

Castello, Via Santa Maria di Castello<br />

12<br />

FIESCHI GIANNETTO, s.t., 197(?), Istituto Comprensivo San Francesco da Paola, via<br />

Bologna, 86. 6<br />

49<br />

FONDAZIONE KATINCA PRINI, Salita Dinegro 13<br />

GALLERIA D’ARTE MODERNA, Villa Serra, Via Capolungo, 3 14<br />

GAULAM VAL, Mahatma Gandhi, 22 giugno 2006, Porto Antico 15<br />

LICEO SCIENTIFICO CASSINI, Via Galata, 34 34<br />

LUZZATI LELE, Via San Vincenzo 16<br />

LUZZATI LELE, Vetrate della sinagoga, Via Giovanni Bertora, 5 17<br />

LUZZATI LELE, Scenografia scultorea, Porto Antico 18<br />

LUZZATI LELE, “Sovrapporta” del negozio Lisifiori, 1962 (?), Galleria Mazzini, 49 r, 52<br />

KAPOOR ANISH, (proprietà privata), Via XXV aprile, 12 19<br />

MUSEO D’ARTE CONTEMPORANEA, Villa Croce, Via J. Ruffini, 3 20<br />

MUSEO LUZZATI LELE, Porta Siberia 21<br />

NEBIOLO MARIO, Interventi pittorici sul muraglione di Via Dino Col 41<br />

Palazzo d’abitazione, Via Peschiera, 19, (rilievi) 33<br />

PHASE II, 1996, Sottopasso di via Cadorna 22<br />

PIANO RENZO, Bigo, Porto Antico 23<br />

1 Cartone Brancaccio. Mosaico. Salviati.<br />

2 Fotografie tratte da The Carlo Felice Opera House, Genova, Sagep, 1994.<br />

3 La presenza di questo monumento c’è stata segnalata da Mauro Ghiglione.<br />

4<br />

Courtesy Ellequadro.<br />

5<br />

ESEGUITO DA<br />

MATTIA VIGO E FIGLI<br />

MOSAICISTI IN GENOVA<br />

6<br />

La presenza di questo dipinto c’è stata segnalata daTeresa Parodi.<br />

116


PIANO RENZO, Sfera bioclimatica, Porto Antico 42<br />

PIANO RENZO, modulo architettonico, Piazza Corvetto (attualmente rimosso) 24<br />

PICASSO ALESSANDRO, L’albero della vita, 2000, Porto Antico 7 25<br />

PIOMBINO UMBERTO, San Tommaso d’Aquino, Santa Maria di Castello 26<br />

POMODORO ARNALDO, Incontro fra industria e ricerca, 1992, Istituto per le<br />

biotecnologie – I.S.T., Largo R. Benzi<br />

27<br />

POMODORO GIÒ, Sole – agli italiani nel mondo, ’89 – 2001, Stazione Marittima, Ponte<br />

dei Mille 8<br />

RAMBALDI E., Colombo con caravella, Raccolta olive, Vasaio, Natura Morta; Maestro<br />

d’Ascia, Collocamento Marinaio, Banca Nazionale del Lavoro, Largo Eros Lanfranco,<br />

2<br />

28<br />

REGGIANI F., Il leudo, via Carducci (proprietà Banco Di San Giorgio) 29<br />

REGGIANI F., Il varo, 1982, bronzo – fusione a cera persa, Banca d’Italia, Via Dante, 3 2<br />

*<br />

REPETTO FRANCO, Monumento a Guido Rossa, Largo XII Ottobre 36<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

ROSSETTI RICCARDO & STEFANO, Graffito situato all’ingresso della stazione<br />

metropolitana di Principe, 1996<br />

45<br />

ROSSI MARCO, Fabrizio De André, 2001, Piazza del Campo, bassorilievo in ardesia 9 53<br />

SERMENGHI SAURA, Fontana di Via San Sebastiano 40<br />

SIROTTI RAIMONDO, Sant’Anna e San Gioacchino, SS. Annunziata del Vastato,<br />

Piazza della Nunziata, 4<br />

SIROTTI RAIMONDO, vari dipinti astratti esposti al piano ammezzato della Banca<br />

d’Italia<br />

*<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

<br />

SOMAINI, Mosaici pavimentazione Galleria Mazzini, 2001 10 31<br />

SUSUMU SHINGU, Sculture eoliche al Porto Antico, 1992 32<br />

TAMPIERI, Bassorilievi marmorei, Via di Sottoripa, 1A 46<br />

TERRONE PIERO, Rapallo, 1976 (?), Accademia Ligustica di Belle Arti 50<br />

Bassorilievo, Via XII Ottobre (porticato del civico 12, presso il 186 r) 47<br />

Installazione della Biennale di Venezia – Porto Antico 37<br />

Monumento ai caduti della Resistenza, viale Brigata Bisagno 35<br />

Resti di piccola fontana, Via XII Ottobre 48<br />

Sculture all’Expo – Porto Antico 38<br />

Scultura in Via Renata Bianchi, Campi, Cornigliano 43<br />

Scultura situata in piazzale Marassi, antistante lo Stadio di Calcio Luigi Ferraris 44<br />

Dipinto sul fronte della palazzina di Via Siena, 10 54<br />

Monumento ai caduti del lavoro, Via Diaz 55<br />

Nostra Signora della Neve, Via Bolzaneto 56<br />

Via Corsica, 9 57<br />

7<br />

PRIMA SCULTURA AD ENERGIA SOLARE FOTOVOLTAICA DEDICATA ALL’UNIONE EUROPEA<br />

8<br />

LA “GRANDI NAVI VELOCI”<br />

E ALDO GRIMALDI<br />

DONANO QUESTA OPERA<br />

DI GIÒ POMODORO<br />

A GENOVA LA “SUPERBA”<br />

ED AL SUO PORTO<br />

LUGLIO 2001<br />

Le fotografie 31 e (31) sono tratte dall’opuscolo “Genoa - A Port on a Human Scale, a cura dell’Autorità portuale di Genova e della Stazioni<br />

Marittime s.p.a.<br />

9<br />

Realizzato a cura della Fondazione Fabrizio De André<br />

10 MOSAICI DONATI DA<br />

CAMERA DI COMMERCIO<br />

FONDAZIONE CARIGE<br />

E CON IL CONTRIBUTO<br />

DI TRAMETAL<br />

117<br />

30


A questo indirizzo sono state visualizzate le fotografie relative all’elenco:<br />

cantarenaedizioni.wordpress.com<br />

POMODORO ARNALDO, Incontro fra industria e ricerca, 1992,<br />

Istituto per le biotecnologie – I.S.T., Largo R. Benzi<br />

118


119

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