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solamente da esigenze (pur importanti) di contenimento dei costi e di riduzione delle spese, secondo una logica di massimo risparmio, ma anche dalla ben più etica necessità di garantire l’uso essenziale delle risorse che si ritengono necessarie per l’erogazione di trattamenti appropriati. Conclusioni Se al centro dell’organizzazione di tutte le forze operanti nella sanità vi deve essere la tutela della salute del cittadino, salute in un assunto più ampio ed “alto” del termine quale quello di completo benessere fisico, mentale e sociale, allora l’articolazione organizzativa del settore sanitario deputata alla tutela non può che essere quella in cui efficacia ed efficienza assumano un significato proprio che tenga conto delle peculiarità degli interessi e dei diritti sottesi. In base a tale assunto, dato un particolare tipo di bisogno, la risposta più appropriata è quella che garantisca la migliore relazione assistenziale possibile e al contempo eviti la dispersione delle risorse che si verificherebbero nel caso in cui venisse adottata una soluzione non altrettanto appropriata. Posto che la sanità va considerata come una opportunità di sviluppo per il Paese, un sistema sanitario moderno, che guarda al terzo millennio, non può ritornare ai modelli degli anni ’70 né può limitarsi alla transizione degli anni ’90 ma deve svilupparsi promuovendo la collaborazione dei diversi livelli di responsabilità. Da ciò la necessità di un cambiamento che non si esaurisca in una maggiore produttività del sistema (comunque necessaria) ma che favorisca un profondo ripensamento della organizzazione e del funzionamento del Servizio Sanitario Nazionale nel suo insieme. Intento della terza riforma del 1999 infatti, è stato quello di una ulteriore razionalizzazione del Sistema Sanitario Nazionale allo scopo di evitare che si verificassero sperequazioni nella tutela del cittadino L’Ispettore e la Società 31 provocate da esigenze di contenimento di bilancio. Attraverso l’aziendalizzazione e la regionalizzazione si è oltretutto tentato di restituire efficienza a livello gestionale alle Unità Sanitarie ed al Sistema ospedaliero. Non resta che attendere l’effettiva applicazione delle disposizioni contenute nella anzidetta riforma, seppure non si può non evidenziare un interrogativo: posto che il dirigente generale, responsabile del budget e programmazione della ASL, percepisce un premio se realizza una certa economia, occorrerà verificare se tale economia sarà il prodotto di una organizzazione efficiente ed efficace o piuttosto di una drastica riduzione delle spese. Note 1 Si ricorda che la dirigenza pubblica è stata istituita con DPR 30 giugno 1972 n. 748 quando la carriera dirigenziale è stata scorporata da quella direttiva. Questo sistema aveva una debolezza intrinseca rappresentata dal fatto che l’area dirigenziale difettava di ampi poteri e quindi i dirigenti non godevano di congrui margini di autonomia rispetto ai Ministri. A tale inconveniente il legislatore ha cercato di porre rimedio con il D. Lgs. 29/1993 che afferma il principio della netta separazione tra attività di indirizzo politico e attività di gestione, accentuando la autonomia e le attività di pertinenza del ceto dirigente. 2 In base a quanto disciplina l’art. 3 c. 6 del d.l. 502/92 (modificato dal d.l. 517/93), “tutti i poteri di gestione, nonché la rappresentanza dell’unità sanitaria locale, sono riservati al direttore generale”. 3 Cfr. Jorio Ettore in Management della salute, Anno XVI -N. 08 - 2000 4 In conformità ai principi aziendalistici, il rapporto di lavoro del direttore generale e dei suoi collaboratori (direttore amministrativo e direttore sanitario) è disciplinato dal diritto privato, si protrae per 5 anni ed è rinnovabile ma non oltre il 70° anno di età. Tale rinnovo non è supportato da garanzie, giusto segnale, questo, della tendenza a voler incentivare la corretta ed efficace gestione delle Aziende della Salute. La nomina del direttore generale spetta al Presidente della Giunta regionale, previo avviso da pubblicarsi almeno 30 gg. prima, sentito il parere del Consiglio regionale. 5 Ogni candidato deve presentare una domanda da cui risulti in possesso dei requisiti richiesti: - diploma di laurea; - documentata competenza gestionale, acquisita in attività di direzione tecnica e amministrativa di enti pubblici o privati, con incarico dirigenziale per almeno 5 anni. Qualora la Regione, entro i termini stabiliti, non abbia provveduto alla nomina del direttore generale, essa viene effettuata dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro della Sanità. Riguardo all’attività del direttore generale, nel caso in cui egli prenda dei provvedimenti in difformità rispetto al parere del direttore amministrativo e del direttore sanitario, è obbligato a motivare. Il direttore generale può delegare a svolgere le sue funzioni in caso di assenza il direttore amministrativo o il direttore sanitario; in mancanza di delega le funzioni dirigenziali vengono assunte dal più anziano (da notare che nella nuova gestione non si dà spazio all’anzianità di servizio). Se l’assenza si prolunga oltre i 6 mesi, per garantire la continuità gestionale e la buona amministrazione dell’azienda, si provvede alla sostituzione del direttore generale nei seguenti casi: - se ricorrono gravi motivi; - se la gestione presenta una condizione di grave disavanzo; - se sono state violate le leggi o i principi di buon andamento e di imparzialità dell’amministrazione. 6 Le cariche di direttore generale, direttore amministrativo e direttore sanitario sono state rese fin dall’inizio incompatibili con l’esercizio di attività politiche in seno a organi della regione, della provincia, del comune e del Parlamento. Il direttore generale non può intrattenere rapporti di tipo economico o di consulenza né con la Usl in cui esercita le sue funzioni, né con strutture concorrenziali con essa. Inoltre, la carica di direttore generale è incompatibile con la sussistenza di un rapporto di lavoro dipendente, anche in regime di aspettativa senza assegni, con la Usl in cui deve esercitare le sue funzioni (art. 3 c. 9). 7 La prestazione dei direttori amministrativo e sanitario è vincolata giuridicamente alla Regione, la quale, recita l’art. 3-bis c.8, “disciplina le cause di risoluzione del rapporto con il direttore amministrativo ed il direttore sanitario”. Si deve presumere che le motivazioni che possono determinare la risoluzione del contratto siano le stesse previste per il direttore generale al c. 7. 8 La normativa ancora vigente riguardante il Collegio dei Revisori (art. 3 c. 13 dal 4° periodo all’11°) va riferita al Collegio dei sanitari.
32 L’Ispettore e la Società - In conto proprio (Legge 6 giugno 1974, n. 298, Titolo II - Capo I, artt. da 31 a 39) - Per conto terzi (Legge 6 giugno 1974, n. 298, Titolo II - Capo II, artt. da 40 a 43) Nozione a. Autotrasportatori in conto proprio Sono autotrasportatori di cose (su strada) in conto proprio le persone fisiche o giuridiche, gli enti pubblici o privati, quando, per esigenze proprie: - eseguono il trasporto con mezzi di proprietà (o in usufrutto di soggetti persone fisiche o giuridiche, etc.), e i soggetti preposti alla guida degli autoveicoli, quando non esercitata personalmente dal titolare della licenza, risultino lavoratori dipendenti (come modificato dall’art.67 della legge 19 febbraio 1992, n.142); - il trasporto sia solo attività complementare o accessoria dell’attività principale, e non esclusiva ed economicamente prevalente; - le merci trasportate siano di loro proprietà, o, comunque, da loro prodotte e vendute, prese in comodato o in locazione o debbano essere da loro elaborate, trasformate, riparate, migliorate o tenute in deposito. Licenza - Iscrizione nell’Elenco autotrasportatori in conto proprio L’esercizio dell’attività in conto proprio è subordinato alla concessione da parte dell’Ufficio Provinciale della Motorizzazione civile di apposita licenza. La licenza è concessa per ciascun veicolo trattore e vale per i rimorchi che siano nella disponibilità della stessa impresa proprietaria, affittuaria, etc., del veicolo a motore. Nella domanda per il rilascio della licenza devono essere elencate le cose (o le classi di cose) da trasportare. Ciascun trasporto in conto proprio Autotrasportatori Scheda informativa: notizie generali e normativa di Luigi Viviani deve essere accompagnato da dichiarazione di responsabilità che le cose trasportate sono di proprietà del titolare della licenza. Le imprese di nuova costituzione possono operare con una licenza provvisoria valida 18 mesi, non rinnovabile e non prorogabile. Con il rilascio della licenza (o della prima licenza) l’autotrasportatore in conto proprio viene iscritto nell’Elenco degli autotrasportatori di cose in conto proprio istituito presso l’Ufficio provinciale della Motorizzazione Civile. Su ciascuna licenza devono essere elencate le cose (o le classi di cose) da trasportare per le quali la licenza stessa è stata rilasciata. Ogni cinque anni dalla data del rilascio, l’Ufficio Provinciale della Motorizzazione verifica d’ufficio la permanenza delle condizioni che diedero luogo al rilascio della licenza, e dà corso al procedimento di revoca in caso di sostanziali modifiche della stessa. La licenza è revocata quando sia accertato che sono venute meno le condizioni di legge che ne consentirono il rilascio. La revoca comporta la cancellazione dall’Elenco degli autotrasportatori in conto proprio. Ispezioni sulle licenze Il conducente del veicolo adibito al trasporto in conto proprio è obbligato a esibire la licenza a richiesta degli ufficiali e agli agenti di polizia stradale e dei funzionari incaricati del servizio di polizia stradale. Altri documenti di viaggio. Elenco delle cose trasportate e Dichiarazione Ciascun trasporto in conto proprio, eseguito su licenza, deve essere accompagnato: a) da un elenco delle cose trasportate, che devono essere fra quelle elencate nella licenza, sottoscritto dal titolare della licenza e dal conducente; b) da una dichiarazione del titolare della licenza dalla quale si rilevi che le cose trasportate sono di sua proprietà o rientrano fra le ipotesi indicate all’art. 31 (vedere ultima parte). Anche la dichiarazione deve portare la firma del conducente. Il conducente, a richiesta degli agenti e ufficiali di polizia stradale, deve esibire elenco delle cose trasportate e dichiarazione di responsabilità. Nozione b. Autotrasportatori per conto terzi Sono autotrasportatori di cose per conto terzi i soggetti, persone fisiche o giuridiche o raggruppamenti di esse, che svolgono attività imprenditoriale per la prestazione di servizi di trasporto contro corrispettivo. Per trasporto combinato si intende il trasporto di merci in cui l’autocarro, il rimorchio o il semirimorchio con o senza veicolo trattore, cassa mobile o conteiner, effettuano solo una parte del tragitto (iniziale o terminale) su strada, mentre l’altra parte del percorso si effettua per ferrovia, per canali di navigazione interna o per mare (art.1, comma 2, lettera f), della legge 23 dicembre 1997, n.454, come integrata e modificata dal D.L. 20 dicembre 1999, n.484, convertito, con modificazioni, in legge 18 febbraio 2000, n.27). Autorizzazioni Per effettuare il trasporto di cose per conto terzi, l’imprenditore: · deve essere iscritto nell’Albo nazionale degli autotrasportatori di cose per conto terzi; · deve richiedere e ottenere apposita autorizzazione agli Uffici Provinciali della Motorizzazione territorialmente competenti. L’autorizzazione ha una validità di 9 anni, è rinnovabile (art. 43), si riferisce sempre a ciascun autoveicolo e vale anche per il traino di rimorchi e semirimorchi che siano nella disponibilità della stessa impresa o di impresa comunque iscritta nell’Albo Autotrasportatori e fornita essa stessa
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