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L'Ispettore e la Società L'Ispettore e la Società - Aniv

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8 L’Ispettore e <strong>la</strong> <strong>Società</strong><br />

un rapporto di <strong>la</strong>voro dipendente (o,<br />

comunque, di prestazione<br />

professionale retribuita) nel caso del<strong>la</strong><br />

“pratica professionale” di cui all’art. 6<br />

del<strong>la</strong> stessa legge.<br />

Il Ministero del<strong>la</strong> Sanità, con nota<br />

prot.800.7/F.AG 366/22 del 5 marzo<br />

1985 esprimeva il parere (rectius,<br />

orientamento) che il legis<strong>la</strong>tore,<br />

nell’introdurre il requisito del<strong>la</strong><br />

“pratica professionale” non abbia<br />

inteso fare specifico riferimento a un<br />

rapporto di <strong>la</strong>voro subordinato. “Se<br />

questa, infatti,- prosegue <strong>la</strong> nota<br />

ministeriale - fosse stata <strong>la</strong> volontà<br />

degli estensori del<strong>la</strong> legge, essi<br />

avrebbero ben potuto operare un<br />

diretto rinvio all’art. 32 del<br />

Rego<strong>la</strong>mento per il Servizio<br />

farmaceutico approvato con Regio<br />

Decreto 30/09/1938, n. 1706, come<br />

sostituito dall’art. 12 del DPR 21/8/<br />

1971, n. 1275, concernente l’obbligo<br />

del tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong> farmacia di<br />

comunicare all’Autorità competente il<br />

«nome e cognome e <strong>la</strong> data di<br />

assunzione degli addetti all’esercizio<br />

stesso e di esibire tanti certificati<br />

medici quanti sono i dipendenti<br />

medesimi per comprovare che essi<br />

siano esenti da difetti e<br />

imperfezioni…».<br />

Con altra nota del 20 settembre 1985,<br />

stesso protocollo, il Ministero del<strong>la</strong><br />

Sanità ribadiva che “...il rapporto di<br />

pratica professionale non può, in ogni<br />

caso, configurarsi quale rapporto di<br />

<strong>la</strong>voro dipendente fra il tito<strong>la</strong>re e il<br />

praticante”.<br />

Conclusioni<br />

Perché nel titolo dato al<strong>la</strong> penultima<br />

parte di questa ricerca 6 abbiamo posto<br />

in evidenza <strong>la</strong> rilevanza<br />

dell’invalicabilità dei limiti di durata<br />

del tirocinio?<br />

Perché deve ritenersi che l’esclusione<br />

del<strong>la</strong> figura di <strong>la</strong>voratore e, vieppiù, di<br />

<strong>la</strong>voratore dipendente - nel soggetto<br />

che, per espresso obbligo di legge, sia<br />

tenuto a svolgere, dopo il<br />

conseguimento del<strong>la</strong> <strong>la</strong>urea o del<br />

diploma, un periodo di tirocinio ben<br />

determinato che gli darà titolo a<br />

partecipare all’esame di Stato o<br />

all’abilitazione e, quindi, a esercitare<br />

<strong>la</strong> libera professione – può farsi<br />

valere limitatamente al<strong>la</strong> so<strong>la</strong><br />

durata, fissata per legge, del<br />

periodo di praticantato o di<br />

tirocinio.<br />

Il permanere del tirocinante o del<br />

praticante presso lo studio che l’ha<br />

ospitato, oltre <strong>la</strong> durata del periodo<br />

formativo, fa insorgere tutte le<br />

problematiche connesse al<strong>la</strong><br />

compatibilità dell’attività che svolge<br />

detto soggetto (si ripete: tirocinante o<br />

praticante fino al consumarsi del<br />

periodo di pratica, ma oramai non più<br />

tale), con il quadro normativo che<br />

rego<strong>la</strong> i rapporti di <strong>la</strong>voro subordinati<br />

o autonomi.<br />

Ad ogni buon fine, <strong>la</strong> sussistenza o<br />

meno di un rapporto di <strong>la</strong>voro<br />

subordinato o autonomo o di<br />

col<strong>la</strong>borazione coordinata e<br />

continuativa, dopo il completamento<br />

del periodo di tirocinio, va accertata<br />

caso per caso, tenendo in conto che il<br />

più delle volte ci si trova di fronte a<br />

un libero professionista (perché,<br />

poniamo, il praticante nel frattempo,<br />

pur continuando a rimanere nello<br />

studio, nel<strong>la</strong> farmacia , etc, ha<br />

superato l’esame di Stato e si è anche<br />

iscritto all’Albo professionale), e<br />

quindi non sempre sono agevolmente<br />

individuabili i requisiti richiesti per<br />

l’attribuzione al soggetto de quo di<br />

una precisa figura di prestatore di<br />

<strong>la</strong>voro (ai confini, sempre vaghi e<br />

opinabili, fra locatio operis e locatio<br />

operarum).<br />

Nota a margine<br />

Nel caso sottoposto tempo addietro<br />

all’esame e al parere dello scrivente<br />

da parte del<strong>la</strong> Direzione regionale<br />

del<strong>la</strong> Campania, si discettava sul<strong>la</strong><br />

assicurabilità di praticanti o<br />

tirocinanti di farmacie, a seguito di un<br />

risentito contenzioso da parte del<strong>la</strong><br />

categoria interessata.<br />

In proposito, si espresse l’avviso,<br />

senza entrare nel merito degli<br />

accertamenti che hanno dato luogo<br />

al<strong>la</strong> controversia, che il “dichiarato”<br />

periodo di tirocinio professionale che<br />

escluderebbe l’instaurazione di un<br />

rapporto di <strong>la</strong>voro fra il tito<strong>la</strong>re del<strong>la</strong><br />

farmacia e il tirocinante, dovesse,<br />

intanto, essere dimostrato con idonea<br />

documentazione.<br />

Ma sarebbe stato vieppiù utile e<br />

decisivo acquisire ulteriori notizie, in<br />

partico<strong>la</strong>re, sul titolo di studio in<br />

possesso del tirocinante.<br />

Si tenga presente, infatti, che se il<br />

soggetto trovato nel<strong>la</strong> farmacia è un<br />

<strong>la</strong>ureato in farmacia, l’attuale<br />

normativa prevede, come è stato già<br />

sopra precisato , che il tirocinio<br />

legale (6 mesi) sia effettuato nel corso<br />

di studi e, quindi, prima del<strong>la</strong> <strong>la</strong>urea.<br />

Se, invece, il soggetto è <strong>la</strong>ureato in<br />

chimica e tecnologia farmaceutica, il<br />

tirocinio legale (6 mesi) è<br />

obbligatoriamente previsto dopo <strong>la</strong><br />

<strong>la</strong>urea.<br />

Nel primo caso, non può<br />

correttamente par<strong>la</strong>rsi di tirocinio,<br />

che si è esaurito nel corso degli studi;<br />

nel secondo caso, il tirocinio, se<br />

provato e documentato, non può,<br />

comunque, avere superato il limite dei<br />

sei mesi. Oltre il quale, come nel<strong>la</strong><br />

prima ipotesi, si pone in capo<br />

all’ispettore il problema<br />

dell’assicurabilità del soggetto.<br />

Note<br />

1 l’art. 2231 c.c. stabilisce che il<br />

soggetto che esercita un’attività<br />

professionale per <strong>la</strong> quale è fatto<br />

obbligo dell’iscrizione all’Albo, non<br />

ha titolo per l’azione diretta al<br />

pagamento del compenso se non è<br />

iscritto.<br />

2 il ddl governativo prevedeva<br />

l’esclusione dall’accesso all’Albo dei<br />

dottori commercialisti dei giovani in<br />

possesso del<strong>la</strong> c.d. <strong>la</strong>urea triennale.<br />

Preclusione ora superata.<br />

3 Dati da ” Il Sole 24 ore” riferiti<br />

all’anno 2000.<br />

4 art. 18, comma 1, lettera d)<br />

5 art. 18, comma 1, lettera e). Con<br />

D.M. 25 marzo 1998, n. 142 (in G.U.<br />

n. 108/1998) è stata attuata <strong>la</strong> delega<br />

per l’emanazione di norme aventi ad<br />

oggetto iniziative di tirocini pratici (v.<br />

art. 3, commi 1, 2 e 3 e art. 4, comma<br />

1).<br />

6 v. punto B).

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