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Ferdinando Fabbri - Provincia di Rimini

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Tema naturalmente impegnativo, molto <strong>di</strong>fficile da affrontare perché, certo, non è che in<br />

un comprensorio industriale si può porre all’or<strong>di</strong>ne del giorno la questione <strong>di</strong> riduzione<br />

degli orari <strong>di</strong> lavoro, anche se il tema della riduzione o della rimodulazione degli orari <strong>di</strong><br />

lavoro su un trend decrescente, secondo me resta un tema <strong>di</strong> grande importanza, ma<br />

certamente nella con<strong>di</strong>zione determinata in cui ci trovavamo non era possibile porre,<br />

non è possibile porre un’esigenza <strong>di</strong> questo genere.<br />

E tuttavia, lavorando, è egualmente emersa una possibilità <strong>di</strong> fare qualcosa che comporti<br />

un significativo, non marginale guadagno <strong>di</strong> benessere.<br />

Forse vi è già stato detto stamattina che tipicamente le imprese <strong>di</strong> quell’area, la maggior<br />

parte delle lavoratrici che stanno là, fanno una pausa <strong>di</strong> due ore, molto lunga, è<br />

quasi un reperto archeologico oggi una pausa <strong>di</strong> due ore, e allora si è cominciato a<br />

ragionare sulla possibilità <strong>di</strong> contrarre questa pausa in modo da poter uscire un’ora<br />

prima la sera, <strong>di</strong> ridurre le due ore ad una in modo da guadagnarne una <strong>di</strong> uscita la sera.<br />

Cos’è interessante <strong>di</strong> questa cosa, che è una cosa molto piccola naturalmente ma qui<br />

per sottolineare...<br />

La cosa interessante è che lavorando insieme alle persone - tenete a mente quel punto<br />

delle risorse cognitive - si è capito, abbiamo capito, e loro hanno esplicitato, il fatto che<br />

l’ora che hanno a <strong>di</strong>sposizione durante la pausa pranzo e l’ora che potrebbero guadagnare<br />

la sera non sono affatto <strong>di</strong> eguale valore.<br />

Quantitativamente sono sempre 60 minuti, ma nel loro vissuto, nel modo in cui vengono<br />

vissute, non sono affatto due cose uguali, per ragioni che forse si possono immaginare<br />

abbastanza facilmente perché un conto è avere un’ora a <strong>di</strong>sposizione quando si sa che<br />

la giornata non è ancora finita, che bisogna correre, fare questo, fare quest’altro, sistemare<br />

la casa, eccetera, eccetera, e un conto è avere un’ora a <strong>di</strong>sposizione quando si sa<br />

che la giornata <strong>di</strong> lavoro è finita, detta proprio banalmente, uno se la gode molto <strong>di</strong> più.<br />

Ma questo elemento è potuto venir fuori proprio perché si è lavorato insieme alle persone<br />

interessate, questo tipo <strong>di</strong> conoscenza dei problemi e delle opportunità è la loro e<br />

solo se loro sono presenti può venire fuori, e solo se si lavora in un certo modo può<br />

venire fuori questo, perché neanche un questionario, dopo che lo si sa, certo, uno fa un<br />

questionario e chiede cosa bisogna fare, ma per farla venire fuori questa cosa è necessario<br />

un <strong>di</strong>alogo, è necessaria una forma <strong>di</strong> comunicazione calda, per così <strong>di</strong>re, in cui si<br />

possono portare le esperienze, il vissuto, per l’appunto.<br />

Quin<strong>di</strong> questo - concludo su questo punto - <strong>di</strong>ce che anche la questione dei piani, dei<br />

tempi e degli orari non va considerata una questione meramente ingegneristica, <strong>di</strong> combinazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse grandezze.<br />

Il tempo che si tratta <strong>di</strong> organizzare non è il tempo della fisica classica, una grandezza<br />

omogenea, astratta, che conta per la sua quantità, è il tempo vissuto dalle persone, <strong>di</strong><br />

cui contano i significati e <strong>di</strong> questi significati sono portatrici le persone stesse.<br />

Quin<strong>di</strong> è un problema che i pianificatori da soli non possono risolvere se non in un rapporto<br />

<strong>di</strong> interazione con i <strong>di</strong>retti interessati del tipo che ho cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>re.<br />

Di questo, per esempio, si sono accorti molto bene, da molto tempo, i pianificatori del<br />

territorio.<br />

Esattamente lo stesso <strong>di</strong>scorso vale per i luoghi, per lo spazio, costruito e non.<br />

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