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Ferdinando Fabbri - Provincia di Rimini

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In<strong>di</strong>ce<br />

<strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Fabbri</strong><br />

Presidente della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Catherine Grelli<br />

Assessore alle Pari Opportunità della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

“Ragioni e temi” del Convegno<br />

Loredana Urbini<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità <strong>Provincia</strong>le<br />

“Importanza delle azioni Positive nel rapporto tra<br />

politiche del lavoro e politiche <strong>di</strong> conciliazione”<br />

Rossella Salvi<br />

Responsabile Ufficio Statistica delle <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

“Le statistiche <strong>di</strong> genere non sono le statistiche sulle donne:<br />

anticipazioni dall’Osservatorio <strong>di</strong> genere”<br />

Paola Bosi<br />

Responsabile Servizio Politiche <strong>di</strong> Pari Opportunità<br />

Regione Emilia Romagna<br />

“Le strategie della Regione Emilia-Romagna<br />

per la conciliazione tra tempi <strong>di</strong> vita e tempi <strong>di</strong> lavoro”<br />

Lucia Baleani<br />

Presidente del Comitato per la promozione dell’impren<strong>di</strong>toria<br />

femminile della Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

“L’impresa e i tempi della città”<br />

Antonella Beltrami<br />

Assessore alle Pari Opportunità del Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

“Comune capoluogo, una esperienza in itinere!”<br />

(Banca delle ore, Banca del Tempo)<br />

Maria Merelli<br />

LeNove stu<strong>di</strong> e ricerche<br />

“Strategie <strong>di</strong> conciliazione nelle piccole e me<strong>di</strong>e imprese”


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Meris Soldati<br />

Segretaria Generale CGIL <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

“Tempi delle aziende/tempi delle donne: l’incontro possibile”<br />

l’esperienza promossa dalla CGIL in Valconca<br />

Lea Battistoni<br />

Direttore Generale Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali<br />

“La promozione delle azioni positive per la flessibilità:<br />

Art. 9 Legge 53/00 un’opportunità per le aziende”<br />

Alessandro Montebugnoli<br />

Presidente dell’Associazione Servizi Nuovi<br />

La metodologia dei “laboratori <strong>di</strong> politica sociale”<br />

Leonora Battistini<br />

Presidente Artemis<br />

“Il progetto EQUAL Donne e Lavoro: percorsi <strong>di</strong> carriera e<br />

armonizzazione con la vita familiare.”<br />

D. Rita Bal<strong>di</strong>ni<br />

Coor<strong>di</strong>natrice UIL Pari Opportunità della Regione Emilia Romagna<br />

“I ni<strong>di</strong> aziendali, luci ed ombre, le esperienze avviate<br />

in Emilia Romagna”<br />

Roberta Donolato<br />

Vice Presidente Commissione Nazionale per la parità e<br />

le Pari opportunità tra uomo e donna


Introduzione<br />

Il Convegno viene proposto per stimolare l’applicazione completa e l’utilizzo <strong>di</strong>ffuso delle<br />

opportunità offerte dalla Legge 8 marzo 2000, n.53, che ha introdotto nel nostro or<strong>di</strong>namento<br />

nuove ed importanti <strong>di</strong>sposizioni per il sostegno alla maternità e alla paternità, per il<br />

<strong>di</strong>ritto alla cura, alla formazione e per il coor<strong>di</strong>namento dei tempi delle città.<br />

L’obiettivo della Legge è quello <strong>di</strong> promuovere un equilibrio tra tempi <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> cura,<br />

<strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> relazione, me<strong>di</strong>ante quattro principali assi d’intervento:<br />

1. l’istituzione dei conge<strong>di</strong> dei genitori e l’estensione del sostegno ai genitori <strong>di</strong> soggetti<br />

portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap;<br />

2. l’attivazione <strong>di</strong> misure a sostegno della flessibilità d’orario con il coinvolgimento<br />

delle imprese;<br />

3. il coor<strong>di</strong>namento dei tempi <strong>di</strong> funzionamento delle città;<br />

4. la promozione dell’uso del tempo per fini <strong>di</strong> solidarietà sociale.<br />

La conciliazione riguarda sia la qualità della vita che la competitività del sistema produttivo,<br />

in questo senso persone, aziende, pubbliche amministrazioni devono porsi un unico<br />

obiettivo: l’attivazione <strong>di</strong> politiche concordate per l’armonizzazione dei tempi, mettendo<br />

in campo tutti gli strumenti <strong>di</strong>sponibili, ma soprattutto una grande volontà.<br />

Le esigenze <strong>di</strong> flessibilità delle imprese devono conciliare con le necessità <strong>di</strong> flessibilità<br />

delle persone e delle famiglie: solo l’incontro <strong>di</strong> queste due esigenze porterà a dei benefici<br />

reali in termini sociali.<br />

La pluralità degli attori deve formalizzare un “patto sul tempo” che renda conciliabili i<br />

tempi <strong>di</strong> vita; occorre realizzare un sistema sociale <strong>di</strong> organizzazione del lavoro che sia<br />

amichevole e che sia inserito nell’intervento <strong>di</strong> programmazione degli enti pubblici,<br />

soprattutto degli enti locali, che attraverso le politiche dei Tempi ed orari delle città<br />

hanno le leve per “fare la <strong>di</strong>fferenza”.<br />

In questa ricerca <strong>di</strong> conciliazione, determinanti si rivelano i fattori esterni al rapporto <strong>di</strong><br />

lavoro, quali la quantità e la qualità dei servizi <strong>di</strong>rettamente funzionali alle azioni sociali,<br />

dai trasporti ai servizi <strong>di</strong> istruzione, sanitari, <strong>di</strong> assistenza, ecc., che, influenzano profondamente,<br />

i contenuti, le modalità organizzative e quin<strong>di</strong> il “costo” del tempo de<strong>di</strong>cato<br />

alle azioni sociali.<br />

Favorire una cultura che mette al centro della società la persona nella sua completezza<br />

e, non la persona nei singoli ruoli (lavoratore, genitore, citta<strong>di</strong>no, utente, ecc.), è l’elemento<br />

strategico per comprendere appieno l’importanza del grande lavoro <strong>di</strong> conciliazione<br />

dei tempi che occorre oggi portare avanti.<br />

La Consigliera <strong>di</strong> Parità L’Assessore alle Pari Opportunità<br />

Loredana Urbini Catherine Grelli


Progetto e<strong>di</strong>toriale<br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Parità<br />

Segreteria organizzativa<br />

P. le Bornaccini 1 - 47900 <strong>Rimini</strong><br />

Coor<strong>di</strong>namento e redazione<br />

Na<strong>di</strong>a Carlini _ Ufficio <strong>di</strong> Supporto Assessorato <strong>Provincia</strong>le alle Pari Opportunità<br />

Laura Capelli _ Ufficio Consigliera <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> Parità<br />

Progetto grafico Colpo d’occhio<br />

La trascrizione non è stata rivista da tutti i relatori.<br />

E’ stata rispettata la forma del parlato.


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

<strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Fabbri</strong><br />

Presidente della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

Il nostro incontro è <strong>di</strong> grande importanza perché affrontiamo un tema, “I tempi <strong>di</strong> vita”,<br />

estremamente attuale nella sua modernità, poiché l’aspirazione ad avere tempi <strong>di</strong> vita<br />

con qualità è sempre più <strong>di</strong>ffusa, sempre più moderna, sempre più accentuata.<br />

L’aspirazione a migliorare, ad organizzare meglio, il rapporto fra tempo e qualità <strong>di</strong> vita<br />

è per certi aspetti in controtendenza rispetto a come sta marciando la società, ai tempi<br />

nostri, ad un mondo sempre più sincopato, coi suoi ritmi sempre più accentuati, dove<br />

<strong>di</strong>rei manca proprio un’ecologia del tempo.<br />

È un mondo che <strong>di</strong>ventando sempre più piccolo, accelera in maniera ossessiva i suoi<br />

ritmi, come il pattinatore quando si trova a fare un giro su se stesso, quando accelera<br />

la rotazione.<br />

Ed è una società in cui, anche per forza <strong>di</strong> cose, non vi è più rispetto del tempo.<br />

Basti pensare come nelle famiglie si senta sempre più l’esigenza <strong>di</strong> produrre red<strong>di</strong>to, <strong>di</strong><br />

rispondere ad una competizione avvertita anche a livello in<strong>di</strong>viduale.<br />

Basti pensare come sia sempre più complicato organizzare il rapporto con i figli e il<br />

tempo proprio ed il tempo della famiglia e quello dei figli. Un insieme <strong>di</strong> cose dal quale<br />

emerge la <strong>di</strong>fficoltà a conciliare, da una parte, il desiderio <strong>di</strong> avere tempi <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> qualità,<br />

e, dall’altra, i ritmi <strong>di</strong> una società che non riesce sempre ad essere funzionale all’aspirazione<br />

degli in<strong>di</strong>vidui e delle famiglie.<br />

L’argomento che oggi affrontiamo è dunque stimolante, sia sotto il profilo delle questioni<br />

generali che degli aspetti specifici.<br />

In quest’ultimo caso vi è l’esigenza <strong>di</strong> fare il punto sulla legge 53 del 2000. Una legge<br />

che giu<strong>di</strong>co ad alta civiltà, moderna.<br />

Perché insisto sull’aggettivo moderno? Perché cerca innanzitutto <strong>di</strong> sostenere la maternità<br />

e la paternità, mettendo in campo una categoria culturale ben precisa: il <strong>di</strong>ritto alla<br />

cura ed alla formazione, che poi si sposa tutto sommato con il sostegno alla maternità<br />

e alla paternità, e infine il coor<strong>di</strong>namento dei tempi della città.<br />

Cerca insomma <strong>di</strong> proporre un’idea abbastanza organica <strong>di</strong> ecologia del tempo e <strong>di</strong><br />

rispetto delle esigenze dei citta<strong>di</strong>ni e delle famiglie <strong>di</strong> potersi organizzare in maniera tale<br />

da curare la propria crescita, soggettiva, personale, la propria crescita professionale e<br />

sviluppare un contesto che rispetti questa crescita.<br />

Quin<strong>di</strong> è una legge importante, sulla quale è utile fare il punto, anche perché a me sembra<br />

che per quanto riguarda alcuni aspetti in<strong>di</strong>viduali, la legge abbia raggiunto gli obiettivi<br />

che si prefiggeva, ma per quanto riguarda l’organizzazione più complessiva della<br />

comunità essa è in gran parte inapplicata o comunque è sotto applicata.<br />

Ecco perché occorre, come prima riflessione, fare il punto, il consuntivo, vedere gli elementi<br />

<strong>di</strong> forza che sono stati attivati, e vedere ancora anche, purtroppo, i tanti spazi critici<br />

che emergono dalla non sufficiente applicazione della legge.<br />

I punti forti sono quelli che ho già detto, quando parliamo <strong>di</strong> idea moderna e civile della<br />

famiglia, <strong>di</strong> responsabilità dentro la famiglia, del tema della genitorialità, ed anche della<br />

specificità femminile, perché poi non <strong>di</strong>mentichiamoci che, certo, si parla <strong>di</strong> maternità e<br />

5


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

paternità, ma si cerca anche <strong>di</strong> tener conto come poi in realtà molti pesi siano a carico<br />

delle donne, e organizzare in un certo modo la legge vuol <strong>di</strong>re anche vedere <strong>di</strong> ripartire<br />

questi pesi o comunque riuscire a renderli meno gravosi.<br />

E dunque, insisto, la legge, secondo me, si colloca correttamente in questo senso,<br />

rispecchiando correttamente il tema della famiglia e le pari responsabilità che vanno<br />

assunte dentro la famiglia.<br />

Così come punti <strong>di</strong> forza sono tutti i percorsi in<strong>di</strong>viduali, sia per la cura che per la formazione.<br />

L’aspetto che forse è più in ombra è come questa organizzazione della famiglia e delle<br />

responsabilità dentro la famiglia poi si rifletta, si rispecchi nella comunità, nella società<br />

organizzata.<br />

Qui c’è forse un po’ un ritardo nostro, degli enti pubblici, anche degli enti locali, perché percorsi<br />

<strong>di</strong> formazione ma anche percorsi per un uso migliore del tempo da parte delle persone,<br />

delle famiglie, non sono stati particolarmente definiti o particolarmente incentivati.<br />

Quin<strong>di</strong> vi è indubbiamente un ritardo. Un ritardo in parte comprensibile perché non possiamo<br />

credere che sia possibile definire tutto attraverso dei progetti, dei piani e delle leggi.<br />

Vi sono tracce <strong>di</strong> una cultura un po’ organicistica da parte anche delle correnti più<br />

democratiche, più attente, nella volontà <strong>di</strong> definire un po’ tutto.<br />

L’idea del piano dei tempi della città nasce tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni<br />

‘90, fine anni ’80. L’ipotesi <strong>di</strong> piani regolatori del tempo e della città, che la legge riprende,<br />

è, secondo me, piuttosto velleitaria: è come cercare <strong>di</strong> partire dalla cornice per definire<br />

un quadro preciso, per definire un’immagine precisa, piuttosto che partire dal foglio<br />

bianco, dal <strong>di</strong>segno e dai colori per realizzare un quadro.<br />

Invece noi abbiamo l’idea che basti fare una buona cornice per riuscire già a definire un<br />

soggetto, dei colori e una storia, l’idea che tutto sommato col piano o col progetto si<br />

possa profilare la società, le abitu<strong>di</strong>ni, le culture, l’organizzazione delle famiglie e le scelte<br />

in<strong>di</strong>viduali.<br />

Non è così, non ce la facciamo, tant’è vero che i piani regolatori del tempo, quei pochi<br />

che sono stati fatti - perché ne sono stati fatti <strong>di</strong>versi in Emilia-Romagna (c’era anche<br />

una legge regionale che, fra l’altro, dava i contributi) - restano sulla carta, rimangono<br />

valutazioni sociologiche interessanti, proposte anche interessanti, ma che poi si scontrano<br />

con una realtà che è organizzata attraverso la logica ovviamente del lavoro, del<br />

red<strong>di</strong>to, del mercato, del profitto.<br />

Allora dovremmo cercare, anche partendo dal consuntivo <strong>di</strong> questa legge, <strong>di</strong> riflettere su<br />

questioni concrete, su ipotesi concrete, su progetti <strong>di</strong> lavoro concreti, che investano la<br />

famiglia, che investano i percorsi in<strong>di</strong>viduali, che investano la propria professionalità, che<br />

investano un rapporto con il mercato del lavoro più informato, più orientato.<br />

Partiamo da qui per costruire, pian piano, anche un contesto che inizi a funzionare in<br />

maniera più equilibrata, con più armonia.<br />

E non salviamoci invece la coscienza facendo piani che poi, <strong>di</strong> fatto, nessuno applicherà,<br />

che rimangono, <strong>di</strong> fatto, sulla carta.<br />

Affi<strong>di</strong>amoci ad una cultura <strong>di</strong> governo, meno propagan<strong>di</strong>stica, meno massimalistica, più<br />

orientata, se è possibile, a progetti, ad esperienze concrete, piccole esperienze che<br />

6


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

<strong>di</strong>ventano il seme <strong>di</strong> una pianta più verde, rispetto spesso alle piante grigie o comunque<br />

già ingiallite che ve<strong>di</strong>amo nascere nel nostro orto.<br />

Questo è secondo me l’unico modo per riuscire ad incidere, altrimenti facciamo bei<br />

convegni, bei ragionamenti, ci troviamo d’accordo e poi la realtà appunto continua a<br />

marciare per conto proprio.<br />

Allora, e concludo, penso che anche attraverso queste iniziative possa essere utile mettere<br />

in campo momenti <strong>di</strong> lavoro, coi quali in<strong>di</strong>viduare percorsi positivi, che producono<br />

un risultato positivo.<br />

Tanti percorsi, tante esperienze, tante ipotesi, tanti modelli, che assieme concorrono a<br />

rimodellare il tempo, organizzare la vita, dargli maggiore qualità, rispettare maggiormente<br />

le scelte, le esigenze, dell’in<strong>di</strong>viduo e delle famiglie.<br />

Penso che sia l’unico modo per affrontare concretamente un tema così complesso e<br />

delicato come quello <strong>di</strong> quest’oggi.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie Presidente.<br />

Mi presento, sono Natascia Ronchetti, io mi limiterò a coor<strong>di</strong>nare questo convegno e a<br />

presentarvi le relatrici.<br />

Per prima cosa però io vorrei salutare Roberta Donolato, che è appena arrivata, e vorrei<br />

invitarla a sedersi qui con noi, Roberta Donolato è la Vice Presidente della<br />

Commissione Nazionale Pari Opportunità.<br />

Come ha già ampiamente e bene illustrato il Presidente della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

<strong>Fer<strong>di</strong>nando</strong> <strong>Fabbri</strong>, questo è un convegno che si propone <strong>di</strong> fare il punto sulla legge 53,<br />

la legge che ha previsto una serie <strong>di</strong> azioni per promuovere le Pari Opportunità attraverso<br />

anche l’armonizzazione degli orari e dei tempi della città.<br />

Nel corso <strong>di</strong> questo convegno affronteremo vari aspetti, cercheremo anche <strong>di</strong> capire<br />

che cosa è stato avviato, ascolteremo le riflessioni <strong>di</strong> numerose relatrici che porteranno<br />

il loro contributo, che deriva ovviamente dal campo in cui operano, quin<strong>di</strong> quello dell’impren<strong>di</strong>toria,<br />

quello dell’ente pubblico, quello dei sindacati.<br />

Io non vi voglio annoiare a lungo e passerei subito la parola all’Assessore Catherine Grelli.<br />

Catherine Grelli<br />

Assessore alle Pari Opportunità della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

E’ con piacere che introduco quest’importante giornata <strong>di</strong> confronto su un tema <strong>di</strong> particolare<br />

interesse: la ricerca <strong>di</strong> un giusto equilibrio tra tempi <strong>di</strong> vita e tempo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Il titolo: “I TEMPI DI VITA - Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na, cosa è cambiato dopo la<br />

Legge 53/00”, pone l’accento sull’obiettivo <strong>di</strong> questa giornata, che intende stimolare un<br />

<strong>di</strong>battito e avviare, nel nostro territorio, un confronto, fra tutte le parti sociali, sulla conciliazione<br />

della qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori, con i bisogni delle imprese,.<br />

7


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Per questo occorre in<strong>di</strong>viduare un percorso comune, affinché le criticità si trasformino<br />

in opportunità e le <strong>di</strong>fferenze in valore.<br />

Con la Consigliera <strong>di</strong> parità, abbiamo proposto questo Convegno per stimolare l’applicazione<br />

completa e l’utilizzo <strong>di</strong>ffuso delle opportunità offerte dalla Legge 8 marzo 2000,<br />

n.53, che ha introdotto nel nostro or<strong>di</strong>namento nuove ed importanti <strong>di</strong>sposizioni per il<br />

sostegno alla maternità e alla paternità, per il <strong>di</strong>ritto alla cura, alla formazione e per il<br />

coor<strong>di</strong>namento dei tempi delle città, me<strong>di</strong>ante quattro principali assi d’intervento:<br />

5. l’istituzione dei conge<strong>di</strong> dei genitori e l’estensione del sostegno ai genitori <strong>di</strong> soggetti<br />

portatori <strong>di</strong> han<strong>di</strong>cap;<br />

6. l’attivazione <strong>di</strong> misure a sostegno della flessibilità d’orario con il coinvolgimento<br />

delle imprese e il sostegno delle Organizzazioni sindacali;<br />

7. il coor<strong>di</strong>namento dei tempi <strong>di</strong> funzionamento delle città;<br />

8. la promozione dell’uso del tempo per fini <strong>di</strong> solidarietà sociale.<br />

La conciliazione riguarda sia la qualità della vita che la competitività del sistema produttivo,<br />

in questo senso persone, aziende, pubbliche amministrazioni devono porsi un<br />

unico obiettivo: l’attivazione <strong>di</strong> politiche concordate per l’armonizzazione dei tempi,<br />

mettendo in campo tutti gli strumenti <strong>di</strong>sponibili, ma soprattutto una grande volontà.<br />

I bisogni <strong>di</strong> flessibilità delle imprese devono conciliare con le necessità <strong>di</strong> flessibilità<br />

delle persone e delle famiglie: solo l’incontro <strong>di</strong> queste due esigenze porterà a dei benefici<br />

reali in termini sociali.<br />

La pluralità degli attori deve formalizzare un “patto sul tempo” che renda conciliabili i<br />

tempi <strong>di</strong> vita; occorre realizzare un sistema sociale <strong>di</strong> organizzazione del lavoro che sia<br />

amichevole e che sia inserito nell’intervento <strong>di</strong> programmazione degli enti pubblici,<br />

soprattutto degli enti locali, che attraverso le politiche dei Tempi ed orari delle città<br />

hanno le leve per “fare la <strong>di</strong>fferenza”.<br />

Proprio per questo nella ricerca <strong>di</strong> conciliazione, determinanti si rivelano i fattori esterni<br />

al rapporto <strong>di</strong> lavoro, quali la quantità e la qualità dei servizi <strong>di</strong>rettamente funzionali alle<br />

azioni sociali, dai trasporti ai servizi <strong>di</strong> istruzione, sanitari, <strong>di</strong> assistenza, ecc., che,<br />

influenzano profondamente, i contenuti, le modalità organizzative e quin<strong>di</strong> il “costo” del<br />

tempo de<strong>di</strong>cato alle azioni sociali.<br />

Le politiche delle pari opportunità hanno seguito fino ad oggi percorsi che hanno toccato<br />

aspetti importanti della con<strong>di</strong>zione della donna lavoratrice, io credo sia però venuto il<br />

momento <strong>di</strong> favorire una cultura che mette al centro della società la persona nella sua<br />

completezza e, non la persona nei singoli ruoli (lavoratore, genitore, citta<strong>di</strong>no, utente,<br />

ecc.), questo è, secondo me l’elemento strategico che ci consentirà <strong>di</strong> coinvolgere tutte<br />

le componenti della società facendo comprendere appieno l’importanza del grande lavoro<br />

<strong>di</strong> conciliazione dei tempi che occorre oggi portare avanti.<br />

Il cammino intrapreso, soprattutto dalle donne, nel cercare <strong>di</strong> dare concretezza<br />

alle idee e alle proposte sulla conciliazione tra tempo <strong>di</strong> cura e tempo <strong>di</strong> lavoro è<br />

stato lungo e s’incrocia con le trasformazioni sociali presenti nel nostro paese, <strong>di</strong><br />

cui le donne sono state protagoniste negli ultimi decenni.<br />

La continua crescita del tasso femminile sia <strong>di</strong> scolarizzazione sia d’occupazione; l’innalzarsi<br />

delle attese <strong>di</strong> vita, le nuove opportunità offerte dall’informatizzazione e dai pro-<br />

8


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

cessi nuovi <strong>di</strong> produzione, le mo<strong>di</strong>ficazioni famigliari, impongono un ripensamento della<br />

politica della gestione complessiva dei tempi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro.<br />

A partire dagli anni ottanta le donne per prime hanno sostenuto che il ciclo vitale, in tutte<br />

le sue stagioni, aveva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vedere riconosciuti i suoi tempi come esperienza piena,<br />

cui far corrispondere <strong>di</strong>ritti, risorse e poteri.<br />

Le donne hanno proposto all’attenzione <strong>di</strong> tutti, parole nuove per raccontare le ricchezze<br />

e i <strong>di</strong>sagi della nuova quoti<strong>di</strong>anità femminile, come doppia presenza e lavoro <strong>di</strong> cura.<br />

Approfondendo i mutamenti del corso della vita delle donne, le donne stesse hanno<br />

in<strong>di</strong>viduato ed aiutato a comprendere i processi d’evoluzione sociale che stanno trasformando<br />

l’intera società e, intrecciando il tempo <strong>di</strong> lavoro, il tempo per sé, il tempo<br />

della cura hanno progettato modelli organizzativi e servizi compatibili con il desiderio<br />

d’esistenze più ricche.<br />

Negli ultimi due decenni sono profondamente cambiati il mercato del lavoro e le forme<br />

<strong>di</strong> produzione, ma la potente spinta economica che ha guidato e guida questa riorganizzazione<br />

non può permettersi <strong>di</strong> riprodurre un modello che esiga, come unica rigi<strong>di</strong>tà<br />

superstite, la tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong>visione sessuale del lavoro.<br />

Le donne chiedono alle proprie famiglie, al sistema economico e all’organizzazione complessiva<br />

della società il riconoscimento del loro <strong>di</strong>ritto a tenere insieme tutte le <strong>di</strong>mensioni<br />

della loro esistenza, oggi ci troviamo a cercare la chiave <strong>di</strong> una migliore organizzazione<br />

dei tempi sociali nel superamento <strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà normative, nel rafforzamento delle facoltà<br />

in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> scelta, nella promozione d’orari dei trasporti e dei servizi <strong>di</strong> commercio e<br />

nella semplificazione amministrativa, più rispondenti ai bisogni <strong>di</strong> chi ne usufruisce.<br />

Dal <strong>di</strong>battito europeo fra le parti sociali in materia <strong>di</strong> formazione continua, <strong>di</strong> flessibilità<br />

dei tempi <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> conciliazione tra i tempi <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> cura è nata la necessità<br />

<strong>di</strong> costruire un percorso <strong>di</strong> scambio con le parti sociali sullo sfondo generale dei tempi<br />

<strong>di</strong> lavoro, ed i tempi <strong>di</strong> vita che s’intrecciano inevitabilmente.<br />

Il primo obiettivo è dunque favorire un governo dei propri tempi <strong>di</strong> vita promuovendo<br />

insieme un nuovo quadro <strong>di</strong> compatibilità e un nuovo sistema <strong>di</strong> valori, nonché aprire<br />

nuovi spazi <strong>di</strong> libertà alle donne e agli uomini non più ingabbiati in un lineare tempo <strong>di</strong><br />

vita fatto prima <strong>di</strong> formazione, poi <strong>di</strong> lavoro ed infine <strong>di</strong> riposo.<br />

Per arrivare a ciò, occorre un pieno riconoscimento del tempo <strong>di</strong> cura e la giusta considerazione<br />

del peso determinante dell’organizzazione della città e dei servizi sulla programmazione<br />

in<strong>di</strong>viduale dei tempi <strong>di</strong> vita..<br />

Il tempo <strong>di</strong> lavoro non può prevaricare gli altri tempi della vita: anche il tempo per la cura<br />

dei figli e dei famigliari ha un valore sociale che deve essere riconosciuto.<br />

Oggi, troppo spesso, la maternità e la paternità si trovano in conflitto con l’impegno<br />

lavorativo e sono vissute ancora come puro costo da contenere e come ostacolo alle<br />

imprese. Da ciò <strong>di</strong>scende la necessità <strong>di</strong> promuovere un equilibrio socialmente sostenibile<br />

tra i tempi <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> cura, <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> relazione.<br />

Un pieno riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti e delle libertà delle lavoratrici e dei lavoratori può <strong>di</strong>venire<br />

nei luoghi <strong>di</strong> lavoro una garanzia <strong>di</strong> maggior impegno e <strong>di</strong> migliore professionalità.<br />

Sono certa che lavoratrici e lavoratori, capaci <strong>di</strong> esercitare il potere della scelta e <strong>di</strong><br />

governare i vincoli delle necessità, costituiscono per una moderna organizzazione pro-<br />

9


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

duttiva una risorsa più preziosa degli sterili “tempi <strong>di</strong> lavoro” che per le loro esigenze<br />

potrebbero sottrarre all’impresa.<br />

L’accantonamento specifico che la legge sui Conge<strong>di</strong> parentali <strong>di</strong>spone sul fondo<br />

per l’occupazione in favore delle imprese che promuovono forme d’articolazione<br />

produttiva finalizzate a conciliare i tempi <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> lavoro <strong>di</strong>mostra la considerazione<br />

<strong>di</strong> tutte le parti sociali e il sicuro vantaggio per lo sviluppo economico e<br />

sociale del paese.<br />

Inoltre questa legge riconosce il lavoro <strong>di</strong> cura come tempo sociale, introducendo nuove<br />

e più flessibili forme <strong>di</strong> permesso e <strong>di</strong> congedo e ampliando i <strong>di</strong>ritti dei genitori naturali,<br />

adottivi o affidatari, senza mancare <strong>di</strong> promuoverne espressamente una <strong>di</strong>stribuzione<br />

più equa tra uomini e donne attraverso meccanismi <strong>di</strong> premio alla fruizione maschile dei<br />

conge<strong>di</strong> parentali. Si tratta <strong>di</strong> un’esplicitazione positiva in favore <strong>di</strong> una migliore <strong>di</strong>visione<br />

dei compiti e una revisione dei ruoli all’interno della famiglia.<br />

Riconoscendo ad entrambi i genitori il <strong>di</strong>ritto in<strong>di</strong>viduale al congedo parentale, la legge<br />

promuove anche attraverso specifici incentivi, un modello <strong>di</strong> genitorialità piena che si va<br />

sempre più affermando con il <strong>di</strong>ffondersi della paternità responsabile, ri<strong>di</strong>segnando<br />

quin<strong>di</strong> la gerarchia tra tempi <strong>di</strong> lavoro e tempi <strong>di</strong> cura. Per quando riguarda il nostro territorio,<br />

stiamo impiantando l’osservatorio <strong>di</strong> genere, che ci permetterà <strong>di</strong> avere conoscenza<br />

reale dell’utilizzo e dell’impatto che le opportunità offerte dalla Legge 53 hanno<br />

effettivamente nel mondo del lavoro, su questo aspetto entrerà più nel merito la<br />

Dott.ssa Salvi, dandoci alcune anticipazioni.<br />

Il <strong>di</strong>ritto alla formazione continua, è un altro aspetto che viene riconosciuto e trasformato<br />

quin<strong>di</strong> da una pura enunciazione <strong>di</strong> principio in norma precisa, accompagnata<br />

dalla presa d’atto <strong>di</strong> tutte le parti sociali che per rendere competitiva la nostra economia,<br />

è necessario realizzare forti investimenti sul capitale umano: la formazione è la<br />

risorsa del futuro, con la quale si possono trasformare le criticità in opportunità e rendere<br />

le lavoratrici ed i lavoratori protagonisti delle trasformazioni.<br />

La conciliazione complessiva tra tempo <strong>di</strong> vita e tempo <strong>di</strong> lavoro non poteva non affrontare<br />

anche un altro importante aspetto della quoti<strong>di</strong>anità: ripensare e ri<strong>di</strong>segnare i tempi<br />

dei servizi complessivi delle città, assegnando quin<strong>di</strong> compiti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento degli orari<br />

delle città a regioni e comuni, chiamati rispettivamente a promuovere e concertare piani<br />

territoriali degli orari, negoziati fra gli erogatori e gli utenti dei servizi.<br />

Per concludere, la Legge 53/00 è stata la risposta per la ricerca <strong>di</strong> un giusto equilibrio sui<br />

temi della qualità della vita e della flessibilità del lavoro e rappresenta un’occasione importante<br />

per <strong>di</strong>mostrare la nostra capacità nell’applicazione, <strong>di</strong> dare risposta alle trasformazioni<br />

della società, del mondo produttivo e dei bisogni delle donne e degli uomini <strong>di</strong> oggi.<br />

La sfida sta nel rendere compatibili gli strumenti che dalla legge ci vengono forniti con<br />

le esigenze <strong>di</strong> flessibilità del sistema delle imprese, ricordando che un’impresa è composta<br />

da uomini e donne che esprimono valori <strong>di</strong>versi, ma che queste <strong>di</strong>fferenze rappresentano<br />

un patrimonio inalienabile per l’impresa stessa.<br />

Come Amministratrice locale il mio impegno è volto a trasformare in progetti concreti i<br />

principi enunciati, al fine <strong>di</strong> contribuire a raggiungere l’auspicato equilibrio tra famiglie,<br />

imprese e istituzioni in una società nuova, attenta ai valori che possa definirsi progre<strong>di</strong>-<br />

10


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

ta nel reale significato del termine .<br />

E concludo, ringraziando tutti i presenti con un augurio che le tematiche che oggi tratteremo,<br />

possano trovare sul territorio provinciale un ampia applicazione.<br />

Grazie<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie Assessore.<br />

Adesso è previsto l’intervento <strong>di</strong> Loredana Urbini. Loredana Urbini è Consigliere <strong>di</strong><br />

Parità <strong>Provincia</strong>le.<br />

Che cos’è un Consigliere <strong>di</strong> Parità?<br />

È un pubblico ufficiale ed ha due compiti fondamentali, immagino che lo sappiate tutti,<br />

ma io comunque lo ripeto perché è una figura nuova e quin<strong>di</strong> è sempre opportuno ricordare<br />

quali sono le sue funzioni.<br />

Ha un compito <strong>di</strong> vigilanza, e cioè vigilare affinché non ci siano episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione<br />

<strong>di</strong> genere nei posti <strong>di</strong> lavoro, e una funzione <strong>di</strong> promozione, appunto, delle azioni<br />

positive per le Pari Opportunità.<br />

A lei la parola.<br />

Loredana Urbini<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità <strong>Provincia</strong>le:<br />

Tutti questi compiti della Consigliera <strong>di</strong> Parità, mi fanno sempre pensare al tanto lavoro<br />

che c’è da fare e a quanto sia importante avere occasioni come queste per confrontarci<br />

su questi temi, per costruire e organizzare una rete <strong>di</strong> lavoro, poichè, nonostante la legislazione<br />

abbia in questi 10, 12 anni, fatto passi importantissimi, il lavoro è ancora tanto.<br />

La legge 125 del ‘91 ha segnato un passaggio fondamentale: da una politica <strong>di</strong> tutela<br />

ad un politica <strong>di</strong> Pari Opportunità, cioè da una politica prevalentemente mirata ad un’azione<br />

repressiva delle <strong>di</strong>scriminazioni palesi, in<strong>di</strong>viduali, nel lavoro, ad una promozione<br />

delle Pari Opportunità, introducendo le azioni positive come rime<strong>di</strong>o fondamentale per<br />

contrastare le <strong>di</strong>scriminazioni, anche in<strong>di</strong>rette e collettive, nei confronti delle donne.<br />

La legge 53 segna invece un passaggio importante dalla tutela della maternità al <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> cura.<br />

È un passaggio importante che restituisce anche ai padri lavoratori un ruolo fondamentale<br />

nell’ambito dei servizi <strong>di</strong> cura, per cui anche il papà che può prendersi cura dei figli.<br />

Questo passaggio non rappresenta solo, ma è comunque un aspetto fondamentale,<br />

strategico, una ri<strong>di</strong>stribuzione dei ruoli e dei compiti <strong>di</strong> cura all’interno della famiglia, o<br />

comunque tra i genitori.<br />

Questa è una <strong>di</strong>mensione importantissima perché dà un valore grande al ruolo sociale,<br />

all’attività <strong>di</strong> cura.<br />

E allora, se è facile dare un valore al tempo <strong>di</strong> lavoro perché l’organizzazione del lavoro<br />

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

ce lo consente, in termini monetari, <strong>di</strong> quantificazione, non è così facile riconoscere il<br />

lavoro <strong>di</strong> cura.<br />

La legge 53 fonda il suo principio sulla considerazione che l’armonizzazione dei tempi<br />

<strong>di</strong> vita non può essere un fatto privato, soprattutto delle donne, ma deve essere una<br />

<strong>di</strong>mensione della comunità, della collettività.<br />

Il tempo per la cura familiare ha un valore sociale che deve essere riconosciuto e non<br />

vissuto come un costo, un costo a carico delle famiglie, un costo da contenere.<br />

Il tempo per la cura familiare non dovrebbe essere vissuto come un ostacolo per il datore<br />

<strong>di</strong> lavoro, perché è un valore sociale importante, e, nell’ambito <strong>di</strong> un clima organizzativo,<br />

se questi temi sono contemplati, affrontati, è un vantaggio, quin<strong>di</strong> non è un costo,<br />

ma è un vantaggio per la stessa organizzazione aziendale, oltre che per le famiglie.<br />

Oggi il tempo delle azioni sociali è un tempo ancora delle donne.<br />

Quando i bimbi stanno male è la mamma che chiede un permesso <strong>di</strong> lavoro e va dal<br />

pe<strong>di</strong>atra, corre in farmacia, eccetera.<br />

Forse anche una scarsa presenza dei papà lavoratori a questa iniziativa , lo conferma,<br />

lo confermano anche tante indagini che sono state condotte.<br />

Probabilmente altre esperte che oggi interverranno raccontando della loro esperienza, <strong>di</strong><br />

ciò che hanno vissuto o i risultati <strong>di</strong> progetti o indagini già condotte, confermeranno questa<br />

situazione, cioè la situazione dove le donne, nella stragrande maggioranza dei casi,<br />

si occupano dell’attività <strong>di</strong> cura e devono conciliarla a fatica con un tempo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Un tempo <strong>di</strong> lavoro che è pensato e organizzato, soprattutto con un modello maschile,<br />

tempo <strong>di</strong> lavoro e tempo libero, dove l’attività <strong>di</strong> cura non è un’attività riconosciuta<br />

come importante, fondamentale per la collettività.<br />

Quin<strong>di</strong> questo comporta che le donne occupate con figli lavorano anche più <strong>di</strong> 80 ore<br />

settimanali.<br />

E questa non sembra una significativa variazione culturale, rispetto ad epoche più lontane.<br />

Ecco perché mi sembra che il lavoro da fare sia ancora tanto.<br />

L’Emilia-Romagna è spesso paragonata, per il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione femminile, per<br />

qualità dei servizi, alle Regioni più avanzate del nord Europa, non lo è per il tempo <strong>di</strong><br />

lavoro e il tempo <strong>di</strong> vita.<br />

E questo non è un problema <strong>di</strong> migliore organizzazione, perché le donne italiane, emiliano-romagnole,<br />

sono molto ben organizzate, è un problema <strong>di</strong> migliore ri<strong>di</strong>stribuzione<br />

<strong>di</strong> questi compiti.<br />

E nella nostra Regione si trovano in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>versa da quella delle altre Regioni<br />

del nord Europa, non solo per il lavoro domestico, ma anche per l’organizzazione delle<br />

relazioni, cioè per come è configurata la famiglia italiana oggi, quin<strong>di</strong> è considerata una<br />

famiglia forte perché fornisce solidarietà e sostegno reciproco, figli in casa fino a 30<br />

anni, anziani oltre 84 anni, e questo sostegno reciproco è a carico delle donne.<br />

E’ vero che l’Emilia Romagna è una Regione avanzata per servizi, lo dobbiamo <strong>di</strong>re,<br />

però è ancora un lavoro molto pesante che grava sulle donne.<br />

E quin<strong>di</strong> ancora una volta è il caso <strong>di</strong> pensare a come coinvolgere le organizzazioni del<br />

lavoro, gli orari della città, il ruolo degli enti locali nell’organizzazione degli orari e dei<br />

tempi della città, per incentivare una ri<strong>di</strong>stribuzione dei compiti <strong>di</strong> cura all’interno dei<br />

12


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

coniugi, all’interno della famiglia.<br />

Nell’ambito delle politiche del lavoro, e questo lo possono confermare anche i rapporti<br />

ed i monitoraggi che dai Centri per l’impiego, soprattutto dal servizio <strong>di</strong> Sportello Pari<br />

Opportunità, emergono, le <strong>di</strong>fficoltà che le donne trovano nell’accesso al lavoro, ma<br />

anche nella permanenza al lavoro e nell’accesso alla carriera, sono <strong>di</strong>fficoltà sia legate<br />

alla situazione delle donne, ma anche <strong>di</strong>fficoltà legate alle <strong>di</strong>sparità che persistono nei<br />

mercati della formazione e del lavoro.<br />

Le <strong>di</strong>fficoltà legate alle situazioni delle donne sono le <strong>di</strong>fficoltà familiari, che pesano per<br />

lo più sulle donne, talvolta una situazione <strong>di</strong> mono-parentalità, quin<strong>di</strong> donne sole, separate,<br />

che hanno figli a carico, e che quin<strong>di</strong> hanno bisogno <strong>di</strong> accedere al lavoro per una<br />

in<strong>di</strong>spensabile, fondamentale autonomia economica, e che hanno figli piccoli, e quin<strong>di</strong><br />

devono veramente conciliare queste due <strong>di</strong>mensioni della loro vita.<br />

Talvolta la lunga interruzione lavorativa per allevare i figli e quin<strong>di</strong> il reinserimento al lavoro<br />

<strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile, perché, oltre alla necessità <strong>di</strong> un lavoro imme<strong>di</strong>ato, c’è anche una<br />

scarsa spen<strong>di</strong>bilità, talvolta dei titoli <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, talvolta <strong>di</strong> competenze che sono da<br />

aggiornare.<br />

E quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà ad articolare vita familiare e vita professionale, laddove anche, trovando<br />

un lavoro adeguato, si deve comunque mantenere un ritmo sostenuto, proprio<br />

nei tempi.<br />

Però ci sono anche <strong>di</strong>fficoltà legate alle <strong>di</strong>sparità, <strong>di</strong>cevo, rispetto alla <strong>di</strong>visione tra i<br />

sessi del lavoro, mestieri ancora tra<strong>di</strong>zionalmente al femminile o al maschile, o una<br />

ripartizione impari dei ruoli maschili e femminili, scarsa presenza delle donne nei ruoli<br />

decisionali delle aziende, oppure un orientamento iniziale, formativo scolastico, nelle<br />

filiere sature, o una scarsa <strong>di</strong>versificazione delle scelte professionali, una forte presenza<br />

femminile nei lavori precari, a tempo parziale, o ad<strong>di</strong>rittura nel lavoro sommerso e<br />

un’alta <strong>di</strong>soccupazione delle donne giovani.<br />

C’è chi sostiene che la famiglia emiliano-romagnola abbia questa forte rete parentale,<br />

però l’innalzamento dell’età pensionabile, fa sì che i nonni ancora abbiano un’attività<br />

professionale impegnativa e quin<strong>di</strong> non possano aiutare le giovani famiglie nella cura<br />

dei figli, sono delle <strong>di</strong>fficoltà reali, e che persistono.<br />

Le azioni positive devono e possono rappresentare uno strumento importante, uno strumento<br />

concreto, e sono tutti quei progetti, quelle attività, quelle iniziative che puntano<br />

proprio ad eliminare le <strong>di</strong>sparità <strong>di</strong> cui le donne sono oggetto nella formazione scolastica,<br />

professionale, nell’accesso al lavoro, nella progressione alla carriera, nella vita lavorativa<br />

e nei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> mobilità.<br />

Le azioni positive devono tendere a favorire la <strong>di</strong>versificazione delle scelte professionali<br />

delle donne attraverso l’orientamento scolastico professionale e l’accesso al lavoro<br />

autonomo e alla formazione impren<strong>di</strong>toriale.<br />

Superare con<strong>di</strong>zioni, organizzazioni, <strong>di</strong>stribuzione del lavoro, che possono provocare<br />

effetti <strong>di</strong>versi, a seconda del sesso, nei confronti dei <strong>di</strong>pendenti, con pregiu<strong>di</strong>zio nella<br />

formazione, nell’avanzamento professionale, <strong>di</strong> carriera e nel trattamento economico e<br />

retributivo.<br />

Promuovere l’inserimento delle donne nelle attività, nei settori professionali e nei livelli,<br />

13


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

nei quali esse sono sotto-rappresentate, ed in particolare nei settori tecnologicamente<br />

avanzati e ai livelli <strong>di</strong> responsabilità.<br />

Favorire, anche me<strong>di</strong>ante una <strong>di</strong>versa organizzazione del lavoro, delle con<strong>di</strong>zioni del<br />

tempo <strong>di</strong> lavoro, l’equilibrio tra responsabilità familiari e professionali ed una migliore<br />

ripartizione <strong>di</strong> tali responsabilità fra i due sessi.<br />

È questo che ci suggerisce la normativa, è questo che ci suggeriscono le raccomandazioni<br />

dell’Unione Europea, i programmi europei.<br />

È questo che l’Italia, la Regione Emilia-Romagna, la <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, devono impegnarsi<br />

a fare, per realizzare concretamente degli interventi che vadano nella <strong>di</strong>rezione<br />

delle Pari Opportunità fra uomini e donne al lavoro.<br />

Quin<strong>di</strong>, dal punto <strong>di</strong> vista normativo, sono state tracciate <strong>di</strong>verse ipotesi <strong>di</strong> lavoro per<br />

raggiungere questi obiettivi, e deve essere alto anche, stante queste opportunità e questi<br />

strumenti, a maggior ragione deve essere alto anche il livello <strong>di</strong> qualità, <strong>di</strong> creatività<br />

nel pensare e nel realizzare azioni positive.<br />

Io credo che, il tavolo che è stato preparato oggi ci possa suggerire veramente tanti<br />

spunti per elaborare nuovi progetti e nuovi <strong>di</strong>spositivi per la flessibilità, soprattutto ci<br />

può <strong>di</strong>re, laddove sono stati realizzati dei progetti, quali risultati sono stati raggiunti e<br />

quin<strong>di</strong> quali sono le cose che hanno funzionato.<br />

Concludo con questo invito: cercherei <strong>di</strong> porre molta attenzione a questi aspetti, affinché<br />

da qui possano nascere anche altre opportunità, altri progetti, altre idee, soprattutto<br />

bisogna continuare a fare un lavoro importante ed impegnativo. Grazie.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie Loredana.<br />

La parola alla Dott.ssa Rossella Salvi, responsabile dell’Ufficio Statistica della <strong>Provincia</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>.<br />

Rossella Salvi<br />

Responsabile Ufficio Statistica della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

Io vorrei cominciare con una mia riflessione che deriva dalle letture e anche dall’esperienza<br />

<strong>di</strong>retta.<br />

La società o<strong>di</strong>erna è comunque ancora una società incentrata sui modelli androcentrici.<br />

Qui ho sentito parlare e anche ricordare la legge sulla parità, ma tra i ruoli maschili e femminili<br />

le <strong>di</strong>sparità a sfavore dell’universo femminile sono sempre presente anche nei segmenti<br />

più banali dei sistemi. Per rappresentare i dati statistici anche per la componente<br />

femminile, l’Istituto nazionale <strong>di</strong> Statistica ha dovuto emanare una circolare.<br />

È del 1996, una circolare ISTAT che inserisce le statistiche <strong>di</strong> genere, e prima, alla<br />

Conferenza mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Pechino del 1995, si chiede <strong>di</strong> inserire nelle varie elaborazioni<br />

statistiche, proprio l’universo femminile.<br />

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Il COMSTAT, che è il Comitato <strong>di</strong> in<strong>di</strong>rizzo dell’informazione statistica, chiede all’ISTAT<br />

<strong>di</strong> fare questo, con una norma ben precisa.<br />

Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sparità anche in quelli che sono gli stu<strong>di</strong>, le relazioni, e questo è quello che ci<br />

con<strong>di</strong>ziona perché <strong>di</strong> fatto le scelte delle donne che, apparentemente nei sistemi democratici,<br />

sembrano scelte oggettive, mentre nei sistemi autoritari sono inbiti attraverso i<br />

<strong>di</strong>vieti (l’accesso delle donne ad alcune carriere e ad alcuni corsi viene vietato).<br />

Nei sistemi democratici l’inibizione avviene attraverso messaggi, messaggi che derivano<br />

dai libri <strong>di</strong> scuola, messaggi che arrivano dai giornali e messaggi dai <strong>di</strong>versi contesti<br />

della società.<br />

L’Assessore Grelli nell’intervento precedente ci ha ricordato che in questi giorni c’è una<br />

nuova guerra, anche questa attività umana è una attività totalmente maschile: organizzata,<br />

decisa e portata da avanti da quello che è l’universo maschile.<br />

Le donne hanno maggiore scolarità, maggiore propensione agli stu<strong>di</strong>, riescono meglio<br />

negli stu<strong>di</strong>, eccetera, però alla fine i percorsi sono sempre gli stessi, oppure ultimamente<br />

i percorsi si sono mo<strong>di</strong>ficati, facendo definire anche la femminilizzazione delle<br />

professioni, ma a questo però non consegue organizzazioni <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> quelli che sono i<br />

tempi <strong>di</strong> vita o della famiglia.<br />

Tornando al tema della mia comunicazione, un’anteprima dei dati tratti dal nascente<br />

“Osservatorio <strong>di</strong> genere” voluto dall’Assessorato alle pari opportunità, come strumento<br />

a supporto delle sue politiche <strong>di</strong> parità, cercherò <strong>di</strong> delineare le caratteristiche della<br />

popolazione femminile riminese.<br />

Oggi anticipiamo solo alcune informazioni, ma l’osservatorio è un osservatorio permanente,<br />

per cui, oltre ai dati statistici, inserirà anche altre informazioni e chiaramente seguiranno<br />

altre presentazioni molto più centrate su quella che è l’organizzazione locale.<br />

Le prime tavole <strong>di</strong> analisi riguardano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.<br />

L’occupazione femminile decresce all’aumentare del numero dei figli per le donne; tra<br />

le single, chiaramente ci sono anche le più giovani, la percentuale delle occupate è del<br />

63,7%, ma scende al crescere della <strong>di</strong>mensione familiare e raggiunge quasi la metà<br />

quando le donne hanno 3 o più figli.<br />

Diversamnte c’è una grande propensione all’occupazione delle donne mono-genitore,<br />

perché chiaramente in quel caso l’occupazione e il lavoro non sono soltanto una scelta<br />

<strong>di</strong> emancipazione, ma una necessità assoluta.<br />

Per le giovani donne invece si assiste ad uno mutato rapporto col lavoro, quin<strong>di</strong> le giovani<br />

donne investono in istruzione e hanno maggiori aspettative, che comunque non<br />

sono sempre vengono realizzate.<br />

In una società che muta continuamente, nonostante ci sia questa centratura sui modelli<br />

androcentrici, cambiano i modelli dei ruoli, ma questo cambiamento non è sempre a<br />

favore delle donne, perché al <strong>di</strong> là del modello della casalinga moglie e madre che era<br />

il modello predominante probabilmente per le nostre madri, per noi, posso <strong>di</strong>re anche<br />

per le nostre figlie, si va affermando il <strong>di</strong>verso modello del multi-ruolo, cioè lavoratrici in<br />

coppia con figli.<br />

L’intervento precedente metteva l’accento sulle circa 80 ore settimanali lavorative delle<br />

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

donne, infatti il 50% delle donne che rivesto il multi-ruolo, tra lavoro familiare e lavoro<br />

extradomestico, ha un’attività che va dalle 60 alle 70, 80 ore settimanali.<br />

L’impegno cresce ancora <strong>di</strong> più quando i figli hanno da 0 a 5 anni, e quin<strong>di</strong> per la madre<br />

aumenta ancora <strong>di</strong> più l’attività.<br />

C’è quin<strong>di</strong>, come viene rilevato, l’asimmetria all’interno della coppia, anche se ci sono<br />

anche padri collaborativi, li conosciamo anche personalmente credo, e comunque<br />

anche i padri vivono in una situazione anche loro <strong>di</strong> organizzazione del lavoro e della<br />

vita, che comunque rende, in<strong>di</strong>pendentemente dal loro atteggiamento personale, o<br />

volontà <strong>di</strong> fare, più <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>verse cose, tant’è che i padri più collaborativi sono tra<br />

quelli che lavorano quelli che hanno un lavoro impiegatizio, probabilmente anche in<br />

organizzazioni in cui i turni <strong>di</strong> lavoro sono più brevi, o possono essere organizzati in un<br />

modo <strong>di</strong>verso.<br />

Ancora invece l’altro aspetto, la femminilizzazione del mercato del lavoro, questo è<br />

dovuto sì ad una maggiore occupazione delle donne, abbiamo detto che è strettamente,<br />

almeno in Italia, perché nei Paesi del nord Europa funziona in un modo <strong>di</strong>verso, relazionato<br />

al numero dei figli, soprattutto dei figli piccoli, perché al crescere dell’età dei<br />

figli, coi figli gran<strong>di</strong>, troviamo invece tassi <strong>di</strong> occupazione che sono <strong>di</strong> nuovo più interessanti.<br />

I motivi <strong>di</strong> una maggiore occupazione delle donne più adulte possono tanti i<br />

motivi, tra cui, finalmente le donne si sentono svicolate da quelli che sono i carichi familiari,<br />

o potrebbe ad<strong>di</strong>rittura voler <strong>di</strong>re che in realtà c’è solo bisogno <strong>di</strong> più risorse economiche<br />

all’interno della famiglia.<br />

Comunque l’occupazione femminile è aumentata in quello che è il terziario, quin<strong>di</strong> è il<br />

processo <strong>di</strong> terziarizzazione che ha permesso l’ingresso massiccio delle donne, oltre<br />

chiaramente agli orari <strong>di</strong> lavoro più brevi, più articolati, in termini <strong>di</strong> part-time, <strong>di</strong> flessibilità<br />

in generale.<br />

Un ulteriore connotazione, seppure negativa, è che le donne hanno mostrato segni <strong>di</strong><br />

maggior occupazione nelle professioni meno <strong>di</strong>namiche dell’economia, quelle da cui<br />

magari gli uomini ne sono anche usciti.<br />

Meno <strong>di</strong>namiche si intende anche con rischio <strong>di</strong> licenziamento ma sicuramente lavori<br />

più pesanti, più dequalificanti e chiaramente meno pagati.<br />

La tabella che state vedendo mostra i tassi <strong>di</strong> occupazione nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>,<br />

quin<strong>di</strong> nel nostro territorio.<br />

I dati sono tratti dall’indagine ISTAT della rilevazione trimestrale delle forze - lavoro, e<br />

anche qui si vede, siccome è fatto anche per classi <strong>di</strong> età, a parte che <strong>Rimini</strong> ha un più<br />

basso tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione, sia maschile che femminile, rispetto al resto della<br />

Regione, che si può leggere non soltanto come minore interesse delle donne riminesi<br />

ad essere occupate, ma bensì rispetto alla struttura economica <strong>di</strong> questa <strong>Provincia</strong>, prevalentemente<br />

stagionale, e anche con quello che viene definito lavoro grigio, lavoro<br />

nero, lavoro <strong>di</strong>verso, che quin<strong>di</strong> viene un po’ meno rilevato.<br />

Da vedere anche qui che nella fascia 15 - 24 anni, rispetto al 2000/2001, i tassi <strong>di</strong> occupazione<br />

anche femminili non sono cresciuti, crescono invece nella fase <strong>di</strong> età più adulta,<br />

e possono essere letti come accennavo prima: la maggiore scolarizzazione, le maggiori<br />

aspettative delle giovani donne nella ricerca <strong>di</strong> un’occupazione, invece poi c’è tutta<br />

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

la fascia adulta con una maggiore necessità, ma anche maggiore <strong>di</strong>sponibilità ad essere<br />

occupate.<br />

Comunque in questi due anni presi a confronto, c’è anche questo sensibile aumento<br />

dell’occupazione femminile.<br />

La nuova slide mostra la struttura del nostro sistema economico, e della struttura della<br />

forza lavoro (popolazione da 15 anni e oltre).<br />

Sulla nostra popolazione <strong>di</strong> oltre 279.000 abitanti, 265.000 ha oltre 15 anni, la forza<br />

lavoro che riguarda gli occupati e le persone in cerca <strong>di</strong> occupazione sono 130.000, nel<br />

riquadro le percentuali delle donne, sono, per quanto riguarda la popolazione il 51%,<br />

per quanto riguarda la forza lavoro il 40%, sui 125.000 occupati abbiamo il 40% <strong>di</strong><br />

donne occupate.<br />

Come si <strong>di</strong>stribuiscono tra i vari settori?<br />

La prossima analisi si svolge su tre macro-settori: agricoltura, industria, altre attività,<br />

(tenete conto che queste sono sempre le rilevazioni ISTAT quin<strong>di</strong> le cifre sono arrotondate<br />

alle migliaia, quin<strong>di</strong> in realtà lo zero dell’agricoltura potrebbe essere 9.000 o 8.000,<br />

sono arrotondati).<br />

Nell’agricoltura l’occupazione femminile ufficiale è molto bassa.<br />

Nelle altre attività la maggiore concentrazione è data dal commercio.<br />

Sulle altre attività c’è un po’ tutto, i servizi pubblici e privati, le libere professioni, eccetera,<br />

come vedete su 42.000, 11.000 sono nel commercio.<br />

Su questo, che è l’occupazione in generale, abbiamo gli occupati alle <strong>di</strong>pendenze.<br />

Nell’industria abbiamo 5.000 donne, nelle altre attività 30.000, e <strong>di</strong> queste 6.000 nel<br />

commercio.<br />

In questo grafico in cui sono messi a confronto 3 anni, si nota un piccolo aumento c’è<br />

un piccolo aumento <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>torialità femminile.<br />

In questa immagine invece potete vedere vedere la <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> queste nostre imprese.<br />

Noi, sul nostro territorio, abbiamo oltre 30.000 unità locali, una gran<strong>di</strong>ssima parcellizzazione<br />

<strong>di</strong> imprese e una gran<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> imprese sul territorio, anche se la maggiore<br />

concentrazione l’abbiamo nel commercio e quelli che sono altri servizi: qui ci<br />

entrano servizi pubblici e servizi privati.<br />

L’industria è poca e anche le istituzioni chiaramente hanno una piccola fetta.<br />

Questa miriade <strong>di</strong> imprese hanno comunque un numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> addetti, per unità<br />

locale, <strong>di</strong> 4 persone.<br />

Questo numero ulteriormente si rimpicciolisce se guar<strong>di</strong>amo i settori <strong>di</strong> attività economica,<br />

e soprattutto se facciamo il confronto tra i Comuni <strong>di</strong> costa, quin<strong>di</strong> le città, e quello<br />

che è la collina e quin<strong>di</strong> i Comuni più piccoli.<br />

Come vedete, le <strong>di</strong>mensioni sono veramente piccole.<br />

L’unica cosa che salta veramente fuori è invece quello delle istituzioni che hanno <strong>di</strong>mensioni<br />

me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> 14,2 addetti, ma nel commercio abbiamo 2,8 addetti.<br />

Questo lo metto in evidenza, perché a fronte <strong>di</strong> una legge che porta delle innovazioni e<br />

chiede delle cose, poi ci si scontra con una <strong>di</strong>mensione aziendale che non può supportare<br />

processi lavorativi <strong>di</strong>fferenziati.<br />

Qui andare ad applicare ciò che chiede la legge, evidentemente <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile per la sin-<br />

17


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

gola impresa, evidentemente non si dovrà agire come singola impresa ma si dovrà trovare<br />

dei sistemi a rete che possano permettere <strong>di</strong> sviluppare i concetti contenuti nella legge.<br />

Questo è l’altro aspetto della nostra organizzazione, è l’organizzazione delle famiglie.<br />

La <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>a familiare è <strong>di</strong> 2,5 componenti.<br />

Anche qui negli ultimi anni, o negli ultimi 20, 30 anni, abbiamo assistito a quelle che<br />

sono le parcellizzazioni familiari.<br />

Una parcellizzazione familiare che, comunque, in parte è dovuta non solo al fatto che le<br />

famiglie sono sempre più piccole, non c’è più la famiglia patriarcale, ma spesso sono<br />

famiglie fatte <strong>di</strong> single.<br />

Questi single sono donne e sono donne vedove, spesso anche anziane, perché la società<br />

si è trasformata, la società poi, dal punto <strong>di</strong> vista demografico, quin<strong>di</strong> la popolazione<br />

è andata avanti, prima qualcuno già lo ricordava, la speranza <strong>di</strong> vita è <strong>di</strong> oltre 80 anni per<br />

le donne e per gli uomini un po’ <strong>di</strong> meno, in ogni caso molte donne restano sole.<br />

Anche questo non è così del tutto negativo, perché in realtà, su altre indagini che<br />

abbiamo fatto, proprio sul segmento <strong>di</strong> popolazione anziana, è vero, gli/le anziani/e<br />

sono soli/e, ma spesso, per una buona percentuale, abitano in prossimità della famiglia<br />

dei propri figli.<br />

In questo grafico sono rappresentate le varie tipologie familiari: la percentuale maggiore<br />

è quella costituita, oltre il 37%, da coppie coniugate e figli, <strong>di</strong> mono-genitore e figli<br />

c’è un 8%, infine le persone sole che sono il 27%.<br />

Comunque la frequenza maggiore è data da coppie coniugate e figli.<br />

In questa tabella potete osservare l’analisi per numero <strong>di</strong> componenti: il 18% <strong>di</strong> queste<br />

coppie coniugate coi figli ha un unico figlio, il 15% ne ha 4 e il 2% ha anche 5 figli.<br />

L’altra cosa si può notare, che al <strong>di</strong> là dei figli esiste comunque, anche al <strong>di</strong> là della prossimità<br />

con i genitori anziani, che in parte sono <strong>di</strong> sollievo alla famiglia ma ad un certo<br />

punto anche loro hanno bisogno che qualcuno si occupi <strong>di</strong> loro, abbiamo calcolato questo<br />

in<strong>di</strong>catore, che era un in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza e <strong>di</strong> assistenza familiare, perché,<br />

come è stato detto anche dalle relazioni precedenti, comunque il lavoro <strong>di</strong> cura, siano<br />

figli, siano persone anziane, è ancora ad appannaggio della componente femminile<br />

della popolazione.<br />

Qui vedete che circa 1,2 donne, a livello teorico, si dovrebbe occupare <strong>di</strong> un anziano o<br />

anziana, anzi, più probabilmente anziana.<br />

Nella mia relazione ho inserito anche questo capitolo che è un capitolo sulla mobilità, è la<br />

mobilità sistematica, perché seppure a livello aggregato (non c’è <strong>di</strong>stinzione tra maschi e<br />

femmine) fornisce un’idea del livello <strong>di</strong> mobilità in questo territorio. Purtroppo i dati non<br />

sono nuovi perché vengono rilevati ad ogni censimento, il nuovo censimento non li ha<br />

ancora messi a <strong>di</strong>sposizione, per cui sono dati che hanno 10 anni.<br />

In ogni caso però mettono in evidenza i movimenti giornalieri per stu<strong>di</strong>o - lavoro <strong>di</strong> questa<br />

<strong>Provincia</strong>.<br />

Noi abbiamo il 48% <strong>di</strong> residenti nella <strong>Provincia</strong>, che esce tutte le mattine per lavorare e<br />

stu<strong>di</strong>are, chiaramente sono compresi anche i bambini che vanno all’asilo.<br />

Il tempo utilizzato per muoversi, per i due terzi delle persone è un tempo molto breve, perché<br />

nella nostra <strong>Provincia</strong>, viste le caratteristiche ma soprattutto vista la <strong>di</strong>ffusione delle<br />

18


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

imprese e anche proprio delle tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> questo territorio, i tragitti sono molto brevi.<br />

Chiaramente i flussi <strong>di</strong> traffico aumentati probabilmente rispetto a questa rilevazione,<br />

hanno forse allungato un po’ i tempi, ma generalmente i tempi sono molto brevi, sono<br />

15, 20 minuti.<br />

Oltretutto il 71% <strong>di</strong> questi spostamenti avvengono anche all’interno del Comune <strong>di</strong> residenza,<br />

per cui noi, tutto sommato, abbiamo spostamenti brevi sia nel tempo ma anche<br />

nel tragitto.<br />

E c’è anche una grossa propensione a spostarsi a pie<strong>di</strong> o i bicicletta , il 32% dei trasferimenti<br />

è fatto o a pie<strong>di</strong> o in bicicletta, proprio perché tutto ha una <strong>di</strong>mensione ridotta.<br />

L’analisi degli spostamenti incrociata con il settore, <strong>di</strong> occupazione mostra che i settori<br />

del terziario, delle attività turistico - commerciali, dell’agricoltura, della pesca, anche<br />

se hanno meno occupati, generano sempre spostamenti all’interno del comune.<br />

Quelli che hanno una mobilità intercomunale e spostamenti più lunghi, sono le persone<br />

che vanno nell’industria.<br />

Le attività industriali sono <strong>di</strong> meno, sono meno frammentate sul territorio, si concentrano<br />

in alcuni punti, hanno un maggior <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti ma richiedono più tempo per raggiungerle.<br />

Anche gli orari <strong>di</strong> uscita credo sia importante metterli in evidenza, proprio per ragionare<br />

su quelli che sono gli argomenti <strong>di</strong> oggi. L’80% delle uscite complessive, avviene, ad<br />

esempio dalle 6.45 alle 7.44 si ha il 30% degli spostamenti, che si realizzano sempre<br />

all’interno del comune.<br />

Dalle 7.45 alle 8.14 abbiamo un altro 34% <strong>di</strong> spostamenti, dalle 8.15 alle 8.44 abbiamo<br />

il 16% <strong>di</strong> spostamenti.<br />

Quin<strong>di</strong> queste sono le fasce orarie in cui c’è la maggior mobilità delle persone che<br />

comunque vanno a lavorare o vanno a scuola.<br />

È chiaro che spesso, per la scuola, oltre agli studenti che si muovono da soli, ci sono<br />

studenti accompagnati da genitori, tant’è che anche nelle ultime indagini che ha pubblicato<br />

la Regione Emilia-Romagna, si parla, per le donne, <strong>di</strong> mobilità zigzagante, chiedendo<br />

anche opportune risorse per riequilibrare quelli che sono i flussi <strong>di</strong> traffico, per<br />

avere anche corsie preferenziali rispetto alle piste ciclabili, in quanto sono poi le donne<br />

che usano anche mezzi alternativi all’automobile, almeno questo è quello che veniva<br />

fuori a livello bolognese.<br />

Gli argomenti che oggi ho esposto sono stati abbozzati, secondo me hanno bisogno <strong>di</strong><br />

essere anche poi completati, oltre che dai numeri, dai dati statistici, anche da quelle che<br />

sono le azioni che sul territorio vengono svolte, da quella che è la presenza dei servizi<br />

e da quello che succede tra la domanda delle donne o degli uomini che comunque si<br />

apprestano a lavori <strong>di</strong> cura per la famiglia o ad andare a lavorare, e quelle che sono<br />

invece anche le possibilità <strong>di</strong> trovarsi rispetto ai servizi, rispetto alle organizzazioni del<br />

tempo sul territorio.<br />

19


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie Rossella Salvi.<br />

Prima <strong>di</strong> passare la parola a Paola Bosi, vorrei salutare altre relatrici, che interverranno<br />

successivamente, dopo il coffee break, e che, ho visto, sono arrivate, Maria Merelli,<br />

LeNove stu<strong>di</strong> e ricerche, Rita Bal<strong>di</strong>ni, Coor<strong>di</strong>natrice UIL Pari Opportunità della Regione<br />

Emilia-Romagna, Lucia Baleani, Presidente del Comitato per la promozione dell’impren<strong>di</strong>toria<br />

femminile della Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, abbiamo salutato prima<br />

Meris Soldati, dovrà arrivare fra poco anche l’Assessore alle Pari Opportunità del<br />

Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, Antonella Beltrami, e Lea Battistoni.<br />

Lascio la parola a Paola Bosi, che è Responsabile del Servizio Politiche <strong>di</strong> Pari<br />

Opportunità della Regione Emilia-Romagna.<br />

Paola Bosi<br />

Responsabile Servizio Politiche <strong>di</strong> Pari Opportunità Regione Emilia-Romagna:<br />

Ringrazio dell’invito a partecipare a questa vostra iniziativa, anche per un interesse<br />

<strong>di</strong>retto in particolare al questo vostro progetto <strong>di</strong> osservatorio, che corrisponde ad un<br />

inten<strong>di</strong>mento della Regione Emilia-Romagna verso la costruzione <strong>di</strong> un osservatorio ed<br />

<strong>di</strong> un sistema complessivo <strong>di</strong> valutazione delle politiche relativamente, appunto, all’impatto<br />

<strong>di</strong> genere, con tutto quello significa, a partire dalla revisione delle fonti statistiche<br />

per arrivare all’identificazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>catori che consentano l’integrazione orizzontale<br />

delle pari opportunità nei processi <strong>di</strong> decisione e attuazione <strong>di</strong> tutte le politiche. E’ un’operazione<br />

molto ambiziosa, nel nostro Paese sicuramente mai tentata, e sulla quale le<br />

sinergie e comunque il confronto saranno assolutamente gra<strong>di</strong>ti.<br />

Per entrare in argomento, come è stato anche qui sottolineato, l’aumento dell’offerta <strong>di</strong><br />

lavoro femminile è sicuramente uno dei fenomeni più importanti e più interessanti degli<br />

ultimi 30, 40 anni, in Italia come anche in tutti i Paesi industrializzati.<br />

Ovviamente le ragioni sono tante, forse è anche un insieme <strong>di</strong> cause - effetto, ma sicuramente<br />

tra le ragioni più importanti <strong>di</strong> questo processo ci sono l’aumento della scolarizzazione<br />

femminile, i mutamenti intervenuti a livello culturale, nei comportamenti, nella<br />

struttura familiare, nella struttura economica e produttiva, nei servizi e nel terziario e così<br />

via. Anche a livello europeo, aumentano i livelli occupazionali via via che le donne accedono<br />

al lavoro, ed è evidente che i cambiamenti più sensibili nella stessa composizione<br />

del mercato del lavoro sono conseguenza dell’ingresso delle donne e dei flussi<br />

migratori.<br />

L’Emilia-Romagna non fa eccezione, c’è una situazione molto positiva della presenza<br />

delle donne nel mercato del lavoro da un punto <strong>di</strong> vista quantitativo. Qui abbiamo visto<br />

dati leggermente <strong>di</strong>fferenti rispetto alla me<strong>di</strong>a regionale, ma è pur vero che in un’economia<br />

particolare come quella della vostra <strong>Provincia</strong>, fortemente legata ad attività <strong>di</strong> tipo stagionale,<br />

se si sommassero ai dati ufficiali quelli del sommerso o del lavoro nero, probabilmente<br />

la percentuale <strong>di</strong> occupazione delle donne sarebbe considerevolmente più alta.<br />

20


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Siamo, a livello regionale, relativamente all’occupazione delle donne, ad un punto percentuale<br />

in più rispetto all’obiettivo che la Commissione Europea ha fissato per il 2005<br />

per gli stati membri.<br />

Nonostante questo tuttavia, la posizione delle donne nel mercato del lavoro presenta<br />

criticità molto forti perché, nonostante l’elevato livello <strong>di</strong> scolarità e buoni livelli <strong>di</strong> qualificazione,<br />

le possibilità <strong>di</strong> accesso al lavoro per le donne sono sicuramente inferiori<br />

rispetto all’offerta <strong>di</strong> lavoro maschile, e la presenza delle donne nel mercato del lavoro<br />

è caratterizzata da alcune forti contrad<strong>di</strong>zioni.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un’offerta ancora abbastanza tra<strong>di</strong>zionale, anche conseguente alla segregazione<br />

orizzontale dei percorsi scolastici e formativi, non è molto aumentata, proporzionalmente<br />

all’aumento dell’occupazione, quella qualificata, e quin<strong>di</strong> le donne si attestano<br />

principalmente nelle aree professionali e settoriali meno qualificate e meno retribuite.<br />

Esiste ancora un <strong>di</strong>fferenziale negativo tra retribuzioni maschili e femminili, che non è<br />

tanto dato da un permanere <strong>di</strong> <strong>di</strong>seguaglianze dal punto <strong>di</strong> vista formale e contrattuale,<br />

quanto dalla collocazione delle donne in fasce meno qualificate oppure dal loro inquadramento<br />

in livelli, anche a parità <strong>di</strong> competenze professionali e <strong>di</strong> titoli, inferiori a quelli<br />

nei quali vengono inquadrati gli uomini.<br />

A questo si aggiungono ovviamente le rigi<strong>di</strong>tà, che qui sono state sottolineate, dell’organizzazione<br />

delle città e dei servizi, nell’organizzazione del lavoro, che non sono<br />

costruite certamente a misura <strong>di</strong> persone la cui <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> vita non si esaurisce nel<br />

tempo <strong>di</strong> lavoro.<br />

Queste rigi<strong>di</strong>tà non riguardano ovviamente solo le donne, ma certamente penalizzano<br />

maggiormente le donne perché, come ci siamo detti e ci <strong>di</strong>remo ancora, la maggior<br />

parte del carico familiare è ancora sulle loro spalle.<br />

Non ci sono in Italia, come invece in altri Paesi, soprattutto del nord Europa, sufficienti<br />

politiche e azioni <strong>di</strong> accompagnamento all’occupazione femminile, in particolare,<br />

appunto, misure <strong>di</strong> sostegno alla cosiddetta conciliazione tra tempo <strong>di</strong> vita e tempo <strong>di</strong><br />

lavoro, misure che si aggiungano a quelle <strong>di</strong> politica attiva del lavoro, e complessivamente<br />

anche l’offerta <strong>di</strong> servizi è assai limitata.<br />

Noi siamo in una Regione ancora attenta ad una forte organizzazione del welfare, ma<br />

con sempre meno risorse <strong>di</strong>sponibili per un ulteriore sviluppo dei servizi <strong>di</strong> cui è a rischio<br />

anche il consolidamento. Se pren<strong>di</strong>amo ad esempio uno dei vanti dello Stato sociale<br />

regionale, l’asilo nido, ci ren<strong>di</strong>amo conto che anche qui è <strong>di</strong>minuita la capacità <strong>di</strong><br />

copertura del fabbisogno, da un 30% raggiunto negli anni del massimo sviluppo siamo<br />

scesi al 27%. Il nido è un esempio emblematico ma ovviamente non più l’unico, della<br />

coniugazione felice tra i servizi alle persone per una migliore qualità della vita, in questo<br />

caso dei bambini, e il supporto al lavoro delle donne.<br />

Per salvare l’equilibrio tra lavoro e famiglia, le donne emiliane, più <strong>di</strong> altre, sono costrette<br />

ad adottare strategie plurime e che comunque si traducono in parziali svantaggi dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dello sviluppo professionale e <strong>di</strong> carriera:<br />

- Scelte <strong>di</strong> lavoro maggiormente compatibili con il lavoro <strong>di</strong> cura, per il tipo <strong>di</strong><br />

orario e <strong>di</strong> flessibilità, ad esempio l’impiego pubblico, la scuola e così via.<br />

- Assunzione <strong>di</strong> modelli <strong>di</strong> comportamento più simili a quelli degli uomini, quin-<br />

21


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

<strong>di</strong> una sostanziale riduzione degli impegni familiari attraverso il rinvio o la rinuncia<br />

alle scelte <strong>di</strong> procreazione, e quin<strong>di</strong> riduzione del numero dei figli.<br />

- Ricorso ad un sostegno esterno, dove possibile alla rete parentale, che tuttavia<br />

si ferma alle proprie madri, oppure al lavoro <strong>di</strong> altre donne, riproducendo<br />

all’infinito la tra<strong>di</strong>zionale mono-responsabilità della cura.<br />

Nonostante queste strategie tutti i dati, da quelli prodotti dalla Multiscopo dell’ISTAT, al<br />

sondaggio che la Regione ha presentato l’8 marzo <strong>di</strong> quest’anno, confermano che le<br />

donne emiliane sommano un tale numero me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> lavoro, tra quello pagato e<br />

quello non pagato, che ne fa le lavoratrici più impegnate probabilmente nel mondo occidentale<br />

e industrializzato.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista delle strategie politiche, va detto intanto che il termine “conciliazione”,<br />

non proprio felicissimo, è molto recente nel linguaggio istituzionale, e inizia ad<br />

essere introdotto nei documenti ufficiali dell’Unione Europea all’inizio degli anni ’90.<br />

Con tale termine si intende la volontà <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre, cosa che l’Unione Europea sta<br />

facendo, <strong>di</strong>rettive, informative, raccomandazioni, suggerimenti agli Stati membri, perché<br />

appunto adottino misure in grado <strong>di</strong> salvaguardare la possibilità <strong>di</strong> conciliare la vita<br />

familiare e la vita lavorativa.<br />

In particolare è del 2000 una risoluzione del Consiglio dei Ministri del Lavoro e degli<br />

Affari Sociali dell’Unione Europea, che riguarda proprio la partecipazione equilibrata<br />

degli uomini e delle donne all’attività professionale e alla vita familiare, con la quale si<br />

promuove, tra gli Stati membri e in attuazione dei principi <strong>di</strong> uguaglianza tra uomini e<br />

donne, lo sviluppo <strong>di</strong> iniziative volte ad attenuare e superare, accanto agli svantaggi<br />

delle donne nell’accesso e nella partecipazione al mercato del lavoro, anche la minore<br />

partecipazione degli uomini alla vita familiare.<br />

L’Italia ha colto questo obiettivo con la Legge 53 che è nata, come sapete, proprio nel<br />

marzo del 2000.<br />

In Italia però il termine “conciliazione” fatica molto ancora ad essere utilizzato, soprattutto<br />

accanto al termine “flessibilità”, non solo nelle politiche delle organizzazioni ma<br />

anche nelle politiche del lavoro e nelle politiche aziendali. In particolare le aziende spostano<br />

interamente su politiche territoriali esterne il tema dei tempi, demandandolo all’organizzazione<br />

delle città piuttosto che affrontarlo anche nella propria organizzazione del<br />

lavoro. La flessibilità è invece per le lavoratrici, in fasi alterne del loro ciclo <strong>di</strong> vita e familiare,<br />

una necessità imprescin<strong>di</strong>bile, che non è scambiabile con una <strong>di</strong>minuzione del riconoscimento<br />

della professionalità, non è scambiabile con il valore dell’investimento sul<br />

lavoro, non è scambiabile con la crescita professionale.<br />

Per riassumere quin<strong>di</strong> i vincoli e gli ostacoli alla piena e qualificata presenza delle donne<br />

nel mercato del lavoro, si va dalla scarsa con<strong>di</strong>visione delle attività <strong>di</strong> cura, alla <strong>di</strong>fficile<br />

sostenibilità, per le donne, della carriera e della crescita professionale all’interno delle<br />

organizzazioni, al famoso “tetto <strong>di</strong> cristallo”, invisibile ma così vero, e non solo per la<br />

sopravvivenza <strong>di</strong> stereotipi culturali, ma anche per l’insostenibilità dei costi che l’incompatibilità<br />

tra carriera professionale e affetti familiari porta in particolare per le donne.<br />

Tra questi ostacoli c’è anche il tema, oggi in parte nuovo, del lavoro atipico e del lavo-<br />

22


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

ro precario, e dell’insufficiente sistema <strong>di</strong> protezioni e <strong>di</strong> garanzie, che spesso si traduce,<br />

per le donne, in particolare le giovani donne, in una forte limitazione della libertà <strong>di</strong><br />

scelta e dei progetti <strong>di</strong> vita e, come <strong>di</strong>cevo prima, anche il permanere <strong>di</strong> un <strong>di</strong>fferenziale<br />

retributivo che nella maggior parte dei casi significa minore ricchezza o più povertà<br />

per le donne.<br />

In Emilia-Romagna non possiamo <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non avere avuto storicamente attenzione al<br />

tema della conciliazione, anche se non usavamo questo termine. La nascita del sistema<br />

dei servizi, lo sviluppo del welfare regionale, hanno avuto impulso proprio dal fatto<br />

che le donne emiliane si sono sempre proposte come lavoratrici più che come casalinghe,<br />

e dunque la società emiliana e le istituzioni hanno dovuto farci i conti.<br />

Oggi abbiamo un grande aiuto in più, che però non durerà ancora molto, e cioè quello<br />

della possibilità <strong>di</strong> utilizzare risorse comunitarie, fortemente caratterizzate dalla priorità<br />

trasversale rappresentata proprio dalle Pari Opportunità in relazione all’obiettivo dell’occupabilità,<br />

che ci permette <strong>di</strong> condurre moltissime sperimentazioni proprio <strong>di</strong> azioni<br />

e misure <strong>di</strong> conciliazione.<br />

E’ una risorsa che potrebbe essere a termine perché non sappiamo cosa avverrà dopo<br />

il 2006 in conseguenza dell’ingresso <strong>di</strong> nuovi Paesi nell’Unione Europea. Approfittando<br />

comunque <strong>di</strong> queste risorse, stiamo cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>sseminare innovazioni che ci auguriamo<br />

possano trovare una collocazione stabile nelle politiche territoriali, <strong>di</strong>ventare prassi,<br />

come vuole il senso degli investimenti <strong>di</strong> risorse dell’Unione Europea. Abbiamo quin<strong>di</strong><br />

bisogno che anche a livelli territoriali ci si faccia carico dei risultati <strong>di</strong> queste sperimentazioni<br />

adottando misure, piccole, gran<strong>di</strong>, parziali o complesse, purchè <strong>di</strong> segno<br />

strategico e non occasionale.<br />

Faccio alcuni esempi:<br />

- Banche delle ore all’interno <strong>di</strong> organizzazioni aziendali, modelli e sperimentazioni<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versa organizzazione del lavoro;<br />

- Banche del tempo;<br />

- Progetti in applicazione della Legge 53 dell’utilizzo dei conge<strong>di</strong> parentali;<br />

- telelavoro;<br />

- voucher a sostegno dei conge<strong>di</strong> formativi o per l’acquisizione <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> cura.<br />

Quella dei voucher è una delle sperimentazioni più nuove che probabilmente va ulteriormente<br />

estesa. Altre cose che segnalerei, sono piccole esperienze che non hanno a<br />

che fare con il Fondo Sociale Europeo, e sono attuate da Comuni, sempre nella logica<br />

dei principi stabiliti dalla Legge 53, quali ad esempio contributi erogati sostenere l’utilizzo<br />

dei conge<strong>di</strong> parentali, oppure del ricorso al part-time al termine dell’utilizzo dei<br />

conge<strong>di</strong>, prevedendo anche dei contributi per le imprese che concedono il part-time,<br />

con incentivi maggiori nel caso in cui siano padri a ricorrere a queste opportunità.<br />

Sono, ripeto, piccole esperienze, ma dal punto <strong>di</strong> vista del principio sono molto importanti<br />

e credo che meritino <strong>di</strong> essere sviluppate.<br />

Segnalerei infine due incongruenze della Legge 53 relativamente all’efficacia della sua<br />

attuazione, e precisamente la gestione centralizzata del solo articolo 9, relativamente al<br />

coinvolgimento delle imprese in azioni <strong>di</strong> conciliazione, e gli eccessivi vincoli alle competenze<br />

dei Comuni sulla regolazione degli orari delle città.<br />

23


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Il coinvolgimento delle imprese è ovviamente fondamentale, come <strong>di</strong>cevo poco fa, ma<br />

non può essere visto come problema isolato. La conciliazione deve essere pensata<br />

sempre come politica integrata e territoriale. Per le imprese, e per lo sviluppo anche al<br />

loro interno della cultura della compatibilità tra l’organizzazione del lavoro e la vita delle<br />

lavoratrici e dei lavoratori, è importante il punto <strong>di</strong> incontro tra i vantaggi dei lavoratori<br />

e quelli dell’impresa. Stu<strong>di</strong> ed esperienze <strong>di</strong>mostrano che questo punto <strong>di</strong> incontro c’è<br />

e che questo tipo <strong>di</strong> flessibilità produce in genere anche minori costi aziendali e maggiore<br />

produttività.<br />

Entrambi questi aspetti sono affrontabili esclusivamente in una <strong>di</strong>mensione locale, in<br />

termini <strong>di</strong> concertazione, <strong>di</strong> politiche sociali, <strong>di</strong> responsabilità <strong>di</strong> governo, e sarebbe<br />

quin<strong>di</strong> opportuno che la competenza intera sulla legge 53 passasse alle Regioni.<br />

Sul secondo punto, i piani regolatori degli orari, anche per rispondere alle osservazioni<br />

del Presidente, credo si possa trovare una modalità <strong>di</strong> applicazione che non confligga<br />

con il nuovo Titolo V della Costituzione, e che sia anche più flessibile <strong>di</strong> quanto prescritto<br />

dalla legge, ed allo stesso tempo non ci privi delle risorse destinate alle Regioni.<br />

Disapplicare la 53 su questo punto potrebbe voler <strong>di</strong>re non attivare alcun tipo <strong>di</strong> intervento<br />

e comunque intervenire sugli assetti territoriali degli orari rende più “semplice”<br />

adottare il principio che citavo precedentemente, e cioè quello <strong>di</strong> politiche <strong>di</strong> conciliazione<br />

territoriali ed integrate.<br />

In conclusione, la conciliazione non dovrebbe essere una questione <strong>di</strong> donne, ma<br />

dovrebbe riguardare la qualità della vita <strong>di</strong> tutti, così come non è una questione privata<br />

dei soggetti o delle aziende, ma richiama appunto il coinvolgimento del sistema sociale<br />

nel suo complesso.<br />

Occorre tenere sempre insieme la <strong>di</strong>mensione globale, quin<strong>di</strong>, per esempio, l’integrazione<br />

delle politiche del lavoro con quelle per la conciliazione, e la <strong>di</strong>mensione territoriale,<br />

e anch’io sono d’accordo che la conciliazione non possa essere affrontata, come<br />

tante questioni, solo con interventi <strong>di</strong> tipo legislativo o normativo, né con interventi spot,<br />

ma che sia necessario costruire una forte con<strong>di</strong>visione ed una forte integrazione tra i<br />

<strong>di</strong>versi partner sociali e istituzionali, da cui <strong>di</strong>pendono le politiche e da cui <strong>di</strong>pende l’organizzazione<br />

del lavoro e della vita sociale sui nostri territori.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Prima <strong>di</strong> sospendere per un quarto d’ora, venti minuti, per un coffee break, volevo salutare<br />

la dottoressa Lea Battistoni, Direttore Generale del Ministero del Lavoro e delle<br />

Politiche Sociali.<br />

Quin<strong>di</strong> una breve pausa per un caffè, grazie, a dopo.<br />

Segue coffee break.<br />

24


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Prima <strong>di</strong> passare la parola a Lucia Baleani, che abbiamo presentato prima, Presidente<br />

del Comitato per la promozione dell’impren<strong>di</strong>toria femminile della Camera <strong>di</strong><br />

Commercio <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, vi volevo segnalare un appuntamento nel Comune <strong>di</strong> Riccione, un<br />

appuntamento con Giancarla Codrignani, giornalista, è una serata de<strong>di</strong>cata al tema:<br />

“Donne tra mito e storia”, martedì 25 marzo al Centro della Pesa, nell’ambito <strong>di</strong> questo<br />

ciclo <strong>di</strong> incontri che si chiama “Positivamente”.<br />

Lo segnalo perché è molto interessante.<br />

Cedo la parola adesso a Lucia Baleani.<br />

Lucia Baleani<br />

Presidente del Comitato per la promozione dell’impren<strong>di</strong>toria femminile<br />

della Camera <strong>di</strong> Commercio <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

Buongiorno, saluto tutti i convenuti e ringrazio per l’invito che l’Assessore <strong>Provincia</strong>le<br />

mi ha fatto a presenziare in questo convegno, che mi permette, in veste <strong>di</strong> Presidente,<br />

<strong>di</strong> presentare il Comitato per l’impren<strong>di</strong>toria femminile con sede presso la Camera <strong>di</strong><br />

Commercio <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>; Comitato che si è costituito un po’ meno <strong>di</strong> un anno fa, che ha lo<br />

scopo e le finalità per la realizzazione <strong>di</strong> specifiche attività <strong>di</strong> formazione e sviluppare<br />

azioni <strong>di</strong> promozione e in<strong>di</strong>viduare gli strumenti idonei per attivare un sistema <strong>di</strong> collaborazioni<br />

sinergiche con gli altri enti pubblici e privati.<br />

Augurando un buon lavoro a tutti i convenuti, passo brevemente ad illustrare, per quanto<br />

mi è possibile, il tema del mio intervento.<br />

Sarà un intervento molto, molto ridotto, per lasciar spazio comunque anche agli altri<br />

relatori.<br />

La Legge 53 ha introdotto nel panorama giuri<strong>di</strong>co italiano “<strong>di</strong>sposizioni per il sostegno<br />

della maternità e paternità, per il <strong>di</strong>ritto alla cura e alla formazione e per il coor<strong>di</strong>namento<br />

dei tempi della città”, <strong>di</strong>sposizioni rivolte ad una pluralità <strong>di</strong> obiettivi.<br />

È sull’ultima parte della legge, che apre il suo raggio d’azione ai tempi della città, su cui<br />

mi soffermerò.<br />

L’idea <strong>di</strong> fondo è che il lavoro <strong>di</strong> cura si concilia con il lavoro professionale me<strong>di</strong>ante la<br />

possibilità <strong>di</strong> utilizzare conge<strong>di</strong> o flessibilizzare l’orario, ma anche me<strong>di</strong>ante il coor<strong>di</strong>namento<br />

dei tempi dei servizi presenti in ambito comunale, dove la persona spesso, simultaneamente,<br />

è “prestatore <strong>di</strong> lavoro” e “utente”.<br />

Si dovrebbe migliorare la fruibilità dei servizi e della città e della qualità del tempo dei<br />

citta<strong>di</strong>ni.<br />

A partire da considerazioni sui cambiamenti degli stili <strong>di</strong> vita e della mobilità, si riterrebbe<br />

utile mo<strong>di</strong>ficare il rapporto fra tempo obbligato e tempo scelto, fra tempo de<strong>di</strong>cato<br />

al lavoro e tempo de<strong>di</strong>cato alla cura della famiglia e per se stessi anche.<br />

Gli obiettivi da darsi potrebbero riguardare la costruzione <strong>di</strong> un’intelligenza collettiva <strong>di</strong><br />

fronte alla liberalizzazione del commercio, la rivitalizzazione del centro storico, l’uso col-<br />

25


lettivo dello spazio pubblico, gli orari certi <strong>di</strong> tutti gli sportelli della Pubblica<br />

Amministrazione, una maggiore fruizione del patrimonio culturale citta<strong>di</strong>no, i servizi territoriali<br />

per la popolazione temporaneamente presente in città per motivi culturali, turistici,<br />

amministrativi.<br />

Oltre agli obiettivi già illustrati, non dovrebbe mancare quello altrettanto importante rivolto<br />

a tutte le imprese, in modo da sensibilizzare il mondo impren<strong>di</strong>toriale per una visione<br />

più ampia, con la possibilità <strong>di</strong> rapportare lo sviluppo della produzione con tempi <strong>di</strong>fferenziati,<br />

con turnazioni <strong>di</strong> lavoro, con flessibilità <strong>di</strong> relazionarsi tra le tipologie <strong>di</strong> impresa<br />

e soprattutto far conoscere che la Legge 53 finanzia progetti presentati in tal senso.<br />

Grazie<br />

<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Antonella Beltrami<br />

Assessore alle Pari Opportunità del Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

Buongiorno a tutte, anch’io ringrazio la <strong>Provincia</strong> per averci fornito l’occasione per questa<br />

riflessione.<br />

Queste occasioni sono sempre importanti e feconde, forse dovremmo crearne <strong>di</strong> più,<br />

anche per valorizzare e far conoscere il lavoro comune che stiamo facendo: Comune e<br />

<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> insieme in un’ottica <strong>di</strong> ottimizzazione delle risorse umane, strumentali<br />

e finanziarie, destinate alle politiche <strong>di</strong> pari opportunità, che solitamente non sono<br />

certo rilevanti. Ma anche <strong>di</strong> creazione <strong>di</strong> rete territoriale, superando la logica degli interventi<br />

spot.<br />

Io ho il compito <strong>di</strong> illustrare l’esperienza del Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, cercando prima <strong>di</strong> motivare<br />

e contestualizzare perché è giusto favorire le politiche <strong>di</strong> conciliazione. Io credo che<br />

- lo <strong>di</strong>ceva prima la dottoressa Bosi – si debba superare l’idea che le politiche <strong>di</strong> conciliazione<br />

sia una “roba da donne”, che riguar<strong>di</strong>no il privato e soprattutto che siano un<br />

modo per accontentare le istanze delle donne o delle Pari Opportunità.<br />

Io credo che le politiche <strong>di</strong> conciliazione debbano essere scelte come strategie organizzative<br />

perché efficaci dal punto <strong>di</strong> vista organizzativo. Sono efficaci per due fondamentali<br />

ragioni: primo, perché incentivano un clima migliore all’interno delle organizzazioni,<br />

andando incontro alle esigenze ed ai bisogni dei lavoratori; secondo perché utilizzare<br />

forme <strong>di</strong> flessibilità, per esempio nell’orario <strong>di</strong> lavoro ma non solo, favorisce l’organizzazione<br />

ottimale dei tempi all’interno delle organizzazioni.<br />

Quin<strong>di</strong> pren<strong>di</strong>amo i famosi “due piccioni con una fava”, da un lato, cioè, miglioriamo la<br />

qualità della vita dando la possibilità ai lavoratori e alle lavoratrici - e forse è meglio <strong>di</strong>re:<br />

alle lavoratrici e ai lavoratori - <strong>di</strong> scegliere, almeno in parte, come utilizzare il loro tempo<br />

<strong>di</strong> lavoro; dall’altra veniamo incontro anche a esigenze <strong>di</strong> tipo organizzativo: flessibilità<br />

nell’utilizzo del tempo e della forza lavoro.<br />

Contestualmente questo clima favorisce anche la rimozione <strong>di</strong> alcuni ostacoli culturali:<br />

abbiamo fatto una verifica dell’utilizzo della Legge 53, in particolare su come vengono<br />

utilizzati i conge<strong>di</strong> parentali: sono ancora pochissimi gli uomini che ne beneficiano, e se<br />

26


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

questo dato è basso nel pubblico impiego, tra i lavoratori privati è quasi del tutto assente<br />

il ricorso a questo istituto. Ciò rappresenta un problema, perché noi ci lamentiamo<br />

del fatto che i carichi familiari sono tutti a carico delle donne - e purtroppo anche nella<br />

nostra civilissima Regione questo è vero – d’altro canto i pochi strumenti <strong>di</strong>sponibili non<br />

vengono utilizzati dagli uomini.<br />

Temo che vi sia un vero e proprio ostacolo culturale, legato ad un certo tipo <strong>di</strong> idea del<br />

lavoro che abbiamo, che premia un modello <strong>di</strong> lavoro molto centrato sulla presenza,<br />

sulla quantità <strong>di</strong> ore che si fanno, sulla quantità <strong>di</strong> volte che ci sei, sulla <strong>di</strong>sponibilità ad<br />

esserci in ore notturne, serali, i sabati, le domeniche, eccetera. Un idea <strong>di</strong> lavoro ancora<br />

“centrale” nella vita e penalizzante per chi – come le donne storicamente – hanno<br />

nella vita molteplici “centralità”: organizzazione della quoti<strong>di</strong>anità, cura degli altri, figli,<br />

solo per citarne alcuni, facilmente delegabili per gli uomini, per le donne no.<br />

Occorre innovare potentemente questo modello <strong>di</strong> lavoro, creandone uno che valorizzi<br />

e premi le competenze ed il raggiungimento degli obiettivi, la capacità <strong>di</strong> instaurare<br />

relazioni e gestire i conflitti – tipiche competenze femminili - piuttosto che la presenza<br />

fisica. Altrimenti le donne saranno sempre penalizzate, perché le donne, purtroppo o<br />

per fortuna a seconda dei punti <strong>di</strong> vista, hanno anche altre cose da fare e ci tengono<br />

pure a farle.<br />

Lavorare su questi temi significa dunque cimentarsi con la creazione <strong>di</strong> modelli organizzativi<br />

e lavorativi innovativi, una scommessa che il Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> ha raccolto nel<br />

solco <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione che ha visto il Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> sempre molto attento, per<br />

esempio, al tema del tempo.<br />

Io credo che il tempo sia l’unica cosa veramente nostra. Il tempo è come noi deci<strong>di</strong>amo<br />

<strong>di</strong> usarlo; è come deci<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> spendere la nostra vita; lavorare sul tema del tempo<br />

significa, soprattutto per le donne, che sono abituate da sempre ad organizzarlo in funzione<br />

<strong>di</strong> molteplici ruoli (non a caso una delle competenze che vengono riconosciute<br />

alle donne è proprio la capacità organizzativa) decidere delle priorità. Spesso il modello<br />

maschile è centrato sul successo del “capofamiglia” che portando a casa un buon<br />

stipen<strong>di</strong>o, garantisce qualità della vita alla famiglia. Centrale <strong>di</strong>venta dunque il lavoro, la<br />

centratura su <strong>di</strong> esso richiede la delega <strong>di</strong> altre funzioni, ritenute secondarie (quali la<br />

cura dei figli!!! o l’organizzazione domestica alle compagne/mogli/madri.<br />

Ieri la dottoressa Bosi ci ricordava giustamente che il maggior impegno delle donne sui<br />

<strong>di</strong>versi ruoli, non è solo un impegno <strong>di</strong> tipo materiale, cioè non è solo quantità <strong>di</strong> lavoro<br />

in più che le donne devono fare” (recenti ricerche hanno <strong>di</strong>mostrato che le donne della<br />

Regione Emilia-Romagna sono quelle che lavorano <strong>di</strong> più al mondo) ma è anche un impegno<br />

mentale, psicologico, che porta con sé innumerevoli responsabilità (basta pensare<br />

alla crescita dei figli), quin<strong>di</strong> particolarmente gravoso e stressante.<br />

Non voglio <strong>di</strong>lungarmi troppo ed annoiarvi, vado velocemente a citare le nostre esperienze,<br />

che, come <strong>di</strong>cevo, si sono incentrate sul tema del tempo, ritenendolo la risorsa<br />

fondamentale sia dal punto <strong>di</strong> vista delle organizzazioni che dal punto <strong>di</strong> vista in<strong>di</strong>viduale,<br />

quin<strong>di</strong> supponendo <strong>di</strong> avere un obiettivo comune tra operatori e organizzazioni:<br />

quello dell’utilizzo migliore possibile del tempo, all’interno <strong>di</strong> un quadro concertato, che<br />

contemperi, metta assieme, concili – appunto – esigenze organizzative ed esigenze dei<br />

27


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

lavoratori. Fondamentale è che le organizzazioni abbiano chiaro quali siano le loro esigenze<br />

e quali sono le esigenze dei loro lavoratori, spesso invece è scarsa la capacità <strong>di</strong><br />

ascolto da parte delle organizzazioni delle esigenze e dei bisogni dei propri lavoratori, e<br />

c’è poca consapevolezza da parte delle organizzazioni pubbliche <strong>di</strong> quali siano veramente<br />

le loro esigenze.<br />

Dentro a questo scenario, le nostre esperienze sono iniziate alcuni anni fa: il Comune <strong>di</strong><br />

<strong>Rimini</strong> fu tra i primi, nel 1998 ad in<strong>di</strong>viduare il piano dei tempi e degli orari della città,<br />

precorrendo la Legge 53 dell’8 marzo 2000. Questo progetto inizialmente incontrò<br />

anche molte resistenze poichè andò ad interagire con le categorie economiche, con le<br />

quali fu piuttosto complicato negoziare politiche e strategie comuni, in assenza <strong>di</strong><br />

modelli e contenuti <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> concertazione.<br />

Lo sviluppo successivo è un’esperienza molto importante e significativa anche a livello<br />

nazionale, vale a <strong>di</strong>re la realizzazione delle Banche del Tempo.<br />

La prima Banca del Tempo in Italia è nata a Santarcangelo, proprio grazie ad una donna<br />

che purtroppo oggi non è più tra noi, Cristina, che immaginò, intuì le potenzialità <strong>di</strong> questa<br />

istituzione.<br />

Il Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> attualmente ha quattro Banche del Tempo attive, è una delle realtà<br />

in Italia <strong>di</strong> maggior successo in questa attività. L’anno scorso sono state scambiate<br />

quasi 2.000 ore <strong>di</strong> tempo all’interno delle banche riminesi, è una realtà in crescita e,<br />

anche dal punto <strong>di</strong> vista sociale e politico è un’esperienza molto interessante, che porta<br />

all’interno <strong>di</strong> un’istituzione eminentemente economica (la banca), il tempo al posto del<br />

denaro; nell’immaginario si afferma il principio che il tempo mio vale quanto il tuo e<br />

quello <strong>di</strong> ognuno vale quanto il denaro, idea non priva <strong>di</strong> fascino.<br />

L’anno scorso si è svolto il primo convegno nazionale delle banche del Tempo proprio<br />

qui a <strong>Rimini</strong>, in collaborazione con la <strong>Provincia</strong>, e <strong>Rimini</strong> è stata scelta come la sede della<br />

formazione per le banche del tempo, <strong>di</strong> tutta la rete delle Banche del Tempo nazionali.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista contrattuale, negli anni attraverso contratti decentrati - quin<strong>di</strong> in stretta<br />

relazione con le organizzazioni sindacali, che hanno sempre agito da stimolo per<br />

l’Amministrazione Comunale – abbiamo istituito i part-time verticali, orizzontali e cioè le<br />

tipiche forme <strong>di</strong> flessibilità, ma abbiamo anche introdotto flessibilità positiva (cioè contrattata)<br />

nell’orario <strong>di</strong> lavoro, flessibilità in ingresso, flessibilità in uscita, fino ad arrivare<br />

all’esperienza più recente che è quella dell’istituzione della Banca delle Ore che, come<br />

sapete, è un istituto previsto dal contratto <strong>di</strong> lavoro, ma che noi a <strong>Rimini</strong> avevamo ad<strong>di</strong>rittura<br />

immaginato in un contratto decentrato precedente alla stipula del CCNL che lo<br />

prevede.<br />

La sperimentazione è partita anche grazie ad un progetto finanziato dalla Legge 125,<br />

quin<strong>di</strong> dalla Commissione Nazionale <strong>di</strong> Parità, abbiamo chiuso proprio ieri questa sperimentazione,<br />

quin<strong>di</strong> attualmente è attiva, per tutti i <strong>di</strong>pendenti del Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, la<br />

Banca delle Ore, che sta dando dei buoni risultati e che consente un po’ <strong>di</strong> flessibilità<br />

contrattata, a me piace chiamarla “positiva” nel senso che appunto cerca <strong>di</strong> venire<br />

incontro alle esigenze <strong>di</strong> lavoratori e datore <strong>di</strong> lavoro.<br />

Spero che questa esperienza possa costituire anche il punto <strong>di</strong> partenza <strong>di</strong> un’evoluzione<br />

che tende verso l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> uno strumento d’ascolto per le organizzazioni<br />

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nei confronti delle esigenze dei lavoratori, e mi auguro che questo possa essere l’inizio<br />

<strong>di</strong> un progetto più ampio che ci <strong>di</strong>a la possibilità <strong>di</strong> instaurare una forma <strong>di</strong> ascolto vera<br />

delle esigenze dei lavoratori, perché se questa comunicazione non c’è è evidente che<br />

le politiche conseguenti non possono che essere, se va bene, politiche illuministe, se va<br />

male, tentativi destinati al sicuro insuccesso.<br />

Vi ringrazio.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie all’Assessore Beltrami.<br />

Adesso darei la parola a Maria Merelli, LeNove stu<strong>di</strong> e ricerche.<br />

I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Maria Merelli<br />

LeNove stu<strong>di</strong> e ricerche:<br />

Innanzitutto, sono molto contenta <strong>di</strong> essere a <strong>Rimini</strong> per questa giornata <strong>di</strong> lavoro, perché<br />

a <strong>Rimini</strong> ho lavorato al Piano dei tempi e degli orari del Comune qualche anno fa<br />

insieme a tante altre amiche che oggi ho qui rivisto. Segno <strong>di</strong> un patrimonio <strong>di</strong> idee e <strong>di</strong><br />

esperienze che si costruisce insieme e che non va <strong>di</strong>sperso.<br />

Mi è stato chiesto <strong>di</strong> presentare alcuni casi relativi a misure <strong>di</strong> conciliazione nelle piccole<br />

e me<strong>di</strong>e imprese in particolare, perché insieme con le altre colleghe della società <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong> e ricerche LeNove abbiamo <strong>di</strong> recente fatto uno stu<strong>di</strong>o per l’Unione Europea proprio<br />

con questo limite: piccole imprese, cioè da un addetto, si puo’ <strong>di</strong>re, fino a 50 addetti.<br />

E anche all’interno della Legge 53/00 c’è un’attenzione particolare a queste piccole<br />

<strong>di</strong>mensioni, e non a caso, visto il <strong>di</strong>battito che vi è stato in Europa sulla opportunità <strong>di</strong><br />

estendere o meno le misure <strong>di</strong> conciliazione anche a queste imprese (l’Upamae ha fatto<br />

ricorso contro la risoluzione europea, ma il Tribunale europeo lo ha respinto nel 1998).<br />

Prima <strong>di</strong> riportare alcuni esempi <strong>di</strong> “buone prassi”, vorrei sottolineare come nel frattempo<br />

(da quando abbiamo finito questo stu<strong>di</strong>o, due anni fa, dal titolo appunto “Modelli e<br />

strategie family friendly nelle imprese fino a cinquanta <strong>di</strong>pendenti in Italia, Francia,<br />

Spagna e Germania”) si è <strong>di</strong>ffuso un po’<strong>di</strong> più in Italia l’interesse, la sensibilità per il tema<br />

delle buone prassi <strong>di</strong> conciliazione: sia nell’ambito delle piccole imprese, ma anche <strong>di</strong><br />

altre imprese <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni maggiori. La cosa abbastanza interessante che ora riesco a<br />

valutare avendo accumulato una certa esperienza, è che tra la <strong>di</strong>mensione delle piccole<br />

imprese, che hanno alcune caratteristiche specifiche e forse maggiori <strong>di</strong>fficoltà, e le<br />

altre me<strong>di</strong>e imprese e me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong>, ci sono moltissimi punti <strong>di</strong> contatto. Voglio <strong>di</strong>re, in<br />

sostanza, che non esistono delle buone prassi <strong>di</strong> conciliazione appannaggio unicamente<br />

delle piccole imprese. Ma i mo<strong>di</strong> per affrontare questo tema, le soluzioni che si trovano,<br />

le azioni positive che possono essere un esempio trasferibile da adattare ad altre<br />

<strong>di</strong>verse situazioni, sono quasi sempre gli stessi, o variazioni degli stessi modelli. Anche<br />

quello citato poco fa dall’Assessore Beltrami,tipo Banca delle Ore, puo’ essere utilizza-<br />

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

to dalle piccole imprese come ovviamente da quelle me<strong>di</strong>o-gran<strong>di</strong>, nel settore privato<br />

e in quello pubblico dei Comuni, eccetera.<br />

Quello che oggi noto è che comunque, a monte delle piccole o delle me<strong>di</strong>e imprese, ciò<br />

che conta veramente è l’atteggiamento culturale <strong>di</strong> chi <strong>di</strong>rige l’impresa, sia che sia<br />

un’impresa <strong>di</strong> 35 addetti o <strong>di</strong> 250. Occorre superare - sono perfettamente d’accordo<br />

con la Beltrami - quella pigrizia organizzativa che sembra paralizzare gli impren<strong>di</strong>tori o,<br />

anche, gli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> organizzazione del lavoro delle imprese. Essa, l’organizzazione del<br />

lavoro, oscilla da una parte tra forme particolarmente rigide sia nell’industria che in altre<br />

organizzazioni - ad esempio si <strong>di</strong>ce: “Non si può mo<strong>di</strong>ficare assolutamente, c’è la catena<br />

<strong>di</strong> montaggio, e dunque così è e non si può fare nulla”-, e all’estremo opposto forme<br />

molto flessibili; queste ultime sono più facilmente rintracciabili nelle imprese <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni<br />

più piccole, dove sovente c’e’ un’organizzazione <strong>di</strong> carattere familiare.<br />

Vorrei insistere molto sull’aspetto dell’atteggiamento culturale che caratterizza tutto (o<br />

quasi)il mondo impren<strong>di</strong>toriale italiano, perche’ esso produce la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> superare<br />

quelle barriere iniziali che accomunano la maggior parte degli uni e degli altri.<br />

Forse nelle piccole imprese un ulteriore deterrente ad affrontare il tema <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> conciliazione<br />

è che esse non vedono dei gran<strong>di</strong> vantaggi, per esempio <strong>di</strong> immagine; mentre<br />

le imprese <strong>di</strong> un certo tipo, penso in questo momento alla Tod’s, tanto per fare un<br />

esempio, ricavano anche da questo aspetto un certo successo me<strong>di</strong>atico; che spendono<br />

sul mercato.<br />

In realtà, nell’un caso e nell’altro, l’elemento veramente fondamentale è che i vantaggi,<br />

le convenienze per l’azienda, una volta che si rendono conto <strong>di</strong> questo, sono in una più<br />

efficace organizzazione interna; il che significa migliore clima <strong>di</strong> lavoro, quin<strong>di</strong> un vantaggio<br />

per tutti; e poi, se si fanno anche conteggi in termini <strong>di</strong> assenteismo, la conseguenza<br />

e’ <strong>di</strong> una sua <strong>di</strong>minuzione, a volte <strong>di</strong> un aumento stesso della produzione. O <strong>di</strong><br />

migliori rapporti con la clientela. In alcuni casi sono stati trovati amche in<strong>di</strong>catori economici,<br />

per cui a certe misure “conciliative” corrisponde un innalzamento degli in<strong>di</strong>ci<br />

della produzione complessiva <strong>di</strong> un’impresa, ma anche del clima delle buone relazioni<br />

interne ed esterne (ad esempio i dati rilevati alla Società Ipermercati Cooperativi<br />

spa./Gruppo Unicoop Firenze, dopo l’introduzione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> conciliazione e <strong>di</strong><br />

autoorganizzazione delle cassiere col progetto “Isole”, misura che la coop Adriatica sta<br />

attualmente sperimentando anche in alcune se<strong>di</strong> dell’Emilia-Romagna).<br />

Le lavoratrici ed i lavoratori della Electrolux Zanussi <strong>di</strong> Forlì, dove sto lavorando in questo<br />

momento con LeNove in un progetto <strong>di</strong> cui e’ capofila Efeso - in questo caso siamo<br />

in una grande impresa metalmeccanica che fa montaggio <strong>di</strong> prodotti per la cottura, cioè<br />

<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> forni e cucine, e sono 1.300 e piu’ addetti- sono, per esempio, estremamente<br />

convinti <strong>di</strong> questo risultato; hanno risposto in un questionario che presenteremo<br />

all’azienda la settimana prossima, che preoccuparsi <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> conciliazione<br />

lavoro/famiglia per i <strong>di</strong>pendenti non e’elemento estraneo all’organizzazione del lavoro,<br />

che risolvere i problemi personali consente a tutti, in effetti, <strong>di</strong> lavorare meglio (Progetto<br />

“La rete in/Comune” 2001-03).<br />

Un altro aspetto comune che io vedrei tra le piccole e le altre imprese è, a volte, la <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> avere un rapporto con le organizzazioni sindacali. So che questo non riguarda<br />

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

<strong>Rimini</strong>, però non sempre si riesce con le organizzazioni sindacali territoriali a stabilire<br />

una progettazione vantaggiosa sulle azioni. E se questo può essere meno grave, forse,<br />

sulle gran<strong>di</strong> imprese perché c’è una compensazione data dalla <strong>di</strong>mensione dell’impresa,<br />

soprattutto in un tessuto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e e <strong>di</strong> piccole imprese come può essere quello <strong>di</strong><br />

<strong>Rimini</strong>, come può essere il comprensorio <strong>di</strong> Carpi, e poi ne conosciamo tanti in Emilia-<br />

Romagna, questa sor<strong>di</strong>ta’ e <strong>di</strong>fficolta’ <strong>di</strong> rapporto -credo soprattutto dovuta alla cultura<br />

sindacale che opera per misure “universali”, mentre le azioni <strong>di</strong> conciliazione spesso<br />

riguardano solo una parte del personale, quin<strong>di</strong> sono misure “particolaristiche”- è un<br />

elemento che rende più <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduare delle azioni positive. In questo caso l’elemento<br />

territoriale <strong>di</strong>venta ancora più importante che in una grossa azienda.<br />

Infatti parlando <strong>di</strong> piccole imprese e <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> conciliazione, non possiamo prescindere<br />

(neanche nell’altro caso, ma qui ancora <strong>di</strong> più) dal fatto <strong>di</strong> vedere la <strong>di</strong>mensione<br />

aziendale inserita in un tessuto <strong>di</strong> relazioni, ma soprattutto <strong>di</strong> servizi che ci sono o no,<br />

a livello territoriale.<br />

Per questo personalmente caldeggio moltissimo - ormai faccio questa osservazione da<br />

due anni a questa parte - che si faccia un’azione che comporti la presenza <strong>di</strong> facilitatori<br />

territoriali, chiamiamoli così, persone che hanno la funzione <strong>di</strong> mettere insieme le<br />

<strong>di</strong>verse situazioni orarie delle aziende e dei servizi, appunto perché la maggior parte<br />

delle volte manca proprio chi si assuma la responsabilità <strong>di</strong> iniziare un percorso, <strong>di</strong><br />

sostenerlo, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare possibili soluzioni.<br />

Un altro esempio: si parlava dei voucher, mi pare che fosse Paola Bosi, e allora l’utilizzo<br />

del voucher senza una <strong>di</strong>mensione territoriale in cui l’ente locale possa avere una funzione<br />

o <strong>di</strong> stimolo o <strong>di</strong> controllo, o comunque <strong>di</strong> garanzia della sua spen<strong>di</strong>bilità per l’acquisto<br />

dei servizi <strong>di</strong> cura con particolari caratteristiche, comporterebbe un esito forse in<br />

contrasto con la rete che invece vogliamo creare e con la qualità dei servizi.<br />

Passando agli esempi concreti <strong>di</strong> “conciliazione”, da una serie <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> che sono stati fatti<br />

negli ultimi due anni, sono sostanzialmente tre gli ambiti in cui “catalogare” le buone prassi<br />

per la conciliazione e riprendo la ripartizione offerta dal libro appena e<strong>di</strong>to “Quando il<br />

lavoro e’ amico”, curato dalla fondazione Seveso e dalla societa’ Gender.<br />

C’è, per primo, l’ambito che si incentra soprattutto sugli orari <strong>di</strong> lavoro, quin<strong>di</strong> sostanzialmente<br />

dentro l’organizzazione temporale dell’azienda, e allora qui abbiamo sistemi<br />

noti a tutti che sono la flessibilità in entrata e in uscita, il part-time, ma il part-time accettato<br />

sulla base delle richieste dei lavoratori/trici e non imposto, il ché ovviamente è molto<br />

<strong>di</strong>fficile, il job sharing, altra misura anch’essa estremamente <strong>di</strong>fficoltosa da applicare(gli<br />

esempi in Italia sono pochissimi), orari ridotti su base settimanale e per perio<strong>di</strong> particolari,<br />

su base volontaria, a settimana concertata, oppure l’orario accorpato che finisce<br />

prima nel pomeriggio, <strong>di</strong>ciamo la tranche dell’orario giornaliero che non va fino alle 17.30,<br />

ma con una riduzione della pausa finisce per esempio alle 15.30/16; e ancora la Banca<br />

delle Ore che già avevo citato precedentemente.<br />

Il secondo ambito invece riguarda i servizi <strong>di</strong> supporto sempre dentro all’azienda, supporto<br />

alla maternità e alla paternità (ad esempio uno Sportello per dare informazioni<br />

normative e sui servizi come può essere alla coop Toscana-Lazio o pubblicazioni o altri<br />

benfit) e azioni <strong>di</strong> empowerment delle lavoratrici, ad esempio l’assistenza rivolta alle<br />

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Assessorato alle Pari Opportunità<br />

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donne che rientrano in maternità.<br />

In questo ambito - non mi soffermo perché c’è una comunicazione specifica - cade<br />

anche il problema, oggi molto <strong>di</strong>scusso e che interessa particolarmente, dei ni<strong>di</strong> nei luoghi<br />

<strong>di</strong> lavoro.<br />

Nel terzo grande ambito dei supporti conciliativi ci sono gli interventi collocati nel territorio,<br />

e qui, per esempio, ci sono accor<strong>di</strong> e/o convenzioni tra aziende e Comuni per l’utilizzo<br />

in maniera privilegiata, con una corsia preferenziale, per esempio <strong>di</strong> servizi educativi<br />

per l’infanzia. Ho in mente l’esempio della Electrolux Zanussi <strong>di</strong> Scan<strong>di</strong>cci(FI), che<br />

ha fatto un accordo col Comune per l’utilizzo, per i suoi <strong>di</strong>pendenti, del nido.<br />

Ci sono anche i servizi <strong>di</strong> trasporto che possono essere oggetto <strong>di</strong> particolari convenzioni<br />

(per orari e prezzi; in generale il punto centrale è dato dalla messa in opera dei<br />

Piani territoriali o regolatori della città, <strong>di</strong> cui si è parlato anche stamattina.<br />

Non so in che senso il Presidente della <strong>Provincia</strong> <strong>Fabbri</strong> ha parlato stamattina della <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> adozione dei Piani orari. Forse il termine “adozione” è inteso in una maniera troppo<br />

rigida, credo che invece un Piano territoriale degli orari, come adesso è giusto chiamarli<br />

dopo la Legge 53 e non più piani regolatori degli orari secondo la legge regionale<br />

21/94, debbano essere un quadro <strong>di</strong> riferimento, essere costituiti da una serie <strong>di</strong> progetti<br />

la cui adozione, se vogliamo adoperare questo termine piu’da Piano regolatore generale<br />

in senso stretto, non è un’ingessatura; non è che un’amministrazione si lega mani e<br />

pie<strong>di</strong> avendo determinato tutte le azioni possibili in termini <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica <strong>di</strong> orari ei servizi;<br />

si è sempre puntato, invece, su flessibilità e adattabilità <strong>di</strong> un Piano che e’ piuttosto work<br />

in progress. Quin<strong>di</strong> trovo che questa critica, o questa sottolineatura, andrebbe stemperata.<br />

Lo sforzo vero che oggi un Ente Locale deve fare e’ quello <strong>di</strong> cercare <strong>di</strong> unire in una<br />

visione <strong>di</strong> sistema il mondo delle imprese - questa presenza è la vera grande novità della<br />

Legge 53 - con i servizi territoriali <strong>di</strong> cui i Comuni sono competenti ma anche i privati del<br />

commercio, eccetera.<br />

Ultimo punto, le piccole imprese in senso stretto.<br />

Perché interessava l’Unione Europea? Do’ soltanto questo dato per avere un’idea della<br />

<strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> cui si parla: il 70% degli addetti in Italia, secondo l’indagine Eurostat del<br />

‘99, lavora in imprese che hanno fino a 49 addetti (le quali sono il 94% <strong>di</strong> tutte le imprese,<br />

con un % maggiore soprattutto nella <strong>di</strong>mensione da 1 a 9); quin<strong>di</strong> la stragrande<br />

maggioranza delle persone che sono sul mercato del lavoro sono collocate, in Italia, in<br />

questo tipo <strong>di</strong> imprese <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni abbastanza ridotte. Ma anche ngli altri stati europei<br />

la percentuale e’ molto alta: in Francia, ad esempio, le imprese <strong>di</strong> queste <strong>di</strong>mensioni<br />

danno occupazione al 51% <strong>di</strong> occupati, un po’ meno in Germania, il 44%. E le donne,<br />

in specifico, sono occupate soprattutto nei settori del commercio, ristorazione, servizi.<br />

La piccola impresa ha dei vantaggi o ha degli svantaggi rispetto alle imprese più gran<strong>di</strong><br />

rispetto alla messa in opera <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> conciliazione? Se ve<strong>di</strong>amo gli aspetti <strong>di</strong> informalità,<br />

probabilmente la piccola impresa ha dei vantaggi sull’impresa <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni più<br />

gran<strong>di</strong>. Perché la relazione tra le donne, tra gli uomini che lavorano e le persone che<br />

hanno responsabilità o i proprietari stessi, è una relazione più <strong>di</strong>retta, è a volte proprio<br />

una con<strong>di</strong>visione del posto <strong>di</strong> lavoro; questo può facilitare la concessione <strong>di</strong> quelle<br />

misure che aiutano la conciliazione, quin<strong>di</strong> i permessi per visite o altro, lo scambio <strong>di</strong><br />

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

turni; il fatto che si accorpino a volte le vacanze è una misura che va molto a vantaggio<br />

anche dei lavoratori stranieri. L’informalità è sicuramente un vantaggio che la piccola<br />

impresa mette dalla sua parte.<br />

Ci sono però anche degli svantaggi, e questi svantaggi sono, (adopero in<strong>di</strong>cazioni non<br />

mie ma <strong>di</strong> Azio Sezzi, un <strong>di</strong>rigente dell’ Associazione Piccole Imprese <strong>di</strong> Reggio Emilia<br />

presente in un seminario fatto sul tema) che la <strong>di</strong>mensione piccola rende più complessa<br />

la gestione della produzione, perché certe competenze, certe mansioni non sono<br />

fungibili, e se c’è minore fungibilità delle mansioni c’è minore propensione a permettere<br />

assenze o orari particolari...Sostanzialmente, se uno/a sta a casa e c’è soltanto quella<br />

persona in quell’impresa che sa fare quella determinata mansione, non si può giocare<br />

sulla sostituzione che invece è più facile in altre situazioni.<br />

C’è da <strong>di</strong>re che ciò può non essere vero per tutte le imprese, senz’altro la cosa era riferita<br />

a imprese <strong>di</strong> carattere industriale che - mi riferisco alla metalmeccanica o alla ceramica,<br />

due settori abbastanza <strong>di</strong>ffusi nella nostra regione - da questo punto <strong>di</strong> vista non<br />

ci hanno offerto, avendo noi fatto anche una laboriosa ricerca sul campo, significativi<br />

esempi <strong>di</strong> buone prassi.<br />

Tuttavia, anche qui poi è possibile rilevarne alcune, quando ci sono proprietari sensibili<br />

e quando c’è anche un particolare tipo <strong>di</strong> organizzazione del lavoro e dei prodotti, sicchè<br />

si vedono i vantaggi <strong>di</strong> cui si parlava precedentemente.<br />

Allora, il proprietario della “Ceramica Nuova Due”, Comprensorio della ceramica <strong>di</strong><br />

Fiorano Sassuolo, organizzazione del lavoro generalmente rigi<strong>di</strong>ssima e le donne giovani<br />

sono <strong>di</strong>sperate perché non viene loro concesso il part-time per la presenza dei figli,<br />

questo proprietario, <strong>di</strong>cevo, invece ritiene che se le persone lavorano bene lui ne ha dei<br />

gran<strong>di</strong> vantaggi e cerca <strong>di</strong> favorirle accogliendo le loro richieste. Per un gruppo <strong>di</strong> lavoratrici<br />

fa finire il turno <strong>di</strong> lavoro alle 15.30/15.45 (orario accorpato), così tutte vanno a<br />

prendere i loro bimbi nei servizi territoriali, che invece non hanno mo<strong>di</strong>ficato gli orari, e<br />

quin<strong>di</strong> le donne lavorano più tranquille e in fabbrica si sta molto meglio. Inoltre concede<br />

part-time su richiesta.<br />

Non erano lavoratrici in una catena <strong>di</strong> montaggio, è una ceramica un po’ particolare che<br />

fa una produzione <strong>di</strong> qualità, non la grande ceramica con le catene della scelta delle piastrelle;<br />

quin<strong>di</strong> ha potuto giocare su un tipo <strong>di</strong> organizzazione del lavoro non rigida. Però<br />

anche nell’impresa “Cat progetti” c’è una flessibilità in entrata e in uscita, con <strong>di</strong>verse<br />

possibilità <strong>di</strong> recupero, ma c’è anche un gruppo <strong>di</strong> lavoratori che fa progettazione, che<br />

hanno un orario molto più flessibile, possono andare in fabbrica anche a metà mattina<br />

e poi recuperare successivamente le ore.<br />

È chiaro che c’è una <strong>di</strong>fficoltà anche <strong>di</strong> tipo teorico, oltre a quella organizzativa, <strong>di</strong>etro a<br />

queste misure: spesso noi parliamo <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> conciliazione che non riguardano tutti gli<br />

addetti <strong>di</strong> un’impresa, e questa io credo sia anche una <strong>di</strong>fficoltà culturale.Tutti noi, ma io<br />

per prima, siamo cresciute con l’idea che tutto il luogo <strong>di</strong> lavoro deve <strong>di</strong>ventare un luogo<br />

<strong>di</strong> conciliazione che non fa fare fatica alle persone che lavorano e quin<strong>di</strong> si devono mettere<br />

in atto degli strumenti generali. Se questa è la cultura <strong>di</strong> fondo, a volte ci si stupisce<br />

oppure si tende a sottovalutare il fatto che molti <strong>di</strong> questi interventi, sia nelle piccole che<br />

nelle gran<strong>di</strong> imprese, non riguardano tutti ma solo gruppi <strong>di</strong> lavoratori e lavoratrici.<br />

33


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

È significativo, non è significativo?<br />

Vi rimando questa domanda, qui la valutazione può essere effettivamente positiva o<br />

negativa, perché si tratta <strong>di</strong> interventi piu’ personalizzati.<br />

Io credo che sia assolutamente significativo il fatto che questi interventi si facciano e<br />

vengano conosciuti perché si rompa la <strong>di</strong>ffidenza e l’in<strong>di</strong>fferenza. E soprattutto oggi<br />

sarebbe molto significativo che i sindacati si convincessero e convincessero - adopero<br />

questa parola - i datori <strong>di</strong> lavoro, i <strong>di</strong>rigenti, le associazioni datoriali a formalizzare le<br />

misure spesso informali, perché se una cosa è informale può essere revocata. Non<br />

<strong>di</strong>venta un vantaggio, non <strong>di</strong>venta cultura <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> un territorio. Certo ci sono i problemi<br />

rganizzativi e della produzione, dei picchi <strong>di</strong> produzione eccetera, ma penso che<br />

abbiamo molto bisogno, in questo momento, <strong>di</strong> avere delle buone prassi che siano<br />

conosciute, che possano essere esportate e trasportate. Che si faccia un po’ <strong>di</strong> massa<br />

critica, uscendo dal caso sperimentale ed eccezionale. Avere degli accor<strong>di</strong> sindacali <strong>di</strong><br />

questa natura nelle piccole imprese è positivo, perchè va in questa <strong>di</strong>rezione.<br />

Poi ci sono le imprese dei servizi, e parlando <strong>di</strong> piccole imprese naturalmente i servizi<br />

sono <strong>di</strong>ffusissimi, è talmente ampio l’arco delle tipologie che non le sto neanche a citare.<br />

Qui è più facile trovare delle misure <strong>di</strong> conciliazione che si basino sulla “flessibilità<br />

amica”: per esempio nel campo della ristorazione, delle pulizie, dei servizi alla persona<br />

come quelli <strong>di</strong> parrucchiera o estetista, talvolta gli stu<strong>di</strong> professionali, ecc. In questi casi<br />

si tratta quasi sempre <strong>di</strong> trovare sistemi <strong>di</strong> funzionamento del servizio, <strong>di</strong> apertura del<br />

negozio, che accolgano le esigenze anche temporanee delle singole persone <strong>di</strong> fare<br />

orari <strong>di</strong> lavoro particolari. Naturalmente anche nei casi da noi in<strong>di</strong>viduati si tratta quasi<br />

esclusivamente <strong>di</strong> situazioni informali, <strong>di</strong> un clima <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione dei problemi altrui.<br />

Terzo elemento da segnalare sono quelle imprese che nascono - e qui si tratta <strong>di</strong> imprese<br />

autonome nelle quali c’è un segno femminile forte - come un progetto <strong>di</strong> impresa che<br />

vogliono dare alla loro organizzazione del lavoro un’impronta <strong>di</strong> particolare flessibilità,<br />

ritroviamo sempre questa parola, una flessibilità amica e positiva, dove la conciliazione<br />

fa parte dello stesso progetto <strong>di</strong> impresa. Donne che accanto al lavoro considerano<br />

altrettanto essenziale organizzarsi in modo da “potercela fare” con un certo equilibrio<br />

fra i bisogni dell’impresa e i compiti familiari e personali. Cio’vuol <strong>di</strong>re, ad esempio,<br />

concordare gli orari con le <strong>di</strong>pendenti, avere a rotazione nella settimana dei pomeriggi<br />

liberi. Accettare il part-time, questo mi sembra del tutto ovvio; allungare eventualmente,<br />

anche se è un servizio rivolto ai bambini, fino alle ore 20.00, ma con turni favorevoli<br />

alle operatrici, un atteggiamento <strong>di</strong> mutualità reciproca pe fare scambi <strong>di</strong> orari.<br />

Nell’organizzazione interna bisogna trovare quella formula che consente o mezze giornate<br />

libere, perché ci sono problemi familiari <strong>di</strong> bambini, o fare delle turnazioni in maniera<br />

tale che la giornata non sia tutta impegnata, ma ci sia la possibilità <strong>di</strong> mettersi d’accordo<br />

e assolvere ai propri impegni <strong>di</strong> cura. Naturalmente questo è un modello molto<br />

particolare, dove non tutto l’investimento fatto e’, come si <strong>di</strong>ce, sul profitto <strong>di</strong> impresa<br />

ma si dà spazio ad altri valori.<br />

Ho presente lo Stu<strong>di</strong>o dentistico Molinari che ha alcuni pomeriggi liberi, poi un altro stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> carattere estetico, tutti nascono con l’idea che il lavoro non deve essere un’occupazione<br />

totale durante la giornata. Ho presente anche il servizio educativo che cerca<br />

34


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

<strong>di</strong> conciliare esigenze <strong>di</strong> “concliazione” delle operatrici e delle utenti: “L’Isola che c’è”,<br />

un asilo nido che offre anche servizi <strong>di</strong> animazione a domicilio. E’ una cooperativa,<br />

composta da 12 socie/<strong>di</strong>pendenti, nata con l’intento <strong>di</strong> conciliare tempi <strong>di</strong> vita e orari <strong>di</strong><br />

lavoro. Donne lavoratrici che offrono un servizio a donne che lavorano e che con<strong>di</strong>vidono<br />

con esse bisogni <strong>di</strong> tempo. Ogni operatrice fa un tempo parziale che ruota tra le<br />

20/30 ore settimanali in base ai lavori programmati. Ma, proprio con accor<strong>di</strong>, rotazioni<br />

e flessibilità tra loro, riescono a prolungare l’orario standard dei ni<strong>di</strong>, fino alle 18.30/19.<br />

In questo modo vanno incontro alle esigenze dei genitori che lavorano, permettendo<br />

così alle mamme e più raramente ai padri <strong>di</strong> andare personalmente a riprendersi i figli.<br />

Ma abbiamo trovato anche un’impresa <strong>di</strong> pulizie “Clean up” formata soprattutto da giovani<br />

uomini, che volevano “conciliare” avendo pomeriggi liberi per stu<strong>di</strong>are.<br />

L’indagine a cui sto facendo riferimento aveva dei partner in Francia, in Germania e in<br />

Spagna. Soprattutto in Francia ci e’ parsa abbastanza <strong>di</strong>ffusa la possibilità <strong>di</strong> trovare<br />

degli accor<strong>di</strong> all’interno dell’impresa, poichè il meccanismo “conciliativo” si era giovato<br />

anche della legge Aubry <strong>di</strong> riduzione a 35 ore settimanali che incentivava nuove assunzioni<br />

consentendo una maggiore elasticità all’interno dell’organizzazione del lavoro (ad<br />

esempio questo consentiva <strong>di</strong> avere liberi il mercoledì pomeriggio quando sono chiusi i<br />

servizi infanzia, e/o il venerdì pomeriggio allungando il fine settimana, o fare giorni alterni<br />

<strong>di</strong> lavoro. Non soltanto nell’ambito dei servizi, anche <strong>di</strong> imprese produttive industriali.<br />

Concludo allora ritornando a dove ho cominciato. Gli esempi <strong>di</strong> orari conciliativi delle<br />

piccole e me<strong>di</strong>e imprese <strong>di</strong> fatto non <strong>di</strong>fferiscono da quelli delle gran<strong>di</strong> imprese perché<br />

la filosofia, le scelte dell’impren<strong>di</strong>tore a monte sono poi sempre quelle: capire che il<br />

benessere <strong>di</strong> chi lavora nella propria azienda è un fatto positivo e quin<strong>di</strong> trovare soluzioni,<br />

<strong>di</strong>sposti anche a cambiarle nel tempo.<br />

Infatti le misure <strong>di</strong> conciliazione - come tutti sappiamo forse, senza <strong>di</strong>rcelo - non sono<br />

sempre quelle, c’è una processualità ed una mo<strong>di</strong>ficarsi nel tempo: cio’ e’ dovuto in<br />

parte ai cicli <strong>di</strong> vita delle persone e al mutare dei loro bisogni, in parte al fatto che se<br />

un’azienda ha questa attenzione, comincia in un modo, poi nel corso del tempo riesce<br />

a trovare anche altre modalita’ positive. La situazione e’ <strong>di</strong>namica, occorre cominciare<br />

e avere fiducia nei risultati.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie a Maria Merelli.<br />

Adesso chiamiamo Meris Soldati, Segretaria Generale della CGIL <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>.<br />

Meris Soldati<br />

Segretario Generale CGIL <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

Prima <strong>di</strong> entrare nel merito della comunicazione sul tema che mi è stato affidato dai promotori<br />

del convegno, desidero innanzi tutto ringraziare l’Assessore Grelli per l’invito, e<br />

35


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

anche scusarmi per essere arrivata tar<strong>di</strong> questa mattina, ma, come potete immaginare,<br />

per noi questi sono giorni un po’ particolari, sono ore particolari. La scorsa notte è stato<br />

sferrato l’attacco contro l’IRAQ. Come CGIL siamo impegnati per la pace, contro questa<br />

guerra, contro tutte le guerre e, per affermare la cultura della pace, in queste ore,<br />

assieme alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo voluto dare, contro l’attacco in<br />

IRAQ, una prima imme<strong>di</strong>ata risposta del mondo del lavoro.<br />

Prima <strong>di</strong> entrare nel vivo del tema <strong>di</strong> oggi, permettetemi una riflessione.<br />

Ho sentito, negli interventi, parlare <strong>di</strong> conciliazione, flessibilità positiva, contrattazione,<br />

termini innovativi che sono stati innescati da un processo, che io chiamo “virtuoso”, da<br />

una serie <strong>di</strong> norme e <strong>di</strong> leggi che sono state approvate in passato - uso il termine “in<br />

passato” non a caso –. Quelle norme, oggi, potrebbero creare le con<strong>di</strong>zioni per migliorare<br />

complessivamente la con<strong>di</strong>zione della vita delle donne e, insieme, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

vita <strong>di</strong> tutti. Ragionare <strong>di</strong> organizzazione del lavoro, <strong>di</strong> organizzazione degli orari, <strong>di</strong><br />

organizzazione delle città, mettere in campo azioni nuove in questo senso vuol <strong>di</strong>re<br />

aumentare complessivamente la qualità della vita delle persone <strong>di</strong> quella comunità, non<br />

solo per le donne, giustamente.<br />

Credo però che prima <strong>di</strong> entrare nel merito <strong>di</strong> alcune esperienze che stiamo facendo,<br />

dobbiamo riflettere sulla fase che stiamo vivendo.<br />

Una fase caratterizzata dalle scelte del Governo <strong>di</strong> centro destra, che produce un ritorno<br />

in<strong>di</strong>etro pericolosissimo su tutta una serie <strong>di</strong> conquiste fatte, in altre parole flessibilità<br />

positiva, conciliazione, contrattazione, sono termini che stanno scomparendo dallo<br />

scenario, purtroppo.<br />

Io ho sentito parlare qui, anche nell’intervento che mi ha preceduto, <strong>di</strong> esperienze <strong>di</strong><br />

contrattazione in aziende o comunque <strong>di</strong> esperienze positive che si sono fatte in alcune<br />

aziende, significative certo, ma esperienze ancora limitate e che oggi, in questa fase<br />

politica, rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare utopia.<br />

Vorrei ricordare a tutti noi che siamo in una fase in cui si stanno introducendo nuove<br />

forme <strong>di</strong> mercato del lavoro, si parla <strong>di</strong> lavoro in affitto, lavoro a chiamata, staff leasing,<br />

eccetera, eccetera. Con queste nuove norme i lavoratori e le lavoratrici saranno tutti più<br />

precari, non sapranno se fra un mese, fra una settimana saranno chiamati a lavorare,<br />

perché quando si ha il lavoro a chiamata, quando si ha il lavoro a tempo comunque<br />

determinato, quando si è un Co.Co.Co., (collaborazioni coor<strong>di</strong>nate continuative), allora<br />

vengono meno non solo le certezze e le prospettive per il futuro, ma si è anche più<br />

deboli, più ricattabili.<br />

Queste nuove forme <strong>di</strong> lavoro peseranno soprattutto sulle donne e sui giovani.<br />

Ora è evidente che questo cambia alcuni scenari.<br />

Ciò non toglie che noi dobbiamo continuare a ragionare nel merito delle possibilità date<br />

finora, ma anche continuare a batterci per contrastare quello che sta venendo avanti.<br />

Queste nuove forme <strong>di</strong> mercato del lavoro, così deregolamentato e precario, introducono<br />

forme <strong>di</strong> flessibilità sempre e solo viste e intese dalla parte delle imprese.<br />

Prima sentivo, che ci sono dei datori <strong>di</strong> lavoro che pensano ancora, giustamente, qualcuno<br />

ancora c’è, che un clima positivo all’interno dell’azienda favorisce qualità, innovazione<br />

ecc., nell’intervento che mi ha preceduto, si parlava <strong>di</strong> processi positivi, favorevoli<br />

36


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

anche per la produttività in quell’azienda. Con<strong>di</strong>vido questa analisi, ma occorre prendere<br />

atto che nel mondo del lavoro stanno cambiando tante cose e sta cambiando il<br />

clima in generale, si va perdendo quel processo positivo, è cambiato il clima politico.<br />

Poi, è vero, noi siamo ancora in una realtà dove comunque ci sono stati processi culturali,<br />

c’è un clima, se vogliamo, <strong>di</strong>verso, però attenzione, perché il quadro <strong>di</strong> riferimento<br />

generale sta cambiando e molto.<br />

Questa è una riflessione che mi sento <strong>di</strong> fare perché credo che, quando parliamo <strong>di</strong> questi<br />

temi, non si può prescindere da un’analisi <strong>di</strong> come cambia, come sta cambiando il<br />

quadro generale per le lavoratrici e per i lavoratori.<br />

Tenterò ora <strong>di</strong> affrontare il tema: “I tempi delle aziende e i tempi delle donne”.<br />

Il tempo è sempre stato, per le donne, un fattore con cui fare i conti, avere tempo per<br />

sé, per i figli, per tutte le cose che abbiamo detto, ha rappresentato e rappresenta una<br />

cosa importante, aggiungo non solo per le donne.<br />

Noi ci siamo posti sempre, come sindacato, nella contrattazione che facciamo all’interno<br />

delle aziende, il problema del tempo, degli orari <strong>di</strong> lavoro, dell’organizzazione del lavoro.<br />

L’obiettivo <strong>di</strong> conquistare accor<strong>di</strong> positivi per i lavoratori, non ci ha sottratto, anzi, alle<br />

esigenze delle imprese <strong>di</strong> avere una buona qualità dei prodotti e un’organizzazione del<br />

lavoro efficiente, sono stati e sono questi anche nostri obiettivi.<br />

Le esigenze produttive, <strong>di</strong> innovazione e qualità delle imprese, le esigenze dei lavoratori<br />

e il rispetto dei loro <strong>di</strong>ritti, sono, per noi, fattori determinanti <strong>di</strong> un processo <strong>di</strong> sviluppo<br />

<strong>di</strong> qualità e con questi obiettivi abbiamo fatto esperienze che si sono concretizzate poi<br />

in accor<strong>di</strong> tra le parti, qui ne veniva citato qualcuno. Ci sono interessanti esperienze<br />

anche nel territorio riminese. L’Assessore Beltrami portava l’esempio dell’accordo del<br />

Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>. Va detto che nella Pubblica Amministrazione a volte è più facile, a<br />

volte trovi controparti più sensibili da questo punto <strong>di</strong> vista, nel privato è più <strong>di</strong>fficile, proprio<br />

perché le imprese tendono spesso a ragionare solo dal punto <strong>di</strong> vista del profitto.<br />

Accor<strong>di</strong> importanti sul tema della flessibilità degli orari si sono realizzati anche per salvaguardare<br />

livelli occupazionali.<br />

Laddove si presentavano situazioni <strong>di</strong> crisi, siamo intervenuti su questi processi partendo<br />

dalla necessità <strong>di</strong> salvaguardare in primo luogo i posti <strong>di</strong> lavoro che, attraverso la<br />

riduzione degli orari, e l’introduzione <strong>di</strong> forme <strong>di</strong> flessibilità concordata sono stati effettivamente<br />

salvaguardati.<br />

Ci sono poi importanti esperienze sul part-time, sul telelavoro, sulla Banca delle ore, ma<br />

spesso queste forme <strong>di</strong> nuovi processi, dalla Banca delle ore, al part-time, vengono<br />

viste, esclusivamente dalla parte delle imprese, come esigenza esclusivamente dell’organizzazione<br />

del lavoro, e non invece come un processo che, oltre a questo, favorisca<br />

anche le lavoratrici ed i lavoratori <strong>di</strong> quell’azienda, e qui si tratta, per noi, pezzo per<br />

pezzo, <strong>di</strong> fare dei passi avanti e delle conquiste.<br />

Ogni piattaforma, ogni momento <strong>di</strong> confronto con le aziende è un’occasione per fare,<br />

da questo punto <strong>di</strong> vista, dei passi avanti nel tentativo <strong>di</strong> innescare quell’incontro possibile,<br />

come viene chiamato anche nella comunicazione che mi riguarda, quell’incontro<br />

possibile tra tempi <strong>di</strong> vita e tempi <strong>di</strong> lavoro.<br />

Su questo punto, nel nostro territorio, abbiamo avviato un’esperienza, per certi versi<br />

37


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

innovativa, nell’area della Valconca dove ci sono importanti aziende del settore della<br />

moda e vi sono occupate un numero significativo <strong>di</strong> donne.<br />

Quella è una realtà che si è sviluppata in maniera importante dal punto <strong>di</strong> vista industriale<br />

dove oltre l’80% degli occupati in quelle imprese è costituito da donne.<br />

Il rapido sviluppo <strong>di</strong> quella realtà, dal punto <strong>di</strong> vista occupazionale, ha portato con sè<br />

nuovi bisogni sul versante dei servizi ma anche delle infrastrutture.<br />

Come sindacato ci siamo posti in primo luogo la necessità <strong>di</strong> capire quali bisogni, quali<br />

esigenze esprimevano le lavoratrici.<br />

Siamo partiti anche dal concetto che, a volte pensiamo <strong>di</strong> sapere quali sono i bisogni<br />

delle donne che lavorano, spesso si pensa che la risposta sia nei servizi, in particolare<br />

per l’infanzia, ni<strong>di</strong>, scuole materne, nel prolungamento degli orari dei ni<strong>di</strong> e delle scuole<br />

materne ecc.<br />

Abbiamo provato a fare un ragionamento <strong>di</strong>verso, cioè abbiamo detto: proviamo a fare<br />

ragionare loro, le donne in questo caso - le <strong>di</strong>rette interessate, sui loro bisogni e magari<br />

sulla proposta. Qual è la soluzione?<br />

E abbiamo messo in pie<strong>di</strong> quest’idea dei laboratori <strong>di</strong> politiche sociali, ragionando su<br />

due principi, da una parte la contrattazione che il sindacato storicamente fa nelle<br />

aziende e dall’altra la contrattazione territoriale che facciamo con gli enti locali del<br />

nostro territorio.<br />

Il sindacato sviluppa la sua azione su questi due filoni, <strong>di</strong> qui la possibilità per noi <strong>di</strong><br />

intervenire, da una parte nei luoghi <strong>di</strong> lavoro con la contrattazione, dall’altra nella città<br />

nel confronto con gli amministratori, per quanto riguarda l’organizzazione delle città, dei<br />

servizi. Nel pre<strong>di</strong>sporre le piattaforme ci siamo posti l’obiettivo <strong>di</strong> costruirle assieme alle<br />

persone che quei bisogni esprimevano <strong>di</strong>rettamente, bisogni ai quali dare una risposta<br />

per fare proposte in questo senso.<br />

Primo dato, quin<strong>di</strong>, partire dal bisogno che si esprime in quella piccola o grande comunità,<br />

i bisogni cambiano, la società cambia, evolve continuamente, ci siamo posti nell’ottica<br />

<strong>di</strong> fare lavorare loro <strong>di</strong>rettamente sull’analisi del bisogno e sulla proposta da<br />

avanzare.<br />

Abbiamo prodotto dei questionari per capire qual era il tessuto sociale, qual era la composizione<br />

familiare <strong>di</strong> queste lavoratrici, hanno figli, non hanno figli, sono piccoli, sono<br />

gran<strong>di</strong>, qual è il tempo de<strong>di</strong>cato al tragitto casa lavoro.<br />

Abbiamo raccolto 500 questionari che ci hanno consentito <strong>di</strong> avere uno spaccato significativo,<br />

poi in assemblea, con tutti i lavoratori, abbiamo costituito un gruppo <strong>di</strong> lavoro<br />

interamente composto da lavoratrici, creando un vero e proprio laboratorio che abbiamo<br />

definito <strong>di</strong> politiche sociali.<br />

Noi ci aspettavamo che dal laboratorio venissero proposte relative al prolungamento<br />

degli orari dei ni<strong>di</strong> e delle scuole materne, ma alla fine non è stato questo ciò che è<br />

emerso<br />

Le donne che sono entrate a far parte del laboratorio hanno lavorato partendo dai bisogni,<br />

analizzando quali risposte erano già esistenti e cosa mancava. In primo luogo è stata<br />

considerata l’attuale organizzazione del lavoro, basata sostanzialmente sull’orario spezzato,<br />

mattino e pomeriggio, con due ore <strong>di</strong> pausa durante l’ora <strong>di</strong> pranzo.<br />

38


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Due ore in cui le donne si scapicollano a casa, in ore <strong>di</strong> traffico abbastanza intenso, e<br />

questo impone delle riflessioni anche dal punto <strong>di</strong> vista delle infrastrutture, rete viaria,<br />

trasporti.<br />

Inoltre, la pausa non risolve il problema del tempo <strong>di</strong> cura dei figli che escono da scuola<br />

a orari <strong>di</strong>versi.<br />

Cos’è venuto fuori? Che la loro esigenza principale non era <strong>di</strong> avere un prolungamento<br />

dell’orario del nido, era <strong>di</strong> avere più tempo. Quelle due ore, alla fine, sono due ore<br />

comunque andate, chiedono invece <strong>di</strong> avere più tempo, per sé, per i figli, il marito,<br />

magari un’ora in più per andare in palestra la sera.<br />

Allora l’idea su cui stiamo lavorando adesso, perché adesso bisogna tradurre questo in<br />

un nostro progetto, l’idea è: se si abbatte la pausa, <strong>di</strong> due ore, <strong>di</strong> cui un’ora è passata<br />

avanti e in<strong>di</strong>etro a correre per la strada, se la riduciamo ad un’ora, ciò consente <strong>di</strong> uscire<br />

un’ora prima la sera, e <strong>di</strong> avere davanti, quin<strong>di</strong>, un tempo più lungo a <strong>di</strong>sposizione.<br />

E questa è la proposta cui alla fine si è arrivati.<br />

Ci sono stati <strong>di</strong>versi incontri, sono stati incontri fuori orario <strong>di</strong> lavoro, dopo una giornata<br />

<strong>di</strong> lavoro, alle 17.00, uscite dalla fabbrica, si sono riunite, si riunivano per ragionare<br />

<strong>di</strong> queste cose.<br />

E guardate che in un momento dove è sempre più <strong>di</strong>fficile creare momenti <strong>di</strong> incontro, il<br />

fatto che, in una situazione così complicata, dopo otto ore <strong>di</strong> fabbrica, si siano riunite per<br />

ragionare <strong>di</strong> questo, <strong>di</strong>mostra quanto si siano appassionate alla cosa, ma perché?<br />

E’ semplice, perché era il loro bisogno primario, era quello che sentivano in quel<br />

momento come una priorità, una necessità molto forte, quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sposte anche a spendersi<br />

per affrontarlo.<br />

Vado velocemente alla conclusione.<br />

Adesso qual è il problema? Il problema non è ridurre un’ora <strong>di</strong> pausa nell’organizzazione<br />

del lavoro delle imprese, per le imprese non cambia niente, per l’azienda, riteniamo<br />

non sarà un problema accogliere la nostra richiesta, il problema è che, a quel punto ci<br />

vuole una mensa. Le lavoratrici e i lavoratori, non andando a casa per la pausa hanno<br />

bisogno <strong>di</strong> una mensa, e qui debbono entrare in campo le istituzioni, vanno create le<br />

con<strong>di</strong>zioni, magari attraverso un rapporto con privati, per realizzare in quell’area produttiva<br />

una mensa.<br />

È chiaro che questo va realizzato cercando in primo luogo il consenso della maggioranza<br />

dei lavoratori, poi creando le necessarie convergenze tra pubblico e privato per<br />

realizzare il progetto.<br />

Per <strong>di</strong>re, insomma, che ora si sta ragionando su come dare gambe a questo progetto.<br />

Noi naturalmente abbiamo fatto tutti i percorsi. Sia i risultati dei questionari, sia la proposta<br />

che ha prodotto il laboratorio, sono stati oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione nelle assemblee.<br />

C’è stato il coinvolgimento <strong>di</strong> tutti i lavoratori e la stragrande maggioranza <strong>di</strong> quei lavoratori<br />

e lavoratrici alla fine hanno con<strong>di</strong>viso la necessità del cambiamento, e questo non<br />

era scontato, perché comunque ci sono delle abitu<strong>di</strong>ni consolidate, un’organizzazione<br />

della tua vita in un certo modo. Il cambiamento non è mai semplice.<br />

Alla fine il percorso è stato positivo ed è stato con<strong>di</strong>viso anche da chi non aveva partecipato<br />

<strong>di</strong>rettamente ai laboratori.<br />

39


Ora per noi inizia un lavoro non semplice, adesso entriamo in gioco noi, nel senso che<br />

adesso il sindacato deve tradurre questo lavoro in una piattaforma riven<strong>di</strong>cativa, nei<br />

confronti delle aziende per quello che le riguarda, cioè le mo<strong>di</strong>fiche dell’organizzazione<br />

del lavoro, e nei confronti delle istituzioni per la realizzazione della mensa.<br />

Vi ringrazio.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie a Meris.<br />

Interrompiamo per un’ora i lavori.<br />

Segue buffet.<br />

<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Ripren<strong>di</strong>amo i lavori con l’intervento <strong>di</strong> Lea Battistoni, Direttore Generale del Ministero<br />

del Lavoro e delle Politiche Sociali.<br />

Il suo intervento è incentrato sulla promozione delle azioni positive per la flessibilità.<br />

Diamo subito la parola alla dottoressa Battistoni.<br />

Lea Battistoni<br />

Direttore Generale Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali:<br />

Grazie, intanto grazie tanto <strong>di</strong> avermi invitato.<br />

Io sono particolarmente contenta <strong>di</strong> poter parlare in generale <strong>di</strong> politiche femminili e non<br />

solo <strong>di</strong> mercato del lavoro, ma in generale delle politiche femminili.<br />

Io partirei un pochino alla lontana, nel senso <strong>di</strong> fare un <strong>di</strong>scorso del perché parliamo <strong>di</strong><br />

mercato <strong>di</strong> lavoro femminile adesso, avendone parlato per tanti anni sul mercato del<br />

lavoro femminile.<br />

Perché stranamente, come era la tendenza lo sappiamo tutti, dagli anni ‘80 in poi, il mercato<br />

del lavoro femminile va, le donne entrano nel mercato del lavoro, entrano più degli<br />

uomini, molto più degli uomini, il 70% sono donne e molto meno sono i maschi.<br />

Se si guardano i dati sul mercato del lavoro, si vede sicuramente una progressione non<br />

soltanto dei livelli <strong>di</strong> istruzione e poi magari una sottoutilizzazione, come sappiamo tutti,<br />

ma sicuramente il processo <strong>di</strong> formazione delle donne consente alle donne <strong>di</strong> avere la<br />

chance <strong>di</strong> entrare nel mercato del lavoro e, nonostante tutte le ottiche che possiamo<br />

avere, che posso avere anch’io da vecchia femminista, <strong>di</strong> guardare quello che non va,<br />

non c’è dubbio che le professioni si stanno finalizzando, i livelli sono meglio rispetto al<br />

passato, c’è poco da <strong>di</strong>re, e soprattutto <strong>di</strong>ciamo il segmento che oggi ha tra 25 e 35 anni<br />

40


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

è comunque un segmento che ha dei tassi <strong>di</strong> attività non <strong>di</strong>co a livelli europei ma quasi.<br />

Dunque perché stiamo qui a parlare sostanzialmente?<br />

Qui stiamo a parlare perché forse questo è sicuramente il trend, questa è sicuramente<br />

una situazione per certi versi positiva e però probabilmente alcuni elementi <strong>di</strong> negatività<br />

ci sono e ci sono come degli elementi che non riusciamo a scar<strong>di</strong>nare, nonostante<br />

da 25, 30 anni cerchiamo <strong>di</strong> forzare questo tipo <strong>di</strong> area, e allora ve<strong>di</strong>amo le cose che<br />

possono presentare delle criticità o che presentano delle criticità.<br />

La criticità deriva dal fatto che se si guarda ancora la curva <strong>di</strong> uscita delle donne, si vede<br />

che effettivamente, rispetto al passato, quando si facevano le analisi negli anni ‘90,<br />

sicuramente le donne escono un po’ più tar<strong>di</strong> dal mercato del lavoro e però ancora, se<br />

si guarda, quando raggiungono più o meno 39, 40 anni, la curva comincia a scendere,<br />

cioè le donne cominciano ad andarsene dal mercato del lavoro.<br />

Le donne poi hanno una grande mobilità <strong>di</strong> ingresso e <strong>di</strong> uscita nel mercato, cioè come<br />

mai, se si guardano i flussi del mercato del lavoro, si vede questa mobilità enorme tra<br />

le inattive e le attive?<br />

C’è mezzo milione che va e viene, e se poi si scende sul target età, si vede che sono<br />

delle donne che hanno più o meno 45, 55 anni e hanno bassa istruzione.<br />

Bisogna domandarsi chi sono, cosa fanno, se hanno bisogno <strong>di</strong> interventi ad hoc, perché<br />

sono in crescita.<br />

E poi, il sommerso femminile, perché ce ne siamo così poco interessate?<br />

Eppure è un elemento forte, è probabilmente per il sud un segmento che spiega forse<br />

il fatto dei tassi <strong>di</strong> attività così bassi nelle donne del sud, non è pensabile, noi dobbiamo<br />

pensare che una buona parte, mi sembra che sia un 25% <strong>di</strong> donne, stanno nel<br />

sommerso.<br />

Se così fosse, allora si spiegherebbe il tasso <strong>di</strong> attività che non è proprio così <strong>di</strong>verso<br />

tra nord e sud.<br />

E poi, nonostante io ci abbia creduto molto nel fatto che più si andava avanti e più<br />

avremmo guadagnato come i maschi, invece, se guar<strong>di</strong> i livelli salariali, più cresciamo<br />

nel nostro livello <strong>di</strong> professionalità e meno guadagniamo e comunque il <strong>di</strong>vario aumenta,<br />

e anche questo non va tanto bene, non funziona tanto bene.<br />

Questo è per quanto riguarda le donne.<br />

Contemporaneamente però abbiamo un mercato del lavoro che, come segnala<br />

l’Europa, è un mercato del lavoro che ha bassi tassi <strong>di</strong> attività, ha bassi tassi <strong>di</strong> attività<br />

maschili e una schifezza <strong>di</strong> quelli femminili, siamo i più bassi tassi <strong>di</strong> attività femminile,<br />

facendo però la tara sul <strong>di</strong>scorso del sud, per cui io non sono proprio convinta che non<br />

sarebbero più alti.<br />

In questo momento l’incremento del tasso <strong>di</strong> attività del mercato del lavoro è comunque<br />

un elemento forte per rilanciare lo sviluppo italiano, ma in genere lo sviluppo europeo,<br />

cioè noi in questo momento abbiamo come obiettivo l’incremento sostanzialmente<br />

del tasso <strong>di</strong> attività femminile.<br />

Però come fare, perché evidentemente le criticità che abbiamo visto prima e l’esigenza<br />

<strong>di</strong> rendere più flessibile il mercato del lavoro e <strong>di</strong> aumentare la presenza delle donne nel<br />

mercato del lavoro, non è così semplice, ed evidentemente ci sono anche degli elementi<br />

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Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

<strong>di</strong> forte criticità che non è che si possono risolvere in modo molto semplice o con due<br />

o tre interventi.<br />

Le donne poi hanno queste caratteristiche: <strong>di</strong> fronte a queste <strong>di</strong>fficoltà hanno cominciato<br />

a fare i figli un pochino più in ritardo, o non li fanno, ne fanno pochi, il tasso, lo<br />

sappiamo, è bassissimo <strong>di</strong> natalità, comunque lo fanno anche il primo figlio magari a<br />

35, 36 anni, e questo spesso coincide con l’invecchiamento delle madri nel frattempo,<br />

o dei padri.<br />

Per cui noi abbiamo queste povere <strong>di</strong>sgraziate <strong>di</strong> 35, quarantenni che hanno scelto <strong>di</strong><br />

fare un percorso nel mercato del lavoro, che si trovano strette tra il problema dei figli e il<br />

problema dei genitori, in una situazione in cui le reti familiari stanno venendo meno.<br />

Abbiamo avuto a Treviso una bella relazione della Sabatini dell’ISTAT, che io farò pubblicare,<br />

in cui lei <strong>di</strong>mostra che le reti familiari stanno venendo a meno soprattutto al sud,<br />

sicché quelle del sud non solo hanno il sommerso, hanno poco lavoro, non hanno reti<br />

familiari e non hanno servizi, e quin<strong>di</strong> è <strong>di</strong>fficile mettere in moto poi dei meccanismi se<br />

non si ha un’idea più complessiva.<br />

Allora che cosa fare?<br />

Sicuramente in questo momento forse le aziende, nonostante appunto bisogni <strong>di</strong> flessibilità,<br />

nonostante bisogni <strong>di</strong> manodopera che può essere presa a tempo determinato,<br />

che può essere resa intercambiabile e che comunque flessibilizza le esigenze delle<br />

aziende, probabilmente dovranno comunque, secondo me, investire su una parte almeno<br />

<strong>di</strong> manodopera che sia una manodopera affidabile per certi versi, competente, con<br />

un minimo <strong>di</strong> professionalità.<br />

A questo punto stranamente non può essere che la manodopera femminile.<br />

Io non credo che si possa pensare veramente <strong>di</strong> utilizzare solo, scusate, ma non è neanche<br />

nell’ottica della legge sul mercato del lavoro quello <strong>di</strong> pensare <strong>di</strong> poter flessibilizzare<br />

tutto in spezzoni <strong>di</strong> lavoro, né credo che sia una convenienza per le aziende, né credo<br />

che si possa neanche pensare <strong>di</strong> poter compensare sempre con manodopera immigrata<br />

per brevi perio<strong>di</strong>.<br />

Credo che a questo punto, da parte delle aziende, l’investimento sulla manodopera<br />

femminile sia un investimento utile, sia un investimento conveniente, però certo bisogna<br />

farglielo capire che deve essere conveniente e sicuramente operazioni anche<br />

esemplari...<br />

Io non amo la parola “conciliazione”, non l’ho mai amata neanche prima che la<br />

Commissione l’adottasse, l’ho sempre considerata come un elemento negativo.<br />

Io sono per l’idea che esistono dei bisogni <strong>di</strong> uomini e donne e che sono bisogni <strong>di</strong> vita,<br />

bisogni <strong>di</strong> lavoro, bisogni <strong>di</strong> tante cose, mentre la conciliazione a me ricorda sempre il<br />

fatto che bisogna conciliare tra vita familiare soltanto e vita professionale.<br />

Però certamente noi dovremo fare in modo, a questo punto, <strong>di</strong> rendere evidenti, anche<br />

attraverso azioni pilota, attraverso azioni esemplari, come, come si <strong>di</strong>ceva prima, si<br />

possono costruire modelli organizzativi dentro le aziende e fuori delle aziende che siano<br />

migliorativi ovviamente per i soggetti ma che sostanzialmente producono e sono più<br />

produttive le aziende stesse.<br />

Arrivo alla famosa legge, che io credo che sia, avendoci un po’ partecipato a costruir-<br />

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

la, una legge estremamente innovativa per i suoi tempi e che però è <strong>di</strong>fficile da applicare<br />

in questo momento, perché era una legge che metteva insieme il sociale, il lavoro,<br />

il territorio.<br />

Per quanto ci riguarda, abbiamo una legge che finanzia, attraverso l’articolo 9, questi<br />

modelli, queste nuove modalità possibili <strong>di</strong> mettere insieme le esigenze delle persone<br />

che vogliono avere tempo per sé oppure tempo per la maternità o la paternità e modelli<br />

organizzativi delle imprese.<br />

È una cosa però molto limitata, cioè non sono le azioni positive classiche, sono azioni<br />

<strong>di</strong> organizzazione del lavoro specifiche per donne e uomini che si prendono quel periodo<br />

<strong>di</strong> tempo per sé, quin<strong>di</strong> sono sicuramente delle azioni che generalmente sono per<br />

pochi numeri, sono per pochi soggetti e sono molto definite nel tempo.<br />

Io, quando sono arrivata al Ministero del Lavoro, lì all’Impiego, ho trovato questa legge<br />

molto poco valorizzata, non è che io poi sia stata capace <strong>di</strong> valorizzarla più <strong>di</strong> tanto,<br />

però sicuramente quasi nessuno la conosceva, perché è <strong>di</strong>fficile, perché questa legge<br />

ha una rigi<strong>di</strong>tà, adesso so che mi farò dei nemici, ma la rigi<strong>di</strong>tà per le aziende è che ci<br />

deve essere la contrattazione col sindacato.<br />

Le aziende temono che nel momento in cui vanno a fare la contrattazione col sindacato,<br />

quel tipo <strong>di</strong> azione <strong>di</strong>venta in qualche modo strutturale all’interno dell’azienda.<br />

Tu hai voglia a spiegargli che “guarda che è un’azione...”, quello, secondo me, è uno dei<br />

motivi grossi che fa sì che noi abbiamo pochi progetti.<br />

L’altro è che l’abbiamo poco pubblicizzata e mal pubblicizzata, l’altro è che forse facciamo<br />

poca assistenza tecnica ai progetti stessi e infine <strong>di</strong>ciamo che probabilmente<br />

siamo in grande ritardo anche sui finanziamenti per cui la gente <strong>di</strong>ce: è inutile che vengo<br />

a fare questo tipo <strong>di</strong> azione quando poi i sol<strong>di</strong> me li dai tra un anno.<br />

Allora, che cosa si può fare con questa legge?<br />

Secondo me con questa Legge si possono effettivamente provare a fare delle azioni,<br />

però delle azioni pilota, delle azioni esemplari, delle azioni che ci possano consentire <strong>di</strong><br />

ripetere queste esperienze in altre aziende in altri contesti territoriali.<br />

Sono sol<strong>di</strong> che purtroppo quest’anno ci sono stati <strong>di</strong>mezzati, c’è stato un problema <strong>di</strong><br />

taglio e quin<strong>di</strong> noi abbiamo soltanto quelli che erano originariamente 25 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> lire,<br />

abbiamo 25 miliar<strong>di</strong> per quest’anno, anche se abbiamo dei sol<strong>di</strong> messi da parte e dunque<br />

non è tanto un problema <strong>di</strong> finanziamento.<br />

Il problema è <strong>di</strong> presentare dei progetti che siano costruiti bene, che abbiano l’accordo<br />

col sindacato, perché spesso vengono presentati dei progetti che questo accordo non<br />

hanno e che quin<strong>di</strong> non possono essere considerati ammissibili, perché questo è uno<br />

degli elementi.<br />

L’altro è che, tra una settimana vorrei poter presentare su Internet le linee guida, cioè su<br />

come si costruisce un progetto in modo da far sapere bene quali sono i costi ammissibili,<br />

quali sono i costi non ammissibili, quali sono gli elementi e le spiegazioni per riempire<br />

le <strong>di</strong>verse caselle.<br />

L’altro ancora è che noi, come struttura, come Direzione del Ministero del Lavoro, siamo<br />

a <strong>di</strong>sposizione per darvi un’assistenza tecnica nella costruzione <strong>di</strong> questi progetti, cioè<br />

un minimo <strong>di</strong> informazione ma anche un minimo <strong>di</strong> aiuto nel riempire queste caselline.<br />

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Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

La terza infine è che vorrei, quanto più possibile, poter pubblicizzare le buone esperienze,<br />

le buone pratiche.<br />

C’è poi una richiesta da parte delle Regioni <strong>di</strong> regionalizzare questa legge.<br />

Devo <strong>di</strong>re la verità, che la prima motivazione con cui era stata richiesta questa regionalizzazione,<br />

personalmente, ma poi io non è che sia una giurista, derivava dal fatto che,<br />

essendo una legge del sociale, era una legge, a questo punto, <strong>di</strong> competenza.<br />

Su questo io francamente, avendoci partecipato, mi sono presa un pochino <strong>di</strong> orticaria<br />

e ho detto: “Manco morta”, nel senso che questa non è una legge del sociale, questa è<br />

una legge che mette insieme il lavoro, il sociale e il territorio, cioè è qualche cosa che è<br />

integrato, poi possiamo <strong>di</strong>scutere se tutto questo sia regionale e va benissimo, ma che<br />

sia una legge solo del sociale non funziona perché non può essere così.<br />

Allora giustamente da parte regionale si richiede una presenza maggiore nella<br />

Commissione, e questo è stato fatto, non abbiamo ricevuto però le can<strong>di</strong>dature delle<br />

Regioni, ma credo che la presenza delle Regioni nel Comitato che valuta ci debba essere,<br />

probabilmente ci può anche essere la regionalizzazione, così come è per la 215.<br />

Credo che però sarebbe saggio far restare al centro magari solo una piccola quota, se<br />

deve essere regionalizzata, per fare esperienze pilota, perché ovviamente anche regionalizzando,<br />

sempre 25 miliar<strong>di</strong> sono.<br />

O le Regioni ci mettono un grosso coofinanziamento e allora questa cosa funziona,<br />

oppure almeno fare in modo che queste esperienze siano esperienze pilota che siano<br />

riconoscibili sul territorio, e, finché c’è tempo, almeno fino al 2006, costruire, attraverso<br />

questi prototipi, anche azioni finanziate con il Fondo Sociale, perché si può, non è che<br />

non si può, si può, utilizzando il Fondo Sociale Europeo, costruire cose <strong>di</strong> questo tipo,<br />

così come, per rispondere alla domanda che mi era stata fatta, un’esperienza come<br />

quella che è stata in<strong>di</strong>cata può essere finanziata dalla 125. Perché? Perché no, è un’azione<br />

positiva.<br />

Io mi ricordo quando si fece la legge, è un’organizzazione del lavoro che si mo<strong>di</strong>fica e<br />

quin<strong>di</strong> la 125 è una delle leggi che può finanziare questo tipo <strong>di</strong> esperienze, comunque<br />

niente <strong>di</strong>..., poi anche lì sono 9 miliar<strong>di</strong>, parliamo sempre <strong>di</strong> miserie effettivamente.<br />

Però si potrebbe anche pensare a vedere se a livello regionale, nei POR, non si potesse<br />

fare qualche cosa su quella modalità, perché lì in qualche modo è costruire un sistema<br />

<strong>di</strong> organizzazione del lavoro migliore, <strong>di</strong> occupabilità, eccetera.<br />

Sul Fondo Sociale, volendo, ci si può inventare <strong>di</strong> tutto e <strong>di</strong> più, si tratta <strong>di</strong> capire se esiste<br />

un’attenzione, un interesse da parte del livello locale.<br />

Io credo che in questo momento stranamente, rispetto al passato, sia importante rilanciare<br />

il mercato del lavoro femminile, la <strong>di</strong>scussione sul mercato del lavoro femminile e<br />

le criticità che questo mercato presenta ma anche le potenzialità.<br />

Credo che un punto su cui cominciare veramente a ragionare, su cui cominciare a tirar<br />

fuori qualche soluzione, sia il sommerso femminile, che noi abbiamo trascurato, abbiamo<br />

lasciato in qualche modo in<strong>di</strong>feso.<br />

Se è così consistente come si <strong>di</strong>ce, cioè il 25%, credo che sia un problema che va<br />

affrontato, con tante possibilità, ma sicuramente non possiamo lasciare che il 25% della<br />

popolazione femminile del sud lavori in nero e in con<strong>di</strong>zioni non garantite.<br />

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I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Mentre l’altro soggetto che io credo dovrebbe essere interessato dalle politiche, credo<br />

anche però in Emilia-Romagna, con tutto che in questo momento stiamo facendo un’analisi<br />

a livello regionale, in Emilia-Romagna sulle donne non c’è niente da <strong>di</strong>re, è prima<br />

in tutto, però ha bassi livelli.<br />

Allora probabilmente pensare ad interventi <strong>di</strong> formazione, riqualificazione per questi<br />

segmenti, va pensato anche in Emilia-Romagna, così come, io credo, vanno pensati<br />

interventi per quei soggetti che rientrano nel mercato del lavoro, che sono forti anche in<br />

Emilia Romagna e che hanno bassissimo livello <strong>di</strong> competenza.<br />

Lì sicuramente va operato, perché entrano ed escono spezzoni <strong>di</strong> lavoro, donne che<br />

accettano a tante <strong>di</strong>verse con<strong>di</strong>zioni e forse almeno una garanzia <strong>di</strong> riqualificazione professionale<br />

gli andrebbe data.<br />

Sono però convinta, appunto, che possiamo ricominciare a parlare del lavoro femminile<br />

come la leva <strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> un paese moderno. Grazie.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Adesso <strong>di</strong>amo la parola ad Alessandro Montebugnoli, Presidente dell’Associazione<br />

Servizi Nuovi.<br />

Alessandro Montebugnoli<br />

Presidente dell’Associazione Servizi Nuovi:<br />

Io torno, in questa comunicazione, sull’esperienza <strong>di</strong> cui avete già sentito parlare stamattina,<br />

questa dei laboratori <strong>di</strong> politica sociale, in particolare dell’esperienza che si sta<br />

realizzando nell’area industriale <strong>di</strong> San Giovanni, torno su questa esperienza però con<br />

un taglio un po’ <strong>di</strong>verso, cioè cercando <strong>di</strong> metterne a nudo la logica, anche esemplificando<br />

però proprio su quello che sta accadendo.<br />

Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>rei qualcosa innanzitutto proprio sulla metodologia, sulla formula, <strong>di</strong>ciamo<br />

così, dei laboratori <strong>di</strong> politica sociale, laboratori, ahimè, ormai è un termine inflazionatissimo,<br />

non suggerisce più niente <strong>di</strong> particolarmente significativo, proprio per questo<br />

vale la pena <strong>di</strong> scavarci un pochino dentro a questa idea.<br />

Questa idea ha origine da una riflessione sui servizi pubblici, da una riflessione anzi che<br />

avviene in ambito, pensate un po’, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, dovuta essenzialmente,<br />

dovuta soprattutto ad un giurista, un professore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, che si chiama<br />

Gregorio Arena.<br />

Questa riflessione può essere riassunta in questa affermazione che cito da lui: gli utenti<br />

dei servizi pubblici non sono dei vasi vuoti da riempire.<br />

Che cosa significa questo?<br />

Significa molto semplicemente che gli utenti dei servizi pubblici hanno certamente<br />

bisogni, ai quali le Amministrazioni sono chiamate a rispondere, ma hanno anche capacità,<br />

esprimono problemi, ma possiedono anche risorse, sono appunto soggetti <strong>di</strong><br />

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

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domanda, ma sono soggetti anche che possiedono competenze con le quali hanno una<br />

propria autonoma capacità <strong>di</strong> elaborare risposte alle domande che esprimono.<br />

E questo, guardate, non genericamente, quando <strong>di</strong>co capacità, risorse, competenze,<br />

intendo queste cose, capacità, risorse e competenze, in quanto pertinenti a quegli stessi<br />

problemi che danno origine ai servizi pubblici, e quin<strong>di</strong> risorse che possono, ma se<br />

possono devono anche, essere attivate insieme in un rapporto molto stretto, in un<br />

intreccio molto stretto con le risorse e le competenze che sono organizzate e gestite<br />

nell’ambito precisamente dei servizi pubblici, dalle Amministrazioni.<br />

Questo a me sembra vero in generale, sembra un punto vero in generale.<br />

Anche in situazioni in cui la con<strong>di</strong>zione dell’utente del servizio è particolarmente problematica,<br />

a ben vedere è sempre rintracciabile una sua autonoma capacità, una qualche<br />

sua autonoma capacità.<br />

Non a caso, per esempio, questo tema delle capacità residue è molto stu<strong>di</strong>ato, molto<br />

<strong>di</strong>scusso nel caso degli anziani non autosufficienti, anche degli anziani gravemente non<br />

autosufficienti.<br />

Anche soggetti che esprimono livelli, stati <strong>di</strong> bisogno così impegnativi, pur tuttavia, si è<br />

visto, hanno capacità residue.<br />

E questo riconoscere e valorizzare le capacità residue che ancora hanno è massimamente<br />

importante dal punto <strong>di</strong> vista sia dell’efficacia, dell’appropriatezza dell’intervento,<br />

sia dal punto <strong>di</strong> vista anche della sua efficienza e della sua economicità.<br />

Questo esempio, tra l’altro, che è solo un esempio per <strong>di</strong>re, è un caso limite, se è vero<br />

in queste situazioni a maggior ragione è vero in tante altre dove gli stati <strong>di</strong> bisogno sono<br />

meno impegnativi, <strong>di</strong>cevo, questo esempio fa anche vedere come non si tratti affatto <strong>di</strong><br />

giocare, <strong>di</strong> fare riferimento alle risorse degli utenti in alternativa alle risorse delle istituzioni<br />

pubbliche secondo quella che a me sembra la versione corrente della sussi<strong>di</strong>arietà,<br />

non si tratta <strong>di</strong> porre in alternativa queste due cose, ma proprio <strong>di</strong> cercare tra queste,<br />

come <strong>di</strong>cevo, un rapporto <strong>di</strong> complementarietà forte, <strong>di</strong> intreccio, metterle all’opera<br />

insieme in vista della soluzione <strong>di</strong> quei problemi che sono i problemi degli utenti dei<br />

servizi e che sono i problemi che mobilitano le Amministrazioni e che rientrano nelle loro<br />

competenze.<br />

Ora, a partire da questa riflessione, il punto può essere generalizzato però naturalmente,<br />

e cioè possiamo <strong>di</strong>re che non solo gli utenti dei servizi pubblici ma gli attori sociali<br />

in generale sono portatori, come <strong>di</strong>cevamo, <strong>di</strong> bisogni, <strong>di</strong> capacità, <strong>di</strong> problemi, <strong>di</strong> risorse,<br />

eccetera.<br />

Di risorse, che significa questo?<br />

Possiamo parlare, io credo, <strong>di</strong> due tipi <strong>di</strong> risorse, e cioè <strong>di</strong> risorse cognitive e <strong>di</strong> risorse<br />

materiali.<br />

Risorse cognitive è una parola forse inutilmente <strong>di</strong>fficile, significa semplicemente quello<br />

che sanno, le informazioni <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>spongono, le percezioni che hanno, quello che<br />

sanno e, d’altro canto, ciò che possono fare invece le risorse materiali in questo senso.<br />

Quando parliamo <strong>di</strong> risorse cognitive, fatemi usare questo termine per como<strong>di</strong>tà, ci riferiamo<br />

in particolare a quel tipo <strong>di</strong> conoscenza dei problemi e delle opportunità, quin<strong>di</strong><br />

in sintesi delle situazioni, quel tipo <strong>di</strong> conoscenza delle situazioni che deriva dal farne<br />

46


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

un’esperienza <strong>di</strong>retta, <strong>di</strong> prima mano, in prima persona, sulla propria pelle, <strong>di</strong>te come<br />

preferite, e quin<strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong> conoscenza, che in letteratura si <strong>di</strong>ce “or<strong>di</strong>nary knowledge”,<br />

conoscenza or<strong>di</strong>naria, un tipo <strong>di</strong> conoscenza che in ogni caso non può essere posseduta<br />

dalle Amministrazioni Pubbliche, né da chiunque altro, penso ad esempio al sindacato<br />

che sta dando vita all’esperienza in Valconca, né da chiunque altro rappresenti<br />

la domanda sociale.<br />

Sono proprio i soggetti portatori <strong>di</strong> quella domanda che, in quanto portatori <strong>di</strong> quella<br />

domanda, in quanto sperimentano sulla propria pelle i problemi, possiedono questo<br />

peculiare tipo <strong>di</strong> conoscenza.<br />

Quin<strong>di</strong> questa in ogni caso non è una critica alle Amministrazioni o a qualunque altro<br />

soggetto, è un limite semplicemente che incontrano nella loro azione, anche la più efficiente,<br />

la migliore, la meglio attrezzata delle Amministrazioni comunque non può incorporare<br />

al proprio interno questo tipo peculiare <strong>di</strong> conoscenza dei problemi che è <strong>di</strong><br />

quelli che li vivono.<br />

Le seconde, le risorse materiali, per l’essenziale si tratta <strong>di</strong> energie personali, <strong>di</strong> capitale<br />

umano, <strong>di</strong>ciamo così, e <strong>di</strong> mezzi anche, che anche qui è importante <strong>di</strong>re, nella misura<br />

in cui sono effettivamente <strong>di</strong>sponibili non conviene che siano sostituite queste risorse<br />

con quelle organizzate e gestite dalle istituzioni pubbliche.<br />

Pensate anche qui al caso della non autosufficienza, nella misura in cui effettivamente<br />

esistano delle capacità residue della persona e delle capacità <strong>di</strong> cura delle persone che<br />

gli stanno intorno e queste sono nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> poterle esercitare queste capacità,<br />

non conviene a nessuno sostituire integralmente le capacità <strong>di</strong> cura espresse in ambito<br />

familiare o <strong>di</strong> vicinato, con risorse professionali fornite dalle Amministrazioni.<br />

Conviene intrecciare questi due or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fattori dando luogo a quello che normalmente<br />

si <strong>di</strong>ce un regime <strong>di</strong> assistenza domiciliare, che non a caso l’assistenza domiciliare è<br />

<strong>di</strong>ventata un po’ la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> un certo modo <strong>di</strong> intendere i servizi, il rapporto tra i servizi<br />

e gli utenti, eccetera, eccetera.<br />

Un altro esempio molto significativo per <strong>di</strong>re anche qual è l’estensione del <strong>di</strong>scorso che<br />

stiamo facendo, un altro esempio molto significativo sul quale non perdo tempo, ve lo<br />

cito proprio soltanto così, è quello della raccolta <strong>di</strong>fferenziata.<br />

Se ci pensate un attimo, la raccolta <strong>di</strong>fferenziata comporta proprio un coinvolgimento<br />

degli utenti nel processo <strong>di</strong> produzione del servizio sulla base del fatto che selezionare<br />

i rifiuti alla fonte, cioè da parte delle famiglie, è molto più facile e quin<strong>di</strong> molto più conveniente<br />

che non selezionarli dopo il conferimento all’azienda che poi li tratta, li trasporta,<br />

eccetera, eccetera.<br />

Quin<strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> coinvolgimento consente guadagni molto importanti <strong>di</strong> economicità<br />

che poi alla fine vanno a beneficio delle famiglie ovviamente, si riflettono in livelli più<br />

bassi della tariffa, eccetera, eccetera.<br />

Questa premessa, forse un po’ troppo lunga, per <strong>di</strong>re che i laboratori <strong>di</strong> politica sociale<br />

sono molto semplicemente dei luoghi, anche proprio in senso fisico, nei quali gli attori<br />

sociali possono progettare assetti <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione dei bisogni, soluzioni dei problemi,<br />

mettendo a frutto, facendo conto proprio delle risorse <strong>di</strong> cui sono peculiarmente portatori,<br />

a partire proprio da quelli <strong>di</strong> tipo cognitivo, parliamo <strong>di</strong> riprogettazione, e poi lavo-<br />

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<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

rando anche sulle più opportune modalità <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> tipo materiale.<br />

Nell’esperienza dei laboratori <strong>di</strong> politica sociale in Valconca, in particolare in quella che<br />

è la più avanzata nel pacchetto che ad un certo punto si è messo insieme dell’area industriale<br />

<strong>di</strong> San Giovanni, questo approccio, devo <strong>di</strong>re, ha trovato delle conferme significative,<br />

a me sembra.<br />

In mezzo a moltissime <strong>di</strong>fficoltà, sulle quali varrebbe la pena <strong>di</strong> ragionare, però in mezzo<br />

a moltissime <strong>di</strong>fficoltà sta dando prova che vale la pena <strong>di</strong> lavorarci, <strong>di</strong>ciamola così,<br />

semplicemente.<br />

Il tema <strong>di</strong> questo laboratorio dell’area industriale <strong>di</strong> San Giovanni, scelto fin dall’inizio,<br />

era precisamente “Tempi <strong>di</strong> vita, tempi <strong>di</strong> lavoro, responsabilità professionali, responsabilità<br />

familiari”, ahimè, noi abbiamo detto: conciliazione delle une e delle altre, ma il<br />

senso del <strong>di</strong>scorso che veniva fatto mi sembra assolutamente con<strong>di</strong>visibile, questo sulla<br />

base <strong>di</strong> un’indagine preliminare che avevamo fatto, come si fa con l’intervista a testimoni<br />

privilegiati, eccetera, e all’interno <strong>di</strong> questo ambito <strong>di</strong> problemi la questione della<br />

cura dell’infanzia in particolare, anche qui sulla base <strong>di</strong> interviste, questionari, eccetera.<br />

Ebbene, con questa idea, con questo tema da mettere sul tavolo, abbiamo avviato l’esperienza<br />

che significa proprio, molto semplicemente, che abbiamo invitato tutte le<br />

lavoratrici, parlo al femminile perché la stragrande maggioranza è formata da manodopera<br />

femminile, tutte le lavoratrici a partecipare ad una riflessione comune la cui regola<br />

del gioco, peraltro, era fin dall’inizio quella <strong>di</strong> cercare soluzioni, non <strong>di</strong> avanzare richieste,<br />

<strong>di</strong> cercare soluzioni.<br />

Poi, una volta che uno ha una soluzione <strong>di</strong> cui ha verificato la sostenibilità, la avanza<br />

come richiesta, ma è <strong>di</strong>verso naturalmente riven<strong>di</strong>care sulla base <strong>di</strong> un’ipotesi <strong>di</strong> lavoro<br />

che si è in certa misura già verificata o semplicemente proporre un’esigenza.<br />

Dicevo, in questa esperienza abbiamo avuto conferme dell’impostazione, in quanto<br />

abbiamo avuto smentite delle idee con cui eravamo entrati in questa esperienza.<br />

Noi eravamo entrati in questa esperienza pensando che il tema fosse sostanzialmente<br />

quello, ad esempio, <strong>di</strong> un allungamento degli orari <strong>di</strong> asilo nido per consentire appunto<br />

alle mamme <strong>di</strong> avere più garanzie <strong>di</strong> cura dei figli, <strong>di</strong> non doversi arrabattare a farli andare<br />

a prendere dal nonno, eccetera, quando loro sono ancora al lavoro, e cose <strong>di</strong> questo<br />

genere.<br />

La prima riunione che abbiamo avuto, le lavoratrici ci hanno detto che non era questo<br />

il problema, il problema non era quello <strong>di</strong> avere orari <strong>di</strong> asilo nido più lunghi, il problema<br />

era quello <strong>di</strong> avere per sé più tempo per stare con i figli, che è una cosa ovviamente<br />

molto <strong>di</strong>versa e per vari aspetti anche confortante, <strong>di</strong>rei, anche sulla base <strong>di</strong> quello<br />

che era venuto fuori dalle indagini preliminari circa le tensioni a cui è sottoposta la vita<br />

familiare, a cui è sottoposto il modello anche <strong>di</strong> famiglia <strong>di</strong> quelle terre a sud della<br />

<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>.<br />

Qui proprio è stata l’esperienza delle lavoratrici che ha spostato il quadro <strong>di</strong> riferimento,<br />

che ha fatto costruire - questo metodologicamente è molto interessante - che ha<br />

fatto costruire un problema <strong>di</strong>verso da quello che inizialmente si aveva in mente, più<br />

tempo per stare con i figli, quin<strong>di</strong> il <strong>di</strong>scorso rimbalza sugli orari <strong>di</strong> lavoro, non tanto sugli<br />

orari dei servizi pubblici, quanto sugli orari <strong>di</strong> lavoro.<br />

48


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Tema naturalmente impegnativo, molto <strong>di</strong>fficile da affrontare perché, certo, non è che in<br />

un comprensorio industriale si può porre all’or<strong>di</strong>ne del giorno la questione <strong>di</strong> riduzione<br />

degli orari <strong>di</strong> lavoro, anche se il tema della riduzione o della rimodulazione degli orari <strong>di</strong><br />

lavoro su un trend decrescente, secondo me resta un tema <strong>di</strong> grande importanza, ma<br />

certamente nella con<strong>di</strong>zione determinata in cui ci trovavamo non era possibile porre,<br />

non è possibile porre un’esigenza <strong>di</strong> questo genere.<br />

E tuttavia, lavorando, è egualmente emersa una possibilità <strong>di</strong> fare qualcosa che comporti<br />

un significativo, non marginale guadagno <strong>di</strong> benessere.<br />

Forse vi è già stato detto stamattina che tipicamente le imprese <strong>di</strong> quell’area, la maggior<br />

parte delle lavoratrici che stanno là, fanno una pausa <strong>di</strong> due ore, molto lunga, è<br />

quasi un reperto archeologico oggi una pausa <strong>di</strong> due ore, e allora si è cominciato a<br />

ragionare sulla possibilità <strong>di</strong> contrarre questa pausa in modo da poter uscire un’ora<br />

prima la sera, <strong>di</strong> ridurre le due ore ad una in modo da guadagnarne una <strong>di</strong> uscita la sera.<br />

Cos’è interessante <strong>di</strong> questa cosa, che è una cosa molto piccola naturalmente ma qui<br />

per sottolineare...<br />

La cosa interessante è che lavorando insieme alle persone - tenete a mente quel punto<br />

delle risorse cognitive - si è capito, abbiamo capito, e loro hanno esplicitato, il fatto che<br />

l’ora che hanno a <strong>di</strong>sposizione durante la pausa pranzo e l’ora che potrebbero guadagnare<br />

la sera non sono affatto <strong>di</strong> eguale valore.<br />

Quantitativamente sono sempre 60 minuti, ma nel loro vissuto, nel modo in cui vengono<br />

vissute, non sono affatto due cose uguali, per ragioni che forse si possono immaginare<br />

abbastanza facilmente perché un conto è avere un’ora a <strong>di</strong>sposizione quando si sa che<br />

la giornata non è ancora finita, che bisogna correre, fare questo, fare quest’altro, sistemare<br />

la casa, eccetera, eccetera, e un conto è avere un’ora a <strong>di</strong>sposizione quando si sa<br />

che la giornata <strong>di</strong> lavoro è finita, detta proprio banalmente, uno se la gode molto <strong>di</strong> più.<br />

Ma questo elemento è potuto venir fuori proprio perché si è lavorato insieme alle persone<br />

interessate, questo tipo <strong>di</strong> conoscenza dei problemi e delle opportunità è la loro e<br />

solo se loro sono presenti può venire fuori, e solo se si lavora in un certo modo può<br />

venire fuori questo, perché neanche un questionario, dopo che lo si sa, certo, uno fa un<br />

questionario e chiede cosa bisogna fare, ma per farla venire fuori questa cosa è necessario<br />

un <strong>di</strong>alogo, è necessaria una forma <strong>di</strong> comunicazione calda, per così <strong>di</strong>re, in cui si<br />

possono portare le esperienze, il vissuto, per l’appunto.<br />

Quin<strong>di</strong> questo - concludo su questo punto - <strong>di</strong>ce che anche la questione dei piani, dei<br />

tempi e degli orari non va considerata una questione meramente ingegneristica, <strong>di</strong> combinazione<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>verse grandezze.<br />

Il tempo che si tratta <strong>di</strong> organizzare non è il tempo della fisica classica, una grandezza<br />

omogenea, astratta, che conta per la sua quantità, è il tempo vissuto dalle persone, <strong>di</strong><br />

cui contano i significati e <strong>di</strong> questi significati sono portatrici le persone stesse.<br />

Quin<strong>di</strong> è un problema che i pianificatori da soli non possono risolvere se non in un rapporto<br />

<strong>di</strong> interazione con i <strong>di</strong>retti interessati del tipo che ho cercato <strong>di</strong> <strong>di</strong>re.<br />

Di questo, per esempio, si sono accorti molto bene, da molto tempo, i pianificatori del<br />

territorio.<br />

Esattamente lo stesso <strong>di</strong>scorso vale per i luoghi, per lo spazio, costruito e non.<br />

49


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Chi abita uno spazio, ne ha una percezione, ne comprende il significato in un modo<br />

<strong>di</strong>verso dal pianificatore, in questo caso dall’urbanista, le cui competenze d’altro canto<br />

ovviamente restano in<strong>di</strong>spensabili e quin<strong>di</strong> bisogna lavorare proprio sull’intreccio, sulla<br />

congiunzione, sulla convergenza <strong>di</strong> questi due tipi <strong>di</strong> conoscenza per ottenere delle<br />

soluzioni positive.<br />

Concludo <strong>di</strong>cendo che a questo punto l’attività dei laboratori è andata avanti, si è formulata<br />

questa ipotesi che si porta appresso un problema <strong>di</strong> mensa, sulla quale si possono<br />

validamente esercitare le risorse <strong>di</strong> tipo materiale invece, che possiedono le lavoratrici<br />

in questo caso, quin<strong>di</strong> con un atteggiamento non tipicamente riven<strong>di</strong>cativo.<br />

Si sta lavorando su questo giro <strong>di</strong> problemi che, sebbene l’area sia piccola, le persone<br />

siano poche, ha la sua complessità, e adesso il laboratorio si trova <strong>di</strong> fronte ad un problema<br />

molto delicato, molto impegnativo, che ci impegnerà anche questa sera nella<br />

riunione del laboratorio, che è quello della formazione <strong>di</strong> una volontà comune.<br />

Quando si lavora seriamente con le persone, questo <strong>di</strong>venta un problema, quando le<br />

soluzioni non calano dall’altro si tratta <strong>di</strong> produrre consenso, si tratta <strong>di</strong> affrontare i conflitti<br />

esplicitamente, <strong>di</strong> lavorarci, <strong>di</strong> capire se ci sono mo<strong>di</strong> per spostare in avanti la frontiera<br />

per rendere più compatibili tra <strong>di</strong> loro, ma certo questo è un punto molto impegnativo<br />

che è proprio fin da oggi sul tavolo delle...<br />

E quin<strong>di</strong>, in questo senso, vorrei <strong>di</strong>re, sono anche i laboratori, noi li consideriamo anche<br />

una palestra <strong>di</strong> democrazia molto significativa, <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento, proprio <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento<br />

nel merito <strong>di</strong> alcuni problemi e <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> regole che consentano <strong>di</strong><br />

vivere civilmente, <strong>di</strong> riconoscere le esigenze degli altri e via <strong>di</strong>cendo.<br />

Questo è lo stato dell’arte, l’esperienza va avanti, se ha dei canali <strong>di</strong> sostegno anche da<br />

parte della legislazione, questa è una buonissima cosa naturalmente.<br />

Io mi fermerei qui, grazie.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie a Montebugnoli.<br />

Adesso abbiamo Cristiana Zanella della Società Talete, soggetto referente del progetto<br />

EQUAL, e insieme a lei abbiamo Leonora Battistini che è Presidente <strong>di</strong> Artemis, ci presentano<br />

e ci parlano del progetto comunitario EQUAL “Donne e Lavoro”.<br />

Dott.ssa Cristiana Zanella<br />

Società Talete Scarl <strong>di</strong> Ferrara:<br />

Buonasera a tutti. Il mio intervento è volto a raccontare un’esperienza progettuale in<br />

essere, legata All’Iniziativa Comunitaria EQUAL. In particolare il progetto a cui faccio<br />

riferimento è denominato “Donne e Lavoro: percorsi <strong>di</strong> carriera e armonizzazione con la<br />

vita familiare” con uno start nel mese <strong>di</strong> giugno 2002 e data presunta <strong>di</strong> termine nel<br />

<strong>di</strong>cembre 2004.<br />

50


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Al fine <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre le linee guida dell’Iniziativa Comunitaria EQUAL vi <strong>di</strong>rò che si tratta<br />

<strong>di</strong> un laboratorio <strong>di</strong> sperimentazione <strong>di</strong> buone prassi volto a promuovere e combattere<br />

le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione e <strong>di</strong>suguaglianza sul mercato del lavoro.<br />

Come si evince dal titolo in nostro progetto si colloca sull’asse Pari Opportunità il<br />

quale mira a ridurre gli scarti tra uomini e donne e promuovere la desegregazione professionale<br />

ed è articolato in macro-fasi nazionali e trasnazionali, come si può vedere<br />

dalla slide proiettata.<br />

La partnership <strong>di</strong> progetto prevede il coinvolgimento dei seguenti soggetti pubblici e<br />

privati:<br />

I tempi <strong>di</strong> vita entrano nel progetto EQUAL Donne e Lavoro in <strong>di</strong>verse macro-fasi ed in<br />

<strong>di</strong>verse attività. Per or<strong>di</strong>ne:<br />

1) modello <strong>di</strong> flessibilità da sperimentare in aziende pubbliche e private del territorio<br />

emiliano-romagnolo che è a sua volta il frutto <strong>di</strong> momenti <strong>di</strong> ricerca, analisi <strong>di</strong> dati.<br />

Attualmente stiamo concludendo il momento <strong>di</strong> ricerca trasnazionale sui tempi delle<br />

donne e sta per partire la ricerca sul territorio emiliano-romagnolo sulla motivazione ed<br />

atteggiamento della donna nei confronti del lavoro. Di conseguenza la fattibilità <strong>di</strong> un<br />

modello capace <strong>di</strong> fornirci dei risultati sui tempi <strong>di</strong> vita è ancora lontana dal realizzarsi.<br />

2) Laboratori fisici <strong>di</strong> consulenza al mondo femminile con supporto on-line. Sono<br />

stati aperti nelle province <strong>di</strong> Ferrara, Modena e <strong>Rimini</strong> tre laboratori <strong>di</strong> ricerca e consulenza<br />

per donne occupate denominati PerCorso Donn@ - la <strong>di</strong>rezione del cambiamento<br />

capaci <strong>di</strong> fornire colloqui a più livelli <strong>di</strong> career counselling e career guide su temi<br />

quali cambiamento <strong>di</strong> lavoro/flessibilità lavorativa, sviluppi <strong>di</strong> carriera, reinserimento<br />

nel mondo del lavoro, armonizzazione della vita lavorativa e familiare, corsi formativi e<br />

professionali, supporto informativo.<br />

La filosofia del self-empowerment applicata a PerCorso Donn@ è sinonimo <strong>di</strong> cambiamento<br />

e <strong>di</strong> orientamento personale della donna che si concretizza con l’acquisizione<br />

<strong>di</strong> nuovo potere. PerCorso Donn@ mira a realizzare strategie efficaci per trasformare la<br />

motivazione in azione accompagnando con professionalità la donna occupata nostra<br />

cliente ad affrontare le situazioni nuove ed impreviste, mettendosi alla prova e focalizzando<br />

il risultato.<br />

Un elemento <strong>di</strong> chiaro interesse sui tempi <strong>di</strong> vita delle donne occupate alle quali ci rivolgiamo<br />

è l’impiego <strong>di</strong> tecnologie <strong>di</strong> comunicazione e d’interfacciamento con le nostre<br />

utenti, ossia un modo nuovo <strong>di</strong> fare consulenza <strong>di</strong> orientamento anche a <strong>di</strong>stanza.<br />

Le tecnologie alle quali mi riferisco sono <strong>di</strong> tre tipi:<br />

a) utilizzate nello sportello fisico aperto al pubblico<br />

b) on-line attraverso un portale internet<br />

c) utilizzate in fase <strong>di</strong> somministrazione questionari <strong>di</strong> ricerca sulle problematiche<br />

femminili.<br />

In pratica la donna che lavora e magari non ha eccessivamente tempo per recarsi presso<br />

i laboratori PerCorso Donn@ può collegarsi al sito internet www.percorsodonna.it<br />

lasciare una sua domanda, in<strong>di</strong>rizzo e-mail, zona <strong>di</strong> residenza e magari telefono per<br />

poter essere successivamente contattata dal personale <strong>di</strong> Front Office. Infatti all’interno<br />

del progetto EQUAL ER Donne e Lavoro adottiamo un Contact Center Multicanale<br />

51


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

che permette <strong>di</strong> gestire le chiamate verso l’esterno e sud<strong>di</strong>viderle in maniera funzionale<br />

alle esigenze dell’operatore, per rispondere in maniera efficace e professionale ad un<br />

bisogno delle donne clienti.<br />

Inoltre sarà nel corso del progetto possibile concretizzare dei meeting on-line con le<br />

nostre clienti, magari su temi specifici o per tipologia <strong>di</strong> bisogno. I nostri meeting on line<br />

vengono realizzati attraverso una piattaforma <strong>di</strong> comunicazione sincrona denominata<br />

“Central One”, non so se qualcuno <strong>di</strong> voi la conosce, che è una piattaforma che permette<br />

<strong>di</strong> parlare con le persone ma anche <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre dei documenti, delle applicazioni,<br />

e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare insieme delle cose a <strong>di</strong>stanza e questo ci permette <strong>di</strong> fare un servizio<br />

all’utente, sostanzialmente, anche a <strong>di</strong>stanza.<br />

Le attrezzature che permettono alla donna cliente <strong>di</strong> poter usufruire <strong>di</strong> questi servizi online<br />

sono sostanzialmente tre: una connessione ad internet attraverso modem a 56 K<br />

(requisito minimo), una scheda au<strong>di</strong>o ed una cuffietta. Insomma cose a basso costo che<br />

spessissimo si trovano già in azienda.<br />

3) Redazione <strong>di</strong> un Web-magazine: i tempi <strong>di</strong> vita sono l’oggetto del lavoro <strong>di</strong> redazione<br />

web, composta dai partners del progetto EQUAL. La redazione si occupa <strong>di</strong> tre<br />

temi: i fatti (ossia il rapporto tra donne e lavoro, le regole (ossia il rapporto tra donne e<br />

<strong>di</strong>ritto). Le innovazioni (ossia il rapporto tra donne e tecnologia). La donna che visita il<br />

portale percorsodonna può partecipare <strong>di</strong>rettamente alle attività <strong>di</strong> redazione, apportando<br />

un contributo scritto.<br />

Quin<strong>di</strong> per essere breve e non rubare spazio alla mia collega e partner <strong>di</strong> progetto,<br />

Leonora Battistini, riassumo con una considerazione: i tempi <strong>di</strong> vita delle donne sono<br />

sicuramente il nocciolo dell’esplorazione e sperimentazione effettuata con il progetto<br />

EQUAL Donne e Lavoro ancora in essere, tuttavia considerata la risposta <strong>di</strong> pubblico<br />

che stiamo ottenendo nei Laboratori PerCorso Donn@, anche in considerazione del<br />

nuovo modo <strong>di</strong> proporre una consulenza <strong>di</strong> orientamento, speriamo <strong>di</strong> portare dei risultati<br />

significativi al territorio riminese.<br />

Ora mi congedo e cedo la parola a Leonora Battistini………….<br />

Leonora Battistini<br />

Presidente Artemis:<br />

Sono a riassumervi gli obiettivi <strong>di</strong> questa iniziativa.EQUAL noi, come Artemis Srl, siamo<br />

la struttura partner per quanto riguarda l’assistenza alla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, siamo gli<br />

attori che li accompagneranno in questo articolato progetto che dura circa 30 mesi.<br />

Le azioni previste nella <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> sono la creazione <strong>di</strong> un laboratorio <strong>di</strong> ricerca<br />

sociale, la sperimentazione del modello <strong>di</strong> flessibilità, una parte <strong>di</strong> formazione alle donne<br />

occupate e la <strong>di</strong>ffusione delle buone prassi.<br />

Adesso velocemente ve li illustrerò uno ad uno.<br />

Ricerca attiva sul territorio, gli obiettivi che vogliamo raggiungere sono: raccogliere sul<br />

territorio provinciale le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio avvertite dalle donne, mi sembra che anche nel<br />

<strong>di</strong>battito <strong>di</strong> questa mattina, si sia ampiamente sottolineato il fatto che devono essere le<br />

52


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

donne le <strong>di</strong>rette portavoci dei loro bisogni; una mappatura <strong>di</strong> buone prassi nelle aziende<br />

o istituzioni che sono già state sperimentate su questo territorio.<br />

Le metodologie che useremo sono quelle delle interviste strutturate in forma <strong>di</strong> questionario<br />

che hanno una parte che realizzeremo in front office, come <strong>di</strong>ceva la mia collega<br />

prima, vi è la volontà <strong>di</strong> evitare dei doppioni.<br />

È molto importante, con questa iniziativa, integrare i servizi già esistenti, quin<strong>di</strong> noi lavoreremo<br />

insieme alle operatrici dello Sportello <strong>di</strong> Pari Opportunità, che è già presente nei<br />

Centri dell’Impiego della <strong>Provincia</strong>.<br />

Una parte, invece, verrà fatta attraverso il Contact Center Multicanale, quin<strong>di</strong> una parte<br />

<strong>di</strong> raccolta delle interviste sulle donne sarà proprio sul supporto telematico; una parte<br />

<strong>di</strong> riunioni <strong>di</strong> gruppo, focus group, sarà su specifiche tematiche o problematiche, che<br />

andremo ad approfon<strong>di</strong>re in relazione ai bisogni raccolti; inoltre si realizzeranno alcune<br />

interviste in profon<strong>di</strong>tà a testimonial privilegiati che già sul territorio operano in questo<br />

senso.<br />

I soggetti <strong>di</strong> indagine saranno, come <strong>di</strong>cevo, donne in età compresa fra i 20 e i 60 anni,<br />

istituzioni e organismi che operano sui temi delle Pari Opportunità, realtà lavorative sia<br />

pubbliche che private. Ad oggi non abbiamo ancora deciso dove verrà realizzata la sperimentazione,<br />

dovrà venire fuori dal nostro periodo <strong>di</strong> ricerca, che durerà fino a <strong>di</strong>cembre,<br />

l’attività <strong>di</strong> sperimentazione sarà successiva alla ricerca attiva sul territorio, entro la<br />

fine dell’anno dovremo in<strong>di</strong>viduare la realtà impren<strong>di</strong>toriale su cui effettuare la sperimentazione,<br />

non è detto che sia una realtà impren<strong>di</strong>toriale privata o possa essere ancora<br />

una realtà pubblica.<br />

Questo non è ancora stato deciso, nel senso che andremo a valutarlo in relazione al territorio<br />

e a quello che emergerà dalle testimonianze delle donne, valuteremo poi quello<br />

che potrà essere più opportuno.<br />

Le attività del laboratorio, noi le abbiamo chiamate così perché l’obiettivo è quello <strong>di</strong><br />

usare questa attività come laboratorio, quin<strong>di</strong> come officina <strong>di</strong> sperimentazione che<br />

viaggia su un’integrazione dei servizi che già sulla <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> esistono, riba<strong>di</strong>sco,<br />

lo Sportello Pari Opportunità all’interno dei Centri per l’Impiego, svolge una serie<br />

<strong>di</strong> attività consulenziali e <strong>di</strong> assistenza che attraverso questi laboratori possiamo andare<br />

a sperimentare insieme in concerto con le operatrici.<br />

Naturalmente l’obiettivo è quello <strong>di</strong> generare nuove opportunità per le donne agendo<br />

appunto come facilitatore della consapevolezza e conoscenza, con<strong>di</strong>videndo questo<br />

obiettivo che è arrivare ad una definizione <strong>di</strong> un prototipo <strong>di</strong> modello <strong>di</strong> flessibilità.<br />

Il laboratorio <strong>di</strong> ricerca sociale sarà all’interno dei Centri per l’Impiego, sia a <strong>Rimini</strong>,<br />

Riccione, Santarcangelo, Morciano e Cattolica, in collaborazione con le Pari<br />

Opportunità, ma la postazione del laboratorio, la parte legata appunto alla postazione<br />

telematica sarà in Piazzale Bornaccini, <strong>di</strong> fianco all’ufficio della Consigliera <strong>di</strong> Parità.<br />

La fase <strong>di</strong> sperimentazione del modello <strong>di</strong> flessibilità elaborato grazie a questa fase <strong>di</strong><br />

ricerca attiva sul territorio, che noi andremo a fare, sarà, su tre organizzazioni pubblico<br />

– private, nel senso che ne faremo uno per <strong>Provincia</strong> e il modello sarà progettato in concertazione<br />

con le parti sociali. Qui felicemente ascoltavo l’esperienza fatta dal sindacato,<br />

che andremo sicuramente a <strong>di</strong>sturbare, in relazione all’elaborazione <strong>di</strong> questo pro-<br />

53


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

totipo <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> organizzazione/flessibilità del lavoro.<br />

La parte legata alla formazione è rivolta alle donne occupate.<br />

Faremo degli interventi <strong>di</strong> riqualificazione delle lavoratrici al fine <strong>di</strong> consentire il ripristino<br />

dei percorsi <strong>di</strong> carriera.<br />

Sono previsti percorsi formativi sia <strong>di</strong> natura corsuale classica che non corsale; tipo <strong>di</strong><br />

assistenza, <strong>di</strong> counseling, allo scopo <strong>di</strong> valorizzare il background culturale e le esperienze<br />

delle lavoratrici, si useranno metodologie con connotati <strong>di</strong>versi che possono<br />

essere anche <strong>di</strong> formazione a <strong>di</strong>stanza con questa tecnologia <strong>di</strong> virtual classroom.<br />

La fase che è già in essere, quella della <strong>di</strong>ffusione delle buone prassi, è trasversale a<br />

tutto il progetto. E’ molto interessante sottolineare che, anche il nostro partner spagnolo<br />

sta facendo un progetto identico; quin<strong>di</strong> ci andremo a confrontare oltre che a livello<br />

nazionale, in relazione alle tre Province coinvolte, anche con la Spagna.<br />

Vi ringrazio per l’attenzione.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Abbiamo l’ultimo intervento prima delle conclusioni che saranno <strong>di</strong> Roberta Donolato.<br />

Chiamo Rita Bal<strong>di</strong>ni, Coor<strong>di</strong>natrice UIL Pari Opportunità per la Regione Emilia-<br />

Romagna e ci parlerà delle esperienze <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> aziendali.<br />

Bal<strong>di</strong>ni<br />

Coor<strong>di</strong>natrice UIL Pari Opportunità della Regione Emilia-Romagna:<br />

Più che le esperienze dell’Emilia-Romagna sui ni<strong>di</strong> aziendali, sono delle indagini che<br />

attraverso i nostri delegati e i nostri <strong>di</strong>rigenti UIL sparsi in Italia abbiamo raccolto e stiamo<br />

sviluppando nel coor<strong>di</strong>namento pari opportunità della nostra Regione.<br />

Noi abbiamo raccolto un’esperienza che emergeva, prima della crisi alla Zanolini <strong>di</strong><br />

Ferrara, che aveva costruito un percorso con la RSU per aprire un nido aziendale.<br />

Siamo partiti con un opuscolo consegnato ai lavoratori per capire quali erano i bisogni<br />

e le esigenze famiglie.<br />

La recente crisi della società Pannolini e la messa in cassa integrazione del personale<br />

ha frenato.<br />

La seconda esperienza veniva da Ravenna.<br />

Ma non si configura come un asilo aziendale ma una convenzione con una fondazione<br />

e l’Ospedale <strong>di</strong> Ravenna, che prevede l’impegno dell’asilo nido <strong>di</strong> bloccare 15 posti per<br />

i lavoratori/lavoratrice dell’ospedale, il risultato raggiunto e solo per <strong>di</strong>minuire le liste<br />

d’attesa nei ni<strong>di</strong> comunali <strong>di</strong> quella <strong>Provincia</strong>.<br />

A Milano c’è la più alta concentrazione <strong>di</strong> ni<strong>di</strong> aziendali che ancora non abbiamo visitato.<br />

Ed è per questo che io nella mia relazione che ho scritto, così può essere una relazione<br />

che rimane agli atti, ho cercato <strong>di</strong> far emergere che cosa intendo o che cosa inten<strong>di</strong>amo,<br />

noi della UIL, per asili aziendali.<br />

54


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Intanto devo partire <strong>di</strong>cendo che “I tempi <strong>di</strong> vita”, il titolo <strong>di</strong> questo convegno con riferimento<br />

alla Legge 53, è un titolo che stimola la riflessione sulla qualità della vita oggi e,<br />

imme<strong>di</strong>atamente dopo, sulla qualità quando e dove e per quali soggetti.<br />

“Per tutti” è la risposta più ovvia, ma non è così semplice.<br />

Conciliare i tempi <strong>di</strong> vita e i tempi <strong>di</strong> lavoro mantenendo un’elevata qualità dell’uno e<br />

dell’altro, è assai <strong>di</strong>fficile.<br />

Lo sforzo è quello <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare strumenti e modalità per rispondere alle esigenze delle<br />

famiglie da un lato, delle imprese dall’altro, senza <strong>di</strong>menticare il tempo <strong>di</strong> vita del bambino<br />

piccolo, un tempo <strong>di</strong> qualità.<br />

Prima <strong>di</strong> affrontare il tema specifico sui ni<strong>di</strong> aziendali, farò un breve excursus sui ni<strong>di</strong><br />

d’infanzia, così come li ho vissuti io per la mia esperienza.<br />

Il nido d’infanzia nasce ufficialmente con la Legge 1044 nel ‘71 e va a sostituire tutte<br />

quelle forme <strong>di</strong> assistenzialismo che erano nate negli anni ‘30 con l’Organizzazione<br />

Nazionale Maternità Infantile.<br />

Solo alcune Regioni del nord e del centro, la Lombar<strong>di</strong>a, l’Emilia-Romagna, la Toscana<br />

e l’Umbria, si attivano per l’istituzione dei ni<strong>di</strong>.<br />

La legge risponde alle esigenze sociali ed in particolare delle madri lavoratrici <strong>di</strong> quel<br />

periodo.<br />

Nel decennio successivo, a 10 anni dalla 1044, si comincia a definire una pedagogia del<br />

nido, legittimandolo.<br />

Nasce così un movimento pedagogico intorno ad alcuni istituti universitari <strong>di</strong> ricerca,<br />

alcuni Comuni che <strong>di</strong>battono le problematiche relative al bambino nella fascia da 0 a 3<br />

anni, e quin<strong>di</strong> la costituzione del Gruppo Nazionale Nido fondato da Malaguzzi <strong>di</strong><br />

Reggio Emilia, dove il bimbo è soggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti.<br />

Quin<strong>di</strong> si comincia a ragionare sul nido come luogo <strong>di</strong> educazione, il nido <strong>di</strong>venta servizio<br />

sociale, si colloca all’interno <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso più ampio legato al welfare.<br />

Rappresenta una questione sociale sia sul piano dell’educazione infantile e dell’intervento<br />

dello Stato nei confronti della formazione dei bambini molto piccoli, sia per la<br />

concezione <strong>di</strong> ruolo della donna nel suo inserimento nel mondo del lavoro, del valore<br />

sociale della maternità.<br />

Oggi la famiglia è sottoposta a processi <strong>di</strong> evoluzione e trasformazione che mo<strong>di</strong>ficano<br />

anche i suoi bisogni in relazione alla cura e all’educazione dei bambini piccoli.<br />

La permanenza nel mondo del lavoro della donna è legata a scelte professionali ed economiche<br />

e perciò si rende necessario consentire alle donne <strong>di</strong> conservare la propria attività<br />

lavorativa anche durante i primi anni <strong>di</strong> crescita dei figli, senza perdere la possibilità<br />

<strong>di</strong> un’esperienza felice.<br />

Se l’inserimento del bambino al nido rispondeva anche ad una scelta educativa della<br />

famiglia, oggi non è più in grado <strong>di</strong> rispondere né a questa né ad altre esigenze.<br />

I Comuni in generale non hanno più istituito ni<strong>di</strong>, ve<strong>di</strong> l’alto costo del servizio a domanda<br />

in<strong>di</strong>viduale, creando liste <strong>di</strong> attesa infinite.<br />

Se pensiamo alla situazione <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, siamo intorno a 600 mamme in lista <strong>di</strong> attesa.<br />

L’esperienza ci insegna che gli enti locali nei loro regolamenti hanno evidenziato, come<br />

criterio <strong>di</strong> accesso primario, l’occupazione lavorativa <strong>di</strong> entrambi i genitori.<br />

55


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Oggi ci troviamo nella situazione in cui una donna che decide <strong>di</strong> mettere al mondo un<br />

figlio, successivamente alla sua nascita, reinserirsi nel mondo del lavoro, non è più in<br />

grado <strong>di</strong> farlo, perché risulta non lavoratrice, quin<strong>di</strong> in fondo a questa graduatoria.<br />

Negli ultimi anni la normativa regionale, e mi riferisco alla Legge 1 del 2000, ha dato la<br />

possibilità <strong>di</strong> creare forme nuove e tipologie nuove <strong>di</strong> servizi per la prima infanzia: ni<strong>di</strong> a<br />

tempo parziale, sezioni primavera, spazi bambini - genitori, già anche funzionanti nella<br />

nostra <strong>Provincia</strong>, una risposta a richieste molteplici, bisogni <strong>di</strong>versificati, flessibilità <strong>di</strong><br />

tempo, spazi e luoghi per la famiglia, che ha agevolato e sostenuto le famiglie nel compito<br />

<strong>di</strong> crescita e cura dei figli, ma non ha risolto tutti i problemi <strong>di</strong> cui si parlava precedentemente,<br />

quali liste <strong>di</strong> attesa infinite e <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> reinserimento nel mondo del lavoro.<br />

La Finanziaria 2002, all’articolo 70, <strong>di</strong>sponeva in materia <strong>di</strong> asili nido, prevedeva la possibilità<br />

<strong>di</strong> creare ni<strong>di</strong> aziendali.<br />

Io ritengo che sia una possibilità da sfruttare, una strada che vale la pena esplorare e<br />

percorrere, se non ci <strong>di</strong>mentichiamo del termine che tante volte ho ripetuto nella mia<br />

relazione e anche nelle relazioni che mi hanno preceduto, che è la qualità.<br />

Le esigenze delle imprese devono conciliarsi con le esigenze delle persone che ci lavorano,<br />

delle famiglie e dei figli.<br />

I vari attori, l’impresa, la famiglia, le istituzioni, il sindacato, devono trovarsi a <strong>di</strong>scutere<br />

intorno ad un tavolo per rispondere al meglio alle esigenze <strong>di</strong> tutti.<br />

Voglio precisare che questa possibilità non vuole essere una contrapposizione o un’alternativa<br />

alle istituzioni pubbliche per l’infanzia già esistenti.<br />

Siamo certamente orgogliosi nel riconoscere che i ni<strong>di</strong> in Italia e più precisamente nelle<br />

poche Regioni d’Italia, funzionano e aggiungo: funzionano egregiamente.<br />

Purtroppo non riescono a rispondere, come già vi <strong>di</strong>cevo prima, alle richieste delle famiglie.<br />

La finalità dei ni<strong>di</strong> aziendali deve integrare le liste <strong>di</strong> attesa, mantenendo la stessa qualità<br />

elevata del pubblico, con gli stessi requisiti, le stesse finalità già previste nella delibera<br />

regionale 1390 del 2000.<br />

La finalità è quella <strong>di</strong> dare risposte mantenendo un’elevata qualità ed i requisiti previsti<br />

che riguardano soprattutto la sicurezza, l’igiene, la funzionalità, spazi idonei ed arre<strong>di</strong><br />

idonei.<br />

Per quanto riguarda la modalità <strong>di</strong> organizzazione e gestione, va in<strong>di</strong>viduato come in<strong>di</strong>spensabile<br />

il progetto pedagogico educativo, da affidare ad un coor<strong>di</strong>natore per garantire<br />

lo sviluppo armonico del bambino nel rispetto dei tempi e dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>mento,<br />

crescita e rapporti relazionali.<br />

Per garantire questo, va salvaguardato un rapporto numerico adulto/bambino adeguato<br />

a seconda dell’età del gruppo, un limite <strong>di</strong> ore <strong>di</strong> permanenza del bambino nella struttura,<br />

orario <strong>di</strong> apertura del servizio e personale qualificato.<br />

La famiglia deve partecipare con modalità idonee alla vita del nido, serate tematiche,<br />

gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulle tematiche dell’infanzia e gestione sociale.<br />

Per non rischiare l’isolamento <strong>di</strong> tutte queste componenti, è necessario il confronto, il<br />

<strong>di</strong>alogo, lo scambio, che è fattibile solo se chi ha elaborato il progetto pedagogico rimane<br />

presente a coor<strong>di</strong>nare e seguire l’organizzazione complessiva del servizio.<br />

Le modalità ed i tempi vanno pianificati con i referenti.<br />

56


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Il confronto con il territorio, in particolare con la <strong>Provincia</strong>, il Comune interessato, le<br />

organizzazioni sindacali, dovranno essere riferimenti fondamentali per l’azienda che<br />

intendesse o intenderà costituire un nido.<br />

Sarà cura <strong>di</strong> questi organismi valutare le modalità <strong>di</strong> assunzione del personale che avrà<br />

in gestione il futuro nido.<br />

Queste mie proposte nascono anche risposta ad una crescente corrente speculativa<br />

fatta da singoli in<strong>di</strong>vidui che, giocando sulle esigenze <strong>di</strong> questi citta<strong>di</strong>ni, utilizzano la<br />

propria abitazione per tenere questi bambini e, <strong>di</strong>ciamocela tutta, li tengono posteggiati<br />

fino al ritorno delle madri.<br />

Si crea così un triplice danno, in primis al bambino, che invece <strong>di</strong> crescere in un ambiente<br />

stimolante per la costruzione della sua personalità, costruzione dettata, come <strong>di</strong>cevo,<br />

da personale qualificato che applica le moderne scienze <strong>di</strong> pedagogia, dove l’ambiente<br />

è puericentrico, cioè il bambino è al centro del progetto formativo della sua identità e<br />

dove il lavoro parte proprio dagli stimoli della sua curiosità per ciò che lo circonda.<br />

A questo primo fondamentale danno si aggiungono i costi sopportati dalle famiglie, che<br />

pur <strong>di</strong> risolvere il problema sono costrette a pagare quote elevate, quote oltretutto pagate<br />

in nero a questi signori che giocano sulla pelle della gente.<br />

Terzo e non ultimo danno è alla politica, politica intesa come strumento <strong>di</strong> risposta alle<br />

esigenze sociali della collettività.<br />

Il non dare risposte a questo, <strong>di</strong>venta nei fatti una sconfitta e, mi permetto <strong>di</strong> ricordarvi,<br />

<strong>di</strong>venta una non risposta a chi è stato votato ed eletto.<br />

La risposta a tutto questo è creare appunto una sinergia fra mondo produttivo e<br />

Amministrazioni Pubbliche, dove per pubblico si intende un controllo sugli in<strong>di</strong>rizzi<br />

pedagogici e per privato aziende o consorzi <strong>di</strong> aziende che costruiscono strutture per i<br />

figli dei propri <strong>di</strong>pendenti che hanno queste esigenze.<br />

Per esempio, stamattina abbiamo <strong>di</strong>battuto e anche il relatore precedente, ma la Meris<br />

Soldati della CGIL, la zona dove c’è un’alta densità femminile è chiaramente San<br />

Giovanni in Marignano, GILMAR, AEFFE, FUZZI, ci sono oltre 1.000 donne ed ogni anno<br />

la me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> maternità è <strong>di</strong> circa 80 donne.<br />

Se guar<strong>di</strong>amo l’esempio <strong>di</strong> Della Valle nelle Marche, che è un asilo già funzionante, queste<br />

aziende debbono costruire un asilo interaziendale, dare risposte vere e concrete al<br />

problema.<br />

Sono <strong>di</strong>sposta, come sindacato UIL, a proporre ai lavoratori e alle lavoratrici e alle<br />

aziende questo percorso comune, ma chiedo anche alla politica <strong>di</strong> supportare questo<br />

nostro progetto, chiedo a voi se insieme possiamo costruire questo percorso, percorso<br />

che da laica vedo con occhi pragmatici e chiedo a voi <strong>di</strong> non vederlo ideologicamente<br />

ma come strumento vero <strong>di</strong> risposta. Grazie.<br />

57


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie a Rita Bal<strong>di</strong>ni.<br />

Adesso le conclusioni a Roberta Donolato.<br />

Roberta Donolato<br />

Vice Presidente Commissione Nazionale per la Parità e<br />

le Pari Opportunità tra uomo e donna:<br />

Buonasera, siamo arrivati alla conclusione <strong>di</strong> questa giornata che è stata impegnativa<br />

per gli interventi che si sono succeduti da questa mattina e <strong>di</strong> cui in qualche modo le<br />

conclusioni sono, per certi aspetti, venute <strong>di</strong> per sé, proprio da questo scambio <strong>di</strong> esperienze,<br />

<strong>di</strong> riflessioni, <strong>di</strong> attività, <strong>di</strong> cui mi pare sia molto ricco questo territorio.<br />

Vorrei partire proprio dalla suggestione che richiamava questa mattina il Presidente<br />

della <strong>Provincia</strong> quando si richiamava alla legge che aveva istituito, ancora nei primi anni<br />

‘90, tra la 142 e poi appunto la 195 nel ‘91, e parlava della competenza del territorio,<br />

soprattutto dei Comuni, per fare il piano regolatore dei tempi, e <strong>di</strong>ceva che in fondo si<br />

era <strong>di</strong>mostrata un po’ velleitaria - mi pare che abbia usato proprio questa parola - perché<br />

<strong>di</strong> fatto c’era troppa volontà <strong>di</strong> creare la cornice, l’organizzazione, in realtà però non<br />

si arrivava alla sostanza dei problemi e quin<strong>di</strong> anche alla sostanza delle soluzioni dei<br />

problemi, quin<strong>di</strong> si creava un’organizzazione che poi non rispondeva <strong>di</strong> fatto ai bisogni<br />

del territorio.<br />

E questo probabilmente è vero, lui stesso richiamava sperimentazioni fatte anche poi in<br />

Emilia-Romagna, ed io in quel tempo ero già un po’ dentro a queste tematiche e mi<br />

ricordo che l’Emilia-Romagna era ai primi posti anche allora rispetto a questo tipo <strong>di</strong><br />

sperimentazioni, mi pare che il Sindaco <strong>di</strong> Reggio Emilia avesse proprio fatto una sperimentazione<br />

molto forte che era stata un po’ leader a livello nazionale.<br />

Questo però, <strong>di</strong> fatto, non ha avuto gran<strong>di</strong> gambe, cioè non ha camminato molto, si è<br />

un po’ arenata.<br />

La legge <strong>di</strong> cui abbiamo parlato oggi ha ripreso questo concetto, lo ha ripreso probabilmente<br />

anche sostanziandolo, cercando <strong>di</strong> dare risposte più locali e contemporaneamente<br />

a livello più alto, e mi spiego.<br />

Uno dei problemi veri è che, soprattutto sui temi del lavoro delle donne, il bisogno è<br />

quello <strong>di</strong> rispondere sostanzialmente - ma è emerso in maniera molto chiara nelle riflessioni<br />

- <strong>di</strong> rispondere ai problemi <strong>di</strong> quella zona, <strong>di</strong> quel gruppo <strong>di</strong> aziende, cioè <strong>di</strong> bisogni<br />

strettamente a volte particolari, chiaramente cercando <strong>di</strong> creare da questi bisogni<br />

del territorio locali, specifici, delle buone prassi, delle buone pratiche, che possono<br />

essere poi replicabili, chiaramente adattate.<br />

Però l’interesse forte è che non è che si può creare il modellino che poi è ripetitivo, perché<br />

mi pare che anche poi dalla relazione <strong>di</strong> cui si faceva...<br />

Mi pareva che emergesse in maniera molto chiara il fatto che c’è bisogno che le risposte<br />

siano strettamente collegate alle esigenze vere e reali del territorio.<br />

58


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

Questo però, a mio avviso, deve darci anche un po’ la libertà - passatemela così - <strong>di</strong><br />

sperimentare anche cose nuove, perché se noi siamo troppo ancorati alle leggi, alle<br />

prassi, ai regolamenti, c’è il rischio che queste cose nuove, che queste sperimentazioni<br />

nuove non crescano.<br />

Allora io mi permetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>re che sono assolutamente d’accordo che c’è bisogno che<br />

per esempio nelle sperimentazioni degli asili nido ci debbano essere delle regole, assolutamente,<br />

chiare per tutti, però dobbiamo avere anche la capacità innovatrice <strong>di</strong> capire<br />

che, siccome sappiamo che è uno dei servizi più costosi ed è per questo che sono<br />

così poco <strong>di</strong>ffusi, che le Amministrazioni locali faticano a creare proprio perché sono<br />

molto onerosi, bisogna che noi riusciamo a trovare anche delle vie praticabili a questo.<br />

Quin<strong>di</strong> la risposta deve essere una risposta concordata, cioè concordata con le<br />

Amministrazioni, perché poi tutto questo veramente si riassume con due formule.<br />

Ci devono essere due obiettivi, uno è che devono essere risposte non, come si <strong>di</strong>ceva,<br />

<strong>di</strong> modello, non praticabili, ma devono essere risposte ad esigenze vere, l’altro è anche<br />

che bisogna essere molto consapevoli che queste risposte si devono dare sempre col<br />

sistema del concordare le cose, con questo sistema assolutamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>scussione tra i<br />

vari attori, perché altrimenti, appunto, il rischio è quello <strong>di</strong> creare situazioni o risposte<br />

che non servono ai bisogni veri.<br />

O c’è un raccordo con tutti gli attori del territorio, per cui i sindacati, per cui la Pubblica<br />

Amministrazione, per cui le organizzazioni datoriali, per cui le associazioni, e il grande<br />

sforzo io credo sia proprio qua, ed è sempre, in questo momento, <strong>di</strong> mettere assieme<br />

tutti gli attori.<br />

Tutti gli strumenti <strong>di</strong> cui ci ha parlato anche Lea Battistoni, il POR e tutti gli altri strumenti<br />

che sono in atto, credo non possano camminare se non hanno alla base proprio questo,<br />

cioè questo bisogno assoluto <strong>di</strong> mettere insieme tutti gli attori locali.<br />

Ed io credo che qui, per esempio, ci sia il grande compito delle Province, proprio perché<br />

è un ente che, assieme ai Comuni, riesce ad essere in qualche modo coor<strong>di</strong>natore,<br />

io credo che qui la <strong>Provincia</strong> abbia una grande possibilità <strong>di</strong> muoversi per mettere insieme<br />

e mettere a confronto tutti gli attori sociali per rispondere a queste situazioni, tenendo<br />

presenti due cose, che tutto il <strong>di</strong>scorso del lavoro <strong>di</strong> cura, i temi della conciliazione<br />

o che si vuole chiamarli, <strong>di</strong> cui abbiamo parlato oggi, sono ancora aggi in Italia non considerati<br />

dal punto <strong>di</strong> vista sociale.<br />

Teniamo presente che tutto il lavoro delle donne, perché poi si <strong>di</strong>ce che le famiglie sono<br />

solide, eccetera, poi, insomma, alla fine sono le donne che rendono solide queste famiglie<br />

in genere, perché appunto abbiamo sentito i tempi <strong>di</strong> lavoro tra lavoro in casa e fuori<br />

casa, comunque ancora oggi in Italia è un lavoro non riconosciuto, non ha valore sociale.<br />

Il lavoro <strong>di</strong> cura è un lavoro gratuito, invisibile, che non ha alcuna rilevanza.<br />

Anche alcune richieste fatte ancora nel ‘95, quando c’è stata la Conferenza <strong>di</strong> Pechino,<br />

che il lavoro <strong>di</strong> cura incidesse anche nel calcolo del Prodotto Interno Lordo, cioè della<br />

ricchezza nazionale, anche questo non è ancora assolutamente realizzato.<br />

Teniamo presente che purtroppo questa è la realtà, e allora dare visibilità il più possibile<br />

invece a questo, cioè al fatto che il lavoro <strong>di</strong> cura fatto dalle donne fa parte della ricchezza<br />

della <strong>Provincia</strong>, del Comune, e soprattutto deve avere riconoscimento sociale,<br />

59


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

deve valere per quello che vale effettivamente.<br />

Dall’altro lato, che molto spesso questo tipo <strong>di</strong> organizzazione e soprattutto questo tipo<br />

<strong>di</strong> decisioni, vengono prese da consessi molto maschili, e secondo me qui c’è il secondo<br />

nodo critico, perché noi abbiamo Amministrazioni Pubbliche solitamente rappresentate<br />

da uomini, noi abbiamo attori sociali nel sindacato e nelle organizzazioni datoriali<br />

rappresentati da uomini, e quin<strong>di</strong>, anche quando si fanno accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> tipo contrattuale,<br />

chi chiude i contratti, i vari contratti del tessile dove ci sono tante donne, anzi penso che<br />

l’80% siano donne, o anche <strong>di</strong> altri settori molto femminilizzati, chi va a <strong>di</strong>scutere anche<br />

per questi temi?<br />

Quasi sempre sono uomini.<br />

Io non ce l’ho con lui in particolare assolutamente, però è un’anomalia, provate a pensarci,<br />

è una grossa anomalia il fatto che in Italia tutti i temi legati anche al mercato del<br />

lavoro femminile, anche i temi legati all’organizzazione del lavoro, alla contrattazione,<br />

sono temi trattati, dal punto <strong>di</strong> vista decisionale, da uomini.<br />

E questo è un problema che c’è dall’Europa in giù, perché anche in Europa, quando si<br />

fanno le linee guida sui temi quali il lavoro, così, ci sono solo uomini.<br />

Allora qui bisogna anche fare l’altro sforzo molto grosso, cioè la rappresentanza femminile,<br />

che pure in Emilia-Romagna credo sia forse la Regione, assieme alla Toscana,<br />

dove è più forte, nel senso che <strong>di</strong> solito, quando si va nelle Province e nei Comuni, ci<br />

sono sempre almeno un po’ <strong>di</strong> Assessori..., ecco, in genere molto spesso in altri Regioni<br />

questo non succede, pensate che ci sono delle Regioni, quali la Puglia e la Calabria,<br />

che non hanno Consigliere Regionali elette, sui 60, 70, 90, questo per darvi anche il<br />

polso della situazione che è veramente <strong>di</strong> una miseria infinita.<br />

È chiaro che non avendo queste attrici sociali in questi posti decisionali, <strong>di</strong> conseguenza<br />

anche questi temi, anche questi percorsi, fanno più fatica ad andare avanti, perché<br />

o trovi l’uomo illuminato, però non per forza bisogna esserlo, allora questi temi ci sono,<br />

o se no il rischio è che appunto non ci sia riconoscimento.<br />

Quin<strong>di</strong> io ritengo che veramente il tema della rappresentanza si leghi in maniera stretta<br />

con il tema della conciliazione <strong>di</strong> cui abbiamo parlato molto oggi, perché bisogna che<br />

le cose vadano avanti...<br />

È un ecosistema molto complesso e noi sappiamo che poi la vita <strong>di</strong> oggi e soprattutto<br />

il mercato del lavoro e la vita proprio sociale <strong>di</strong> oggi è assolutamente molto più complicata,<br />

perché ci sono esigenze <strong>di</strong>verse, perché il mondo è cambiato ed è <strong>di</strong>verso ed è<br />

più <strong>di</strong>fficile leggerlo.<br />

In realtà, purtroppo, molto spesso la lettura che abbiamo oggi è una lettura con gli occhi<br />

maschili.<br />

Noi abbiamo assoluta esigenza, io credo come italiani, non solo come italiane, come<br />

italiani, quin<strong>di</strong> come donne e come uomini, anche questo è stato ripetuto spesso oggi,<br />

il problema della conciliazione non è un problema solo delle donne, e anche il fatto che<br />

molto spesso a questi incontri ci siano solo le donne è in qualche modo anche questa<br />

un’occasione perduta.<br />

A me sarebbe molto piaciuto che ci fosse qualche altro collega del nostro Assessore, o<br />

qualche componente del Consiglio <strong>Provincia</strong>le, perché se no, voglio <strong>di</strong>re, noi siamo<br />

60


I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

sempre molto coscienti <strong>di</strong> questi temi, soprattutto quando ci sono donne che lavorano<br />

in questo campo, nel sindacato, ma anche nelle organizzazioni datoriali, voglio <strong>di</strong>re, c’è<br />

molta coscienza femminile, ci sono molte donne preparate.<br />

Il rischio è che però, ripeto, resti sempre in circoli molto ristretti, anche l’informazione<br />

non passa, perché resta ai livelli <strong>di</strong> chi ha interesse, <strong>di</strong> chi è attrice, però non arriva complessivamente<br />

nel territorio, e anche questo è un problema grave perché appunto non<br />

c’è la percezione, da parte anche degli uomini del Consiglio <strong>Provincia</strong>le <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> ma<br />

come <strong>di</strong> quasi tutti gli uomini politici <strong>di</strong> questa Italia, che i temi della vita familiare, della<br />

conciliazione ed i temi anche del lavoro femminile, sono temi che interessano la vita <strong>di</strong><br />

tutti, interessano il futuro perché uno dei problemi che nascono è che non si fanno figli<br />

o si fanno molto tar<strong>di</strong>, se ne fa solo uno, e la reazione qual è?<br />

Queste donne non fanno più figli!<br />

Non è che uno <strong>di</strong>ca: ma come mai queste non fanno più figli?<br />

Non è che forse è perché lavorano 80 ore alla settimana?<br />

Non ci si pone questo tema, ci si pone il tema: queste donne non hanno neanche più il<br />

coraggio <strong>di</strong> fare figli, mentre le donne <strong>di</strong> una volta erano molto più coraggiose perché li<br />

facevano.<br />

In qualche modo c’è sempre questo po’ <strong>di</strong> perbenismo sottile, anche quando si fanno<br />

questi tipi <strong>di</strong> riflessione.<br />

Invece, in realtà, probabilmente è proprio il tema dell’organizzazione del lavoro.<br />

E qui - ed io veramente vorrei anche chiudere - però qui dobbiamo un po’ metterci in<br />

gioco tutti.<br />

Io ritengo che vada fatta sperimentazione, anche in modo un po’ sportivo, un po’ slegandoci<br />

da prassi già acquisite.<br />

Io non sto <strong>di</strong>cendo che dobbiamo rendere tutto relativo, assolutamente, però essere<br />

più..., non so se è giusto <strong>di</strong>re “più laici”, perché non so se è la parola giusta, a me viene<br />

questa però in questo momento, cioè meno legati agli schemi acquisiti, perché più<br />

siamo legati a schemi acquisiti, meno si riesce a dare risposte alle esigenze ed ai bisogni<br />

che ci sono.<br />

Allora a volte qualche legame si può anche tralasciare, anche se è stato giusto per un<br />

periodo, però avere occhi un po’ più attenti all’innovazione.<br />

Io ho visto questo progetto EQUAL, molto legato alle nuove tecnologie, a me sembra<br />

molto interessante.<br />

L’importante è che però anche questo arrivi al bisogno delle donne, se no resta quasi<br />

un esercizio intellettuale.<br />

È un po’ il rischio che a volte c’è in tanti progetti che facciamo.<br />

Restiamo coscienti che da un lato qualche legame in meno, un po’ più <strong>di</strong> sportività,<br />

come le ragazze <strong>di</strong> oggi quando allevano i bambini sono più sportive, e mi viene in<br />

mente perché, nel senso che portano i bambini alla riunione, e mi pare positivo questo.<br />

61


<strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />

Assessorato alle Pari Opportunità<br />

Consigliera <strong>di</strong> Parità<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

E dovremo anche ringraziare questo bambino, perché ci ha ascoltato con estrema<br />

pazienza.<br />

Roberta Donolato<br />

Vice Presidente Commissione Nazionale per la Parità e<br />

le Pari Opportunità tra uomo e donna:<br />

Voglio <strong>di</strong>re, è un sistema in fondo più sportivo <strong>di</strong> affrontare, io credo che con lo stesso<br />

spirito bisogna anche affrontare i remi che magari sembrano più...<br />

Per cui veramente credo, e qui contiamo proprio anche sulla nostra Assessore alle Pari<br />

Opportunità della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, ma per lei, con tutte le persone che oggi hanno<br />

accompagnato questa attività, perché in fondo si riesca ad essere più liberi da schemi<br />

e più capaci <strong>di</strong> sperimentare, perché io credo che così le donne <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, ma così<br />

anche altre donne, oltre a quelle <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, potranno avere una qualità della vita, assieme<br />

ai loro uomini, migliore per tutti. Grazie.<br />

Catherine Grelli<br />

Assessore alle Pari Opportunità della <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>:<br />

A questo punto <strong>di</strong>rei che possiamo chiudere questo nostro incontro, abbiamo rispettato<br />

gli orari in modo, <strong>di</strong>rei, molto preciso.<br />

Spero che questo momento sia stato utile, se non altro per riportare al centro dell’attenzione<br />

i temi delle Pari Opportunità, in particolare modo, com’era nel titolo, i temi proposti<br />

dalla legge 53.<br />

Spero che le persone che sono qua oggi abbiano trovato degli stimoli <strong>di</strong> riflessione, e<br />

che insieme - ed io mi rendo conto <strong>di</strong> questo - “quel poco”, che localmente, si è fatto,<br />

in primo luogo, io come Assessore <strong>Provincia</strong>le alle Pari Opportunità, l’ho fatto sicuramente<br />

non grazie al bilancio che ho, ma grazie al fatto che ho cercato solidarietà con la<br />

Beltrami, che è Assessore al Comune <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> alle Pari Opportunità, ho cercato <strong>di</strong> lavorare<br />

insieme alla Consigliera <strong>di</strong> Parità e <strong>di</strong>ciamo che mettendo insieme, sia i sol<strong>di</strong>, sia le<br />

risorse, che le idee, in questo ultimo anno siamo riuscite a mettere al centro dell’attenzione<br />

in <strong>di</strong>verse occasioni i temi delle Pari Opportunità.<br />

Ringrazio Roberta Donolato, che con il suo intervento ci dà un’ulteriore stimolo ad<br />

andare avanti ed a non avere troppo timore, perché è proprio sperimentando che si sbaglia<br />

e che si fa crescere questa cultura delle Pari Opportunità, che, faceva bene a ricordarlo,<br />

in realtà è una cultura <strong>di</strong> qualità della vita, perché i temi che abbiamo affrontato<br />

oggi appartengono anche al mondo maschile, solo che le donne sono quelle che più ne<br />

risentono e che quin<strong>di</strong> sono le più attente e sensibili, infatti mi faceva riflettere sul fatto<br />

che l’Italia, che è un Paese cattolico e quin<strong>di</strong> tutto il mondo cattolico e tutta l’Italia mette<br />

62


sempre al centro dell’attenzione la famiglia, e però non mette mai al centro dell’attenzione<br />

quello che è il centro della famiglia, ossia la parte femminile.<br />

Mi rendo conto che nelle Pari Opportunità, per poter andare avanti si devono trovare<br />

tanti alleati.<br />

Io vi saluto, vi ringrazio <strong>di</strong> essere venute e venuti, e spero <strong>di</strong> rivedervi anche nelle prossime<br />

occasioni.<br />

Grazie mille.<br />

Un ringraziamento a Natascia che ha gestito la giornata in modo splen<strong>di</strong>do.<br />

Moderatrice Natascia Ronchetti<br />

Giornalista:<br />

Grazie a voi.<br />

I TEMPI DI VITA Tra lavoro e organizzazione citta<strong>di</strong>na. Atti del convegno<br />

63


Finito <strong>di</strong> stampare<br />

nel mese <strong>di</strong> settembre 2003<br />

presso La Pieve Poligrafica E<strong>di</strong>tore<br />

Villa Verucchio

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