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Piccolo dizionario postmoderno Figure e ... - Maconi, Antonio

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Il pericolo è il bastone della vecchiaia ideologica. Questa nozione mi fu chiara nell’ultimo<br />

giorno della primavera di Praga. Correva l’anno 1968, e il socialismo reale mostrava tutte<br />

le sue rughe. Nella piazza san Venceslao un gruppetto di turisti, giunti dall’Emilia<br />

cooperativa, discuteva con i giovani dissenzienti. Udite le critiche impertinenti dei<br />

controrivoluzionari, il più autorevole dei cooperativisti esclamò:<br />

Attenti compagni, voi mettete in pericolo la rivoluzione socialista!<br />

Caro compagno (sulla parola compagno forse batteva un accento ironico) in vent’anni di<br />

oppressione abbiamo imparato che il vero pericolo è la conservazione dell’incubo<br />

socialista.<br />

Il socialista emiliano era perplesso. L’evidenza era contro l’ideologia. Ma l’evidenza era<br />

una porta aperta sulla pericolosa e sommaria verità enunciata dal dissidente, che<br />

mescolava il socialismo con la conservazione.<br />

Una sinistra reazionaria era ed è tuttora l’Inaudito. Il socialista tacque. In sua vece, il<br />

giorno dopo, parlarono i cingoli dei carri sovietici: la rivoluzione fu sottratta al pericolo.<br />

Ora si può affermare tranquillamente (ed esprimendosi per mezzo dell’enjembent, tanto<br />

caro ai letterati di sinistra) che il pericolo non è la dirompenza del carro armato ma la<br />

coscienza personale, che crede nell’esistenza della verità e, pertanto, spregia il<br />

meraviglioso dissolvimento della rivoluzione.<br />

L’agguato al Bene rivoluzionario è teso dagli oscurantisti, che vedono la realtà ma negano<br />

il paradiso in terra.<br />

Le refrattarie monache carmelitane della clausura di Compiègne, ad esempio. Per<br />

assecondare la nota inclinazione del loro ordine all’ingerenza negli affari di stato, le<br />

monache impertinenti rifiutarono di ascoltare la messa ufficiale, celebrata dai preti allineati<br />

con il regime giacobino. Si macchiarono di una colpa grave: contestare, per i futili motivi<br />

della coscienza, il culto approvato dallo stato rivoluzionario. Furono ghigliottinate<br />

d’urgenza. A dimostrazione del fatto che il pericolo ha sede nella coscienza chiusa alle<br />

meraviglie ideologiche.<br />

In molti si augurano che, un giorno o l’altro, il celebre psicoanalista Umberto Galimberti<br />

sottragga qualche ora al prezioso impegno nella redazione di “Repubblica” e tenti di<br />

spiegare l’occulta ragione dei corsi e ricorsi delle carmelitane nella storia dei pericoli<br />

incombenti sulla sinistra rivoluzionaria.<br />

Il tormentato rapporto tra la rivoluzione e il pericolo carmelitano è, senza dubbio, materia<br />

incandescente per la psicoanalisi d’avanguardia.<br />

La storia scandalosa di madre Teresa delle meraviglie di Dio, tra le tante. Già il nome era<br />

sospetto, in quanto escludeva (pericolosamente) le meraviglie della rivoluzione in atto<br />

nella Barcellona degli anni Trenta.<br />

I vigilanti rossi chiesero a madre Teresa di mettere nero su bianco l’inventario dei tesori<br />

nascosti nel Carmelo. La monaca ribelle scrisse allora una frase ingiuriosa: “Il tesoro del<br />

Carmelo è la misericordia di Gesù”. La rivoluzione, come insegna il duo Camera-Fabietti,<br />

non può concedersi lussi borghesi: rinuncia ai guanti bianchi e punisce severamente<br />

l’ironia. Infatti suor Teresa fu immediatamente passata per le armi. Se questa non è<br />

materia da psicoanalisi, cosa è mai la psicoanalisi della rivoluzione?<br />

Forse la psicoanalisi del professor Galimberti ci potrà spiegare perché Massimo D’Alema<br />

ha sostenuto (in un’intervista rilasciata domenica 24 settembre 2001 al telegiornale della<br />

Rai) che esistono referendum utili (presumibilmente quelli promossi dalla sinistra) e<br />

referendum pericolosi (quelli promossi da Formigoni). E perché, nel “Messaggero” del 25<br />

settembre, attribuisce a Maurizio Gasparri “linguaggio squadrista e muscoli d’acciaio”.<br />

Passi il linguaggio, lo squadrismo di Gasparri non è vero e tuttavia a qualcuno potrebbe<br />

sembrare verosimile. Il pericolo è un’ossessione comunista, ma i muscoli d’acciaio dove<br />

sono? L’atletico D’Alema dimentica la figura di Gasparri o quella dell’acciaio? O non è più<br />

l’orgoglioso spezzatore d’un tempo? Forse Galimberti sa come sciogliere l’enigma.

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