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Piccolo dizionario postmoderno Figure e ... - Maconi, Antonio

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A<br />

Aborto<br />

Adelphi<br />

Agharti<br />

Anticristo<br />

Antisemitismo<br />

Ateologia<br />

Aborto<br />

L’Excalibur del ginecologo<br />

Il sottotitolo di “Micromega” 4/2000, dichiarava solennemente che laico è bello. E<br />

annunciava gli interventi dell’austero Carlo Augusto Viano, della tombale Simona<br />

Argentieri, del pensoso Domenico De Masi, del furente Paolo Flores d’Arcais,.<br />

Bella è la laicità. Bella (si presume) sarà la vita, illuminata dai redattori della rivista<br />

neogiacobina. Senza ombra di dubbio bello è Paolo Flores d’Arcais, nobile monumento<br />

alla contemplazione tricotant: il fiero sguardo rivolto al moto perpetuo della ghigliottina, lo<br />

zigomo imporporato dallo zelo giustizialista, irato il labbro apollineo, la mano alacre sul<br />

ferro da calza. La sua musica sferruzzante accompagna il lavoro della rivoluzione<br />

postmoderna. Viva la morte. Ma la vita, laicamente intesa, è piena di felicità?<br />

L’acrobatico Carlo Augusto Viano affrontò la spinosa e vessata questione sferrando un<br />

tremendo attacco al Cattolicesimo, “a tutta la filosofia della morte, alla promessa<br />

d’immortalità”. Sta per risuonare un festoso invito al godimento terrestre? Carpe diem?<br />

Non proprio: “poiché i preti non possono imporre la credenza in Dio o nell’anima ma si<br />

devono accontentare dei loro sostituti materiali, … come le cellule embrionali”. I preti dalla<br />

parte della vita? Dove sono gli storici paletti, se la guerra laica contro la filosofia della<br />

morte lambisce la guerra contro i difensori della vita?<br />

La vita deve mantenersi entro i limiti posti dalla ragione ghigliottinante. Il bel laicismo di<br />

“Micromega” si effuse pertanto nella rivendicazione dell’aborto e nell’apologia del suicidio.<br />

Le magnifiche sorti e progressive? Sono affidate al ferro da calza della mammana e<br />

all’aureo cucchiaio della medicina obituaria. Come la Silvia di Giacomo Leopardi, la<br />

filosofia laica indica “con la mano la fredda morte ed una tomba ignuda”.<br />

Marmorea nudità. Sul nudismo laico non tramonta mai il sole della pornografia. Questo di<br />

tanta speme oggi gli resta. Ma la vita nell’abbigliamento diurno? A rivoluzione nuda,<br />

algido ferro da calza e tomba fredda. Nelle colonne di “Micromega” si sciolse la<br />

tormentosa litania del club decadente. Tanto per cominciare, la psicoanalista Simona<br />

Argentieri titolava: “Angoscia di morte e libertà di morire”. Laico è sempre bello? “Chi<br />

decide che la mia vita è bella?” domanda la garrula autrice. Atropo si mise al lavoro. Sotto<br />

lo sguardo corrusco del direttore, nessuno osò farsi avanti per testimoniare la bellezza<br />

della vita nel mondo trasformato dalla rivoluzione laica. L’orizzonte giacobino infine si<br />

svelò. Rigido e severo, come la sentenza della Argentieri, orientata all’umanesimo<br />

suicidario: “Ci contenteremo di ricordare che comunque togliersi la vita è da sempre<br />

prerogativa precipua dell’umano”. Nel ventaglio degli umanismi possibili e immaginabili la<br />

redazione di Micromega scelse la stecca della morte.<br />

L’essenza dell’uomo laico è il suicidio. E il suicidio correva festoso allo scontro con la<br />

bella vita. Entrò in scena il pensiero di Malthus, per descrivere il lugubre effetto della vita

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