Piccolo dizionario postmoderno Figure e ... - Maconi, Antonio
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all’agnosticismo scientifico. L’una e l’altra, infatti, condividono la persuasione che l’uomo,<br />
disponendo dell’anima, come vuole la religione, o della facoltà razionale, come vuole la<br />
scienza, è tra gli enti di natura l’ente privilegiato che può sottomettere a sé tutte le cose”.<br />
La tesi di Galimberti è il perfetto capovolgimento della tesi enunciata da Pio XII nel<br />
discorso per il Natale del 1953: la tecnica è una dono di Dio e perciò l’uomo che rifiuta Dio<br />
si trova imprigionato in un dilemma, che da un lato presenta l’alienazione tecnocratica,<br />
dall’altra la tomba ecologica della civilizzazione. Galimberti (in sintonia con la redazione<br />
del giornale codinamente progressista e rivoluzionariamente reazionario) propone le due<br />
cose al prezzo di una: tecnologia selvaggia in corpo ecologico furente. La Coop sei tu, chi<br />
può darti di più?<br />
Arriva il cocchio di Cenerentola e la sinistra si reca al galoppo nei paradisi psicoanalitici<br />
della Svizzera. La magia è l’ultimo destino della sinistra: bidibibadibibù, la ragione non c’è<br />
più. Forse viaggia sul trenino di ciuf-ciuf-Rutelli, forse si disperde nel fumo delle canne<br />
arrotolate dall’oncologo a bischero sciolto. Forse e senza forse sta facendo il verso alla<br />
zanzara della barzelletta pasoliniana: zszszsz.<br />
Destino<br />
Un destino di violenza e di frode<br />
Durante la celebrazione dell’ottantesimo anniversario del partito comunista, Fausto<br />
Bertinotti ha tenuto un discorso scismatico, inteso, per un verso, a rivendicare l’eredità<br />
della buona filosofia di Marx per l’altro a rigettare Stalin e la storia del comunismo cattivo<br />
e violento. Non c’è ragione di dubitare sulla sincerità degli stati d’animo che hanno dettato<br />
le dichiarazioni d’intenti del segretario rifondazionista. Infatti non ha importanza sapere se<br />
Bertinotti è in buona o cattiva fede, quando è evidente che, posta l’adesione alla filosofia<br />
materialista (e Marx appartiene senza dubbio alla scolastica materialista) è impossibile<br />
sfuggire a un destino di violenza e di frode. Anche se l’intenzione di Bertinotti fosse<br />
pacifica e non violenta il tentativo di separare il “buon” Marx dal “cattivo” Stalin sarebbe<br />
un vuoto e ridicolo esercizio da palcoscenico. Come ha dimostrato esaurientemente<br />
Cornelio Fabro, che nel 1980 scriveva: “il marxismo è, come teoria, un materialismo<br />
deterministico e, come pratica, rivendica di essere un partito egemone: un comunismo<br />
democratico è un circolo quadrato od un legno di ferro ed un malinteso”.<br />
La storia della filosofia, infatti, dimostra che, dato il pregiudizio materialista, consegue, per<br />
una logica fatalità sempre verificata, la scelta metodologica della frode e della violenza.<br />
La filosofia materialista ha origine da Democrito e dal suo scolaro, il sofista Protagora,<br />
che le conferì quell’indirizzo soggettivistico che ha mantenuto attraversa tutti i mutamenti<br />
subiti nel corso della sua storia plurisecolare. Virginia Guazzoni Foà ha dimostrato con<br />
rigore filologico che, secondo Protagora, “la materia è il fondamento e la ragione di tutti i<br />
fenomeni in quanto può essere tutte le cose quali appaiono a noi”.<br />
L’opinione che nei fenomeni contempla la sola apparizione della materia ed esclude la<br />
forma, implica appunto quella conclusione soggettivistica, che Platone ha confutato nel<br />
discorso dei sofisti: “Protagora disse che di tutte le cose è misura l’uomo, di quelle che<br />
esistono che esistono e di quelle che non esistono che non esistono. … E non viene egli<br />
in certo modo a dire questo, che quale ciascuna cosa apparisce a me, tale codesta cosa<br />
è per me, quale apparisce a te, tale è per te; e uomini siamo tu ed io?” (Teeteto, 152a).<br />
Protagora, e dopo di lui ogni materialista coerente, nega che la mente umana sia capace<br />
di astrarre gli universali dalle cose e perciò di formulare giudizi oggettivamente validi.<br />
Dopo Protagora, intorno al pregiudizio materialistico si costituisce un circolo vizioso. La<br />
sede della verità non è più l’oggetto ma il soggetto. L’emergenza per così dire<br />
“totalizzante” della materia scolora l’oggetto e trasferisce il colore nell’occhio del soggetto.