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Piccolo dizionario postmoderno Figure e ... - Maconi, Antonio

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La verità della destra, dunque, non si trova nei pensieri dell’Ancien Régime. La linea di<br />

pensiero che inizia da Malebranche e continua in Gerdil, Bonald e De Maistre produce un<br />

risultato identico a quello ottenuto dall’illuminismo: l’oscuramento romantico della ragione.<br />

D’altra parte l’assolutismo e la rivoluzione perseguivano lo stesso fine politico: instaurare<br />

la supremazia del trono sull’altare. I princìpi fondamentali della destra storica affermano<br />

invece l’universalità dell’autorità ecclesiastico e perciò escludono che la Chiesa sia<br />

assimilabile alla figura della nazione e riconducibile al potere statale.<br />

Ora si comprende perché i nazisti, veri autori della rivoluzione conservatrice, dividevano<br />

la loro ammirazione tra l’illuminismo e la controrivoluzione romantica. La mostruosità della<br />

destra del Novecento, consiste nel tentativo di rispondere alla sfida rivoluzionaria<br />

mediante l’unione dello stato assoluto con la religione del popolo, il c.d. Cristianesimo<br />

germanico.<br />

Purtroppo la dialettica amico-nemico agisce ancora nella cultura neodestra. La cultura<br />

neodestra, incapace di vedere la rappresentazione di un esito regressivo e particolaristico<br />

della sinistra da parte del popolo di Seattle, ha ratificato l’autodefinizione della sinistra<br />

come presidio della solidarietà universale, e si è coerentemente posizionata sulla linea<br />

dei miti intorno alle patrie esclusive. Messa su questa linea la destra ha finito col ripetere<br />

il destino del Novecento: la solidarietà inavvertita con la sinistra profonda. (Inavvertita per<br />

tutti, fuorché per Hitler: “Ci sono maggiori motivi d’unione col bolscevismo che motivi di<br />

separazione”).<br />

Delle contorsioni dettate dall’abbagliante costruzione di sé nello specchio nemico è<br />

testimonianza l’opera del più celebre fra i neodestri, Marcello Veneziani.<br />

Veneziani tenta infatti la fondazione di una destra comunitaria, rigorosamente avversa<br />

alle istanze di una (presunta) sinistra libertaria e universalista, istanze identificate con il<br />

pensiero unico delle multinazionali e “con l’egemonia del questore universale nel nome<br />

del nichilismo e dello sradicamento”. In “Comunitari o liberal”, Veneziani scrive infatti:<br />

“Qual è il nocciolo dei liberal [della sinistra]? L’idea di emancipazione, di liberazione dai<br />

legami, nei progetti di un’umanità liberata. Un’idea che si coniuga con la<br />

deterritorializzazione, il superamento dei confini, l’universalismo”.<br />

L’irrealtà di questa definizione, che attribuisce la sete di libertà dai legami al partito delle<br />

manette (di sinistra) che tintinnano nelle pagine di Micormega, è evidente. Gratificante<br />

(per la fatiscente teologia della liberazione) è invece l’attribuzione del valore universale<br />

(=cattolico) ai pregiudizi della sinistra contro ogni tentativo di integrazione dei popoli.<br />

Dove è chiaro che la protesta contro la globalizzazione rappresenta la vera voce dei<br />

poteri forti, intesi alla depressione malthusiana del terzo mondo.<br />

Al polo opposto dell’immaginaria sinistra “liberal”, si troverebbe una destra conservatrice<br />

del senso di appartenenza all’etnia e della teoria della sovranità della politica<br />

sull’economia.<br />

Veneziani, quasi a confermare l’origine babelica della tradizione di cui si fa interprete,<br />

auspica che intorno all’ideale comunitario si raccolgano “circoli di nuova destra,<br />

ambientalisti, cattolici personalisti o provenienti dalla nuova sinistra”. La vecchia<br />

impolverata sfida alla logica s’impegna al raccoglimento dei rottami eterogenei, che la<br />

storia ha abbandonato sul campo dell’errore moderno.<br />

I confini del comunitarismo di destra sono peraltro segnati da traballanti paletti, che<br />

Veneziani elenca in una rapinosa bibliografia di riferimento al delirio: Nietzsche, la Weil,<br />

Eliot, Mounier, Bataille, Schmitt, Heidegger, Jünger, Cacciari, Esposito, De Benoist.<br />

Dalle loro opere, Veneziani deduce “trentacinque distinguo illuminanti sugli schieramenti<br />

del nuovo millennio”. Puntualmente la prima antitesi proposta, “l’umanità (cosmopolitismo)<br />

– la comunità (particolarismo)”, riflette i termini del conflitto tra la Chiesa cattolica e la<br />

monarchia nazionale nell’età dei lumi.

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