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18<br />

329.<br />

PITTORE DEL XVII SECOLO<br />

Ritratto di frate con vanitas<br />

Olio su tela, cm 67,5X54<br />

Stima € 3.000 - 4.000<br />

Precedentemente riferito a un artista del XVII secolo non<br />

distante nei suoi esiti artistici ad Annibale Carracci, in<br />

questa sede si preferisce affrontare la problematica attributiva<br />

del dipinto cercando di analizzare i diversi riscontri<br />

che suscita l’immagine. L’idea di trovarci al<br />

cospetto di un autore caraccesco deriva prevalentemente<br />

dalla figura in secondo piano, quanto mai concreta<br />

e memore di una ritrattistica che riscontriamo nel<br />

catalogo del pittore bolognese. E’ interessante a questo<br />

proposito ricordare gli studi che Annibale Carracci eseguì<br />

osservando persone non vedenti: una serie di opere<br />

appartenute alla famiglia Paleotti, caratterizzate da un<br />

crudo naturalismo. Se questo confronto è sostenibile,<br />

possiamo allora condurre la data d’esecuzione ad un periodo<br />

molto precedente e a non escludere quale possibile<br />

autore Agostino Carracci, in modo particolare per la<br />

tessitura delle pennellate. Tuttavia la datazione non parrebbe<br />

così precoce. Indubbia è la notevole forza espressiva<br />

di questo doppio ritratto riconducibile all’iconografia<br />

della vanitas, di qualità non trascurabile e che esprime,<br />

di conseguenza, un interessante quesito storico artistico.<br />

Bibliografia di riferimento:<br />

E. Riccomini, L’arte a Bologna, Bologna 2003, p. 172<br />

A. Brogi, in Annibale Carracci, a cura di Daniele Benati e<br />

Eugenio Riccomini, Milano, 2006, pp. 220 -221 (con bibliografia<br />

precedente).<br />

330.<br />

PITTORE DEL XVIII SECOLO<br />

Ritratto di gentiluomo con pappagallo<br />

Olio su tela, cm 89X69<br />

Stima € 700 - 800<br />

L’ aspetto più curioso e piacevole del dipinto non è dettato<br />

dalla raffinatezza dei tessuti, ma dal pappagallino che<br />

l’uomo sfoggia con serio compiacimento, conscio di donare<br />

un tocco di esotismo alla propria immagine. Questo<br />

particolare offre ai nostri occhi un felice e inconsueto<br />

ritratto, attribuibile ad un artista non italiano, ma presumibilmente<br />

dell’Europa centrale.<br />

331.<br />

PITTORE DEL XVIII SECOLO<br />

Ritratto di donna con maschera<br />

Olio su tela, cm 70X52<br />

Stima € 1.500 - 2.500<br />

Soggetto alquanto tipico della pittura carnevalesca del<br />

Settecento, la tela in esame si può interpretare anche in<br />

termini s<strong>qui</strong>sitamente allegorici: la donna raffigurata infatti,<br />

sfoggia oltre alla maschera un fuso di lana, che allude<br />

alla precarietà della vita. Questa dicotomia<br />

iconografica suggerisce una valenza metaforica dell’immagine<br />

e rammenta ad esempio la Filatrice o Filonzana,<br />

una delle rare interpreti femminili del Carnevale sardo.<br />

Dal punto di vista stilistico la tela esprime caratteri veneti,<br />

con esiti che rammentano le opere di Felice Boscarati<br />

(Verona 1721 - 1807), artista particolarmente noto per<br />

questo peculiare genere pittorico.<br />

Bibliografia di riferimento:<br />

E. Rama, Felice Boscarati, in “La pittura in Italia. Il Settecento”,<br />

a cura di Giuliano Briganti, Milano 1990, II, p. 636.<br />

332.<br />

PITTORE DEL XVIII SECOLO<br />

Ritratto di medico<br />

Olio su tela, cm 74X62<br />

Stima € 500 - 800<br />

Vita brevis, ars longa, occasio praeceps, experimentum periculosum,<br />

iudicium difficile, questo è il testo dello scritto sorretto<br />

dall’ effigiato, una locuzione latina la cui traduzione<br />

letterale è: “La vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione fuggevole,<br />

l’esperimento pericoloso, il giudizio difficile”, ma<br />

bisogna ricordare che l’origine dell’aforisma non è senechiano<br />

ma deriva da Ippocrate e allude in particolare all’arte<br />

della medicina. Per questo motivo si suppone che<br />

l’uomo raffigurato sia un medico. Detto ciò, nel nostro caso<br />

la forma contratta: ars longa, vita brevis, esorta altresì a<br />

meditare sulla brevità della vita rispetto ai compiti che si<br />

vorrebbero svolgere. Passando all’opera, la datazione al<br />

XVIII secolo è pertinente alla generale sensibilità illuministica<br />

del dipinto, i cui caratteri di stile suggerirebbero l’origine<br />

lombarda dell’autore, ma non si esclude che possa<br />

trattarsi di un pittore attivo a Roma, in analogia con la ritrattistica<br />

di Pietro Nelli (Massa Carrara 1672 - Roma 1750<br />

circa). Per un confronto citiamo il ritratto del Principe Domenico<br />

Rospigliosi (Petrucci, I, p. 26, fig. 27).<br />

Bibliografia di riferimento:<br />

Petrucci, Pittura di Ritratto a Roma, il 700, Roma 2010, I .- III,<br />

pp. 26 - 27; 777 - 792<br />

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