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371.<br />
AUGUSTO LOVATTI<br />
(Roma, 1852 - Capri, 1921)<br />
Spiaggia di Capri<br />
Firmato e datato 1889 in basso a sinistra<br />
Olio su tela, cm 75X102<br />
Stima € 4.000 - 6.000<br />
Allievo negli anni ottanta di Cesare Maccari a Roma, Augusto Lovatti è documentato a Capri nel decennio successivo, quando divenne uno degli artisti più<br />
noti dell’isola, dipingendone vedute costiere e spiagge attraverso una lettura cromatica luminosa e nel contempo quasi malinconica per l’eccessiva bellezza.<br />
Influenzato dall’arte di Antonino Leto, Lovatti appare ancora ispirato dalla Scuola di Resina e riesce a creare immagini capaci di eludere la banalità descrittiva,<br />
anteponendo la solarità dei luoghi e la loro freschezza incontaminata. Da questo punto di vista l’influenza di Antonino fu fondamentale e la si coglie<br />
attraverso l’analisi e la comparazione delle loro opere, che tradiscono analogie prospettiche, tematiche e luministiche. Anche in questo caso il confronto è<br />
puntuale, come si evince osservando la Spiaggia di Capri del Leto pubblicata dal Grasso nel 1990 (F. Grasso, Leto, in Supplemento a Kalòs, II, 5, 1990).<br />
50 DIPINTI DA UNA IMPORTANTE COLLEZIONE NAPOLETANA<br />
372.<br />
CONSALVO CARELLI<br />
(Napoli, 1818 - 1900)<br />
Veduta di Napoli da Posillipo<br />
Olio su tela, cm 61X75<br />
Stima € 5.000 - 6.000<br />
Consalvo Carelli fu uno dei migliori protagonisti della Scuola di Posillipo e la sua formazione avvenne presso l’atelier paterno e si perfezionò nella pratica<br />
dell’acquerello con l’inglese William Leicht. Nel 1830 appena dodicenne espose alla Mostra Borbonica, beneficiando del favore della nobiltà napoletana.<br />
Verso la metà degli anni trenta si recò a Roma dove studiò la pittura classica e il paesaggismo seicentesco, dedicandosi a ritrarre la campagna laziale dal<br />
vero. Tornato a Napoli nel 1841, si trasferì subito dopo a Parigi, dove espose con successo alcuni paesaggi italiani vincendo per tre anni consecutivi la medaglia<br />
d’oro al Salons International des Arts. Al suo definitivo ritorno in patria, avvenuto nel 1844, intraprese una carriera sfolgorante, partecipando a tutte<br />
le mostre borboniche e del Regio Istituto di Belle Arti. L’opera <strong>qui</strong> presentata sorprende per la sua spiccata e ampia scenografia, la felicità cromatica e<br />
descrittiva che ci consente di considerarla tra le sue migliori vedute della città.<br />
DIPINTI DA UNA IMPORTANTE COLLEZIONE NAPOLETANA 51