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344.<br />

PITTORE DEL XVIII-XIX SECOLO<br />

Bozzetto per soffitto, raffigurante Zeus e Mercurio<br />

Olio su tela, cm 110X89<br />

Stima € 6.000 - 8.000<br />

La storia del quadraturismo e della decorazione a fresco settecentesca ha assunto negli ultimi anni una propria specificità storiografica, ciò nonostante la<br />

bibliografia disponibile è scarna e moltissimi capitoli di questo peculiare genere pittorico sono ancora da indagare o necessitano di una maggiore divulgazione<br />

e campionatura. Detto ciò, è indubbia la bellezza e la qualità che, specialmente in area emiliana, ha raggiunto la decorazione murale sin dall’età<br />

barocca, pervenendo nel corso del XVIII secolo a una maturità e a un’eleganza con pochi corrispettivi e che evolve ininterrotta sino al neoclassicismo. La<br />

tela <strong>qui</strong> presentata può essere considerata un esempio eccellente, non solo per le dimensioni, ma altresì per la sua importanza documentaria, avvalorata<br />

da un ottimo stato di conservazione. Più che un bozzetto, l’opera si deve definire un modelletto di presentazione, capace di offrire un’adeguata visione<br />

ideale dell’opera finita. Lo stile e il disegno sembrano inserirsi agevolmente all’ambito bolognese di fine Settecento e inizio Ottocento, con un sentimento<br />

architettonico che trova interessanti similitudini con David Zanotti (Bologna 1733 - 1808) e Serafino Barozzi (Bologna 1735 - 1810), mentre la parte figurata,<br />

memore di una cultura gandolfesca, è prossima all’arte di Filippo Pedrini (Bologna, 1763 - 1856).<br />

Bibliografia di riferimento:<br />

A. Cera, a cura di, La pittura bolognese del ‘700, Milano 1994<br />

F. Chiodini, Contributo alla tarda attività di Filippo Pedrini: intorno alla Consegna delle chiavi di San Pietro Capofiume, nel bolognese, in “Arte a Bologna”, sl<br />

6.2007(2008), pp. 182-186 con bibliografia precedente<br />

A. M. Matteucci, I decoratori di formazione bolognese tra Settecento e Ottocento. Da Mauro Tesi ad Antonio Basoli, Milano 2002, p. 14, fig. 2<br />

30 DALLE COLLEZIONI DI ITALO ZINGARELLI<br />

345.<br />

SAVERIO DELLA ROSA<br />

(Verona, 1745 - 1821)<br />

Ritratto di dama<br />

Olio su tela, cm 94x73<br />

Stima € 4.000 - 6.000<br />

A discapito di una critica che solo recentemente ne ha valorizzato la produzione, spesso privilegiando il suo valore di scrittore d’arte e di direttore dell’Accademia<br />

di Belle Arti, Saverio della Rosa è protagonista di una nobile tradizione figurativa che ha in Giambettino Cignaroli, suo zio e maestro, il maggiore interprete,<br />

e in Pietro Rotari il principale comprimario. All’età ancor giovanile si deve questo ritratto, che, seguendo l’iscrizione riportata sulla tela di rifodero,<br />

fu eseguito nel 1771 e firmato A. Rosa Pinxit. Lo stile, a dire il vero, non si discosta dalle tele recentemente pubblicate da Paola Marini e Alessandra Zamperini<br />

nel catalogo della mostra dedicata al Settecento a Verona. Sia pur datate agli inizi degli anni novanta, nei dipinti si riscontrano le medesime acconciature<br />

“ancien régime”, insieme ad un’esuberanza decorativa di sapore barocco, che nel nostro caso pare persino anticipare una sensibilità “Belle époque”,<br />

dimostrandoci la libertà creativa che l’artista riesce ad infondere a un genere artistico particolarmente vincolato al decoro e a precisi limiti illustrativi.<br />

Bibliografia di riferimento:<br />

Il Settecento a Verona. Tiepolo, Cignaroli, Rotari. La nobiltà della pittura, catalogo della mostra a cura di Fabrizio Magani, Paola Marini e Andrea Tomezzoli, Milano<br />

2011, pp. 200 - 203, nn. 65 - 66, con bibliografia precedente<br />

DALLE COLLEZIONI DI ITALO ZINGARELLI 31

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