Assiri 53
<strong>La</strong> scuola non deve condizionare ma deve promuovere l’autodeterminazione. 54 Da RAS a RA Io, Ras, avevo trascorso molte vite umane all’interno di grotte decorate da disegni rappresentanti, per lo più, animali. Nel corso di molti millenni vidi segni variopinti su corteccia di alberi, su tavolette lignee, su pelle di pecora e di capra; incisioni su argilla e su pietra, su ostracon, su cocci di vasi rotti, su ossa di animali, su papiro. Fin da allora eravamo tutti intenzionati a lasciare traccia del nostro pensiero. Raccolti attorno al fuoco, descrivevamo, a sera, le scene già dipinte, ma la loro lettura era sempre diversa. Ogni sera la rappresentazione verbale cambiava, presentava nuove sfumature, offriva altre suggestioni. Già allora pensavo che sarebbe stato forse meno bello, ma più utile, dipingere o incidere qualcosa che permettesse di rileggere un messaggio in maniera sempre uguale, una sorta di memoria, collettiva o personale, leggibile sempre alla stessa maniera: in breve, una nuova corrispondenza biunivoca! Non avevo, ancora, un’idea vera e propria di scrittura. Ci si industriava, a volte, con segni colorati sui propri corpi e così comunicavamo date, elenchi, ma io pensavo ad un sistema con cui si potessero rappresentare non solo oggetti d’utilità comune o animali da cacciare o da vendere. Volevo che si registrassero anche azioni come mangiare e dormire o si illustrassero pensieri più articolati, ad esempio idee astratte come gioia, tristezza, collera. Volevo che la mia gente comunicasse non solo oralmente, con un sistema operante cioè solo nel limitato tempo della sua pronuncia, ma in maniera permanente, con disegni, figure, segni leggibili e, quindi, validi in ogni momento. Le scritte sulle pareti di un tempio, ad esempio, magnificanti la nostra divina potenza o quelle su papiro esaltanti le vittorie di un re, avrebbero così avuto per tutti lo stesso significato. Volevo che gli uomini potessero fissare, per tramandarli, i momenti salienti della loro vita; ero convinto che solo grazie al tipo di scrittura che avevo in mente avrebbero potuto costruire e diffondere la propria memoria cosicché l’intera umanità sarebbe entrata nella storia. Cercavo una scrittura assoluta... la scrittura degli dèi. Non poteva servire l’esperienza accumulata dai sumeri e riversata sulle prime tavolette di argilla perché queste, contenendo solo elenchi di sacchi di grano 1A e capi di bestiame, rappresentano di fatto dei registri contabili 2A , dei conti agricoli.
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Non leggermi, se non provi gioia a
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