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1. Contratti e forma del contratto di lavoro Un contratto di ... - Cc-Ti

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<strong>1.</strong> <strong>Contratti</strong> e <strong>forma</strong> <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong><br />

<strong>Un</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve essere necessariamente redatto in <strong>forma</strong> scritta?<br />

In linea <strong>di</strong> principio, no, tranne nel caso <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> tirocinio e <strong>del</strong> commesso viaggiatore.<br />

E’ utile però ricordare l’art. 330b <strong>del</strong> Co<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>le obbligazioni, in vigore dal 2006: questa<br />

norma deriva da una <strong>di</strong>rettiva europea che rende obbligatoria la comunicazione per iscritto<br />

<strong>di</strong> alcune con<strong>di</strong>zioni contrattuali nei confronti <strong>del</strong> lavoratore, fra cui il nome <strong>del</strong>le parti<br />

contraenti, la data d’inizio dei rapporti <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, la funzione <strong>del</strong> lavoratore, il salario e gli<br />

eventuali supplementi salariali e la durata settimanale <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>. Tale obbligo sussiste se il<br />

<strong>contratto</strong> è stipulato per una durata indeterminata o per più <strong>di</strong> un mese. Le mo<strong>di</strong>fiche <strong>di</strong><br />

queste <strong>di</strong>sposizioni contrattuali devono inoltre essere comunicate per iscritto al lavoratore<br />

entro un mese dalla loro entrata in vigore.<br />

Al fine <strong>di</strong> evitare un ulteriore carico amministrativo alle imprese, l’art. 330b non impone un<br />

unico documento scritto contenente tutti gli elementi sopra in<strong>di</strong>cati. Basta quin<strong>di</strong> una<br />

lettera d’assunzione e, per la comunicazione scritta <strong>del</strong> salario, la consegna <strong>del</strong> relativo foglio<br />

che usualmente accompagna il versamento. Allo stesso scopo, si possono utilizzare anche<br />

formulari destinati agli enti assicurativi. In altre parole, l’art. 330b CO non impone una <strong>forma</strong><br />

scritta particolare per il <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, bensì permette <strong>di</strong> utilizzare documenti scritti già<br />

facenti parte <strong>del</strong>la quoti<strong>di</strong>anità <strong>del</strong>la vita aziendale, a con<strong>di</strong>zione che contengano gli<br />

elementi richiesti.<br />

Quali clausole o accor<strong>di</strong> necessitano la <strong>forma</strong> scritta?<br />

Ecco, <strong>di</strong> seguito, alcuni esempi:<br />

- non retribuzione <strong>del</strong>le ore supplementari<br />

- motivazione <strong>del</strong> licenziamento<br />

- opposizione al licenziamento considerato abusivo<br />

- motivazione <strong>di</strong> un licenziamento imme<strong>di</strong>ato<br />

- mo<strong>di</strong>fica <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong> periodo <strong>di</strong> prova<br />

- mo<strong>di</strong>fica <strong>del</strong> termine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta<br />

- deroghe in materia <strong>di</strong> prestazioni in caso <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento <strong>del</strong> lavoratore (art. 324a<br />

cpv. 4 CO)<br />

- rimborso forfetario <strong>del</strong>le spese (art. 327a cpv. 2 CO)<br />

- impegno <strong>del</strong> lavoratore ad astenersi da atti <strong>di</strong> concorrenza


2. Periodo <strong>di</strong> prova<br />

Posso prolungare il periodo <strong>di</strong> prova?<br />

Dipende. Se il periodo <strong>di</strong> prova stipulato nel <strong>contratto</strong> era <strong>di</strong> un mese, è possibile prolungarlo<br />

poiché secondo l’art. 335b CO il periodo <strong>di</strong> prova può avere una durata massima <strong>di</strong> 3 mesi. Se<br />

sono già trascorsi 3 mesi non avrete più la possibilità <strong>di</strong> prolungamento a meno che non vi<br />

siano dei motivi più che vali<strong>di</strong> (esempio: il <strong>di</strong>pendente è stato malato 2 mesi e non siete stati<br />

in grado <strong>di</strong> valutare al meglio le sue capacità). Le parti possono anche decidere <strong>di</strong><br />

sopprimere il periodo <strong>di</strong> prova.<br />

Siamo tenuti a motivare una <strong>di</strong>sdetta data durante il periodo <strong>di</strong> prova?<br />

Se una parte lo richiede, la <strong>di</strong>sdetta deve essere motivata. Tale obbligo <strong>di</strong> motivazione su<br />

domanda <strong>del</strong>l’altra parte si applica anche durante il periodo <strong>di</strong> prova (art. 335 cpv. 2 CO).<br />

Qual’ è lo scopo <strong>del</strong> periodo <strong>di</strong> prova?<br />

Esso ha lo scopo <strong>di</strong> permettere alle parti <strong>di</strong> rendersi conto se le rispettive prestazioni<br />

promesse sono <strong>di</strong> loro gra<strong>di</strong>mento, ma deve anche permettere loro, più in generale, <strong>di</strong> avere<br />

un tempo <strong>di</strong> riflessione in merito all’opportunità <strong>di</strong> un rapporto lavorativo più lungo. La<br />

<strong>di</strong>sdetta può quin<strong>di</strong> essere legata alla persona o ai servizi <strong>del</strong>l’altra parte contrattuale, ma<br />

anche ad altri motivi, come il carattere troppo oneroso <strong>del</strong> <strong>contratto</strong>.<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente ha appena iniziato ed abbiamo dovuto licenziarlo durante il<br />

periodo <strong>di</strong> prova. Egli ha contestato la <strong>di</strong>sdetta, adducendo che è abusiva. Può farlo?<br />

<strong>Un</strong>a <strong>di</strong>sdetta durante il periodo <strong>di</strong> prova può essere contestata dal <strong>di</strong>pendente. Il Tribunale<br />

federale ha <strong>di</strong> recente ritenuto abusiva la <strong>di</strong>sdetta data durante il periodo <strong>di</strong> prova ad un<br />

me<strong>di</strong>co assunto all’80%, perché questi durante un primo colloquio <strong>di</strong> valutazione aveva<br />

rifiutato la richiesta <strong>di</strong> effettuare un 20% in più. Nel caso esaminato dal TF, prima<br />

<strong>del</strong>l’assunzione il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> era ben al corrente <strong>del</strong> fatto che il can<strong>di</strong>dato avrebbe<br />

svolto attività solo all’80% perché impegnato al 20% per un altro datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. Durante la<br />

conclusione <strong>del</strong> <strong>contratto</strong>, il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> non aveva peraltro comunicato al can<strong>di</strong>dato<br />

che avrebbe richiesto un aumento a breve termine <strong>del</strong> grado d’occupazione e che questa<br />

fosse una con<strong>di</strong>zione imprescin<strong>di</strong>bile d’assunzione. Pertanto, la <strong>di</strong>sdetta a seguito <strong>del</strong> rifiuto<br />

<strong>di</strong> aumentare il grado d’occupazione <strong>del</strong> 20%, è stata ritenuta abusiva.


3. Malattia / Infortunio / Certificato me<strong>di</strong>co<br />

Posso licenziare un/una <strong>di</strong>pendente in malattia o infortunio?<br />

No, se un <strong>di</strong>pendente si trova in uno stato <strong>di</strong> malattia o infortunio non imputabile a sua colpa<br />

(art. 336c cpv. 1 lett. b CO) non può essere licenziato. Egli godrà <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> protezione,<br />

la cui durata verrà stabilita in base alla sua permanenza in azienda (anni <strong>di</strong> servizio). Solo alla<br />

scadenza <strong>di</strong> tale periodo potrà essere licenziato. <strong>Un</strong>’eventuale <strong>di</strong>sdetta sarà nulla.<br />

Quando va presentato il certificato me<strong>di</strong>co?<br />

Non vi è una regola prevista per legge. La regola, assai <strong>di</strong>ffusa, <strong>di</strong> richiedere la presentazione<br />

<strong>del</strong> certificato me<strong>di</strong>co dopo il terzo giorno <strong>di</strong> assenza non è imperativa, ossia non vi è una<br />

base legale che lo prevede, bensì è frutto <strong>di</strong> una prassi* (ve<strong>di</strong> domanda seguente). Il periodo<br />

dopo il quale bisogna presentare il certificato è spesso previsto nel <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> o nel<br />

regolamento aziendale e nei contratti collettivi <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. In generale, è assai raro che si esiga<br />

un certificato me<strong>di</strong>co già a partire dal 1° giorno <strong>di</strong> assenza anche perché è <strong>di</strong>fficile, pure per<br />

un me<strong>di</strong>co provetto, attestare un malessere giornaliero il giorno seguente. Comunque, se un<br />

impiegato in<strong>forma</strong> telefonicamente il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>del</strong>la malattia, quest’ultimo, se ha dei<br />

dubbi sul motivo <strong>del</strong>l’assenza, può esigere la presentazione <strong>di</strong> un certificato me<strong>di</strong>co,<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dal tenore <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> o <strong>del</strong> regolamento aziendale.<br />

Quando va presentato il certificato me<strong>di</strong>co in caso <strong>di</strong> assenze per assistere figli<br />

malati?<br />

* <strong>Un</strong> caso particolare è quello <strong>del</strong>l’assenza <strong>del</strong> lavoratore per assistere figli malati: se un figlio<br />

si ammala e necessita quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> un’assistenza più assidua <strong>del</strong> solito o se la presenza <strong>del</strong><br />

lavoratore con responsabilità famigliari preso il figlio malato è particolarmente auspicabile, il<br />

lavoratore ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prendere libero per il tempo necessario a tale scopo (art. 36 cpv. 3<br />

<strong>del</strong>la Legge sul <strong>lavoro</strong>). Tale <strong>di</strong>ritto mira segnatamente a ovviare alle <strong>di</strong>fficoltà che incontrano<br />

le famiglie monoparentali o i genitori che esercitano un’attività professionale quando<br />

devono organizzare a breve termine la cura <strong>di</strong> un figlio malato. Tale <strong>di</strong>ritto è tuttavia limitato<br />

ad un massimo <strong>di</strong> tre giorni lavorativi per ogni caso <strong>di</strong> malattia. Quest’ultima dev’essere<br />

attestata da un certificato me<strong>di</strong>co. La rimunerazione dei giorni <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> così persi non è<br />

oggetto <strong>del</strong>la legge sul <strong>lavoro</strong>, ma segue le <strong>di</strong>sposizioni <strong>del</strong> Co<strong>di</strong>ce <strong>del</strong>le obbligazioni (art.<br />

324a).<br />

Il mio <strong>di</strong>pendente si è assentato senza presentare alcun certificato me<strong>di</strong>co. Da alcuni<br />

giorni inoltre non risponde alle nostre chiamate? Cosa posso fare?<br />

Le consigliamo <strong>di</strong> inviare al <strong>di</strong>pendente una lettera raccomandata in cui lo invita a riprendere<br />

imme<strong>di</strong>atamente il <strong>lavoro</strong> avvisandolo che, in caso contrario, considererà sciolto il rapporto<br />

<strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> senza motivo grave in base all’art. 337d CO, con le relative conseguenze giuri<strong>di</strong>che,<br />

in particolare il <strong>di</strong>ritto ad un’indennità corrispondente a ¼ <strong>del</strong> salario mensile.


Nutro dei dubbi su un certificato me<strong>di</strong>co presentatomi da un <strong>di</strong>pendente, cosa posso<br />

fare?<br />

Il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> non può obbligare il <strong>di</strong>pendente a liberare il proprio me<strong>di</strong>co dal segreto<br />

professionale per rivelare la natura <strong>del</strong>la malattia. Può però chiedere, assumendosene le<br />

relative spese, che il lavoratore venga visitato da un me<strong>di</strong>co designato dall’azienda. <strong>Un</strong><br />

eventuale rifiuto <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> sottoporsi ad una simile visita viene ritenuto come un<br />

atto in<strong>di</strong>cante il carattere poco serio <strong>del</strong> certificato prodotto, ciò che può legittimare il<br />

datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> ad interrompere il versamento <strong>del</strong> salario e, eventualmente, a licenziare in<br />

tronco il <strong>di</strong>pendente.<br />

Attenzione comunque a contestare un certificato me<strong>di</strong>co; va fatto tenuto conto <strong>di</strong> tutte le<br />

circostanze <strong>del</strong> caso e non deve <strong>di</strong>venire un pretesto per vessare il <strong>di</strong>pendente. Qualora il<br />

datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> usasse toni ingiuriosi o comunque lesivi nel contestare un certificato, il<br />

<strong>di</strong>pendente potrebbe licenziarsi con effetto imme<strong>di</strong>ato per giusti motivi e chiedere un<br />

risarcimento.<br />

La mia <strong>di</strong>pendente è malata da 3 mesi, devo ancora pagarle lo stipen<strong>di</strong>o?<br />

Tutto <strong>di</strong>pende da quanti anni presta servizio nella vostra azienda. Questo genere <strong>di</strong><br />

problematiche è <strong>di</strong> norma regolato a livello <strong>di</strong> CCL o <strong>di</strong>rettamente nei regolamenti aziendali<br />

<strong>del</strong>le singole aziende. Se ciò non fosse il caso, dovete fare riferimento alla “scala bernese”<br />

che <strong>di</strong>sciplina la durata <strong>del</strong> pagamento <strong>del</strong> salario in caso <strong>di</strong> assenze senza colpa <strong>del</strong><br />

lavoratore (art. 324a CO).<br />

La mia <strong>di</strong>pendente lavora come ausiliaria con un salario orario ed è stata malata per<br />

10 giorni. Dobbiamo pagarle il salario per questi 10 giorni?<br />

Si considera lavoratore ausiliario o occasionale solo chi è impiegato per una durata massima<br />

<strong>di</strong> 3 mesi (è il caso ad esempio <strong>del</strong>lo studente che lavora in un grande magazzino per tre<br />

settimane durante il periodo natalizio). Il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> richiede solo <strong>di</strong> tanto in tanto la<br />

prestazione lavorativa <strong>di</strong> una stessa persona, per ovviare ad un eccesso temporaneo <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> o ad un’assenza. Il lavoratore ausiliario conserva la libertà <strong>di</strong> accettare o rifiutare la<br />

proposta <strong>di</strong> assunzione, visto che non gli viene garantito un impiego regolare. Se il rapporto<br />

con la <strong>di</strong>pendente risponde a questi criteri, non ha <strong>di</strong>ritto al salario in caso <strong>di</strong> malattia e non vi<br />

è l’obbligo <strong>di</strong> osservare le regole sulla <strong>di</strong>sdetta.<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente lavora su chiamata con una paga oraria ed è stato malato per<br />

10 giorni. Dobbiamo pagare il salario per questi 10 giorni?<br />

A <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> ausiliario, nel <strong>lavoro</strong> su chiamata il lavoratore è tenuto ad esercitare<br />

l’attività ogni volta che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> lo richiede. Di regola si tratta <strong>di</strong> un <strong>contratto</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> <strong>di</strong> durata indeterminata, nel qual caso il salario in caso <strong>di</strong> malattia è dovuto. Se invece<br />

il <strong>contratto</strong> è <strong>di</strong> durata determinata inferiore a tre mesi, non vi è obbligo <strong>di</strong> pagare il salario in<br />

caso <strong>di</strong> malattia.


4. Problematiche salariali<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente lavora a tempo parziale ed è remunerato con un salario a ore.<br />

Egli ha <strong>di</strong>ritto alla remunerazione se il suo giorno <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, che è il lunedì, cade sul<br />

lunedì <strong>di</strong> Pasqua?<br />

No, il <strong>di</strong>pendente a tempo parziale, stipen<strong>di</strong>ato a ore, non ha <strong>di</strong>ritto alla remunerazione <strong>del</strong><br />

giorno festivo in cui non ha lavorato (a meno che un <strong>contratto</strong> collettivo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> non<br />

preveda <strong>del</strong>le norme più favorevoli). Questo, anche se il lunedì <strong>di</strong> Pasqua è un giorno festivo<br />

parificato alla domenica*. Diversa sarebbe la situazione se il <strong>di</strong>pendente riceve un salario<br />

mensile: questa categoria <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti non può subire riduzioni <strong>di</strong> salario a causa dei giorni<br />

festivi parificati alla domenica. Si può invece chiedere il “recupero” <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong> perso a causa<br />

dei giorni festivi infrasettimanali non parificati alla domenica.<br />

* In <strong>Ti</strong>cino, i 9 giorni festivi parificati alla domenica sono i seguenti:<br />

1° agosto<br />

Capodanno<br />

Epifania<br />

Lunedì <strong>di</strong> Pasqua<br />

Ascensione<br />

Assunzione<br />

Ognissanti<br />

Natale<br />

Santo Stefano<br />

Come si calcola il valore in denaro <strong>del</strong>le vacanze, dovuto ad un <strong>di</strong>pendente che lavora<br />

a tempo parziale?<br />

Il <strong>di</strong>pendente a tempo parziale ha <strong>di</strong>ritto al versamento <strong>del</strong> salario durante le vacanze sulla<br />

base <strong>del</strong>la sua remunerazione abituale.<br />

Quando il grado d’occupazione varia durante l’anno, può essere <strong>di</strong>fficile stabilire il salario<br />

dovuto giornalmente o settimanalmente, per poi calcolare il corrispondente valore in denaro<br />

<strong>del</strong>le vacanze. Si può allora accordare un’indennità calcolata su una percentuale <strong>del</strong> salario<br />

annuo lordo, inclusa la tre<strong>di</strong>cesima (se è prevista), senza tenere conto <strong>del</strong>le eventuali ore<br />

supplementari (a meno che esse siano effettuate con costante regolarità). Le percentuali<br />

sono le seguenti:<br />

4 settimane 8.33%<br />

5 settimane 10.64%<br />

6 settimane 13.04%<br />

La mia <strong>di</strong>pendente è malata da 3 mesi, devo ancora pagarle lo stipen<strong>di</strong>o?<br />

Tutto <strong>di</strong>pende da quanti anni presta servizio nella vostra azienda. Questo genere <strong>di</strong><br />

problematiche vengono <strong>di</strong> norma regolate a livello <strong>di</strong> CCL o <strong>di</strong>rettamente nei regolamenti


aziendali <strong>del</strong>le singole aziende. Se ciò non fosse il caso, dovete fare riferimento alla “scala<br />

bernese”* che <strong>di</strong>sciplina la durata <strong>del</strong> pagamento <strong>del</strong> salario in caso <strong>di</strong> assenze senza colpa<br />

<strong>del</strong> lavoratore (art. 324a CO).<br />

* Scala bernese<br />

Anno <strong>di</strong> servizio Tempo retribuito<br />

1° (a partire dal 4° mese) 3 settimane<br />

2° 1 mese<br />

3° 2 mesi<br />

4° 2 mesi<br />

5° 3 mesi<br />

6° 3 mesi<br />

7° 3 mesi<br />

8° 3 mesi<br />

9° 3 mesi<br />

10° 4 mesi<br />

11° 4 mesi<br />

12° 4 mesi<br />

13° 4 mesi<br />

14° 4 mesi<br />

15° 5 mesi<br />

16° 5 mesi<br />

17° 5 mesi<br />

18° 5 mesi<br />

19° 5 mesi<br />

20° 6 mesi<br />

21° 6 mesi<br />

Il mio <strong>di</strong>pendente non è più ritornato al <strong>lavoro</strong> nonostante l’ingiunzione <strong>di</strong><br />

ripresentarsi. Posso decurtare il salario ancora dovuto?<br />

Qualora il <strong>di</strong>pendente non si ripresentasse più o non producesse un certificato me<strong>di</strong>co, il<br />

datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> potrà considerare sciolto il rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e potrà trattenere un quarto<br />

<strong>del</strong> salario mensile dovuto al <strong>di</strong>pendente, a titolo d’indennità (nel conteggio, vanno tralasciati<br />

la tre<strong>di</strong>cesima mensilità e gli oneri sociali).


5. Vacanze e conge<strong>di</strong><br />

Abbiamo assunto un nuovo collaboratore. Da anni, in estate lavora una settimana<br />

come monitore in una colonia per ragazzi <strong>di</strong>fficili. Può usufruire <strong>di</strong> un congedo<br />

particolare o possiamo scalare la settimana dalle sue vacanze?<br />

Secondo l’art. 329e <strong>del</strong> CO, ogni anno <strong>di</strong> servizio il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve concedere al<br />

collaboratore che lo richiede un congedo per attività extrascolastiche giovanili, <strong>del</strong>la durata<br />

massima <strong>di</strong> un settimana, a con<strong>di</strong>zione che abbia al massimo 30 anni compiuti, che l’attività<br />

venga svolta a titolo benevolo e che il <strong>di</strong>pendente assuma all’interno <strong>di</strong> queste attività una<br />

<strong>forma</strong> <strong>di</strong>rettiva (es. organizzatore <strong>del</strong> corso, capo cucina), assistenziale (es. monitore) o<br />

consultiva. Può anche trattarsi <strong>di</strong> <strong>forma</strong>zione e corsi <strong>di</strong> perfezionamento che consentano al<br />

collaboratore <strong>di</strong> poter in seguito esercitare tali attività. Il congedo può essere preso anche in<br />

giorni singoli.<br />

La legge non impone che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> retribuisca il <strong>di</strong>pendente durante tale congedo.<br />

Ovviamente, una deroga a favore <strong>del</strong> lavoratore può essere stabilita per accordo, <strong>contratto</strong><br />

normale o <strong>contratto</strong> collettivo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

Proprio perché il congedo è stato concepito come obbligo <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e non come<br />

<strong>di</strong>ritto <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente, non è possibile scalare dalle vacanze la settimana o i giorni <strong>di</strong> assenza,<br />

né ridurre le vacanze <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente.<br />

<strong>Un</strong>a nostra <strong>di</strong>pendente ha appena compiuto 50 anni e riven<strong>di</strong>ca 5 settimane <strong>di</strong><br />

vacanze. È giusto?<br />

No, a meno che ciò sia previsto in un <strong>contratto</strong> collettivo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> oppure sia menzionato nel<br />

vostro regolamento aziendale, la <strong>di</strong>pendente ha <strong>di</strong>ritto a 4 settimane <strong>di</strong> vacanza. L’art. <strong>di</strong><br />

legge che prevedeva le 5 settimane (329a cpv. 2 CO) è stato abrogato nel 1984. Per contro, ai<br />

lavoratori sino a 20 anni <strong>di</strong> età, il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve accordare almeno 5 settimane <strong>di</strong><br />

vacanza (art. 329a cpv.1).<br />

La mia <strong>di</strong>pendente è assente dal <strong>lavoro</strong> da quasi due mesi, posso ridurle le vacanze?<br />

Occorre <strong>di</strong>stinguere l’assenza senza colpa da quella imputabile al lavoratore. Per un’assenza<br />

non imputabile al lavoratore il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> ha <strong>di</strong> principio <strong>di</strong>ritto a ridurre le vacanze <strong>di</strong><br />

1/12 per ogni mese completo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> solo a partire dal 2° mese completo <strong>di</strong> assenza. Questo<br />

significa che se la vostra <strong>di</strong>pendente si ammala il 1° febbraio 2008, potrete cominciare a<br />

ridurle le vacanze dal 1° aprile 2008 e per ogni ulteriore mese <strong>di</strong> assenza completo. Le varie<br />

assenze <strong>di</strong> breve durata possono essere cumulate. Se invece l’assenza è imputabile al<br />

lavoratore, le vacanze possono essere ridotte <strong>di</strong> 1/12 per ogni mese <strong>di</strong> assenza.<br />

ATTENZIONE: durante la gravidanza, una riduzione è anche possibile in caso <strong>di</strong> assenza<br />

superiore a due mesi, mentre non è possibile una riduzione per assenza durante il congedo<br />

maternità.


Occorre comunque sempre verificare che un eventuale CCL non preveda regole più<br />

favorevoli al lavoratore (esempio: riduzione possibile solo a partire dal terzo mese completo<br />

<strong>di</strong> assenza).<br />

Quanto tempo libero bisogna concedere ad un <strong>di</strong>pendente per la ricerca <strong>di</strong> un nuovo<br />

impiego, allorquando il rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> è stato <strong>di</strong>sdetto?<br />

Non c’è una regola prevista per legge. In linea <strong>di</strong> principio queste assenze devono essere<br />

concordate fra le parti. In generale, si considera che una mezza giornata a settimana sia<br />

appropriata. Spetta al <strong>di</strong>pendente giustificare assenze più prolungate. Qualora il <strong>di</strong>pendente<br />

si assentasse in maniera più frequente senza avere consultato il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, questi avrà<br />

interesse ad ammonirlo, prima <strong>di</strong> procedere con un licenziamento in tronco.<br />

Quale è la durata <strong>del</strong>le pause cui hanno <strong>di</strong>ritto i <strong>di</strong>pendenti?<br />

Se non è previsto un regime più favorevole al <strong>di</strong>pendente nel <strong>contratto</strong> o nel regolamento<br />

aziendale, vale la Legge federale sul <strong>lavoro</strong>, che prevede che il <strong>lavoro</strong> giornaliero dev’essere<br />

interrotto con pause <strong>di</strong> almeno un quarto d’ora se dura più <strong>di</strong> cinque ore, <strong>di</strong> mezz’ora se dura<br />

più <strong>di</strong> sette ore, rispettivamente <strong>di</strong> un’ora se dura più <strong>di</strong> nove ore (art. 15 LL).<br />

Ad un nostro <strong>di</strong>pendente è venuta a mancare la madre. Quanti giorni liberi dobbiamo<br />

concedergli? C’è un articolo <strong>di</strong> legge che regola queste problematiche?<br />

Questo genere <strong>di</strong> conge<strong>di</strong>, detti conge<strong>di</strong> usuali, sono previsti all’art. 329 CO. E’ soprattutto il<br />

capoverso 3 <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sposizione a porre i maggiori problemi <strong>di</strong> applicazione nella pratica.<br />

Cosa sia “usuale” in termini <strong>di</strong> ore e giorni <strong>di</strong> libero, se non vi sono <strong>di</strong>sposizioni contrattuali<br />

in<strong>di</strong>viduali o CCL che regolano tale questione, va determinato secondo le circostanze<br />

particolari <strong>del</strong> caso, valutando la situazione nell’impresa, nel settore o nel luogo considerati e<br />

tenendo conto degli interessi aziendali e <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente.<br />

A titolo <strong>di</strong> esempio in<strong>di</strong>cativo, si può rilevare che, nella pratica (CCL, contratti in<strong>di</strong>viduali,<br />

regolamenti aziendali), vengono <strong>di</strong> regola garantiti almeno i seguenti conge<strong>di</strong>:<br />

- 2 - 3 giorni per il proprio matrimonio;<br />

- 1 giorno per il matrimonio <strong>del</strong> figlio o <strong>di</strong> un parente stretto;<br />

- 1 giorno per la nascita <strong>di</strong> un figlio;<br />

- 1 - 3 giorni per la morte <strong>di</strong> un parente (secondo il grado <strong>di</strong> parentela);<br />

- 1 giorno per l’ispezione militare e l’arruolamento;<br />

- 1 giorno per il trasloco.<br />

A questi vanno aggiunti i conge<strong>di</strong> accordati per visite me<strong>di</strong>che, dal dentista e appuntamenti<br />

presso autorità, a con<strong>di</strong>zione che si tratti <strong>di</strong> visite urgenti, non effettuabili durante il tempo<br />

libero. In concreto, ciò significa che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può esigere dal <strong>di</strong>pendente che questo<br />

fissi, nella misura <strong>del</strong> possibile, i propri appuntamenti <strong>di</strong> natura privata nel tempo libero o<br />

comunque nelle fasce orarie che meno toccano l’orario <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.


A livello salariale, siamo tenuti a retribuire il <strong>di</strong>pendente anche durante questo<br />

genere <strong>di</strong> conge<strong>di</strong>?<br />

La concessione <strong>del</strong> tempo libero, non implica forzatamente sempre il pagamento <strong>del</strong><br />

medesimo. Per il Tribunale federale, l’uso secondo cui i conge<strong>di</strong> usuali devono essere pagati<br />

non ha un valore assoluto. Si applica <strong>di</strong> regola ai conge<strong>di</strong> settimanali o alle assenze per<br />

matrimonio, nascita o morte, ma non a tutti i costi, ad esempio, in caso <strong>di</strong> visita a un parente<br />

malato. L’art. 324a CO si applica infatti solo per motivi inerenti la personalità <strong>del</strong> lavoratore e<br />

non può quin<strong>di</strong> esservi un <strong>di</strong>ritto al salario per cause legate a terzi, a meno che non vi sia al<br />

contempo l’adempimento <strong>di</strong> un obbligo legale, come è il caso <strong>del</strong>l’assistenza che i genitori<br />

devono ai figli oppure fra parenti. In casi <strong>del</strong> genere, si ammette che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> è<br />

tenuto a versare il salario durante il tempo necessario alla ricerca <strong>di</strong> una soluzione<br />

alternativa, ad esempio l’organizzazione fra i genitori per accu<strong>di</strong>re i figli a turni oppure<br />

l’assunzione <strong>di</strong> un’infermiera. Il problema <strong>del</strong> pagamento si pone comunque soprattutto per<br />

chi lavora a ore, visto che per questi <strong>di</strong>pendenti non vi è obbligo <strong>di</strong> indennizzo in caso <strong>di</strong><br />

assenza, mentre le assenze sono <strong>di</strong> norma pagate per chi è retribuito con un salario mensile.


6. Maternità<br />

La mia <strong>di</strong>pendente sta usufruendo <strong>del</strong> congedo maternità. Si trova alla decima<br />

settimana <strong>di</strong> congedo. Abbiamo bisogno <strong>del</strong>le sue competenze, possiamo chiederle <strong>di</strong><br />

riprendere il <strong>lavoro</strong>?<br />

Nelle otto settimane seguenti il parto alla <strong>di</strong>pendente non può essere chiesto <strong>di</strong> riprendere<br />

l’attività lavorativa. A partire dalla nona settimana e fino alla 16 esima spetterà alla <strong>di</strong>pendente<br />

decidere se ricominciare a lavorare o meno. Potete perciò chiedere la ripresa <strong>del</strong>l’attività, ma<br />

solo con il suo consenso.<br />

<strong>Un</strong>a nostra <strong>di</strong>pendente si trova in congedo maternità. L’IPG copre solo una parte <strong>del</strong><br />

suo salario, che è superiore a fr. 6'450.- (massimo <strong>del</strong>l’indennità IPG). Dobbiamo<br />

coprire noi la parte eccedente questo importo?<br />

L’indennità giornaliera massima versata dall’assicurazione maternità è <strong>di</strong> fr. 196.- al giorno<br />

(dato 2009) e corrisponde all’80% <strong>di</strong> un salario mensile lordo <strong>di</strong> 7'350.-.<br />

Alcuni autori sostengono che se queste prestazioni non coprono l’80% <strong>del</strong> salario<br />

effettivamente percepito dalla <strong>di</strong>pendente (si pensi ad esempio ad una <strong>di</strong>pendente con un<br />

salario <strong>di</strong> fr. 9'000.- mensili), il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve pagare la <strong>di</strong>fferenza sulla base <strong>del</strong>la<br />

scala bernese (a meno che un <strong>contratto</strong> collettivo non preveda prestazioni più favorevoli alla<br />

lavoratrice). Altri sostengono che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> non è tenuto a completare le prestazioni<br />

<strong>del</strong>l’assicurazione per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> guadagno.<br />

Per evitare <strong>di</strong> trovarsi confrontati a questa problematica, è consigliabile concludere<br />

un’assicurazione complementare d’indennità giornaliera per maternità presso una<br />

compagnia d’assicurazioni. In assenza <strong>di</strong> una tale assicurazione, è comunque consigliabile<br />

remunerare la <strong>di</strong>pendente in base alla scala bernese.


7. Assegni familiari<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente lavora a tempo parziale (60 %); a quanto ammonta l’importo<br />

<strong>del</strong> suo assegno familiare?<br />

Finora, in base alla legge, l’assegno era riconosciuto in base al grado <strong>di</strong> occupazione. A partire<br />

dal 1 gennaio 2009, a con<strong>di</strong>zione che abbiano un salario <strong>di</strong> almeno 570 franchi al mese / 6840<br />

franchi all’anno, anche le persone che lavorano a tempo parziale hanno <strong>di</strong>ritto all’assegno<br />

familiare intero.<br />

Gli importi <strong>del</strong>l’assegno per figlio e <strong>del</strong>l’assegno per <strong>forma</strong>zione corrispondono ai minimi<br />

previsti dalla LAFam ossia franchi 200 per ogni figlio fino al compimento dei 16 anni e franchi<br />

250 per ogni figlio in <strong>forma</strong>zione, dal compimento <strong>del</strong> 16° anno fino alla conclusione <strong>del</strong>la<br />

<strong>forma</strong>zione, ma al più tar<strong>di</strong> fino alla fine <strong>del</strong> mese in cui il figlio compie 25 anni. Se il figlio non<br />

trova un posto <strong>di</strong> <strong>forma</strong>zione, l’assegno <strong>di</strong> <strong>forma</strong>zione non è versato, nemmeno se è<br />

<strong>di</strong>soccupato.<br />

Cosa devo fare se tra i miei <strong>di</strong>pendenti ve ne sono alcuni che lavorano a tempo<br />

parziale ed hanno <strong>di</strong>ritto agli assegni familiari?<br />

Dovete semplicemente presentare alla Cassa assegni familiari alla quale siete affiliati una<br />

nuova domanda per l’ottenimento <strong>di</strong> un’autorizzazione al versamento <strong>del</strong>l’assegno<br />

conformemente alla LAFam; nel contempo potete continuare a versare l’assegno come nel<br />

2008, fino ad evasione <strong>del</strong>la domanda.<br />

Chi può far valere il <strong>di</strong>ritto agli assegni familiari, quando entrambi i genitori sono<br />

salariati (concorso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti)?<br />

Consigliamo, qualora vi fossero dubbi su chi tra i due coniugi ha <strong>di</strong>ritto a percepire l’assegno,<br />

<strong>di</strong> fare riferimento all’art. 7 LAFam che stabilisce chi è l’avente <strong>di</strong>ritto principale. Questo<br />

articolo elenca infatti l’or<strong>di</strong>ne in merito al <strong>di</strong>ritto agli assegni qualora più persone possano<br />

richiederlo. Nel vostro caso specifico, se i genitori hanno entrambi l’autorità parentale e<br />

vivono in comunione domestica con il figlio, il <strong>di</strong>ritto spetterebbe alla persona che<br />

percepisce il red<strong>di</strong>to più elevato sottoposto all’AVS.<br />

Quando è versato un importo <strong>di</strong>fferenziale e a quanto ammonta?<br />

Se entrambi i genitori sono salariati, gli assegni familiari sono versati al cosiddetto primo<br />

avente <strong>di</strong>ritto (ve<strong>di</strong> la domanda precedente). L'altro genitore ha <strong>di</strong>ritto al versamento <strong>di</strong> un<br />

importo <strong>di</strong>fferenziale se lavora in un Cantone <strong>di</strong>verso da quello <strong>del</strong> primo avente <strong>di</strong>ritto dove<br />

sono versati assegni più elevati.<br />

Il figlio 18enne <strong>di</strong> una nostra <strong>di</strong>pendente, oltre a frequentare l’università, lavora<br />

saltuariamente come commesso presso un grande magazzino. La nostra


collaboratrice ha comunque <strong>di</strong>ritto a percepire l’assegno <strong>di</strong> <strong>forma</strong>zione per il figlio in<br />

questione?<br />

Secondo l’art. 1 par. 2 OAFam il ragazzo in <strong>forma</strong>zione ha <strong>di</strong>ritto a percepire l’assegno <strong>di</strong><br />

<strong>forma</strong>zione anche se svolge un’attività professionale; importante è che il salario annuo non<br />

sia superiore alla ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vecchiaia massima <strong>del</strong>l’ AVS (nel 2009 CHF 27’360).<br />

Se entrambi i genitori non lavorano vengono versati gli assegni familiari?<br />

Le persone obbligatoriamente assoggettate all’AVS e che figurano come persone senza<br />

attività lucrativa hanno <strong>di</strong>ritto a percepire gli assegni familiari conformemente agli art. 3 e 5<br />

LAFam (art. 19 LAFam). Il loro red<strong>di</strong>tto imponibile non deve però superare il 150% <strong>di</strong> una<br />

ren<strong>di</strong>ta massima completa <strong>del</strong>l’AVS e non devono riscuotere prestazioni complementari<br />

all’AVS/AI.<br />

Gli assegni familiari sono versati anche per i figli residenti all'estero?<br />

Gli assegni (a parte quelli <strong>di</strong> nascita e <strong>di</strong> adozione) sono esportati nei Paesi <strong>del</strong>l'UE e <strong>del</strong>l'AELS<br />

(escluse Romania e Bulgaria) dei citta<strong>di</strong>ni beneficiari. Per i figli dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Serbia,<br />

Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Kosovo gli assegni sono versati in tutto il mondo, in quanto<br />

la Svizzera ha concluso accor<strong>di</strong> internazionali in tal senso. In tutti gli altri casi gli assegni non<br />

sono esportati, fatta eccezione per i salariati <strong>di</strong>staccati da un datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> con sede in<br />

Svizzera.<br />

Chi può far valere il <strong>di</strong>ritto agli assegni familiari quando uno dei genitori e i figli non<br />

vivono in Svizzera, ma in uno Stato <strong>del</strong>l'UE o <strong>del</strong>l'AELS?<br />

Nei rapporti con gli Stati <strong>del</strong>l'UE e <strong>del</strong>l'AELS si applica il principio <strong>del</strong> luogo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. Gli<br />

assegni familiari vanno cioè richiesti laddove è esercitata un'attività lucrativa, anche se<br />

l'avente <strong>di</strong>ritto e/o i figli vivono in un altro Paese. Se entrambi i genitori esercitano un'attività<br />

lucrativa, gli assegni sono versati in primo luogo nel Paese in cui risiedono i figli. Se l'altro<br />

genitore lavora in un Paese in cui l'importo degli assegni familiari è più elevato, quest'altro<br />

Paese versa la <strong>di</strong>fferenza.<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente è in malattia; ha <strong>di</strong>ritto a percepire gli assegni familiari?<br />

Sì, il vostro <strong>di</strong>pendente ha <strong>di</strong>ritto a percepire gli assegni familiari durante il mese in cui entra<br />

in malattia e per i successivi tre mesi.<br />

Gli assegni familiari possono essere richiesti anche a posteriori?<br />

Sì, possono essere richiesti al massimo per i 5 anni precedenti la richiesta.


<strong>Un</strong>a madre <strong>di</strong>vorziata può ricevere gli assegni familiari?<br />

Se è salariata le vengono versati <strong>di</strong>rettamente. Se non lavora e il padre sì, gli assegni familiari<br />

possono essere versati a quest'ultimo, che li trasferirà poi alla madre insieme ai contributi <strong>di</strong><br />

mantenimento. Gli assegni familiari possono essere riscossi anche dal patrigno, se la madre<br />

non esercita alcuna attività lucrativa. Se il padre e il patrigno esercitano entrambi un'attività<br />

lucrativa quali salariati, il <strong>di</strong>ritto <strong>del</strong> padre ha la precedenza, qualora detenga l'autorità<br />

parentale in comune con la madre. Se la madre ha l'autorità parentale esclusiva, gli assegni<br />

familiari sono invece versati al patrigno.


8. Fine <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> / mo<strong>di</strong>fiche contrattuali<br />

Abbiamo dato <strong>di</strong>sdetta con un preavviso <strong>di</strong> 3 mesi ad un nostro <strong>di</strong>pendente per fine<br />

<strong>di</strong>cembre 2007. Il <strong>di</strong>pendente è stato malato 2 settimane in settembre. Devo<br />

prolungare il periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta?<br />

No, in questo caso il periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta non deve essere prolungato. Se si fosse ammalato a<br />

novembre invece la <strong>di</strong>sdetta sarebbe stata sospesa e avrebbe ricominciato a decorrere solo<br />

una volta che il <strong>di</strong>pendente fosse rientrato in azienda. A <strong>di</strong>pendenza <strong>del</strong>la durata <strong>del</strong>la<br />

malattia sarebbe cambiata anche la data <strong>di</strong> fine rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

Ho dato <strong>di</strong>sdetta ad una <strong>di</strong>pendente e scoperto in un secondo tempo che aveva un<br />

certificato me<strong>di</strong>co anche se era presente sul posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. La <strong>di</strong>sdetta è comunque<br />

valida?<br />

In linea <strong>di</strong> principio, l’inabilità non può essere ammessa per quei giorni in cui il <strong>di</strong>pendente ha<br />

prestato la sua attività lavorativa, sebbene questi siano anch’essi coperti da certificato.<br />

Pertanto, a seconda <strong>del</strong>le circostanze, la <strong>di</strong>sdetta potrebbe essere valida.<br />

Abbiamo assunto una <strong>di</strong>pendente per 6 mesi, quin<strong>di</strong> con <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata<br />

determinata. Possiamo darle <strong>di</strong>sdetta visto che ci siamo resi conto che non è la<br />

persona che stavamo cercando?<br />

Di regola i contratti <strong>di</strong> durata determinata terminano a scadenza a meno che non vi siano<br />

giusti motivi (art. 337 CO) o la <strong>di</strong>pendente è d’accordo con questa scelta. La <strong>di</strong>pendente<br />

terminerà dunque il suo rapporto lavorativo trascorsi i 6 mesi. Siete liberi comunque <strong>di</strong><br />

liberarla dall’obbligo lavorativo, ma dovete pagarle lo stipen<strong>di</strong>o.<br />

Devo dare la <strong>di</strong>sdetta ad un <strong>di</strong>pendente. Posso farlo via telefono?<br />

La <strong>di</strong>sdetta per telefono è possibile se nel <strong>contratto</strong> non è stato stabilito che deve essere<br />

rispettata la <strong>forma</strong> scritta. <strong>Un</strong>a tale <strong>di</strong>sdetta deve però essere chiara ed inequivocabile. Per<br />

una questione probatoria, è tuttavia consigliabile la <strong>forma</strong> scritta, tramite lettera<br />

raccomandata.<br />

Posso dare <strong>di</strong>sdetta via fax, sms o e-mail?<br />

La <strong>di</strong>sdetta per sms, e-mail o fax è valida se nel <strong>contratto</strong> non è stato stabilito che deve<br />

essere rispettata la <strong>forma</strong> scritta. <strong>Un</strong>a tale <strong>di</strong>sdetta deve però essere chiara ed<br />

inequivocabile.<br />

Se è invece stato stabilito per <strong>contratto</strong> che la <strong>di</strong>sdetta deve essere data per iscritto, occorre<br />

<strong>di</strong>stinguere i seguenti casi:


- la <strong>di</strong>sdetta via e-mail sarà valida solo se la firma elettronica è basata su un certificato<br />

qualificato <strong>di</strong> un prestatore riconosciuto <strong>di</strong> servizi <strong>di</strong> certificazione ai sensi <strong>del</strong>la legge <strong>del</strong><br />

19 <strong>di</strong>cembre 2003 sulla firma elettronica (v. art. 14 cpv. 2bis CO);<br />

- la <strong>di</strong>sdetta via fax o sms non adempie invece i requisiti <strong>del</strong>la <strong>forma</strong> scritta e non avrà quin<strong>di</strong><br />

vali<strong>di</strong>tà.<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente con <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata determinata si è ammalato poco dopo<br />

aver iniziato l’attività e sarà assente per <strong>di</strong>verso tempo. Possiamo dare la <strong>di</strong>sdetta?<br />

Dobbiamo versare il salario?<br />

No, l’art. 336c, che regola il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta in tempo inopportuno, non è applicabile al<br />

<strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata determinata. Ciò significa che il <strong>contratto</strong> scade al termine previsto,<br />

anche se il <strong>di</strong>pendente è malato o infortunato per motivi non imputabili a sua colpa. Non è<br />

quin<strong>di</strong> possibile dare la <strong>di</strong>sdetta e non vi è pertanto alcuna sospensione <strong>del</strong> <strong>contratto</strong>, a<br />

meno che non sussista un motivo grave <strong>di</strong> rescissione imme<strong>di</strong>ata secondo l’art. 337 CO. Se il<br />

<strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata determinata è stato stipulato per una durata inferiore a 3 mesi, il datore<br />

<strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> non è tenuto corrispondere il salario durante il periodo d’impe<strong>di</strong>mento al <strong>lavoro</strong>. Se<br />

invece la durata <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> è superiore a tre mesi, il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> è tenuto a versare il<br />

salario sulla base <strong>del</strong>la scala bernese (art. 324a cpv. 2 CO).<br />

Dovremmo dare la <strong>di</strong>sdetta ad un nostro <strong>di</strong>pendente perché il posto da lui occupato<br />

dovrà essere soppresso, ma vorremmo offrirgli la possibilità <strong>di</strong> svolgere un’altra<br />

mansione all’interno <strong>del</strong>l’azienda. Come dobbiamo procedere?<br />

E’ possibile notificare al <strong>di</strong>pendente una <strong>di</strong>sdetta con<strong>di</strong>zionale. <strong>Un</strong>a tale <strong>di</strong>sdetta deve essere<br />

inequivocabile, nel senso che deve chiaramente in<strong>di</strong>care che il <strong>contratto</strong> finisce nel caso in<br />

cui il <strong>di</strong>pendente non accetti la proposta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. Si può quin<strong>di</strong><br />

dare una <strong>di</strong>sdetta proponendo al contempo un nuovo <strong>contratto</strong> a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fferenti, ad<br />

esempio con un salario ridotto. <strong>Un</strong>a simile <strong>di</strong>sdetta tende principalmente a mantenere il<br />

posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, ma ad altre con<strong>di</strong>zioni.<br />

ATTENZIONE all’abuso: se manca la simultaneità, in particolare se il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> dà la<br />

<strong>di</strong>sdetta perché il <strong>di</strong>pendente non ha accettato le mo<strong>di</strong>fiche, la <strong>di</strong>sdetta può essere abusiva<br />

(art. 336 CO).<br />

Possiamo stipulare un “accordo <strong>di</strong> scioglimento <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>” con un nostro<br />

<strong>di</strong>pendente?<br />

Con un accordo <strong>di</strong> scioglimento <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, le parti possono accordarsi in ogni<br />

momento per porre fine al loro rapporto senza rispettare alcun termine. Con un accordo <strong>del</strong><br />

genere, si scioglie un <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata determinata prima <strong>del</strong>la sua scadenza naturale e un<br />

<strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata indeterminata senza osservare i termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta. Essenziale è però<br />

che, attraverso tale accordo, non vi sia un’elusione <strong>del</strong>le <strong>di</strong>sposizioni legali, in particolare<br />

quelle relative alla <strong>di</strong>sdetta in tempo inopportuno (art. 336c CO). Perché sia valido, un tale<br />

accordo deve inoltre rispettare il principio secondo cui, durante il rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e nel<br />

mese successivo alla sua fine, il lavoratore non può rinunciare ai cre<strong>di</strong>ti risultanti da


<strong>di</strong>sposizioni imperative <strong>del</strong>la legge o <strong>di</strong> un CCL (art. 341 cpv. 1 CO). In altre parole, è esclusa la<br />

rinuncia unilaterale ai propri <strong>di</strong>ritti da parte <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente, mentre è possibile un accordo<br />

che prevede concessioni reciproche effettive e, soprattutto, equivalenti, da ambo le parti. In<br />

assenza <strong>di</strong> simili concessioni, l’accordo è nullo. Ciò significa che in caso <strong>di</strong> controversia un<br />

giu<strong>di</strong>ce potrà constatarne la nullità, con le relative conseguenze.<br />

Esempi <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> scioglimento considerati nulli, perché eccessivamente sfavorevoli al<br />

<strong>di</strong>pendente:<br />

- accordo che prevede la liberazione dai rispettivi obblighi principali, cioè la<br />

prestazione lavorativa da parte <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente ed il versamento <strong>del</strong> salario da parte<br />

<strong>del</strong> datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> (problema: ciò equivarrebbe a licenziamento in tronco senza<br />

vali<strong>di</strong> motivi).<br />

- accordo che prevede che il <strong>contratto</strong> sarà sciolto per una data che rispetta il termine<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta e che il <strong>di</strong>pendente riceverà il salario che gli spetta solo fino a tale data, “a<br />

saldo <strong>di</strong> tutte le sue pretese”, anche qualora fosse impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> lavorare per causa <strong>di</strong><br />

malattia (problema: assenza <strong>di</strong> qualsivoglia concessione da parte <strong>del</strong> datore <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong>).<br />

- accordo che prevede la rinuncia univoca da parte <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente, al pagamento <strong>di</strong><br />

ore supplementari già effettuate e/o al salario relativo al saldo <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto alle vacanze<br />

(problema: assenza <strong>di</strong> qualsivoglia controprestazione equivalente da parte <strong>del</strong> datore<br />

<strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>)<br />

Esempio <strong>di</strong> accordo valido con concessioni reciproche equivalenti:<br />

- concessioni fatte dal datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>: liberazione dall’obbligo <strong>di</strong> lavorare per x mesi;<br />

go<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> x giorni residui <strong>di</strong> vacanza; autorizzazione a seguire un corso <strong>di</strong><br />

<strong>forma</strong>zione; indennità equivalente ad un mese <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> in aggiunta al salario. Valore<br />

quantificabile in denaro <strong>del</strong>le rinunce: fr. 23'793.<br />

- concessioni <strong>del</strong> <strong>di</strong>pendente: rinuncia al pagamento <strong>di</strong> X ore supplementari; rinuncia al<br />

pagamento <strong>del</strong> bonus; rinuncia al pagamento <strong>del</strong> salario in caso <strong>di</strong> malattia e<br />

conseguente prolungamento <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> per massimo x mesi.<br />

Valore quantificabile in denaro <strong>del</strong>le rinunce: fr. 20'394.<br />

<strong>Un</strong> accordo <strong>di</strong> scioglimento <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> necessita la <strong>forma</strong> scritta?<br />

L’accordo non esige <strong>forma</strong> scritta, ma essa è caldamente consigliata in virtù <strong>del</strong>la <strong>del</strong>icatezza<br />

<strong>del</strong>la questione. E’ infatti importante precisare la data <strong>del</strong>la fine dei rapporti <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e le<br />

<strong>di</strong>verse concessioni fatte dalle parti, in particolare quelle concernenti il salario durante il<br />

periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta, la protezione contro la <strong>di</strong>sdetta, il pagamento <strong>del</strong>le ore supplementari, la<br />

liquidazione <strong>del</strong> saldo <strong>del</strong> <strong>di</strong>ritto alle vacanze e l’eventuale liberazione dall’obbligo <strong>di</strong><br />

lavorare.


Vorremmo notificare la <strong>di</strong>sdetta ad un nostro <strong>di</strong>pendente, proponendo al contempo<br />

un <strong>contratto</strong> a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong>fferenti, con un salario ridotto. E’ corretto agire così?<br />

Si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sdetta con<strong>di</strong>zionale (o <strong>di</strong>sdetta con riserva <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong>). Essa è possibile se la realizzazione <strong>del</strong>la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>pende solo dalla volontà <strong>del</strong><br />

destinatario <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sdetta e se <strong>di</strong>sdetta e proposta intervengono contemporaneamente.<br />

Questa <strong>di</strong>sdetta deve in<strong>di</strong>care in modo inequivocabile che il <strong>contratto</strong> termina nel caso in cui<br />

il <strong>di</strong>pendente non accetti la proposta <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

ATTENZIONE: se manca la simultaneità degli atti, in particolare se una parte dà la <strong>di</strong>sdetta<br />

perché la controparte non ha accettato le mo<strong>di</strong>fiche, la <strong>di</strong>sdetta può essere abusiva.<br />

Vorrei rinnovare, per ulteriori 6 mesi, il <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> ad un <strong>di</strong>pendente che era<br />

stato assunto a tempo determinato (per 4 mesi). È possibile?<br />

Le parti possono esplicitamente accordarsi sulla possibilità <strong>di</strong> rinnovo <strong>di</strong> un <strong>contratto</strong> <strong>di</strong><br />

durata determinata. Occorre però prestare attenzione al <strong>di</strong>vieto dei cosiddetti “contratti a<br />

catena”, cioè quegli accor<strong>di</strong> che, dopo un primo <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata determinata, si<br />

susseguono ripetutamente, senza interruzioni e sempre per perio<strong>di</strong> determinati. Di per sé, in<br />

presenza <strong>di</strong> motivi oggettivamente giustificati, la successione <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> contratti è<br />

legittima. Il Tribunale federale stabilisce infatti che tale successione è abusiva se non è<br />

giustificata da ragioni oggettive e se ha lo scopo <strong>di</strong> eludere l’applicazione <strong>del</strong>le norme sulla<br />

protezione contro la <strong>di</strong>sdetta (art. 336 a 336c CO) o <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>re che sorgano pretese<br />

giuri<strong>di</strong>che che <strong>di</strong>pendono dalla durata minima dei rapporti <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

Dietro a questi continui rinnovi vi potrebbe infatti essere la volontà <strong>di</strong> eludere le norme sulla<br />

protezione contro le <strong>di</strong>sdette, con l’introduzione, in occasione <strong>di</strong> ogni rinnovo contrattuale,<br />

<strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong> prova, che priva il lavoratore <strong>del</strong>la protezione contro la <strong>di</strong>sdetta in tempo<br />

inopportuno (art. 336c CO).<br />

In situazioni <strong>del</strong> genere il <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> è considerato <strong>di</strong> durata indeterminata,<br />

corrispondente alla somma <strong>di</strong> tutti i perio<strong>di</strong> effettuati.<br />

Abbiamo scoperto un nostro <strong>di</strong>pendente mentre commetteva un furto sul posto <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong>. Possiamo licenziarlo in tronco anche se attualmente si trova in malattia?<br />

Il Tribunale federale ha confermato che un licenziamento in tronco per motivi gravi può<br />

essere notificato anche durante un periodo <strong>di</strong> inabilità <strong>del</strong> lavoratore. Attenzione: chi<br />

intende rescindere un rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> con effetto imme<strong>di</strong>ato deve esprimere tale volontà<br />

in modo chiaro ed univoco. La risoluzione imme<strong>di</strong>ata va pronunciata tempestivamente dal<br />

momento in cui si ha avuto conoscenza <strong>del</strong>la causa grave (al massimo, dopo qualche giorno<br />

<strong>di</strong> riflessione). <strong>Un</strong>’attesa troppo lunga porta alla rinuncia al <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> pronunciare un<br />

licenziamento in tronco.<br />

<strong>Un</strong> reato penale commesso ai danni <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> costituisce, <strong>di</strong> principio, un motivo<br />

giustificante il licenziamento imme<strong>di</strong>ato. <strong>Un</strong> semplice sospetto <strong>di</strong> reato non corroborato da<br />

prove è invece insufficiente, anche in presenza <strong>di</strong> una <strong>forma</strong>le denuncia. In altri termini,<br />

occorre anzitutto che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>di</strong>sponga <strong>di</strong> vali<strong>di</strong> elementi probatori giustificanti il<br />

licenziamento, onde tutelarsi da eventuali contestazioni.


Abbiamo riscontrato che alcuni <strong>di</strong>pendenti abusano <strong>di</strong> internet sul posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

Sono passibili <strong>di</strong> licenziamento imme<strong>di</strong>ato?<br />

Per la dottrina, l’utilizzo abusivo a scopi privati <strong>di</strong> un accesso ad internet rientra in linea <strong>di</strong><br />

principio nella categoria <strong>del</strong>le manchevolezze minori. Il licenziamento in tronco <strong>di</strong> un<br />

<strong>di</strong>pendente è pertanto giustificato solo in caso <strong>di</strong> reci<strong>di</strong>va e dopo un <strong>forma</strong>le avvertimento.<br />

Siamo venuti a conoscenza che un nostro <strong>di</strong>pendente utilizza internet per accedere a<br />

siti pornografici durante l’orario <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, possiamo licenziarlo in tronco?<br />

Nel caso internet venisse utilizzato dal lavoratore per accedere a siti pornografici o razzisti si<br />

dovrà innanzitutto <strong>di</strong>fferenziare se si tratta <strong>di</strong> uso personale e se i dati NON venivano<br />

<strong>di</strong>vulgati a colleghi o terze persone. L’uso personale, circoscritto a poche occasioni, senza<br />

<strong>di</strong>vulgazione a colleghi o terze persone, giustifica un licenziamento in tronco solo se vi è stato<br />

un preventivo ammonimento. In altri termini, affinché si possa prescindere da un <strong>forma</strong>le<br />

avvertimento, occorre un abuso molto grave. La giurisprudenza sul tema è vaga e<br />

<strong>di</strong>scordante: un tribunale cantonale ha ritenuto la visione <strong>di</strong> siti pornografici durante 49.75<br />

ore in 24 giorni come giustificativa <strong>del</strong> licenziamento imme<strong>di</strong>ato snza preventivo<br />

avvertimento. Il Tribunale federale è apparso invece più cauto, senza però fornire regole<br />

chiare. Nel dubbio, è consigliabile far precedere il licenziamento in tronco da un<br />

avvertimento.<br />

Nel mese <strong>di</strong> febbraio abbiamo licenziato un <strong>di</strong>pendente per il 31 maggio, liberandolo<br />

dall’obbligo <strong>di</strong> lavorare (il <strong>contratto</strong> prevedeva un preavviso <strong>di</strong> tre mesi). Il 10 marzo<br />

si è ammalato e ci ha presentato un certificato me<strong>di</strong>co che lo <strong>di</strong>chiara inabile al <strong>lavoro</strong><br />

sino al 30 marzo. Cosa succede?<br />

Vi è sospensione <strong>del</strong> periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta e conseguente prolungamento <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> (art. 336c CO), anche se è liberato dall’obbligo <strong>di</strong> lavorare. Con un accordo <strong>di</strong><br />

scioglimento che prevede prestazioni reciproche ed equivalenti, questo effetto avrebbe<br />

eventualmente potuto essere eventualmente evitato (per le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> un accordo <strong>di</strong><br />

scioglimento, si veda il capitolo 11).<br />

Nel mese <strong>di</strong> agosto abbiamo licenziato una <strong>di</strong>pendente per il 31 <strong>di</strong>cembre, con un<br />

preavviso ben superiore a quello contrattuale, che prevedeva 1 mese, per darle la<br />

possibilità <strong>di</strong> cercare con calma un nuovo posto. La <strong>di</strong>pendente si è ammalata per due<br />

giorni nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre ed ha presentato un certificato me<strong>di</strong>co. Il rapporto <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> si prolunga? Come si possono evitare risultati gravosi per il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

Il Tribunale federale ha abbandonato la teoria <strong>del</strong> bonus, a favore <strong>del</strong> sistema retroattivo. Il<br />

periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta non comincia a decorrere dal momento <strong>del</strong>la notifica <strong>del</strong>la <strong>di</strong>sdetta, ma<br />

va calcolato retroattivamente dal momento in cui essa avrebbe effetto. Nel caso concreto, il<br />

periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta corre dal 1° al 31 <strong>di</strong>cembre. <strong>Un</strong>a malattia intervenuta durante tale mese,<br />

sospende la <strong>di</strong>sdetta. La scadenza <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> slitterà pertanto al 31 gennaio. Non<br />

vi sarebbe invece stata sospensione se i due giorni <strong>di</strong> malattia fossero intervenuti tra il mese<br />

<strong>di</strong> agosto e ottobre.


Per il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può essere molto penalizzante subire prolungamenti <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> a causa <strong>di</strong> assenze brevissime durante il periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sdetta. <strong>Un</strong>a prima misura per<br />

ovviare a tale situazione, consiste anzitutto nel verificare la cre<strong>di</strong>bilità <strong>del</strong> certificato me<strong>di</strong>co,<br />

sottoponendo la <strong>di</strong>pendente ad una visita da parte <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> fiducia <strong>del</strong>l’azienda. Ma<br />

questa via non è sempre efficace e semplice da attuare.<br />

<strong>Un</strong>’altra misura, consiste nel notificare la <strong>di</strong>sdetta senza eccedere il preavviso previsto<br />

contrattualmente ed in seguito (o anche contemporaneamente) offrire un <strong>contratto</strong> <strong>di</strong><br />

durata determinata, in modo da prolungare ragionevolmente il periodo a <strong>di</strong>sposizione <strong>del</strong>la<br />

<strong>di</strong>pendente per la ricerca d’un nuovo posto e lasciandole la possibilità <strong>di</strong> partire non appena<br />

trovata una nuova attività. Ciò consente al datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>di</strong> tutelarsi da sospensioni dovute<br />

a inabilità <strong>del</strong>la <strong>di</strong>pendente. Con un <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> durata determinata la <strong>di</strong>pendente non è<br />

infatti protetta dalla <strong>di</strong>sdetta in tempo inopportuno (art. 336c) e non vi è quin<strong>di</strong> sospensione<br />

<strong>del</strong> <strong>contratto</strong> in caso <strong>di</strong> inabilità.


9. Ore supplementari / straor<strong>di</strong>narie<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente ha effettuato <strong>del</strong>le ore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> supplementari. Come vanno<br />

remunerate?<br />

Nella misura in cui tali ore siano state effettivamente effettuate ed approvate dal datore <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> (l’approvazione può anche avvenire per atti concludenti, ossia tollerando il <strong>lavoro</strong><br />

supplementare), il <strong>lavoro</strong> supplementare va compensato con tempo libero (con il consenso<br />

<strong>del</strong> lavoratore) oppure pagato in denaro. Tutte le ore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> effettuate oltre l’orario<br />

pattuito contrattualmente sono da considerare come ore supplementari e vanno in linea <strong>di</strong><br />

principio retribuite con un supplemento minimo <strong>del</strong> 25% (art. 321c cpv. 3 CO) .<br />

Formula per il pagamento <strong>del</strong>le ore supplementari in denaro, per chi riceve un salario<br />

mensile:<br />

salario mensile lordo<br />

:<br />

2<strong>1.</strong>75 giorni lavorativi<br />

:<br />

orario <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> normale giornaliero<br />

=<br />

salario orario<br />

+ supplemento <strong>del</strong> 25% <strong>del</strong> salario orario<br />

=<br />

salario per ogni ora supplementare<br />

Si può escludere il pagamento <strong>del</strong>le ore supplementari?<br />

Per accordo scritto, si può anche prevedere l’esclusione <strong>del</strong>la remunerazione <strong>del</strong>le ore<br />

supplementari (purché tale accordo non riguar<strong>di</strong> le ore supplementari già effettuate).<br />

L’importante è che tali deroghe siano stabilite in <strong>forma</strong> scritta e approvate da ambo le parti.<br />

Attenzione alle clausole contrattuali che prevedono la non retribuzione <strong>del</strong>le ore<br />

supplementari <strong>del</strong> personale impiegato a tempo parziale: una tale clausola potrebbe essere<br />

ritenuta illegale perché <strong>di</strong>scriminatoria nei confronti <strong>del</strong>le lavoratrici (la maggior parte <strong>del</strong><br />

personale impiegato a tempo parziale in Svizzera è infatti composto da donne).<br />

Qual’è la <strong>di</strong>fferenza tra ore supplementari e ore straor<strong>di</strong>narie?<br />

Principio: a <strong>di</strong>fferenza <strong>del</strong>le ore supplementari, non è possibile escludere per <strong>contratto</strong> il<br />

pagamento <strong>del</strong>le ore “straor<strong>di</strong>narie”, ossia quelle che superano la durata massima<br />

settimanale <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> ammessa dalla Legge federale sul <strong>lavoro</strong> (v. art. 9 LL), che vanno<br />

remunerate con un supplemento <strong>del</strong> 25% (art. 13 LL).<br />

Eccezione: a tale principio vi è però un’eccezione per il personale d’ufficio, impiegati tecnici e<br />

<strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta (v. art. 13 cpv. 1 seconda frase LL). Tale eccezione prevede che per le prime 60 ore<br />

<strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario, il pagamento sarà “alla pari”, ossia senza supplemento <strong>del</strong> 25%. L’esclusione


<strong>del</strong> pagamento <strong>di</strong> queste prime 60 ore straor<strong>di</strong>narie e/o <strong>del</strong> supplemento, deve essere stata<br />

prevista per iscritto nel <strong>contratto</strong>, applicandosi anche in questo caso l’art. 321 cpv. 3 CO. A<br />

partire dalla 61ma ora <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nari, il personale appartenente a queste categorie <strong>di</strong><br />

lavoratori avrà <strong>di</strong>ritto al pagamento <strong>del</strong>le ore straor<strong>di</strong>narie con supplemento <strong>del</strong> 25%, senza<br />

possibilità <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> che escludano o limitino tale <strong>di</strong>ritto.


10. Sorveglianza <strong>del</strong> lavoratore<br />

Come datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> posso limitare o vietare <strong>del</strong> tutto l'impiego <strong>di</strong> mezzi <strong>di</strong><br />

comunicazione quali internet, telefono sul posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

Sì, il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può, ad esempio, emanare una <strong>di</strong>sposizione che impone ai lavoratori<br />

l'impiego <strong>del</strong> telefono e dei messaggi <strong>di</strong> posta elettronica solo per motivi professionali.<br />

Limitare la navigazione per scopi privati è possibile bloccando i siti indesiderati o stabilendo<br />

un periodo <strong>di</strong> tempo in cui la navigazione privata è consentita.<br />

Il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può controllare se i suoi <strong>di</strong>pendenti utilizzano internet la posta<br />

elettronica per scopi privati?<br />

Controlli anonimi sono ammessi se previsti, ad esempio, nel regolamento <strong>di</strong> sorveglianza o<br />

aziendale. Se è stato constatato un abuso, il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può procedere anche a controlli<br />

in<strong>di</strong>viduali.<br />

Questi ultimi sono comunque consentiti, in primo luogo solo se esiste un regolamento scritto<br />

<strong>di</strong> sorveglianza che rende attento il collaboratore sulla possibilità <strong>di</strong> controlli in<strong>di</strong>viduali e, in<br />

secondo luogo, solo se, in occasione <strong>di</strong> controlli anonimi o sotto pseudonimo, è stato<br />

constatato un abuso o vi è sospetto <strong>di</strong> abuso. Prima <strong>di</strong> procedere a tale controllo in<strong>di</strong>viduale,<br />

si raccomanda inoltre <strong>di</strong> emettere un avvertimento. È dato abuso quando il lavoratore non<br />

rispetta le <strong>di</strong>sposizioni <strong>del</strong> regolamento <strong>di</strong> utilizzazione dei mezzi d'in<strong>forma</strong>zione, quando<br />

viola l'obbligo <strong>di</strong> fe<strong>del</strong>tà verso il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> o il principio <strong>del</strong>la proporzionalità.<br />

Il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può controllare se e in quale misura i suoi <strong>di</strong>pendenti usano il<br />

telefono per conversazioni private?<br />

Il contenuto <strong>del</strong>le conversazioni telefoniche può essere registrato soltanto per motivi legati<br />

al controllo <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento o per motivi <strong>di</strong> sicurezza e comunque solo se la persona, la cui<br />

conversazione è registrata, è consenziente ed è stata messa a conoscenza <strong>del</strong><br />

provve<strong>di</strong>mento tempestivamente e senza equivoci (p. es. me<strong>di</strong>ante un segnale ottico o<br />

acustico).<br />

I dati marginali <strong>di</strong> conversazioni telefoniche private appartengono alla sfera privata e non<br />

devono per principio essere rilevati. In presenza <strong>di</strong> prove concrete <strong>di</strong> utilizzazione abusiva<br />

<strong>del</strong> telefono per scopi privati il collaboratore interessato deve essere in<strong>forma</strong>to degli abusi<br />

riscontrati sottolineando che potranno essere effettuate registrazioni e analisi occasionali <strong>di</strong><br />

tutti i dati marginali.<br />

Come datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> posso leggere i messaggi <strong>di</strong> posta elettronica dei miei<br />

<strong>di</strong>pendenti?<br />

Il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> non può leggere il contenuto <strong>di</strong> un messaggio <strong>di</strong> posta elettronica,<br />

contrassegnato come privato o riconoscibile come tale, anche se il regolamento che<br />

<strong>di</strong>sciplina l'utilizzazione dei messaggi <strong>di</strong> posta elettronica ne vieta l'uso per scopi privati. Può<br />

controllare il rispetto <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>vieto, ma solo in base agli in<strong>di</strong>rizzi dei destinatari, pertanto un


controllo sistematico dei messaggi <strong>di</strong> posta elettronica non è consentito. Egli può<br />

pre<strong>di</strong>sporre un controllo <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento e <strong>del</strong>lo svolgimento <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

Vorrei istallare <strong>del</strong>le telecamere nel mio negozio, posso farlo?<br />

Se è una misura attuata per prevenire i furti o come misura <strong>di</strong> sicurezza, può istallare <strong>del</strong>le<br />

telecamere in negozio. Attenzione però a che tali misure non abbiano lo scopo <strong>di</strong> sorvegliare<br />

il lavoratore, ma piuttosto <strong>di</strong> tutelare il bene che si vuole “proteggere”, segnatamente la<br />

merce. In un negozio, la videosorveglianza va istallata in modo che, per quanto possibile, il<br />

personale non entri nel campo visivo e non se ne registrino i movimenti. In ogni caso, il<br />

lavoratore deve essere in<strong>forma</strong>to.<br />

Per ulteriori in<strong>forma</strong>zioni vi consigliamo <strong>di</strong> visionare il sito <strong>del</strong>l’incaricato federale sulla<br />

protezione dei dati http://www.edoeb.admin.ch/faq/00786/index.html?lang=it


1<strong>1.</strong> Divieto <strong>di</strong> concorrenza / Obbligo <strong>di</strong> fe<strong>del</strong>tà / Segreto professionale<br />

Vorrei far firmare ad un mio <strong>di</strong>pendente un accordo <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concorrenza. Quali<br />

sono i punti principali <strong>di</strong> questo accordo?<br />

Da segnalare che questo accordo, in base all’art. 340 CO, entra in vigore solo dopo la<br />

cessazione <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. Non deve essere confuso con il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concorrenza<br />

durante il rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, il quale non necessita <strong>di</strong> accor<strong>di</strong> particolari poiché <strong>di</strong>scende<br />

dall’obbligo <strong>di</strong> fe<strong>del</strong>tà <strong>del</strong> lavoratore nei confronti <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>.<br />

Il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concorrenza dopo la fine <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve essere redatto in <strong>forma</strong><br />

scritta; il <strong>di</strong>pendente deve inoltre essere maggiorenne e avere capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento (un<br />

tale accordo non vale per gli appren<strong>di</strong>sti). Esso è valido solo se il lavoratore ha cognizione <strong>di</strong><br />

dati confidenziali (rapporti con la clientela, segreti <strong>di</strong> fabbricazione o d’affari, la cui<br />

<strong>di</strong>vulgazione potrebbe danneggiare il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>). Esso può essere inserito<br />

<strong>di</strong>rettamente nel <strong>contratto</strong> o stipulato in un secondo tempo. La clausola <strong>di</strong> non concorrenza<br />

soggiace inoltre a 3 con<strong>di</strong>zioni: deve essere limitata in quanto a luogo (quartiere, città,<br />

Cantone), essere limitata nel tempo (in linea <strong>di</strong> principio, per un massimo <strong>di</strong> 3 anni) e in<strong>di</strong>care<br />

le attività che sono coperte dall’accordo <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> concorrenza.<br />

Dato che il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve <strong>di</strong>mostrare il danno subito e che ciò è spesso <strong>di</strong>fficile, si può<br />

prevedere nel <strong>contratto</strong> una pena convenzionale in caso <strong>di</strong> violazione <strong>del</strong>la clausola <strong>di</strong> non<br />

concorrenza, il cui importo potrà essere stabilito liberamente.<br />

Siamo venuti a conoscenza <strong>del</strong> fatto che il nostro contabile dà ripetizioni <strong>di</strong><br />

matematica durante il tempo libero. È tenuto a notificare all’azienda un’eventuale<br />

attività accessoria?<br />

Il lavoratore <strong>di</strong> principio deve consacrare le proprie energie al datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. Dovrebbe<br />

dunque in<strong>forma</strong>re il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> sullo svolgimento <strong>di</strong> un’eventuale attività accessoria,<br />

anche se questa non entra in conflitto con l’attività lavorativa principale. Il vostro contabile<br />

avrebbe pertanto dovuto notificare tale attività.<br />

L’azienda può proibirgli <strong>di</strong> svolgere un’attività accessoria? E se l’attività accessoria<br />

fosse in concorrenza con il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

Se questa attività porta ad un calo <strong>del</strong> ren<strong>di</strong>mento lavorativo sul posto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, il datore <strong>di</strong><br />

<strong>lavoro</strong> può proibire al <strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> svolgere un’attività accessoria (alcuni regolamenti<br />

aziendali lo contemplano). Questo <strong>di</strong>vieto può però essere attuato solo se un’attività<br />

accessoria entra in conflitto con gli interessi <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> (esempio: calo <strong>di</strong><br />

ren<strong>di</strong>mento, concorrenza).<br />

Quali sono le attività che potrebbero fare concorrenza ad un datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

Possono essere in concorrenza quelle attività accessorie che entrano in conflitto con la<br />

politica/etica <strong>del</strong>l’azienda. Esempio: impiegato <strong>di</strong> banca che raccoglie firme per abolire il


segreto bancario. Oppure un <strong>di</strong>pendente <strong>di</strong> una fiduciaria che durante il week end svolge lo<br />

stesso <strong>lavoro</strong>, ma per conto proprio. Diverso è il caso <strong>di</strong> un contabile che durante il fine<br />

settimana dà ripetizioni <strong>di</strong> matematica.<br />

Che <strong>di</strong>fferenza c’è tra obbligo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ligenza e fe<strong>del</strong>tà e segreto professionale?<br />

L’obbligo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ligenza e fe<strong>del</strong>tà (che implica riservatezza sui dati <strong>di</strong> cui il collaboratore viene a<br />

conoscenza nell’esercizio <strong>del</strong>le sue funzioni) viene spesso confuso con il segreto<br />

professionale. Di regola, il segreto professionale non esiste per i <strong>di</strong>pendenti; riguarda solo<br />

quelle persone che lo possiedono in base ad una norma legale, ad esempio i me<strong>di</strong>ci e gli<br />

avvocati.<br />

<strong>Un</strong> impiegato <strong>di</strong> banca infatti non è tenuto a rispettare un segreto professionale, bensì ha un<br />

obbligo <strong>di</strong> riservatezza da un punto <strong>di</strong> vista commerciale (art. 321a CO). Le banche hanno<br />

inoltre per i loro <strong>di</strong>pendenti l’obbligo <strong>del</strong> segreto bancario, non perché la banca lo imponga,<br />

ma perché vi è una legge specifica che lo menziona. Essi sono dunque tenuti a rispettare il<br />

segreto commerciale e quello bancario sancito dall’art. 47 <strong>del</strong>la Legge federale sulle banche.<br />

L’obbligo <strong>di</strong> riservatezza non cessa con la fine <strong>del</strong> <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, ma si attenua nel<br />

tempo.


12. Certificato <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong><br />

Sono obbligato come datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> a rilasciare il certificato <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

A richiesta <strong>del</strong> lavoratore, il certificato deve essere consegnato entro un termine congruo<br />

(art. 330a CO). Il rifiuto <strong>di</strong> rilasciare un certificato <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> può fondare una domanda <strong>di</strong><br />

risarcimento se il lavoratore è in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare che a seguito <strong>di</strong> tale rifiuto non è stato<br />

assunto da un nuovo datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>. Di norma, si ritiene che per il rilascio sia sufficiente un<br />

termine <strong>di</strong> qualche settimana dalla richiesta.<br />

Non vi è quin<strong>di</strong> l’obbligo da parte <strong>del</strong> datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> <strong>di</strong> rilasciare automaticamente (ossia<br />

senza esplicita richiesta da parte <strong>del</strong> lavoratore) un certificato (o attestato) <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, a<br />

meno che non si tratti <strong>del</strong> certificato <strong>di</strong> fine tirocinio. E’ comunque consigliabile rilasciare tale<br />

certificato in modo automatico,onde evitare controversie.<br />

Che <strong>forma</strong> deve avere il certificato <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

Il lavoratore può chiedere al datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> un certificato completo, che in<strong>di</strong>chi la natura e<br />

la durata <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e si pronunci sulle prestazioni e sulla condotta, oppure un<br />

certificato parziale (o “attestato”), limitato alla natura e alla durata <strong>del</strong> rapporto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong><br />

(art. 330a CO). Al lavoratore è conferita piena libertà <strong>di</strong> chiedere un certificato completo o<br />

parziale. Se tuttavia opta per un certificato completo, il lavoratore non può esigere che si<br />

pronunci solo sui risultati <strong>del</strong>le prestazioni e non sulla condotta.<br />

Tale documento deve avere la <strong>forma</strong> scritta. Deve in<strong>di</strong>care chiaramente la provenienza<br />

(nome <strong>di</strong>tta o carta intestata <strong>del</strong>l’azienda), menzionare “certificato <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>” o simile. Deve<br />

inoltre essere datato e firmato dal datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> o da una persona abilitata a farlo.


13. Indennità <strong>di</strong> partenza<br />

Dobbiamo pagare l’indennità <strong>di</strong> partenza ad un <strong>di</strong>pendente che ha raggiunto l’età <strong>di</strong><br />

pensionamento ed è stato al nostro servizio per 30 anni? A quanto deve ammontare<br />

tale l’indennità?<br />

Secondo l’art. 339b <strong>del</strong> CO dovete pagare questa indennità. Ovviamente, occorre che siano<br />

adempite le due con<strong>di</strong>zioni necessarie. L’importo <strong>del</strong>l’indennità può essere determinato per<br />

accordo scritto, <strong>contratto</strong> normale o collettivo <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e non può essere inferiore al salario<br />

<strong>di</strong> 2 mesi o superiore agli 8 mesi. Nel caso non vi fosse accordo, sarà il giu<strong>di</strong>ce a stabilire a<br />

quanto ammonterà l’indennità. Da evidenziare che da quando è subentrata la cassa<br />

pensioni, questo articolo ha perso notevolmente d’importanza. Infatti, se il lavoratore riceve<br />

prestazioni dal secondo pilastro, ossia da un’istituzione <strong>di</strong> previdenza <strong>del</strong> personale<br />

finanziata dal datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>, tali prestazioni possono essere dedotte dall’indennità <strong>di</strong><br />

partenza (art. 339 d).


14. Appren<strong>di</strong>sti<br />

Il <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> tirocinio deve essere redatto in <strong>forma</strong> scritta?<br />

In base all’art. 344a CO il <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> tirocinio richiede la <strong>forma</strong> scritta e deve <strong>di</strong>sciplinare:<br />

tipo e durata <strong>del</strong>la <strong>forma</strong>zione professionale, il salario, il tempo <strong>di</strong> prova, l’orario <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e le<br />

vacanze.<br />

Si possono occupare appren<strong>di</strong>sti durante le domeniche e durante la notte?<br />

La legge sul <strong>lavoro</strong> prevede un <strong>di</strong>vieto generale d’occupazione durante le domeniche e la<br />

notte, per i giovani. Delle deroghe sono previste per i maggiori <strong>di</strong> 16 anni, nel quadro <strong>di</strong> una<br />

<strong>forma</strong>zione professionale <strong>di</strong> base. Ad esempio: per le pasticcerie/panetterie, il <strong>lavoro</strong><br />

notturno è generalmente possibile per i giovani che hanno compiuto il 16° anno <strong>di</strong> età, dalle<br />

4:00, rispettivamente dalle 3:00 prima <strong>del</strong>le domeniche e dei giorni feriali. Dai 17 anni<br />

compiuti, il <strong>lavoro</strong> domenicale è generalmente possibile dalle 3:00 , rispettivamente dalla<br />

2:00 prima <strong>del</strong>le domeniche e giorni feriali.<br />

Le autorizzazioni in<strong>di</strong>viduali per un <strong>lavoro</strong> regolare notturno e durante le domeniche sono<br />

rilasciate dalla SECO. Per il, resto, sono competenti le autorità cantonali.<br />

Contrariamente al <strong>lavoro</strong> notturno, il <strong>lavoro</strong> domenicale può essere autorizzato anche al <strong>di</strong><br />

fuori <strong>del</strong> quadro <strong>di</strong> una <strong>forma</strong>zione professionale <strong>di</strong> base. L’occupazione domenicale degli<br />

appren<strong>di</strong>sti è regolata all’articolo 13 <strong>del</strong>l’or<strong>di</strong>nanza 5 concernente la legge sul <strong>lavoro</strong><br />

(Or<strong>di</strong>nanza sulla protezione dei giovani lavoratori). Questo <strong>di</strong>sposto prevede<br />

un’autorizzazione eccezionale per quegli appren<strong>di</strong>sti <strong>di</strong> età superiore ai se<strong>di</strong>ci anni, da parte<br />

<strong>del</strong>la Confederazione o <strong>del</strong> Cantone, a seconda che si tratti <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> domenicale regolare o<br />

temporaneo (fino a 6 domeniche per anno civile). L’articolo 14 prevede che il Dipartimento<br />

federale <strong>del</strong>l’economia può esentare dall’obbligo <strong>di</strong> autorizzazione al <strong>lavoro</strong> domenicale<br />

determinate categorie professionali. Per maggiori in<strong>forma</strong>zioni, è opportuno rivolgersi<br />

all’autorità cantonale (Ispettorato <strong>del</strong> <strong>lavoro</strong>), o federale (SECO). Vi sono poi <strong>del</strong>le regole che<br />

si applicano ai giovani lavoratori (compresi quelli <strong>di</strong> età inferiore ai 16 anni) al <strong>di</strong> fuori<br />

<strong>del</strong>l’ambito <strong>di</strong> una <strong>forma</strong>zione professionale <strong>di</strong> base (appren<strong>di</strong>stato). Qui vi sono pure <strong>del</strong>le<br />

possibilità <strong>di</strong> deroga al <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> domenicale. Si possono ad esempio occupare tali<br />

giovani la domenica in caso <strong>di</strong> eventi culturali, artistici o sportivi (nessuna necessità <strong>di</strong><br />

autorizzazione). Nelle regioni turistiche, si possono inoltre impiegare tali giovani per un<br />

massimo <strong>di</strong> 26 domeniche per anno civile.<br />

Devo rilasciare un qualche tipo <strong>di</strong> attestato al mio appren<strong>di</strong>sta una volta che porta a<br />

termine il tirocinio?<br />

Sì, il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve rilasciare all’appren<strong>di</strong>sta un attestato contenente le necessarie<br />

in<strong>di</strong>cazioni sull’attività professionale appresa e sulla durata <strong>del</strong> tirocinio (art. 346a CO). A<br />

richiesta <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta o <strong>di</strong> un suo rappresentante legale esso deve contenere anche<br />

in<strong>di</strong>cazioni sulle attitu<strong>di</strong>ni, sulle prestazioni e sulla condotta <strong>del</strong>l’appren<strong>di</strong>sta.<br />

A quante settimane <strong>di</strong> vacanza hanno <strong>di</strong>ritto gli appren<strong>di</strong>sti?


Secondo l’art. 345a cpv. 3 <strong>del</strong> CO il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve accordare all’appren<strong>di</strong>sta, fino<br />

all’età <strong>di</strong> 20 anni compiuti, almeno 5 settimane <strong>di</strong> vacanza per anno <strong>di</strong> tirocinio.<br />

Posso prolungare il periodo <strong>di</strong> prova <strong>di</strong> un’appren<strong>di</strong>sta?<br />

Secondo l’art. 344a cpv. 3 CO il periodo <strong>di</strong> prova non può durare meno <strong>di</strong> un mese né più <strong>di</strong> 3<br />

mesi. Se dunque sul <strong>contratto</strong> <strong>di</strong> tirocinio avevate per esempio stabilito un periodo <strong>di</strong> prova<br />

<strong>di</strong> 2 mesi, avete la possibilità <strong>di</strong> prolungarlo <strong>di</strong> un altro mese. Di regola, esso non potrebbe<br />

superare i 3 mesi; d’intesa tra le parti e con l’approvazione <strong>del</strong>le autorità cantonali può<br />

essere però prolungato eccezionalmente fino a sei mesi.<br />

Il mio appren<strong>di</strong>sta mi ha chiesto <strong>del</strong> tempo libero per poter preparare gli esami finali<br />

<strong>di</strong> tirocinio, quanti giorni devo concedergli?<br />

In base all’art. 345a CO cpv. 2 il datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> deve concedere all’appren<strong>di</strong>sta il tempo<br />

necessario, senza deduzioni salariali, per frequentare la scuola e per sostenere gli esami <strong>di</strong><br />

fine tirocinio. Non vi è però, a livello <strong>di</strong> legge, un numero <strong>di</strong> giorni prestabilito; spetta dunque<br />

al datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> decidere quanti giorni concedere all’appren<strong>di</strong>sta da de<strong>di</strong>care allo stu<strong>di</strong>o.


15. Datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> e imposte alla fonte<br />

<strong>Un</strong> nostro <strong>di</strong>pendente frontaliere, assoggettato all’imposta alla fonte, ci rimprovera<br />

<strong>di</strong> avere ricevuto uno stipen<strong>di</strong>o troppo basso per effetto <strong>di</strong> una trattenuta troppo<br />

elevata perché operata sulla base <strong>di</strong> aliquote errate. Può rifarsi sul datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong>?<br />

Dipende. Il <strong>di</strong>pendente che riceve dal datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> ogni anno gli “attestati-ricevuta”<br />

<strong>del</strong>l’imposta alla fonte, nei quali figura sia l’aliquota, sia la tabella utilizzata per il prelievo<br />

<strong>del</strong>l’imposta me<strong>di</strong>ante trattenuta alla fonte, e che per oltre cinque anni non reagisce<br />

all’in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> un’aliquota rivelatasi poi errata, in particolare non chiede una decisione<br />

sull’assoggettamento all’imposta alla fonte ai sensi <strong>del</strong>l’art. 137 LIFD, non può chiedere al<br />

datore <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong> la restituzione <strong>del</strong>l’importo trattenuto in eccesso. In simili circostanze,<br />

infatti, si deve ammettere l’esistenza <strong>di</strong> un tacito accordo alla riduzione salariale.

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