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Un pezzo di storia italiana che era stato inabissato - Edit

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2 <strong>storia</strong> e ricerca<br />

MOSTRE <strong>Un</strong> evento <strong>che</strong> ricorda le vittime delle foibe e l’esodo<br />

<strong>Un</strong> <strong>pezzo</strong> <strong>di</strong> <strong>storia</strong> <strong>italiana</strong><br />

<strong>che</strong> <strong>era</strong> <strong>stato</strong> <strong>inabissato</strong><br />

Da pagina 2<br />

E ancora, altri tre<strong>di</strong>ci anni<br />

sono dovuti trascorrere prima<br />

<strong>che</strong> nel 2004, lo stesso Parlamento,<br />

con la legge 92/2004<br />

(la cosiddetta legge Menia),<br />

approvata con voto quasi unanime,<br />

istituisse il Giorno del<br />

Ricordo, ponendo uffi cialmente<br />

fi ne all’oblio e alla rimozione<br />

collettiva.<br />

Nel solco <strong>di</strong> questo importante<br />

lavoro <strong>di</strong> ricostruzione e<br />

rielaborazione è stata ideata e<br />

realizzata la mostra “Foibe: dalla<br />

trage<strong>di</strong>a all’esodo”. Il percorso<br />

espositivo si articola in due<br />

gran<strong>di</strong> aree temati<strong>che</strong>: una de<strong>di</strong>cata<br />

al tema foibe ed una al<br />

tema esodo. Il racconto si snoda,<br />

tramite una ricostruzione rigorosamente<br />

scientifi ca del periodo<br />

storico illustrato, attraverso una<br />

lunga e dettagliata raccolta <strong>di</strong><br />

circa 100 foto <strong>che</strong> testimoniano i<br />

luoghi e i personaggi della trage<strong>di</strong>a,<br />

i documenti sulla vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

<strong>di</strong> quegli anni, i giornali<br />

dell’epoca. Il percorso storico è<br />

affi ancato da aree <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong>versifi cate.<br />

Prigionieri italiani avviati a Costrena e Grobnico: verranno infoibati<br />

Roberto Olla * : «Non è facile avvicinarsi ad una foiba»<br />

L’op<strong>era</strong>tore tolse i tappi ai<br />

tre obiettivi della cinepresa e col<br />

suo fazzoletto pulì le lenti. Saltò<br />

giù dalla jeep e raggiunse il fotografo<br />

e il regista George Stevens<br />

davanti ad un treno. I soldati<br />

della 45° <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> fanteria<br />

americana stavano spalancando<br />

uno per uno i vagoni merci.<br />

<strong>Un</strong>’ecatombe <strong>di</strong> corpi ammassati,<br />

braccia, teste, gambe, sangue,<br />

si riversò nella sua inquadratura.<br />

Poi la troupe lasciò la<br />

piccola stazione <strong>di</strong> Dachau e<br />

arrivò al campo centrale. Attraversò<br />

il cancello “Arbeit Macht<br />

Frei” mentre i deportati sopravvissuti<br />

si affollavano attorno ad<br />

un carretto <strong>che</strong> <strong>di</strong>stribuiva pane<br />

in abbondanza. Vicino a dei cumuli<br />

<strong>di</strong> cadaveri, un uomo tentava<br />

<strong>di</strong> sopravvivere masticando<br />

malamente qualcosa. L’op<strong>era</strong>tore<br />

puntò la cinepresa verso un<br />

camion dove altri, incapaci <strong>di</strong><br />

camminare e avvolti in coperte<br />

militari, venivano caricati a<br />

braccia. <strong>Un</strong> ragazzo con la <strong>di</strong>visa<br />

a righe piangeva la sua libertà<br />

solitaria. Nel sole e nel freddo<br />

comparvero le ban<strong>di</strong>ere <strong>di</strong> alcune<br />

nazioni libere. Non si sa come<br />

né chi la portò, ma una <strong>era</strong> il tricolore<br />

italiano. Qualcuno spiegava<br />

<strong>che</strong> a Dachau <strong>era</strong>no morti<br />

Comitato scientifi co e partner dell’esposizione<br />

L’iniziativa è stata realizzata grazie al contributo <strong>di</strong> un prestigioso<br />

Comitato scientifi co presieduto dallo storico delle foibe Luigi<br />

Papo e composto dall’on. Roberto Menia, sottosegretario al Ministero<br />

dell’Ambiente; dal dott. Marino Micich, presidente Associazione<br />

per la cultura fi umana, istriana e dalmata nel Lazio; dal sen.<br />

Lucio Toth, presidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia; dallo stilista Ottavio Missoni, sindaco “ad honorem” del<br />

Libero Comune <strong>di</strong> Zara in Esilio; dall’on. Renzo ‘de Vidovich, presidente<br />

Fondazione Rustia Traine; dall’avv. Paolo Sardos Albertini,<br />

presidente Lega Nazionale – Trieste; dalla prof.ssa Licia Cossetto,<br />

sorella <strong>di</strong> Norma Cossetto, martire infoibata, Medaglia d’Oro al Valore<br />

Civile; dal dott. Guido Cace, presidente Associazione Nazionale<br />

Dalmata; dal dott. Renzo Codarin, presidente Fed<strong>era</strong>zione delle<br />

Associazioni Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati; dal prof. Amleto<br />

Ballarini, presidente Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani; il dott. Roberto Olla,<br />

giornalista del Tg1 scrittore e regista; dal prof. Emmanuele Emanuele,<br />

presidente Fondazione Roma.<br />

Partner della mostra: l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e<br />

Dalmazia, la Società <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Fiumani, la Società Dalmata <strong>di</strong> Storia<br />

Patria, la Fondazione Rustia Traine, la Lega Nazionale, l’Associazione<br />

per la Cultura Fiumana, Istriana e Dalmata nel Lazio.<br />

<strong>Un</strong>a sala cinema all’interno<br />

della quale è prevista la presentazione<br />

<strong>di</strong> due documentari de<strong>di</strong>cati<br />

ad entrambi i temi della mostra.<br />

Il documentario storico “Foibe.<br />

Martiri <strong>di</strong>menticati” prodotto dal-<br />

sacerdoti e vescovi, rinchiusi nel<br />

blocco speciale organizzato dai<br />

nazisti per loro. Dopo aver salvato<br />

molte vite, a Dachau <strong>era</strong><br />

morto l’ultimo questore <strong>di</strong> Fiume,<br />

Giovanni Palatucci, oggi<br />

Beato e Giusto tra le nazioni.<br />

Angelo Adam, antifascista, autonomista,<br />

ebreo, italiano <strong>di</strong> Fiume,<br />

<strong>era</strong> <strong>stato</strong> deportato a Dachau<br />

il 2 <strong>di</strong>cembre 1943, matricola<br />

59001. Aveva 45 anni, <strong>era</strong><br />

riuscito a sopravvivere alle camere<br />

a gas e alle malattie. Nessuno<br />

può <strong>di</strong>rlo con certezza, ma<br />

doveva essere lì, da qual<strong>che</strong> parte<br />

sotto la sua ban<strong>di</strong><strong>era</strong>, sotto la<br />

ban<strong>di</strong><strong>era</strong> <strong>italiana</strong>. Doveva essere<br />

uno <strong>di</strong> quegli uomini nel gruppo<br />

davanti alla cinepresa, attorno<br />

agli uffi ciali americani, decisi<br />

a testimoniare ciò <strong>che</strong> <strong>era</strong> <strong>stato</strong><br />

il lager. Era fatto così: la libertà<br />

non gli sembrava tanto un dono<br />

da ammirare quanto piuttosto un<br />

dovere personale. Tornò a Fiume<br />

e non fu semplice. La città<br />

<strong>era</strong> in mano alle truppe <strong>di</strong> Tito.<br />

La comunità ebraica <strong>era</strong> stata<br />

<strong>di</strong>strutta. Prese contatto con gli<br />

amici partigiani, con gli antifascisti,<br />

con i sindacalisti. Vedeva<br />

la libertà come un impegno<br />

e subito si impegnò. Tra i lavoratori,<br />

nelle elezioni sindacali<br />

l’Associazione Nazionale Dalmata<br />

e dall’e<strong>di</strong>tore Palla<strong>di</strong>no. Si<br />

tratta del primo documento-shock<br />

presentato in Italia sul tema delle<br />

foibe. Realizzato nel 1994 – prodotto<br />

dall’Associazione Nazionale<br />

Dalmata, e curato dal presidente<br />

dell’Associazione Guido Cace,<br />

da Clau<strong>di</strong>o Schwarzenberg, celebre<br />

avvocato ma soprattutto illustre<br />

stu<strong>di</strong>oso fi umano e da Lucio<br />

De Priamo, avvocato romano <strong>che</strong><br />

<strong>era</strong> in possesso del materiale video<br />

originale da cui poi è <strong>stato</strong><br />

tratto il documentario –, il video,<br />

recentemente restaurato con integrazioni<br />

<strong>di</strong> materiale ine<strong>di</strong>to sulle<br />

ricer<strong>che</strong> stori<strong>che</strong> degli ultimi<br />

anni, <strong>era</strong> <strong>stato</strong> <strong>di</strong>stribuito in allegato<br />

al settimanale “Il Borghese”.<br />

Per quel <strong>che</strong> riguarda l’esodo, è<br />

proiettato un estratto dal documentario<br />

“Esodo. L’Italia <strong>di</strong>menticata”,<br />

prodotto dall’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e<br />

vinsero gli autonomisti. Ma tra<br />

la gente vinceva il terrore. Chi<br />

poteva, scappava abbandonando<br />

tutto. Ogni notte qualcuno<br />

scompariva. Angelo Adam continuò<br />

a battersi, a far valere le<br />

ragioni della democrazia, la volontà<br />

della maggioranza. Cercò<br />

il contatto <strong>di</strong>retto col vertice del<br />

Comitato <strong>di</strong> Lib<strong>era</strong>zione Nazionale<br />

dell’Alta Italia. Lo presero<br />

<strong>di</strong> forza i titini. I tedeschi l’avevano<br />

catturato perché ebreo e<br />

antifascista, ora gli jugoslavi<br />

lo catturavano perché italiano e<br />

autonomista. E questa volta non<br />

riuscì a salvarsi. Sparì nel nulla<br />

e con lui sua moglie Ernesta<br />

Stefancich. Quando sua fi glia<br />

Zulema andò a chiedere notizie<br />

dei genitori sparì an<strong>che</strong> lei.<br />

C’è la foiba <strong>di</strong> Costerna vicino<br />

a Fiume. Non è facile avvicinarsi.<br />

Mette paura, sempre <strong>di</strong> più,<br />

passo dopo passo. Arrivati lentamente<br />

<strong>di</strong> fronte al buco nero,<br />

si sente il bisogno <strong>di</strong> un respiro<br />

profondo mentre la paura <strong>di</strong>venta<br />

un vuoto magnetico, come se<br />

la terra potesse inghiottirti. Bisogna<br />

fare due passi in<strong>di</strong>etro<br />

prima <strong>di</strong> riuscire ad immaginare<br />

i prigionieri schi<strong>era</strong>ti sull’orlo<br />

del baratro: modalità barbare,<br />

torture, mani legate col fi l <strong>di</strong><br />

Riconoscimento <strong>di</strong> infoibati da<br />

parte dei familiari, giugno 1945<br />

Dalmazia e dal Centro Stu<strong>di</strong> Padre<br />

Flaminio Rocchi.<br />

È inoltre previsto uno spazio<br />

multime<strong>di</strong>ale <strong>che</strong> fornisce al pubblico<br />

la possibilità <strong>di</strong> consultazione<br />

<strong>di</strong> volumi tematici sull’argomento<br />

<strong>di</strong>ffi cilmente reperibili e,<br />

soprattutto, una serie <strong>di</strong> testimonianze-video:<br />

interviste esclusive<br />

allo storico delle foibe Luigi<br />

Papo, alla professoressa Licia<br />

Cossetto, sopravvissuta all’ecci<strong>di</strong>o<br />

delle Foibe e sorella della più<br />

sfortunata Norma Cossetto, martire<br />

torturata e infoibata, e all’on.<br />

Roberto Menia, sottosegretario al<br />

Ministero dell’Ambiente e fautore<br />

della legge approvata dal Parlamento<br />

sul Giorno del Ricordo. Ma<br />

la rievocazione storica è affi ancata<br />

da un forte richiamo emotivo,<br />

<strong>che</strong> vuole stimolare il visitatore<br />

attraverso alcune opere d’arte<br />

<strong>di</strong>rettamente ispirate alla vicenda<br />

delle Foibe. Il percorso storico<strong>di</strong>dattico<br />

è infatti accompagnato<br />

da un gruppo <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci sculture<br />

<strong>che</strong> l’artista Giuseppe Mannino<br />

ha eseguito proprio sul tema delle<br />

foibe in occasione <strong>di</strong> una mostra<br />

tenutasi a Berlino nel 2005;<br />

tre tele monumentali realizzate a<br />

quattro mani degli artisti Rocco<br />

Cerchiara e Andrea Car<strong>di</strong>a appositamente<br />

per la mostra, sul tema<br />

delle foibe e dell’esodo, tra cui<br />

l’op<strong>era</strong> <strong>che</strong> ha pre<strong>stato</strong> l’immagine<br />

guida alla manifestazione.<br />

Ricomposizione, ad op<strong>era</strong> <strong>di</strong> soldati<br />

Alleati, <strong>di</strong> una salma, 1945<br />

ferro, sparavano ad uno e quello<br />

morendo cadeva e trascinava<br />

i vivi nella foiba. No, non è facile<br />

avvicinarsi ad una foiba, eppure<br />

bisogna farlo, creando per i giovani<br />

visitatori tutte le con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> sicurezza. Non è facile parlare<br />

delle foibe. Ancora oggi nel<br />

2009, quanti conoscono la <strong>storia</strong><br />

<strong>di</strong> Angelo Adam?<br />

*(Giornalista del Tg1,<br />

scrittore e regista)<br />

Sabato, 7 febbraio 2009<br />

LIBRI<br />

Silvio Facc<br />

Docume<br />

Raccolta dei ris<br />

<strong>di</strong> Kristjan Knez<br />

Dal secondo dopoguerra in<br />

poi l’interesse della storiografi<br />

a e della pubblicistica<br />

in lingua <strong>italiana</strong> concernente<br />

l’Istria in senso lato andò via via<br />

<strong>di</strong>minuendo. Nonostante tutto per<br />

le città maggiori annoveriamo degli<br />

stu<strong>di</strong> an<strong>che</strong>, poiché la ricerca non<br />

ha mai del tutto abbandonato l’interesse<br />

per quella <strong>di</strong>mensione, an<strong>che</strong><br />

se il <strong>di</strong>scorso andrebbe ripreso, per<br />

molti aspetti, e sviluppato su basi<br />

nuove, abbandonando determinate<br />

interpretazioni antiquate. Tra gli<br />

anni Sessanta e Settanta del secolo<br />

scorso, per esempio, rammentiamo<br />

l’uscita della collana <strong>di</strong> monografi e<br />

“Histria Nobilissima”, fi rmata da<br />

insigni stu<strong>di</strong>osi quali Sergio Cella,<br />

Bruna Forlati Tamaro, Giuseppe<br />

Cuscito, Luigi Parentin ed altri, ma<br />

concernenti esclusivamente le realtà<br />

urbane più gran<strong>di</strong>. Ben <strong>di</strong>verso è<br />

lo <strong>stato</strong> attuale delle cose per quanto<br />

attiene l’indagine dei cosiddetti<br />

centri minori.<br />

Grazie al fervore intellettuale,<br />

contrassegnato dal lavorio della<br />

Società Istriana <strong>di</strong> ar<strong>che</strong>ologia e<br />

<strong>storia</strong> patria <strong>di</strong> Parenzo, attraverso<br />

i cui “Atti e Memorie” aveva fi nalmente<br />

impo<strong>stato</strong> una nuova analisi<br />

storiografi ca, i ricercatori si <strong>era</strong>no<br />

avvicinati an<strong>che</strong> alla <strong>di</strong>samina dei<br />

fatti relativi ai borghi interni della<br />

penisola. Siffatto interesse <strong>era</strong><br />

dettato an<strong>che</strong> dalla necessità contingente<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare, su basi documentarie,<br />

il carattere italiano<br />

dei medesimi e la continuità dell’elemento<br />

romanzo nel corso dei<br />

secoli, mentre <strong>era</strong> completamente<br />

trascurata la realtà delle campagne<br />

oppure i rapporti tra le città ed il<br />

contado. Tuttavia questi centri, <strong>che</strong><br />

solo in apparenza potevano apparire<br />

<strong>di</strong> scarsa importanza, ottennero,<br />

per la prima volta, una certa attenzione<br />

da parte degli stu<strong>di</strong>osi.<br />

Segni <strong>che</strong> scompaiono<br />

Dagli anni Quaranta del secolo<br />

scorso, i lavori <strong>di</strong> ricostruzione storica<br />

concernenti i centri dell’entroterra<br />

istriano sono <strong>di</strong>venuti alquanto<br />

<strong>di</strong>ffi cili, in primo luogo per l’improvviso<br />

venir meno delle fonti.<br />

Com’è noto, nel corso degli avvenimenti<br />

degli anni 1943-1945, non<br />

pochi archivi furono <strong>di</strong>strutti dalle<br />

fi amme <strong>che</strong> cancellarono la memoria<br />

storica dei singoli luoghi. Nelle<br />

fasi <strong>che</strong> precedettero la fi ne del<br />

secondo confl itto mon<strong>di</strong>ale scomparvero<br />

e/o furono bruciati altri archivi.<br />

Quest’ultimi, infatti, conservavano<br />

testimonianze tangibili <strong>che</strong><br />

avrebbero messo in seria <strong>di</strong>scussione<br />

determinati dogmi proposti dal<br />

nuovo regime. Al contempo sparirono<br />

an<strong>che</strong> i leoni marciani (nel<br />

caso specifi co <strong>di</strong> Portole il simbolo<br />

della Serenissima fu asportato dall’e<strong>di</strong>fi<br />

cio comunale, incen<strong>di</strong>ato nel<br />

1943, e per lunghi decenni fu occultato.<br />

Solo nel 1996 ritornò nuovamente<br />

visibile), gli stemmi dei<br />

rettori e delle famiglie nobili, come<br />

pure le epigrafi , ecc.<br />

La mancanza della documentazione<br />

in loco rappresenta per i ricercatori<br />

un problema non in<strong>di</strong>fferente,<br />

e solo i materiali conservati<br />

in altri archivi – in primo luogo a<br />

Trieste e Venezia – permettono <strong>di</strong><br />

analizzare i tempi andati <strong>di</strong> quelle<br />

citta<strong>di</strong>ne. La scarsità delle fonti,<br />

appunto, richiede, da parte <strong>di</strong> chi<br />

se ne occupa, innanzitutto l’in<strong>di</strong>viduazione<br />

<strong>di</strong> testimonianze alterna-

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