Il Laboratorio Lug 2009 - Grande Oriente D'Italia - Lombardia
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sua alta carica pastorale aveva ben presente l’urgente<br />
necessità di riforme liberali nei tempi presenti e che<br />
non a caso risulterà assente nel documento di solidarietà<br />
espresso dal vescovi di Toscana al Cardinale di<br />
Pisa, Cosimo Corsi, nel 1860, in occasione del suo rifiuto<br />
di riconoscere la nuova realtà politica venutasi a<br />
creare con il nuovo Stato italiano<br />
<strong>Il</strong> fatidico 1859 si apriva con il discorso al Parlamento<br />
di Vittorio Emanuele II nel quale si dichiarava come<br />
il re piemontese non fosse insensibile al grido di dolore<br />
che da tante parti d’Italia levavasi verso di lui<br />
In Toscana, l’opuscolo di Bettino Ricasoli “La Toscana<br />
e l’Austria” suscitava entusiasmi tra i liberali, con il<br />
suo appello al Granduca affinché si affrancasse dalla<br />
soggezione austriaca e si unisse al Piemonte nella costruzione<br />
di un grande stato italiano Leopoldo II non<br />
poté, naturalmente, accogliere questo appello e subì<br />
fatalmente gli eventi travolgenti che si presentarono<br />
senza sapervisi opporre L’Austria ruppe la pace contro<br />
il Piemonte, alleato della Francia napoleonica e il 26<br />
aprile cominciavano le ostilità <strong>Il</strong> 27 aprile, mentre già<br />
numerosi volontari toscani erano partiti per il Piemonte,<br />
e sempre più frequenti le bandiere tricolori apparivano<br />
in pubblico, il Granduca lorenese era costretto da<br />
una rivoluzione incruenta, dopo una richiesta di abdicazione<br />
respinta, ad abbandonare per sempre Firenze<br />
Subito fu creato un Governo Provvisorio, composto da<br />
Ubaldino Peruzzi, Vincenzo Malenchini e Alessandro<br />
Danzini, in attesa dell’arrivo del Commissario piemontese<br />
L’annunzio della fuga del granduca e la proclamazione<br />
del Governo Provvisorio, benché lungamente<br />
sperato, giunse inaspettato a Massa Marittima, dove il<br />
Gonfaloniere Domenico Malfatti e i Priori che lo assistevano<br />
(3), tutti di sentimenti unitari, non essendo<br />
ancora sicuri della piega che avrebbero preso gli eventi<br />
e memori degli entusiasmi delusi del ’48, emisero il 29<br />
aprile un avviso pubblico (4) che, benché subito aperto<br />
con la dichiarazione di adesione al Governo Provvisorio,<br />
rimaneva improntato a una giustificata prudenza<br />
invitando i cittadini a mantenere i nervi saldi:<br />
Venuti in cognizione loro adunati che<br />
SAS e Reale il Granduca ha abbandonato<br />
la Toscana senza avere emesso alcuna<br />
disposizione per la rappresentanza<br />
di lui, per cui il Municipio fiorentino ha<br />
eletto un Governo Provvisorio onde prevenire<br />
le calamità che potrebbero verificarsi<br />
nella mancanza anche momentanea<br />
dell’azione governativa (I Magistrati) loro<br />
adunati penetrati della necessità di prendere<br />
quei temperamenti che sono creduti<br />
i più opportuni a mantenere l’ordine e l’osservanza<br />
alle leggi, all’unanimità prestano<br />
adesione alla risoluzione del prelodato<br />
Municipio fiorentino Inoltre (autorizzano)<br />
il Signor Gonfaloniere di Massa Maritti-<br />
20<br />
ma di pubblicare il seguente avviso: Concittadini,<br />
il Gonfaloniere in riguardo alle<br />
presenti contingenze politiche, esorta a<br />
continuare nella calma e tranquillità fino<br />
ad oggi esemplarmente mantenuta da tutta<br />
la popolazione, al rispetto verso le autorità<br />
ed obbedienza alle leggi, del che<br />
nutre piena fiducia<br />
L’invito alla prudenza in quel momento decisivo della<br />
storia toscana e nazionale non poteva diminuire fra la<br />
maggior parte della popolazione l’entusiasmo suscitato<br />
dall’annuncio della caduta del governo granducale<br />
Subito dopo i festeggiamenti pubblici, cominciarono le<br />
sottoscrizioni per gli arruolamenti dei volontari e il<br />
Municipio stanziava i sussidi (£ 50 mensili) a sostegno<br />
delle famiglie indigenti dei combattenti in partenza<br />
per la seconda guerra d’indipendenza:<br />
Rotta è la guerra; – scrivevano alla popolazione<br />
nel maggio 1859 i componenti<br />
della Commissione cittadina istituita (5) –<br />
questa è per l’Italia guerra non di ambizione,<br />
o di conquista, ma la necessaria<br />
conseguenza di un mal connesso politico<br />
assetto, di un sistema di continua oppressione<br />
a cui un popolo che sentiva<br />
altamente di sé, e per le antiche sue glorie,<br />
e pei recenti esempi di magnanimità,<br />
di senno e di valore, non poteva soggiacere<br />
più oltre Rotta è la guerra: in cui<br />
dal lato nostro combatte la ragione, la<br />
civiltà, la giustizia, la Divina Provvidenza<br />
che dopo tanti secoli ci fornisce il<br />
mezzo di rivendicare i nostri conculcati<br />
diritti, la nostra nazionale indipendenza,<br />
colle armi nostre validamente soccorse<br />
da un Alleato magnanimo quanto<br />
potente (la Francia), anzi che gettarci<br />
inermi dalle mani dell’uno in quelle<br />
di un altro dominatore straniero<br />
A questo patriottico richiamo si levò tra i giovani<br />
massetani il grido di Maledetto lo straniero, ritornello<br />
di una nota canzonetta dell’epoca (6) e sulle parole del<br />
“Coro Italiano” composto dal concittadino maestro elementare<br />
Ippolito Bocci, che cominciava con: Si tocchi<br />
l’acciaro / Quest’ara di Guerra / L’Italica Terra /<br />
Giuriam di Salvar (7), centodiciassette di quei giovani<br />
massetani risposero alla chiamata della Patria, la maggior<br />
parte dei quali nei Cacciatori degli Appennini mentre<br />
il resto aggregato ai reggimenti che avrebbero combattuto<br />
a Palestro, San Martino e Solferino, Rocca<br />
d’Anfo Fra questi volontari, molte vecchie conoscenze<br />
reduci del ’48 e ’49, Apollonio Apolloni, ufficiale<br />
medico garibaldino, Annibale e Riccardo Lapini, e poi<br />
Luigi Baschieri che partecipò all’assedio di Gaeta, Pasquale<br />
Vanni a quello di Messina e Jacopo Rugi a quello