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Il Laboratorio Lug 2009 - Grande Oriente D'Italia - Lombardia

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Lago Maggiore a Sesto Calende, con l’obiettivo di<br />

operare nella fascia prealpina in appoggio all’offensiva<br />

principale <strong>Il</strong> 26 difesero Varese da un attacco di<br />

superiori forze austriache guidate dal generale Karl von<br />

Urban <strong>Il</strong> 27 maggio batterono il nemico alla battaglia<br />

di San Fermo ed occuparono Como, la città maggiore<br />

dell’area, l’8 giugno Garibaldi era a Bergamo, il 13 a<br />

Brescia, entrambe già evacuate dagli austriaci Nel frattempo,<br />

da Magenta, iniziò la ritirata austriaca: gli austriaci<br />

si raccolsero oltre l’Adda, tappa per le fortezze<br />

del Quadrilatero Franz von Giulay, infatti, aveva intenzione<br />

di portare le due armate austriache entro i<br />

limiti di queste fortezze, ricalcando la vittoriosa strategia<br />

di Radetzky durante la Prima guerra d’indipendenza<br />

La sera del 6 giugno, una brigata di retroguardia<br />

forte di circa 8000 uomini, oltre a due squadroni di<br />

dragoni ed ussari si insediò nella cittadella fortificata di<br />

Melegnano che accoglieva un ponte in pietra ad arcata<br />

unica sul fiume Lambro, adatto al passaggio di carriaggi<br />

e truppe, allo scopo di rallentare l’avanzata dell’esercito<br />

franco-sardo La sera dell’8 giugno la città venne<br />

presa dai francesi dopo sanguinosissimi combattimenti<br />

che causarono 1000 caduti fra gli attaccanti e 1200 tra<br />

i difensori Frattanto il grosso dell’esercito austriaco<br />

aveva proseguito, indisturbato, la sua marcia ed era<br />

stato raggiunto a Verona dall’imperatore Francesco Giuseppe<br />

che, indispettito dall’apparente arrendevolezza<br />

del Giulay, aveva deciso di assumere il comando delle<br />

operazioni in prima persona I franco-piemontesi ripresero<br />

la marcia il 12 giugno: il 13 passarono l’Adda,<br />

il 14 raggiunsero Bergamo e Brescia, il 16 passarono<br />

l’Oglio, il 21 erano oltre il Chiese Essi erano<br />

giunti, rapidamente, dove von Giulay li aveva attirati,<br />

in quella striscia di <strong>Lombardia</strong> delimitata ad ovest<br />

dal Chiese, ad est dal Mincio Incalzato dal malcontento<br />

della pubblica opinione viennese, derivante<br />

dalla lunga serie di sconfitte subite dall’esercito austriaco,<br />

l’imperatore decise improvvisamente di mutare<br />

la strategia difensiva di von Giulay e di prendere<br />

l’iniziativa Confortato dal parere di uno Stato<br />

maggiore più portato all’adulazione che all’analisi,<br />

Francesco Giuseppe diede ordine alle truppe di ripassare<br />

il Mincio, tornando ad occupare le posizioni<br />

evacuate pochi giorni prima<br />

Gli austriaci non immaginavano che l’esercito franco-sardo<br />

avesse già passato il Chiese, ed i francesi<br />

non credevano di trovarsi di fronte entrambe le armate<br />

austriache, convinti che la battaglia decisiva si sarebbe<br />

svolta oltre il Mincio, come appariva logico e tatticamente<br />

favorevole agli austriaci I reciproci avvistamenti<br />

avvenuti alle ultime luci del 23 giugno, convinsero<br />

i francesi di aver preso contatto con l’attardata<br />

retroguardia austriaca e gli austriaci di aver preso contatto<br />

con le prime avanguardie francesi in ricognizione<br />

Così non era: i due eserciti si trovavano frontalmente<br />

schierati, divisi da pochissimi chilometri ed accomunati<br />

dall’essere ignari l’uno dell’altro <strong>Il</strong> 24 giu-<br />

6<br />

gno i franco-piemontesi vinsero una grande battaglia<br />

(normalmente divisa in battaglia di Solferino e battaglia<br />

di San Martino), iniziata con un massiccio attacco<br />

francese (battaglia di Medole) Al termine dello scontro<br />

gli austriaci furono rigettati oltre il Mincio, ma lì<br />

ebbero la possibilità di appoggiarsi alle loro grandi<br />

fortezze e ricevere rinforzi dalle varie parti del loro vasto<br />

impero Napoleone III decise, quindi, di avviare<br />

colloqui di pace e prese contatto con Francesco Giuseppe<br />

Le operazioni militari non vennero sostanzialmente<br />

più riprese L’8 luglio fu sottoscritto un accordo<br />

di sospensione delle ostilità L’11 luglio i due imperatori<br />

si incontrarono in località Villafranca di Verona<br />

<strong>Il</strong> 12 luglio fu sottoscritto l’armistizio e la pace fu negoziata<br />

e siglata fra il 10 e l’11 novembre 1859 a Zurigo<br />

Gli Asburgo cedevano la <strong>Lombardia</strong> alla Francia,<br />

che l’avrebbe assegnata ai Savoia, mentre l’Austria<br />

conservava il Veneto e le fortezze di Mantova e Peschiera<br />

I sovrani di Modena, Parma e Toscana, che<br />

nel frattempo erano stati costretti alla fuga da rivolte<br />

popolari, avrebbero dovuto essere reintegrati nei loro<br />

Stati, così come il papa Pio IX a Bologna Tutti gli<br />

Stati italiani, incluso il Veneto, ancora austriaco, avrebbero<br />

dovuto unirsi in una Confederazione italiana presieduta<br />

dal papa <strong>Il</strong> trattato era tanto lontano dalla realtà<br />

politica, da presentare almeno tre vantaggi per il<br />

regno sabaudo:<br />

La Confederazione italiana garantiva, di fatto, la<br />

continuazione di un ruolo austriaco nella penisola, risultando<br />

sgradita anche alla Francia<br />

Le popolazioni dell’Emilia e dell’Italia centrale, opportunamente<br />

fomentate, mostrarono insofferenza all’ipotesi<br />

di ritorno dei loro governanti e Cavour seppe<br />

convincere le Cancellerie europee dei rischi di derive<br />

repubblicane, dovute a cospirazioni mazziniane<br />

<strong>Il</strong> vantaggio territoriale era decisamente inferiore a<br />

quanto pattuito a Plombières e quindi il Piemonte non<br />

era più tenuto a cedere Nizza e la Savoia Per contro<br />

Napoleone III necessitava di tali compensazioni territoriali,<br />

per giustificare alla propria opinione pubblica<br />

l’enorme prezzo in vite umane sostenute dalla Francia<br />

Non mancavano, quindi, i margini di manovra e Cavour<br />

seppe metterli a frutto, compiendo quello che è il<br />

suo vero capolavoro da ex-primo ministro, fra l’11 luglio<br />

1859 e il 19 gennaio 1860, e poi ancora al governo<br />

dal 20 gennaio Nei mesi successivi, infatti, il Piemonte<br />

annesse, oltre alla <strong>Lombardia</strong>, anche Parma, Modena,<br />

l’Emilia, la Romagna e la Toscana Sorse così nel marzo<br />

1860 un grande Stato, dal nord al centro della penisola,<br />

che si chiamò Regno dell’Italia Settentrionale e<br />

Centrale Solo a seguito di detti avvenimenti il 24<br />

marzo 1860 il Piemonte accettò di firmare il Trattato di<br />

Torino, in base al quale venivano cedute la Savoia e<br />

Nizza Mancavano le Marche e l’Umbria, che venivano<br />

nel frattempo riprese dai papalini (uno dei più sanguinosi<br />

episodi della “riconquista” papale fu il massacro<br />

di Perugia del 20 giugno 1859)

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