Il Laboratorio Lug 2009 - Grande Oriente D'Italia - Lombardia
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“1859, l’anno delle donne che si prodigarono ”<br />
La Battaglia di Solferino, combattuta fra l’esercito austriaco<br />
e quello franco-sardo, si concluse con la vittoria<br />
di questi ultimi, segnando la fine della seconda guerra<br />
d’indipendenza italiana Questo è ciò che i libri di storia<br />
riportano, che ogni bravo studente sa e che quindi non è<br />
necessario ricordare, se non per amore della storia o per<br />
dare merito ed onore a coloro che in quella battaglia caddero<br />
Fu un lungo combattimento, durò 14 ore, lasciando<br />
sul campo un numero di morti che superò quello che<br />
nell’immaginario storico è la battaglia delle battaglie ed il<br />
massacro dei massacri: la battaglia di Waterloo La mattina<br />
del 24 giugno gli eserciti della Francia, del Piemonte e<br />
dell’Impero austro-ungarico si trovarono all’improvviso<br />
faccia a faccia: 230000 soldati si trovarono a combattere,<br />
spesso all’arma bianca Al termine della battaglia rimasero<br />
sul campo migliaia di cadaveri, dei quali solo dopo<br />
molti anni fu possibile “fare la conta”: nel 1870 i cadaveri<br />
riesumati furono 9500 ma, aggiungendo a questi coloro<br />
che morirono a causa delle ferite riportate si giunge all’impressionante<br />
numero di circa 20000 Dunant, nel suo<br />
libro di memorie “Un ricordo di Solferino”, scrisse:<br />
<strong>Il</strong> sole del 25 giugno 1859 illuminò uno<br />
degli spettacoli più spaventevoli che si<br />
possano presentare all’immaginazione <strong>Il</strong><br />
campo di battaglia è in ogni parte coperto<br />
di cadaveri d’uomini e cavalli; le strade, i<br />
fossati, gli avvallamenti, le macchie, i prati<br />
sono cosparsi di corpi morti, e gli accessi<br />
di Solferino ne sono letteralmente coperti<br />
I campi sono devastati, i frumenti e il grano<br />
turco sono calpestati, le siepi rovesciate,<br />
i frutteti saccheggiati, di tratto in tratto<br />
s’incontrano pozze di sangue<br />
Di fronte ai corpi dilaniati, martoriati e feriti una reazione<br />
nacque dal profondo del cuore, dalla sconsolata e<br />
istintiva constatazione del “non sense”, e così, a fianco<br />
dei soldati e dei generali ricordati, nei libri di storia si<br />
dipinge un altro quadro: quello delle donne che hanno<br />
donato se stesse, il loro tempo, la loro forza, la loro fatica,<br />
il loro sacrificio per soccorrere, curare, alleviare Furono a<br />
tale scopo improvvisati luoghi di ricovero e di cura, ovunque<br />
fosse possibile: nelle strade, nelle piazze, nelle chiese<br />
e nelle abitazioni private le donne portarono il loro soccorso<br />
a chiunque ne avesse bisogno, senza chiedere la<br />
loro appartenenza, il loro credo o le loro idee politiche a<br />
coloro che curavano, sottolineando così che la vita è un<br />
valore che va comunque salvaguardato Dando corpo a<br />
parole che spesso vengono svuotate di senso, con il<br />
conseguente rischio di fraintenderle e di estrometterle dal<br />
vissuto etico, pronunciate, anzi proclamate, ma non al-<br />
Valeria Succi<br />
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trettanto spesso applicate: fratellanza e solidarietà, senza<br />
se e senza ma Concretizzando la fratellanza e la solidarietà<br />
con gesti semplici, ma essenziali, come quello delle<br />
vivandiere che portavano acqua e cibo, il sostegno vitale,<br />
ridando a queste parole il loro vero valore E proprio<br />
dallo stupore che suscitò in lui questo atteggiamento,<br />
genuino ed istintivo, che Henry Dunant – un uomo –<br />
prese spunto per fondare la Croce Rossa Internazionale,<br />
dopo aver scritto il citato “Un ricordo di Solferino” nel<br />
quale se ne profilavano i principi Uno fra tutti che … i<br />
militari feriti o malati saranno raccolti e curati, a qualunque<br />
nazione appartengano<br />
Henry Dunant<br />
Ed è stato proprio il gesto disinteressato delle donne<br />
che ha dato spunto anche alla creazione del “Roseto<br />
della pace”, come simbolo di riconciliazione tra i popoli,<br />
costruito e contornato da sole nove piante della<br />
“Rosa Gallica Officinalis”, usata simbolicamente perché<br />
anticamente utilizzata per le sue facoltà curative,<br />
della quale si narra che sia stata portata in Francia da<br />
Damasco al ritorno dalle Crociate Una rosa semplice,<br />
la rosa gallica, e delicata, che sembra temere le intemperie<br />
o anche il solo vento ma che si dimostra capace<br />
di curare e di lenire<br />
Solo nove piante? Certo, perché anche se il numero<br />
può far riflettere gli esperti in numerologia, bastano<br />
poche piante per creare un giardino, come pochi sono<br />
i nomi “conosciuti” di quelle donne di Solferino che<br />
dettero tutte se stesse per “l’Altro”, senza chiedere<br />
conto di nessuna idea se non del fatto di essere uomo<br />
e come tale “fratello” Come al solito la storia dimentica<br />
gli eroi silenziosi, che non portano stellette, che non<br />
ricoprono cariche, che non vergano accordi … Sono<br />
quindi pochi i nomi, e appena sussurrati, di quegli eroi<br />
che non hanno chiesto né aspettato ordini per seguire<br />
il loro pensiero, per fare ciò che ritenevano giusto fare