Geriatria extraospedaliera - Associazione Geriatri Extraospedalieri
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IV CONGRESSO AGE<br />
Stratifi cazione del rischio<br />
cardiovascolare nell’anziano.<br />
Strategie sul territorio.<br />
Gianpaolo Boccongelli - Cardiologo e Geriatra ASL Caserta 1 e 2. Responsabile Scientifi co AGE Regione Campania.<br />
Giuseppe Picardi - Dirigente Medico di I livello Ospedale di Nola.<br />
Una delle caratteristiche peculiari delle società dei paesi industrializzati<br />
è l’aumento sostanziale dell’età media degli individui e in particolare<br />
modo di coloro che raggiungono età avanzate. Ne deriva un aumento<br />
assoluto del numero di anziani , con una previsione di ulteriore crescita del<br />
50 % di questa popolazione nel 2020. Riducendosi il tasso di mortalità nelle<br />
fasce di età più avanzate, ne deriva come conseguenza un maggior numero di<br />
malattie croniche e un aumento epidemiologico di malattia coronaria,di ictus<br />
e di scompenso cardiaco nell’anziano.<br />
L’età può essere considerata un fattore di rischio cardiovascolare poiché risulta<br />
essere in grado di : A ) favorire la progressione della malattia aterosclerotica.<br />
B ) ridurre l’adattabilità del sistema cardiovascolare a livello miocardio e in<br />
particolare a livello endoteliale, con riduzione delle difese ad insulti aterogeni<br />
e trombigeni. C ) potenziare l’eff etto negativo dei fattori di rischi cardiovascolare<br />
e in particolare dell’ipertensione arteriosa. Bisogna quindi pensare come<br />
sia proporzionalmente amplifi cato l’eff etto favorevole delle terapie, superando<br />
dei vecchi concetti che ritenevano poco necessario l’impegno terapeutico in<br />
fasce di età avanzate.<br />
L’impatto dell’età, infatti nella valutazione del rischio cardiovascolare è decisamente<br />
superiore rispetto ad altri fattori di rischio.<br />
Dall’Interheart Study viene la conseguente conferma, poiché a parità di fattore<br />
di rischio classifi cante, il rischio relativo di evento nella popolazione anziana è<br />
signifi cativamente maggiore rispetto alla popolazione generale.<br />
Negli ultimi anni è stato portato avanti dalla comunità scientifi ca un grande<br />
sforzo teso alla identifi cazione dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, non<br />
solo secondo una logica conoscitiva, ma facendo riferimento alle potenzialità<br />
di intervento e all’impiego razionale delle risorse disponibili. Gli strumenti<br />
per la stratifi cazione dei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, derivano in<br />
maniera diretta dall’applicazione in forma rapidamente utilizzabile di quelle<br />
che sono le evidenze derivate dagli studi epidemiologici. Nella realtà Nazionale<br />
questo tipo di sforzo si è espresso attraverso il Progetto Cuore, proposto<br />
dall’Istituto Superiore di Sanità sulla scorta di ricerche epidemiologiche<br />
Nazionali. Volendo concentrare le nostre attenzioni sul rischio cardiovascolare<br />
dei pazienti anziani, lo sforzo di identifi cazione diviene decisamente più<br />
complesso rispetto ai criteri pianifi cati nella popolazione generale, pur avendo<br />
già ampiamente riconosciuto la grande rilevanza epidemiologica e clinica in<br />
ragione della elevata prevalenza di complicanze CV in tale popolazione, che<br />
peraltro andrà incontro ad una crescita esponenziale nei prossimi 20 anni,<br />
come già ricordato in precedenza. La complessità di tale problema deriva in<br />
primo luogo dal fatto che gli studi epidemiologici sulle malattie cardiovascolari<br />
che riguardano i pazienti anziani, risentono in maniera importante della<br />
non univoca defi nizione della soglia per considerare un individuo “anziano” ,<br />
utilizzata nei diff erenti studi, che può variare tra 65 e 75 anni e spesso gli studi<br />
presi a riferimento non contemplano la popolazione anziana. Appare inoltre<br />
complesso distinguere i processi fi siologici di senescenza dalle alterazioni da<br />
considerarsi fonte di malattia. Altro elemento importante di valutazione deriva<br />
dal fatto che il rischio cardiovascolare di un paziente giovane o adulto,<br />
che possiamo quantizzare per esempio in 10 % a 10 anni , può corrispondere<br />
allo stesso rischio che può correre un paziente anziano, in un ambito di osservazione<br />
di 5 anni. Quindi anche il criterio temporale può essere variabile<br />
nell’anziano rispetto ai criteri classici di valutazione. Il pericolo nel quale<br />
possiamo facilmente incorrere è certamente quello di sottostimare il rischio<br />
cardiovascolare del paziente anziano.<br />
La stratifi cazione del rischio cardiovascolare nel paziente anziano può essere<br />
realizzata in primo luogo attraverso gli ALGORITMI DEL RISCHIO facendo<br />
riferimento ad importanti studi epidemiologici : Studio di Framingham su<br />
Coorti nordamericane che pone particolare attenzione al fattore età ; Studio<br />
Procam su Coorti di lavoratori tedeschi ; Studi 7 Countries e Gissi prevenzione<br />
su Coorti italiane ; Progetto Cuore attualmente riferimento Nazionale sul<br />
problema specifi co. Gli algoritmi del rischio hanno certamente il vantaggio<br />
10<br />
della semplicità applicativa, ma allo stesso tempo risultano estremamente variabili<br />
in funzione della popolazione presa di riferimento e quindi non univocamente<br />
applicabili ; allo stesso tempo esiste il limite rappresentato dell’età di<br />
riferimento come nel 7 Countries e Gissi prevenzione dove si esprime sotto i<br />
60 anni e nello stesso Progetto Cuore dove dopo numerose revisioni l’età di<br />
riferimento è stata spostata a 69 anni , trascurando comunque fasce di età ad<br />
elevata incidenza di eventi. Si possono utilizzare in secondo luogo le CARTE<br />
DEL RISCHIO che rappresentano la espressione tabellare degli algoritmi del<br />
rischio. Anche in questo caso facciamo riferimento a studi quali il Framingham<br />
che sposta l’età di riferimento a 70 anni ma esclude dalla valutazione<br />
gli eventi cerebrovascolari molto frequenti negli anziani ; il Progetto SCORE<br />
della Società Europea di Cardiologia in cui il limite di età è 65 anni ma che<br />
non tiene conto degli ictus non fatali ; il Progetto dell’Istituto Superiore di Sanità<br />
( ISS ) in cui l’età di riferimento è 69 anni, ma risulta lacunoso in merito<br />
al rischio cardiovascolare delle donne per studi epidemiologici datati. A tale<br />
proposto il progetto Riscard rappresenta l’evoluzione del precedente con riferimenti<br />
epidemiologici più aggiornati. Quindi anche nel caso delle carte del<br />
rischio alla semplicità applicativa corrispondono comunque numerosi limiti .<br />
La soluzione più semplice e pratica potrebbe essere quella proposta dalle Linee<br />
Guida per l’approccio al paziente iperteso, che consigliano una valutazione del<br />
profi lo di rischio del soggetto, che colloca l’età in una posizione di assoluto<br />
privilegio, come amplifi catore dei fattori di rischio concomitanti e il paziente<br />
anziano come bersaglio delle strategie di prevenzione cardiovascolare. Ne deriva<br />
una tabellazione confortata anche da una espressione colorimetrica, in cui<br />
per livelli progressivamente crescenti di pressione arteriosa si realizzi un relativo<br />
aumento del rischio, in base alla presenza di uno o più fattori di rischio,<br />
dalla presenza di danno d’organo ( TOD ), dalla presenza o meno del diabete<br />
e delle condizioni cliniche associate ( ACC ). La particolarità di tale sistema<br />
deriva dal fatto che all’interno dei fattori di rischio presi in considerazione per<br />
la tabellazione ( pressione arteriosa sistolica e distolica , fumo di sigaretta, dislipidemia<br />
con colesterolo totale maggiore 250 mg%, LDL 155 mg %, HDL<br />
inferiore a 40 mg % negli uomini e 48 mg % nelle donne, familiarità per malattie<br />
cardiovascolari con valutazione per eventi sotto i 55 anni per gli uomini<br />
e sotto i 65 per le donne, obesità addominale per circonferenze maggiori a<br />
102 cm negli uomini e 88 nelle donne, PCR per valori maggiori di 1 mg % ),<br />
l’età viene considerata come un fattore di rischio e quindi inserita nei criteri di<br />
stratifi cazione. L’ipertensione arteriosa è certamente il fattore di rischio che<br />
impatta in maniera più importante con il rischio cardiovascolare dei pazienti<br />
anziani. Come possiamo osservare dalle prossime diapositive , per livelli crescenti<br />
di pressione arteriosa sistolica e diastolica usuali, esiste un progressivo<br />
aumento di incidenza di mortalità per cardiopatia ischemica, per stroke e per<br />
malattie vascolari ; allo stesso tempo tale incidenza è signifi cativamente maggiore<br />
nelle fasce di età più avanzate. Da osservare come la pendenza delle curve<br />
nel caso della mortalità per stroke sia maggiore a testimoniare l’importanza<br />
dell’elevata pressione arteriosa rispetto al rischio di stroke.