Geriatria extraospedaliera - Associazione Geriatri Extraospedalieri
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Le cause iatrogene del<br />
deterioramento<br />
cognitivo dell’anziano<br />
Pietro Gareri - U.O. Tutela Salute Anziani - Centro UVA – ASP Catanzaro<br />
Gli anziani sono generalmente a rischio di sviluppare deterioramento<br />
cognitivo correlato all’uso dei farmaci; il rischio aumenta con il<br />
numero di farmaci utilizzato, specialmente in soggetti con polipatologia,<br />
fragili, che vivono in uno stato socio-ambientale critico, che sono<br />
grandi anziani e che hanno uno stato funzionale compromesso. Esso dipende<br />
inoltre da modifi cazioni età correlate della farmacocinetica, della farmacodinamica<br />
e della neurochimica cerebrale. Il numero dei medici prescrittori è un<br />
altro elemento che infl uenza il rischio di sviluppare eventi avversi, incluso il<br />
deterioramento cognitivo. L’eziologia dell’impairment cognitivo è dunque in<br />
genere multifattoriale e spesso è diffi cile stabilire con certezza un ruolo causale<br />
per un singolo farmaco; in studi eff ettuati durante ricoveri ospedalieri,<br />
i farmaci hanno causato delirium in una percentuale variabile tra l’11 ed il<br />
30% dei casi. Inoltre è stato dimostrato che la tossicità da farmaci avviene<br />
nel 2-12% dei pazienti che si presentano con una sospetta demenza. In uno<br />
studio eff ettuato su 300 pazienti valutati per defi cit cognitivo, è stato stimato<br />
che il 35% presentava una reazione avversa da farmaci. In alcuni casi la<br />
tossicità del Sistema Nervoso Centrale avviene in maniera dose-dipendente,<br />
spesso come risultato di interferenze con le funzioni neurotrasmettitoriali,<br />
specialmente con la neurotrasmissione colinergica. Il delirium è, come<br />
si sa, uno stato confusionale acuto e rappresenta il disturbo cognitivo più<br />
chiaramente associato ad una tossicità iatrogena. Esso è un’emergenza medica,<br />
correlato ad un aumento dei tassi di morbidità e mortalità. Quasi ogni<br />
farmaco può potenzialmente causare delirium, specialmente in soggetti particolarmente<br />
vulnerabili come taluni anziani, ma ad ogni modo alcune classi<br />
di farmaci sono maggiormente implicate. In un nostro case report abbiamo<br />
riportato l’insorgenza di delirium in un demente di 80 anni trattato con<br />
farmaci ad azione anticolinergica (amitriptilina, orfenadrina); in questo caso<br />
è stato rilevante il ruolo svolto dalla interazione tra diversi farmaci, visto che<br />
il paziente era in trattamento con un inibitore enzimatico come l’omeprazolo.<br />
L’orfenadrina è un anticolinergico, l’amitriptilina è un antidepressivo<br />
triciclico, per cui ha proprietà anticolinergiche; l’orfenadrina diminuisce l’attività<br />
del CYP2B6, 2C9 e 2D6, e parzialmente quelle del 2C19, 3A4 e 2A6.<br />
L’amitriptilina è demetilata nel fegato dai CYP2C9, 2C19 e 3A4, mentre è<br />
idrossilata dal CYP2D6; l’omeprazolo è un inibitore del CYP2C19, uno dei<br />
ATTI<br />
citocromi coinvolti nel metabolismo dell’amitriptilina, cosicchè nel nostro<br />
paziente, il possibile incremento dei livelli plasmatici di questo antidepressivo<br />
può aver potenziato le sue proprietà anticolinergiche. Studi recenti hanno<br />
dimostrato che l’intera gamma dei farmaci anticolinergici è in grado di<br />
causare delirium più di qualsiasi altro agente. I farmaci psicoattivi in genere<br />
possono causare delirium; i narcotici sono tra le più importanti cause nei<br />
pazienti post-operatori. Le benzodiazepine a lunga durata d’azione sono tra<br />
gli agenti più comuni che causano o peggiorano una demenza. Altri farmaci<br />
con azione negativa sulle funzioni mnesiche sono gli anticonvulsivanti<br />
e gli oppioidi. La confusione da farmaci non psicoattivi è spesso di natura<br />
idiosincrasica e la diagnosi viene spesso mancata a meno che il clinico non<br />
mantenga un elevato indice di sospetto: gli antistaminici, farmaci cardiologici<br />
come la diossina ed i beta-bloccanti, i corticosteroidi, i FANS e gli<br />
antibiotici possono causare confusione acuta e meno comunemente cronica.<br />
I vecchi farmaci antiipertensivi come la reserpina, la clonidina hanno eff etti<br />
negativi sulla cognitività; grandi trials clinici indicano che gli agenti comunemente<br />
utilizzati come i diuretici tiazidici, i calcio-antagonisti (amlodipina,<br />
diltiazem), gli ACE-inibitori (captopril, enalapril) hanno eff etti minimi sulle<br />
funzioni cognitive, così pure gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina<br />
(SSRIs) e gli inibitori reversibili delle MAO-A. Il rischio tuttavia è sempre<br />
aumentato in pazienti fragili in politerapia, per cui ciascun caso deve essere<br />
attentamente rivisto, come nel caso dell’iponatremia indotta da SSRIs, che<br />
a sua volta si può manifestare con confusione mentale. Altre volte si ritiene<br />
di utilizzare farmaci innocui perché di estrazione vegetale, come nel caso<br />
della valeriana; essa tuttavia potenzia l’azione di barbiturici, benzodiazepine<br />
e psicofarmaci e dunque può provocare defi cit cognitivo. Generalmente la<br />
confusione indotta da farmaci può essere scongiurata evitando la polifarmacoterapia<br />
ed aderendo al detto ‘start low and go slow’. Generalmente è<br />
richiesta una particolare attenzione quando si prescrivono farmaci a persone<br />
con deterioramento cognitivo; un’attenta titolazione della dose basata sui<br />
cambiamenti età-correlati ed un accurato follow-up sono in tal caso opportuni<br />
ed indicati. Una diagnosi precoce e la sospensione dell’agente o degli<br />
agenti che provocano l’eff etto dannoso sono essenziali per poter risolvere nel<br />
modo più appropriato il quadro clinico.<br />
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