Geriatria extraospedaliera - Associazione Geriatri Extraospedalieri
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IV CONGRESSO AGE<br />
Diabete e disturbi cognitivi:<br />
Quale prevenzione?<br />
Paolisso Giuseppe<br />
Numerosi sono gli studi epidemiologici che dimostrano la relazione tra<br />
declino cognitivo e/o demenza e condi zioni cliniche di intolleranza<br />
glucidica, diabete mellito ed iperinsulinemia. Le persone aff ette da<br />
diabete mellito tipo 2 hanno un più alto rischio di sviluppare decadimento<br />
delle funzioni cognitive superiori, in particolare, la memoria e l’attenzione,<br />
rispetto al resto della popolazione.<br />
La prima evidenza di declino cognitivo in pazienti diabetici risale all’inizio del<br />
1900; sono poi stati condotti diversi studi, per la maggior parte di tipo casocontrollo,<br />
tesi a focalizzare l’associazione tra declino delle funzioni cognitive<br />
e diabete mellito di tipo 2, dai quali è possibile trarre diversi assunti: performances<br />
cognitive più scadenti in soggetti iperinsulinemici ed ipertesi rispetto<br />
a soggetti normo/ipertesi ma non iperinsulinemici; associazione tra malattia di<br />
Alzheimer e diabete mellito di tipo 2, rappresentando quest’ultimo un fattore<br />
di rischio per lo sviluppo e la progressione del declino cognitivo tanto più se<br />
trattasi di pazienti molto anziani ed in trattamento insulinico; associazione<br />
tra Malattia di Alzheimer e sindrome metabolica indipendentemente dalla<br />
presenza del genotipo E dell’ Apo-E; associazione tra diabete mellito e VaDo.<br />
Una recente review condotta da Strachan ha dimostrato che il diabete mellito<br />
tipo 2 è frequentemente associato a perdita di memoria verbale e, in misura<br />
più ridotta, della me moria visuospaziale, mentre l’associazione tra diabete e<br />
di sturbi dell’attenzione/concentrazione, funzioni ese cutive del lobo frontale e<br />
riduzione del quoziente di intelligenza è stata riscontrata solo in alcuni studi.<br />
Possibili meccanismi di associazione<br />
1. Ruolo del controllo glicemico: Sebbene diversi studi di popolazione hanno<br />
dimostrato che pazienti diabetici con livelli glicemici più elevati, dimostra bili<br />
con più alti livelli di HbAlc, presentano pun teggi inferiori al MMSE, alle<br />
prove di apprendi mento e ai test di attenzione, il ruolo dell’i po- e dell’iperglicemia<br />
nel determinismo del decli no delle funzioni cognitive resta tuttora<br />
non del tutto ben precisato. L’iperglicemia cronica e l’età avanzata potrebbero<br />
essere associate ad un incremento della sensibilità cerebrale verso episodi<br />
ipoglicemici. Pertanto l’associazione tra il declino cognitivo e la gravità del<br />
diabete potrebbe essere mediata da una combinazione di iperglicemia cronica<br />
ed episodi ipoglicemici.<br />
2. Ruolo delle alterazioni vascolari: le complicanze macro e micro-vascolari del<br />
diabete mellito coinvolgono numerosi organi, tra cui il cervello è uno dei principali<br />
bersagli. I soggetti diabetici sono mag giormente predisposti ad eventi<br />
ischemici cerebrali, associati ad un più alto rischio di sviluppare demenza. I<br />
danni a livello vasale indotti dal diabete sono numerosi, tra cui, l’ispessi mento<br />
della membrana basale dei capillari, la depo sizione di sostanza amiloide e la<br />
ridotta elasticità vasale. La patologia ce rebrovascolare si associa spesso ad un<br />
declino cognitivo cronico progressivo clinicamente molto simile alla AD, da<br />
ciò si ipotizza che gli infarti sottocorticali o disturbi della circolazione cerebrovascolare,<br />
tipici del soggetto diabetico, potrebbero essere esacerbati da preesistenti<br />
anomalie microvascolari associati con AD. Inoltre un’ incrementata<br />
produzio ne di amiloide in risposta ad un insulto di tipo ischemico, la rarità<br />
del riscontro, post-mortem, di lesioni vascolari isolate in assenza di coesistenti<br />
modifi cazioni istopatologiche tipiche dell’ AD, fanno ancora di più rifl ettere<br />
sul fatto che la patologia cerebrova scolare possa accelerare l’esordio di una<br />
demenza in presenza di una malattia di Alzheimer. A supportare questa possibilità<br />
vi è uno studio condotto da Snowdon che ha dimostrato come lesioni<br />
cerebrali di tipo ische mico, se isolate, non erano associate a demenza mentre,<br />
lesioni istopatologiche tipiche dell’ AD in associazione con quelle vascolari<br />
ischemiche lo era no.<br />
3. Ruolo dei meccanismi non-vascolari: numerosi composti, di derivazione dalle<br />
reazioni di glicazione non enzimatica e di ossidazione di strutture proteiche<br />
con gruppi amminici liberi de nominati prodotti avanzati di glicazione<br />
(advanced glycation end products, AGEs), concorrono nel determini smo delle<br />
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complicanze organo-specifi che del diabe te mellito, in particolare la pentosidina<br />
e la carbossimetillisina. Con l’avanzare dell’età, molto probabilmente per<br />
un ridotto toumover proteico, si ha un accumulo di tali prodotti in vari tessuti,<br />
incluso il cervello, associato ad una maggiore produzione di radicali liberi<br />
dell’ossi geno. La proteina tau e la ß- amiloide, presenti rispettivamente nei<br />
grovigli neurofi brillari e nelle placche senili, non sono solubili, conseguenza<br />
dell’azione dannosa dello stress ossidati vo e degli AGEs. Infatti la presenza<br />
degli AGEs è as sociata alla formazione di legami crociati intra ed in terproteici,<br />
alla riduzione della solubilità delle protei ne, e all’aumentata resistenza delle<br />
proteasi. Si ritiene che gli AGEs rivestono un ruolo importante nella progressione<br />
di numerose patologie neu rodegenerative, dato che sono stati riscontrati<br />
in altri tipi di le sioni istopatologiche, quali i corpi di Pick e la degene razione<br />
granulo-vacuolare. Per la loro capacità di intrappolare macromoleco le nel subendotelio<br />
e nell’interstizio e di liberare radi cali liberi dell’ossigeno, gli AGEs<br />
sono quindi capaci di arrecare danni irreversibili ovunque si trovino.<br />
4. Ruolo dell’insulina: L’in sulina ed i suoi recettori sono presenti a livello cerebrale,<br />
in particolare nel giro dentato e nell’ippo campo, dove sembra assumere<br />
un importante ruolo nella modula zione nel comportamento, nell’apprendimento<br />
e nella memoria come dimostrano studi sperimenta li su ratti.<br />
L’iperinsulinemia rilevata in condizioni di insulino-resistenza si associa, nei<br />
soggetti anziani non diabetici e non dementi, ad un più accelerato declino cognitivo.<br />
Inoltre il difetto dell’azione insulinica a livello periferico e centrale<br />
sembra avere un ruolo determinante nella patogenesi della malattia di Alzheimer<br />
spora dica. Nell’ AD si assiste ad un incremento dei livelli di insuli nemia<br />
come se ci fosse un difettoso uptake del segnale in sulinico cerebrale ed un meccanismo<br />
di compenso a li vello periferico. Questo stato di «resistenza insu linica<br />
cerebrale» assume un ruolo importante nel determini smo della patogenesi<br />
dell’ AD. E’ possibile che il defi cit insulinico centrale determini uno stato<br />
cronico di difetto energetico a livello cerebrale, una deplezione secondaria del<br />
sistema colinergico coinvolto nei processi mnesici, ed una maggiore produzione<br />
di placche amiloidee e di gro vigli neurofi brillari, che rap presenta uno dei<br />
momenti neuropatologici più precoci nell’AD.<br />
Potenziali AspettiTerapeutici:<br />
Attualmente, non esistono farmaci in grado di modifi care la cascata insulinica<br />
a livello cerebrale con lo scopo di modifi care l’attività cognitiva. Varie funzioni<br />
cognitive si alterano sia durante l’ipoglicemia che l’iperglicemia in pazienti<br />
diabetici quindi la prevenzione delle fl uttuazioni glucidiche dovrebbe essere<br />
un obiettivo mirato nell’evitare alterazioni dello stato cognitivo., Farmaci antidiabetici<br />
orali quali, sulfaniluree, biguanidi, tiazolidindioni, inibitori dell’ -<br />
glucosidasi, potrebbero avere un potenziale aspetto terapeutico nel futuro.<br />
Per i meccanismi fi siopatologici del declino cognitivo, la somministrazione<br />
di insulina utilizzata in maniera adeguata per la patologia diabetica, potrebbe<br />
giocare un importante ruolo per le funzioni cerebrali. . Un recente studio<br />
ha sottolineato che l’infusione con insulina anche in pazienti non diabetici<br />
garantiva un miglioramento dell’attenzione e della memoria .<br />
Per quanto riguarda i possibili eff etti delle sulfaniluree, sono stati<br />
individuati, in maniera diff usa, recettori per le sulfaniluree e canali K+ ATP<br />
dipendente a livello cerebrale. E’ stato visto che l’utilizzo di glibenclamide in<br />
soggetti con un’ipoglicemia acuta controllata provocava una migliore conservazione<br />
delle funzioni cognitive rispetto al placebo. Tale studio ha sottolineato<br />
l’importanza di un eff etto di glibenclamide a livello cerebrale. Pertanto, l’interesse<br />
di nuovi studi che focalizzano la loro attenzione sull’eventuale azione di<br />
farmaci agenti sulla cascata insulinica è di fondamentale importanza. I tiazolidindioni,<br />
farmaci che sensibilizzano l’uptake del glucosio insulino-dipendenti,<br />
potrebbero avere un importante impatto sul tessuto cerebrale, pertanto, tale<br />
categoria di farmaci sono da considerare come possibili precursori sullo sviluppo<br />
futuro delle funzioni cognitive.