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Campo de'fiori

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44<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Amarcord i luoghi dell’infanzia - LE COLONIE A CIVITA CASTELLANA<br />

1940 - colonia estiva di Civita Castellana. Foto del Sig. Dagoberto Carabelli<br />

Era circa il 1948 quando, Massimo Conti e<br />

Fabrizio Mosconi, che avevano poco più di<br />

cinque anni, vissero la prima esperienza<br />

della colonia estiva diurna a Civita<br />

Castellana.<br />

Questa era organizzata dalla Pontificia Opera<br />

di Assistenza che, grazie ai beni di prima<br />

necessità forniti dall’America dopo la<br />

Seconda Guerra Mondiale, riforniva le colonie<br />

di pasta, latte liofilizzato ed altri generi<br />

alimentari.<br />

L’allora direttore della colonia era il maestro<br />

Pietro Bravini che, puntuale, tutte le mattine,<br />

aspettava impaziente l’arrivo dei bambini<br />

di ogni età e stato sociale. Questi si riunivano<br />

tutti davanti all’edificio delle scuole elementari<br />

XXV Aprile e, in fila indiana, con i<br />

Indovina Indovinello...<br />

Qual è quel luogo dove: l’acqua non bagna, il fuoco non<br />

brucia, le spade non feriscono, la gente muore parecchie<br />

volte e resta viva, i re regnano per poco?<br />

tamburini in prima fila<br />

che tenevano il tempo<br />

di marcia, si dirigevano<br />

verso Piazza<br />

Matteotti per assistere<br />

alla prima messa della<br />

mattina che si teneva<br />

nella chiesa di San<br />

Francesco. Dopo la<br />

messa, in fila per due,<br />

di nuovo in marcia per<br />

raggiungere il<br />

“boschetto”. I ritardatari<br />

aspettavano ai<br />

balconi l’arrivo del<br />

“battaglione” accodandosi<br />

al suo passaggio.<br />

L’evento rendeva<br />

felici mamme e<br />

bambini; le prime, perché potevano svolgere<br />

il lavoro domestico o di campagna in tutta<br />

tranquillità non dovendo badare anche ai<br />

propri figli che avrebbero, se non altro, fatto<br />

un pasto decente all’ora di pranzo, i secondi,<br />

perché potevano giocare tutto il giorno felici<br />

e indisturbati. Arrivati al boschetto, cantando<br />

l’inno di Mameli, si procedeva con il rito<br />

dell’alza bandiera, sia di quella Italiana che<br />

di quella Vaticana, veniva servita una colazione<br />

a base di caffè-latte e biscotti e i più<br />

grandi venivano fatti marciare per circa un’ora,<br />

mentre ai più piccoli venivano riservati i<br />

“bagni di sole”. Finita l’ora del dovere, si passava,<br />

con grande gioia al piacere, che consisteva<br />

in giochi organizzati dagli assistenti<br />

come “ruba bandiera”, “nascondino”, “tiro<br />

di Cristina Evangelisti<br />

alla fune”, “schiaffo del soldato” etcc. Alcuni<br />

bambini si creavano un proprio giardino zoologico<br />

scavando delle buche sul terreno,<br />

mettendoci dentro insetti, lucertole e cavallette<br />

e ricoprendole poi con delle lastre di<br />

vetro. Tra giochi e divertimenti si arrivava<br />

all’ora di pasto in cui veniva servita una gran<br />

quantità di pasta asciutta americana, condita<br />

con del buon sugo italiano. Dopo il pranzo<br />

il riposino era d’obbligo ed i giochi potevano<br />

riprendere solo dopo le quattro, quando<br />

era stata servita la merenda a base di<br />

pane e marmellata, pane burro e zucchero e<br />

fino all’ora in cui, calato il sole, si doveva<br />

ritornare verso casa. Si riabbassavano le<br />

bandiere, le file si ricomponevano ed il piccolo<br />

esercito, marciando, ritornava alle proprie<br />

case. Una volta giunti davanti all’edificio<br />

scolastico, il Direttore scioglieva le righe ed<br />

ogni bambino si dava appuntamento per il<br />

giorno successivo. Fabrizio e Massimo ricordano<br />

alcuni brani di quelle canzoni che venivano<br />

intonate durante la marcia verso il<br />

“boschetto”: “……marcia, marcia, marcia<br />

soldatin e ogni bimba gli fa l’occhiolin……” ,<br />

“……apri il mio scatolon, con i soldati che<br />

son la, quando dalla strada vien il suono di<br />

una banda militar, s’arresta di giocar, s’affaccia<br />

per guardar, son tanti soldatin, son<br />

veri quelli li. Soldatini di ferro son qui, quelli<br />

marcian ma questi stan qui. Dice il bimbo<br />

papà per favor, sono fatti di ferro anche lor?<br />

I soldati d’Italia son così, son di ferro, son<br />

fatti così……”<br />

i primi tre che, telefonando<br />

in redazione, daranno la<br />

soluzione dell’indovinello<br />

riportato qui a fianco, riceveranno<br />

un simpatico<br />

omaggio offerto dalla profumeria<br />

GLAMOUR.

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