pubblicazione - Agenzia Regionale di Sanità della Toscana
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comprendere e interpretare l’evento mettendone in luce il più possibile le implicazioni.<br />
Come si intuisce, i prodotti <strong>di</strong> queste due modalità <strong>di</strong> investigazione sono molto <strong>di</strong>versi:<br />
da una parte una muta fotografia, dall’altra un <strong>di</strong>scorso, una proposta interpretativa<br />
basata sulle informazioni raccolte e ricca <strong>di</strong> “immagini” relative a processi e meccanismi<br />
sociali e culturali.<br />
La ricerca qualitativa generalmente è contrassegnata da un approccio circolare, da un<br />
processo <strong>di</strong> comparazione continua tra categorie concettuali e base empirica, con la<br />
finalità <strong>di</strong> arricchire e mo<strong>di</strong>ficare le prime in base alle seconde, e viceversa, avanzando<br />
ipotesi solo dopo aver rilevato le informazioni sul campo (22). In questo senso si tratta<br />
<strong>di</strong> un percorso <strong>di</strong> ricerca soggetto a mutazioni in itinere, mo<strong>della</strong>to nel corso del suo<br />
farsi.<br />
Anche i concetti <strong>di</strong> cui si serve la ricerca qualitativa hanno caratteristiche peculiari: sono<br />
concetti “sensibilizzanti” (23), cioè sfumati, orientativi, processuali, che hanno il compito<br />
<strong>di</strong> condurre l’attenzione del ricercatore verso determinate <strong>di</strong>rezioni senza forzare<br />
l’oggetto <strong>di</strong> ricerca entro schemi predeterminati. Proprio per queste loro proprietà, i<br />
concetti sensibilizzanti sono soggetti a mutamenti man mano che l’indagine segue il suo<br />
corso e pertanto paiono particolarmente adatti a modalità <strong>di</strong> ricerca qualitativa.<br />
La ricerca (quantitativa o qualitativa) che si pone l’obiettivo <strong>di</strong> interrogare soggetti,<br />
generalmente ha bisogno <strong>di</strong> impostare un piano <strong>di</strong> campionamento e stabilire i criteri <strong>di</strong><br />
selezione. È possibile rinunciare al campionamento solo quando sia realistico prendere<br />
contatto con la totalità dei soggetti, nel caso in cui la popolazione <strong>di</strong> riferimento sia <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>mensioni ridotte o laddove siano <strong>di</strong>sponibili ingenti risorse. Quando invece la<br />
numerosità <strong>della</strong> popolazione eccede le possibilità <strong>di</strong> contatto <strong>di</strong>retto o le risorse sono<br />
limitate, è necessario campionare.<br />
Nella ricerca quantitativa ogni campione (costruito secondo uno dei possibili criteri <strong>di</strong><br />
selezione) è generalmente definito in modo da costituire un sotto-insieme<br />
statisticamente rappresentativo <strong>della</strong> popolazione considerata; in base a questo<br />
assunto i risultati ottenuti sul campione vengono estesi alla popolazione nel suo<br />
insieme.<br />
Nella ricerca qualitativa, le premesse da cui muove l’indagine fanno sì che il concetto <strong>di</strong><br />
rappresentatività statistica risulti inappropriato per ragioni sia tecniche, sia<br />
epistemologiche. In questo caso pare più adeguato adottare il concetto <strong>di</strong> “centralità<br />
problematico-categoriale”, in base al quale non sono influenti i criteri dettati dalla teoria<br />
<strong>della</strong> probabilità, ma quelli apprezzabili da un punto <strong>di</strong> vista <strong>della</strong> teoria sociologica.<br />
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